#Oggi polemico
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C'è un girone dell'inferno per chi si lamenta del caldo da sotto l'ombrellone :)
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La generosità finta
Ho aspettato un po’ prima di scrivere di Ezio Greggio e del suo appello alla mamma di Elia. In sostanza il comico che non fa ridere, conduttore di Striscia la Notizia, che scrive libri mettendo una battuta per pagina con uno spreco notevole di carta, si è sentito in dovere di offrire soldi e sostentamento alla madre che è stata costretta a lasciare il figlio in ospedale una volta partorito.
Già qui c’è una prima stortura perché il figlio magari potrebbe essere stato concepito per una violenza e quindi la madre non se la sente di avere il figlio vicino perché le ricorderebbe quella violenza, sarebbe comprensibile.
Facciamo finta però che sia davvero a causa di una condizione di indigenza grave che la donna decide di non portare con se il bimbo appena nato, confidando nella generosità di qualcuno che voglia prendersene cura e magari pure nell’anonimato perché non ci tiene particolarmente a far sapere i propri cazzi, no?
Invece no, qualcuno ci ha tenuto a offrire il proprio aiuto perché questo bimbo ha bisogno di una “madre vera” insultando così tutte quelle madri e quei genitori che hanno adottato bambini.
Ora io mi chiedo: perché dare sostegno economico solo a questa madre? Perché non offrirlo a una di quelle tante madri che il figlio se lo è tenuto e lo cresce magari da sola e in mezzo a tante difficoltà?
Lui vuole aiutare questa madre proprio questa. La aiuta a patto che si penta, che chieda scusa, no anzi: che chieda perdono e si riprenda il figlio che potrà allevare grazie alla generosità di Ezio Greggio.
Lo sentite quanto suona male? Come le unghia su una lavagna, lo stesso disagio.
No, non vi è nulla di nobile in questo gesto, nulla di bello.
Solo la voglia di controllare una donna, di sottometterla, di costringerla a fare la madre e basta perché quello è il suo ruolo, secondo costoro.
Ditemi ora: dove sarebbe la generosità?
#pensieri miei#ezio greggio#ma che tristezza#ma come cazzo si fa?#oggi sono polemico#generosità#pessimismo e fastidio
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#don't get me started on the treatment of non anglo literary traditions <- you said, but I would in fact like to hear about it
Ah it's that they are either non existent (I am under the impression that the rest of the world gets to read a lot more world literature translated into their language - including a large amount of English lit - while the anglophone book market is kind of self sufficient) or fair game to be mocked ("the Divine Comedy is just self insert fanfic lol")
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PRIMA PAGINA Avvenire di Oggi sabato, 24 agosto 2024
#PrimaPagina#avvenire quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi sabato#agosto#quotidiano#ispirazione#cattolica#editoriale#conviene#tutti#allargarla#ideologie#alla#front#ogni#tema#rinchiudono#visione#pregiudiziale#allontana#sempre#dalla#polemico
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SE TRENTA MI DÀ TANTO
Ieri sera in privato ho avuto un bel scambio di punti di vista con @nusta (che taggo non per questo ma perché geograficamente interessata dall'argomento di questo post... quando ci arrivo!) fondamentalmente vertenti sulla mia frase 'una ragazza che ha terminato la transizione FtM' (N.d.A - Female To Male, da femmina a maschio).
Giustamente, lei mi ha fatto notare (in modo non polemico ma riflessivo) che la mia frase - sintetica per necessità di 'colpo di scena' - era scorretta perché la persona 'era ragazza già prima a prescindere dalla transizione che ha solo "esplicitato" la sostanza' e che purtroppo in alcuni ambiti digitali non cis questo errore mi avrebbe potuto valere un'aspra reprimenda se non addirittura un attacco diretto.
Non conosco tutte le sfumature espressive del movimento trans e per le mie limitate esperienze devo dire che ho trovato persone molto accondiscendenti verso gli inevitabili errori da parte del sottoscritto ma non dubito che come in ogni ambito si sviluppi una frangia molto agguerrita che per inclinazione o principio si possa triggerare a prescindere (gradito spiegone dalle persone trans che mi leggono).
Il punto del post è che adesso tratterò in modo leggero e simpatico un argomento molto importante che per il suo impatto sulla vita di tutti noi credo sarà inevitabile scateni una polarizzazione tra i vari diversi attori della questione...
LE CAZZO DI ZONE URBANE CON IL LIMITE DEI 30 KM ALL'ORA PER I VEICOLI A MOTORE
Bologna li ha già resi operativi (da cui il tag per Nusta)
e qua comincia la polarizzazione con schieramento in trincea tra:
AUTOMOBILISTI
MOTICICLISTI
CICLISTI
PEDONI
Io per natura animale e istintiva appartengo al primo gruppo perché per il secondo conosco la traumatologia clinica ortopedica, per il terzo non ho sufficiente energia e per il quarto mi pesa il culo e/o odio aspettare i mezzi.
In un mondo ideale fatto di amore per il prossimo e di oculata scelta dei propri ritmi di vita, questo post non avrebbe ragione di esistere perché un ambiente urbano dove i mezzi non superano i 30 km/h è salutare per le ossa di chi non sta dentro la macchina e per la salvaguardia mentale e polmonare di tutti
MA
qualche mese fa sono andato alla discarica di paesello a portare alcune cose e mi sono accorto che la polizia municipale stava allestendo il telelaser sulla curva di una strada dove c'era il limite di 30 km/h... ovviamente sapevo che al ritorno li avrei trovati lì, tutti frementi e puntanti, quindi prima del cartello di divieto ho frenato e ho cominciato a tenere quella velocità.
Li vedevo piccoli laggiù in fondo al rettiline prima della curva...
Li vedevo piccoli...
Li vedevo piccoli e non si ingrandivano...
Piccoli ma mi puntavano addosso il cannone laser della Morte Nera...
Piccoli ma quasi vedevo i loro occhi cattivi e desiderosi che mi scappasse il piede sull'acceleratore... accelleratore che stavo premendo con la punta dell'alluce, delicato come se stessi disattivando 50 chili di plastico su un biplano senza carburante in picchiata dentro a un vulcano in eruzione.
A un certo punto ho pensato 'Vabbe'... adesso metto in folle, scendo e la spingo!'
Dopo un intervallo di tempo pari a quello di una vecchia che cerca gli spiccioli alla cassa del supermercato, finalmente li supero e penso 'Credo che oggi i conti del mio comune non solo andranno in pari ma si compreranno pure il Manchester City dagli arabi...' perché qua ve lo dico con il succitato amore di prima
A LIVELLO NEUROANATOMICO È FISICAMENTE IMPOSSIBILE RIUSCIRE A TENERE UNA VELOCITÀ SIMILE SENZA FARSI VENIRE UNA NECROSI AL TIBIALE ANTERIORE, SENZA STACCARE GLI OCCHI DAL TACHIMETRO O - E QUA PARLO PER ME - BESTEMMIARE TUTTO IL CALENDARIO FACENDO IL GIRO DELL'ANNO IN 10 SECONDI.
Ora lascio la parola a tutti i pedoni e i biruote, che amo in modo indistinto e che vorrei sempre protetti dalle paure delle ipocondrie, dai turbamenti che da oggi incontreranno per la loro via, dalle ingiustizie e dagli inganni del loro tempo e dai fallimenti che per loro natura normalmente attireranno...
Però nessuno mi toglierà l'impressione che i 30 km/h vengano usati per far abbassare la velocità media dai 90 perlomeno ai 50, visto che qua in Italia i numeri dentro ai cartelli tondi col bordo rosso sono solo un suggerimento. E sempre per gli altri.
P.S.
Prevengo chi mi dirà che nell'impatto a 30 km/h con un autoveicolo il pedone avrà il 90% di probabilità di non avere lesioni mortali, contro il 60% dei 50 km/h e il 20% dei 70 km/h. Lo so bene perché ne ho curati parecchi.
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Alessandro Gilioli
Può sembrare che un po' abbiano ragione i fascisti di Acca Larenzia: la commemorazione con i saluti romani c'è sempre stata, dal 1979 in poi, perché quindi lo scandalo a questo giro?
Forse, tuttavia, un breve - brevissimo - riassunto di storia recente può darci qualche informazione in più, sul perché.
Storia molto recente: siamo nel gennaio del 2012. Quando, sempre nel giorno dell'anniversario, i neofascisti cambiarono in via Acca Larenzia una serie di cose, a iniziare dalla targa che commemorava le tre vittime.
Quella precedente era stata posta nel 1978 in una cerimonia guidata da Gianfranco Fini, allora segretario generale del Fronte della Gioventù, l'organizzazione giovanile del Msi. Le tre vittime della strage, in quella prima lapide, erano definite "vittime della violenza politica". C'era anche un appello: "Per la libertà e per un'Italia migliore".
Ecco, in quel sabato 7 gennaio 2012 quella lapide venne sostituita da un gruppo di ex missini che contestavano a Fini la sopravvenuta svolta moderata e la condanna del fascismo. Sulla nuova targa c'era scritto che i tre erano stati uccisi "dall'odio comunista e dai servi dello Stato". La firma: "I camerati". I muri attorno alla targa vennero dipinti con murales d'ispirazione tra il romano-imperiale e il fantasy ma soprattutto con una gigantesca croce celtica.
Chi erano quei giovani ex missini che nel gennaio del 2012 inscenarono un restyling commemorativo così identitario, rivendicativo del fascismo e di fatto polemico verso Fini?
Era il gruppo che solo dieci mesi dopo avrebbe fondato Fratelli d'Italia, inclusa l'attuale premier Giorgia Meloni. Con lei, a deporre la targa firmata "i camerati", c'erano tra gli altri Federico Mollicone e Fabrizio Ghera, entrambi tra i fondatori di Fratelli d'Italia. Con loro, quasi tutti i camerati di Colle Oppio, l'ex sede del Msi di Meloni da cui è uscito l'attuale gruppo dirigente del Paese.
In altre parole: quella commemorazione del 2012 - con i suoi saluti romani, la sua nuova targa, la sua grande croce celtica, i suoi richiami imperiali e i suoi "presente!" - è di fatto l'atto fondativo del partito che oggi governa l'Italia. Una fondazione realizzata in contrapposizione al vecchio gruppo dirigente finiano che dal Msi-An era confluito nel Pdl.
Forse per questo ha qualche senso parlarne. E forse per questo Meloni non è esattamente estranea alla sceneggiata dell'altro ieri.
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secondo voi è bello caricare foto di pargoli qua sopra considerando che tra un post e un altro si vedono zizze prese in bocca e cazzi che volano? Considerando pure che questi post escono anche quando non segui e non hai in dash certi blog perché escono tra i PER TE
cioè io non giudico però santiddio raga i figli/nipoti/fratelli no
oggi polemico raga, oltre che Boomer
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Stanotte mentre non riuscivo a dormire stavo pensando al gruppo di examici del liceo e del fatto che ormai è so più nulla di loro, che a parte una gli altri non li sento né vedo da più di un anno e riflettevo sulla loro laurea, quando sarà, se scriveranno anche a me o se lo scoprirò da Instagram. E ci tengo a specificare che non pensavo a queste cose in tono polemico, più con curiosità e un po' di malinconia.
Ebbene proprio oggi mi ha contattato uno di loro per dirmi che tra poco si laurea.
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Ciao sensei Toriyama. 💔
Oggi avrei voluto fare il solito post polemico per ricordare al mondo che la donna non è “donna” solo oggi, ma tutta la vita, tuttavia stamattina sono stata sopraffatta da questa notizia e non ho parole… Qualcuno di voi ha mai sentito parlare di Dragon Ball? Ebbene Akira Toriyama era il suo creatore, un artista che è riuscito a dar vita a una saga che continua ad emozionare generazioni da…
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#akira toriyama#Akira Toriyama morte#ciao sensei#dragon ball#il mondo di shioren#Toriyama sensei#un giorno triste
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Premetto che non sono un attivista, ma faccio parte della comunità queer ed ho appena letto un post che mi ha fatto venire la nausea. Si, oggi sono più polemico, triste e ferito del solito.
Il post in questione è questo qui:
instagram
Il fatto di aver letto di recente un libro sull'omofobia e sulla privazione dei diritti, non ha aiutato. Sono amareggiato, arrabbiato e spaventato da ciò che il futuro ci riserva.
A chi interessa con chi vado a letto?! A chi interessano i miei gusti sessuali?! Perché mai il governo dovrebbe impedirmelo? Non ci vanno a letto loro, ma io!
OGNUNO DEV'ESSERE LIBERO DI ESSERE SE STESSO, DI POTERSI ESPRIMERE E AMARE!
È un nostro diritto essere liberi, liberi di esprimerci, senza paura, senza conseguenze come l'ergastolo, senza paura di venire additati con epiteti dispregiativi come "deviati".
In molti, troppi, paesi le persone queer vengono uccise per essere se stessi, perché le leggi non si fermano, ahimè, all'ergastolo.
Cazzo, più che andare avanti stiamo tornando indietro. Anzi, stiamo peggiorando verso una strada di non ritorno.
Ovviamente sono pronto al dialogo e al confronto sull'argomento. È meglio saperne di più che far finta di nulla. 🏳️🌈🏳️⚧️
Se conoscete altre notizie al riguardo, fatemelo sapere. L'informazione è il primo passo.
Il mio blog sarà sempre un posto sicuro. 🏳️🌈🏳️⚧️
@al-sapore-di-sigarette
#tumblr italia#pensieri#tristezza#ansia#frasi pensieri#Queer#lgbt 🏳️🌈#lgbtq#lgbtqa#lgbtq news#Notizie#amarezza#rabbia#Pride#transfobia#omofobia#omosessualità#transessuale#coraggio#Libro#Libri#instatumblr#instagram#frasi per riflettere#frasi per pensare#libertà#informazione#Notizia
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Club Interessanti
All’apice del successo del genere, a Londra fu fondato il Detection Club, un club dei più famosi scrittori di romanzi polizieschi: tra gli iscritti Agatha Christie, Dorothy L. Sayers, Henry Wade e molti altri, primo Presidente Gilbert Keith Chesterton. Il club esiste ancora oggi, e attualmente è presieduto da Kenneth Martin Edwards. Fulcro centrale del Club era l’adesione ai Dieci Comandamenti di Ronald Knox, un decalogo per i giallisti nella prefazione della raccolta The best detective stories 1928-1929:
1. Il colpevole dev’essere un personaggio che compare nella storia fin dalle prime pagine; il lettore non deve poter seguire nel corso della storia i pensieri del colpevole.
2. Tutti gli interventi soprannaturali o paranormali sono esclusi dalla storia.
3. Al massimo è consentita solo una stanza segreta o un passaggio segreto.
4. Non possono essere impiegati veleni sconosciuti; inoltre non può essere impiegato uno strumento per il quale occorra una lunga spiegazione scientifica alla fine della storia.
5. Non ci dev’essere nessun personaggio cinese nella storia.
6. Nessun evento casuale dev’essere di aiuto all’investigatore, né egli può avere un’inspiegabile intuizione che alla fine si dimostra esatta.
7. L’investigatore non può essere il colpevole.
8. L’investigatore non può scoprire alcun indizio che non sia istantaneamente presentato anche al lettore.
9. L’amico stupido dell’investigatore, il suo “dottor Watson”, non deve nascondere alcun pensiero che gli passa per la testa: la sua intelligenza dev’essere impalpabile, al di sotto di quella del lettore medio.
10. Non ci devono essere né fratelli gemelli né sosia, a meno che non siano stati presentati correttamente fin dall’inizio della storia.
Voglio precisare due cose: la numero 5, detta anche The Chinaman Rule, fu una reazione all’uso di clichè razzisti molto in voga negli anni ‘20, ed ha un che polemico. Sulla Numero 9, ci sarebbe da dire che il Dottor Watson non è affatto stupido, e qui si capisce che tutto il decalogo fu anche una frecciatina generale a Conan Doyle, il cui lavoro peraltro è stato indirettamente fondamentale per la nascita del club.
Da questo decalogo, Benjamin Stevenson scrive questo libro
dove immagina uno scrittore di manuali gialli in vendita su amazon a 1,99 dollari australiani, Ernest Cunningham, alle prese con il racconto del weekend più pazzo della sua vita: una riunione di famiglia, in concomitanza con l’uscita dal carcere di suo fratello, Michael, incarcerato tre anni per aver commesso un reato, e condannato con la testimonianza decisiva di Ernest. Si scopre tuttavia che la situazione è ben più ingarbugliata, e che tutti i membri di quella riunione hanno qualcosa da nascondere, e probabilmente leggendolo si capisce che la comune qualità del titolo non è nemmeno il primo dei problemi.
Cosa rende un libro giallo memorabile? In fondo, e lo diceva un grande (anche) giallista, Umberto Eco, di un libro del genere sappiamo la struttura: c’è un delitto che si svolge e la sua risoluzione. Tutto il bello è descriverne il come, di tutte e due i momenti. E qui che Stevenson, che è autore, sceneggiatore e soprattutto Stand-up Comedian (mi perdonerete l’anglicismo, ma per me è uno dei pochi termini intraducibili), aggiunge un particolare innovativo: pur rispettando alla lettera i comandamenti di Knox (tranne uno, e lascio alla vostra curiosità scoprire quale è), aggiunge delle singolarità: Ern parla con il lettore anticipando di tutto, ma senza svelare niente che non sia prevedibile (per esempio, indica sin dall’inizio le pagine dove ci sarà un morto, ma non ne anticipa i motivi), gioca con le probabili correzioni degli editor (in una sorta di dialogo sarcastico e irriverente) e soprattutto nei passaggi chiave quasi porta per mano il lettore alle conclusioni. Sebbene alla fine lasci almeno due porte diabolicamente un po’ aperte rispetto alla conclusione delle “indagini”. L’idea che il tutto si svolga in una stazione sciistica australiana (che esiste veramente) mi ha fatto pensare che era un libro da leggere, da amante del genere non mi ha deluso giocando con astuzia non solo con le regole, ma con tutti i cliché dei romanzi gialli (termine che tra l’altro riferisce solo per noi il poliziesco, ciò si deve alla collana Il Giallo Mondadori, ideata da Lorenzo Montano e pubblicata in Italia da Arnoldo Mondadori a partire dal 1929: il termine giallo si riferisce al colore della copertina). Come inizio di letture del ‘23, non è affatto male.
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Oggi mi sento polemico, mi irrita tutto.
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Oggi sono stato:buono,poi ironico ed infine wholesome.
Adesso mi permetto di essere ✨polemico✨, perché sono tutti modelli,guru ed iconic non appena cominciano ad usare i social un po' più attivi.
Che cazzo di gruppo di egomaniaci che stiamo mettendo su in questi anni,ci circondano e ci divorano l'energia con quell'aura di perfezione e bellezza che no,non resta solo nei social, perché a furia di simulare e ritoccare,calcolare e scattare,il personaggio poi prende vita e fa tutti quegli aggiustamenti necessari a camminarci vicino tutti i giorni.
Persona che riflette il suo account,non viceversa.
Sarà l'impatto della vita a riequilibrare le cose e le percezioni(anche gli atteggiamenti) o sarà la vita a restarne deformata?
P.s oggi più di ieri i social d'immagine sono una delle invenzioni risultate peggio della nostra storia, così come una delle cose peggiori è che li abbiamo resi organo di socializzazione primaria
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Splendido pezzo, anti-conformista e coraggioso su Sanremo, scritto da Tomaso Montanari per Il Fatto Quotidiano.
"" L’inquietante sensazione è che il marketing di Sanremo si sia mangiato proprio tutto: perfino il presidente della Repubblica, voluto e acquisito al Festival dall’onnipotente manager di Amadeus e Benigni, in una indecorosa “privatizzazione” della massima magistratura repubblicana, all’insaputa degli organi di governo del servizio (già) pubblico.
Del resto, la forza di Sanremo è questa: essere sempre, nel bene e nel male, lo specchio fedele dello stato delle cose. Ed è innegabile che l’imbarazzante rappresentazione della nostra eterna società di corte, col sovrano benedicente in persona e l’aedo osannante, sia stata terribilmente efficace: proprio perché capace di raccontarci per come siamo veramente, al di là delle intenzioni dei protagonisti. Per la stessa ragione, il preteso inno d’amore di Roberto Benigni è stato così imbarazzante: perché la Costituzione è tutto tranne che uno strumento di celebrazione del potere costituito. La Carta – diceva Piero Calamandrei – “è una polemica contro il presente, contro la società. Perché quando l’articolo 3 vi dice ‘È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli d’ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana’ riconosce con ciò che questi ostacoli oggi ci sono, di fatto, e che bisogna rimuoverli. Dà un giudizio, la Costituzione! Un giudizio polemico, un giudizio negativo contro l’ordinamento sociale attuale, che bisogna modificare”.
Ebbene, la retorica fluviale di un Benigni autoridottosi a cantore dello stato delle cose è esattamente il contrario di queste parole acuminate: la Costituzione viene depotenziata, messa al guinzaglio, normalizzata. Diventa un bel sogno, del tutto inconferente con una realtà che, anno dopo anno, la contraddice sempre più profondamente. Bisognerebbe ricordare, allora, che la Costituzione è “sorella” di chi si batte davvero per farla rispettare e attuare: non di chi assiste inerte a questa deriva, rimanendo al potere da decenni. Altrimenti nulla rimane della “rivoluzione promessa” che, sempre secondo Calamandrei, vi è racchiusa: la Carta diventa un soprammobile trasmesso per via ereditaria, un innocuo sedativo utile ad addormentare del tutto le coscienze.
L’apice dell’ipocrisia si è toccato nel passaggio sulla prima parte del primo comma dell’articolo 11: “L’Italia ripudia la guerra”. “Il verso di una poesia, una scultura”, l’ha definita Benigni, esaltandone “la forza, la bellezza, la perentorietà”, e concludendo che “se questo articolo lo avessero adottato le altre Costituzioni del mondo non esisterebbe più la guerra sulla faccia della Terra”. Fosse stato presente un bambino, uno di quelli capaci di dire che il re è nudo, avrebbe potuto urlare che non basterebbe affatto che altri Paesi adottassero questo articolo: lo dovrebbero poi anche attuare! Perché se lo facessero con la stessa coerenza dell’Italia, allora le guerre sarebbero ben lungi dallo scomparire.
Un anno fa, al tempo dei primi invii di armi all’Ucraina aggredita dalle truppe di Putin, i costituzionalisti si divisero tra chi riteneva quell’aiuto compatibile con l’articolo 11 e chi invece riteneva che fossimo fuori dalla Costituzione. Tutti, però, concordavano che se quell’invio non fosse stato immediatamente accompagnato da una forte azione diplomatica allora si sarebbe configurata la situazione di una risoluzione di una controversia internazionale solo attraverso l’uso della forza. Che è esattamente ciò che la Costituzione vieta: ed è anche esattamente ciò che, purtroppo, è poi puntualmente successo. Ci possono essere ben pochi dubbi, oggi, sul fatto che il continuo invio di armi, e la nostra partecipazione a un fronte occidentale che prolunga la guerra come mezzo per contrastare l’influenza di Russia e Cina, sia contrario allo spirito e alla lettera della Costituzione. Appare chiaro che l’Italia non sta lavorando per la pace, ma per la “vittoria” contro Putin: ciò che la Costituzione ci proibisce di fare! La guerra, insomma, non la stiamo affatto ripudiando: come dimostra a usura la presenza di un esponente di spicco dell’industria delle armi al ministero della Difesa.
Non è la prima volta che accade, purtroppo. Nel 1999 il primo governo D’Alema (di cui Sergio Mattarella era vicepresidente del Consiglio; per poi passare alla Difesa nel secondo dicastero D’Alema) partecipò a una guerra illegittima sia per la Carta dell’Onu sia per la nostra Costituzione. Non c’è da stupirsi: la logica del potere non è la logica della Costituzione. Quel che invece deve stupirci, e indignarci, è l’ipocrisia con cui un artista si piega al servo encomio e alla propaganda che tutto questo vorrebbe nascondere. “L’arte e la scienza sono libere”, dice la Costituzione: ma se sono gli artisti a consegnarsi a una servitù volontaria, allora per l’ennesima volta quelle parole rimangono inerti.
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Tanto rumore per poco
Prima di guardarmi l'horror Sorella Morte, decido di leggermi qualche recensione on line. A sentire chi se ne dovrebbe intendere, sto per appoggiare i miei bulbi oculari su un film straordinario, una di quelle robe da non perdere. Non parliamo poi del regista: un autentico gegno. Mi metto subito sulla difensiva. Non mi fido granché dei prodotti artistici magnificati con atteggiamenti acritici. E infatti. Non che sia brutto, eh. Ma è un horror come tanti. Una suora celeberrima per aver visto la Madonna quano era bambina, finisce in un convento che qualche scheletrino nell'armadio lo nasconde. Lei scopre tutto, e qualcuno, purtroppo, non ne uscirà integro e tanto meno vivo. La regia è discreta. Si gioca sugli spaventi improvvisi, su ciò che sembra reale e invece non lo è. La bassa macelleria è ridotta quasi al minimo. Ma non ci sono grandi guizzi: né dal punto narrativo, né da quello orrorifico. E il lieto fine - che in un film horror proprio non dovrebbe esserci - appare un po' banale. Può essere non me ne intenda, ma se volete suscitare le mie aspettative, poi dovete propormi qualcosa all'altezza dell'acquolina che mi avete fatto venire. Lo so, oggi sono lievemente polemico. La colpa, però, non è mia. È di chi mi fa diventar tale. Diversamente io me ne sto buono. E non dico niente.
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