#Monte Sant'Angelo
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Jacob wrestling with the Angel, byzantine bronze door, Monte Sant'Angelo, ca. 1070
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#Monte Sant'Angelo#Italia#Mountains#Sea#Włochy#Puglia#Apulia#Italy#From the mountain#Beautiful view#Travels#Traveling#Viaggiare#South Italy#South Europe#Perfetto#Summer#Summer vibes#Italian town#Mountain town#Apenines#Apeniny#Adriatyk#Morze Adriatyckie#Pięknieeee#Cudownie#Bello#Mine#Wakacje
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Shrines to St. Michael.
"Mountains figure prominently at the mighty ganglia of the story of Christianity... As Jesus prays atop the holy mountain, the other world intersects with ours as the divine comes down to the human, as the eternal touches the temporal and mortal. And that other world is the ultimate reality, not this one. No wonder that St Michael, ‘Quis ut Deus,’ has his shrines on lofty peaks; no wonder the Celts worshipped on hills and mountains...
The spirit of the Archangel Michael permeates discussion of the world of the Celts—shrines such as Skellig Michael on precipitous mountain-tops in the cold and wet Celtic desert; early connections with the ancient Eastern world; guardianship of Tuscany, Provence, Normandy, and Cornwall; safe-keeping of wanderers and hermits; motifs of spear, sword, and stone; waging of the war in Heaven and the downfall of Lucifer; the communion of the Grail."
St. Michael: Early Anglo-Saxon Tradition, Raymond JS Grant
(1) Mont St. Michel, Normandy, France; (2) St. Michael’s Mount, Cornwall, England; (3) Castel Sant’Angelo, Rome, Italy; (4) Saint-Michel d’Aiguilhe, Le Puy-en-Velay, France; (5) Abbey of San Galgano, Siena; (6) Skellig Michael, County Kerry, Ireland; (7) Sacra di San Michele, Mount Pirchiriano, Turin, Italy; (8) St. Michael’s Tower, Glastonbury Tor, England
#st michael#saint michael the archangel#mont saint michel#st michael's mount#castel sant'angelo#saint-michel d'aiguilhe#skellig michael#glastonbury#glastonbury tor#celtic christianity#celtic#celts
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Arcate del Teatro di Marcello - lato Foro Piscario/Albergo della Catena, alle nove di un mattino di fine agosto (domenica 25.8.24).
Seguono, dal web, foto d'epoca in cui si vedono botteghe inserite nel Teatro. Siamo alla fine dell'Ottocento - primi Novecento: dal 1885 le demolizioni dell'ormai ex Ghetto per il principio igienico-sanitario del "diradamento" e, dal 1888, la costruzione dei Muraglioni tiberini stanno rapidamente trasformando l'aspetto di questa zona oggi muta e tranquilla, fortemente musealizzata, allora ricca di vita e di commerci.
Il colpo di grazia verrà dal 1926, con i lavori di isolamento del Campidoglio e l'apertura della via del Mare.
#roma#rome#teatro di marcello#piazza montanara#albergo della catena#monte savello#foro piscario#circo flaminio#rione sant'angelo#italy#isolamento campidoglio#roma moderna
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Image source:
Fondo Vedo Istituto Luce Fondo VEDO / Sinagoga di Roma Insegne di un negozio al Ghetto di Roma (Cesare Anticoli)
passanti e una donna con bambino affacciata ad una finestra - campo medio
data: 18.05.1961
luogo della ripresa: Roma
colore: b/n
materia e tecnica: gelatina bromuro d'argento/pellicola (poliestere)
oggetto: negativo
codice foto: FV00189859 Luce Anticoli
#archivio istituto luce#istituto luce#ghetto di roma#portico di ottavia#roma#rione sant'angelo#anticoli#quartiere ebraico#monte savello#san gregorio ai quattro capi#san gregorio della divina pietà#isola tiberina#circo flaminio
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Attuale Monte Cenci, salendo da vicolo de' Cenci.
Come si nota, la configurazione attuale della piazza è tutta diversa da quella di Nolli (1748). Mancano gli sbocchi aperti che non siano Vicolo de' Cenci e il tratto che riporta a piazza delle Cinque scole. La zona dei "4 villini" dietro la scuola è inesistente, in Nolli, ma occupata ampiamente dal fiume e da una caletta con scale.
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Archangel Michael and the Rebel Angels Talon Abraxas
San Michele Arcangelo (Saint Michael the Archangel) is a significant figure in Christian tradition, especially in Catholicism, Orthodoxy, and Anglicanism. He is one of the seven archangels and is considered a powerful protector and spiritual warrior. His name, Michael, means "Who is like God?" in Hebrew, reflecting his role as a defender of God's will and justice.
“Roles and Significance:
1. “Defender Against Evil”: Saint Michael is depicted as the leader of God's armies in the battle against Satan and the forces of evil. In the “Book of Revelatio” (12:7-9), he leads the heavenly forces in casting Lucifer and the rebel angels out of heaven.
2. “Patron Saint”: He is the patron saint of soldiers, police officers, and those who fight for justice. Many churches, chapels, and shrines are dedicated to him around the world, and he is celebrated for his protection and guidance in spiritual warfare.
3. “Protector of the Church”: In Catholic tradition, Saint Michael is seen as the guardian of the Church, and his intercession is invoked in prayers for protection from evil forces, such as in the famous "Prayer to Saint Michael" written by Pope Leo XIII.
4. “Iconography”: Saint Michael is often depicted in art as a warrior with a sword or spear, often standing over a dragon or demonic figure, symbolizing his victory over Satan. He may also carry scales, symbolizing his role in weighing souls on Judgment Day.
5. “Feast Days”: His principal feast day is celebrated on “September 29”, known as the Feast of the Archangels, which includes Saint Michael, Saint Gabriel, and Saint Raphael.
In Italy, Saint Michael is highly revered, with famous shrines such as the “Sanctuary of Monte Sant'Angelo” on Mount Gargano, one of the oldest and most important sites dedicated to him in the Christian world.
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Corporal M Smith at the 8th Army HQ near Monte Sant'Angelo, Italy, 1944.
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Una cosa che mi ha lasciato completamente spaesato è aver ripreso ieri la stessa metro che prendevo ai tempi dell'Uni per recarmi ad Ingegneria, facevo la tratta Piazza Garibaldi => Campi Flegrei.
So' passati vent'anni.
Un cambiamento radicale di tutto. Alla nuova Piazza mi ci ero abituato, ma ieri son sceso per la prima volta dopo tutto questo tempo in metro e non c'era nulla di quello che conoscevo. La vecchia edicola dove compravo i biglietti. Le posizioni dei tornelli. E, più importante di tutti, i treni.
In rete ho faticato per trovare qualche foto d'epoca, del resto, nel 1996 i cellulari non facevano fotografie, si usavano davvero solo per chiamare (i più fortunati potevano giocare a Snake), Internet andava a gasolio, e a chi ce l'aveva.
Ieri mi sembrava di essere atterrato su un altro pianeta.
All'epoca io prendevo anche il C15 dell'ATAN, per andare (quando dovevo) a Monte Sant'Angelo, e stavamo appesi ai sostegni delle porte dell'autobus lasciate aperte, visto che era impossibile chiuderle, che se uno mollava la presa si ritrovava culo per strada tipo Fantozzi.
Una volta bucò pure la metro, il macchinista andava a piedi sulla piattaforma del binario con la ruota di metallo pieno della metro sotto al braccio, esclamando in preda allo choc,
int a tant ann 'e carrier, 'na cos accusì nun l'aggie mai vist!!!
E invece oggi la metro ti dice anche da quale lato devi scendere, e anche in inglese ...
E se non credete a me, credete alle parole di un mio amico dell'Uni che ancora oggi la prende e non si fa ancora capace.
Insomma, tutto questo per dirvi che ieri era tutto bellissimo ma, non so perché, io mi sentivo a disagio.
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Scorcio del bellissimo borgo medievale di Cleto (Petramala in dialetto locale, Kletè, Κλητή in greco antico ) un piccolo comune della provincia di Cosenza, posto sulle colline di fronte alle Isole Eolie posto sul versante esterno della Catena Paolana ai piedi del Monte Sant'Angelo, nell'alta valle del torrente Torbido, affluente del fiume Savuto. arroccato tra le colline, con le sue stradine medievali e il maestoso l Castello Normanno con vista panoramica, la Chiesa di San Michele Arcangelo, passando per Palazzo Arnone e i sentieri naturalistici nei dintorni che invitano a escursioni nella natura incontaminata È conosciuto come il "Comune dei due castelli", perché sul territorio comunale esistono due castelli medioevali: il Castello di Petramala (di epoca normanna, tardo-bizantino) e il Castello di Sabuci (di epoca angioina, XIII secolo).
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Quando l'asino non vuol camminare, raglia!
La disinformazione neotemplarista su San Giorgio Martire.
Care lettrici e cari lettori, come alcuni di voi sapranno, in questo lungo periodo ho ben altre cose serie a cui pensare, però sapete bene anche, quanto io mi fomenti nel momento in cui dei complottisti o negazionisti, imperversanti nel mondo "storico", si mettono ad emanar sentenze su argomenti che non dovrebbero toccare nemmeno con un bastone da rabdomante.
Questa volta tocca alla splendida chiesa di San Giorgio Martire, nel centro urbano di Petrella Tifernina in alto Molise, una cittadella che, tutta intorno, si sviluppa a guisa di quella veglia basilica, in cui, per molto tempo, ho passato periodi della mia adolescenza, quando mio padre, circa 16 anni fa, svolse numerosi sopralluoghi e studi di ricerca in compresenza del parroco Don Domenico, della sua associazione e di tanti accademici, archeologi, storici dell'arte e dell'architettura, molisani e d'oltre Regione.
Ora, come da tempo accade, è presa di mira anche da alcuni neo-templaristi, che purtroppo hanno visto troppi film d'azione sul medioevo, e soprattutto, troppi sulle leggende dei cavalieri Templari e delle crociate nella fattispecie, che vedono l'ordine come fautore di cose con le quali mai era stato legato, in tal caso, l'arrivo del culto per San Giorgio Martire nella penisola italiana, che a detta di talune pagine ed "eruditi", sarebbe sopraggiunto solo nel basso medioevo, al seguito delle crociate.
Vogliate concedermi una riflessione a riguardo, poiché affermazioni di questo tipo, ricopiate e ricalcate dalle pagine sensazionalistiche ed esoteriste, ed anche da parte di alcuni storici "non addetti ai lavori", sono assolutamente false e in evidente contrasto con la storia del nostro paese, seguendo un'ottica primitiva, oggi superata ampiamente dal mondo universitario e più propriamente storiografico.
Passerò pertanto a discutere su due punti salienti di questa lunga riflessione:
1) l'icona di San Giorgio
2) la lunetta del Magister Alferio.
Nel primo caso, viene asserita da taluni individui, la datazione della formella di San Giorgio Martire, al XIII secolo inoltrato, una cosa che assolutamente stride con qualsiasi nozione di storia dell'arte esistente, soprattutto per l'inesistente plasticità e tridimensionalità del bassorilievo, che nelle proporzioni ed irregolarità delle forme, nonché staticità dei corpi, si accosta al gran numero di produzioni di scalpellini di ambito centromeridionale tra la fine del X e la prima metà del XII secolo, con una netta evoluzione graduale tra gli stilemi arcaici preromanici di epoca longobarda/bizantina, e quelli romanici d'epoca normanna/sveva, che con la seconda fase sfocieranno nel protogotico svevo-angioino, seguendo una ripresa sempre più marcata di elementi classici, elaborazione nelle proporzioni, espressività e plasticità degli elementi, che si noterà principalmente in cantieri come quello di Santa Maria Maggiore a Monte Sant'Angelo, Santa Maria della Purificazione a Termoli, San Giovanni in Venere a Fossacesia, Santa Maria e San Leonardo a Siponto, San Clemente a Casauria e tante altre località tra Abruzzo, Lazio, Campania, Molise, Puglia ed anche Basilicata e nord della Calabria.
Per delucidazioni aggiuntive consiglio vivamente la lettura del libro: Molise medievale cristiano, Edilizia religiosa e territorio (secoli IV - XIII),di Federico Marazzi, Manuela Gianandrea, Francesco Gangemi, Daniele Ferraiuolo, Paola Quaranta, and Alessandra Tronelli.
Sulla rarità di icone preromaniche occidentali, che raffigurino il santo nell'atto di uccidere il drago, vorrei preventivamente chiarificare non sia esattamente così, la rarità è circoscritta quasi unicamente per il territorio italiano, e rarità non è sinonimo di inesistenza se il vocabolario me lo consente.
Si rammenti che nella penisola, già nel VI e nel secolo successivo si attesta la presenza del culto di San Giorgio Martire, escludendo in toto la teoria di una giunta dell'agiografia georgiana solo al seguito della sua Legenda Aurea, ma già attestata da fonti indirette ed apocrife, precedenti di molto ai secoli delle crociate, che vedrebbero la componente del mostro o drago, giungere nei territori dell'Est Europa e dell'Occidente, a cavallo tra il X e l'XI secolo, ed addirittura, essere postulata proprio in "territorio europeo" con una evoluzione graduale, che vede l'aggiunta, nella sua agiografia, del salvataggio della principessa dal drago, simbolo del demonio, una dicotomia tra bene e male che incarna tutta la storia della teologia stessa e dei santi martiri, che null'ha a che fare con le crociate, se non essere parte di esse, tanto che nel corso della prima crociata, troviamo informazioni che ci fanno capire in Occidente fosse già ben nota l'iconografia cavalleresca di Giorgio, tanto che più tardivamente, addirittura, sarebbe sviluppatasi in Oriente, adottando il mostro dall'icona di San Teodoro.
L'imago del cavaliere che sconfigge il maligno in realtà, ivi si riferiva all'imperatore Costantino, come ci riporta il biografo Eusebio da Cesarea, una icona imperiale diffusa in molte aree mediorientali, ma che principalmente era posta sulla facciata del suo palazzo imperiale, tanto da ipotizzare che in realtà i crociati furono indotti ad indentificarla come icona del santo, solo tramite una loro conoscenza di essa, già appurata e radicalizzata tra l'est Europa, l'area costantinopolitana, e naturalmente altre regioni e nazioni dell'Europa occidentale, in cui non poteva mancare certamente l'Italia, cuore pulsante delle vie pellegrinali, di commercio ed anche delle crociate stesse ed ancor prima, delle milizie d'ogni tipo, la storia della Longobardia Minor dovrebbe aver già insegnato molto.
Tornando al San Giorgio di Petrella, la sua figura trova un riscontro iconografico, molto vicino a quello delle icone ancora primitive, che precedono lo sviluppo pieno del suo programma simbologico-agiografico, fiorito in maniera solida dopo la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine.
Che però già esisteva tra il X e l'XI secolo.In special modo, queste icone sono caratterizzate dalla assenza di elementi come la principessa, dove gli unici individui sono Giorgio, il cavallo e il drago/mostro-serpente alato, trafitto dalla lancia del soldato.
Questi elementi iconografici sono diffusissimi nelle pitture rupestri della Cappadocia (XI sec.), ed anche negli affreschi di San Marzano in provincia di Taranto (X-XI sec.), e nel bassorilievo della Cattedrale di San Paolo ad Aversa (X-XI sec.), e l'elenco di esempi su San Giorgio ed il drago possono proseguire per molto, ma mi fermerò a questi per il momento.
A fare da contorno in tutto ciò, vi è lo stile che caratterizza la scultura petrellese, una formella con caratteri iconografici bizantini, ma dalle proporzioni incoerenti e scarsa plasticità, una costante delle produzioni lapidarie che hanno toccato vari insediamenti come Santa Maria della Strada a Matrice, Ma anche altri come a Guardialfiera, Roccavivara, Guglionesi, Petacciato, Cercemaggiore e così via, tutti edifici integri alternati a resti erratici o di reimpiego, databili tra una più antica manualità dell'VIII e IX secolo, ed una lieve evoluzione tra X ed XI, con un cambiamento ulteriore nel XII ed infine un distacco abissale con le produzioni dei secoli XII-XIII e XIII-XIV, che agli antipodi posseggono la Fraterna di Isernia da un lato, e la Cattedrale di Larino dall'altro.
L'arretratezza negli attributi e nello stile figurativo, fanno retrocedere presumibilmente la datazione come di consueto, tra il termine del decimo secolo e l'anno mille, come parte di uno dei primi cantieri che videro l'evolversi dell'impianto basilicale tra stadio pre-romanico e romanico "normanno", una doppia fase che si sposerebbe bene con la successiva ulteriore trasformazione del complesso, al seguito di un cataclisma, forse uno smottamento del terreno di fondazione o un sisma, che comportò un drastico cambiamento nell'assetto impiantistico, ed un enorme riuso dei resti del precedente tempio, per approfondimenti in merito, consiglio la lettura del volume: "Medioevo in Molise: Il cantiere della chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina" dello storico dell'arte Francesco Gandolfo, che a suo tempo avemmo il piacere di conoscere nel corso delle ricerche sul campo.
Da qui ci si sposta alla questione invece di altri elementi, come il portale maggiore, che si mostra con uno pseudoprotiro e facciata che rientra nelle caratteristiche del pre-romanico e romanico locale (vedi Matrice), con una lunetta che presenta un evidente caso di rimontaggio, come in altri punti dell'edificio, forse proprio nel corso della trasformazione dell'intero orientamento della struttura, pur presentandosi nel complesso, al suo stato originale, con stilemi a girale, fitomorfi, scene apocalittiche e creature zoomorfe inscritte dentro cornici tipiche dei cantieri, specialmente benedettini, dell'XI-XII secolo, come appunto chiarisce un ulteriore dettaglio della lunetta maggiore, la firma dell'esecutore, tal "ALFERIO DISC(IP)OLO GEO(RGI)", come si può leggere tramite una attenta analisi ravvicinata dell'incisione (e non da fotografie sbiadite, tra l'altro, che permettono egualmente di leggervi quanto detto poc'anzi).
La tradizione locale (che tradizione non è), vuole attribuire la lunetta ad un tale MAG(ISTER) EPIDIDIVS, che in realtà nasce da una approssimativa lettura dei pochi caratteri esistenti, da parte del Carandente, presa per buona da alcuni eruditi ma priva di fondamento, specie se si considera che il nome Epididio sia quasi totalmente inesistente persino per alto e basso medioevo, e per trovarvi una spiegazione, dovrebbe quantomeno essere posto in teoria come una abbreviazione, ma al momento resta una fantasiosa ricostruzione del secolo scorso, già accantonata dalla comunità accademica.
Altro strafalcione del Carandente si riporta nella data incisa al lato destro della lunetta, "MDECIM", per il quale, secondo una idea di attribuzione tarda, doveva leggersi (Anno Domini) Millesimo Duecentesimo Undicesimo (1211), non potendo però constatare per l'epoca, che nessuno dei fregi e bassorilievi della basilica, potesse essere avvicinabile a questi anni, privi di ogni caratteristica sopracitata.
Il suo errore è da contestualizzarsi nella mentalità locale di almeno uno o due secoli fa, dove il territorio molisano venne circoscritto, dal punto di vista artistico e culturale, ad una terra con "produzioni di ambito locale, o minore", con delle eccezioni senza alcun nesso, prima dei contributi che hanno permesso, da 30-40 anni, ad oggi, di sfatare tutto ciò, ed anzi, di riscoprire l'alveo culturale quale era il Molise, un territorio tra Abruzzo Citeriore, Terralaboris, Capitanata e così via, più comunemente territorio che possiamo definire proprio centro della Longobardia Minor, e successivamente, parte del Regno di Sicilia settentrionale.
Un cuore pulsante di "scuole", botteghe e cantieri ecclesiastici ed anche nobiliari, che hanno permesso l'evoluzione e il proliferare, di queste componenti artistiche, esattamente come dei movimenti, ove era cruciale il ruolo delle vie di comunicazione, per esempio la Via Francigena, le sue arterie meridionali, i tratturi e così via, che hanno permesso soprattutto, di capire negli anni passati, il motivo di una espansione di medesimi archetipi, stilemi e caratteristiche culturali riscontrabili nello stesso tempo in più parti dell'Europa, dall'Italia all'Est, al Medio-Oriente fino ad arrivare in Francia, Spagna e naturalmente Regno Unito, tante realtà che, ovviamente, si sono fuse con quanto era già presente in questi paesi.
Le componenti estere sono sempre state il fondamento base della storia dell'arte, sia in età longobarda, con influenze bizantine, occidentali ed arabe, sia con i normanni, ed ovviamente sotto Federico II di Svevia, dove si può dire fosse nata l'architettura gotica italiana (e non solo), ereditata ed espansa sotto il dominio angioino e perfezionata dai motivi orientaleggianti catalani con gli aragonesi, mentre non va trascurata la parentesi di ambito veneziano trecentesco/quattrocentesco, e anche quella del gotico abruzzese (XIII-XIV sec.).
Dopo aver riportato questo grande aneddoto sul conto del Molise, per il quale ampiamente ha dibattuto e pubblicato la professoressa Maria Stella Calò Mariani, seguita da Francesco Aceto e da Giuseppe Basile, ma anche dallo stesso Bertaux e molti prima e dopo di loro, ritorniamo alla epigrafe di Petrella.
Più semplicemente, questa attestazione in caratteri latini, di per sé in contrasto con quelli evidenziati in tutto il territorio centro-italiano del '200, (vedi la data sul campanile di Santa Maria della Strada), non si riferirebbe affatto al 1211, bensì al 1010, (AD) M(illesimo)DECIM(o), semanticamente più accurata e meno costrittoria della versione del Carandente, avvicinandosi perciò alle scene cavalleresche del campanile di Petacciato, forse ascrivibili per stile ai medesimi fregi della lunetta, che troverebbe riferimento nella vicenda della Battaglia di Canne del 1018, con la presenza forse della più antica immagine di un cavaliere normanno e di due cavalieri bizantini in lotta.
Questa lettura non solo trova riscontro nei caratteri, ma anche nello stile arcaico che compone interamente la basilica ed i suoi bassorilievi, taluni di epoca precedente, ed altri del cantiere d'appartenenza, al quale sarebbe dovuto seguire un altro cantiere come si può evincere da un unico elemento duecentesco (o trecentesco) presente nella navata destra della chiesa, un semicapitello piatto, con motivo di foglie di acanto molto plastiche ed estruse, poggiato su un’acquasantiera in disuso, mai impiegato, ma che nel suo stile sembra essere ascrivibile ai cantieri di Santa Maria e San Pardo a Larino e di Sant'Emidio ad Agnone, ma per quanto riguarda il complesso, pare in realtà esserci una totale assonanza con i cantieri delle basiliche di San Giorgio, San Bartolomeo e San Mercurio a Campobasso (IX-X-XI sec.), alcuni elementi di Sant'Andrea a Jelsi (XI sec.), San Giovanni Rotobonis a Oratino (La Rocca) (IX-X sec.), e così via.
Senza contare che, per rievocare momentaneamente le questioni del culto per San Giorgio, nella Longobardia Minor e nei territori circostanti, sono attestate molteplici ecclesie dedicate al Santo Martire, tutte tra VII-VIII e IX secolo, che farebbero già intendere quanto non sia assolutamente fondata la supposizione sul suo culto giunto solamente dopo i risvolti della prima crociata, alla fine dell'XI secolo, ricordando ulteriormente a chi legge, che stessa sorte capitò per il vescovo di Myra, Nicola, detto anche San Nicola di Bari almeno dal 1087 in poi, ma che già era ampiamente venerato dal VI secolo, persino nella nostra regione, con chiese e badie risalenti al X secolo, la più vicina alla mia posizione proprio a Petacciato, presso il luogo di sepoltura dell'abate Adamo di Tremiti, poi Sant'Adamo confessore.
La verità di tutto ciò è molto diversa, spesso dei gruppi neotemplaristi, pur di mettere i Templari al di sopra di ogni argomento storico, finiscono per affidargli la paternità di cose che non gli sono appartenute, o meglio, che non hanno creato loro ma che essi possono solo aver sposato successivamente alla loro nascita.
Quest'anno per esempio sono già dovuto intervenire dopo un convegno neotemplarista al Cinema Sant'Antonio di Termoli, in cui si sono susseguiti una marea di sproloqui nei confronti dell'Agnus Dei (Agnello di Dio, o Agnello Crucifero), presente in una moltitudine di forme nelle facciate delle nostre chiese antiche, che un "meneghino" ha definito come simbolo templare, e che queste chiese fossero state costruite perciò dai Templari, nonostante questi stesse mostrando dei fregi dell'VIII e del IX-X secolo, ed uno della prima metà dell'XI, tutti elementi che sono antecedenti sia all'ordine di San Giovanni Gerosolimitano (Ospitalieri), sia ai cavalieri Templari, con una forte affinità di carattere evangelico invece, ispirazione ancestrale di tutte le maestranze che che hanno costruito "i pilastri della terra" in cui noi veneriamo i nostri idoli.
Ecco perché non smetterò mai di ripetere una sola cosa:Studiate, studiate e STUDIATE!!!
Bibliografie di riferimento.
•San Giorgio e il Mediterraneo, in Atti del II Colloquio internazionale per il XVII Centenario (Roma, 28-30 novembre 2003), a cura di G. De' Giovanni-Centelles, Città del Vaticano, 2004.
•La Storia di Varzi, Vol. II, di Fiorenzo Debattisti, 2001.
•Jacopo da Varazze, Legenda Aurea, Einaudi, Torino 1995.
•Eduardo Ciampi, Mino Freda, Paolo Palliccia, Paolo Velonà, San Giorgio e il Drago: l'indispensabile mito. Storia, Metastoria, Arte e Letteratura, Roma, Ed. Discendo Agitur, 2023.
•Medioevo in Molise, il cantiere della Chiesa di San Giorgio Martire a Petrella Tifernina, Di Walter Angelelli, Manuela Gianandrea, Francesco Gandolfo, Francesca Pomarici, 2012.
•Bianca Maria Margarucci Italiani, San Giorgio Martire fra Oriente e Occidente, 1987.
•Pagani e Cristiani. Forme e attestazioni di religiosità del mondo antico in Emilia, XI, 2012.
•San Giorgio e il drago riflessioni lungo un percorso d'arte, Di Sebastiano Giordano, 2005.
•Il Molise medievale e moderno, storia di uno spazio regionale, Giovanni Brancaccio, 2005.
•Italian Romanesque Sculpture, An Annotated Bibliography, Di Dorothy F. Glass, 1983.
•Gycklarmotiv i romansk konst och en tolkning av portalrelieferna på Härja kyrka, Di Jan Svanberg, 1970.
•Molise, appunti per una storia dell'arte, Luisa Mortari, 1984.
•Carlo Ebanista, Alessio Monciatti, Il Molise medievale, archeologia e arte, 2010.
•Federico Marazzi, Molise medievale cristiano, edilizia religiosa e territorio (secoli IV-XIII), 2018.
•L'arte georgiana dal IX al XIV secolo, A cura di Maria Stella Calo' Mariani, Volume 1, 1986.
•L'arte del duecento in puglia di maria stella calo mariani. fotografie di paolo monti u.a, Di Maria Stella Calò Mariani, 1984
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17. Oktober 2023 Monte Sant'Angelo, Apulien
Nebelschwaden hängen über dem Bergstädtchen, als wir am Mittag eintreffen. Es nieselt und wir kommen genau zur Siesta an, so dass wir erst mehrere Runden durch die verlassen wirkende, herbstlich kalte Stadt wandern müssen, bevor das Heiligtum, die Grotte des Erzengels Michael, besichtigt werden kann. Als es dann soweit ist, schwappen plötzlich reisebusweise Menschen aus allen Gassen und begeben sich die Stufen zur Grotte hinab. Auch wir steigen hinab. K. bleibt dabei an jeder lateinischen Inschrift stehen, um sie zu übersetzen und beschämt mich fast mit der Ernsthaftigkeit, mit der er diesen hochheiligen katholischen Wallfahrtsort inspiziert. Ich sehe an jeder Ecke nur Möglichkeiten, wie einem das Geld aus der Tasche gezogen wird.
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Título completo: San Miguel Artista: Piero della Francesca Fechas de artistas: hacia 1415/20 - 1492 Fecha de realización: completado 1469 Medio y soporte: Óleo sobre álamo Dimensiones: 133 × 59,5 cm crédito de adquisición: Comprado, 1867 Numero de inventario: NG769
El Arcángel Miguel dirigió un ejército de ángeles para luchar contra el diablo y lo arrojó del cielo (Apocalipsis 12: 9). Piero lo muestra como un hermoso y joven soldado. Agarra la cabeza cortada del diablo, representada como una serpiente con orejas puntiagudas.
El panel formaba parte de un políptico (retablo de varios paneles) realizado para la iglesia de Sant'Agostino en la ciudad natal de Piero, Borgo Sansepolcro. Se colocó a la izquierda inmediata del panel central, ahora perdido, que representaba a la Virgen y el Niño. El ángulo inferior derecho del panel incluye parte del escalón del trono de la Virgen y parte de su manto de oro. Los otros paneles laterales se encuentran en colecciones de todo el mundo.
Michael puede haber sido incluido para honrar al patrón, Angelo di Giovanni. El arcángel era muy popular entre los ciudadanos de Sansepolcro, que peregrinaban al Monte Sant'Angelo en el sur de Italia, donde se creía que apareció milagrosamente.
Información e imagen de la web de la National Gallery de Londres.
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ROMA
🌎www.yosoynomade.com
Roma es una ciudad mágica por muchas razones. Desde sus icónicos monumentos y ruinas hasta su exquisita gastronomía y vibrante energía, Roma atrae a turistas y viajeros de todo el mundo. Esta ciudad ofrece una sensación de historia y cultura que no se encuentra en muchos otros lugares, con su arquitectura impresionante y arte mundialmente famoso. Los visitantes de Roma pueden disfrutar de la belleza de la Capilla Sixtina, caminar por las calles empedradas del Trastevere y probar la deliciosa cocina italiana en los muchos restaurantes y cafeterías de la ciudad. En definitiva, vayas dónde vayas, sean los días que te quedes, en Roma siempre encontrarás algo sorprendente.
1. Coliseo Romano, la insignia de la ciudad
Es una obra maestra de la arquitectura romana y es famoso por su capacidad para albergar a más de 50,000 espectadores en su apogeo. Hoy en día, sigue siendo un importante destino turístico y un recordatorio del gran legado de la antigua Roma.
2. El Foro Romano y Palatino
Es un barrio histórico ubicado en la ciudad de Roma. Es conocido por ser uno de los siete montes de la ciudad y por albergar el Palacio del mismo nombre, residencia oficial de los emperadores romanos durante siglos.
3. Museos Capitolinos
Los Museos Capitolinos son una joya del patrimonio cultural de Roma. Ubicados en el corazón de la ciudad, en la colina del Campidoglio, estos museos albergan una amplia variedad de obras de arte, desde esculturas y pinturas hasta objetos arqueológicos y colecciones numismáticas. La colección incluye piezas famosas de Marco Aurelio, Caravaggio, Bernini, entre otros.
4. El Arco de Marco Aurelio
Es un monumento histórico ubicado en la ciudad de Roma, Italia. Fue construido en el año 176 d.C. en honor al emperador Marco Aurelio, quien lideró las operaciones militares romanas en el este de Europa y Asia Menor.
5. Basílica de San Pedro
Una de las iglesias más famosas del mundo y se encuentra en la Ciudad del Vaticano. Con una historia que se remonta al siglo IV, la basílica es un lugar sagrado para los católicos y atrae a millones de visitantes cada año. Además de su valor religioso, la basílica es famosa por su impresionante arquitectura, obras de arte y reliquias históricas.
6. Museos Vaticanos
Uno de los lugares más impresionantes de Roma. Situados en la Ciudad del Vaticano, los visitantes pueden admirar una gran variedad de arte y objetos históricos, desde la antigüedad hasta la época contemporánea. Entre las obras maestras que se pueden encontrar, destacan la Capilla Sixtina y los frescos de Miguel Ángel.
7. Castillo Sant'Angelo
Es un monumento impresionante en Roma que ofrece una vista panorámica de la ciudad. Originalmente construido como un mausoleo para el emperador Adriano en el siglo II, el castillo ha tenido muchos usos a lo largo de su historia, como fortaleza, prisión y museo.
8. Campo dei Fiori
Es una plaza histórica en el centro de Roma. Su nombre significa "campo de flores". Durante la Edad Media era un campo de hierba, y más tarde se convirtió en un mercado de flores y frutas. Hoy en día, es un lugar popular para los turistas y los lugareños por sus mercados, restaurantes y vida nocturna.
9. Piazza Navona
Es uno de los lugares más emblemáticos de Roma y tiene una rica historia. Antiguamente, se utilizaba como una pista de carreras de carros romanos. Actualmente, se encuentra rodeada de impresionantes edificios barrocos y una magnífica fuente central que se ha convertido en una de las más fotografiadas de Roma.
10. La Basilica di San Pietro in Vicoli
Es una joya escondida en el corazón de la ciudad de Parma. Este lugar de culto, que data del siglo XIII, es rico en historia y arte. Su fachada de mármol blanco es imponente y majestuosa, y en su interior hay valiosas obras de arte, incluido el famoso fresco de Correggio que representa a la Virgen y el Niño.
11. El Guetto Judío
Es un emblemático barrio de la ciudad de Roma, que guarda la triste historia de la segregación y persecución que sufrió la comunidad judía durante siglos. Con más de 500 años de antigüedad, este barrio es un lugar lleno de encanto, donde se puede respirar la cultura judía, visitando la sinagoga, el Museo Judío (si quieres conocer más a fondo la historia, no dudes en darte una pasada), la Fuente de las Tortugas, entre otros lugares.
12. El Gianicolo
También conocido como el Janículo, es considerado la octava colina de Roma. Este lugar histórico posee una gran cantidad de información sobre su pasado que vale la pena descubrir.
13. La Fontana di Trevi
Es una de las fuentes más famosas y magníficas de Roma. Es conocida por su impresionante escultura de Neptuno, que domina el centro de la fuente. Una razón por la que es tan popular es porque se dice que si lanzas una moneda sobre el hombro derecho en la fuente, volverás a Roma. Otro dato curioso es que la fuente es alimentada por uno de los acueductos más antiguos de la ciudad.
14. Trastévere
Es uno de los barrios más antiguos y pintorescos de Roma. Su fama se debe a su encantadora atmósfera medieval, con sus estrechas calles empedradas y sus edificios de color pastel. El barrio es conocido por sus restaurantes, bares y tiendas de artesanía, así como por sus iglesias y plazas históricas.
15. Plaza de España
Es uno de los lugares más visitados y fotografiados de Roma. Fue nombrada así por la construcción de la embajada española en el siglo XVII. La plaza se encuentra en el centro de la ciudad, al pie de la colina Pincio, y termina en la lujosa Vía Condotti. A saber, cerca de esta plaza encontrarás la tienda de Pompi, famosa por sus exquisitos tirmaisú.
16. Piazza del Papolo
Su historia se remonta al siglo XVI cuando se construyó la iglesia de Santa Maria del Popolo en su centro. La plaza ha sido testigo de importantes acontecimientos a través de los años, incluyendo festivales, conciertos y desfiles militares.
17. Priorato dei Cavalieri di Malta
O, Priorato de los Caballeros de Malta en Roma es un edificio histórico que se encuentra en la colina del Aventino. Fue construido en el siglo XVIII y ha sido utilizado como sede de la Orden de Malta. Es famoso por su arquitectura barroca y su impresionante fachada, que incluye una gran estatua de San Juan Bautista.
18. Termas de Caracalla
Las Termas de Caracalla es un monumento histórico en Roma que data del siglo III. Fue un lugar de baño público que incluía saunas, piscinas y salas de masajes, y podía albergar hasta 1.600 personas al mismo tiempo.
19. Tours gratuitos en Roma
Si estás planeando visitar Roma pronto y cuentas con bajo presupuesto, está es una excelente manera de conocer la ciudad. Estos tours te permiten explorar los sitios más emblemáticos de la ciudad sin costo alguno. Aquí te dejo uno de mis favoritos: Leyendas y misterios de Roma. Realmente lo disfruté.
20. Pasear en moto por la Ciudad Eterna
Último, pero no menos importante. Te puede resultar interesante pasear en moto, al estilo de Audrey Hepburn como en "Vacaciones en Roma". Es una excelente manera de explorar los lugares turísticos y los barrios menos conocidos de la ciudad, además de evitar el tráfico y el caos del transporte público.
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