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Italy Reimagined Seminar at VanWineFest 2024
Italy Reimagined Seminar at @VanWineFest 2024. #italianwine #Barolo #Amarone #ChiantiClassico #Brunello #Lambrusco #organic #prosecco @VillaSandi_it @UmaniRonchiVino @marchesimazzei and more.
Although Italy contributes approximately 20% of the world’s wine, it remains a relative mystery to many people, due to unfamiliar grape varieties and wine region names. Wine journalist and educator Filippo Bartolotta led us exploring the rich history, modern innovation, and the renaissance of Italian classic wine styles shaping the current identity of this historical wine region. The winery…
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Il mistero della bellezza
La pietà di Michelangelo Il mistero della bellezza, un articolo che cerca di indagare il fenomeno della bellezza attraverso alcuni brevi testi e diverse riflessioni di vari autori. Fair is foul, and foul is fair: Hover through the fog and filthy air. William Shakespeare È vero, è vero senza errore, è certo è verissimo: ciò che è in alto è come ciò che è in basso, e ciò che è in basso è come ciò che è in alto, per fare il miracolo della cosa unica. Ermete Trismegisto Beauty is truth, truth beauty, that is all Ye know on earth, and all ye need to know to be a perfect stupid. Carl William Brown Se tutte le nostre donne dovessero diventare belle come la Venere dei Medici, per un certo periodo noi ne saremmo incantati; ma presto cominceremmo a desiderare qualcosa di diverso e, ottenuto questo, vorremmo vedere accentuarsi certe caratteristiche che modifichino i criteri vigenti. Charles Darwin Chiedete a un rospo cos’è la bellezza, il bello assoluto, il kalòn. Vi risponderà che è la sua femmina, con i suoi due grossi occhi rotondi sporgenti dalla piccola testa, la gola larga e piatta, il ventre giallo, il dorso bruno. Interrogate un negro della Guinea: il bello è per lui una pelle nera, oleosa, gli occhi infossati, il naso schiacciato. Interrogate il diavolo: vi dirà che la bellezza è un paio di corna, quattro artigli e una coda. Consultate infine i filosofi: vi risponderanno con argomenti senza capo né coda; han bisogno di qualcosa conforme all’archetipo del bello in sé, al kalòn. Assistevo un giorno a una tragedia, seduto accanto a un filosofo. "Quant’è bella!", diceva. "Cosa ci trovate di bello?" domandai. "Il fatto," rispose, "che l’autore ha raggiunto il suo scopo." L’indomani egli prese una medicina che gli fece bene. "Essa ha raggiunto il suo scopo," gli dissi, "ecco una bella medicina!" Capì che non si può dire che una medicina è bella e che per attribuire a qualcosa il carattere della bellezza bisogna che susciti in noi ammirazione e piacere. Convenne che quella tragedia gli aveva ispirato questi due sentimenti e che in ciò stava il kalòn, il bello. Facemmo un viaggio in Inghilterra: vi si rappresentava la stessa tragedia, perfettamente tradotta, ma qua faceva sbadigliare gli spettatori. "Oh, oh," disse, "il kalòn non è lo stesso per gli inglesi e per i francesi." Concluse, dopo molte riflessioni, che il bello è assai relativo, così come quel che è decente in Giappone è indecente a Roma e quel che è di moda a Parigi non lo è a Pechino; e così si risparmiò la pena di comporre un lungo trattato sul bello. Voltaire, Dizionario Filosofico
Volto di donna La bellezza non è una qualità delle cose stesse: essa esiste soltanto nella mente che le contempla, e ogni mente percepisce una diversa bellezza. È persino possibile che una persona percepisca una bruttezza là dove un'altra prova un senso di bellezza: ogni individuo dovrebbe accontentarsi del suo sentimento personale, senza pretendere di regolare quello degli altri. La ricerca della bellezza reale o della bruttezza reale è altrettanto feconda quanto la pretesa di determinare ciò che è realmente dolce o ciò che è realmente amaro. Secondo la disposizione degli organi lo stesso oggetto può essere tanto dolce che amaro; e la sentenza ha giustamente stabilito che è inutile disputare sui gusti. È naturalissimo, e persino necessario, l'estendere questo assioma al gusto dello spirito, oltre che al gusto corporeo. Così il senso comune, il quale così spesso è in disaccordo con la filosofia, e specialmente con la filosofia scettica, si è ritrovato, una volta tanto, in accordo con essa nel pronunciare la stessa sentenza. David Hume, Della regola del gusto. Quando dico che la bellezza sconvolge, lo dico letteralmente, cioè mi riferisco anche ad aspetti psicopatologici. Conoscerete senz’altro la sindrome di Stendhal, che consiste nel fatto che alcune persone, di fronte a opere d’arte, sono a tal punto sconvolte da avere attacchi di panico, cioè da essere in una condizione di non padronanza di sé. La bellezza quindi non è una cosa tranquilla, la bellezza è qualcosa che ti sorprende. Ma come definire la bellezza? Tommaso d’Aquino dice in latino «pulchrum est quod visum placet», cioè "bello è ciò che quando lo guardi ti piace": tutto qua. Kant, invece, scrive che la bellezza è qualcosa che è senza concetto e senza scopo: vale a dire che, secondo Kant, la bellezza non può essere soggetta ad alcuna forma di teorizzazione – si coglie solo "intuitivamente" – e che essa è (anche questo è molto importante) “senza scopo” – perché la bellezza si inserisce nella categoria della inutilità. Thomas Mann per parlare di bellezza utilizza il verbo tedesco durchstechen, la bellezza "trafigge": qui si riconosce qualcosa di affine all’amore, infatti anche l’amore "trafigge". Bellezza e amore sono accomunati dall’avere la caratteristica di colpire.
Bellezza della natura L’uomo si trova in una condizione di dipendenza dalla bellezza, in cui tu non sei soggetto ma sei colui che patisce. E anche l’amore, al pari della bellezza, si inserisce nella dimensione della inutilità. Perché quando ogni scopo funziona come anello per raggiungere un altro scopo forma una "cattiva infinità, ossia l’infinità negativa, non essendo che la negazione del finito il quale però torna a nascere di nuovo e quindi non è superato". E allora ci vuole qualcosa di inutile per dare un senso alla nostra vita – e cosa c’è di inutile nella nostra vita, che non ha bisogno di rimandare ad altro, che è significativo e pieno di senso? Io conosco solo l’amore e la bellezza, che sono due dimensioni inutili, ma proprio perché inutili sfuggono alla catena dell’utilità, entro cui ogni cosa rimanda ad altro per il suo significato. Umberto Galimberti, il Mistero della Bellezza Sintetizzando, secondo il filosofo Nicola Abbagnano si possono distinguere cinque concetti fondamentali del Bello, e precisamente: 1) il Bello come manifestazione del bene; 2) il Bello come manifestazione del vero; 3) il Bello come simmetria; 4) il Bello come perfezione sensibile; 5) il Bello come perfezione espressiva. La prima concezione è propria di Platone e poi di Plotino dove assume carattere teologico e mistico; la seconda è sviluppata nell'età romantica, per esempio in Hegel per il quale bellezza e verità sono la stessa cosa. Il concetto del Bello come simmetria è presente in Aristotele, che lo tramanda anche alla filosofia medioevale e al Rinascimento; la quarta concezione invece è quella con cui nasce e si afferma l'Estetica, per esempio in Baumgarten (Aesthetica, 1750), e l'ultima accezione rappresenta un completamento di questa in quanto si considera il Bello come espressione riuscita e quindi arte. Il bello richiama talvolta anche il concetto di bene. Se in generale Bene indica tutto ciò che ha valore, pregio e dignità, in filosofia tale concetto si presenta secondo due prospettive, una metafisico-oggettivistica, il Bene è la realtà perfetta e suprema, e una soggettivistica, secondo cui il Bene è ciò che si desidera e piace. La prima teoria è tipica del mondo antico e medioevale (Platone, Aristotele, Plotino e Tommaso), che parlano del Bene come fonte della verità, del bello, del conoscibile, Bene come Dio, etc.; la seconda del pensiero moderno e contemporaneo che definisce il bene solo in relazione al soggetto che lo vuole, e ciò sia in senso relativistico, sia come in Kant che parla del bene voluto da una volontà buona, cioè guidata da una legge universale. Alcune filosofie contemporanee infatti preferiscono parlare del valore anzichè del Bello, considerando il valore come una realtà assoluta ed ultima, e si inscrivono nella stessa concezione tradizionale del bene. Carl William Brown
Bellezza del corpo Leggendo un libretto del filosofo Maurizio Ferraris sulla bellezza, scopriamo ancora varie cose interessanti. A Boston esiste, dal 1993, it MOBA (Museum of Bad Arts), un museo di "brutte arti" che organizza mostre, conferenze, sviluppando un'idea semplice ma efficace: prendi un po' di croste e le chiami con it loro nome. L'operazione non riesce sino in fondo, alcune opere non sono poi cosi male, e nel complesso si ha l'impressione che la percentuale di arte brutta non sia significativamente superiore a quella presente in molti musei di belle arti, antiche e moderne. Ma quello che importa e che il MOBA ironizza su un dogma verso cui il senso comune contemporaneo in materia d'arte tocca il massimo consenso. Cioe sulla tesi secondo cui la bellezza non e piu l'obiettivo fondamentale di quelle che una volta si chiamavano "belle arti", per distinguerle dalle arti utili. È un fenomeno che viene da lontano, e risale almeno al Romanticismo, caratterizzato da Hegel (al quale i romantici non piacevano affatto) come un predominio del contenuto sulla forma, come una disarmonia prestabilita e fortemente voluta. E non a caso nel 1853 un hegeliano, Rosenkranz, scrisse Estetica del brutto, cogliendo lo spirito dell'epoca (senza dimenticare poi che, in una tradizione che dai greci porta a Hume e a Voltaire, e viene contraddetta solo da teorie fortemente normative come il classicismo di Winckelmann, appare chiaro che la bellezza, in quanto qualità antropologica, reca in sé sempre un tratto ineliminabile di storicità e di relatività). Ovvio, per qualche decennio, tra Otto e Novecento, ci fu ancora qualche visitatore impreparato che di fronte a croste o a capolavori gridava "Brutto! Brutto!", ma oggi la verità è radicalmente diversa, e di fronte a quelle stesse croste o a capolavori si mormora "Bello! Bello!", non perché li si consideri belli, ma per far capire - in una maniera un po' contorta - che non si è di quelli che ritengono che un'opera d'arte debba essere bella. All'origine di tutto questo, sul piano dei costumi di massa, è ovviamente Duchamp: prendi un orinatoio, o uno scolabottiglie (curioso strumento, d'altra parte) o una ruota di bicicletta, lo esponi in un ambiente adatto (galleria, museo), gli dai un titolo e lo firmi, e lì realizzi la meravigliosa transustanziazione concettuale per cui un oggetto comune diventa un'opera d'arte. Da questo punto di vista, schivare la bellezza è centrale per evitare che qualche incompetente possa pensare che il miracolo dipenda dall'azione di proprietà estetiche, e non dall'invenzione concettuale. Già, le "proprietà estetiche", ossia, sempre nel parlar comune, le proprietà legate alla bellezza, nelle espressioni "chirurgia estetica", "istituto di estetica", "migliorare l'estetica" di un boiler (o magari di un orinatoio adibito a usi ordinari).
Articolo sul bello e la bellezza Che fine fanno le proprietà estetiche, nel momento in cui l'arte sembra essere tutta concettuale, e infischiarsene della bellezza? E, questione subordinata e minore, che fine fa l'estetica, intesa come dottrina filosofica che si occupa del bello e dell'arte, nella convinzione, ormai non più garantita, che i due termini abbiano molto in comune? Il bello, se così possiamo dire, è però che l'estetica non è affatto morta, anzi, è in condizioni di salute molto migliori rispetto a qualche anno fa. Da una parte, trova nuovi campi di applicazione (per esempio l'universo dei consumi di massa e del web) e nuovi strumenti di indagine (come / nelle ricerche della neuroestetica). Dall'altra, ritrova significati che con il tempo si erano persi, per esempio l'idea che l'estetica non si occupi solo di arte ma anche di percezione (aísthesis, da cui il nome "estetica"). Come è possibile? Probabilmente, la diagnosi secondo cui la bellezza non conta sottovaluta due circostanze. La prima è che i discorsi sulla sparizione della bellezza vengono regolarmente costruiti su un tipo di arte, quella visiva, che è estremamente anomala. Perché proprio l'arte visiva ha subito più direttamente l'impatto della riproducibilità tecnica dell'arte, che ha sollevato gli artisti da obblighi rappresentativi che favorivano la maestria tecnica, anche se non necessariamente la bellezza. Poi, in modo crescente, c'è stata la producibilità tecnica delle opere, ossia il fatto che tra creare un'applicazione per un telefonino e produrre un'opera non c'è alcuna differenza di fondo. Il risultato è che la manualità non conta più niente in arti in cui, in precedenza, costituiva un elemento decisivo. E chiaro che qui abbiamo a che fare con un radicale cambio di registro, che viceversa non si è prodotto in altre arti, in cui la manualità non aveva sin dall'inizio alcuna importanza (per esempio, nella letteratura) o che sin dal loro sorgere sono state caratterizzate da una fortissima componente di riproducibilità e producibilità tecnica, come il cinema e le sue evoluzioni digitali. Questa trasformazione, però, non ha affatto comportato la scomparsa dell'estetica nel suo senso tradizionale di filosofia dell'arte, sia perché si tratta di spiegare la grandissima dose di concettualità delle arti visive, sia perché si tratta di fare i conti con gli sviluppi dell'opera d'arte nell'epoca della sua diffusione di massa e della sua producibilità tecnica. Ma accanto a questo c'è un secondo elemento forse anche più interessante, e cioè il fatto che non è per niente vero che la bellezza sia scomparsa. Se dal MOBA passiamo alla moda, nessuno si sentirebbe imbarazzato a dire che un abito è brutto, o bello, e d'altra parte non ci vuol molto per vedere quanto i giudizi estetici abbiano a che fare con una delle caratteristiche fondamentali dell'essere umano, il piacere e il dispiacere che viene provocato in noi dal semplice presentarsi sensibile di cose o di persone. Questo lo aveva visto bene Kant, e il ritorno a una estetica come aísthesis, come teoria della sensibilità, ha il merito di ricordarcelo.
Sant'Agostino e il diavolo La bellezza ha lasciato alcune opere, ed è migrata altrove, trasferendosi, per così dire all'ambiente naturale (il paesaggio e la sua tutela) e culturale, incominciando dagli immediati dintorni dell'arte, come i musei, per venire ai vini, ai cibi, alla cura del corpo. E l'estetizzazione del mondo di cui tanto si è parlato ai tempi del postmoderno, ma è anche qualcosa di più, e cioè la consapevolezza del fatto che la sensibilità ci mette in contatto con una sfera reale e inemendabile (se il vino sa di tappo, sa di tappo, e non c'è sortilegio concettuale che tenga), insegnandoci che il mondo non è semplicemente come ce lo dipingiamo, o ce lo dipingono. Senza dimenticare poi che la bellezza può decidere della felicità delle persone come tutta una letteratura sull'amore e i sentimenti, che abbiamo cercato di antologizzare, dimostra con larghezza. Il nocciolo di questo aspetto lo ha colto bene Stendhal: "la bellezza è una promessa di felicità". Questa frase sposta il dibattito dalle sfere somme, e dai paragoni fuori luogo, al nocciolo della faccenda, dicendoci che la bellezza non è una entità magniloquente, bensì una proprietà terziaria (cioè espressiva) connessa a oggetti, opere, eventi e soprattutto persone: c'è qualcosa nel mondo che si stacca dalla nebulosa delle cose circostanti perché esprime qualcosa, e in particolare una promessa, quella di renderci felici. La promessa potrà non essere mantenuta per intero (ed è ciò che accade il più delle volte, il che spiega perché la bellezza ha una qualche parentela con l'inganno e addirittura con il pericolo, come in Rilke e in Fitzgerald), oppure potrà durare troppo poco (ed è per questo che la bellezza è legata alla malinconia e alla caducità, come nei versi di Baudelaire), ma intanto importa che in quel preciso punto del mondo ci sia una promessa di quel genere, che si rivolge proprio a noi. La bellezza, dunque, importa. Ma bisogna evitare l'eccesso inverso rispetto alla squalificazione novecentesca. L'idea di Dostoevskij secondo cui la bellezza salverà il mondo è in ultima analisi tutt'altro che benigna: non date né scienza né pane al mondo, dategli lustrini e veline, e che si accontenti. Insomma, si sente il vento, non tanto della follia, quanto piuttosto dello stupore a poco prezzo e del raggiro che pagheremo caro. Un rischio collaterale di questa frase così immodesta (perché veniva da uno scrittore, dunque da un professionista della bellezza) è inoltre di fare odiare la bellezza, e di farle preferire il brutto per il brutto. Il che, fra l'altro, è storicamente avvenuto. Non appena un artista, un critico, un filosofo, si sono infuriati con l'idea che la bellezza avesse la meglio sulla giustizia e sull'umanità, il primo gesto è stato per l'appunto teorizzare, o purtroppo anche realizzare, opere brutte, che non fornicassero con l'estetismo, che ci mettessero sotto gli occhi i dolori del mondo, senza redimerli, ossia lasciandoli brutti, anzi, aggiungendo bruttezza a bruttezza. E poi, già che ci siamo, si è provveduto a riempire il mondo di case brutte, di calzoni a zampa, di panini alla piastra, e ovviamente di opere che meriterebbero di finire al MOBA. Maurizio Ferraris, Bellezza Comunque possiamo aggiungere che sulle categorie estetiche del bello si è proprio detto tutto e il contrario di tutto, come sulle altre questioni del resto. Ad esempio, Edmund Burke, filosofo e politico irlandese del XVIII secolo, ha elaborato una particolare teoria del bello e del sublime nel suo saggio del 1757 intitolato: A Philosophical Enquiry into the Origin of Our Ideas of the Sublime and Beautiful ( Un'indagine filosofica sull'origine delle nostre idee del sublime e del bello). Secondo Burke, il bello e il sublime sono due concetti estetici distinti. Il bello si riferisce a ciò che è piacevole alla vista e all'udito, e che suscita una sensazione di armonia e proporzione. Burke ha descritto il bello come "ciò che è formato in modo tale da suscitare la semplice approvazione dello spirito". Egli ha sostenuto che il bello è un concetto universale, che può essere apprezzato da tutti gli esseri umani indipendentemente dalla loro cultura o dalla loro esperienza. Read the full article
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2024 Vancouver International Wine Festival x VCC West x Waterfront.
This was nicely highlighted by an impressive selection of proseccos and sparkling wines from wineries spanning generations of Italian family lineage.
"Discover Italy!" wine tasting station
Medici Ermete / Umani Ronchi wineries
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Accademia Platonica
Nella penisola italiana l’umanesimo o cultura umanistica, si affermò nei secoli XIV/XV. Nel XVI secolo si affermò in tutta l’Europa. A Firenze sotto l’egida della famiglia Medici, nella persona di Cosimo Pater Patriae, venne fondata l’Accademia Platonica dal filosofo Marsilio Ficino. Affinché potesse studiare le opere di Platone e il Pimandro di Ermete Trimegisto e il Plotino.
Nel 1462, Cosimo permetteva al filosofo e ai suoi seguaci di riunirsi nella villa di Careggi, chiamata dal Ficino “Academia Charegiana”. L’Accademia era un centro culturale senza uno statuto e cariche, essendo libere riunioni di umanisti. È stata uno dei primi esempi di accademia moderna, nata con l’interesse verso gli autori greci e romani invogliati da una migliorata vita intellettuale, spinti alla conoscenza e al sapere. Venivano organizzati simposi con eruditi, dotti e mecenati, con dispute in pubblico e in privato con un vasto scambio epistolare fra i disputanti alle riunioni.
Dalle epistole del filosofo, si conosce che in queste riunioni vi partecipava il meglio del sapere fiorentino. Alla Accademia Platonica intervenivano nei simposi: Agnolo Poliziano, Pico della Mirandola, Francesco Cattani da Diacceto, Giuliano e Lorenzo de’ Medici, e Amerigo Benci. A queste dotte discussioni si univano anche giuristi, medici, sacerdoti, poeti e musicisti, provenienti da altre esperienze e non attinenti alla filosofia della cultura del Quattrocento. Queste riunioni si ispiravano al modello platonico, guidati dal Ficino che cercava di evidenziare le affinità fra il platonismo al cristianesimo. Da questi incontri, uscì una sua opera: La Teologia platonica, in cui contrastava l’aristotelismo, proponendo di tornare al pensiero platonico, evidenziandone le affinità con il cristianesimo. Con la sua morte avvenuta il 1° ottobre 1499, l’Accademia decadde. Il suo successore Francesco Cattani da Diacceto, suo discepolo preferito, tentò di riportarla ai fasti passati. Laureato in diritto civile, fu canonico, dotto teologo, divenne in gioventù Console dell'Accademia fiorentina. Ebbe una intensa attività letterari rivolta ai suoi fedeli. Fra i suoi scritti si trova una vita di Cristo , una della Vergine, di San Domenico, le vite dei Vescovi di Fiesole (anche lui era stato nominato Vescovo). E' anche conosciuto per aver tradotto in volgare delle opere di Sant Ambrogio: De officis e dell'Esameron e le opere di M. L. Blosio.
Alberto Chiarugi Read the full article
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Concerto
Nhà rượu Medici Ermete mang đến cho mảng vang nổ nước Ý một chai vang tuyệt vời mang tên Concerto Lambrusco Reggiano Medici Ermete. Chai vang được sản xuất từ giống nho Lambrusco, loại nho phổ biến để sản xuất vang nổ tại Ý. Vang nổ nhập khẩu Concerto Reggiano Lambrusco Medici Ermete nổi bật với hương vị ngậy của hương dâu cùng kem tươi.
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【ブログ更新しました!】飲んだワイン メディチ・エルメーテ/クエルチオーリ ランブルスコ レッジアーノ セッコN.V. 6点 https://ift.tt/2CR2dv1
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🥂 Enjoying this 2018 Medici Ermete & Figli Arte e Concerto Lambrusco (89 pts) from Italy tonight. If you’ve never tried Lambrusco, this would be a great place to start. Available in LCBO VINTAGES now for $20. Full review here: https://bit.ly/3dXYMzr
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GSN Review: Concerto Reggiano Lambrusco DOC
GSN Review: Concerto Reggiano Lambrusco DOC
The 130-year-old Italian winery Medici Ermete presents its first vintage of certified organic Concerto Reggiano Lambrusco DOC, marking the beginning of the winery’s “Generation 2031” campaign that represents a commitment to environmental, ethical-social, and economic sustainability. “The certification comes after three years of conversion of all five of our estates from sustainable farming to…
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Barrels of the real stuff, traditional Reggio Emilia balsamic vinegar, aging at @tenutarampata You’re not going to be making vinaigrette with this! 12, 25 and up to 50 years old, the liquid naturally evaporates through an opening in the barrel covered only with a piece of cloth, the balsamic moving to smaller and smaller barrels as it ages and concentrates. A barrel was traditionally started at a girls birth, to be ready for her wedding day. *********************** @mediciermete #tenutarampata #acetaia #balsamic #balsamicvinegar #balsamicbarrels #emiliaromagnafood #emiliaromagna #slowfood #italytravel #italianfoodphotography #lightandshadow #tradition #barrels #woodenbarrels #riverenza #evaporate #travelphotographer #foodphotographer #realfood #tasteofitaly #taste (at Medici Ermete) https://www.instagram.com/p/B7hHhq7pHiV/?igshid=1kbfcmc41jcb7
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La Radiazione di Roberto Gava dall’ordine dei medici.
Intanto diciamo che Medicinae Doctor lo è ancora dal momento che gli hanno sospeso solo l’abilitazione (per adesso le lauree non le bruciano in piazza) che, a dirla tutta, potrebbe sostenere una seconda volta e tornare a professare (in tutti i sensi), poi vediamo cos’ha fatto per meritarsi un provvedimento così serio e così raro che di solito non applicano nemmeno per quei medici che dicono alle proprie pazienti di aprire la bocca e poi usano un abbassalingua di materiale organico.
Dal suo sito http://www.robertogava.it/:
Il Dr. Roberto Gava si è laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova, si è specializzato in Cardiologia, Farmacologia Clinica e Tossicologia Medica, per poi perfezionarsi in Agopuntura Cinese, Omeopatia Classica, Bioetica . Dopo più di dieci anni di lavoro in ambiente universitario ed essere stato autore di due libri di Farmacologia e numerose pubblicazioni scientifiche, da una ventina d’anni sta cercando di studiare gli approcci medici non convenzionali rivedendoli anche alla luce delle attuali conoscenze scientifiche, essendosi convinto che il medico deve aprirsi a molte tecniche terapeutiche scegliendo di volta in volta per il suo paziente quella più appropriata. L’uomo, infatti, è un mistero all’uomo stesso e ogni paziente ha la sua storia e la sua individualità: il medico non può non considerare l’unicità e l’unitarietà di ogni persona, specialmente quando questa è malata e cerca la salute.
In neretto ci sono, contrapposte, specializzazioni mediche ‘classiche’ e specializzazioni in medicina ‘alternativa'... o pseudoscientifica se si vuol essere cattivi. Premettendo che, e non ne ho mai fatto mistero, vengo anch’io da una tradizione di lettura ‘alternativa’ della realtà, non credo però che siano questi i tempi per un simile approccio pluridimensionale alla malattia e credo che questa maniera di codificare la realtà debba rimanere nell’ambito della filosofia e non della scienza.
Roberto Gava ha scritto parecchio sull’argomento vaccini ma non ha disdegnato nemmeno l’argomento omeopatia, quello alimentazione o i consigli per vincere lo stress quotidiano; purtroppo non sono riuscito a procurarmene nemmeno uno per darci una letta e visto che il costo non è proprio irrisorio, quei soldi preferirei spenderli per costruirmi un parco dei divertimenti personale con blackjack e puttane (cit.).
Questo è molto limitante per quella che voleva essere un’analisi seria (LOL niente male se consideriamo che il motto della mia casata è UMQUAM GRAVIS NISI NECESSE EST) quindi farò il gioco di Gava, che si è difeso dicendo ‘sono stato frainteso!’, e mi limiterò a prendere alcuni stralci dei suoi pensieri, scritti e detti in passato.
ALLOPATIA... NO, OMEOPATIA.
Per ciò che mi riguarda, ma forse è solo un difetto mio, Gava è OMEOPATA e quindi non si fa in tempo a dire miccia e acciarino che rompo la lavagna penetrandola col gessetto nel porre il suo nome nella colonna dei CATTIVI SCIENZIATI. Ok Ermete Trismegisto, ok Paracelso ma non sfrangettatemi la minchia con la filosofia ermetica in medicina. Grazie.
Per i disinformati, l’omeopatia è come sussurrare ‘Martini’ a un bicchiere pieno di Gin e berlo come se fosse un Martini o come aprire e poi chiudere subito il frigorifero per far passare la fame o come sciogliere un’aspirina effervescente nel lago di Garda e poi bersene un bicchiere.
GLI AUTISTI DI UBER
L’autismo è una malattia, anzi, UN’EPIDEMIA, quindi fanculo neurologi di tutto il mondo e statevene a casa a tirarvi le pippe sulle foto delle fette di cervello plastinate di Gunther von Hagens!
- Roberto... i disturbi dello spettro dell’autismo sono il risultato di un’organizzazione neuro-anatomica differente che avviene durante lo sviluppo fetal... - LALALALALALALA NON TI SENTO! VACCINI!
Il Dott.Gava afferma che la ricerca medica è troppo asettica e impersonale e che lui basa le sue certezze sull’esperienza delle mamme che gli raccontano come i figli sono diventati autisti di Uber dopo il primo vaccino.
Cazzo... perché nessuno ci ha pensato prima? Si fottano il nesso di correlazione e il nesso di causalità!
Se il CDC di Atlanta avesse fatto un gruppo whatsapp con tutte le mamme italiane, credo che l’Ebolavirus non avrebbe nemmeno avuto il coraggio di mutare e ripresentarsi.
CI FA O CI È?
Questo è il dilemma.
Anch’io una volta sono stato fulminato sulla via di Damasco ma si trattava di via Damasco a Lugagnano (VR) ed era mio intestino devastato dalla salsa piccante del kebabbaro lì vicino, quindi faccio fatica a credere che uno stimato professionista con così tante specializzazioni abbia visto la luce rivelatrice dopo dieci anni di lavoro serio e abbia capito come tutti i problemi di salute siano provocati dagli stessi rimedi che prendiamo per i problemi di salute che non abbiamo ma che crediamo di avere. Che alla farmacia del mercato mio padre comprò.
E se non vogliamo credere alla cattiva fede (60 euro per sentirlo parlare a uno dei suoi tanti convegni in giro), allora abbiamo a che fare con una persona il cui ego si misura in gigametri e il cui bisogno di soddisfacimento fa sembrare Snorlax anoressico.
Per concludere, visto che per diventare santi bisogna prima essere martirizzati, credo che gli antivaccinisti gli stiano già facendo posto nel proprio calendario.
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Ermes Scardova, Medici Ermete: In Conversation We speak to Ermes Scardova, Export Manager of Medici Ermete about the misconceptions surrounding Lambrusco, a sparkling wine from Italy. Special thanks to the Vancouver International Wine Fest #tastdIQ #quenchmag #wineIQ #beerIQ #insideQuench https://quench.me/video/ermes-scardova-medici-ermete-in-conversation/
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Emilia-Romagna’s Native Grapes Masterclass at VanWineFest 2020
Emilia-Romagna’s Native Grapes Masterclass at @VanWineFest 2020 #Lambrusco #Pagadebit #Sangiovese @PdN1929 @ermetemedici @MontedelleVigne @UmbertoCesari @chiaraconde
What do you know about the Emilia-Romagna region in Italy? Where is it located? Are there any foods or wines that are special in this area? This is what I came to learn about the Emilia-Romagna Native Grapes masterclass at the Vancouver International Wine Festival.
I did see a list of the wines ahead of time and I did recognize some, but other wines were new to me. And new grapes. We had two…
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#@vanwinefest#Albana#Balsamic vinegar#Bombino Bianco#cabernet sauvignon#Chiara Condello#Emilia Romagna#Gnocchi#italy#Lambrusco#Medici Ermete#Monte Delle Vigne#Pagadebit#Parmigiano Reggiano#Poderi Dal Nespoli#Prosciutto di Parma#Sangiovese#sauvignon blanc#Tortellini#Trere#Umberto Cesari#Uva Longanesi#Vancouver International Wine Festival
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Six of Our Favorite Lambruscos to Drink Right Now
“Good Lambruscos are almost always going to be in the $20 to $30 range,” Keith Beavers, wine professional and VinePair columnist, says as I set up a Lambrusco blind tasting.
He’s right. Our panel immediately pans three cloying, $11-ish bottles in rapid succession.
Beavers’ wisdom goes against persistent misconceptions about Lambrusco, the sparkling red wine from Emilia Romagna, Italy. Many Americans associate Lambrusco with inexpensive, teeth-achingly sweet juice made famous by the brand Riunite in the 1970s and 1980s. (According to the American Association of Wine Economists, in 1981, America’s top three imported wines were all Lambruscos, with Ruinite in the No. 1 spot.) Riunite Lambrusco currently retails from $7.50.
“The story of how Lambrusco earned sneers is an old one and hardly bears repeating,” Eric Asimov writes in The New York Times, “except that many people are still stuck on the notion that Lambrusco is sweet, fizzy, and mildly alcoholic.”
In reality, the category contains multitudes. More than 60 types of grapes from villages in Emilia Romagna can be used to make Lambrusco. In certain areas, winemakers are eschewing the Charmat method used for sweet and bulk wine, and re-embracing traditional, in-bottle fermentation. Lambruscos can be dry and acidic, like those grown in the sandy soils of Sorbara; or dark-hued and deeply tannic, owing to a late harvest and clay terrain.
Such distinctions have existed for millennia. Now, more nuanced Lambruscos are available stateside and worldwide. We tasted several bottles to determine these stalwart picks. Here are six of the best Lambruscos available in the U.S. now.
6. Moro Rinaldini Lambrusco Reggiano Secco NV
An exception to our $20 guidepost, this modestly priced bottle hails from Reggio Emilia, a region west of Modena and renowned for Parmigiano Reggiano cheese. The bright, strawberry-scented wine balances its fruit with a slightly tart palate and lots of acid. We’d love to pair this with the region’s signature cheese, or a hearty serving of tortellini en brodo. Average price: $13.
5. Vigneto Saetti Lambrusca dell’Emilia I.G.P., 2016
Dark fruits are balanced by savory, earthy flavors in this sophisticated sparkler. “I want a cheese plate,” commented one taster, and rightly so: The Saetti would play beautifully off Parmesan, salumi, and other salty starters. We would also love it with a big bowl of carbonara. Average price: $20.
4. Medici Ermete Lambrusco Concerto Reggiano, 2016
This 100 percent Salamino pick was reportedly the world’s first single-vineyard Lambrusco, and remains a critical darling for its bright, frothy flavors. Look for red berries and citrus peel on the nose, followed by a crisp palate and dry finish. Average price: $19.
3. Cleto Chiarli Vecchia Modena Premium Lambrusco di Sorbara, 2016
This 1860 winery makes Lambrusco with estate-grown grapes from Sorbara. Our panel was struck by the wine’s “stunning” ruby-red color. A fruity, spicy bouquet of red berries and cinnamon gives way to a zesty, vibrant, and almost creamy palate with notes of ginger. The long finish is crisp but has the faintest hint of sweetness, making it an excellent foil for everything from cheese boards to dim sum. Average price: $16.
2. Vigneto Saetti Lambrusco Salamino di Santa Croce, 2017
A gold standard of approachable, balanced Lambruscos is this crowd-pleaser from Saetti. It pours a lovely, deep garnet color and has a bright, bracingly dry finish. It’s remarkably versatile, and our panelists could see it working at aperitif hour as well as with roasted root vegetables, hearty stews, and other winter main dishes. Average price: $19.
1. Cantina Della Volta Lambrusco di Modena Spumante Rosso, 2010
Nuanced and elegant, “this is what you want Lambrusco to be,” one taster said. The raspberry-colored sparkler has a round character, with balanced fruit, acid, and minerality plus the slightest bitter note on the finish. The price point is higher than others on our list, but, in Emilia Romagna, as in life, you get what you pay for. Average price: $28
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source https://vinepair.com/buy-this-booze/best-lambrusco-2019/
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Icons of Italian Wine
Wine and spirits importer Kobrand Corporation recently hosted the “Kobrand Tourd’Italia, a four-city event presenting iconic Italian wine brands and principals. The collection offered wines from renowned Italian wine producing regions: Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Piedmont in the North, the central regions of Tuscany and Umbria and the islands of Sicily and Sardinia. Kobrand invited guests to meet with the winery principals to enjoy the terroir-driven wines that demonstrate the depth and breadth of Italy.
“In our seventh year, we are proud to once again take these exceptional brands with a remarkable cast of winery principals on the road,” said Kobrand President and CEO Robert T. DeRoose. “This year, we focus on the Northeast region of the U.S., where we look forward to showcasing Kobrand’s entire iconic Italian portfolio. This portfolio embodies century’s old commitment to quality, and it is a true privilege to taste these iconic wines and meet these principals and winemakers.”
The following Kobrand Italian principals presented their portfolios:
Giovanna Moretti: Tenuta Sette Ponti, Feudo Maccari
Emilia Nardi: Tenute Silvio Nardi
Giovanni Folonari: Tenuta di Nozzole, Tenute del Cabreo, Tenuta Campo al Mare, Tenuta La Fuga, Tenuta TorCalvano
Giacomo Boscaini: Masi Agricola
Alberto Chiarlo: Michele Chiarlo
Alberto Medici: Medici Ermete
Roberto Pighin: Fernando Pighin & Figli
In this MRM News video story, Marco Sorio, Kobrand Italian Portfolio Brand Director, discusses the tour's importance and the diversity of Italian wines.
Icons of Italian Wine posted first on happyhourspecialsyum.blogspot.com
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Enologica 2017: l’Emilia Romagna in mostra (e degustazione)
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Enologica 2017: l’Emilia Romagna in mostra (e degustazione)
Questo weekend a Bologna torna Enologica 2017, il Salone del vino e dei prodotti tipici dell’Emilia Romagna. La tre giorni organizzata dall’Enoteca Regionale e curata da Giorgio Melandri raduna per questa XX edizione 117 Cantine e Consorzi del territorio. Da sabato 18 a lunedì 20 novembre un’ampia rappresentanza della migliore produzione regionale sarà in degustazione nel salone del Podestà di Palazzo Re Enzo (piazza del Nettuno 1). Anche Civiltà del bere prende parte all’evento: cercateci fra gli espositori!
A Enologica 2017 tutti i volti dell’Emilia Romagna
«Enologica mira a rappresentare in modo ampio ed esaustivo le diverse anime produttive della regione» spiega Pierluigi Sciolette, presidente dell’Enoteca Regionale Emilia Romagna. «La nostra è una regione unita, in cui l’Enoteca aiuta a promuovere piccole e medie produzioni, insieme ai grandi gruppi cooperativi».
Programma, orari, biglietti
L’appuntamento è aperto al pubblico (ingresso 20 euro, ridotto a 10 per sommelier e operatori accreditati) dalle ore 11, con chiusura alle 21 (sabato), alle 20 (domenica) e alle 19 (lunedì). Oltre al walk-around tasting (leggi l’elenco degli espositori), Enologica prevede creazioni gastronomiche al “Teatro dei Cuochi”, panini d’autore e il premio “Carta Canta” (per le migliori carte vini con assortimento regionale). E un ricco programma di seminari e degustazioni tematiche.
I seminari di Enologica 2017
Da sabato a lunedì, i seminari di Enologica 2017 propongono un viaggio lungo la via Emilia per raccontare la variegata produzione regionale insieme a importanti giornalisti italiani del settore. Il programma completo è consultabile qui. Ecco intanto i titoli dei seminari.
Sabato 18 novembre
ore 13.30 Emilia frizzante… in bianco! Inedita e imprevedibile (Jacopo Cossater) ore 15 Il Consorzio Vini di Romagna presenta: Romagna Sangiovese (Luca Gardini) ore 16.30 Elogio dei vini dolci. Emilia-Romagna tra invenzione e tradizione (Jacopo Cossater) ore 18 Il Consorzio Pignoletto e Il Consorzio Vini Colli Bolognesi presentano: Pignoletto (Luca Gardini)
Domenica 19 novembre
ore 12 Il Consorzio Tutela Vini Doc Colli Piacentini presenta: Gutturnio (Antonio Paolini) ore 13.30 Rifermentazione ancestrale, la nuova frontiera dell’Emilia (Alessandro Bocchetti e Paolo Trimani) ore 15 Il Consorzio Tutela Vini Doc Colli Piacentini presenta: Malvasia (Antonio Paolini) ore 16.30 Argille, sabbie, marne e arenarie. I dialetti del Romagna Sangiovese (Alessandro Bocchetti e Paolo Trimani) ore 18 Il Consorzio Vini di Romagna presenta: Romagna Albana (Daniele Cernilli)
Lunedì 20 novembre
ore 12 Il Consorzio Vini Reggiani presenta: I Lambrusco di Reggio Emilia (Alessandro Torcoli) ore 13.30 Metodo classico, l’Emilia-Romagna che sogna! (Eleonora Guerini) ore 15 Il Consorzio Marchio Storico dei Lambruschi Modenesi presenta: I Lambrusco di Modena (Alessandro Torcoli) ore 16.30 Una questione di stile. L’Emilia-Romagna e il futuro (Eleonora Guerini) ore 17.30 Autoctoni di successo. Bursôn, Centesimino e Famoso (Giammario Villa)
117 Cantine e Consorzi a Enologica 2017
Colli Bolognesi, Colli Piacentini, Emilia e Romagna. Ogni zona produttiva della regione è rappresentata nella selezione di 117 Cantine e Consorzi protagonisti di Enologica. Eccoli, in ordine alfabetico: Assirelli – Cantina da Vittorio, Benassi Maddalena, Cà di Sopra, Cantina Albinea Canali, Cantina Braschi, Cantina della Volta, Cantina di Carpi e Sorbara, Cantina Forlì Predappio, Cantina Paltrinieri, Cantina Settecani – Castelvetro, Cantina Sociale di San Martino in Rio, Cantina Zucchi, Cantine Casabella, Cantine Ceci, Cantine Intesa – Agrintesa, Cantine Lombardini, Casali Viticultori, Castello di Luzzano, Castelluccio, Cavicchioli U. & Figli, Caviro, Celli, Cinti Floriano, Cleto Chiarli, Collina, Condè, Consorzio Vini Tipici di San Marino, Dalfiume Nobilvini – Villa Poggiolo, Enio Ottaviani, Fangareggi, Fattoria Monticino Rosso, Fattoria Moretto, Fattoria Nicolucci, Fattoria Paradiso, Fedrizzi Alessandro, Francesco Bellei & C. – Tenuta Forcirola, Fratta Minore, Gaetano Righi, Gaggioli Maria Letizia, Gallegati, Gavioli Antica Cantina, Giovanna Madonia, Giovannini, I Sabbioni, Il Gallo Nero – Guerra Giovanni, Il Monticino, Il Pratello, Il Teatro, Isola, La Casetta, La Franzona, La Marmocchia, La Sabbiona, La Tollara, Le Rocche Malatestiane, Le Siepi di San Giovanni, Leone Conti, Lini 910, Lodi Corazza, LU.VA. – Leoni Luciano e Ciani Valerio, Manaresi, Manicardi, Mattarelli Vini, Medici Ermete & Figli, Merlotta, Monte delle Vigne, Montevecchio Isolani, Mossi 1558, Noelia Ricci, Nugareto, Oinoe, Pandolfa, Pertinello, Pezzuoli, Podere La Berta, Podere Riosto, Podere Vecciano, Poderi dal Nespoli, Pregio, Quintopasso, Randi, San Paolo – Selmi Alessandro ed Enrico, San Patrignano, Santa Giustina, Spinetta, Tenuta Casali, Tenuta Colombarda, Tenuta La Riva, Tenuta La Viola, Tenuta Masselina, Tenuta Nero del Bufalo, Tenuta Palazzona di Maggio, Tenuta Pernice, Tenuta Piccolo-Brunelli & C., Tenuta Saiano, Tenuta Santa Croce, Tenuta Santa Lucia, Tenuta Sant’Aquilina, Tenuta Santini, Tenuta Uccellina, Tenuta Villa Rovere, Terraquilia – Il Metodo Ancestrale, Terre di Fiume – Azienda Biologica Certificata, Tizzano, Torre San Martino, Trerè, Uccellaia, Valle delle Lepri, Venturini Baldini, Vigna Cunial, Vignaboni, Vigneto delle Terre Rosse – Vallania, Villa Bagnolo, Villa Papiano, Villa Venti, Zanardi Alessandro, Zanetti Protonotari Campi.
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Onto the real reason we're in Emilia Romagna: We're on an #ACIDTRIP. No, I didn't just listen to a shitload of Zappa — that's the name of Michael Harlan Turkell’s fascinating new book about the world of vinegar, which features this region and its famous balsamic prominently. Spent time learning at two acetaias today: Acetaia San Giacomo, run by the dynamic Andrea Bezzecchi, the president of Reggio Emilia's balsamic consortium; and Medici Ermete, where siblings Alberto and Alessandra Medici produce high-quality balsamics that complement their elegant Lambruscos. The barrel groupings you see are known as "batteria." Transferring cooked grape must from barrel to barrel over a period of years is the painstaking process that makes balsamic what it is; different native woods imbue the juice with different flavors.
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