#Mario Asso
Explore tagged Tumblr posts
Text
I dieci Eroi sepolti al Vittoriale accanto al sommo poeta Gabriele D'Annunzio
La sommità del Vittoriale degli italiani che, si estende per circa nove ettari sulle colline di Gardone Riviera in posizione panoramica, dominante la sponda bresciana de lago di Garda, è occupata dal Mausoleo, monumento funebre realizzato dall’architetto Gian Carlo Maroni dopo la morte di Gabriele D’Annunzio. Il monumento è ispirato ai tumuli funerari di tradizione etrusco-romana ed è costituito…
#Adriano Bacula#Antonio Gottardo#Antonio Locatelli#Ernesto Cabruna#Gabriele D’Annunzio#Gian Carlo Maroni#Giuseppe Piffer#Grande Guerra#Guido Keller#Italo Conci#Luigi Siviero#Marcia su Roma#Mario Asso#Mausoleo del Vittoriale#Riccardo Gigante#Vincenzo Magliocco#Vittoriale degli Italiani#Vittorio Montiglio
0 notes
Text
Mario Bellagambi l'aviatore fiorentino asso dei Diavoli rossi
Mario Bellagambi nacque a Firenze nel 1915. Nel 1935 ottenne il brevetto come pilota civile presso l’aeroporto di Firenze/Peretola. Nel 1937 arruolatosi nella Regia Aeronautica, ottenne anche il brevetto di pilota militare, pilotando il biplano da caccia Fiat CR 32 Freccia, venendo assegnato alla 362° Squadriglia del 24° Gruppo del 52° Stormo Caccia Terrestre. Militò poi nel XVI Gruppo Caccia “La Cucaracha” e nella Squadriglia autonoma mitragliamento “Ocio che te copo” (in veneto “Occhio che ti accoppo”).
Partì volontario per la Guerra di Spagna nel 1938 inquadrato nella Squadriglia Gamba di Ferro di Tito Falconi, così chiamata in onore dell’Asso Ernesto Botto, che poco tempo prima in Spagna, aveva perso una gamba in un combattimento aereo. Amputata la gamba destra, tornò comunque in servizio con un arto artificiale, meritando la Medaglia d’oro al valore, e l’onore di poter dare il nome alla 32° Squadriglia con una sua effige: una gamba di metallo come quella indossata in battaglia dai cavalieri medievali. Mario sostenne in Spagna undici combattimenti senza però abbattere nessuno nemico. Rientrato nel 1939 in Italia, tornò al suo vecchio reparto per seguire altri addestramenti.
CR 32 Con lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, volò su gran parte dei velivoli italiani da caccia come : Fiat G 50 Freccia II, Macchi 200 e 202, CR 32 e CR 42 Falco, Fiat G 55 Centauro, ma anche C 202 Folgore Aermacchi e Reggiane Re 2000, sostenendo combattimenti contro velivoli solitamente di alto livello, come gli americani P 51 Mustang e P 47 Thunderbolt, ma anche contro aerei inglesi come Gloster Gladiator, Hurricane, Spitfire, o aerei russi come il Polikarpof I 15 e I 16, o, verso la fine del conflitto, contro i bombardieri Boeing B-17 Flying Fortress, North American B-25 Mitchell e Martin B-26 Marauder che imperversavano sui cieli d’Italia. Nel 1941 arriva in Africa Settentrionale Italiana posto al comando della 364° Squadriglia. Solo nel giugno del 1942 conseguì la sua prima vittoria aerea venendo promosso capitano. Rientrato in Italia dopo essere stato ferito in combattimento ad una gamba, prese l’abilitazione di volo sul famoso Messerschmitt Bf 109 (con l’insegna “1 Giallo”), si trattava di uno dei migliori e più diffusi aerei da caccia tedeschi (costruito in circa 33.000 esemplari in diverse versioni e varianti), venendo schierato a Castelvetrano a Trapani, partecipando a vari scontri aerei.
Dopo l’armistizio decise di aderire alla Repubblica Sociale e dunque all’ Aeronautica Nazionale Repubblicana ottenendo il comando della 2° Squadriglia Diavoli Rossi. Questo grazie alle sue competenze acquisite sul velivolo tedesco e nelle tecniche di combattimento della Luftwaffe (l’Aeronautica militare tedesca).
Volò ancora sui Fiat G55 e sui Bf 109 versione G (le versioni di questi aereo partivano dalla A fino alla K seguendo l’ordine alfabetico). Prese così parte a quarantacinque combattimenti aerei rivendicando 10 abbattimenti, anche se secondo gli atti ne risultano quattordici.
Ottenne anche due Medaglie d’argento al valore militare, per il coraggio dimostrato attaccando bombardieri nemici e bersagliando truppe e posizioni e perché continuò a combattere anche quando ferito alla gola, o alla gamba, senza mai tirarsi indietro, nonostante si scontrasse sempre contro forze superiori. Ottenne onorificenze anche dagli alleati tedeschi, come la Croce di ferro di Prima Classe e quella di Seconda Classe, sempre grazie al valore dimostrato.
Nel 1949 rientrerà in servizio con il grado di capitano nell’Aeronautica Militare alla Scuola di Guerra Aerea di Firenze, dopo un periodo di epurazione avendo aderito alla Repubblica Sociale. Pilotò così i Fiat G 59, i P 51e i P 47, aerei che per ironia della sorte aveva combattuto e infine volando anche sui nuovi aerei a reazione come i Fiat G 91 e i Sabre F 86 K. Comandandò poi il 20° Gruppo e la Pattuglia acrobatica della 51° Aerobrigata. Nel 1958 entrò a far parte della 56 a Tactical Air Force. Dal 1961 al 1963 fu comandante del 3° S.O.C. e poi nel 1964 ebbe la nomina di addetto militare italiano a Tokyo, dove rimase fino al 1967. Fu infine promosso generale di brigata aerea. Morirà a Firenze, la sua città natale, il 25 luglio del 2001.
Riccardo Massaro Read the full article
0 notes
Video
Uomini e Donne, Maria De Filippi ha scelto la nuova Tronista ed è un volto amato del programma! La stagione televisiva di Uomini e Donne si è appena conclusa, per alcuni con un lieto fine per altri con un grande buco nell’acqua, e i fan del dating show di Canale 5 ne sentono già la mancanza. Sembra che Maria De Filippi, che non ama starsene con le mani in mano, abbia già in mente un nome per la tronista che presenterà a settembre e si tratta di un volto molto noto del programma. Ecco i dettagli sull’indiscrezione inaspettata. Uomini e Donne, bilancio della stagione Come ogni anno, Uomini e Donne è stato uno dei programmi di punta di Canale 5 e in termini di share ha spiccato il volo grazie alle scelte di Maria De Filippi, che ha saputo mescolare alla perfezione le storie dei giovani tronisti del Trono Classico e le storie di quelli del Trono Over. Quest’anno, infatti, la presentatrice ha azzardato scegliendo come tronista Ida Platano, una delle dame più controverse del parterre femminile per le sue sfortunate storie d’amore, tutte concluse tra lacrime e recriminazioni. Ida si è concentrata su Mario Cusitore e Pierpaolo Siano ma il suo percorso è stato un colossale buco nell’acqua: era evidente che la bresciana pendesse per Mario ma proprio da lui ha ricevuto la peggiore delle sorprese tra segnalazioni e una fuga con una bionda, che si è poi scoperto essere una ex corteggiatrice di Alessandro Vicinanza, a suo volta ex della Platano. Insomma, Maria non è riuscita a realizzare il sogno d’amore di Ida, che se ne è andata sconsolata dallo studio di Uomini e Donne, ma è vero anche che la sua storia ha fatto guadagnare nuovi punti di share e si mormora che poterebbe non essersi esaurita, con un riavvicinamento in corso con Mario. Anche altri protagonisti del trono over hanno fatto breccia nel cuore degli spettatori come Emanuela Malavisi e Marco Antonio Alessio, che si sono tuttavia recentemente lasciati dopo aver abbandonato insieme il programma. Apprezzati anche i troni di questa edizione, in particolare quello di Brando e quello di Daniele. Insomma, De Filippi può dirsi soddisfatta ma bisogna già pensare alla prossima stagione televisiva e si mormora che la conduttrice abbia un asso nella manica. Uomini e Donne, Maria De Filippi ha scelto la nuova tronista? È chiaro che l’esperimento di porre una protagonista del trono over sul trono sia stato efficace perlomeno dal punto di vista televisivo e Maria De Filippi potrebbe poter approfittare di questo per la nuova stagione televisiva di Uomini e Donne. Sembra, infatti, che la presentatrice abbia già in mente la nuova tronista e che sia un volto amatissimo del dating show di Canale 5, ovvero la verace opinionista Tina Cipollari. “Delusa dalla volubile Ida Platano, la De Filippi adesso vuole Tina Cipollari sul trono: “C’è un uomo per te”. […] Che cosa ha in mente Maria per il prossimo settembre. Vuole davvero Tina sul Trono Over, quello che è stato nei mesi scorsi di Ida Platano”. Questa l’indiscrezione lanciata dal settimanale Nuovo Tv negli ultimi giorni, ma sono mesi che si parla di questa possibilità dato che Tina è davvero molto seguita dal pubblico e ora è single da diverso tempo. Del resto Maria ha introdotto deliberatamente l’argomento proprio nel corso delle ultime puntate di Uomini e Donne, con il siparietto dal sapore trash con Giucas Casella e sulla presunta love story con l’opinionista. Certo a quel punto si porrebbe il problema di chi mettere al posto della Cipollari, dato che il suo ruolo è uno dei più amati dal publico del programma di Canale 5. A voi piacerebbe vedere Tina sul trono?
1 note
·
View note
Text
avevamo un asso in mano e ci siamo giocati il due di bastoni?
“Le strategie – afferma in chiusura del suo intervento Mario Draghi – che hanno garantito in passato la prosperità e la sicurezza dell’Europa – fare affidamento sull’America per la sicurezza, sulla Cina per le esportazioni e sulla Russia per l’energia – sono diventate insufficienti, incerte o inaccettabili.”
0 notes
Text
Milano: Premio Campione, fissata per l'11 maggio la cerimonia di consegna
Milano: Premio Campione, fissata per l'11 maggio la cerimonia di consegna. Dieci vincitori sono stati scelti da una giuria composta dai direttori di 20 prestigiose realtà dell’informazione italiana, sono in ordine alfabetico: Affaritaliani.it, Ansa, Avvenire, Corriere della Sera, Famiglia Cristiana, Fanpage, La Gazzetta dello Sport, Il Giornale, Il Giorno, Leggo, Libero, Mediaset news, Meta (Facebook e Instagram), Metro, Milano Today, Milano Tomorrow, Radio Lombardia, La Repubblica, Upday, Wikimedia. Un undicesimo vincitore è il “Campione della gente”, scelto online da clienti e follower di Coop Lombardia tra una rosa di 10 nomi. Dopo due anni di sospensione dovuta alla pandemia ritorna poi il Premio Campioncino, che viene attribuito alla scuola che più si è distinta per il suo impegno sociale. Questo “Oscar della bontà” consiste in una statuina che rappresenta un uomo con un grande cuore in mano. La cerimonia di consegna del Premio avrà luogo Giovedì 11 maggio alle ore 11.00 nella Sala Alessi di Palazzo Marino in piazza della Scala 1 a Milano alla presenza di varie Autorità istituzionali. Tra loro la Presidente del Consiglio comunale, Elena Buscemi; gli Assessori comunali Lamberto Bertolé (Welfare e salute), Marco Granelli (Sicurezza) e Pierfrancesco Maran (Casa e piano quartieri); il giudice della Corte penale internazionale e Sostituto Procuratore generale presso la Corte d’Appello Cuno Tarfusser; il Provveditore agli studi, Marco Bussetti. Conduce la cerimonia l’attrice e testimonial dei City Angels Rajae Bezzaz, inviata di Striscia la Notizia, dove si occupa spesso di questioni relative all’accoglienza e all’integrazione dei migranti. All’inizio del Premio Renato Mannheimer illustrerà i risultati di un sondaggio tra gli italiani su chi sia, secondo loro, il personaggio che più fa del bene. Sul palco il nuovo Presidente onorario dell’Associazione, il docente universitario e imprenditore digitale Andrea Rangone; la storica Madrina dei City Angels, Daniela Javarone; i filantropi Adolfo Vannucci e Luca Nunno; e alcuni testimonial dell’Associazione: i personaggi dello spettacolo, della musica, della televisione, della moda e dei social Enrico Beruschi, Alberto Camerini, Stefano Chiodaroli, Fede Asso, Marco Ferradini, Nino Formicola, Alberto Fortis, Tessa Gelisio, Ronnie Jones, Mario Lavezzi, Leonardo Manera, Alviero Martini, Edoardo Raspelli, Rosmy e Jo Squillo. Il Premio gode del patrocinio di: Comune di Milano, Regione Lombardia, Città Metropolitana, Associazione Nazionale Magistrati, Agenzia delle Entrate, Ordine degli Avvocati, Comunità ebraica, Rotary Club, Lions Club, Osservatorio Metropolitano di Milano. I City Angels, volontari di strada d’emergenza, sono stati fondati a Milano nel 1994 da Mario Furlan, docente universitario di Motivazione e crescita personale e fondatore del Wilding, l’autodifesa istintiva. Oggi sono presenti in 21 città italiane e in 3 città svizzere, con 600 volontari, di cui oltre il 50% donne.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Photo
Il Movimento 5 Stelle non è morto oggi, con Grillo che prima decide di affibbiare a Giuseppe Conte il soprannome quasi mistico di "Elevato", come se fosse una sorta di messia venuto dalla Puglia per mondarci dai nostri peccati, e poi fa di tutto per abbatterlo quando capisce che questo non ne vuole proprio sapere di fare il suo burattino. Il M5S è morto quando è andato al governo. È morto quando, da "non esistono più destra e sinistra", in prima battuta, si era trovato a governare con l'estrema destra di Salvini. Erano i tempi in cui Di Maio e Salvini stesso facevano a gara, ogni giorno, a chi la sparava più grossa, ricordate? Ogni giorno si abbatteva una villa dei Casamonica a cavallo di una ruspa, che poi il merito era di Salvini, no era della Raggi, anzi un po' di tutti e due, dai. Erano i tempi in cui la scelta dei "porti chiusi" era di Salvini, ma anche un po’ di Toninelli, che rivendicava le sue firme in tal senso. E anche Conte firmava i Decreti Sicurezza, in quel periodo. Era il periodo in cui erano tutti NO TAP, prima delle elezioni la promessa era: “lo blocchiamo in 15 giorni”, poi, una volta al governo, divenne: "Scusateci, abbiamo scoperto che bloccarlo costerebbe troppo". Erano i tempi dei decreti legge che avevano nomi che sembravano presi da un giornalino per bambini non troppo intelligenti, tipo "LO SPAZZACORROTTI". Erano i tempi del "ABBIAMO ABOLITO LA POVERTÀ!" e del "ABBIAMO FERMATO LA TAV". Che dolci. Erano i tempi in cui Salvini e Di Maio andavano d'amore e d'accordo su tutto, ricordate? Poi è successo che Salvini gli ha sbattuto la porta in faccia. Ma proprio forte, dritta sul naso. E gigidimaio, da innamorato piantato in asso di colpo (cioè, l'avevano capito tutti da mesi che Salvini lo avrebbe fatto da un momento all'altro, ma lui evidentemente non l'aveva preventivato) ci è rimasto malissimo. Ma come? fino a ieri eravamo tipo i gemelli del gol del populismo più becero e oggi tu mi pianti per andare a governare da solo? Allora, quelli che non erano "né destra né sinistra", hanno pensato che, dai, magari potevano allearsi con la sinistra, per non lasciare campo libero al loro ex amicone leghista. Però la sinistra, in Italia, purtroppo non stava in Parlamento da anni, così decisero di allearsi col PD. E la mano tesa gli arrivò da Renzi, ovvero uno che fino al giorno prima li schifava (ricambiato), ma che in quel momento aveva un bisogno disperato di tempo per fondare il suo micropartito dalle ricche prospettive elettorali attorno all'1.8%. Quindi, quelli dell'antipolitica che più populista non si può, quelli che festeggiavano in balcone come se avessero vinto la coppa del mondo quando LORO STESSI si erano accordati per lo scostamento di bilancio all'interno della manovra di stabilità (che poi gli fu rivisto al ribasso dall'UE), a questo punto si trovavano a governare col partito che più di ogni altro rappresentava la loro nemesi. Loro, quelli che andavano a fare il tifo per i gilet gialli in Francia, si trovavano a governare con quelli che, fino al giorno prima, chiamavano "IL PARTITO DI BIBBIANO". Ma tornare al voto era da escludersi, un po' perché Salvini, governandoci assieme, gli aveva fregato già metà dell'elettorato (i grillini di destra), un po' perché era ancora valido il vincolo dei due mandati. Il che significava che, a lume di naso, sommando il tracollo elettorale all'impossibilità di ricandidarsi per molti di loro, la maggior parte di quelli allora in Parlamento sarebbero dovuti tornare a fare il nulla che facevano prima di scoprirsi onorevoli. Quindi governarono assieme al PD e pure assieme a Renzi, che nel frattempo aveva fondato l'unico partito nato morto ad avere per nome un ossimoro. Poi ci fu la pandemia. E Giuseppe Conte (quello che, fino a quel momento, era stato considerato un pupazzetto nelle mani di Grillo e Di Maio), si ritagliò un suo spazio e anche un suo vasto consenso popolare. Consenso che arrivava, però, pricipalmente dall'area più centrista del paese, ovvero da quelli che, attualmente, votano PD e dintorni. Cosa che allarmò parecchio Renzi, che in cuor suo coltivava ancora il sogno di ricostruire un "grande centro" assieme all'amico Silvio. Tanto è vero che lo stesso Renzi, appena se ne presentò l'occasione, fece cadere il governo Conte II, che fu soppiantato dal governo di "larga maggioranza" Draghi. E che fai a quel punto? Non ci entri? Il vincolo dei due mandati è ancora lì, i sondaggi ti danno in calo sempre più costante, in più i miliardi del recovery fund ottenuti da Conte stanno per essere distribuiti. Li lasciamo tutti in mano a Salvini, Zingaretti, Berlusconi e Renzi? Ma non scherziamo. Così, Grillo si affrettò a farci sapere che Mario Draghi, l'ex Presidente della BCE ex governatore della Banca d'Italia ed ex di Goldman Sachs, in fondo era "un grillino". Un po' come la casalinga che sapeva far quadrare i conti che, all'inizio, lo stesso Grillo avrebbe voluto mettere a fare il Ministro dell'Economia. Uguale. Che alla fine uno vale uno e uno vale l'altro, se si tratta di non scomparire. Oltretutto, nel frattempo, Casaleggio figlio era abbastanza avvelenato per tutti i parlamentari grillini che non consegnavano più parte del loro stipendio a beneficio della piattaforma Rousseau. Evidentemente, quando i soldi ti entrano davvero, diventa più difficile lottare contro la Ka$ta. Il tutto si risolse semplicemente sfanculando la piattaforma della "democrazia diretta" sulla quale il M5S era nato. In pratica, il Movimento del "non esistono più destra e sinistra" e dei VAFFANCULO, di colpo era diventato aperto a ogni alleanza e pure estremamente "responsabile". Tanto che, ad esempio, il giustizialismo degli inizi era ormai un lontano ricordo, sostituito da un serio e convinto garantismo. Un po' ad immagine e somiglianza del loro "uomo di punta", il moderato Giuseppe Conte. Ma Conte non era il loro leader, ufficialmente. Anzi, in realtà un leader non c'era. Bruciato Di Maio, con Dibba fuori dal MoVimento a scrivere i suoi pensierini di viaggio in Colombia, l'unica era formalizzare la cosa e chiamare in loro soccorso "l'avvocato del popolo", che li plasmasse a sua immagine e somiglianza, rendendoli una sorta di riedizione aggiornata del PD, spostando l'asse forse giusto qualche grado più a sinistra del partito di Letta. Purtroppo Conte, a questo punto, godendo di un consenso circa quadruplo rispetto a tutto il M5S assieme, per qualche strano motivo non ne ha voluto sapere di farsi controllare in tutto e per tutto dal "garante" Grillo. Strano, eh? Così il comico genovese ha deciso, de botto, che l'Elevato non era più tanto "elevato", anzi, a dirla tutta era uno che di politica non ne capisce una sega. D'altra parte l'aveva solo messo a fare il Presidente del Consiglio per ben due volte, no? E che sarà mai? E poi, oh, Grillo non ha mai detto che la politica la deve fare la gente comune, che non ha mai fatto politica. Lui è sempre stato per i professionisti della politica, lo state confondendo con qualcun altro. Quello che sta accadendo, insomma, è che Grillo ha deciso di uccidere un partito (un movimento) già morto da tempo. Ed era ovvio che, prima o poi, accadesse. La mancanza di un sostrato ideologico, la speranza di poter essere tutto e il contrario di tutto, la completa incapacità della sua classse dirigente, non lasciavano spazio ad epiloghi diversi da questo. Era nelle cose che sarebbe finità così, o anche peggio. Perché l'attuale M5S non ha NULLA in comune con quello delle origini. "SIETE MOOOORTI E NON LO SAPETE!" gridava Grillo qualche anno fa, convinto che una forza senza un ideale se non quello di una generica e malintesa idea infantile di "ONESTÀ!", senza una reale idea politica, senza alcun sostrato culturale, potesse davvero rappresentare un'alternativa per il futuro del paese. Chissà se lui si è accorto di essere un morto che parla, oggi. Emiliano Rubbi
8 notes
·
View notes
Text
Adelina Patti's voice was one of moderate power, but great range and of wonderful flexibility. Her production was faultless, and she was, and is, undoubtedly, one of the greatest mistresses of vocalization of the century. As an actress, she could not com- pare with many other singers, and her greatest successes were gained in such operas as made the least demand upon the histrionic capabilities of the performer. Her repertoire included about thirty operas, mostly of the Italian school, though she also sang in the operas of Meyerbeer and Gounod, and others. She was one of the many " Carmens ; " but while her interpretation vocally was excellent, she was by no means equal dramatically to Mile. Hauk, and much less so to Calv6, the latest and by far the greatest interpreter of that role. One of the most notable events of Madame Patti's career occurred when, in 1868, at the funeral of Rossini, the com- poser, she sang with Madame Alboni the beautiful duet, " Quis est Homo," from Ros- sini's " Stabat Mater." On that occasion such an assembly of noted musicians and singers was gathered together to honor the great composer as probably never before met under the same roof. To hear that beautiful music, rendered by two such artists over the grave of the composer, was to feel in the truest sense the genius of Rossini, and the part that he played in the music of the nineteenth century.
The name of Patti has always been asso- ciated with high prices, and not without cause ; for, although other singers have received larger sums for isolated engagements, none have ever succeeded in maintaining such a uniformly high rate.
When she returned to America in 1881, after an absence of some twenty years, Patti held mistaken notions about the American people, and her early concerts were a bitter disappointment. High prices and hackneyed songs did not suit the public, and in order to make a success of the tour Madame Patti was obliged to throw over her French manager, and employ an American (Henry E. Abbey) who knew the public, and who immediately cut the prices down to one-half. Eventually the season was suc- cessful, both artistically and financially, her voice showing but little sign of wear, and her execution being as brilliant as ever. At Brooklyn the people took the horses out of her carriage, and dragged her home, one facetious writer remarking that he saw no reason for taking away her horses, and sub- stituting asses. The following clever rhyme, at the expense of her manager, taken from " Puck,' r voices the opinion of the public very neatly, in regard to Patti's tour, in 1881-2: Patti cake, Patti cake, Franchi man ! " So I do, messieurs, comme vite as I can." " Roulez et tournez et marquez ' with care,' Et posez au publique a ten dollars a chair."
Farinelli is said to have made $30,000 per annum, a very large sum for the times in which he lived. Catalani's profits ran almost to $100,000 a season. Malibran re- ceived $95,000 for eighty-five performances at La Scala. Jenny Lind, for ninety-five concerts, under Barnum's management, re- ceived $208,675, all good figures. But Rubini is said to have made $11,500 at one concert, and Tamagno is the highest-priced tenor of the present day.
Patti at one time made a contract for a series of performances at $4,400 a night, and later on her fee was $5,000 a night, paid in advance, but when she came to Boston in 1882, and sang in three performances given in a week, her share of the receipts was $20,895. The attendance at the Saturday matinee was 9,142 people, and her share of the receipts for that performance alone was $8,395.
Madame Patti always had the advantage of excellent management. Until her mar- riage with the Marquis de Caux she was under the management of her brother-in-law, Mau- rice Strakosch, and so assiduous was he in his protection of his young star from unnec- essary wear and tear that he became the subject of many jokes. It is said that he occasionally took her place at rehearsals, that when visitors called on her they saw him instead, and some people, with vivid imagination, declared that Strakosch sat for Patti' s photograph, and that he once offered to receive a declaration of love for her.
One is apt to doubt the necessity of all this management, for Patti seems to have been admirably adapted for self-defence, and even for aggression in financial matters. An amusing anecdote is told of her by Max Maretzek, who, one day, when she was a small child, in a moment of generosity prom- ised her a doll, or, as some accounts have it, some bon-bons as a reward for singing in a concert. It was to be her very first appear- ance. Patti did not forget the promise, and when it was nearly time for her to sing she asked for her doll. Maretzek had forgotten it, and promised that she should have it after the concert, or the next day. But no, she must have it first, or she would not go on and sing. The poor man was in despair. It was late and stores were all closed, but by some means he succeeded in getting the bribe, whether dolls or bon-bons, and, rushing back in breathless haste, he handed it to her. Then she became cheerful at once, and giving it to her mother to be taken care of, she went on and performed her part in the concert.
One of the most amusing of these anec- dotes was told by Colonel Mapleson, the well-known impresario, who says that no one ever approached Madame Patti in the art of obtaining from a manager the great- est possible sum that he could contrive by any possibility to pay. In 1882, owing to the competition of Henry Abbey, the Ameri- can impresario, Mapleson was obliged to raise Patti's salary from $1,000 per night to $4,000, and, finally, to $5,000 per night, a sum previously unheard-of in the annals of opera. The price, moreover, was to be paid at two o'clock of the day on which Patti was to sing.
On the second night of the engagement at Boston, Madame Patti was billed to sing in "Traviata." Expenses had been heavy and the funds were low, so that when Signor Franchi, Patti's agent, called at the theatre promptly at two o'clock, only $4,000 could be scraped together. Signor Franchi was indignant, and declared that the contract was broken, and that Madame Patti would not sing. He refused to take the $4,000, and went off to report the matter to the prima donna. At four o'clock, Signer Franchi returned to the theatre, and con- gratulated Colonel Mapleson on his facility for managing Madame Patti, saying that she would do for the colonel that which she would do for no other impresario. In short, Patti would take the $4,000 and dress for her part, all except her shoes. She would arrive at the theatre at the reg- ular time, and when the remaining paltry $1,000 was forthcoming she would put on her shoes and be ready to go on the stage.
Everything happened as Patti had prom- ised. She arrived at the theatre costumed as Violetta, but minus her shoes. Franchi called at the box-office, but only $800 was on hand. The genial Signer took the money and returned to Patti' s room. He soon ap- peared again to say that Madame Patti was all ready except one shoe, which she could not put on until the remaining $200 was paid. It was already time for the perform- ance to begin, but people were still coming in, and after some slight delay Signor Franchi was able to go in triumph to Madame Patti with the balance of the amount. Patti put on her other shoe and proceeded to the stage. She made her entrance at the proper time, her face radiant with smiles, and no one in the audience had any idea of the stirring events which had just taken place.
In later years, when Madame Patti in- vested some of her fortune in the beautiful castle at Craig-y-Nos, in Wales, the people employed to put the place into repair, know- ing of her reputed wealth and extravagance, sent in enormous bills. But Madame Patti was not to be imposed upon, and the result was that the amounts melted down consider- ably under the gentle influence of the law. The unkindest cut of all was, however, when a Belgian gentleman, who had amused him- self at Craig-y-Nos, who had fished, shot, and been entertained, but who always managed to be present during discussions on business, sent in a bill of ,3,000 for his services as agent.
Under the management of Colonel Maple- son, Patti travelled in most luxurious style. She had a special car which is said to have cost $65,000, and a whole retinue of ser- vants. At Cheyenne, the legislature and assembly adjourned and chartered a special car to meet the operatic train. A military band was at the station, and nearly the whole population turned out to witness the arrival. Tickets to the opera were ten dollars each, and there was an audience of 3,000 people.
California seems to have been considered doubtful territory, for Patti left the question undecided as to whether she would go so far. When she did arrive it was merely as a vis- itor, but her delight with the "heavenly place " was so great that she declared she must sing there. The necessary delay in- curred by sending to Chicago for numerous trunks containing her wardrobe, gave suffi- cient time for the excitement in San Fran- cisco to work up to fever heat. Tickets sold at unheard-of prices, and more or less damage to property was done in the scramble.
Adelina Patti made her first matrimonial venture in 1868, when she was united to the Marquis de Caux, an event which did not interfere with her operatic career, for she filled an engagement of six weeks at Paris, and then went on to St. Petersburg, where the town opened a subscription which amounted to 100,000 rubles, and presented her with a diamond necklace.
In 1885 Madame Patti obtained a divorce from the Marquis de Caux, from whom she had separated in 1877, and the following year married Ernest Nicolini, the tenor singer. Nicolini was a man of fine stage presence, and, for a time, after the retire- ment of Mario, was considered the best tenor on the stage. His voice was of mod- erate power and of pleasing quality, but his tremolo was, to say the least, extensive. For some years Madame Patti declined every engagement in which Nicolini was not included, until the public indignation found vent in many protests. Signer Nicolini seems to have been a devoted and admiring husband, and to have entered heartily into the pleasures of the luxurious life of Craig-y-Nos. He died in January, 1898.
After some years of retirement from the operatic stage, during which she sang only in concerts, Patti made a reappearance at Covent Garden in 1895, and showed that her voice, notwithstanding nearly forty years of use, was wonderfully well preserved. Nev- ertheless it was a disappointment to those who had heard her in her prime. As a reason for its preservation she says that she never sings when she is tired, and never strains for high notes. Sir Morell Macken- zie, the great throat specialist, said that she had the most wonderful throat he ever saw. It was the only one in which the vocal cords were in absolutely perfect condition after many years of use. They were not strained, warped, or roughened in the slight- est degree, but absolutely perfect, and there was no reason why they should not remain so for ten or even twenty years longer. It was by her voice alone that she charmed and delighted her audiences, and she will doubt- less be recorded as the possessor of the most perfect voice of the nineteenth century. She witnessed the rise of many rivals, but none ever equalled her in popularity, though many excelled her in dramatic powers. Lucca, Sembrich, Nilsson, were all greater as ac- tresses, but of all the rivals of her prime only Sembrich and Albani remain, and sev- eral years must elapse before their careers will equal the length of Patti's.
Probably no other singer has succeeded in amassing so great a fortune as Madame Patti. Her earnings enabled her to purchase, in 1878, the beautiful estate in Wales, which she remodelled to suit her own ideas. Here she has lived in regal style and entertained lavishly many of the most noted people of the civilized world.
Her wealth is by no means confined to real estate, for she has a rare collection of jewels, said to be the largest and most bril- liant owned by any of the modern actresses and opera singers. One of her gowns, worn in the third act of " La Traviata," was cov- ered with precious stones to the value of $500,000.
Madame Patti's most popular r61es were Juliet and Aida, and though she created no new parts of importance, she has amply fulfilled the traditional role of prima donna in matters of caprice and exaction, and has even created some new precedents. In 1898 she was still before the public, singing in concerts in London and elsewhere.
via Famous singers of to-day and yesterday by Lahee, Henry Charles, 1856-1953.
#Adelina Patti#The Last Rose of Summer#Le Nozze di Figaro#Wolfgang Amadeus Mozart#Don Giovanni#Faust#Charles Gounod#Norma#Vincenzo Bellini#Mignon#Ambroise Thomas#La Sonnambula#Friedrich von Flotow#Ave Maria#Lucia di Lammermoor#The Barber of Seville#Gaetano Donizetti#Gioachino Rossini#Covent Garden#Royal Albert Hall#Rigoletto#Il trovatore#La traviata#Giuseppe Verdi#L'Africaine#Les Huguenots#Aida#Giacomo Meyerbeer#Die Zauberflöte#Metropolitan Opera
2 notes
·
View notes
Text
Northern Italy, 1944 or 1945: a Messerschmitt Bf 109G-10 of ANR-Aeronautica Nazionale Repubblicana’s 2nd Gruppo leave the dispersal to go for take-off. The ANR’s 2nd Gruppo Caccia (Fighter Group) was the first air unit of the Repubblica Sociale Italiana - the Republic founded on Autumn 1943 by Mussolini after his return in Italy from the Germany – equipped with the Messerschmitt Bf 109. Starting from first half 1944, the ANR was, after the Regia Aeronautica on 1943, the second Italian user of the German fighter receiving directly by the Luftwaffe about 200 Bf 109, all of Series G-6 and G-10, except three K-4 and at least two G-12 two-seat trainer, as replacement of the Macchi MC.205 and Fiat G.55 now barely available because war attrition and the nearly total destruction of the Italian aeronautical factories by the Allied raids. The 2nd Gruppo was established at Bresso airfield, Milan, on January 1944, leader Tenente Colonnello (Lt. Col.) Aldo Alessandrini, with Squadriglie: 1st “Gigi Tre Osei” (Luigi Three Bird, in Italian “Gigi” is the Luigi’s diminutive), leader Tenente (Lt.) Ugo Drago; 2nd “Diavoli Rossi” (Red Devils), leader Capitano (Capt.) Mario Bellagambi; 3rd “Gamba di ferro” (Iron Leg), leader Capitano (Capt.) Luccardi. After a brief operational activity with the G.55, the 2nd Gruppo began at Cascina Vaga, near Pavia, the transition to Bf 109 at Cascina Vaga, near Pavia, and the familiarization with the German combat tactics and soon was completely operative with the German fighter accomplishing interdiction missions and scramble under radar control of the Luftwaffe’s Jagdführer based near Verona. Later the 2nd Gruppo was based in the North East Italy with the Squadriglie 1st and 3rd at Verona-Villafranca and Aviano and the 2nd Squadriglia at Osoppo (Udine) and Bergamo-Orio al Serio. Other airfield used was Lonate Pozzolo, near Varese, and Thiene (Vicenza). Early March 1945 the new Gruppo’s leader was the Maggiore (Squadron Leader) Carlo Miani. On 26 April 1945, few days before the Germany’s surrender in Italy, the strength of the 2nd Gruppo, Orio al Serio, was 26 Bf 109.
The other ANR’s Gruppo with the German fighter was the 1st Gruppo Caccia, Squadron Leader Maggiore Adriano Visconti, Squadriglie 1st “Asso di Bastoni” (Ace of Clubs), 2nd “Vespa Arrabbiata” (Angry Wasp) and 3rd “Archiere” (Archer), which late October 1944 moved to Bavaria, at Holzkirchen, for training to Bf 109. On January 1945 the Gruppo returned in Italy and based to Lonate Pozzolo. On March 1945 was completely operative with the German fighter. The last ANR’s unit planned for the Bf 109 was the 3rd Gruppo Caccia "Francesco Baracca" established on 11 August 1944 with a Squadriglia at Vicenza and the other two at Thiene (near Vicenza). In reality this Gruppo, without airplanes, was never operative. Early January 1945 some pilots moved to Holzkirchen, but their training began only on February. End March the pilots returned in Italy, but by now the Bf 109s available for the Italians running out and only an aircraft was delivered. On 20 April two Bf 109 planned for the 3rd Gruppo was switched to 2nd Gruppo as replacement of losses and the same happened for a third Bf 109 departed from Holzkirchen on 21 April 1945. The lone 3rd Gruppo’s Bf 109 was destroyed by the unit’s personnel at the moment of the surrender
11 notes
·
View notes
Text
(Part 2 of 3 cause tumblr won't let me upload the whole thing)
Ok, ok. Avete espresso la vostra opinione e ora, vorrei esprimere la mia. Salite in macchina, stronzi. Adesso!
These are the dubbed voices (only the parts with Ace cause I love Kiefer) from the Italian version of Stand by me.
Things worth mentioning
Ace has been translated into Asso
Eyeball is now called Caramel for some fucking reason
Dubbers:
Ace Merrill (Kiefer Sutherland) - Loris Loddi
Eyeball Chambers (Bradley Gregg) - Giorgio Borghetti
Vince Desjardins (Jason Oliver) - Gianluca Tusco
Charlie Hogan (Gary Riley) - Davide Lepore
Billy Tessio (Casey Siemaszko) - Fabrizio Manfredi
Adult Gordie (Richard Dreyfuss) - Mario Cordova
5 notes
·
View notes
Text
Lorenzo Cherubini…..
Jovanotti, nome d’arte di Lorenzo Cherubini nasce a Roma il 27 settembre 1966 da Mario Cherubini e Viola Cardinali, è il terzo di quattro fratelli: gli altri sono Umberto (a cui Lorenzo ha dedicato la canzone In Orbita e al momento della sua morte la canzone “Fango”), Bernardo, che ha lavorato nel mondo dello spettacolo come attore (ad esempio nel film Panarea) e come presentatore, e Anna. La sua famiglia è toscana, originaria di Cortona, in provincia di Arezzo. Nel corso della sua infanzia, Lorenzo tornava spesso in quella cittadina, mentre adesso vi risiede stabilmente tanto che gli è stata conferita la cittadinanza.
A Roma ha studiato presso il liceo Malpighi. Il 6 settembre 2008 ha sposato a Cortona, nella Chiesa di Santa Maria Nuova, la compagna Francesca Valiani con la quale conviveva da parecchi anni. I due hanno una figlia, Teresa, nata il 13 dicembre 1999, alla quale il cantautore ha dedicato la canzone Per te.
L’esordio musicale vero e proprio avviene nell’aprile del 1987 con il singolo Walking, già con il nome di Jovanotti. Inizialmente il nome d’arte che Lorenzo aveva scelto era “Joe Vanotti” ma il tipografo a cui aveva commissionato una locandina promozionale per una serata in discoteca commise un refuso: anziché scrivere “Joe Vanotti” scrisse “Jovanotti”, un errore che però Lorenzo trovò provvidenziale e decise quindi di tenere. Claudio Cecchetto in un primo momento glielo bocciò ma poi lo trovò adatto al personaggio e gli consigliò di tenerlo. Viene proposto dalla Full Time a Claudio Cecchetto, che però rifiuta di assumerlo. Nel giugno 1987 inizia a lavorare al Lanternone di Palinuro. Qui viene notato da Marina Cecchetto (ex-moglie di Claudio) che lo propone all’ex marito, che questa volta decide di metterlo sotto contratto come presentatore a Deejay Television e come disc jockey a Radio Deejay. In questo periodo divenne uno dei personaggi di spicco di Radio Deejay (il debutto ufficiale fu il 2 ottobre di quell’anno). Nel 1988 pubblicò il suo primo album, Jovanotti for President, con la hit Gimme Five, e partecipa come unico artista italiano alla compilation di Radio Deejay Deejay pop. Questo fu un periodo d’oro per il neonato Jovanotti, visto che immancabilmente tutti i suoi singoli finivano nelle prime posizioni delle classifiche italiane, tanto che a settembre fu invitato al Festivalbar come ospite d’onore.
Nello stesso periodo si propose al pubblico con lo pseudonimo di Gino Latino e pubblicò due brani: Yo e Welcome. Il progetto, ideato con Albertino di Radio Deejay, sarebbe dovuto sfociare nell’album Pochi ma Negri, però non vide mai la luce. Un altro pseudonimo utilizzato da Jovanotti in quel periodo fu Jeronimo, con il brano The Indian. I brani pubblicati come Gino Latino e Jeronimo sono presenti nella raccolta Jovanotti Special. In questo primo periodo, oltre a parlare regolarmente dai microfoni di Radio Deejay, Jovanotti fece le prime esperienze in televisione con le trasmissioni Dee Jay Television e 1, 2, 3, Jovanotti!. Inoltre pubblicò il suo primo libro, Yo, brothers and sisters: siamo o non siamo un bel movimento?. Nel dicembre del 1988 inizia il servizio militare presso la caserma Turinetto di Albenga, in provincia di Savona. Questa esperienza porterà, in seguito, alla nascita della canzone Asso, colonna sonora della serie televisiva Classe di ferro. Il giorno prima della partenza aveva presentato a Fantastico un nuovo brano, Sex, no drug & rock���n’roll.
Ancora nel dicembre 1988 fonda, insieme a Claudio Cecchetto, la linea di abbigliamento “Yo”. Nel 1989 pubblicò l’album La mia moto, il cui singolo Vasco (ambiguo omaggio a Vasco Rossi) fu presentato al Festival di Sanremo 1989. La mia moto vendette circa 600.000 copie.Lo stile dei primi album di Jovanotti era caratterizzato da un divertente e festaiolo groove in stile italo disco (che dominava la scena musicale in quegli anni) e il Rap. L’ispirazione veniva da grandi artisti “Hip Hop” come i Run DMC, Public Enemy e Beastie Boys. Nel 1990 Jovanotti realizzò l’album Giovani Jovanotti, ancora ricco di spunti spensierati (Ciao Mamma), ma in cui iniziavano ad apparire brani che anticipavano una nuova linea artistica, come Gente della notte.
Nel 1990 un imbarazzato Jovanotti partecipò come ospite fisso allo show Fantastico condotto da Pippo Baudo. Per un’inversione di tendenza si dovrà attendere il 1991, con la pubblicazione di Una tribù che balla. Risale a questo periodo l’episodio in cui Red Ronnie, durante una piovosa serata di “Vota la voce” disse a Vasco Rossi “Tutti dicono che Jovanotti è finito…” e Vasco rispose: “Secondo me Jovanotti comincia adesso.
Il 1º giugno 2007, in occasione dei 40 anni dall’uscita dell’album Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles, durante la grande maratona musicale tenutasi nella Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma, è stato proiettato un video inedito di Jovanotti, Ode al Sergente Pepe, un brano inedito ispirato al disco, scritto e interpretato appositamente per questo evento. Il video realizzato da Oliviero Toscani si avvale del montaggio di Leandro Manuel Emede: la scelta è quella di un velocissimo collage di immagini della carriera dei Beatles, una sorta di viaggio nel tempo dagli albori allo scioglimento dei Fab Four. Nello stesso anno ha co-prodotto e contribuito (scrivendo e partecipando al brano Cade la pioggia) a La finestra, album della band italiana Negramaro. La collaborazione con i Negramaro riprenderà nell’album Safari con l’omonimo brano Safari. Sempre nel 2007 ha scritto il testo della canzone Aria… non sei più tu, su musica di Danijel Vuletic, incisa da Adriano Celentano nel suo disco Dormi amore, la situazione non è buona. Il 18 gennaio 2008 è uscito il disco, Safari, registrato tra Cortona, Los Angeles, Milano, Hannover, Berlino e Rio de Janeiro, anticipato il 7 dicembre dal singolo Fango, che si avvale della collaborazione alla chitarra di Ben Harper. Nel maggio del 2008, Fango si è aggiudicata la prima edizione del premio Mogol, riconoscimento destinato all’autore del miglior testo dell’anno da una giuria presieduta dallo stesso Mogol. Il 7 marzo è uscito il singolo A te, secondo singolo di Safari. Questo brano è stato caratterizzato da un grandissimo successo in Italia, ed è stato in testa alle classifiche italiane per molte settimane. Il 12 maggio è partito da Rimini il Safari Tour, che ha attraversato palasport e stadi per tutta l’estate. Il 4 luglio è uscito il singolo omonimo dell’album, “Safari”. Il 20 ottobre è stato pubblicato il quarto singolo di Safari, “Come musica”. Il 23 gennaio 2009 è stato pubblicato il quinto singolo dell’album, “Mezzogiorno”. Safari è stato eletto album dell’anno 2008, con più di mezzo milione di copie vendute.
Jovanotti ha scritto il testo del brano Più sole, che ha gareggiato al Festival di Sanremo 2009 cantato da Nicky Nicolai & Stefano Di Battista. Ha anche girato il primo social-clip della storia su Mezzogiorno. Ha radunato insieme a Giuliano Sangiorgi dei Negramaro più di 50 star della musica italiana per incidere Domani 21/04.09, brano dedicato ai terremotati dell’Abruzzo, in cui Lorenzo ha inciso un rap. Il 15 maggio 2009 è stato pubblicato il sesto singolo dell’album, Punto, con la partecipazione di Sergio Mendes. Il 12 giugno è uscito il nuovo album di J-Ax “Deca Dance”, con anche la collaborazione di Jovanotti, nella canzone Vecchia Scuola. Dopo un fortunatissimo tour a New York nell’estate 2009, il 4 dicembre è uscito un cd+dvd delle serate intitolato “OYEAH” solo per il mercato americano (in Italia è acquistabile su ITunes). A fine 2009 partecipa, assieme ad altri 70 artisti, al doppio Q.P.G.A di Claudio Baglioni duettando con questi, e accompagnato dal trombettista Fabrizio Bosso, nel brano Con tutto il mio cuore.
Nel 2003, sotto l’egida della sua casa discografica, Jovanotti diede vita a un progetto musicale alternativo, spiccatamente latino americano, dal nome Collettivo Soleluna – Roma (Progetto alternativo), che ebbe un buon successo con il brano A vida (Roma). Nello stesso anno, un artista brasiliano di origini italiane, Franco Cava, ha riarrangiato e tradotto alcune canzoni di Jovanotti secondo i tempi e i modi della musica brasiliana dando vita a BossaJova. In questo album spiccano Chove (Piove ) e Samba é (sul ritmo di Ciao mamma) che celebra l’elezione del presidente Luiz Inácio Lula da Silva. L’album Buon sangue (2005) secondo alcuni appare una conferma della maturità raggiunta dal cantante, che si è avvalso di collaboratori prestigiosi (Edoardo Bennato, ma anche i Planet Funk e Danilo dei Negramaro nel brano Falla girare) ed è balzato al primo posto in classifica, trainato dal successo dei singoli (Tanto) e Mi fido di te; insieme alla versione standard di Buon Sangue è uscita anche una limited edition composta da due cd: il già citato Buon Sangue, più Extra F.U.N.K, cd contenente arrangiamenti alternativi e spezzoni tagliati e canzoni che non hanno trovato posto nel cd originale. Nel 2006 è uscito Buon Sangue Live, un DVD con 40 minuti di contenuti e retroscena sull’ultimo tour del cantautore italiano e il concerto svolto a Milano. Nello stesso anno collabora per la seconda volta con Zucchero, diventando autore del brano Troppa Fedeltà.
Gli anni 2010 e l’album “ORA”
L’8 gennaio 2010 esce Baciami ancora, colonna sonora dell’omonimo film di Gabriele Muccino con la quale si aggiudica il David di Donatello come “migliore colonna sonora originale” . Collabora con Cesare Cremonini alla realizzazione del singolo Mondo, uscito il 23 aprile 2010. Realizza inoltre con Marco Tamburini la nuova colonna sonora per il film “Sangue e Arena” con Rodolfo Valentino edito dalla casa discografica Ermitage per il Gruppo L’Espresso con la produzione di Gianni Salvioni. Il progetto ottiene l’approvazione del CNC – Centre National du Cinema di Parigi (commissione del 29 aprile 2011) che riconosce il valore culturale dell’iniziativa e diventa partner nella produzione per il mercato francese. Durante la preparazione del suo nuovo album ha intrapreso due brevi tour nel Nordamerica: il primo dal 22 aprile al 6 maggio ha toccato Washington, New York, Boston, Filadelfia, Montreal, Toronto e Chicago (tutte le date sold out); il secondo dal 21 luglio al 31 luglio Viper room a Hollywood, Santa Monica, San Francisco e Central Park. Ad ottobre 2010 è stata annunciata l’uscita nel 2011 dell’album intitolato Ora. Il tutto è anticipato da diverse iniziative online sul suo sito e sui social network ai quali è legato (Facebook, Ping e Twitter) come “La fabbrica delle nuvole” (una serie di fumetti scaricabili dal suo sito ufficiale) e i “Jovaiku” (video di breve durata realizzati da Lorenzo, trasmessi sul sito uno al mattino e uno al pomeriggio fino al 3 dicembre). Il 30 novembre esce nelle librerie “Viva tutto!”, libro formato dalla corrispondenza per e-mail fra Jovanotti ed il filosofo suo amico Franco Bolelli, inviate durante la produzione dell’album in uscita. Il 3 dicembre esce il singolo Tutto l’amore che ho, corredato da un video pubblicato in anteprima su Facebook il pomeriggio precedente. Il 25 gennaio 2011 esce l’album Ora. L’11 marzo esce il singolo Le tasche piene di sassi, che nel giugno successivo si aggiudica la quarta edizione del Premio Mogol.
Il 27 maggio esce il singolo Il più grande spettacolo dopo il Big Bang. Il 1 giugno Lorenzo collabora con Michael Franti & Spearhead per la versione italiana del singolo The Sound of Sunshine che balza subito in classifica arrivando alla posizione numero 3. L’11 giugno Jovanotti è il primo italiano a suonare sul palco del Bonnaroo Music Festival a Manchester, Tennessee.Nel 2011 scrive anche il brano Tu mi porti su per la cantautrice italiana Giorgia, contenuto nel disco di inediti della cantante, Dietro le apparenze. Il 9 settembre esce il quarto singolo, La notte dei desideri. Il 25 novembre esce il quinto singolo, Ora. Il 6 febbraio 2012 durante il concerto dell’”Ora Tour” a Taranto, in onore del sessantesimo compleanno di Vasco Rossi, interpreta Ogni volta, brano del cantautore emiliano. Durante la data di Padova del 18 febbraio 2012, per commemorare il giorno della nascita del cantautore Fabrizio De Andrè, da lui definito “il più grande di tutti”, si esibisce con la canzone Bocca di Rosa.
Lorenzo Cherubini e Cortona
Ha iniziata a frequentare Cortona sin dalla piccola età. Veniva sopratutto durante il periodo estivo quando la scuole (che a Roma frequentava) chiudevano. Lorenzo lasciava così il caos ed il torrido caldo della capitale per tre lunghi mesi, è così che Cortona per Lorenzo ha avuto un ruolo fondamentale nella sua vita. E’ il luogo dove ha trascorso parte della sua infnazia, forgiato solide amicizie ed esperienze forti, dove sono nati anche i primi amori. Proprio successivamente al periodo adolescenziale i suoi genitori (oggi defunti) si stabilirono definitivamente a cortona.
In ogni modo Cortona per Lorenzo è molto di più di una casa per godersi la propria famiglia ed intimità, è diventa anche uno dei punti di forza per la sua rigenerazione spirituale ed artistica, è il luogo per riflettere, recuperare le proprie energie e mettere assieme le nuove idee magari raccolte in giro per il mondo o chissà forse a New York dove vive parte dell’anno nel suo attico a Manhattan. Cortona è il luogo perfetto che ogni grande artista ha sulla propria biografia. Cortona come tanti altri piccoli borghi è sicuramente tranquilla, spesso ripetitiva e provinciale e avolte diciamolo anche noiosa! ma è proprio questa ricchezza di semplicità e genuinità che consolidano i valori che spesso si perdono nel caos degli grandi agglomerati urbani. Cortona è il posto perfetto dove è sempre eccitante tornare per poi ripartire! In una intervista Lorenzo ha dichiarato che la magia che si interpone tra questi due momenti è un pò come rivivere quella sensazione che si ha quando da bambini si attendono i ragali di Natale. È quella sensazione di euforia che va ad incrementare proprio mentre si vive in questo limbo come accade per l’attesa dei doni natalizzi… E’ quell’euforia che una volta provata non se ne può più fare a meno.
youtube
0 notes
Text
Fiorenza De Bernardi prima pilota di linea
https://www.unadonnalgiorno.it/fiorenza-de-bernardi-prima-pilota-di-linea/
Fiorenza De Bernardi è stata la prima donna in Italia e quarta nel mondo a svolgere la professione di pilota di linea.
Intrepida e determinata, è nata il 22 maggio 1928 a Firenze. Sin da bambina è stata a contatto con aerei e motori. Suo padre, Mario De Bernardi, colonnello dell’Aeronautica, era un asso dell’aviazione, un pioniere del volo, che aveva guadagnato trofei prestigiosi esibendosi nei cieli d’Italia e d’America.
Sua madre, Maria Vittoria Falorsi, era stata crocerossina durante la Prima guerra mondiale.
Fiorenza De Bernardi ha vissuto un’infanzia e adolescenza felice perché i genitori avevano una mentalità aperta e le consentivano di fare tutto ciò che desiderava, cosa rara per quei tempi.
Grazie a questa libertà, questa forza della natura, ha potuto praticare tutti gli sport che desiderava. Ha frequentato il Liceo francese Chateaubriand a Roma che formava la migliore gioventù dell’epoca. Nel 1947, ha fatto una scuola di roccia sui monti laziali, esperienza che fece nascere in lei la passione per le scalate. Ha raggiunto varie vette importanti, tra cui anche il Monte Bianco. Amava arrampicarsi e sciare.
Fino ai vent’anni, la sua grande passione era la montagna, dove sognava di andare a vivere.
Bastarono, però, pochi voli con il padre che le aveva insegnato tutti i trucchi del mestiere, per accendere la sua passione. In una giornata estiva del 1951, volando per la prima volta da sola, di nascosto dal padre, decise che quello sarebbe stato il suo destino.
Ha ottenuto il primo brevetto di volo nel 1951. Nel 1953 sono cominciati i primi incarichi professionali. È stata copilota del Comandante Roberto Goems per la Piper per 10 anni nei cieli d’Europa e dell’Africa del Nord.
Nello stesso periodo ha sposato Sandro Carocci, anch’egli pilota, ma la loro unione non è durata molto.
Nel 1966 ottiene il brevetto commerciale, e nel gennaio del 1967 è stata assunta da Aeralpi. Prima donna in Italia a volare in una compagnia di linea.
Ha subito la diffidenza dei colleghi maschi che non accettavano di buon grado una donna in mezzo a loro, ma che hanno dovuto ceduto di fronte alla sua bravura.
È stata anche una delle prime donne a volare su velivoli militari e la prima abilitata al volo di montagna.
Quando la compagnia si sciolse a causa della morte del proprietario, Fiorenza De Bernardi provò a entrare in Alitalia che non glielo permise.
Nel 1969, è stata assunta da Aertirrena, compagnia con idee più all’avanguardia. In un primo momento è stata pilota di taxi aereo, successivamente è diventata Comandante di un bimotore.
Nel 1970, ha guidato un trireattore in alcuni voli dimostrativi che l’hanno portata a girare mezzo mondo, per raggiungere l’Australia. In quella lunga e avvincente avventura, in cui ha dovuto fare tappe per rifornimento carburante in tutta l’Asia, la sua fama di aviatrice la precedeva. La stampa locale australiana concesse, infatti, grande attenzione a questa donna al comando di un jet che divenne nota in tutto il continente.
Nel 1980, ha riprovato a entrare in Alitalia che di nuovo non glielo ha permesso, poco dopo è rimasta vittima di un incidente automobilistico che l’ha tenuta a letto per più di un anno. Così è finita la sua carriera, dopo 7000 ore di volo. Le leggi dell’aviazione sono inflessibili: il brevetto di pilota decade se entro sei mesi non si fa attività.
La sua grande esperienza e anche il malcontento di aver avuto tante porte sbarrate, l’ha convinta a fondare, nel 1979, l’Associazione Pilote Italiane, diventata poi Associazione Donne dell’Aria (ADA) della quale fanno parte anche paracadutiste, direttrici di aeroporti e tutte le donne che ruotano nell’ambito dell’aviazione. È anche vice-presidente della Federazione Pilote Europee e membra delle 99 (associazione a cui appartengono tutte le pilote del mondo), nonché membra ISA (Associazione Internazionale delle Pilote di Linea).
Fiorenza De Bernardi ha ricevuto riconoscimenti di ogni sorta, l’ANPAC le ha conferito la “medaglia alla carriera”, 35 anni, vissuti tra il rombo dei motori e il sibilo dei jet.
Ma soprattutto è stata di ispirazione e stimolo per tante colleghe, che hanno sempre visto in lei un grande riferimento per tutte le donne che volano.
#unadonnalgiorno
0 notes
Text
Cieli dell'A.O.I. 11 febbraio 1941, l'estremo sacrifico del "cacciatore scientifico"
Cieli dell’A.O.I. 11 febbraio 1941, l’estremo sacrifico del “cacciatore scientifico”
View On WordPress
#11 febbraio 1941#Africa Orientale Italiana#AOI#Asso#Mario Visintin#Regia Aeronautica#second world war#Seconda guerra mondiale#ww2
0 notes
Photo
289 di 366 Destinato al mercato dell'aviazione generale fu utilizzato, principalmente dalla Regia Aeronautica, durante la seconda guerra mondiale come aereo da addestramento e da collegamento. Nel gennaio 1937 il Ministero dell'Aeronautica emise una specifica per la richiesta di un piccolo velivolo da turismo di produzione nazionale che prevedesse, tra le altre caratteristiche, l'equipaggiamento con un motore radiale Fiat A.50. Al bando di concorso decidono di partecipare alcune delle aziende aeronautiche italiane del periodo tra cui Caproni, SAI Ambrosini e SAIMAN. Progettato dall'ingegner Mario Bottini, il 202 era l'evoluzione monoplana del biplano da addestramento Saiman 200. Il 202 aveva un aspetto tradizionale ed adottava una fusoliera dalla struttura realizzata in legno rivestita da pannelli di compensato intelato. La cabina di pilotaggio, chiusa ed in posizione leggermente avanzata rispetto alle ali, presentava due posti affiancati raggiungibili tramite due aperture dal ali di gabbiano sul tettuccio. Sotto le ali, montate a sbalzo, era presente un carrello d'atterraggio fisso ed ammortizzato, inizialmente carenato, che veniva completato da un ruotino d'appoggio posteriore, situato sotto il piano di coda dal classico impennaggio monoderiva. Inizialmente progettato per essere motorizzato dal britannico de Havilland Gipsy Major, in fase di produzione adottò la sua versione prodotta su licenza in Italia, l'Alfa Romeo 110 da 120 CV. #storie #storieefoto #regiamarina #regiaaeronautica #aeronautica #airforce #italia #anr #saiman #asso #history #ww2 #worldwar #worldwar2 #warthunder #fligh #flightsimulator #acrobatics #bombing #tourism #ace https://www.instagram.com/p/CGZ3fKbjqIS/?igshid=1k9fcq85ue3h0
#storie#storieefoto#regiamarina#regiaaeronautica#aeronautica#airforce#italia#anr#saiman#asso#history#ww2#worldwar#worldwar2#warthunder#fligh#flightsimulator#acrobatics#bombing#tourism#ace
0 notes
Link
24 DIC 2019 18:00
VIENI AVANTI, GAVINO (SANNA) - “IL CASCHETTO? HO LE ORECCHIE A SVENTOLA COME DUMBO, PERCIÒ LE COPRO CON I CAPELLI. BERLUSCONI MI DISSE: SE LI TAGLIA, CI DAREMO DEL TU - WARHOL? UN RIVOLUZIONARIO. ATTACCATISSIMO ALLA MADRE. DICEVA: GLI ITALIANI MI SONO SIMPATICI, HANNO SEMPRE LA PATTA SDRUCITA PERCHÉ CONTINUANO A TOCCARSI LÌ - ERO UN SOMARO, ALLE MEDIE FUI BOCCIATO DUE VOLTE - MONTANELLI AMÒ IL MIO SPOT E FECE CAMBIARE IDEA A BARILLA" – VIDEO
-
Paolo Baldini per il “Corriere della Sera”
Gavino, sarà la bellezza a salvarci? «Le rispondo così: e chi salverà la bellezza? Il regno della cultura e del buon vivere esiste ancora? Spesso sono gli stranieri a spiegarci che il nostro è un Paese stupendo. Noi fatichiamo ad accorgercene. Roma non sarebbe ridotta in questo modo. E anche la mia Sardegna. Sa una cosa? Siamo in mano ai pasticcioni, ai profittatori, agli odiatori di professione».
Gavino Sanna, 79 anni, il creativo italiano «più stimato, copiato e premiato», con 7 Oscar della pubblicità e oltre trenta libri, l' autore di campagne «che fecero epoca», collezionista di caffettiere da western in ferro-smalto, non usa computer e gira al largo «dall' inferno di Internet». Una vita da romanzo. Da Porto Torres dov' è nato, a New York. Dall' Italia di Carosello alla cavalcata americana. Oggi si dice «ottimista e in pace con se stesso». Si tiene in disparte nella casa-museo di Milano e confessa di amare la solitudine, «che può essere una magnifica compagna».
Per tutta la vita, sostiene, ha inseguito una passione e si è rotto la schiena «per andare al massimo, per essere il migliore». Ha fatto campagne elettorali per quattro governatori della Sardegna e se n' è «pentito amaramente». In una riunione pubblica, ricorda, «mi sono anche scusato». S' accalora: «La protesta ci affascina. Rispondiamo ai richiami ideali. Le foreste minacciate coinvolgono tutti. Ma se vuoi pulire le strade di Roma chi ti viene dietro?».
Racconti come tutto cominciò.
«Male. A scuola ero un somaro, bocciato due volte alle medie. I miei genitori non sapevano cosa fare di me. Poi uno zio ebbe un' intuizione. Gavino, suggerì, è il nipote di uno dei pittori più importanti della Sardegna tra 800 e 900, Mario Paglietti: mandatelo all' istituto d' arte Filippo Figari di Sassari. È stata la mia fortuna. Sono stato l' unico allievo dell' istituto promosso con 10 in disegno dal vero».
La pubblicità era lontana.
«Finita la scuola, andai da un altro zio: Giovanni Manca, pittore, giornalista e caricaturista, collaboratore del Corriere dei Piccoli , inventore dell' arcivernice che rendeva reali i quadri e del sor Cipolla. Quando entrai nel suo studio, a Bergamo, mi sembrava di sognare. Tornai a casa felice, ma a mani vuote».
Allora?
«Seguii l' indicazione di un amico che lavorava nella più importante agenzia dell' epoca, lo Studio Sigla del commendator Mario Bellavista. Fui assunto con lo stipendio di 45 mila lire al mese, una miseria. Trovai alloggio a Ospitaletto, Brescia. All' alba prendevo il treno dei pendolari per Milano. Mi infilavo sul tram 33 e arrivavo in piazzale Biancamano, sede della Sigla.
La città mi appariva enorme, con la neve, il traffico e le latterie dove mi sfamavo a furia di pane e caffellatte. Allo Studio Sigla, che lavorava per Bic e Spic e Span, dovevo indossare un camice cremisi, come tutti i creativi. Stavo in un salone con le penne ben disposte e la carta fine. Non sapendo che fare, disegnavo. E tutti mi si facevano intorno. Il disegno è sempre stato il mio asso nella manica».
Il primo cliente importante?
«Baci Perugina. Chiamammo un famoso regista-fotografo. Fece uno splendido servizio.
Lo slogan era: Ovunque c' è amore c' è un Bacio Perugina . Preparammo i bozzetti e andammo a Perugia, ma inaspettatamente fummo presi a male parole. Bocciati. In una settimana dovevamo rivedere tutto, senza più soldi. Trovammo uno stagno e una barchetta sul Lambro, un fotografo di matrimoni e due modelli improvvisati: io stesso e una segretaria, molto carina, appena assunta. Fu il successo che sappiamo».
Poi?
«Passai alla Ata Univas e ottenni il primo stipendio accettabile, 240 mila lire, ma rimasi solo un anno. Trovai alloggio da una sartina sposata con un investigatore privato che riceveva nello Studio Lince. Lessi sul giornale che un' agenzia di marketing cercava collaboratori e passai alla Lintas.
Creammo l' uomo in ammollo di Franco Cerri. Il copy nel frattempo se n' era andato alla Mc Cann Erickson e poco dopo mi chiamò con sé. Lui era Massimo Magrì e divenne un bravo regista. Avevamo commesse di Gillette, Esso, Motta. Ci arrivavano le "pizze" americane: ero affascinato. Non ci misi molto a decidere: mollai il posto e volai a New York».
Come andò?
«Prima di tutto mi iscrissi a un corso di inglese. Dormivo nel ricovero dei ragazzi cattolici. Intanto un grafico romano che aveva lavorato a Cuba ed era diventato il pittore della Rivoluzione mi fece incontrare il titolare di una piccola agenzia: John Paul Itta, origini greche.
Gli portai i miei disegni. Mi assunse e cominciò un periodo magnifico. Conobbi Patricia, una bellissima hostess della Pan-Am nata a Memphis: divenne mia moglie. Grazie a lei ottenni un colloquio con il direttore della Mc Cann. Mi assegnò la campagna per Tampax e subito dopo quella per la famosa birra Miller.
Tra i nostri clienti c' erano la Coca Cola e il governo Usa. Strinsi la mano a Richard Nixon: non mi fece una grande impressione».
Il passo successivo?
«Entrai nel tempio della creatività internazionale, Scali McCabe & Sloves. Avanti paisà , mi disse Sam Scali, il capo. Mi consegnarono il budget per Revlon. Lavorai con Richard Avedon, il grande fotografo, e Lauren Hutton, l' attrice di American Gigolò . Facemmo insieme un' indimenticabile campagna per i prodotti di bellezza. Lei nuda, e la crema: incantevole».
Come nasce la pettinatura a caschetto?
«Da bambino avevo un taglio alla tedesca. Ma, per eredità di famiglia, ho le orecchie come Dumbo, perciò le copro con i capelli. In Usa li tenevo fino a mezza schiena. Mi scambiavano per un apache: di che tribù sei, Gavino?».
I suoi incontri: Frank Sinatra, Elvis Presley, Paul Newman, Catherine Deneuve, Luciano Pavarotti, Sophia Loren, Alain Delon, Christian Barnard. E poi lui, Andy Warhol.
«Appena arrivato seguivo le sue lezioni sul cinema. Raccontava di sé, spiegava come aveva girato Sleep , un anti-film in cui John Giorno dorme per 5 ore e 20 minuti . Il suo studio era un covo di gente bizzarra. Girava sporco di vernice, con la Polaroid in mano. Aveva una collezione di parrucche: la preferita era rosa. Un rivoluzionario. Attaccatissimo alla madre. Diceva: gli italiani mi sono simpatici, hanno sempre la patta sdrucita perché continuano a toccarsi lì. Lo incontravo spesso al Club 54, seduto in un angolo con Truman Capote».
Perché, al culmine del successo, è tornato in Italia?
«Un' agenzia internazionale, Benton and Bowles, voleva aprire una sede in Italia e mi fece un' offerta irrinunciabile. Davanti a me si stendeva la Milano da bere. Avevo appena divorziato. Il mio matrimonio era stato seppellito dalla crisi del settimo anno. Decisi che avrei rivoluzionato il linguaggio della pubblicità e per questo mi feci molti nemici. Una mano me la diede anche Berlusconi, che con le sue tv stava cambiando le regole della comunicazione pubblicitaria. Arrivarono clienti come Barilla, Giovanni Rana, Fiat, Simmenthal».
Già: il cliente Barilla.
«Andai a Parma a conoscere Pietro e i figli. Lui mi portò in un piccolo ufficio. Mi disse: vede, questo non è solo il marchio della pasta, ma il nome della mia famiglia, ne tenga conto. È stato il brief più bello della mia carriera. Proposi un film di 90 secondi. Un distinto signore dalla stazione centrale di Milano viaggia per tornare in famiglia. In tavola trova pacchi di pasta. Dove c' è Barilla c' è casa , lo slogan. Tutto sbagliato, mi sgridò Pietro. Una settimana dopo si scusò: Gavino, è un capolavoro».
Motivo?
«Barilla faceva le vacanze a Cortina e il suo migliore amico era Indro Montanelli. Che un giorno lo incontrò: ho visto il tuo spot, caro Pietro, è davvero bellissimo. Arrivò la bambina che torna a casa con il gattino e mette il fusillo in tasca a papà. Fioccarono i premi».
Con Berlusconi ha lavorato a lungo.
«L' ho conosciuto al rientro in Italia. Mi invitò al Gallia per una tavola rotonda. Vedevo che mi fissava da lontano. Mi raccontò: quando ero giovane portavo i capelli come i suoi, poi li ho tagliati e la mia vita è cambiata. Mi dia retta: li tagli anche lei. Se lo fa, ci daremo del tu. È diventato il titolo di uno dei miei libri».
Com' è arrivato a essere viticoltore?
«Un bel giorno, qualche anno fa, mi stavo facendo la barba. Chiamo Lella, mia moglie, e le dico: oggi sento i miei partner americani e vendo tutto. Detto, fatto. Il vino è la mia attività dal 2004. Pensi che nella mia famiglia nessuno beveva. E io sono astemio. Tutto da solo, ho disegnato la bottiglia, il logo e ideato gli slogan per il lancio, un vero atto d' amore per la Sardegna. Così, nel Sulcis, è nata Cantina Mesa».
Come si definirebbe?
«Gavino, che si diverte come un bambino a fare le caricature».
1 note
·
View note
Photo
Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/02/09/libri-la-chiesa-dei-ss-medici-cosma-e-damiano-a-nardo/
Libri| La chiesa dei SS. Medici Cosma e Damiano a Nardò
“I Lions per la cultura”
Il libro che dà il via al restauro di un gioiello neretino
La Chiesa dei SS. Medici Cosma e Damiano
Un tempo, non c’era casa a Nardò in cui non ci fosse un’immagine dei SS. Medici Cosma e Damiano, venerati nella chiesa omonima a loro dedicata, situata sulla strada che da Nardò porta a Lecce,, risalente agli inizi del Quattrocento. Era una originaria cappella contenente una icona della Vergine col Bambino che sorgeva su “loco Memore de li Iudei”, cioè un cimitero ebraico, situato, come di norma, fuori dalle mura urbiche, presso corsi o depositi d’acqua. Fatto questo che giustifica l’antico nome della Chiesa di S. Maria da Ponte, per un ponte a tre arcate ricostruito nel 1595 sul vicino torrente Asso, le cui acque, ancora oggi, vi fluiscono accanto.
Eppure sfugge spesso alla vista di chi giunge a Nardò dal capoluogo, questo “notevole esempio di architettura tardo rinascimentale salentina”.
Il Lions Club Nardò, in collaborazione con la Banca Generali, ha sostenuto la pubblicazione del pregevole volume, edito da Mario Congedo e curato dal Dott. Marcello Gaballo, con testi dello stesso, di Fabrizio Suppressa e Domenico Ble, in cui le foto (di Lino Rosponi e Stefano Santoro) e le ricostruzioni di una storia lunga circa sette secoli testimoniano, attraverso le decorazioni floreali, i putti, gli amorini, due dei quali sorreggono un cartiglio con la dedicazione alla Madonna delle Grazie,, la cifra stilistica dell’edificio, che nonostante i rifacimenti nei secoli, ha conservato i codici di appartenenza al circuito artistico che va da S. Caterina di Galatina alla Chiesa del Carmine di Nardò e alle relative maestranze in esse operanti.
E’ un segnale d’allarme che il Lions Club Nardò intende dare in aiuto al restauro della Chiesa a difesa del patrimonio storico-artistico-culturale della propria città, affinché esso non cada nell’oblio, nell’indifferenza e nell’incuria, cancellando la memoria della propria identità.
Il volume, la cui prefazione è stata curata dalla Presidente del Club, Maria Rosaria Manieri, in un certo numero di copie, sarà a disposizione degli intervenuti, nella serata della presentazione, il 17 febbraio 2019, nella Chiesa dei SS. Medici, alle ore 18.00.
Il ricavato della vendita sarà destinato alla nostra Fondazione , la LCIF – We serve.
Antonietta Orrico – Officer Comunicazione LC Nardò
#Antonietta Orrico#chiesa San Cosma e Damiano#chiesa Santi Medici Nardò#chiese di Nardò#Domenico Ble#Fabrizio Suppressa#Lino Rosponi#Marcello Gaballo#Maria Rosaria Manieri#Memore de li Iudei#Stefano Santoro#In Evidenza/News#Libri Di Puglia#Pubblicazioni#Spigolature Salentine
0 notes
Text
TOPOLINO E GLI ALTRI BOZZETTI DEL GIOVANE HUGO PRATT
TOPOLINO E GLI ALTRI BOZZETTI DEL GIOVANE HUGO PRATT
A metà degli anni quaranta Hugo Pratt cominciò a muovere i primi passi nel mondo del fumetto e a cimentarsi con gli strumenti di lavoro di ogni disegnatore: matite e inchiostro di china.
La redazione di “Asso di Picche” sui tetti di Venezia: Giorgio Bellavitis, Hugo Pratt e Giancarlo Guarda
Tutti sappiamo della profonda influenza avuta da Milton Caniffnella formazione del giovanissimo Pratt, ma…
View On WordPress
0 notes