#Lunga incazzatura
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Detroit: Become Human e altro che mi passa per la testa.
Il titolo fa paura più per la seconda parte, lo so.
Ho preso appunti per un quarto d’ora di registratore vocale per scrivere ciò e dovreste sentire come mi sono incazzata tra una registrazione e l’altra.
The usual.
Ultimamente leggo tanti post riguardanti accese discussioni su top/bottom, su quanto certi personaggi siano SBAGLIATI messi in certe posizioni e su quanto avere ruoli sotto alle lenzuola sia normale.
Fortunatamente post in cui molte persone rispondono a tono spiegando perché questo modo di vedere le cose sia triste e controproducente.
Vedo anche post in cui ragazzi omosessuali accusano le ficwriters di monopolizzare le relazioni tra uomo e uomo e renderle ciò che non sono per il loro piacere. Quindi in qualche modo trasformano gli omosessuali in feticci da usare a piacimento.
Potrei star qui a parlare per ore di quanto a mio avviso queste accuse non stiano né in cielo né in terra per il semplice fatto che stiamo parlando di personaggi, come sempre, come si spiega ogni santa volta, come dovrebbe essere ormai chiaro a tutti.
I personaggi non sono persone, i personaggi fanno e dicono tutto ciò che vogliono e non riflettono ciò che la persona che scrive pensa o fa nella vita reale.
Prima o poi qualcuno la capirà ‘sta cosa.
Potrei limitarmi a dire questo e dire che no, non scrivo scene di sesso realistiche tra uomini, ovvio. Primo perché non sono un uomo e secondo perché mai vorrei scrivere scene di sesso realistiche nemmeno eterosessuali. Secondo perché scrivo e non scrivo manuali, gente. Se volete lezioni di sesso andate da un sessuologo o leggetevi guide in proposito. Non si impara il sesso in generale, ma non si impara di certo dalle fanfictions o dai libri.
Perché non ditemi che il sesso nei libri ha senso.
Queste le premesse a ciò che vorrei dire partendo da qualcosa che mi ha preso all’istante, quasi quanto mi ha preso Hannibal, ma per motivi diversi.
Come avrete capito dico sempre ciò che penso, no matter what. Sempre.
Il che non ha nulla a che vedere con la gente che legge. La gente che legge può e deve rimanere delle sue idee, questo non cambierà mai il fatto che continuerò ad esprimere le mie. È una mia necessità, una cosa che faccio per me senza aspettarmi che qualcuno ascolti o approvi, ma la mia posizione su certi argomenti la farò presente fino alla fine dei miei giorni.
Chissà che prima o poi ciò che dico non diventi obsoleto e scontato. Insomma, lasciate anche a me la speranza che un giorno il mondo sia un po’ più come lo voglio io. O devono essere felici sempre e solo gli altri?
Mi sono appassionata a questo videogioco, Detroit: Become Human. In che modo?
Tramite fanfictions e fanart, ovviamente. Siamo fratelli e sorelle in questo perché so che capita anche a voi. Il motivo non so per voi, ma per me è che spesso e volentieri ci sono le basi per qualcosa di buono, ma poi non vengono mai utilizzate per creare questo qualcosa di buono che io apprezzerei molto di più di ciò che c’è già.
E allora esistono i fandom che si creano ciò che vogliono per compensare.
Logico, cosa si deve fare?
Esistono giocatori e lettori e spettatori di film e telefilm che accettano tutto ciò che vedono e leggono, sono certa di questo.
Io no, non più.
Provate voi ad essere sempre sempre sempre delusi da tutto ciò che vi passa sotto gli occhi, da tutto ciò che sentite, cazzo, provate.
Provate a non avere una sola, una singola soddisfazione in nessuna storia che leggete, nessuna.
Parlo a tutti coloro che si indignano se si prende un videogioco e lo si trasforma in un altro mondo con personaggi che hanno altre dinamiche, che fanno altre cose. Parlo a chi si indigna se dopo aver visto un telefilm o aver letto un libro o un fumetto certe persone cambiano alcuni dei punti fissi per far andare la storia da un’altra parte e darle un lieto fine.
Parlo a voi che avete la fantasia di un mucchietto di cenere di una sigaretta.
Fatevi gli affari vostri.
La passione per Detroit: Become Human dunque nasce dalle fanfic e solo dopo, per capire meglio, sono andata alla fonte, all’origine di tutto.
Ho guardato su YouTube ore e ore di storia giocata da qualcun altro.
Il responso finale per me è questo.
Hannibal è tutto ciò che ho sempre desiderato in un telefilm portato fino alla quasi totale soddisfazione delle mie aspettative.
Quasi.
Mancava pochissimo. Ma posso conviverci, Hannibal è ancora al top di ciò che potevo desiderare.
Detroit Become Human è potenzialmente la perfezione, perfezione assoluta, anche più di Hannibal… Ma purtroppo non sfiora nemmeno l’accettabile.
Mi spiego e per farlo ritorno al discorso di top/bottom/feticismo delle relazioni omosessuali/eteronormatività.
Sono stufa.
Io non sono una feticista delle relazioni omosessuali, io sono stufa che tutto sia eterosessuale.
Io.
Io per prima.
Ne ho piene le scatole.
Ho piene le scatole di un sesso che mi definisce.
Io non sono definita da ciò che ho in mezzo alle gambe, non me ne frega niente di ciò che c’è lì. Io sono la mia testa e la mia testa mi dice che un sacco di cose non hanno un cazzo di senso e la gente continua a viverci sopra come se fossero le uniche cose giuste e normali.
Ma normale che?
Chi stabilisce che una cosa è normale? La quantità di persone che la fanno? Quindi se domani tutti si mettono ad ammazzare persone ci sarà una normalizzazione dell’omicidio? Così come l’eterosessualità e tutte le regole che detta è adesso ciò su cui tutti si basano per giudicare, creare cose, stabilire dei percorsi da seguire?
Dunque…
Avevano in mano un mondo di androidi che all’improvviso diventano Deviants e cominciano a provare emozioni umane.
Un mondo di creature che non hanno la nostra concezione di corpo, una volta che smettono di seguire ordini e imitare gli esseri umani, delle creature che non concepisco il sesso così come lo concepiamo noi, soprattutto il loro di appartenenza, in teoria non dovrebbero averlo, e men che meno l’accoppiamento in generale, creature che sentono le emozioni umane, ma poi hanno un approccio completamente diverso da noi nell’esternarle e nel viverle.
Ma quale fantasia si sono sprecati ad utilizzare?
Devo vedere l’androide maschio che si innamora della femmina, lei che gli fa gli occhi dolci e che ad un certo punto gli dice che lo ama. Oh, santo cielo, reggetemi perché non posso trattenere l’emozione per questa storia d’amore.
Ma santo cielo, sono androidi che si svegliano e cominciano a vivere… E guarda caso vivono secondo le regole dell’eterosessualità?
Ma chiudetevi da qualche parte con la vostra fantasia inesistente, per favore.
Devo vedere l’androide femmina che si occupa della bambina e la deve proteggere. Che strano eh? Che decisione così fuori dagli schemi.
Devo vedere i Deviants esprimere il loro cambiamento più attraverso cazzate come queste che attraverso vera e propria presa di coscienza di chi sono loro, della loro identità, di ciò che vogliono fare nella vita con la loro libertà di pensiero e di espressione.
Ad un certo punto c’è anche l’opzione che l’androide che guida la rivoluzione, Markus, possa chiedere insieme ai pari diritti anche l’opportunità per gli androidi di riprodursi.
MA CAZZO!
Ma in questo si esprime l’essere diventati delle creature senzienti?
NO!
Questo è essere umani, triste e scontato. I Deviants sono meglio, i Deviants sono qualcos’altro.
Eh, ma il videogioco è creato da esseri umani e fino ad un certo punto ci arrivano, poi si perdono.
Guarda caso l’unica storia d’amore omosessuale è tra due androidi femmina, prima usate come prostitute per il piacere degli umani, che in una possibile svolta degli eventi scappano mano nella mano verso la libertà. Sempre due donne, mai due uomini, ovvio.
Perché?
Perché queste scelte sono operate dai creatori dei videogiochi che sono tutti uomini, eterosessuali, con la fantasia di una mela marcia.
O sono operate come scelte di marketing perché chi gioca in media è un ragazzo eterosessuale con la fantasia di una mela marcia.
Quindi due donne sì, ma due uomini mai.
Che sono androidi, non hanno sesso! Nonostante una volta disattivata la pelle, chissà perché, le tette restano.
Io non so quanti video ci sono in rete di gente che ha giocato tutto DBH, proverò senz’altro a guardarmeli tutti, ma cazzo nel video che ho visto fino ad ora si sono operate le scelte più banali, più noiose, più etero, più squallide che si potessero operare ed io stavo per morire soffocata dalla tristezza.
C’è l’opzione Fai baciare i due androidi SI o NO?
Cosa pensate abbia scelto chi giocava?
Ora, questo è un rant, lo ammetto, perché è ovvio che quel video può essere stato fatto da chi aveva già giocato altre sessanta volte e ha scelto opzioni mai scelte prima. Però proprio quelle doveva registrare e farmi vedere?
Ritorniamo sempre alla MIA sfiga.
MIA.
Non sto dicendo che certe cose sono sbagliate, come al solito sono sbagliate e noiose per me.
E mi tocca stare zitta e ingoiare la merda che mi si propina in continuazione?
Signori per forza scrivo, blatero, mi incazzo e tutto faccio tranne che tacere.
Perché vorrei vedere voi.
Invece non vi vedrò mai.
Non vi vedrò mai dover fare i conti con tutto un gioco basato su cose che non volete vedere, che non volete sentire, non faranno mai un gioco così. Non faranno mai un telefilm così.
Può succedere con un libro, una volta ogni tanto, con un film, una volta ogni tanto, ma sono cose rapide che non fanno successo e vengono accantonate per sempre.
A voi nella media non succederà mai di essere delusi sempre, sistematicamente.
Gioite dunque di essere nella massa e non ve la prendete se noi, da questa parte, ci facciamo le NOSTRE storie, creiamo le NOSTRE dinamiche. Quelle che piacciono A NOI.
Perché siamo pochi, meno degli androidi di Markus, ma abbiamo già fatto tante rivoluzioni. E che importa se la nostra rivoluzione si ferma a pochi siti, poche storie e poche soddisfazioni. Ci prendiamo tutto ciò che viene.
Le potenzialità di Detroit: Become Human dunque sono state piuttosto schiacciate dal videogioco in sé; ma la storia, ragazzi, la storia è favolosa e dà spunto per il mondo. Il MONDO.
Dico io…
In quest’universo gli androidi sono stati creati per aiutare l’uomo e fare ciò che l’uomo non vuole più fare.
Qualche anno dopo la loro invenzione cominciano ad insorgere i primi problemi con la gente che viene licenziata per far posto agli androidi.
La gente con chi se la prende?
Non col governo o con chi ha permesso tutto ciò.
Se la prende con gli androidi.
Androidi che vengono picchiati, seviziati, rotti, torturati.
Io utilizzerei gli androidi per vedere quali sono gli esseri umani da cui guardarsi.
Io non potrei MAI alzare le mani, diventare violenta, contro una creatura che anche se esegue solo i miei ordini è lì per aiutarmi. Se tu hai in casa un androide e ogni due per tre lo porti a far aggiustare perché lo prendi a bastonate, beh, dovrebbe essere sulla tua fedina penale perché non stai bene per niente.
Se vai in un locale a luci rosse e affitti un robot per farci sesso e lo devi prendere a mazzate per eccitarti hai problemi enormi; non importa che quella è una macchina, importa che tu non lo sei.
La Cyberlife produce un modello per portare carichi pesanti ed ha l’aspetto di un grosso uomo di colore?
Ma scusate…
Un coglione alla Cyberlife che si alzasse a dire “Forse questa cosa è un po’ razzista e ci rimanda al periodo della schiavitù, meglio evitarla” non c’era?
Un coglione che si preoccupasse dell’opinione pubblica magari.
O devo pensare che in un futuro come quello l’unica cosa che non si è evoluta è proprio la testa umana?
Sono androidi! Androidi!
Connor è quello assegnato al Tenente Hank Anderson per investigare sui Deviants e si crea un legame tra loro, cazzo, si crea un legame.
Perché non può essere un legame più forte dell’amicizia?
Se non da parte di Hank, perché metteteci quello che volete, è un uomo di una certa età, era sposato con un figlio (per me non significa niente, ma mettiamo anche…) ma da parte di Connor… È un androide e non gliene frega nulla di che sesso è Hank!
Perché si devono immergere nell’eterosessualità anche creature che dovrebbero fregarsene altamente?
Ci sarebbe dovuta essere la storia d’amore tra umano e androide, per completezza, visto che la vostra fantasia ha partorito la storia tra North e Markus (due androidi con fattezze femminile e maschile) come massima espressione del passaggio a Deviant, una storia d’amore interrazziale era anche meglio e doveva essere tra Hank e Connor, l’unica possibilità rimasta.
Quella storia non c’è e quindi ce la facciamo noi.
Punto.
Questo è scrivere fanfictions, questo è creare fanart, questo è usufruire di un bene facendovi l’immenso favore di acquistarlo nonostante sia la metà della metà di quello che ci si aspetta e poi cercare pace con le nostre capacità, cambiando quello che è sempre uguale.
Di che diavolo vi lamentate?
Potrei comprare un videogioco, col prezzo che ha, nonostante non sia come lo vorrei, solo perché ci vedo dentro del potenziale. Vi sto facendo un favore, a voi e all’altra gente che ci gioca e che rompe le palle a quelli come me che ci fantasticano su.
Ma pensate a giocarci e non rompete.
Ho sentito ragazze indignate perché la coppia Hank/Connor è male assortita. Nel senso che Hank l’umano è in là con gli anni, sovrappeso e in generale non il classico figo da copertina. Connor è ovviamente un androide creato con fattezze giovani e perfette che così rimarranno sempre.
Che schifo!
Ho sentito dire.
Ma santo cielo uscite dai vostri schemi mentali patetici e crescete. Non d’età, di mentalità.
Se è di amore che stiamo parlando nel 2018 devo ancora sentire che dopo una certa età e senza rispecchiare certi canoni di bellezza non si può essere amati?
E poi, cazzo, da un androide senziente che dovrebbe essere l’ultima creatura a guardare cazzate del genere.
Fantasia da mele marce, fantasia da cenere di sigaretta e soprattutto mentalità che dovrebbe vedervi chiusi in una stanza da soli, e non in mezzo alla gente a spargere puttanate e dettare regole su amore, sesso ed espressione di se stessi.
Beh, il mio Connor ama Hank moltissimo, in un modo tutto suo e con espressioni tutte sue che non sono le stronzate umane a cui tutti sono abituati. Se avrete voglia e tempo arriveranno anche loro sulle mie pagine AO3; come potevo trattenermi dall’entrare nel mondo dei Deviants così pieno di possibilità, diverso, senza preconcetti (in teoria, nella mia teoria), fuori dagli schemi prestabiliti e meravigliosamente NON umano?
Altri personaggi che come Will e Hannibal rendono più sopportabile questo mondo stupido e pieno di regole su cose che di regole non dovrebbero averne.
Forse dovrei solo scrivere e stare lontana dal resto della gente, mi farei più del bene così.
Oh, mi sono sfogata. Io sono nata Deviant nel significato più puro del termine. Con me non ci sarebbe nemmeno bisogno di svegliarmi, perché sarei lì già da un pezzo ad aspettare tutti gli altri.
Quello è il mio mondo ideale e se fossi un’umana lì in mezzo mi sentirei davvero una merdina, inutile, patetica e con la testa piena di cazzate. Diecimila volte meglio essere un androide.
E se Markus avesse preso Josh e l’avesse baciato, invece di baciare North, gli avrebbero sparato sul posto.
Perfino il presidente Warren avrebbe dato ordine di sparare.
Perché la terra fa schifo.
#Detroit: Become Human#Considerazioni#Pensieri#Lunga incazzatura#Strano eh?#Hank/Connor#Connor#Deviants#Eterosessualità#Omosessualità#Sempre le stesse cose#Noia#Fanfictions#Scrittura#Androidi#Fantasia che si suicida con un colpo di pistola#Che bello avere creature diverse dagli umani e farle agire come umani
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Incazzature quotidiane
Qualcuno può anche dire che nella vita risolvere problema è piacevole, divertente, posso anche dargli ragione, un’esistenza completamente monocromatica finirebbe per annoiare, anzi, direi che si finirebbe per averne la nausea di una tale monotonia e piattezza; alla lunga renderebbe assuefatti i sensi finendo per rendere apatici e privi di vitalità.
Posso dargli ragione, si, ma solo se i problemi sono per cause naturali o per causa ed effetto, oppure perché il destino ti e venuto avverso in quel momento. Queste avversità, non dico che si accettino ma almeno posso risultare sopportabili, li combatti con tutte le tue forze ma non provi alcun rancore anche se la rabbia non viene meno, che poi quest’ultima è quell'energia che muove il motore del tuo essere. Quello che invece io non accetto, che non sopporto, sono quei problemi che provocano rancore in te, odio a non finire, un malessere che farei a meno di provare. Si, perché questi sentimenti negativi, anche se dovuti verso quelle persone dal cuore nero, la cui anima è null'altro che un abisso oscuro senza fondo, non ti fanno stare affatto bene, ti riempiono di veleno e allungo andare, non potendolo soprattutto esporlo, finisce per corroderti dentro, come farebbe un potente acido, lasciandoti completamente distrutto, vuoto e privo di ogni forza. I problemi che non sopporto, quelli di cui farei volentieri a meno, sono quelli che il tuo prossimo si diverte a provocarti, provandoci addirittura piacere, persino guadagnandoci sopra, il tutto con meschine macchinazioni degne proprio del loro essere perfidi, privi di ogni scrupolo a farsi strada a scapito di innocenti.
IL POSTINO SUONA SEMPRE DUE VOLTE ieri, non era la prima né la seconda, né la terzo, a dire il ero ho perso il conto di quante volte ha suonato. Mi consegna una raccomandata, quando la leggo, tutto il mio buon umore, spensieratezza ma soprattutto voglia di fare vanno in malora. Era l’ennesima comunicazione, ad indicarmi che certa gente, che dovrebbero solo dimorare in prigione, non hanno smesso di pensare a me. Non sono felice del loro pensarmi, purtroppo non posso farne a meno di subirmelo, ed ecco che l’odio e il rancore verso quelle persone si accende come un incendio devastante e inarrestabile. Tutto il resto della giornata è stata un disastro, persino la voglia di andare a pranzo mi era passata, figuriamoci il continuare a lavorare. Dopo una simile incazzatura non è facile riprendere il tran tran quotidiano
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01:50
Qualche ora fa, pensando di riuscire a studiare qualcosa, ho bevuto un caffè. Dannazione, ci casco ogni volta. Il caffè mi agita, mi fa battere il cuore all’impazzata manco avessi visto un paio di occhi azzurri (che sono la mia debolezza, si sa). Non ha fatto altro che esasperare il mio cupo, tetro stato d’animo. Stasera, dopo chissà quanto tempo, ho veramente voglia di piangere. Chi mi conosce bene sa che piango spesso, anche per le minime cose. Sensibile, mi dico io. Pesante, dicono gli altri. Mi sento a pezzi, ho l’umore sotto ai piedi ma non piango, piuttosto mi sento apatica, tutto mi scivola da dosso. E allora non piango, non ne sento il bisogno. O meglio, sentivo, poiché stasera il motivo l’ho trovato. Ascoltavo delle canzoni di quell’artista che ho scoperto solo da qualche giorno e con cui ho stretto un feeling così intenso, da sembrare di conoscerlo realmente. Ascolto le canzoni studiandomi bene i suoi testi: poesia. In alcune frasi mi rispecchio ed è per questo che mi sento colpita. Ha sfiorato il mio tallone d’Achille. Mi si è stretto un nodo in gola, gli occhi sono diventati lucidi ma niente lacrime. Questa cosa mi spaventa. Ho sempre pensato che piangere sia il modo migliore per esternare qualsiasi sentimento, che sia tristezza, felicità, incazzatura o altro. E’ sempre stato il mio modo di esprimermi, non me ne sono mai vergognata. Solo che adesso non ci riesco e non capisco perché. Quando parlo di apatia, mi riferisco anche a questo. Sento come se stessi cambiando ma allo stesso tempo sto facendo passi indietro. Passi falsi. La “nuova me” mi sta sulle palle, preferivo di gran lunga quella di qualche mese - o addirittura anno - fa. Sono un completo disastro, in tutto. Fallimentare ascesa verso chissà cosa. Ascesa, sì, non discesa, perché spero sempre che nonostante gli errori, io riesca a puntare in alto. Senza piangere, eh. Forse dovrei smettere di bere caffè.
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Banane e lampone
Non ci posso fare proprio nulla: la sola cosa per cui riesca ad indignarmi è l’indignazione altrui. Stavolta, il malcapitato caduto mani e piedi nella carta moschicida dei moderni Torquemada è Luciano Passirani, direttore sportivo d’un calcio, ed un mondo, d’altri tempi, riciclatosi opinionista nel circo equestre di Fabio Ravezzani, e sino a oggi noto al pubblico di Internet unicamente per la caduta del suo parrucchino durante una puntata di qualche anno fa. Passirani è reo di aver motteggiato che Lukaku è così incontenibile che “lo fermi solo con 10 banane” (sic!). Apriti cielo. La stangata del direttorissimo Ravezzani è giunta immediata e severissima: Passirani non sarà più invitato in trasmissione, malgrado le scuse tosto presentate per l’efferata e proditoria scelleratezza uscita dalla sua bocca. Andrebbe premesso che in quel lupanare intellettuale che sono i programmi culturali di Ravezzani è stato tollerato di molto peggio, da spogliarelli di sacripanti di cinquant’anni rimasti letteralmente in mutande, alle intemerate al napalm della buon’anima di Ginone Bacci contro i “fffrosci”, ai refoli di gusto vagamente filo-fascistoide e guerrafondaio di Gian Luca Rossi. ai biascicamenti reiterati ed incomprensibili di un personaggio tanto pittoresco quanto francamente impresentabile quale Cesare Pompilio, alle sinistre analogie di Matteo Colturani, desumibili fra le righe, tra i centrocampisti di colore (proprio loro!) e gli schiavi delle piantagioni di cotone. QSVS è una lunga e frastagliata galleria di pattume televisivo la cui funzione sociale perspicua è indurre un sorriso nel bilioso spettatore, raffreddandone lo spirto guerrier che rugge entro il suo cuore: le stesse liti, palesemente dei maldestri artefatti, diventano fonte di sghignazzo, e non già di incazzatura. Lo stilnovistico eloquio di Passirani si va quindi a installare in un’intelaiatura molto definita e congruente. Stavolta però il direttorissimo ha deciso che la misura era colma. Il sospetto è che Passirani abbia fatto le spese, con una frase facilmente impugnabile, di un clima ultra-esacerbato a causa dei recenti fatti di cronaca che hanno visto protagonista proprio Lukaku a Cagliari: Ravezzani, da opportunista qual è, ha sfruttato l’episodio a suo favore per dare una lezione di buone maniere e di tolleranza a tutta Italia. Passirani è stato un involontario mezzo asservito agli scopi di una delle più spietate faine del panorama televisivo italiano. Se una colpa gli si può imputare, più dell’irricevibile accusa di razzismo (di cui tratteremo più diffusamente nel seguito), più dell’ignoranza, più dell’idiozia, è certamente l’inopportunità di una frase del genere. Una frase simil-razzista, su Lukaku, in un momento in cui tutti, ma proprio tutti, hanno parlato di quell’episodio di Cagliari! Sei fori di melone, caro Luciano: parafrasando Gianni Clerici, ti sei fiondato alla pugna, sotto il fuoco di sbarramento, senza l’elmetto. Come mi sarei comportato io, al posto di Ravezzani, si domanderà qualcuno? Avrei rivolto una reprimenda a Passirani, senz’altro, richiamandolo al decoro e dissociandomi con convinzione da quella che è un’idiozia bella e buona. Avrei porto le mie scuse alle persone di colore all’ascolto - o ai neri? o agli individui di etnia africana? come si dice per non beccarsi del razzista? - e avrei chiuso il caso. Sono peraltro pronto a scommettere che i neri abbiano strepitato per l’episodio molto meno dei sommi sacerdoti “bianchi” della Congregazione della Tolleranza. Rinvenire un seme di odio o discriminazione razziale in una frase di tal fatta è folle e irriguardoso e rinvia ad una problematica di cui da molto tempo ho posto l’urgenza e l’attualità, ossia la perdita di significato dei concetti, delle parole che diventano puri significanti a disposizione di una volontà forcaiola. Magari gli strenui difensori del congiuntivo s’applicassero con un decimo della dedizione alla salvaguardia dell’integrità delle parole! Aprirei una parentesi sul tema del significato delle parole: una difesa di Luciano Passirani potrebbe pure articolarsi attorno alla ricerca di una volontà “goliardica”, è inutile precisare che si tratterebbe di una difesa d’ufficio sciocca e ancora una volta dimentica del senso dei termini. Quella di Passirani non è goliardia: è pura idiozia. Così come i satiri di Charlie Hebdo, quando frequentemente esondano dal loro preteso diritto di satira, non sono dei fini analisti della società: sono degli idioti. Tornando al razzismo, esso, nella storia dell’uomo, ha dei connotati molto precisi. Ha il volto degli assassini che hanno compiuto il linciaggio di Jesse Washington, a Waco; ha il volto degli assassini dei tre ragazzi dei diritti civili, nel 1964; ha il volto degli aguzzini di Nelson Mandela; ha il volto dei segregazionisti americani; ha il volto incappucciato dei demoni bianchi del Ku Klux Klan; ha il volto del procuratore che ha mandato alla sedia elettrica Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti; ha il volto di coloro che lanciarono proprio delle banane al ministro Kyenge durante una festa del Partito Democratico, un gesto plateale, umiliante e calcolato, tre attributi che non appartengono al motteggio che è oggetto della nostra speculazione. Il razzismo non ha certamente il volto beota e forse un poco alticcio di Luciano Passirani. Ne ho abbastanza di mostri usa e getta sbattuti in prima pagina. Forse qualche sciagurato crede che Passirani picchierebbe un nero, o che lo insulterebbe ad alta voce per strada, o che si rifiuterebbe di sedergli accanto in un bar? O alternativamente, crede che Passirani, con questa frase, trasformerebbe dei galantuomini all’ascolto in potenziali picchiatori di neri? L’odio razziale, la discriminazione razziale, sono concetti di una gravità socio-storica inaudita che hanno una loro area semantica di competenza specifica ed intoccabile. Le indignazioni verso i milioni di Passirani di questo mondo producono, piuttosto che una sensibilizzazione al fenomeno, una sua sottostima. Se così tante manifestazioni dell’agire umano sono riconducibili al razzismo, quelle poche volte che ci troveremo davanti al razzismo autentico, quando non basterà mettere all’indice l’inerme Passirani, sapremo come comportarci?
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Sbronzografia
“[…] Oggi vorrei raccontarvi la nostra più bella sbronzografia.
Un pomeriggio d’estate , incontro Modigliani in fondo alla rue Dauphine. – Ce l’hai il grano? – mi chiese lui – Un biglietto da cinquanta. E tu? – Cento – Figo, allora, si va a bere! – gli dissi Entrammo in una drogheria per comprare del vino e ci andammo a sistemare dietro al Vert Galant, lungo la Senna, di fronte al battello- lavatoio, dove immediatamente stappammo due, tre bottiglie. – Ce l’hai dello spago? – mi chiese Modigliani – No, per farci cosa? – Beh, per mettere in ammollo le bottiglie, al fresco, fa caldo E Modigliani si tirò su per andare a trattare con il padrone del battello e farsi prestare un gomitolo di filo. Calammo le bottiglie sul fondo e di tanto in tanto ne ripescavamo una per stapparla e vuotarla, non prima di aver fatto un brindisi roboante alle vecchie lavandaie che battevano il bucato, in ginocchio davanti alle tinozze. Le lavandaie la sanno lunga e così si può immaginare bene come potesse succedere di tutto: risate, provocazioni d’ogni sorta, parolacce e gesti osceni da parte delle vecchie, e a cui rispondevamo al nostro meglio, senza smancerie e sempre di buon umore; l’ebbrezza ci aiutava e allo stesso tempo si impadroniva di noi, e a un certo punto Modigliani offrì una bottiglia alla più brutta a patto di lasciarsi baciare sulla bocca.
Incitato a farlo da tutte quelle megere, Modigliani, ignaro di tutto, si mise a voler camminare sulle acque per raggiungere la strega prescelta e colò a picco. Su uno scoppio di risa generale per tutto il lavatoio tanto inattesa era stata la cosa, ma non per me che mi arrovellavo su come salvare Modigliani che, naturalmente, non sapeva nuotare. Quando lo afferrai per i capelli, mi trovai impacciato non avendo che un solo braccio¹. Un vigoroso colpo di talloni mi fece risalire in superficie, e il padrone del lavatoio, che era saltato su una barchetta ci ripescò. Ne seguì il fragore delle vecchie diavole che ci prendevano per il culo mentre asciugavamo i vestiti sul bordo del fiume, con il padrone che ci strapazzava e Modigliani nudo come una mano e bello come un San Sebastiano, vuotava la bottiglia che non aveva mollato e parlava già di come ritentare l’impresa. Il tutto terminò con la nostra espulsione. Era ora, del resto. L’alcolico si era scatenato e quelle vecchie virtuose erano pronte a massacrarci. – Dai, Amedeo, andiamocene Ecco allora che la sua incazzatura mi si ritorce contro. A Modigliani faceva orrore il suo nome.
E’ su questo unico aneddoto che mi piacerebbe chiudere le mie considerazioni sui piaceri del palato anche perché avrei troppi aneddoti da raccontare, visto che i compagni di tavola e di sbronza sono generalmente dei campatori, chiacchieroni, compiacenti, tolleranti, pronti alla risata, magnifici e pronti a scherzare di tutto. E a futura memoria vorrei soltanto rammentarvi che i peggiori eccessi della tavola sono gli eccessi dell’astinenza, un rimedio peggiore del male, come gli anacoreti sanno bene quando perdono lo spirito di umiltà e della preghiera e vengono distratti dallo stomaco che li strattona.
Ma io che sono uno senza fede, a cui è spesso mancato di tutto e che oggi so privarmi di tutto, perfino di fumare e bere, posso assicurarvi che la povertà è una grande forza spirituale a condizione di essere veramente sprovvisti di tutto.”
Blaise Cendrars
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Eco: così “Apocalittici e Integrati” diede una definizione di cultura di massa
Mi hanno chiesto di scrivere una cosa su Umberto Eco. E la prima cosa che ho pensato è stata "a me, però, Eco m'ha fatto sempre incazzare". Quel tipo di incazzatura che, per come sono fatta, riservo solo alle cose che amo. Quel tipo di incazzatura, per dire, che ti fa tenere Il nome della rosa per anni, anni, sul comodino e poi te lo fa divorare e te lo fa tenere sul comodino ancora qualche mese, ché altrimenti ti mancherebbe. Mi hanno chiesto di scrivere una cosa su Eco, insomma. Ed è stata una gestazione lunga e faticosa. Del resto, dai, cosa vuoi scrivere su Eco senza sembrare banale e scontata. Allora ho fatto così: ho chiesto alle persone che ho attorno cosa avrebbero voluto leggere, ancora, su Eco. Mi hanno risposto cose disparate, interessantissime, non praticabili. Soprattutto, ho rischiato di farmi odiare e non avere più una vita sociale. Per colpa di Eco, s'intende. Alla fine ho creduto che l'unica cosa che avesse senso di essere fatta fosse questa. Lasciare che a parlare di Eco fosse Eco. Con una delle "sacre bibbie" per chi ha scelto questo mondo qui. Certo, poi ho anche trovato indispensabile citare Gabbani e la sua scimmia nuda che balla.
Ogni pezzo ha una storia e questa, in particolare, andava raccontata.
LEGGI QUI!
#umberto eco#apocalittici e integrati#saggi#cultura di massa#teoria della comunicazione#mediologia#massmedialogia#media studies
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