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#Linda Pini
perfettamentechic · 11 months
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27 ottobre … ricordiamo …
27 ottobre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic
2019: Guido Lauri, è stato un danzatore, coreografo e maestro di danza italiano. Sposò Anna Maria Paganini, ballerina classica. La loro figlia è  la ballerina Tiziana Lauri. I danzatori Augusto, Alfonso, Fabrizio e Raffaele Paganini sono suoi nipoti. Lauri fu inoltre cognato di Giulio Neri, cantante lirico. (n. 1922) 2015: Betsy Drake, è stata un’attrice e scrittrice americana di origine…
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opera-ghosts · 1 year
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Here a picture of Gaetano Pini-Corsi as Mime, Madrid 1901.
Gaetano Pini-Corsi (1860-1935) was a gifted singer of both leading and buffo roles. Born in the Croatian town of Zara, Pini-Corsi came from a family of singers. Included in the dynasty were his two uncles, baritone Giovanni Corsi (1822-1890) and tenor Achille Corsi (1840-1906), his cousin, soprano Emilia Corsi (1870-1928), his nephew, tenor Umberto Pini-Corsi (1879-1911) and, probably the best known member of the family, older brother Antonio Pini-Corsi (1858-1918), the celebrated buffo baritone, who sang character roles at the Met during the early 20th Century. Gaetano Pini-Corsi made his debut in Empoli as Ernesto in Don Pasquale in 1881. For the next two decades, the tenor sang mostly leading roles, such as the Duke in Rigoletto, Riccardo in Un Ballo in Maschera, Alfredo in La Traviata, Edgardo in Lucia di Lammermoor, Elvino in La Sonnambula, Tonio in La Figlia del Reggimento, Almaviva in Il Barbiere di Siviglia, Gennaro in Lucrezia Borgia, Pollione in Norma, Manrico in Il Trovatore, Fernando in La Favorita, Nemorino in L’Elisir d’Amore, Carlo in Linda di Chamounix, Corentin in Dinorah and the title roles in Ernani, Fra Diavolo and Faust. As he approached the age of 40, however, Pini-Corsi found that his flair for the comedic lent itself to buffo roles. As the 19th century came to a close, the tenor began to gravitate more and more toward character roles. For the next several years, Pini-Corsi divided his time between leading and comic roles, finally committing exclusively to the latter in 1908. He was very much in demand in both major and provincial companies throughout Europe and the Americas including the Politeama in Genoa, the Teatro Regio in Parma, Como’s Teatro Sociale, the Teatro Ristori in Verona, Bologna’s Teatro Comunale, the Teatro Costanzi in Rome, Palermo’s Teatro Massimo, the Teatro San Carlo in Naples, Milan’s La Scala, Turin’s Teatro Regio, La Fenice in Venice, Modena’s Teatro Municipale, the Teatro Reale in Madrid, the Teatro Coliseo in Lisbon, Barcelona’s Teatro Liceo, the Teatro Municipal in Caracas, the Teatro Colón in Buenos Aires, the Teatro Solís in Montevideo and Boston Opera. One of the high points in Pini-Corsi’s career was his creation of the role of the marriage broker, Goro, in the world premiere of Puccini’s Madama Butterfly at La Scala in 1904. It would become a part he sang frequently over the course of the next quarter century and remained one of the tenor’s favorite roles until the end of his career. Pini-Corsi’s massive repertoire of over 75 roles included Laertes in Hamlet, Dr. Cajus and Bardolfo in Falstaff, Don Basilio in Le Nozze di Figaro, The Dance Master in Manon Lescaut, Abate in Adriana Lecouvreur, Schmidt in Werther, the Servants in I Racconti d’Hoffmann, Cassio in Otello, Mime in both Siegfried and Das Rheingold, David in Die Meistersinger, both Joe and Nick in La Fanciulla del West, Wagner in Mefistofele, Incredibile in Andrea Chénier, First Jew in Salome, Trinca in La Cena delle Beffe, Despréaux in Madame Sans-Gêne, Laerte in Mignon, Spoletta in Tosca and Gherardo in Gianni Schicchi. It was as Goro that the 72-year-old tenor bade farewell to the stage at the Teatro Comunale in Ferrara in 1932. Gaetano Pini-Corsi passed away in Milan on December 16, 1935 at the age of 75. Gaetano Pini-Corsi made more than 40 recordings (including the very first complete recording of Pagliacci) for such labels as Fonografia Nazionale, Odeon Fonotipia, The Gramophone Company, Parlophone and Victor. These discs showcase a relatively lightweight instrument which the tenor used wisely and efficiently during his 50-year stage career. The stylistic similarities to his older brother Antonio are striking, most notably in the exaggerated, machine gun vibrato (also noticeable in some of Giovanni Martinelli’s recordings) that he sometimes uses for dramatic effect. It is not a classically beautiful voice, but an effective one, nonetheless.
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craigfernandez · 3 years
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cryptocollectibles · 4 years
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Beauty and the Beast Portrait of Love #1 (May 1989) by First Publishing
Red Foil Edition. Painted cover art by Olivia De Berardinis. Portrait of Love, script and art by Wendy Pini; story tells of the great love of Vincent for Catherine expressed in a painting. Biographies for Wendy Pini, Olivia De Berardinis, Ron Periman, Linda Hamilton and Roy Dotrice.
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pangeanews · 6 years
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…e poi ci fu l’irrevocabile incontro con la ragazza dall’occhio nero: dialogo con Linda Terziroli intorno a Guido Morselli
La formula funziona, cattura, è accattivante. Due anni fa, per Pietro Macchione editore, esce una antologia di scritti dal titolo Guido Morselli. Un Gattopardo del Nord. Tra gli scritti, quello di Valentina Fortichiari, fortissima ‘morselliana’, che raduna la statura dello scrittore in un cammeo d’arte bizantina: “Guido Morselli, elegante a suo modo (con stringhe di corda nelle scarpe dalle pesanti suole, il nastro adesivo a fermare strappi nella fodera del trench rigorosamente inglese), misurato nei sentimenti, schivo, salutista, non mostrò mai nella vita e nella sua arte alcun segno di sbavatura, eccessi, esibizione. Rigoroso, sobrio nei temi e nei personaggi, ‘bon à tout faire, bon à rien faire’, non si ritenne mai detentore di una verità rivelata: a ogni pensiero o idea assegnava i confini di un normale buon senso, niente in fondo era apparentemente degno d’essere messo su carta. Semmai il valore assoluto, il fulcro del suo essere spirituale e creativo andava cercato in ‘una sensibilità, ohimé spesso così ardua a seguire, ad afferrare, a fissare’ (diario, 1946)”.
Il ‘Vino del Sasso’ prodotto da Guido Morselli. Così ne scriveva a Calvino, nel 1963: “Non sono un filosofo. Sono agricoltore: vivo della campagna e in campagna (365 giorni all’anno, e tutt’al più mi spingo a Varese, a bordo della mia vecchia Ardea: una quattro-marce, si figuri!, che però va benissimo e con cui non corro il pericolo di “alienarmi”). Il vino di mia produzione ha riscosso gli elogi della Scuola enologica di Alba”. La nota e la fotografia ci giungono gentilmente da Linda Terziroli
Quel cesto di saggi è curato da Silvio Raffo, poeta, scrittore, straordinario esegeta di Emily Dickinson (e delle sorelle Brontë, e di Edna St. Vincent Millay e di Christina Rossetti…), e da Linda Terziroli, ‘morselliana’ pure lei, giovane (classe 1983), preparata (ha curato le Lettere ritrovate, Nem, 2009, e, per Bietti, 2013, Una rivolta e altri scritti 1932-1966), ‘muscolare’. Laureanda, è proprio lei, una decina di anni fa, indignata dal fatto che nessuno si filasse troppo lo scrittore, ragionando “sulla dannazione della memoria e sull’oblio in cui lo scrittore era caduto ormai anche nella sua città e nella sua Gavirate, dove nemmeno un cartello indicava che, in quella Casina Rosa, aveva vissuto il grande scrittore”, a istigare Raffo a ‘fare qualcosa’. Quel qualcosa si sarebbe tramutato nell’attuale Premio letterario in onore di Guido Morselli e in diverse iniziative convegnistiche ed editoriali. C’è qualcosa, però, che sfugge all’etichetta di “Gattopardo del Nord”. Morselli, infatti, più che un gattopardo, è una galassia. A leggere la consistenza dei manoscritti, custoditi presso l’Università di Pavia, si resta sbalorditi: siamo di fronte a un mondo letterario complesso e stratificato, raccolto in “21 faldoni, 6 cartelline” che comprende “molto materiale ancora inedito”, tra cui molti testi teatrali, “saggi brevi, elzeviri, abbozzi”, un Saggio su un romanzo di James, del 1942, ad esempio. Il 15 agosto Morselli compirebbe 106 anni. Per farmi capire la sua statura, Linda Terziroli, che ho contattato per capire meglio l’etica e l’estetica dello scrittore, mi invia una lettera scritta da Morselli a Italo Calvino, eccola: “Caro Calvino: qui da me, a Santa Trìnita, non ho né aspirapolvere né frigorifero (d’estate, ci ho un bosco vicino, metto le bottiglie al fresco nel bosco). Non ho nemmeno la TV! In cambio, ho un discreto cavallo da sella, col quale esploro la montagna che incombe subito dietro la mia casetta. Ho potato quest’autunno certi rosseggianti pini di Scozia, i cui rami ricchi di materie resinose dall’aroma profumato, ho messo da parte (potati da me, si capisce) da bruciare sul caminetto nelle grandi occasioni. Lei mi venga a trovare, e il pino di Scozia arderà in Suo onore. Santa Trìnita, ossia Gavirate (prov. di Varese), è a 70 minuti di treno diretto da Milano, e so che Lei a Milano viene abbastanza spesso. Lei si persuaderà che, se l’alienazione marxiana è l’amaro frutto insopprimibile dell’industrialismo, c’è un genere di alienazione, toto coelo diversa e meno grave, contro la quale l’attaccamento alla terra dat medica mina. A ogni modo, farà conoscenza del nostro vino, qui, del ’55, che qualcuno ha potuto paragonare al vostro grande Gattinara piemontese”. Morselli muore, volontariamente, nella notte tra il 31 luglio e il primo agosto di 45 anni fa. La ragazza dall’occhio nero, la sua Browning 7,65, gli fece dono della sua iride di metallo.
Partiamo, brutalmente, dalla morte. Ecco. Come è morto Guido Morselli?
Partirei da una citazione, non morselliana. “Purtroppo la nostra vita viene scritta senza brutta copia. Non è possibile ritoccarla, eliminare le righe. Correggere i refusi non sarà possibile”. Sergej Dovlatov. Il suicidio, in questo caso, non è letteratura. Era una calda notte varesina, quella maledetta notte del 1973 tra il 31 luglio e il primo agosto, faceva molto caldo. Un po’ come in questo periodo. Era tornato quel giorno da Macugnaga, Guido Morselli era andato al solito alberghetto, con la sua “amica” varesina, Maria Bruna Bassi. L’accompagna a casa, dalle sue figlie, ma non si ferma a cena da loro. Una cena frugale nella dépendance della villa di famiglia e poi l’incontro con la ragazza dall’“occhio nero”, protagonista dei suoi romanzi. Toglie la rivoltella, Browning 7,65, dalla coperta militare e prende l’ultima, irrevocabile, decisione. Nell’inverno precedente, aveva ormai traslocato a Varese, abbandonando per sempre la Casina Rosa, il suo buen retiro di Gavirate, divenuta ormai bersaglio di rumorosi motocrossisti che si divertivano ad infastidirlo. Inoltre, aleggiava l’incubo della Pedemontana che avrebbe squarciato la sua adorata montagna, che si innalzava verso il Campo dei Fiori. La sua casina rosa – dove hanno visto la luce le opere narrative più importanti – che aveva fatto costruire ai margini del bosco prealpino, con vista sulla catena del Rosa, “sua Maestà” come la chiamava e suoi laghi luccicanti. Il suo scrigno, nell’oasi verde di Santa Trinita, sua “piccola patria”. Penso che abbia dato uno sguardo al diario, osservato i suoi scritti, i suoi quaderni… poi ha scritto sul calendario un appunto, le cose che avrebbe fatto i giorni successivi, usando l’abituale passato prossimo, depistando i suoi lettori postumi. Forse, ha abbracciato con lo sguardo i suoi dattiloscritti, gli appunti, l’alacre lavoro di una vita. Con una dolorosa fitta nel petto.
Continuiamo con la domanda più elementare. In poche parole inquadra Morselli: la sua importanza nel recinto della letteratura italiana. E poi… perché così tanti rifiuti?
Questa è una domanda che mi pongo da molti anni. I rifiuti, a leggerli col senno di poi, sono disarmanti. Sulla parete della sua stanza, la scritta Etiam omnes, ego non, Morselli sentiva di fare eccezione. In Ombre dal fondo, Maria Corti, che aveva accolto la sua opera edita e inedita nel Fondo Manoscritti di Pavia, scriveva delle carte di Morselli: “dormivano dentro ben cinque grandi scatoloni, in attesa di ordine. Nell’aprirli e avviare la ricognizione si era tormentati da inesauribili interrogativi, che ferivano la mente come schegge: perché uomini di cultura ed editori si sono accaniti a ignorarlo e a lasciarlo inedito? Da che cosa è stata generata questa costanza di distrazione e di rifiuto?”. Un corpo letterario che non ha ancora trovato pace. E ancora, il malessere, un senso di disagio che si avverte ancora oggi, che Morselli è diventato, suo malgrado, il simbolo dello scrittore inedito, nell’ombra. “Si guardava con un senso di malessere dentro gli scatoloni: pagine dalla sottile scrittura pendente, travagliate, in cui si iscriveva la lotta dell’intelligenza con la passione, della filosofia con Dio, della vita con l’allucinazione della morte”. Guido, mi hanno raccontato, non aveva un carattere facile. E poi, non amava i compromessi, voleva cercare di comprendere il senso della vita, la ragione del male nel mondo, trovare brandelli di quelle risposte che anche noi cerchiamo, magari distrattamente, tutti i giorni. Non posso dimenticare che Morselli era rimasto orfano di madre a dodici anni, e poi anni più tardi ha perso la sorella maggiore, a cui era legatissimo, Luisa. Tragedie che lo hanno ferito e gli hanno impresso nell’anima il desiderio di una risposta, e di un risarcimento. A tutto quel dolore.
Cosa resta da scoprire e da pubblicare di Morselli, un autore quasi totalmente postumo? Intendo: dove sono custodite le sue carte, di che tipo sono, in che stato vivono?
Le carte edite e inedite, come detto, sono custodite al Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia. Sogno di vedere l’opera drammaturgica inedita di Morselli, curata da Valentina Fortichiari, la prima e la più grande studiosa di Morselli e dal professore di Tor Vergata, Fabio Pierangeli, che agli scritti morselliani ha dedicato una vita. Si tratta di testi preziosi che potrebbero gettare nuova luce e riaprire il dibattito su quest’autore fondamentale nel panorama del Novecento. Penso ai due testi per il teatro Cesare e i pirati e Marx: Rottura verso l’uomo. Quest’anno, a duecento anni dalla nascita di Marx, abbiamo messo in scena la pièce, con la compagnia teatrale ‘Anna Bonomi’ (regista e Marx: Andrea Minidio). Ma penso anche ai testi L’amante di Ilaria, Il secondo amore, Cose d’Italia e lo straordinario Il redentore. Sono opere che sicuramente potrebbero incontrare l’interesse del pubblico. E, diciamola tutta, sono attualissime. Come del resto, tutta l’opera morselliana, che ha precorso i tempi, basti pensare a Roma senza papa.
So che insieme a Silvio Raffo hai creato il Premio intitolato a Morselli e che hai tentato di creare un museo nella ‘casina rosa’ di Morselli. Hai avuto facilitazioni, ostacoli o altro nel lavorare così accanitamente su Morselli?
Eravamo in auto un pomeriggio di primavera 2007, a Varese, io e Silvio Raffo. In quei giorni, stavo scrivendo la mia tesi di laurea su Guido Morselli e riflettevo, in maniera forse un po’ ingenua, sulla dannazione della memoria e sull’oblio in cui lo scrittore era caduto ormai anche nella sua città e nella sua Gavirate, dove nemmeno un cartello indicava che, in quella Casina Rosa, aveva vissuto il grande scrittore. Fermi al semaforo, chiesi a Raffo: “Ma che cosa possiamo fare per Guido Morselli?”. Quello che è poi seguito, la creazione di un premio letterario, i convegni, la realizzazione di una mostra permanente alla casina rosa è la realizzazione di quel desiderio di memoria, che sentivo bruciare dentro di me quando ancora ero una giovane studentessa dell’università, piena di aspettative e di sogni, ma senza futuro. Abbiamo cercato, in tanti anni, di far luce sulla vita di uno scrittore solitario, originale e misterioso, un dandy e un eccentrico. Gli eredi di Morselli, Loredana e Gianluca Visconti, hanno sempre sostenuto le nostre ‘fatiche’, insieme al fratello di Guido Morselli, ormai scomparso, Mario che ho intervistato, anni fa, nel freddo Vermont, all’ombra dei monti Adirondack. Purtroppo non è sempre facile organizzare questi eventi culturali e spesso diventa, a conti fatti, una sorta di volontariato, alimentato, quasi unicamente, dalla propria passione.
Da lettrice: qual è il libro più sconvolgente di Morselli, da dove partire per azzannare la sua scrittura? 
Direi che Un dramma borghese – da cui Florestano Vancini ha tratto l’omonimo film con Dalila Di Lazzaro e Franco Nero – sia sconvolgente e tragico, al punto giusto. Consiglierei di cominciare con Incontro col comunista, un breve romanzo d’amore fra una giornalista, Ilaria, e l’amico di suo figlio, Gildo. Purtroppo Morselli ha fama di scrittore di difficile lettura, eppure non è così. Non è certo Piero Chiara, bisogna imparare a conoscerlo. Per amarlo per sempre. Leggere il dannunziano Uomini e amori, oppure il divertente Roma senza papa per credere. Per gli appassionati di storia Contro passato prossimo, Divertimento 1889 e poi, per chi non riesce a leggere i romanzi, ci sono anche i racconti, pubblicati da Nem, Una missione fortunata, con il racconto Una voce, dedicato all’incontro postumo tra Pinelli e Calabresi. Per il comodino, invece, consiglio La felicità non è un lusso, o il Diario, una fonte inesauribile di riflessioni per tutti i palati. Da “Nessun partito politico è di sinistra, dopo che ha assunto il potere”, del 1966 o “Innamorarsi di una donna non è difficile. Difficile è amarla”, del 29 dicembre 1943. Sempre sulle donne: “Le persone, le donne, che amano sopra di ogni cosa viaggiare. Anime portatili”.
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nuofoto · 4 years
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Bisy y Pini, mis compañeras de cuarentena. Fun fact: estas lindas son en realidad del dueño de casa, aunque yo las mimo más :) | #adopt #dog #rescue #dogsofig #dogsofinstaworld #dogsofinstagram #mutt #dogs #quito #instadog #happy #nikon #nikkor #pug #pugpuppy #cockerspaniel #cocker #portrait #bw #bnw #petphotography #petphotographer #petphoto | Dirección e iluminación: Jonathan E. • Nuo Foto Asistencia y Foto: Josué Ortega https://www.instagram.com/p/CB2SLQSgQWf/?igshid=7l03diu6ml70
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puppetmaker40 · 7 years
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Excuse me Mr. McEnroe, I would like to introduce you to...
Mr. McEnroe was asked if Serena Williams was one of the greatest of all time. He responded that she was one of the greatest female players but if she had to play the men’s circuit then it would be a different story. He said that maybe at some point a female tennis player could be better than anybody.
He went onto to say, "I just haven't seen it (a woman going up against the men) in any other sport, and I haven't seen it in tennis. I suppose anything's possible at some stage.”
It already has Mr. McEnroe.
The sport was bowling and the woman is Kelly Kulick who has a PBA title and a major title at that. She won the 2010 PBA Tournament of Champions defeating two of the top male players in the sport on TV after having gone through the field of players who had all won titles that year and won a two year exemption on the PBA tour.
So that’s a woman at the top of her game against a group of men who are at the top of their game and winning.
The sad thing is that this sort of assumption is made all the time.
Women can’t write comic books as the same level as the guys and then go and sweep the Eisner for writing. 
Wonder Woman is another example. Girl Superhero films don’t sell is the attitude in Hollywood, but a woman directed the current Wonder Woman and it is doing very well in the box office in both the domestic and foreign markets. It is a film that everyone can enjoy.
Years ago a friend of mine, who is still a friend even though occasionally they will say something asinine, said that men can play women but women can’t play men. He was well known for his cross-dressing of female superheroes in the South-east and he could pull it off to the point that he had to inform people of his gender when they were next to him and hitting on him.
Challenge accepted, said I and I recruited my buddies Jeff and Angelo for the scheme.
That year there was a new television show on the air called “Beauty and the Beast” with Linda Hamilton and Ron Perlman. We decided that I would be Vincent at a convention that George R R Martin was attending since he was working on the show.
In those days you didn’t have the Internet to find out what the costume really looked like. You had a couple of out of focus photos in magazines and the video tapes you made of the TV show. From that you had to extrapolate what the costume was.
Which we did and we put it together and I wore it and no one knew it was me as I entered the contest as Calvin Hobbs. Jeff and Angelo made sure that I looked the part as a male between the make-up and the costume. And we succeeded. I got hit on so many times by both genders who assumed that I was male.
The icing on the cake was the next day where we were part of a panel about the winning costumes. I had a box under my arm that contained my life mask and the Vincent face. Sheila had played Catherine at the last minute so she was standing next to me while we watched the Mighty Rassilon Art Players do a series of Doctor Who and fannish related sketches including a couple I had directed.
“That was fun last night,” said Sheila as they were setting up for the next sketch, “And no one knew that you were Vincent.”
The gentleman standing next to us looked at me and said, “What?”
“I was the Vincent in the costume contest,” I said.
He looked at me and I opened the box showing him the face and then the life cast. 
“You? But he…He…it was…I could swear….”
I smiled and introduced myself to Richard Pini. Point, set, and match to us.
I am grateful for all the women who prove that they can do whatever they put their minds to.
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perfettamentechic · 3 years
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27 ottobre … ricordiamo …
27 ottobre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2019: Guido Lauri, è stato un danzatore, coreografo e maestro di danza italiano. Entrato all’età di 6 anni alla scuola di ballo del Reale Teatro dell’Opera di Roma e nel 1939 ottiene il diploma con il punteggio massimo ed è assunto nel corpo di ballo con la qualifica di primo ballerino étoile. Oltre che come applaudito protagonista di capolavori storici Lauri primeggia nei balletti. In qualità di…
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sguardimora · 6 years
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12/07/2017 - 22/07/2017 #Mind the gap
Inizia oggi e prosegue fino al 22 luglio la residenza creativa per la ricerca e la produzione del nuovo spettacolo di Giuseppe Stellato – stabile mobile compagnia Antonio Latella. 
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Mind the gap ideazione e regia Giuseppe Stellato collaboratore e performer Domenico Riso collaborazione alla drammaturgia Linda Dalisi musiche e sound design Franco Visioli luci Simone De Angelis production Brunella Giolivo management Michele Mele produzione stabilemobile in collaborazione con L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino, Olinda – ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano e l’asilo – Ex Asilo Filangieri di Napoli.
“È vietato oltrepassare la linea gialla” La voce proveniente dall’altoparlante si confonde con i rumori della stazione. Voci, conversazioni, telefonate. A pochi passi dalla linea gialla, un distributore di snack e bibite osserva la gente che passa, ne ascolta i pensieri, ne registra i ricordi, pronto a esaudire dei piccoli desideri in cambio di poche monete. Poi improvvisamente, senza che nessuno lo azioni, inizia a sputare fuori oggetti diversi: una scarpa, un libro, uno spazzolino da denti.. Oggetti smarriti, ricordi di qualcuno che è passato lì davanti, ognuno per un motivo diverso: chi andava al lavoro, chi tornava a casa, chi scappava. Ogni oggetto ci racconta una storia diversa, tanti viaggi diversi, ma che forse hanno tutti un minimo comune denominatore: il tentativo di migliorare la propria esistenza. Compreso il viaggio probabilmente più difficile da affrontare: quello per sopravvivere. Come il precedente Oblò, di cui può essere considerato una sorta di secondo capitolo, anche questo lavoro sonda il limite tra installazione e performance teatrale. Partendo dal rapporto uomo-macchina, lambisce il tema della migrazione e del viaggio, tentando una riflessione sulla percezione che la società contemporanea ha di se stessa e dell’ “altro”.
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birdieslys-blog · 7 years
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Ela era delicada. Os cabelos eram loiros, mas também eram castanhos ou ruivos... Eu não sabia o dia de amanhã, não era vidente para saber a cor de cabelos que ela estaria no dia seguinte. Deve ser coisa de youtuber, sabe? Ainda sim, as feições dela me transmitiam paz. Assim como os olhos, a doçura, a serenidade e a ternura. Lembro-me da nossa infância, quando colocava uns lacinhos estranhos em seus cabelos e aquilo era ridículo... Ainda sim, seu sorriso era o mais alegre e contagiante. Também tínhamos nossas desavenças... Brigávamos por coisas inúteis como vestidos rosas ou mochilas de ursinhos. Nossos estilos musicais eram diferentes e quase sempre discutíamos sobre o que era melhor ou não, mas nunca chegávamos a conclusão nenhuma. Essas questões nunca seriam resolvidas, porém, o respeito permanecia mútuo e silencioso. Pinie era linda. Uma bonequinha de porcelana com o ar angelical e a inocência de uma criança. Ainda sim, era uma alma forte, uma garota de opinião forte que lutava pelos seus sonhos e pelos seus obstáculos. Um dia, me pediram para descrever minha irmã. Eu não podia descrever Pinie, não tinha como descrever a minha irmãzinha. Não tinha como limitá-la em substantivos, adjetivos ou verbos. Pinie era o presente que papa e mama tinham me dado. ♥
for pinie
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perfettamentechic · 5 years
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27 ottobre … ricordiamo …
27 ottobre … ricordiamo … #semprevivineiricordi #nomidaricordare #personaggiimportanti #perfettamentechic #felicementechic #lynda
2004: Maria Fiore, nome d’arte di Iolanda Di Fiori, attrice italiana. Giovanissima, divenne famosa interpretando la parte di Carmela nel film Due soldi di speranza.Negli anni seguenti, interpretò molti film popolari. La sua carriera cinematografica è proseguita intensamente per tutti gli anni cinquanta diradandosi all’inizio degli anni sessanta. Dall’inizio degli anni sessanta, le sue…
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