#Libro dell’Inquietudine
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Esisto Senza Che Io Lo Sappia di Fernando Pessoa: Una Riflessione Poetica sull’Esistenza Umana. Recensione di Alessandria today
La poesia di Fernando Pessoa: un viaggio nell’intervallo tra il sogno e la realtà
La poesia di Fernando Pessoa: un viaggio nell’intervallo tra il sogno e la realtà Fernando Pessoa, uno dei più grandi poeti del XX secolo, ci consegna con questi versi un’introspezione universale, una riflessione profonda sulla condizione umana. La poesia “Esisto senza che io lo sappia” rappresenta un viaggio tra la consapevolezza di sé, il sogno, e l’ineluttabilità del destino, temi che…
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schizografia · 9 months ago
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Bernardo Soares
Bernardo Soares, “aiutante contabile nella città di Lisbona”, a Lisbona passò tutta la sua mediocre vita di piccolo impiegato. Viveva solo, in una camera d’affitto, nella zona commerciale della città, la ‘Baixa’, fra Praça do Rossio e il Tago, dove si trovavano anche le compagnie di import-export presso le quali lavorava il Poeta.
Pessoa lo conobbe in una modesta trattoria di cui era cliente fisso, e fu proprio a uno di quei tavolini che Soares gli si rivelò scrittore e gli dette da leggere il suo Livro do Desassossego. Grandioso zibaldone di testi diaristici, di impressioni, di descrizioni, di journal intime e di narrazioni, il Libro dell’Inquietudine è il diario di un’anima e al contempo uno straordinario antiromanzo. Rimasto incompiuto e consegnato ai posteri senza nessun criterio di ordinamento, è stato pubblicato per la prima volta in Portogallo nel 1982.
Maria José De Lancastre
Antonio Tabucchi
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hinge · 5 days ago
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poetaminore · 2 years ago
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Ogni autunno che arriva è più vicino all'ultimo autunno che avremo; e ciò vale anche per l'estate; ma la natura dell'autunno fa venire in mente la fine di tutto, cosa che in estate è facile dimenticare. Non è ancora l'autunno, non c'è ancora nell'aria il giallo delle foglie morte o la tristezza umida del futuro inverno. Ma c'è un'incrinatura di tristezza anticipata, c'è un dolore pronto a partire nell'attenzione che prestiamo ai colori diffusi delle cose, al diverso tono del vento, alla quiete che sul far della notte si diffonde sull'inevitabile presenza dell'universo. Sì, passeremo tutti, passerà tutto.
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perpassareiltempo · 9 months ago
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I sentimenti più dolorosi e le emozioni più pungenti, sono quelli assurdi: l’ansia di cose impossibili, proprio perché sono impossibili, la nostalgia di ciò che non c’è mai stato, il desiderio di ciò che potrebbe essere stato, la pena di non essere un altro, l’insoddisfazione per l’esistenza del mondo.
Fernando Pessoa - Il libro dell’Inquietudine
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alle00 · 1 year ago
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Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine
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coccaonthinks · 5 months ago
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C’è qualcosa che tutti possiamo fare un po' di più: è guardare, guardare con più attenzione il mondo intorno a noi. Guardare non è tanto un modo di informarsi, ma l’unico varco per arrivare a un possibile stupore, può essere un paesaggio lontano, può essere vicinissimo a casa nostra. Guardare è un modo per dire alle cose e agli animali di non andarsene, di rimanere ancora con noi. Guardare una lampadina, un imbuto, un albero, un cane, guardare e sentire un momento di vicinanza, mettere in crisi per qualche secondo la solitudine in cui siamo caduti.
In me la ricerca di quello che chiamo Sacro minore è andata crescendo man mano che aumentava l’invadenza della vita digitale. Si può stare in Rete anche molto tempo, ma non bisogna accodarsi all’esodo verso l’irrealtà, bisogna rimanere fedeli al reale, è l’unico bene, è il bene comune, il bene più comune di tutti e non dobbiamo perderlo.
Questo guardare di cui parlo non è un partito, non è un’ideologia, non è andare a rintanarsi in un rifugio, come se altrove fosse tutto deserto e miseria spirituale. Direi che è semplicemente il coltivare una saltuaria abitudine percettiva. Io non so fare di più. Dopo questi brevi slanci verso l’esterno la mia vita rifluisce verso l’interno, si riduce alla continua manutenzione dell’inquietudine. E qui mi pare che si incroci con quella di tanti in questo tempo di vite spaiate, lontane da ogni fuoco collettivo. Ecco il bivio: da una parte l’attenzione al mondo che ci circonda, dall’altra la deriva opinionistica in cui tutti cinguettano su tutto in una babele di parole che girano a vuoto.
La poesia è come un vigile che sta davanti a questo bivio e indirizza chi la legge verso l’attitudine percettiva piuttosto che verso le astrazioni dell’opinionismo. La poesia è la scienza del dettaglio, è il sogno tagliato dalla ragione o la ragione tagliata dal sogno, comunque non è mai nel dominio di una sola logica, è sempre intreccio, sconfinamento, purissima impurezza.
Io credo di essermi educato allo sguardo proprio grazie alla poesia, al suo rendere l’anima più agile, capace di oscillare dall’infimo all’immenso, dal dentro al fuori. E sull’attenzione al mondo esterno posso citare i miei due grandi maestri, Peter Handke e Gianni Celati. Il primo conosciuto e frequentato nei suoi libri, l’altro frequentato anche di persona. Celati mi ha insegnato le meraviglie dei luoghi ordinari, delle giornate qualsiasi. In fondo il mio lavoro di paesologo ha una sola regola che si può riassumere con questo mio aforisma: “Io guardo ogni cosa come se fosse bella e se non lo è vuol dire che devo guardare meglio.” All’inizio la mia attenzione ai luoghi marginali era più in chiave politica, ero infiammato dalle disattenzioni della politica. Il margine era indagato come luogo dell’abbandono, ero protesto a cogliere il passaggio dalla miseria contadina alla desolazione della modernità incivile. Sono rimasto a indagare il margine, ma con uno sguardo diverso, direi più ricco. Non ho abbandonato la lotta contro lo spopolamento delle aree interne, ci ho aggiunto l’attenzione al sacro che ancora resiste in quelle aree, come se Dio amasse i luoghi dove non c’è partita Iva. Da qui è arrivato un libro come Sacro minore o un film come Nuovo cinema paralitico, realizzato con Davide Ferrario. Guardare il mondo quasi come un’attività nostalgica, considerando che stiamo tutti diventando senza mondo, considerando che non bisogna dare per scontata l’esistenza del mondo, come se la fuga nel digitale potesse trafugarlo e lasciarci come ombre vaganti in una terra di nessuno. Una volta si indagava il mistero della vita dopo la morte, adesso è da indagare il mistero della morte che dilaga dentro la vita, dilaga quanto più la morte viene rimossa, occultata dal fervore masochistico del consumare e produrre. Ecco che dal guardare, dalla semplice postura contemplativa, la questione diventa più complessa, diventa politica: non è in gioco solo il nostro modo di abitare la giornata, ma il modo in cui l’umanità abita il pianeta. Si tratta di prendere atto che il modello imperante produce solitudine e depressione negli individui, produce ingiustizie sociali e danni enormi al pianeta. Qualcuno ha detto che la bellezza salverà il mondo. Forse ora si potrebbe dire che il mondo lo salveranno i percettivi. FRANCO ARMINIO
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occhietti · 2 years ago
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Viaggiare? Per viaggiare basta esistere.
Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione, nel treno del mio corpo o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze, sui gesti e sui volti, sempre uguali e sempre diversi come in fondo sono i paesaggi. […]
In realtà il capo del mondo, come il suo inizio, è il nostro concetto del mondo. È in noi che i paesaggi hanno paesaggio. Perciò se li immagino li creo; se li creo esistono; se esistono li vedo come vedo gli altri.
A che scopo viaggiare? A Madrid, a Berlino, in Persia, in Cina, al Polo; dove sarei se non dentro me stesso e nello stesso genere delle mie sensazioni?
La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.
- Fernando Pessoa, da "Il Libro dell’Inquietudine"
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alonewolfr · 1 year ago
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Fra me e la vita c’è un vetro sottilissimo. Per quanto nitidamente io veda e comprenda la vita, non la posso toccare.
|| Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine
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mattiadegiosa · 27 days ago
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“Non amiamo mai nessuno. Amiamo solamente l’idea che ci facciamo di qualcuno. È un nostro concetto (insomma, noi stessi) che amiamo.”
(Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine)
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s-memorando · 1 year ago
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16 marzo 2009
– Charles Hunt – Giocatori di carte – 1891 – Vi è uno che giocae vi è un altro che sa,l’uno mi vede che giocoe l’altro mi vede che vedo Fernando Pessoa – Il libro dell’Inquietudine
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pier-carlo-universe · 2 days ago
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Fernando Pessoa: Il poeta che abbracciò l'infinito. Un tributo di Alessandria Today al genio che visse mille vite attraverso la poesia.
Fernando Pessoa, nato a Lisbona nel 1888, è uno dei più grandi poeti della letteratura portoghese e mondiale.
Biografia dell’autore: Fernando Pessoa Fernando Pessoa, nato a Lisbona nel 1888, è uno dei più grandi poeti della letteratura portoghese e mondiale. La sua vita fu segnata da una creatività straordinaria e da una profonda introspezione. Pessoa è noto non solo per la sua poesia, ma anche per aver creato eteronimi – identità letterarie autonome, ognuna con una voce unica. Tra i suoi eteronimi più…
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hinge · 5 days ago
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Not-So FAQ for LGBTQIA+ daters
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agrpress-blog · 1 year ago
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Lo scrittore e giornalista Romolo Paradiso con il suo ultimo libro “Come un barbaro sull’Occidente” (edizioni “Il Mio libro”, pag. 262, disponibile on line), che, scrive l’autore “è un’antologia di articoli, ancora atemporali, scritti per l’agenzia di stampa della Comunità Episcopale Italiana: SIR, tra il 1990 e il 2007, pubblicati nella rubrica “Pensieri”, i cui argomenti hanno un unico filo conduttore, l’uomo e la sua umanità, analizza i perché l’uomo contemporaneo è incapace di comprendere e attuare ciò che per se stesso e per la sua comunità rappresenta veramente un bene. Gli articoli raccolti nell’antologica, a sostegno delle sue tesi, sono stati suddivisi da Paradiso in 14 capitoli (“Il senso del tempo”, “L’umanità”, “Il tempo dell’uomo”, “I Sentimenti”, La famiglia”, “I bambini”, “I giovani”, “I nonni”, “Il dono”, “La parola, il dialogo”, “La comunicazione nel lavoro”, “La cultura”, “Il passato, la storia” e “Il silenzio”) attraverso i quali mette in luce la precarietà della persona in un mondo che sempre più tende a considerarla un mezzo e non un fine, snaturandone la condizione di essere pensante, sostituendola con quella di soggetto che risponde e si adegua istintivamente agli impulsi provenienti da logiche e regole materialistiche, utilitaristiche e di mercato. Una persona che fatica a individuare le energie necessarie a rivoltarsi a questa apparentemente sfavillante e felice sottomissione. Che si dibatte tra le ombre dell’insoddisfazione, dell’inquietudine e della solitudine. Una persona senza bussole né mappe a cui far riferimento per ritrovare la strada del ritorno a se stesso. Così da restituire alla vita il senso per cui questa vada vissuta. Ricette perché ciò avvenga, sono di difficile elaborazione. Ma, auspica Romolo Paradiso rivendicando con orgoglio di essere un “barbaro” perché non condivide le logiche che hanno invaso l’Occidente, il tentativo va fatto, “con responsabilità, con coraggio e con umiltà. Guardando dentro di noi, individuando, con onestà, le risposte che nell’animo albergano. Perché quello è il luogo dove menzogne, ipocrisie ed egoismi non trovano mai residenza”. “Sono un barbaro, scrive Paradiso, perché alla virtualità di questo tempo, oppongo la potenza del contatto umano. Dello sguardo che affonda nell’animo altrui e si fa comprensione. Dell’ascolto che apre alla conoscenza. Della parola cercata che dà luce al momento. Della condivisione di un pensiero, di un gesto, di un dolore, come di una gioia, di un sorriso, di una stretta di mano, di un abbraccio. Di un ‘arrivederci, che è una promessa a esserci per rispetto, per fiducia e per amore dell’altro. Sono un barbaro perché non credo nella sola ragione. Nel valore assoluto del tangibile, nella capacità della tecnica e della scienza di spiegare tutto, come invece riesce più facile al verso di un poeta, a una carezza di un genitore, al sorriso di un bimbo. Sono un barbaro perché amo la famiglia, la sua energia formativa, quella di aggregazione e la sua rivoluzionaria arte di dare e trasmettere valori e amore”. Collaboratore di numerose testate nazionali, Romolo Paradiso svolge da anni attività di consulenza sulla comunicazione per enti e aziende ed è stato ideatore e direttore di “Elementi”, house organ del Gestore dei Servizi Energetici (Gse), ha collaborato e collabora con diversi istituti di formazione, tra cui la Luiss Business School, la facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università “La Sapienza” di Roma e il Centro Giornalismo e Comunicazione. “Come un barbaro affacciato sull’Occidente” è il quarto libro che Paradiso pubblica per le edizioni “Il Mio libro”, dopo “Forse domani nevica” nel 2020, “I giorni” nel 2021 e “Nemo delle stelle e atre storie nel 2022. L’autore ha anche pubblicato nel 2016 il romanzo di formazione “Puparo di sogni” (Edizioni Le Vie) e per le edizioni Centro di Documentazione Giornalistica nel 2011, “Il Filo delle parole”, 24 interviste con altrettanti personaggi di spicco del mondo
della cultura e dell’arte italiani e nel 2019, “L’uomo al centro”, un manuale di comunicazione ispirato al metodo ideato da Adriano Olivetti.
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ilmomentoingiusto · 2 years ago
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Este culto da Humanidade, com os seus ritos de Liberdade e Igualdade, pareceu-me sempre uma revivescência dos cultos antigos, em que animais eram como deuses, ou os deuses tinham cabeças de animais.
Fernando Pessoa, Livro do Desassossego - Archive
“Questo culto dell'Umanità, con i suoi riti di Libertà e Uguaglianza, mi è sempre sembrato un risveglio degli antichi culti, in cui gli animali erano come dei, o gli dei avevano teste di animali.” Il libro dell’inquietudine
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alle00 · 11 months ago
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Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine
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alemicheli76 · 2 years ago
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"“Dappertutto stando fermi” di Luca Masala, L'Erudita. A cura di Rita Bompadre
““Dappertutto stando fermi” di Luca Masala, L’Erudita. A cura di Rita Bompadre
“Dappertutto stando fermi” di Luca Masala (L’Erudita, 2022 pp. 113 € 16.00) è un libro caratterizzato da una combattente espressività e da un’ampia intensità di significato. L’autore inscrive l’intuizione profonda dell’inquietudine attuale, attraversa l’abissale superficie del vuoto spirituale, comprende l’assenza di un principio solido di riferimento, sfida il conflitto ordinario contro…
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occhietti · 2 years ago
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Conoscersi significa errare e l’oracolo che ha detto "Conosci te stesso" ha proposto un compito più grave delle fatiche di Ercole e un enigma più oscuro di quello della Sfinge.
- Fernando Pessoa, Il Libro dell’Inquietudine
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