#La trilogia degli antenati
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"Il visconte dimezzato" di Calvino (a fumetti) da Spine. Incontro e firmacopie a Bari con Lorenza Natarella
Giovedì 14 Marzo alle 18.30, siamo felicissimi di avere nuovamente con noi in città, a Bari, un'autrice unica che adoriamo, Lorenza Natarella, con il suo personale adattamento a fumetti de "Il Visconte Dimezzato" di Italo Calvino, pubblicato da Mondadori per la collana "Contemporanea", e che celebra con una trilogia il centenario del sempre attuale scrittore italiano. Il romanzo sull'impossibile completezza dell'uomo per la prima volta in versione graphic novel: un'opera stupefacente accesa dai colori vividi e ipnotici di Lorenza Natarella. Da SPINE Bookstore in Officina degli Esordi, incontreremo l'autrice dal vivo con una presentazione e il firmacopie del volume, e inoltre a dialogare con lei avremo il piacere di avere con noi la prof. ed esperta calviniana, Lea Durante (Uniba). Ingresso libero, firmacopie a seguire, libri disponibili sul posto, bar aperto.
"Nella guerra contro i turchi, il visconte Medardo di Terralba viene colpito in pieno petto da una cannonata. Il colpo lo divide a metà, e a salvarsi senza neanche una scalfittura, escluso l'enorme squarcio che lo separa dalla parte andata in briciole, è la metà destra, quella crudele. Vivo e dimezzato, il visconte torna a casa, scatenando la sua cattiveria in maniera imprevedibile e incomprensibile contro chiunque gli capiti a tiro: il nipote, la vecchia balia, i contadini. Ma un giorno la metà buona, gentile e altruista fa il suo inaspettato ritorno, e grazie alle arti ammalianti della bella Pamela, a un duello all'ultimo sangue e alle cure del dottore Trelawney, male e bene torneranno a mescolarsi".
In occasione del centenario della nascita di Italo Calvino, caduto nell'ottobre 2023, la casa editrice Mondadori, che ha in catalogo tutte le sue opere, ne ha rinnovato la grafica e la curatela proponendo nuove edizioni e adattamenti. Tra questi, la trilogia "I nostri antenati", trasposta in romanzi a fumetti. Il primo a uscire è stato Il barone rampante (1957), raccontato da Sara Colaone, Il secondo, è Il visconte dimezzato (1952), di Lorenza Natarella. Il terzo sarà Il cavaliere inesistente (1959), a cura di Sualzo e Silvia Vecchini.
::: LORENZA NATARELLA ::: https://www.lorenzanatarella.com/ Lorenza Natarella ha 33 anni e vive a Milano. Dal 2011, anno in cui ha co-fondato Studio Armadillo, lavora come autrice, illustratrice e graphic designer. Collabora con diverse realtà editoriali, aziendali e pubblicitarie, occupandosi di storie, immagini, progettazione, redazione, selezione progetti e didattica. Ha scritto e disegnato storie brevi di attualità, cronaca contemporanea e letteratura per gli inserti culturali de La Stampa Origami e Tuttolibri, 7Corriere, Vanity Fair e Linus. Il suo lavoro da autrice si focalizza su storie vere narrate come se non lo fossero: ha raccontato la sua infanzia abruzzese e l’importanza dell’autonarrazione nel fumetto La Cìtila (Topipittori, Gli anni in tasca, 2013) e la vita controversa di Maria Callas nella graphic novel Sempre Libera (BAO Publishing, 2017). Docente nel corso di Storytelling per autori presso TheSign - Comics & Arts Academy - Firenze Ha collaborato con Salani, Pearson, Topipittori, BAO Publishing, La Stampa, Donna Moderna, Vanity Fair Italia, 7Corriere, Linus, Graphic News, La Gazzetta dello Sport, CN Magazine, VITA Magazine, De Agostini Scuola, DeA Planeta Libri, Corraini Edizioni, MiMaster, TheSign Comics & Arts Academy, Cfp Bauer, LILT, Apple, Eni, Barrett, Prénatal, Liu Jo, Garnier, ABB, TGV, Novartis.
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Vorrei iniziare a leggere Italo Calvino ma non so da dove iniziare ;; da quale libro mi consiglieresti di partire?
MI FAI UN SACCO FELICE CON QUESTA DOMANDA ANON
Allora, partiamo dal presupposto che Calvino ha scritto di tutto e in quantità abnormi, quindi veramente hai l’imbarazzo della scelta.
Se non hai mai letto niente niente niente e vuoi spulciartelo un po’ da zero, ecco, ti consiglio di seguire questo ordine qui, ma non prenderlo come un regolamento assoluto da seguire alla lettera, prosegui come preferisci.
Il sentiero dei nidi di ragno, è il suo primo romanzo, tratta della Resistenza e ci sono già tutti i suoi tratti distintivi, primo tra tutti la leggerezza dello stile e un sottotesto quasi fiabesco - nonostante il tema truce.
La trilogia degli antenati (Il visconte dimezzato, Il barone rampante, Il cavaliere inesistente) è praticamente una trattazione filosofica sull’uomo, ma anche senza tutta questa analisi è comunque una lettura piacevolissima, leggera (ancora: molto fiabesca) e... bella. Non so come altro definirtela, Anon. Il mio preferito è il testo di mezzo, per la cronaca, Il barone rampante. Ah, puoi leggerli nell’ordine che preferisci.
Gli amori difficili se vuoi qualcosa di più leggero e meno impegnativo, sono raccontini piuttosto brevi,
E adesso passiamo alle cose più tostarelle:
Le cosmicomiche: racconti di stampo scientifico. Pazzesche, ma tutt’altro che letture leggere in alcuni casi.
Le città invisibili, sono descrizioni di città immaginarie che potrebbero sembrare un esercizio di stile, ma su ciascuna delle quali si potrebbe scrivere un saggio.
Se una notte d’inverno un viaggiatore. Metaletteratura. Non ti dico altro: scoprilo
Palomar: le vicende di questo individuo apparentemente del tutto inabile alla vita, in realtà una enorme riflessione sui limiti della letteratura e della scienza nella rappresentazione della realtà.
Se invece ti vuoi buttare sulla saggistica, te ne consiglio due:
Una pietra sopra, saggi e articoli di argomento vario.
Lezioni americane, un saggio sugli aspetti della letteratura/narrazione che ti consiglio caldamente anche e soprattutto se ami scrivere.
Ecco, scusami il papiro Anon, ho fatto di tutto per mantenermi più concisa possibile. Buona lettura, fammi sapere se li leggerai, quali leggerai e se ti piaceranno!
#Italo Calvino#Calvino#Letteratura#Ask#Anon#Letteratura Contemporanea#Il sentiero dei nidi di ragno#La trilogia degli antenati#Il barone rampante#Il visconte dimezzato#Il cavaliere inesistente#Le cosmicomiche#Gli amori difficili#Le città invisibili#Se una notte d'inverno un viaggiatore. Palomar#Una pietra sopra#Lezioni americane#Anonymous
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Consigli di libri da portare in viaggio:
per la Grecia Zorba il greco di Nikos Kazantzakis, un classico contemporaneo filosofico ambientato a Creta. Come guida atipica è molto bello Nelle terre del mito. Viaggiare in Grecia con dèi, eroi e poeti scritto da Dario Del Corno.
A Parigi è molto bello leggere Festa mobile, autobiografia romanzata di Ernest Hemingway, perché immerge nella onirica Parigi bohémien degli anni Venti, che tra bevute, oppio, jazz e corse ai cavalli era una vera festa in continuo movimento. A Parigi si può viaggiare nel tempo della Rivoluzione francese con il libro Citadini, cronaca della Rivoluzione francese di Simon Schama.
Anche a Londra si possono fare mille viaggi letterari, uno interessante e forse meno scontato è quello tra le pagine della graphic novel From Hell di Alan Moore, nella Londra dell’Ottocento sulle orme di Jack Lo Squartatore.
La guida migliore della Spagna rimane il buon vecchio Don Chisciotte di Cervantes. Ogni paese ha un classico in cui si riconosce: in Italia c’è Dante, in Germania Goethe, in Francia Proust, in Inghilterra Dickens, invece in Spagna hanno Cervantes.
Per l’Europa dell’Est c’è Ogni cosa è illuminata di Jonathan Safran Foer in cui l’autore si mette alla ricerca dei suoi antenati in Ucraina. In Russia è divertente ritrovare i luoghi di Anna Karenina descritti da Tolstoj e immaginarsi per strada in compagnia di Aleksej, Stapan, Dolly e Kitty.
L’America è raccontata da tantissimi libri. Per New York mi limito a suggerire Le mille luci di New York di Jay McInerney e la Trilogia di New York di Paul Auster. Per la West Coast il noir Il grande sonno di Raymnd Chandler, ambientato nella San Francisco più oscura, assieme ai deliranti romanzi di Charles Bukowski a Los Angeles. Lo spirito del viaggio e della letteratura on the road per eccellenza lo si trova ovviamente nel libro culto di Jack Kerouac Sulla strada, che è stato definito “il profilo dell’America disegnato con le ruote di una Cadillac”.
(continua...)
#letteratura di viaggio#on the road#londra#grecia#spagna#Parigi#libri consigliati#don chisciotte#jonathan safran foer#anna karenina#alan moore#festa mobile#paul auster#new york
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Craftsmen
Eccomi a raccontarvi della mia ultima lettura, un libro urban fantasy (più o meno, non è facilmente inquadrabile a dire il vero) intitolato :
AMERICAN CRAFTSMEN, di Tom Doyle
Serie: Primo libro della trilogia American Craftsmen, già conclusa
Inedito in lingua italiana
Link: https://amzn.to/3olB0Cv
Trama: Protagonista del libro è Dale Morton un militare e un craftsman, cioè quello che in italiano potremmo definire un praticante magico (non gli piace essere chiamato stregone, stregone di solito ha un'accezione malvagia e mago sa troppo di puzza sotto il naso) facente parte un dipartimento segreto del Pentagono, top secret a tutti tranne che ad altissime sfere, ma lui lavora sul campo è più che altro un killer specializzato nell'uccisioni di altri praticanti magici nemici. Questo dipertimento impiega altri craftmen come lui di varie etnie e magie diverse, e anche dei veggenti, sono questi a dire ai capi dove mandare i soldati di solito per evitare ripercussioni future molto gravi.Ma Dale è molto di più di un semplice soldato, nelle sue vene scorre il sangue sia dei nativi d'America che dei primi coloni, lui è un Morton, e i suoi antenati hanno da sempre posseduto il dono della magia, di vedere i fantasmi e soprattutto di vedere le auree e mutare il tempo atmosferico. Ma ad un certo punto alcuni di loro sono passati al lato oscuro della magia e anche se sono stati fermati dal ramo buono della famiglia, quella macchia è rimasta per sempre nella loro reputazione. Nemica da sempre della famiglia Morton, è la famiglia Endicott, zelanti cristiani convinti che la magia derivi da Dio, e da sempre fin troppo convinti di essere nel giusto. La loro magia è di natura diversa legata soprattutto alla forza della loro volontà e al potere di bruciare gli impuri, tra le altre cose. Entrambe le famiglie comunque sono convinte di aver sempre agito per il bene del loro paese, l'America, e di farlo tutt'ora. Infatti anche l'ultimo discendente degli Endicott lavora per lo stesso dipartimento di Dale.Questi due discendenti di nemici giurati si ritroveranno al centro di una congiura risalente a secoli prima e spetterà proprio a loro sventarla. Per fortuna l'ultimo Morton non è facilmente corruttibile come i suoi antenati, e l'ultimo Endicott non è così cecamente opposto ai Morton come i suoi antenati. E i loro nemici li hanno grandemente sottovalutati.
La mia opinione: Questo libro mi ha piacevolmente sorpreso. Ha una trama estremamente ben costruita e personaggi interessanti, inoltre sia i principali che i numerosi comprimari hanno un loro spessore, cosa non da poco. Se aggiungiamo a questo un mondo simile al nostro ma con una nascosta storia alternativa che lega la magia a molti cruciali eventi storici, due famiglie magiche rivali da secoli, dei cattivi veramente cattivi e anche intelligenti, e una divisione americana magica statunitense coinvolta anzi al centro di tutto questo....bè capirete che siamo davanti ad un piccolo gioiellino. Se non fosse stato per uno stile di scrittura un pochino telegrafico e breve, non di ampio respiro, che ho trovato poco adatto ad una storia così epica e articolata e legata al passato...e per il fatto che la storia d'amore che coinvolge il protagonista viene un poco buttata lì specie all'inizio, lo avrei definito stupendo. Ma questi particolari e il fatto che ad un certo punto c'erano un po' troppi militari coinvolti per i miei gusti personali, mi impedisce di farlo, ciò nonostante resta senza dubbio uno dei libri migliori che ho letto ultimamente. Molto innovativo nella sua visione della magia. E' il primo di una serie, ma ha una sua conclusione, e se fosse tradotto bene in italiano, secondo me supererebbe anche il problema dello stile tanto asciutto. Chissà che qualche casa editrice non provi a puntare su di lui. io lo spero.
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Noto con piacere che Italo Calvino è letto ed apprezzato da molti di coloro che seguo.
Italo Calvino è stato un po' il mio mentore, da ragazzo lessi la Trilogia degli Antenati, mi fulminò: non leggevo molto, e forse avrei dovuto, dovrei, ma quei libri, e anche alcuni altri che lessi di conseguenza (in particolare Pavese) mi formarono lo spirito di osservazioneper me Angelo di una leggerezza ed una introspettività che probabilmente senza non avrei avuto.
Mi ha sempre affascinato la descrizione delle donne: forti, intriganti, e contemporaneamente materne e amorevoli.
Vorrei inoltre sconfessare tutti quelli che ritengono quel tipo di letteratura un semplice racconto favolistico, che se anche è vero che lui ha avuto il merito di raccogliere le fiabe italiane continuando il lavoro iniziato da Propp, ogni suo personaggio ha un profondo significato politico e sociale, esattamente come ad esempio lo fu più tardi il Ragionier Fantozzi. Ovviamente si leggono molti understatement perché non è che bisogna spiegare tutto a tutti....
Calvino con molta leggerezza ha aiutato a cristallizzare un'epoca da dietro le quinte.
E sono proprio felice che sia ancora oggi, forse proprio grazie a quella leggerezza, uno stimolo a riflettere sulla realtà che viviamo, invitandoci a prenderla contemporaneamente con poesia e coscienza.
Soprattutto qui su Tumblr.
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Trilogia Gotica - a cura di Tunar Odrahnson
Trilogia Gotica – a cura di Tunar Odrahnson
La trilogia di saghe islandesi qui presentate, del ciclo delle fornaldarsögur – saghe degli antenati – è stata intitolata “Gotica” in base a una precisa visione della prospettiva storica che comprende anche noi, oggi, come ultimi discendenti di quei popoli del Nord descritti nelle saghe. La nostra Cultura, tutto ciò che abbiamo conosciuto da prima dell’anno 1000 in poi, il nostro modo di essere,…
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Ciao, i tuoi libri preferiti?
Che domanda difficilissima. - La trilogia degli antenati, di Calvino;- La scimmia sulla schiena, di Burroughs;- Cecità, di Saramago;- Follia, di McGrath;- Atti osceni in luogo privato, di Missiroli;- Fight Club, di Palahniuk;- Nella colonia penale, di Kafka.In realtà, questa lista non è per niente esaustiva. Diciamo che questi sono quelli che in qualche modo mi hanno maggiormente colpito ma ho tante altre letture in programma, quindi emergerà senza dubbio altro materiale interessante e coinvolgente.A proposito, sono accetti suggerimenti di qualsiasi tipo!
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FLORENCE CASTLE’S HEROES OF CYBERTRON - EP. 08: OPTIMUS PRIME (2)
Poiché il soggetto in questione è una vera e propria leggenda nella Hall of Fame dei Transformer, la puntata di oggi è particolarmente molto lunga, per cui la suddividerò in più parti.
NOTA: Alcune immagini non sono mie, ma vengono dal sito DeviantArt. Articolo scritto da me, con l'approvazione di @jazzluca.
***
PUNTATA 7: OPTIMUS PRIME, seconda parte.
Vento di cambiamenti
Esaurito l’argomento G1 – del quale ho preferito non dilungarmi troppo, inclusa la parentesi ‘Master – saltiamo direttamente nell’universo Biocombat/Beast Wars degli anni ‘90, nel quale i Transformer “classici” fanno un cameo a cavallo tra la seconda e terza stagione, e tra questi ritroviamo proprio Optimus Prime... inattivo, insieme a tutti gli altri Autobot e Decepticon, a bordo dell’Arca. In questo specifico caso, il capo dei Maximal Optimus Primal (suo discendente e semiomonimo) gli estrae dal petto la Matrice del Comando, dopo che questi e i suoi compagni hanno riparato i corpi dei loro antenati danneggiati dall’ennesimo machiavellico piano dell’astutissimo rivale Megatron – impedendogli così la completa cancellazione di quella linea temporale.
E, di nuovo, mi fermo qui, visto che Blackjack – come lo chiamavamo noi in Italia – è un personaggio a sé stante e condivide col Comandante Autobot solo la semi-omonimia, anche dopo la sua evoluzione in un corpo Transmetal 2 (e con che nome... Optimal Optimus!). Non ho, invece, moltissimi ricordi delle serie animate dei primi Duemila in cui Commander è il classico protagonista numero uno, ovvero Robot in Disguise 2001 e la Trilogia Unicron (2002-2005); eppure, se non fossero mai esistiti non avremmo poi avuto i film di Michael Bay, i cui robot hanno ereditato alcune caratteristiche fisiche... ma questa è un’altra storia.
Anche Derrick J. Wyatt, per il suo capolavoro Animated, ha preso spunto dal passato per costruire il profilo psicologico del “suo” Optimus Prime. Nasce così non il classico comandante veterano ed esperto come ormai siamo abituati, ma un vero e proprio erede spirituale del Beast Wars Optimus Primal: un povero ragazzo che si è ritrovato suo malgrado come capo di una squadra altrettanto scalmanata – un gigante buono ma impacciato, un ragazzino indisciplinato, un ninja poco loquace e un vecchio e burbero ufficiale medico. Inoltre, Optimus non è nemmeno un soldato, ma un ordinario manutentore di Ponti Spaziali col dolore di aver lasciato a morire l’amica/fidanzatina Elita One (diventata poi Blackarachnia) su un pianeta sconosciuto e l’umiliazione di essere sempre bullizzato da quell’arrogante Sentinel Prime fin dai tempi dell’accademia.
Esteticamente Optimus ha mantenuto l’aplomb di “eroe mascherato armato di ascia energetica” dall’iconografia classica, ma la novità assoluta che ha rivoluzionato l’aspetto del personaggio negli anni a venire è la scelta di rendere retrattile quella famosa maschera, immortalando l’abitudine di sfoggiarla solo durante i combattimenti – mentre in condizioni normali è sempre a volto scoperto. Sì, avete capito bene: prendendo spunto dall’Optimus di Cybertron, e prima di lui da Beast Wars Optimus Primal, Wyatt ha disegnato la sua versione del Comandante Autobot con un vero e proprio volto... una tradizione che continua ancora oggi nelle incarnazioni successive, salvo qualche sporadica eccezione. Altra grande rivoluzione arriva per quanto riguarda il nostro doppiaggio italiano, poiché proprio Animated ha cementato il ruolo di Marco “Batman” Balzarotti come voce di Optimus in serie animate e videogiochi futuri.
Continua...
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1. Un libro che ti ha fatto crescere 2. Un libro che secondo te tutti dovrebbero lèggere. 3. Un libro che ti ha fatto cambiare idea su qualcosa.
grazie per la domanda, che mi fa sembrare una persona di cultura quando in realtà son qua a sfogliare paperino mese formato gigante dell’87. una volta me ne hanno fatta una del genere, ma in quel caso si trattava di scegliere dieci libri. e alla fine mi sentivo tantissimo in colpa per quelli che avevo lasciato fuori. se me ne chiedete soltanto tre, per quanto le richieste siano circostanziate, vado nel panico.
vado molto sul banale e rispondo di getto. uno qualsiasi della trilogia dei nostri antenati di calvino per il crescere, nel senso che li ho letti da ragazzino e li trovo perfetti per introdurre in ambientazioni non contemporanee né realistiche (per quanto il barone rampante non abbia le componenti magiche degli altri due) tematiche e linguaggi più adulti. li finisci meno bambino di quando li hai iniziati. un libro che dovrebbero leggere tutti è difficilissimo, perché a uno verrebbe da nominare uno tra i propri libri del cuore, ma non è detto che sia automaticamente un libro che possa piacere a tutti; dico blankets di craig thompson, semplicemente perché è piaciuto davvero a tutti quelli che conosco che l’hanno letto, per cui è un libro che personalmente trovo bellissimo e che so empiricamente essere apprezzato. un libro che mi ha fatto cambiare idea su qualcosa è difficile da trovare, sono molto cauto nei giudizi per cui è difficile che su un argomento specifico a farmi cambiare idea sia stato un singolo libro, è più facile il percorso opposto, ossia aver letto un libro che ha contribuito a formare una mia opinione. è però successo che un libro mi piacesse nonostante un pregiudizio (o una forte convinzione negativa) sul genere di cui faceva parte, quindi in un certo senso facendomi cambiare idea sulle possibilità di un filone letterario. il realismo magico non mi va giù, ma cent’anni di solitudine l’ho divorato e adorato.sono andato decentemente?
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Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, 10 riferimenti alle vecchie trilogie che non avevi notato
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/star-wars-lascesa-di-skywalker-10-riferimenti-alle-vecchie-trilogie-che-non-avevi-notato/
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, 10 riferimenti alle vecchie trilogie che non avevi notato
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, 10 riferimenti alle vecchie trilogie che non avevi notato
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, 10 riferimenti alle vecchie trilogie che non avevi notato
Con l’uscita nella sale di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, si è definitivamente conclusa un’avventura cinematografica durata ben quarantadue anni. Trattandosi del gran finale, J.J. Abrams e il suo team hanno cercato di includere al suo interno il maggior numero di riferimenti possibile alle precedenti trilogie. Alcuni di questi erano particolarmente evidenti, altri invece sono sfuggiti persino all’occhio dello spettatore più attento e vigile.
Dopo i 10 rumor che si sono rivelati falsi, ecco di seguito 10 dettagli che collegano Star Wars: L’Ascesa di Skywalker alla trilogia originale e a quella prequel che forse non avete notato:
La medaglia di Chewbacca
Un celebre momenti di Una Nuova Speranza avviene durante la cerimonia di consegna della medaglia dopo aver distrutto la Morte Nera. Luke e Han ottengono il loro giusto riconoscimento, mentre Chewbacca è costretto a presenziare senza riceve alcuna medaglia.
Dopo aver vinto la battaglia finale ne L’Ascesa di Skywalker, Maz Kanata si avvicina a Chewie e gli offre una medaglia. Una scena carina, ma forse un po’ stonata all’interno di un momento così importante per la conclusione del franchise. Una strizzata d’occhio ad una dei momenti più celebri della saga distoglie l’attenzione dalla gioia del momento presente.
Wedge Antilles
Wedge Antilles è probabilmente il pilota di maggior talento dell’Alleanza Ribelle, al pari di Luke Skywalker. È uno dei pochissimi personaggi a sopravvivere ad entrambi gli attacchi alla Morte Nera, testimonianza indiscutibile del suo talento.
Data la sua dedizione alla causa, aveva senso permettere al personaggio di aiutare la Resistenza durante la battaglia finale su Exegol. Ha anche una battuta, ma forse non appare al momento giusto, quindi è facile che alcuni non lo abbiano notato. La presenza del personaggio interpretato da Denis Lawson è particolarmente importante, dal momento che si tratta dello zio di Ewan McGregor: anche il celebre attore scozzese appare in un cameo, seppur solo come doppiatore.
Il Festival di Aki-Aki
Mentre cercano di localizzare uno dei due Wayfinder dei Sith su Pasana, Rey e i suoi amici si trovano nel bel mezzo del Festival degli Antenati di Aki-Aki. C-3PO menziona casualmente questo festival che si svolge solo una volta ogni quarantadue anni. Non si tratta di un numero arbitrario, ma bensì di un qualcosa che nasconde una sua rilevanza.
Una Nuova Speranza è uscito nel 1977, quarantadue anni prima de L’Ascesa di Skywalker. Tale numero testimonia quanto sia stato davvero epico questo viaggio. Chiunque sia stato abbastanza grande da vedere il primo film sul grande schermo, ha assistito con il film di J.J. Abrams a qualcosa di davvero speciale dal punto di vista cinematografico.
Luke/Red 5
Dopo aver convinto Rey a non arrendersi, Luke solleva la sua vecchia X-Wing fuori dall’acqua per permettere alla ragazza di usarla. I fan hanno subito notato le somiglianze tra questo momento e quello su Dagobah quando Luke tenta di fare lo stesso ne L’Impero Colpisce Ancora.
All’epoca era molto più difficile per lui, ma ne L’Ascesa di Skywalker lo fa senza problemi, dal momento che agisce come Fantasma di Forza. La sua espressione dice tutto, mentre la piena soddisfazione attraversa il suo volto. Ciò che Luke poteva a mala pena concepire trent’anni fa, adesso è diventato un gioco da ragazzi; qualcosa che può fare addirittura da morto.
I dialoghi di Palpatine
I dialoghi di Palpatine sono pieni zeppi di richiami alle sua battute nei precedenti film. Nel film, durante il finale, quando si trova a pronunciare la battuta “Fallo!” di fronte a Rey, lo fa in un maniera simile a quanto visto ne La Vendetta dei Sith, quando ordina ad Anakin di decapitare il conte Dooku.
Inoltre, all’inizio del film dice Kylo Ren: “Il Lato Oscuro della Forza è un percorso verso molte abilità che alcuni considerano innaturali”. Queste sono le stesse parole che dice ad Anakin nel terzo film della trilogia prequel. Ogni personaggio ha una serie di battute che sono intramontabili, quindi ha senso che Palpatine le ripete anche decenni dopo.
Dejarik
Chiamato più comunemente “Space Chess”, Dejarik è un videogioco usato da molti durante i periodi di inattività del Millennium Falcon. Nel film i personaggi di Poe, Finn e Chewie vengono introdotti proprio mentre vi giocano, mentre sono intenti ad ironizzare sui misteri dietro la vittoria del Wookie.
I due sostengono che il vantaggio di Chewie sia dovuto alla sua veneranda età. Probabilmente, i Wookies sono più intelligenti di quanto la maggior parte delle persone immagina. Oppure, chissà: lasciarlo vincere potrebbe essere soltanto un modo per non farlo infuriare…
Wicket
In genere i fan identificano gli Ewok come il primo allarmante segnale della fine del genio creativo di George Lucas. Gli abitanti della Luna boscosa di Endor offrono comunque il loro contributo alla tradizione: ne Il Ritorno dello Jedi, grazie alle loro abilità riescono infatti a distruggere l’Impero Galattico, che li aveva sempre sottovalutati.
Data la loro importanza, sarebbe stato un sacrilegio lasciarli fuori dal gran finale. Non solo vengono ringraziati nel film, ma addirittura ricompare Wicket, interpretato nientemeno che da Warwick Davis. Anche il figlio dell’attore ha avuto la possibilità di apparire sullo schermo nei panni di un Ewok.
Mustafar
La scena di apertura vede Kylo Ren trovare uno dei due Wayfinder dei Sith sul pianeta Mustafar. Non è immediatamente riconoscibile, soprattutto se in riferimento all’immagine scolpita nella memoria grazie a La Vendetta dei Sith, ma le fiamme e gli alberi aridi ne suggeriscono la situazione climatica.
Kylo Ren è stato fortunato che lui e Rey non abbiano combattuto su quel pianeta, altrimenti potrebbe aver finito per esultare sulla riva di un fiume di lava, proprio come suo nonno. Forse, avrebbe affrontato un combattimento simile al duello con le spade laser tra Anakin e Obi-Wan in Episodio III.
La battaglia finale
Proprio quando la Resistenza sta per perdere ogni speranza, un’armata di navi provenienti da tutta la Galassia si avventa nel campo di battaglia. Tra le navi ci sono una varietà di riferimenti e easter egg alle prime due trilogie e alle serie animate, Clone Wars e Rebels.
È bello assistere al ritorno di tutto questo equipaggio, anche se forse le navi non sono pilotate dalle stesse persone. Inoltre, non viene mai specificato se siano effettivamente sopravvissuti alla battaglia finale oppure no.
I due soli di Tatooine
La scena finale de film si svolge su Tatooine, dove è cresciuto Luke Skywalker. Dopo aver dichiarato il suo cognome come Skywalker, Rey guarda i due soli. Questo momento ricord lo sguardo solenne di Luke rivolto allo stesso panorama in Una Nuova Speranza. Un’altra cosa interessante da sottolineare è come anche la trilogia prequel si concluda su Tatooine, con un Luke bambino cullato dai suoi genitori adottivi.
Fonte: ScreenRant
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, 10 riferimenti alle vecchie trilogie che non avevi notato
Con l’uscita nella sale di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, si è definitivamente conclusa un’avventura cinematografica durata ben quarantadue anni. Trattandosi del gran finale, J.J. Abrams e il suo team hanno cercato di includere al suo interno il maggior numero di riferimenti possibile alle precedenti trilogie. Alcuni di questi erano particolarmente evidenti, altri invece sono […]
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Stefano Terracina
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E anche quest’anno ci siamo.
Il giorno più terrificante, più magico, quello in cui ogni barriera crolla e irrompe una meravigliosa libertà.
Le convenzioni sociali spariscono.
I legami tra morti e vivi si rinsaldano, tanto che i nostri antenati, gli spiriti e ogni entità iniziano a scorrazzare allegri in mezzo a noi.
Nessuna realtà, nessuna divisione tra materiale immateriale.
Nessuna compostezza.
Solo una sana, indispensabile follia che anima non solo strade e vicoli, ma sopratutto i nostri cuori.
Halloween o Samahin, al pari del Carnevale festeggia il caos primordiale, quello da cui tutto nasce e in un certo senso si rinnova.
E’ nello scompiglio che legittimiamo di nuovo i valori che fondano il nostro patto sociale, o li sostituiamo, certi che il tempo non torna indietro ma procede in un movimento a spirale.
E in ogni attività umana che si voglia dire creativa, Halloween/Samahin fa sentire la propria indomita forza.
E’ costume che a ogni 31 ottobre bussi alla porta il terrore: storia sanguinarti, storie anche di redenzione, orrore e paura capaci di immolare in un olocausto salvifico le peggiori pulsioni umane.
Ma oggi io vorrei celebrare l’altro lato di Halloween quello della magia, dello stupore, dell’incanto che si avverte quando, il mondo altro, ci stringe in un abbraccio che scalda l’anima.
Pronti al viaggio incantato?
*****
FAR PACE CON LA MORTE: BUCANEVE E IL REGNO SOTTERRANEO, DARK ZONE EDITORE, DI PAOLO FUMAGALLI
Bucaneve richiama i lontani racconti celtici ricchi di creature assurde, magiche eppur tetre, abitanti a volte dispettosi, a volte benevoli delle regioni denominate Regno dei Faerie.
Ed è in quella dimensione da sogno laddove abitava lo spirito eterno del Weird, il controsenso, dove i valori, le convezioni, le regole trovavano nuove formulazione, che emerge il racconto poetico, oscuro e meraviglioso di Bucaneve.
Che diviene a tutti gli effetti la regina di Samahin nella sua veste di divinità sotterranea nella forma di fanciulla, si comporta nel regno sotterraneo come una divinità solare in conformità con l’antica tradizione, diviene così una Dea brillante che non trova contraddizione con l’oscurità, con il nero, con il “dark”.
IL SEGRETO VA SVELATO E FORSE COMPRESO. LA TRILOGIA DEI LYNBURN ( COMPOSTA DA UNPOSKEN UNTOLD UNMADE) DI SARA REES BRENNAN TRISKELL EDIZIONI
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Davvero il segreto permette a noi di vivere in armonia?
La separazione tra il regno dell’incanto e quello mortale è separato da un sottile e impalpabile velo.
Magari i maghi, gli stregoni il numinoso vive tra di noi, ma fingiamo di non accorgercene.
Quando però il velo si strappa è necessario che il non detto, il segreto irrompa nelle nostre vite e le stravolga.
Perché solo allora i nostri veri valori verranno allo scoperto.
IL REGNO DEI FAERIE COME NON LO AVETE MAI VISTO: GLI EREDI DELLA FOGLIA DI GIUDITTA ROSS, TRISKELL EDIZIONI
Giuditta Ross è a parer mio una delle migliori penne in circolazione.
Capace di creare mondi da sogno popolati da creature mitologiche, quelle che spesso arricchiscono le nostre visioni notturne.
Ecco danzare in un caleidoscopico girotondo fatine, licantropi, streghe, e persino un burbero e inacidito vampiro.
Ma se apparentemente i suoi urban sembrano seguire la scia letteraria moderna, vi informo subito che Giuditta è molto vintage.
E’ talmente imbevuta di mito che le sue creature sono molto diverse da quelle a cui ci hanno abituato edulcorati libri fantasy.
Le sue fate “ le fae” sono come la vera tradizione vuole: volubili, capricciose, di una bellezza surreale la stessa che colora le nostre fantasticherei quelle notti lontane di mezz’estate, nel meriggio dorato, come sussurrerebbe la voce soave di Carrol.
Sono l’essenza stessa dell’ecosistema, da lei traggono vigore e a loro donano fecondità, e nuova linfa vitale.
State pur sicuri che laddove tocca il suolo il piede di fata, la natura gorgoglia rigogliosa, e accarezza grata quelle regali appendici.
E proprio perché partecipi di quel ciclo ecologico, esse sono e devono essere suddivise in due coorti distinte e al tempo stesso gemelle: la corte dell’inverno, denominata unseelie e la corte dall’estate, la seelie.
Questi aggettivi non hanno nulla da spartire con la concezione orientale del mondo, ossia divisa in bene e male. Semplicemente sono due colori che partecipano essi stessi a creare il favoloso mosaico composito che noi chiamiamo madre natura.
QUANDO IL DIAVOLO DI METTE LO ZAMPINO… IL BALLO DEL DIAVOLO E ALTRI RACCONTI DI GAIA CASSARI
Se non si vuole che la vita diventi arida, si atrofizzi, e avvizzendo muoia, serve solo una cosa: movimento. E’ la stasi continua, il reiterare vecchi schemi mentali, l’accucciarsi su se stessi, sulla rassicurante abitudine che crea il crollo di civiltà e persino delle persone.
Una volta entrati nell’ottica immobilistica del benessere, l’uomo di ferma. Ma non solo fisicamente.
Non sperimenta più, non cerca più, non ha domande, non ha curiosità. Tenta solo, in ogni modo, di non perdere ciò che la società gli ha così benevolmente elargito: le gabbie, spesso sono gabbie auree.
Spesso il via libera allo scorrere indomito di impulsi atroci, per nulla “umani”, che serve a convincerlo a non cambiare.
Ma senza movimento la persona muore. Inesorabilmente. E forse rischia, in una fredda notte di fine ottobre, di rendersi semplicemente conto, di non aver mai davvero vissuto.
Di non avere la passione che spinge oltre, quella che ci fa sacrificare noi stessi per dare vita a un sogno. Il libro di Gaia è un viaggio, a volte oscuro a volte poetico all’interno dell’essere più misterioso dell’universo: l’uomo.
BLAKE SAGA DI SIMONE ALESSI
Raccontare, descrivere, immergersi nel regno di Blake non è affatto semplice.
Eppure è una mistica esperienza che consiglio a tutti. Blake è l’apertura attraverso cui, tramite lo shock, iniziamo a conoscere la storia dell’uomo e dei suoi dei, nella straordinaria parabola della creazione.
A cosa serve la religione?
Cosa spinge l’essere umano a rappresentare e dare vita alla divinità e al sacro?
Blake con immagini, con poesie, con accadimenti spesso oscuri poiché simbolici, ce lo svela.
Ma ce lo svela nel criptico linguaggio dell’esoterismo, ossia la disciplina in grado di penetrare nelle regioni celate, che formano la vera realtà. Tutta la filosofia di Alessi abbraccia questa verità: per poter essere, esistere e darsi una forma, seppur spirituale, Dio, i Dei, il sacro deve trasformarsi costantemente.
RITROVARE SE STESSI. ALICE NEL LABIRINTO DI ROBERTA DE TOMI
L’alice di Roberta De Tomi siamo noi.
Noi tutti che affrontiamo riottosi quella fase chiamata socializzazione. Alice perde o dimentica quel weird dove brillano i sogni, dove la linfa vitale incomprensibile dell’arte dimora.
Alice dimentica il suo nome. Dimenticando il suo nome scorda la sua essenza. Troppo presa da sé stessa, quella che sboccia in un mondo di luci sfavillanti pieno di promesse, di amore, di lucentezza, di armonia. Smette di raccontarsi storie assurde. Smette di assaporare l’aroma speziato di un tè servito da teiere sbeccate, in un ricevimento bizzarro e assurdo.
Smette di parlare con i fiori e ascoltare la voce degli insetti. Sono solo insetti in fondo, puoi approcciarti solo con un atteggiamento scientifico. Le porte sono porte, il cibo sostiene le cellule e gli organi.
Non fa crescere né rimpicciolire.
Un coniglio è solo preda quando non è un adorabile animaletto da mostrare all’altro come segno di status. Un cappellaio si occupa di farci apparire al meglio. Il the non è una gara di indovinelli, ma un preciso rituale con un profondo senso di condivisione dei valori sociali. Ecco perché il bisogno mio e di Alice del paese delle meraviglie diviene un forte richiamo. Per non avvizzire in ricordo di amori perduti, di opportunità non sfruttate, per non ascoltare il coro del dissenso, dell’anatema sociale. È il bisogno di bagnarci alla gelida fonte del non senso, di nutrirsi di fantasia senza briglie di accettabilità. Correre in un mondo senza confini, immaginaria dimensione di delicata, piacevole, bonaria follia.
E UN PO’ DI ORRORE PER SALUTARVI
Vi ho mentito.
Vi avevo promesso libri fantastici e nessun orrore.
Ma Non potevo resistere. Un libro di veri orrori ve lo devo consigliare. E pertanto ho scelto uno dei più belli in assoluto:Biancaneve zombie di Elena Mandolini, Dario Abate editore.
Lo ammetto.
Ho sempre odiato Biancaneve.
Nonostante il mio interesse antropologico per le fiabe, la pallida principessa proprio non la sopportavo.
Cosi anonima, cosi vittima degli eventi.
Cosi totalmente inutile. Cosa faceva di avvincente?
Nulla.
Restava rilegata in casa, in balia di una pazza fissata con il ritocchino, fissata con gli specchi e invasata più di una partecipante al reality del grande fratello.
E la dolce, svenevole Biancaneve?
Tutto il giorno a lavare e cantare, sognando il vero amore capace di trascinarla via con sé, un inetto a cavallo, con un’orrida calzamaglia. E mentre sognava un giorno migliore mi dicevo da bambina: tonta scavalca la torre, prendi un’iniziativa, una sola.
Insomma oltre a cantare cinguettando con i passerotti fa qualcosa!
E cosa faceva?
Nulla.
Accetta che un rozzo cacciatore, un altro tonto incapace di mettere due parole in fila, la porti in un bosco e lei lo segue.
Docile come un baobab.
Era una pianta, non un essere umano, portata dal posto A al posto B. E quando resta sola nel bosco, invece di darsi una svegliata, cantava. Di nuovo.
Neanche fosse la Callas rediviva. Ma per fortuna incontra i sette nani che la salvano…mettendola a pulire, lavare, spazzare cucinare e rammendare.
E lei canta.
Invece di prenderli a badilate sulle gengive, canta.
E canta anche quando la matrigna, altro mirabile genio, passa per caso nel bosco, bussa alla casetta e le porge una mela cosi rossa da far impallidire quelle del miglior supermercato Conad.
Ma l’inetta canta ancora.
E la mangia.
Per fortuna lì c’è il colpo di scena tanto agognato e si strozza.
Finalmente un po’ di azione mi dico.
E resta nella bara di cristallo, circondata dai sette premi Nobel, con torsolo di mela ancora in bocca, bella e inutile più di prima.
Capite perché io speravo che entrasse in scena Godzilla e la divorasse intera lei, la mela e i geni che la circondavano?
Oppure speravo che il dandy vestito d’azzurro cadesse da cavallo o che so, fosse divorato da uno sciame di locuste carnivore?
Beh le mie preghiere di bambina sono state esaudite da Elena.
Infatti, il genio che è in lei (saremmo mica sorelle?) ha immaginato uno scenario totalmente differente e per nulla strano per il proseguo della noiosa favola, in grado di donargli un po’ di ritmo, di pathos e di azione. La bella e inutile, e completamente inetta Biancaneve è morta.
Sta lì ammuffita nella sua bella bara.
E aspetta il bacio del tonto la dovrebbe risvegliare .
La domanda che si pongono menti eccelse come le nostre è: come si risveglia?
Quale effetto avrà il bacio del sommo rincoglionito?Come diventerà Biancaneve riportata indietro dai morti come una novella Euridice?
Che effetto avrà la morte sulla sua umanità?
Sparirà perché in grado di distruggere il tabù che separa la vita dalla morte, tabù infrangibile soltanto in una particolarissima notte, o diventerà…altro?
A voi la scoperta.
*****
CONCLUSIONI
Di libri meravigliosi a Halloween, ce ne sono parecchi. E citarli tutti è impossibile.
Cosi vi regalo quelli che a ogni fine ottobre leggo io, affinché lavorino sulla mia anima e la prendano per mano, portandola a liberarsi della forma di bruco per diventaste farfalla.
Quale tipo di farfalla, sarà la vostra scelta. Io amo diventare ogni giorno una falena testa di morto.
Ma io in fondo, sono la Signora Oscura per eccellenza
Felice Halloween a tutti.
Cosa si legge ad Halloween? A cura di Alessandra Micheli E anche quest'anno ci siamo. Il giorno più terrificante, più magico, quello in cui ogni barriera crolla e irrompe una meravigliosa libertà.
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#Repost @supercalifragilistiche with @get_repost ・・・ 19 settembre 1985 Muore nella notte, a Siena, lo scrittore Italo Calvino. Partecipa alla guerra partigiana narrando tale esperienza ne ‘’Il sentiero dei nidi di ragno’’. Politicamente impegnato nel Partito Comunista Italiano, se ne dissocia dopo i fatti d'Ungheria. Tra i suoi capolavori la trilogia degli antenati, “Il visconte dimezzato”, “Il barone rampante” e “Il cavaliere inesistente”, poi “Le città invisibili’’, “La giornata di uno scrutatore”, “Lezioni americane”. https://www.instagram.com/p/Bn6JwCviJ5O/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=5djxzazzyffp
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Review Party: Oppression (I Figli Degli Dei 1), di Jessica Therrien
Ce ne sono altri come lei. Tanti. E la aspettano da moltissimo tempo… Elyse sa cosa significa mantenere un segreto. Lo ha fatto per tutta la vita. Due, a dire il vero. Per prima cosa, invecchia cinque volte più lentamente delle persone normali e, pur dimostrando diciotto anni, in realtà ne ha ottanta. Secondo, il suo sangue ha il misterioso potere di guarire. Per Elyse questi elementi non la rendono speciale. Rendono la sua vita pericolosa. Dopo la morte dei genitori, è stata attenta a custodire il segreto il più possibile e solo un’altra persona al mondo conosce la sua età e la sua abilità. O, almeno, così crede. Elyse non è l'unica a saper mantenere i segreti. Ce ne sono altri come lei, sparsi per il globo, Discendenti delle stesse persone straordinarie che i Greci consideravano dei. Lei è una di loro e la aspettano da molto tempo. Alcuni per mettere fine a secoli di tradizioni che hanno oppresso il loro popolo con il pretesto di salvaguardarlo. Altri sono determinati a impedirle di realizzare il suo destino. Ma per Elyse il gioco è appena iniziato e non è disposta a stare alle loro regole. La serie I Figli degli Dei è basata sull’idea che gli dei greci non siano mai stati veramente dei, ma una razza segreta che da secoli vive tra noi. I fan di Shatter Me, Percy Jackson, Divergent e Harry Potter adoreranno questa trilogia.
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La Dunwich porta in Italia un'altra trilogia che si prospetta intrigante. Già dalla trama si intuisce l'originalità dei personaggi, anche se durante la lettura possiamo immaginare alcuni schemi (ahimè classici, di questo genere). La protagonista è Elyse, una donna giovane nell'apparenza e nell'animo, ma in realtà con un enorme segreto che deve proteggere per il suo bene: infatti ha un dono, ereditato dalla sua famiglia, ovvero invecchia cinque volte più lentamente di chiunque altro. Una profonda debolezza, perché non può permettersi legami e deve continuamente spostarsi per non attirare attenzioni. Una vita che, dopo la morte dei genitori, l'ha portata a chiudersi molto col mondo. Tutto però cambia improvvisamente una giornata qualunque quando William, che lavora nel bar sotto casa sua, cerca di convincerla a scappare con lui perché seguita da qualcuno ed è in pericolo. Un ragazzo magnetico, bello ed affascinante, però il suo istinto le dice altro, visto che non lo conosce. Sentendosi in trappola, fugge e si trova faccia a faccia con Kara, la persona da cui William la stava mettendo in guardia. Eppure entrambi le confermano la stessa versione: è controllata, spiata e rischia la vita. A chi credere però? Da quel momento la sua vita cambierà per sempre, scoprendo la verità sulle sue origini e molto di più. E' una Discendente, ovvero una razza diversa da quella umana nonostante le apparenze, ed i suoi antenati si erano spacciati per Dei nella Grecia antica. Oltre a questo, lei era attesa da molto tempo per una profezia che la rende un bersaglio per chi sta comandando quella popolazione. Scopriremo insieme a lei cosa comportano tutte queste rivelazioni e gli obblighi che la loro legge impone di rispettare, le cui pene sono molto pesanti. Elyse si renderà conto in fretta che la sua vita non è migliorata poi molto, visto che dovrà continuare a mentire per non finire nei guai, per alcune scelte fatte durante il suo passato. Un romanzo che scorre davvero veloce. In poche ore si conclude piacevolmente. Una piccola pecca a mio parere è il ritmo narrativo che in alcuni punti è troppo rapido, mettendo troppe informazioni tutte insieme in poche righe, misto ad altri momenti descritti con troppa calma e più "superflui" rispetto a certi momenti più cruciali. C'è azione, ma tanta riflessione, poiché la protagonista ci porterà attraverso i suoi pensieri a scoprire i dilemmi che si troverà ad affrontare. Le soluzioni sono abbastanza prevedibili, infatti nonostante i personaggi dimostrino 18 anni ma siano 5 volte più vecchi, si comportano come adolescenti. Hanno vissuto a lungo, ma sono ancora ragazzini. Questo punto non mi è molto chiaro, ma pazienza, è stato scelto così dall'autrice e, se non si vuole proprio essere pignoli, ci può stare. Una nota positiva è che può portare a riflettere su alcuni personaggi, che "all'apparenza" possono dare un'impressione, ma che in realtà nascondono altro sotto la superficie; l'ho messo tra le virgolette perché si intuisce come andrà a finire e come sono realmente, però resta un aggiunta interessante, che spero si evolva ancora di più andando avanti. Tutto sommato una lettura bella e scorrevole, dalla trama originale (nonostante i personaggi abbastanza prevedibili nelle azioni). Sono curiosa di scoprire come andrà avanti questa trilogia e, se vi piace il genere, consiglio anche a voi di non fatevelo scappare! from Blogger https://ift.tt/2n6okSH via IFTTT
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Stremato da anni di lotta inutile contro la criminalità, l'incorruttibile commissario Yeruldelgger ha lasciato la polizia di Ulan Bator. Piantata la sua yurta nell'immensità del deserto del Gobi, ha deciso di ritornare alle tradizioni dei suoi antenati. Ma il suo ritiro sarà breve. Suo malgrado, ben presto Yeruldelgger si ritrova alla testa di una sorta di improbabile armata Brancaleone: Tsetseg che cerca la figlia rapita, alcuni pittori girovaghi, un bambino che scava nelle miniere e Guerlei, un'irascibile poliziotta che nei momenti di confusione sale sul tettuccio di un fuoristrada per sparare in aria. La scalcagnata compagnia attraversa la steppa per raggiungere un nadaam, festività nazionale dove Yeruldelgger vuole gareggiare con l'arco. Durante la lenta cavalcata, però, l'ex commissario s'imbatte in una serie di omicidi, tutti perpetrati secondo un antico rituale. Sventrata dalle multinazionali, sfruttata dagli affaristi, rovinata dalla corruzione, la Mongolia dei nomadi e degli sciamani sembra aver venduto l'anima al diavolo. Yeruldelgger verrà coinvolto in un'avventura ancora più sanguinosa del solito, con un nuovo nemico da fronteggiare e nuovi scenari da scandagliare. Dalle aride steppe asiatiche al cuore di Manhattan, dal Canada all'Australia, Manook fa soffiare su queste pagine un vento più nero e selvaggio che mai. Terzo e ultimo capitolo della trilogia del commissario Yeruldelgger, La morte nomade lascerà i lettori a bocca aperta...... #libridisecondamano #ravenna #bookstagram #booklovers #bookstore #instabook #igersravenna #instaravenna #ig_books #libriusati #ianmanook (presso Libreria Scattisparsi)
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Buon pomeriggio Suor Teodora; è possibile entrare in una qualche forma di comunicazione seria con te?
Certo, basta leggere tutta la trilogia degli antenati di Calvino e fare la somma delle pagine dispari. Poi si deve leggere il Castello dei Destini Incrociati, e dividere il risultato della somma delle consonanti della prima parte (il Castello) per il numero dei segni di punteggiatura della seconda parte (la Taverna).
Se hai fatto bene i conti ti esce il mio numero di cellulare, tramite il quale puoi scrivermi su WhatsApp.
Oppure, più semplicemente mi scrivi un DM qui o su qualsiasi social (il nickname è sempre lo stesso, come le password).
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inattaccabile integerrimo affidabile
Da ragazzo ci fu un periodo, intorno all'adolescenza, nel quale senza alcun merito reale, mi atteggiavo come sapessi tutto solo io. Penso sia abbastanza normale, tuttosommato, vedo che anche altri erano come me e ancor oggi incontro giovini che sembrano dei piccoli Burioni (in senso buono). Avevo questo atteggiamento con la famiglia, con i compagni di classe, a volte anche con me stesso. Criticavo tutti, avevo sempre una idea migliore, ma la esponevo male, in modo arrogante, rovinandola. Per la verità già da bambino avevo degli atteggiamenti simili, e quella buonanima di mio padre mi ripeteva: "Chi si loda, s'imbroda, attento!"
Questa cosa mi fece riflettere un po', ma non abbastanza, quindi quando crebbi, gli ormoni mi facevano sentire un Dio, e correggevo chiunque. Ero spavaldo e tracotante, saccente e tutto sommato un cretino.
Mia zia, Prof Prof (Lettere e Filosofia) in un improbabile tentativo di redenzione, molto diplomaticamente mi regalò e consigliò di leggere la Trilogia degli Antenati di Calvino. Il Barone Rampante, Cosimo Pivasco di Rondò, iniziò ad illuminare un pochino quel posto buio che era il mio ego.
Ma non bastò, anzi, pieno della mia certezza di avere la scienza infusa, cavalcavo le nuvole della mia ignoranza guardando la volgata dall'alto, manco fossi stato Baby George. Finché gli altri non iniziarono a stufarsi. E lì si avverò la profezia del mio saggio padre: a partire da mia madre, gli amici, le persone che incontravo al lavoro, insomma chiunque mi rispondeva seccata: "Ma perché tu devi permetterti di correggermi ogni volta?!"
Gli amici iniziarono ad evitarmi come uno Sheldon qualunque (ma non così colto eh) e quelli che già mi frequentavano poco, si allontanarono del tutto.
La situazione si era capovolta, ero io ad essere oggetto di critiche: la gente con cui avevo a che fare, mal sopportava il mio modo di fare, mi giudicava apertamente e mi dava lei indicazioni su come "avrei dovuto fare".
Ad un certo punto mi resi conto che la situazione stava precipitando, e fu quando andai al Politecnico, era il 1994, ed incontrai gente affamata, preparata, ignoranti veri, gente che amava divertirsi e gente normale, che magari arrancava, ma era solo fuori corso di un anno. Tutti quanti erano "meglio" di me. Lì scoprii di essere vissuto in una bolla fino ad allora, e capii come d'incanto, che se volevo uscirne vivo, dovevo fare qualcosa.
Mio padre mi aveva avvisato: mi ero "imbrodato".
Decisi di cambiare. Feci un ragionamento abbastanza semplice: mi dissi che se avessi voluto correggere qualcuno, avrei dovuto prima dimostrare di saper fare meglio. Inoltre mi promisi di non dire più nulla, di cui non fossi assolutamente certo. Non fu facile, dovetti fare un'intera scalinata tipo Piazza di Spagna per scendere dal mio piedistallo. Imparai ad avere maggiore rispetto degli altri, e smisi di applicare i 37 stratagemmi di Schopenhauer che avevo preso come mia personalissima Guida Intergalattica per i Rompicoglioni. Non che sia diventato un santo, ma la spocchia mi sono impegnato ad abbatterla a suon di mea culpa, ed il mio morale ne aveva subìto un appiattimento, per la verità anche un po' denigrante.
Direte, tutto a posto allora! Mancoperilc...o: passata la lavata di umiltà dell'Università (il Politecnico di Milano) dove è avvenuto un piccolo miglioramento, purtroppo l'esperienza alla LIUC mi aveva fornito una rinnovata tracotanza, dovuta al fatto di essere passato alla univeristà dei ricconi imprenditori del Varesotto, ed aver fatto 23 esami in un solo anno. Risultato? Peggio di prima. :-(
Pieno di me ho fatto due figli, un'azienda e ho iniziato a fare le mie belle esperienze lavorative, dove manco a dirlo - in piena crisi d'astinenza e dopo quasi 5 anni di cazziatoni da tutte le parti - finalmente con l'attestato di benemerenza (= la laurea triennale) in mano, ho ricominciato, anzi continuato, inizialmente incoscientemente, poi prendendo sempre più slancio, e soprattutto sperimentando in modo rinnovato (perché applicavo le mie "competenze" a nuovi settori per me inesplorati), a essere "meglio degli altri".
Ora, per farla breve, ormai sono passati 15 anni e vi risparmio le gimkane... anche se ogni tanto ci ricasco, qualcosa ho imparato, e per riassumere la "ricetta magica", userò una semplice frase di un mio Cliente:
"Se qualcuno sbaglia, non correggerlo, se non ti ha pagato per farlo."
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