#Una pietra sopra
Explore tagged Tumblr posts
Text
Col tizio sto tenendo le distanze. Anche se lo penso sempre. Anche se lui continua a scrivermi a casaccio.
2 notes
·
View notes
Text
A forza di metterci una pietra sopra, mi hanno denunciato per abuso edilizio.
93 notes
·
View notes
Text
- E come egli si avvicinava, vide la città e pianse su di essa, dicendo: "Oh, se tu, proprio tu, avessi riconosciuto, almeno in questa tua giornata, le cose necessarie alla tua pace! Ma ora esse sono nascoste agli occhi tuoi. Poichè verranno sopra di te dei giorni in cui i nemici ti circonderanno di trincee, e ti accerchieranno e ti assedieranno da ogni parte. E abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te, e non lasceranno dentro te pietra su pietra perchè tu, non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata". (Lu. 19:41-44)
- E dopo duemila e più anni, ancora oggi è cosi, perchè l'uomo non ha riconosciuto Dio in Gesù, anzi si, ma soltanto a parole e non con il cuore.
youtube
Ci sono due Gerusalemme, una celeste, e una terrestre. Fisica e spirituale.
"Ombelico del mondo"
Dieci misura di bellezza, sono state date al mondo, di queste nove misure sono state date a Gerusalemme. Dieci misure di sofferenze sono state date al mondo e di queste nove sono state date a Gerusalemme. Bellezzaedolore.
Quando da Nazaret giunsi a Gerusalemme e ancora prima di raggiungere Betlemme durante il mio primo cammino in "Terra Santa" scrissi sul mio diario testuali parole, "In Terra Santa, (Gerusalemme) devi solo arrivarci per capire provare e sentire. Tu, non devi fare altro che camminare e respirare, perchè è l'aria che provvede a tutto!! Un'aria intrisa di amore e di sofferenza, di storia e di misticismo, di grande passione e di sacrificio, di abbandono di ribellione di religiosità e salvezza. Di guerra e di pace, di vita e di morte. "È satura dello Spirito di Dio".
lan 📷✍️
25 notes
·
View notes
Text
Storia Di Musica #317 - Black Flag, Damaged, 1981
A me piace poco la musica punk. In primis, perchè nasce sotto aspetti che molto ipocriticamente non si prendono mai in causa (basta sentire quello che dice Malcom McLaren, il deus ex machina dei Sex Pistols in The Great Rock'n'Roll Swindle) rispetto alla vera natura del genere musicale; in secundis perchè si oppose con i suoi modi sguaiati e "puri" contro la grandezza tecnica del prog, soprattutto in Europa. Negli Stati Uniti fu invece un movimento molto più eterogeneo e diffuso, il cui obiettivo trasgressivo era soprattutto artistico (mentre da noi fu sprattutto estetico). Detto ciò, per i gruppi che hanno "black" nel titolo non potevo non parlarvi un po' di loro. Il loro nome, Black Flag, fu suggerito ai fondatori Greg Ginn e Keith Morris dal fratello del primo, Raymond, che aveva un nomignolo curioso, Pettibon: la bandiera nera è il simbolo del movimento anarchico, e lo stesso Raymond disegnò il logo della band, quattro righe spesse che davano la sensazione del movimento della bandiera stessa (e cosa importante, poteva essere facilmente riprodotta con le bombolette spray per i graffiti). Tutto nasce a Hermosa Beach, vicino Los Angeles, nel 1976: Greg Ginn e Keith Morris fondano un duo, che si chiama Panic. Quando scoprono che esiste già un altro gruppo dallo stesso nome, cambiano in Black Flag, come detto sopra. Con la prima formazione registrano 4 brani in un Ep dal titolo esplicativo, Nervous Breakdown, che viene stampato in 2000 copie, ma problemi con la piccola casa editrice che gli aveva pagato le registrazioni spingono Ginn a fondarne una propria: aggiunge infatti una "divisione" artistica alla sua Solid State Tuners, che è una piccola dittaq specializzata in riparazioni e costruzione di impianti per le registrazioni elettroniche, creando la SST Records, che oltre che i dischi dei Black Flag sarà una delle case discografiche indipendenti più importanti degli anni '80 per aver pubblicato Soundgarden, Meat Puppets, Minutemen, Hüsker Dü, Sonic Youth, Dinosaur Jr., Negativland tra gli altri. Cambiano nel frattempo due volte cantante: prima Morris se ne va, e viene sostituito da Ron Reyes: dura pochi mesi, registra comunque delle canzoni che verranno inserito nel secondo EP, Jealous Again, poi se ne va a Vancouver. Qui in un negozio di dischi trova l'EP in questione e legge nei crediti come cantante un certo Chavo Pederast, pensando che avessero trovato un nuovo cantante, ma ascoltandolo si accorge che è la sua voce, la band ha voluto omaggiare il suo abbandono con la prima di una serie sgangherata di azioni di satira nera per cui diventeranno proverbiali. Reyes viene sostituito da Dez Cadena. Durante un concerto a New York, un tizio sale sul palco e inizia a cantare con lui: piace a tutti gli altri, e prima viene ingaggiato come roadie, poi spostato a cantante perchè Cadena esprime il desiderio di suonare la chitarra. Il tizio si chiama Henry Garfield, ma per cantare sceglie il nome Henry Rollins. Nasce così la line up leggendaria che nell'ottobre 1981, messi sotto contratto dalla Unicorn, una sussidiaria della MCA, va negli studi a scrivere la pietra miliare dell'hardcore punk.
In copertina, Rollins che dà un pugno allo specchio (rotto con un martello, il finto sangue è un miscuglio di caffè e salsa di pomodoro). Damaged è uno degli album più estremi, nichilisti, sinceri e devastanti della storia della musica. È l'espressione, sincera, di esigenze che sono ancora oggi comuni denominatori della sofferenza generazionale giovanile. Si parte con la necessità di alzare la voce contro il muro di silenzio degli altri, nella storica Rise Above, in cerca di realizzazione: We are born with a chance\Rise above, we're gonna rise above\And I am gonna have my chance\Rise above, we're gonna rise above\We are tired of your abuse\Try to stop us, it's no use. L'adrenalina si sposta nei 33 secondi, deflagranti come una bomba, di Spray Paint, dedica al movimento dei writers tanto caro alla band. Rollins sputa parole e urla più che cantare, su un tappeto sonoro che sebbene sia "semplice" nella struttura (le canzoni hanno una loro struttura ricorrente e riconoscibile), dimostra al contempo che i nostri sanno suonare e ne sono esempio gli intricati assoli di Ginn e Cadena. Seguono in parte lo stile Ramones in Tv Party e Gimmie Gimmie Gimmie, ma è quando Rollins e compagni parlano di sofferenza, quando sputano rabbia e frustrazione, che mettono i bridivi: Room 13 è una disperata richiesta di aiuto (It's hard to survive\Don't know if I can do it\I need to belong\I need to hang on\I need, need) con la voce di Rollins al limite dello spasmo; No More inizia con il tamburo della batteria quasi a segnare un countdown, prima di esplodere nella furia della musica della band; c'è la rabbia politica contro le istituzioni, pienamente espresso in Police Story (Fucking city is run by pigs\They take the rights away from all the kids\Understand that we're fighting a war we can't win\They hate us, we hate them). Ma l'apoteosi dono le due Damaged: Damaged II è una sorta di delirio rabbioso, scandito dalle urla di Rollins (I'm confused, confused, don't wanna be confused), che è un misto tra una crisi di panico e la disperazione della solitudine, che si trasforma in ferite interne ed esterne. Ed è ancora più sconvolgente Damaged, che chiude il disco:
My name's Henry And you're here with me now My life It's a song, ah You're just, you won't even let it happen You won't You won't let Damaged, by attack
e continua con dei vocalizzi che assomigliano pericolosamente ad un delirio.
Il disco fu stampato il 25 mila copie dalla Unicorn, ma quando i boss della MCA sentirono il disco, ne bloccarono la distribuzione. Senza battere ciglio, i Black Flag lo pubblicarono per la SST, con un adesivo in copertina che diceva "Come genitore, credo che questo sia un album contro i genitori", parole pronunciate dal presidente della Unicorn. Questo fu preso alla lettera dalla Polizia, che non perse occasione per intervenire durante i concerti della band, in cui spesso ci saranno dei feriti. Tutta la questione finì in una causa intentata dalla Unicorn che portò al carcere, per pochi giorni, Greg Ginn. La band tra altri cambiamenti di formazione pubblicherà un altro album inno punk, My War (1982) per poi intraprendere, fino al 1986, un percorso davvero interessante in cui alla furia iconoclasta della loro musica aggiungano elementi hard rock, più melodie e persino elementi del free jazz, grande passione di Rollins. Dopo lo scioglimento, Rollins fonderà una propria band, la Henry Rollins Band in cui proseguirà questo cammino sperimentale. I Black Flag si riformeranno due volte, negli anni 2000, ma non sarà mai la stessa cosa: non era più possibile replicare il pugno in faccia che fu questo disco, la loro rabbia, la loro disperazione, che arriva qui a vette insuperate, divenendo il seme da cui negli anni a venire nascerà di tutto: dico solo che persino il rap campionerà tantissimo questo disco, soprattutto Rise Above che fa da base a inni del genere quali Buck Whylin' di Terminator X, And What You Give is What You Get dei Beastie Boys, Real Niggaz Don't Die degli NWA e Holy Rum Swig dell'X-Clan.
36 notes
·
View notes
Text
Poi rispuntano fuori queste chicche , per ben capire quanto ti prendano per il culo e quanti soldi ci girino dietro . Grazie ancora lorenzin. Confido sempre nel karma. Sulla giustizia in Italia ormai ci ho messo una pietra sopra.
10 notes
·
View notes
Text
Il diavolo oggi è l’approssimativo. Per diavolo intendo la negatività senza riscatto, da cui non può venire nessun bene. Nei discorsi approssimativi, nelle genericità, nell’imprecisione di pensiero e di linguaggio, specie se accompagnati da sicumera e petulanza, possiamo riconoscere il diavolo come nemico della chiarezza, sia interiore sia nei rapporti con gli altri, il diavolo come personificazione della mistificazione e dell’automistificazione. Dico l’approssimativo, non il complicato; quando le cose non sono semplici, non sono chiare, pretendere la chiarezza, la semplificazione a tutti i costi, è faciloneria, e proprio questa pretesa obbliga i discorsi a diventare generici, cioè menzogneri. Invece lo sforzo di cercare di pensare e d’esprimersi con la massima precisione possibile proprio di fronte alle cose più complesse è l’unico atteggiamento onesto e utile.
Italo Calvino, Una pietra sopra. Discorsi di letteratura e società, 1980
14 notes
·
View notes
Text
È da tanto che non scrivo, è stato un periodo intenso, difficile, pieno di cambiamenti, e a me i cambiamenti hanno sempre fatto schifo, però questa volta è diverso, questa volta mi sento in pace con me stessa.
Quest'estate ho vissuto momenti indimenticabili, ho fatto un viaggio che mi ha cambiato la vita, davvero. Sono partita da sola e ho conosciuto delle persone stupende, 16 estranei che in dieci giorni sono diventati la mia famiglia.
Tra queste persone ho conosciuto anche lui, l'unico che è stato in grado di farmi battere il cuore dopo l'ultima delusione, l'unico che è stato capace a farmi rivivere un rapporto a distanza nonostante avessi detto che ci avrei messo una pietra sopra per sempre. Mi dà speranza, mi fa ricredere sul fatto che nel mondo non ci siano solo degli stronzi di merda pronti a spezzarti il cuore, ma non voglio dirlo troppo ad alta voce.
Ho surfato, e mi fa ancora strano dirlo, fino a un mese fa non sapevo neanche cosa fosse il surf. Adesso invece è diventata una fissazione. Giuro che stare su quella tavola, in mezzo al mare, alla natura, cercare di prendere le onde, cadere e poi rialzarsi, ridere, chiudere gli occhi e sentire solo il suono delle onde, giuro che è una delle sensazioni più belle che abbia mai provato in vita mia. Voglio fare questo per sempre. Surfare mi rende felice.
Mi sono trasferita di nuovo in Sicilia, a casa, dopo quattro anni fuori sono ritornata qui, questo è forse il cambiamento più tosto che io abbia dovuto affrontare finora. Mi piace avere la mia famiglia vicina, mi piace il mare e la pace che c'è qui, ma mi mancano i miei amici, la mia vita a Rimini, mi manca la mia vecchia routine. Ma dentro di me sentivo che quel capitolo fosse concluso, sentivo il bisogno di andare avanti, volevo tornare alle origini, ma non sono la stessa persona che quattro anni fa aveva preso quell'aereo.
Ho riniziato a guidare, domani inizierò a lavorare, sento di star crescendo, sento di star diventando adulta. Dio, che merda la vita da adulti.
Sto contando i giorni, non vedo l'ora che arrivi quel weekend di Ottobre. Non vedo l'ora di rivedere lui, di rivedere i miei compagni di viaggio, di fare surf, skate, di ridere e cantare davanti ad un falò come a Somo.
Sento di star prendendo la mia vita in mano, sento di essere per la prima volta la protagonista della mia vita e non uno spettatore in terza fila.
15/08/2024
19 notes
·
View notes
Text
Oggi è il primo febbraio. In Spagna chiude la caccia e per migliaia di levrieri la vita finisce, miseramente così come era inziata. Le atrocità a cui sono sottoposti per la loro breve vita e infine per la loro morte, sono inaccettabili e tuttavia la cultura spagnola ancora le sostiene. È la tradizione.
In loro onore riportiamo un magnifico e toccante testo di Rafael Narbona, perché sappiate, perché rifiutate, perché combattiate.
Los Galgos Ahorcados - I levrieri impiccati
La Spagna è il paese dei levrieri impiccati.
La Spagna è il paese che non apprezza la tenerezza inconcepibile
di un animale che si intreccia con l'aria, disegnando acrobazie impossibili.
La Spagna è il paese degli alberi con i rami assassini,
dove una corda infame spezza una vita leggera come schiuma.
La Spagna è una terra sterile che seppellisce la poesia nel suo grembo morto.
I levrieri sono poeti in agguato nel vento, levigano gli spigoli in silenzio,
scivolando via come un filo d'acqua dal fondo di un fosso.
I levrieri sono poeti che si stagliano alla luna, componendo sagome senza eguali.
I levrieri accavallano le parole, ci saltano sopra, evitano gli accenti, così arroganti e inflessibili.
L'accento è un signore ridicolo che si infila nelle parole come una spina.
I levrieri turbano la sua routine, gettandola al vento, giocandoci finché si stufano.
Così riceve lezioni di umiltà e accetta la sua dolorosa insignificanza.
Le impronte dei levrieri non lasciano traccia. Sono veloci, alati, quasi eterei.
Non influenzati dalla gravità nè dalla durezza della pietra.
I levrieri accelerano la rotazione della terra, quando la follia si impadronisce di loro.
Lo sguardo riesce a malapena a seguire il loro galoppo vertiginoso,
ma grazie alle loro corse percepiamo la musica celeste.
I levrieri prendono in giro l'ortografia tendendo o piegando le orecchie.
Le orecchie di un levriero possono trasformarsi in una X, Y o LL.
Sforzandosi un poco sono in grado di delineare la Ñ o il numero Phi,
il numero aureo in cui è nascosto Dio,
giocando con una serie infinita che lascia con un palmo di naso gli insegnanti.
Gli insegnanti della scuola non capiscono Dio, nè i levrieri.
Dio è un bambino che utilizza i puntini di sospensione per attraversare i fiumi.
Li genera uno ad uno e salta in avanti. Quelli che avanzano, se li tiene in tasca.
I levrieri non sono mai separati da Dio,
perché sanno bene che hanno bisogno di non perdersi sulla strada,
dove si nasconde l'uomo con il forcone in mano.
Ci è stato detto che Dio è un vecchio con la barba bianca e la pelle rugosa,
ma Dio è un bambino malato
che calma il suo dolore accarezzando la testa ossuta di un levriero.
I levrieri vigilano sul mondo, mentre Dio riposa.
Ogni volta che viene commessa una malvagità, lanciano un grido e Dio si sveglia,
ma Dio non può fare nulla,
perché nessuno presta attenzione ad un bambino
che in punta di piedi non raggiunge lo spioncino della porta.
Gli uomini che impiccano i galgos hanno perso la loro anima molto tempo fa.
In realtà, la loro anima è fuggita inorridita quando ha scoperto le loro mani insanguinate.
Gli uomini che impiccano i levrieri nascondono gli occhi dietro gli occhiali scuri,
perché gli occhi li tradiscono.
Basta guardarli per capire che dietro non c'è nulla.
Gli uomini che impiccano i levrieri sono gli stessi che fucilarono García Lorca.
Non gli è importato sradicare dal nostro suolo un poeta
che dormiva tra camelie bianche e piangeva lacrime d'acqua.
Non gli è importato seppellirlo in una tomba senza nome,
con gli occhi aperti e uno sguardo di orrore sul viso.
Gli uomini che impiccano i levrieri parlano a malapena. Non amano le parole.
A loro non piace giustificare le proprie azioni ed esprimere le proprie emozioni.
Lasciano una scia di dolore e paura.
Ridono dei poeti che passano notti insonni
cercando di trovare un verso alla fine di un sonetto.
Ridono degli sciocchi che vogliono un futuro senza bombe o rovine nere.
Ridono delle promesse fatte ai bambini,
delle rassicurazioni sull'eternità che placa la morte e ci impedisce di cadere nell'oblio.
Ogni volta che muore un levriero, un bambino rimane orfano.
I levrieri prestano la luce dei propri occhi ai bambini malati.
Li accompagnano nelle notti di febbre piene di incubi.
Li svegliano dolcemente, parlandogli all'orecchio del giorno che arriva,
con la sua freschezza e la luce rosata dell'alba.
Gli parlano della primavera e dello sbocciare dei fiori.
Parlano delle mattinate torride d'estate, quando il mare è calmo
e il sole sembra una pietra gialla che non smetterà mai di brillare.
Gli dicono che l'inverno si è nascosto dietro un cespuglio e si è addormentato.
I bambini malati sono i bambini che il giovane Rabì scelse
per mostrare al mondo la bellezza nella sua forma più pura.
Il giovane Rabì si presentò di fronte al potere delle tenebre
con un ragazzo paralizzato ed un levriero affamato,
senza ignorare che la compassione è uno strano fiore.
Un fiore che cresce solo su pendii ripidi e in profonde solitudini,
dove le preghiere fremono di paura al pensiero di risuonare in una cantina vuota.
Certe mattine mi alzo presto ed i cani sono già sulla spianata che chiamano piazza,
con la sua triste chiesa dalla facciata imbiancata a calce, e un albero dal tronco nodoso.
Raggruppati per lunghe catene, tutti sono giovani e non sanno cosa li aspetta.
Non sanno che quel giorno diversi di loro resteranno sul campo,
sopraffatti dalla crudeltà umana.
Potrei avvertirli,
ma gli uomini che preparano la loro morte vanno in giro con fucili da caccia e lunghe corde,
ed i loro occhi sembrano braci ardenti di un odio antico.
Gli occhi dei galgos svolazzano come colorate farfalle.
Blu, marrone, viola, forse un debole bagliore d'oro.
Alcuni sono seduti, altri sdraiati, assopiti. Alcuni sono in piedi, altri scomposti.
Alcuni sono così sottili che sembrano quasi levitare.
Alcuni sembrano d'argilla, altri d'argento, altri sono bianchi come l'alba.
Come l'alba che avanza nella piazza e li fa sembrare in movimento.
Si sentono le catene, le grida, le risa.
Via tutti insieme, aggiogati a un destino ingiusto.
Mi sento come Don Chisciotte alla vista dei galeotti,
condannati a spingere un enorme corazzata con un remo:
"Perché fare schiavi coloro che Dio e la natura hanno creato liberi?"
Mi sono seduto su una panchina di pietra e li ho guardati andarsene.
Un levriero bianco, dall'andatura rassegnata, si voltò e mi guardò con umanità,
con gli occhi stanchi e vagamente speranzosi.
Sapevamo entrambi che le nostre vite sono una scintilla,
un momento di chiarezza in un buio infinito,
ma ci siamo sforzati di pensare che ci saremmo rincontrati sotto un altro cielo,
vagando per una sconfinata pianura,
distanti da quel mattino omicida che si sarebbe preso le vite dei più goffi
e di quelli rimasti indietro.
Ci rincontreremo in una mattina di pienezza e splendore, senza tristezza o negligenza,
una mattinata perfetta, libera da paure e lavoro.
Guarderemo indietro, come due vecchi amici che hanno scoperto la gioia di essere altrove.
I suoi occhi nei miei occhi, i suoi sogni nei miei sogni e i nostri battiti all'unisono nel vento.
RAFAEL NARBONA😪
Quanta inutile cattiveria 😡
26 notes
·
View notes
Text
so che non succederà niente perché non c'è più niente che può succedere eppure io ci spero soprattutto perché è rimasto tutto in sospeso e le cose in sospeso sono la mia specialitàààààààà
3 notes
·
View notes
Text
Avevo già iniziato a prenderla sul serio, la proposta della psicologa di fare teatro perché era una eventualità nel mio caso totalmente impensabile. Tuttavia, guardando Peaky Blinders, Tommy nello specifico, penso che forse ha davvero ragione nello sperimentare il teatro che, a detta della terapeuta, dovrebbe aiutarmi a vivere diversi personaggi che normalmente non mi sogno di vivere – non ha proprio detto così ma ci siamo capiti. Nello specifico mi vedevo a recitare una di quelle parti smielate di femmine che vivono una storia d'amore romantica perché è una immagine che mi ha accompagnata da sempre sebbene io ci abbia messo una razionalizzazione sopra – c'è chi ci mette la pietra ma le pietre non sono sufficienti per le turbolenze dell'inconscio e soprattutto per dei desideri acquisiti – e dato che è una immagine di cui vorrei liberarmi, magari viverla nella finzione mi aiuterebbe a farci pace. Però, certo, c'è da dire che io faccio schifo a recitare e non perché non ci riesca ma perché il timore del giudizio altrui è troppo forte. Poi va beh se il mio obiettivo è quello di trovare un lavoro stagionale con vitto e alloggio credo che sarà difficile conciliarlo col teatro ma questi sono dettagli.
17 notes
·
View notes
Text
Lei è in piedi sulle mie palpebre E i suoi capelli sono nei miei, Lei ha la forma delle mie mani, Lei ha il colore dei miei occhi, Lei è sprofondata dentro la mia ombra Come una pietra sopra il cielo. Lei ha sempre gli occhi aperti E non mi lascia dormire. I suoi sogni in piena luce Fanno evaporare i soli, Mi fanno ridere, piangere e ridere Parlare senza avere niente da dire.
11 notes
·
View notes
Text
E come egli (Gesù) si avvicinava, vide la città e pianse su di essa (Gerusalemme) dicendo: "Oh, se tu, proprio tu avessi riconosciuto almeno in questo tuo giorno, le cose necessarie alla tua pace! Ma ora esse sono nascoste agli occhi tuoi. (43) Poichè verranno sopra di te dei giorni in cui i tuoi nemici, ti circonderanno di trincee, e ti accerchieranno e ti assedieranno da ogni parte. (44) E abbatteranno te, e i tuoi figli dentro di te; e non lasceranno in te pietra su pietra, perchè tu non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata. (Lu. 19:41-44)
#ierioggidomani#
📷 Immagini riprese con improbabile macchina fotografica durante il mio primo cammino nella Terra Santa. Si intravede la Moschea di Omar e il giardino del Getsemani. Sotto, foto di murales che parlano da soli dipinti sul muro di confine di 700 km. costruito tra la Palestina ed Israele.
===
Fratelli contro che vivono sopra la stessa "terra" e la cui guerra non avrà mai fine. Sono legati da vincoli di sangue, che fino ad oggi, l'hanno solo sparso. Una città ed una nazione che da sempre subisce attacchi e abbattimenti da parte di tutti. Distrutta 12 volte, ricostruita ora dai romani, ora dai cristiani cattolici ed ora dai musulmani. Circa venti volte assediata più o meno cinquanta volte conquistata. Che dire, se non che l'ombelico del mondo è da sempre sotto attacco. Ognuna delle profezie del Signore si è sempre avverata.
Si dice che la speranza sia l'ultima a morire ed io aggiungo, che è l'unica che insieme all'amore ed alla fede resterà tra i doni eterni: "Ora queste tre cose rimarranno: fede, speranza e amore, ma la più grande di esse è l'amore". (1 Co. 13:13) Perciò noi speriamo e preghiamo affinchè presto possa tornare la pace su questa terra intrisa di sangue.
È doloroso anche per noi vederli in questo stato.
E dunque:
"Ti preghiamo o Signore affinchè questo popolo torni a condividere la pace, a vivere in armonia e possa presto ricordare che la terra è la tua e che non ci si può uccidere tra fratelli. Spero, anzi mi piace pensare che presto noi li ritroveremo cosi"
Ti preghiamo Padre, nel nome di Gesù. Amèn!
lan ✍️🙏
23 notes
·
View notes
Text
" L'autunno incipiente velava il cielo d'infinita dolcezza; l'orizzonte si copriva d'un vapore latteo e roseo, che pareva velasse ma lasciasse intravedere un mondo di sogni ineffabili. Nei crepuscoli verdognoli, rischiarati da nuvole rosse che serpeggiavano, svanivano e ricomparivano continuamente sul cielo glauco, Anania sentiva negli orti il crepitìo e l'odore delle erbe secche bruciate dagli agricoltori, e gli sembrava che qualche cosa dell'anima sua svanisse col fumo di quei fuochi melanconici. Addio, addio, orti guardanti la valle; addio scroscio lontano del torrente che annunzia il tornar dell'inverno; addio canto del cuculo che annunzia il tornar della primavera; addio grigio e selvaggio Orthobene dagli elci disegnati sulle nuvole come capelli ribelli d'un gigante dormente; addio rosee e cerule montagne lontane; addio focolare tranquillo e ospitale, cameretta odorosa di miele, di frutta e di sogni! Addio umili creature inconscie della propria sventura, vecchio zio Pera vizioso, Efes e Nanna disgraziati, Rebecca infelice, Maestro Pane stravagante, pazzi, mendicanti, delinquenti, fanciulle belle e inconsapevoli, bambini votati al dolore, gente tutta infelice o spregevole che Anania non ama ma sente attaccata alla sua esistenza come il musco alla pietra, gente tutta che egli abbandona con gioia e con dolore! E addio dolcezza e luce sopra tanti oscuri dolori, arcobaleno incurvato come cornice di perle sul quadro screpolato di una miseria antica ed eterna - Margherita, addio! "
---------
Grazia Deledda, Cenere.
Nota: Cenere fu inizialmente pubblicato a puntate sulla rivista culturale Nuova Antologia nell’anno 1903; il favorevole accoglimento del pubblico portò l’anno seguente alla stampa in volume per le edizioni dello stesso periodico.
#Grazia Deledda#Cenere#leggere#letture#Sardegna#libri#letteratura italiana del XX secolo#Nuoro#citazioni letterarie#narrativa italiana del '900#letteratura europea#società rurale#letteratura verista#letteratura sarda#Barbagia#Gennargentu#scrittrici#Ogliastra#Supramonte#banditismo#banditi#bardana#Fonni#Nuova Antologia#Storia della Sardegna#autunno#stagioni#natura#nostalgia#romanzo
4 notes
·
View notes
Text
Duomo di Taormina
Lascia stare quello che dicono i libri. Non ti serve leggere quando questo piccolo duomo è stato costruito per capire cosa è. Di sicuro, migliaia di anni fa, c’era già li un luogo dedicato a un Dio perché il Duomo è messo di fronte all’infinito, dove il cielo finisce, dove inizia il mare e dal mare nasce, ripido e fiero, il promontorio su cui il Duomo si trova. È un posto dove le anime sentono l’eternità e vorrebbero spiccare il volo per comprendere l’esistenza. Proprio qui, in questo luogo che ci pone di fronte alle domande di cui cerchiamo risposte si trova questa chiesa, proprio qui, di fronte al paradiso, sotto gli occhi di Dio. Non guardare i quadri esposti sopra i suoi altari come se fossero opere d’arte, anche se antichi e preziosi. Sono in realtà le orecchie di Dio, ascoltano le preghiere di chi non può non chiedere, ascoltano i dolori, le speranze, quei peccati nati dal bisogno di cose o da quel bisogno di amore che ci infetta con un male chiamato solitudine. Anche i preziosi marmi degli altari, non sono grandi per mostrare la magnificenza delle pietre siciliane. Sono solo inginocchiatoi, fatti per chi cercava pietà. Ora non vedi le vecchie vestite di nero, pregare i loro santi, perché ormai basta trovare conforto in sentimenti minori, in illusioni scientifiche o sciamaniche, dentro la continua distrazione di Reel e post, nel consumo continuo di cose ed emozioni. Ma questo era ed è il Duomo, la casa delle anime a cui manca la pace. Delle anime che non sanno trovare nessuna pace, spaventate, confuse dalle guerre piccole o grandi, vicine o lontane, dalle stragi straordinarie o dai quotidiani genocidi, anime che cercano motivi, spiegazioni, speranze o certezze per non sentirsi inutili, calpestaste, ignorate, dimenticate. Non guardare il Duomo come se fosse una pietra più o meno antica, un dipinto di secoli fa, una scultura che gli antichi romani hanno lasciato. Consideralo un giardino in cui le anime possano provare respiro, percepire il loro tempo, concepire e cercare l’armonia che hanno perduto, tornare pure, in questo piccolo altare posto di fronte al Paradiso, sotto gli occhi di Dio.
Forget what the books say. You don't need to read when this little dome was built to understand what it is. Certainly, thousands of years ago, there was already a place dedicated to a God because the Cathedral faces infinity, where the sky ends, where the sea begins and from the sea rises, steep and proud, the promontory on which the Cathedral is located. It is a place where souls feel eternity and would like to take flight to understand existence. Right here, in this place that confronts us with the questions to which we seek answers, lies this church, right here, in front of paradise, under the eyes of God. Do not look at the paintings displayed above its altars as if they were works of art, even if ancient and precious. They are in reality the ears of God, they listen to the prayers of those who cannot help but ask, they listen to the pains, the hopes, those sins born from the need of things or from that need of love that infects us with an evil called loneliness. Even the precious marbles of the altars are not so large to show the magnificence of the Sicilian stones. They are just kneelers, made for those seeking mercy. Now you don't see the old women dressed in black, praying to their saints, because now it's enough to find comfort in minor feelings, in scientific or shamanic illusions, in the continuous distraction of Reels and posts, in the continuous consumption of things and emotions. But this was and is the Cathedral, the home of souls who lack peace. Souls who cannot find any rest, frightened, confused by wars small or large, near or far, by extraordinary massacres or daily genocides, souls who seek reasons, explanations, hopes or certainties so they will not feel useless, trampled upon, ignored, forgotten . Don't look at the Duomo as if it were a more or less ancient stone, a painting from centuries ago, a sculpture that the ancient Romans left behind. Consider it a garden in which souls can experience breathing, perceive their time, conceive and seek the harmony they have lost, even return to this small altar placed in front of Paradise, under the eyes of God.
13 notes
·
View notes
Text
Lei è in piedi sulle mie palpebre
e i suoi capelli sono nei miei,
lei ha la forma delle mie mani,
lei ha il colore dei miei occhi,
lei è sprofondata dentro la mia ombra
come una pietra sopra il cielo.
Lei ha sempre gli occhi aperti
e non mi lascia dormire.
I suoi sogni in piena luce
fanno evaporare i soli,
mi fanno ridere, piangere e ridere
parlare senza avere niente da dire.
Paul Eluard
9 notes
·
View notes
Text
Homo sapiens
Nella preistoria era molto più facile mettere una pietra sopra al passato, per due motivi:
1 Il passato era poco
2 C'erano un sacco di pietre
Se non è geniale 'sto post, ditemelo voi........
10 notes
·
View notes