#La catena spezzata
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Giorgetta Dorfles - La catena spezzata - Gammarò Edizioni
Giorgetta Dorfles – La catena spezzata – Gammarò Edizioni
Giorgetta Dorfles – La catena spezzata – Gammarò Edizioni Gammarò /Oltre Edizioni Questa raccolta di racconti, intitolata “La catena spezzata”, prende certamente il titolo di uno di essi, ma si riferisce soprattutto al filo conduttore che la percorre tutta. Non sono solo le vite ad essere spezzate, per la rottura di un amore, di un’amicizia o di un congedo definitivo, a volte la scissione…
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Quando finisco un libro che mi ha emozionata tanto
provo un senso di vuoto, una mancanza mista a delusione
un vuoto
lo stesso vuoto che da bambina mi spingeva a ricominciarlo da capo, per riagganciare la catena spezzata delle emozioni.
Ora non lo faccio più ma
rallento
rallento
aspetto e
anche stasera lascio il capitolo a metà
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Come un fiore che schiude i suoi petali al sole del mattino, come un piccolo d’aquila che spalanca il becco per ricevere nutrimento dalla sua regale madre, come un innamorato che apre le braccia per accogliere e stringere a sé l’amata, diventando uno, come terra arida che assorbe avidamente ogni singola goccia di una fresca e tanto attesa pioggia, con la quale poi si mescola, divenendo indistinguibile, ma mutata nel colore, nell’odore, nel sapore e persino nella consistenza… Così in me, nel profondo del mio cuore, percepisco e riconosco un movimento verso una Fonte che ha in sé Vita, che è Essa stessa Vita, che rinnova e rigenera tutta la Vita. E quanta Bellezza, quanta Gratitudine, quanta Gioia, quanta Pace ed accoglienza nel ritrovarsi a Casa… Ho ripercorso a ritroso la strada lungo la quale mi ero allontanato, ho versato lacrime su lacrime per ripulire gli occhi dalla polvere e dalla sabbia da cui erano offuscati, ho ascoltato il battito del cuore per sentirmi meno solo ed impaurito nelle notti senza luna, ho ritrovato gli angoli, le svolte, gli incroci e i bivi che un tempo mi avevano disorientato e fatto smarrire… Dietro di me, a terra, ho lasciato una pesante catena spezzata, troppo corta, sia per la Libertà, sia per la Vita… Ora sono qui, oltre quella soglia che non riuscivo a varcare, oltre quella porta di cui non trovavo mai la chiave, oltre quella paura, quella rabbia e quella colpa che non riuscivo a confessare, oltre il tradimento che non riuscivo a perdonare… Casa mia… il luogo più piccino che conosco, così minuscola da stare tutta dentro il cuore, le cui pareti sono a tal punto impercettibili, che arrivano a confondersi con la più remota profondità dell’Universo, dove il sole sorge e non tramonta, dove brillano le stelle in un cielo sempre blu… Sorrido, canto e ballo insieme all’alba che nasce, dopo una lunga notte buia… Tu sei in me… Tu sei la Luce, la Bellezza e la Grazia che avevo abbandonato, Tu sei la Vita che mi anima, Tu sei l’Amore che mi nutre… Tu sei… Casa mia. Con Gratitudine e Amore. Sid Atma ********************************* Like a flower that opens its petals in the morning sun, like a baby eagle opening its beak to receive nourishment from its royal mother, like a lover who opens his arms to welcome and embrace her beloved, becoming one, like arid land that greedily absorbs every single drop of a fresh and long-awaited rain, with which it then mixes, becoming indistinguishable, but changed in colour, smell, taste and even in consistency… Thus in me, in the depths of my heart, I perceive and recognize a movement towards a Source which has Life in itself, which is itself Life, which renews and regenerates all Life. And how much Beauty, how much Gratitude, how much Joy, how much Peace and welcome in being at Home… I retraced the road along which I had left, I shed tears upon tears to cleanse my eyes of the dust and sand that clouded them, I listened to the heartbeat to feel less alone and scared on moonless nights, I rediscovered the corners, turns, crossroads and crossroads that had once disoriented me and led me astray… Behind me on the ground I left a heavy broken chain, too short, both for Liberty and for Life… Now I'm here, beyond that threshold that I could not cross, beyond that door whose key I never found, beyond that fear, that anger and that guilt that I could not confess, beyond the betrayal that I could not forgive… My home… the smallest place I know, so tiny that it fits entirely inside the heart, whose walls are so imperceptible that they get confused with the most remote depths of the Universe, where the sun rises and doesn't set, where the stars shine in an ever blue sky… I smile, sing and dance together with the dawn that is born, after a long dark night… You are in me… You are the Light, the Beauty and the Grace that I had abandoned, You are the Life that animates me, You are the Love that feeds me… You are… My home. With Gratitude and Love. Sid Atma
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La risonanza tra i legami familiari è potentissima. Un solo discendente può cambiare la storia di infiniti uomini e donne prima e dopo di lui. Ogni trasformazione interiore arriva ad ogni singolo componente come un dono, affinché sia liberazione, affinché ogni catena destinica sia spezzata ed ogni familiare liberato. Quando sentì la fatica della lotta karmika, stai affrontando ogni scenario con il peso e il dolore di immemori destini collegati al tuo. Abbi cura di accompagnarti adagio e di esser paziente sempre.
tizianacerra.com
Ph Gladiel Lazcano, Unsplash
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OPTIMUS PRIMAL ( Leader ) Movie Studio Series 106
Purtroppo la piaga dei Voyager venduti per Leader tocca anche l'OPTIMUS PRIMAL di Rise of the Beasts per Studio Series, e la cosa la si palesa appena aperta la confezione dove notiamo il nostro GORILLA biomeccanico nuotare nella vastita del box che lo racchiude: sì lo so, ci sono gli accessori ( sì, ma quanti ? ) e le varie feature ( sì, ma quali ? ) nel modellino, ma il colpo d'occhio iniziale non è di certo fra i migliori, purtroppo.
Lo scimmione cyborg si presenta bene e fedele alla controparte in CGI del film Rise of the Beasts, sempre nei limiti della trasposizione in giocattolo di un Transformer da lungometraggio, sopratutto appunto di una bestia mezza meccanica, ed infatti magari qualche dettaglio si perde, come le parti esterne degli avambracci pelosi, qui lisci, o le zampe posteriori un bel po' accrocchiate alla buona che si intuisce che diverrano le gambe del robot.
Se le zampe posteriori sono PARECCHIO limitate potendo muovere solo le anche ed un po' le caviglie frontalmente, le braccia sono ben altra cosa, con tutto il pacchetto compreso, e sopratutto le dita delle mani apribili e separate a due a due! Certo, non è il massimo che nella parte interna delle braccia ci sia un unico pannello che parte dai polsi ed arrivi alle ascelle, praticamente, ma grazie alle svariate articolazioni alla fine non ne inficia i movimenti, dicevo, ma esteticamente magari lo si può ruotare verso l'esterno, anche se così diverrà un po' ridondante con le braccia del robot, ma tant'è!
Anche la testa è davvero ben snodata, potendo ruotare ed alzarsi su e giù, ma non fare le due cose contemporaneamente, così come si può anche spalancare la bocca: la testa, per forza di cose, sarebbe un po' piccola per un gorilla, o al limite dovevano fare le spalle meno imponenti, per dire, ma vista la posabilità della stessa, ci si soprassiede tranquillamente a questo dettaglio.
Come colorazione il nostro primate robot non è tendente al solo grigio generale come appariva nelle primissime foto promozionali, dato che ha il nero della pelliccia a contrastare il grigio delle parti più meccaniche, ma ha pure parecchi dettagli in argento che lo allontanano da una noiosa monocromia nerastra, per fortuna.
Come grandezza già il gorilla è tranquillamente classificabile come Voyager, pesando praticamente solo una decina di grammi in più del suo collega Rhinox SS, e, come dicevo all'inizio, per aggiungerci qualcosa alla massa e farlo passare per Leader, ecco un bel po' di accessori, come le classiche scimitarre ( l'unico Maximal nel film ad avere le sue armi originali da Beast Wars, fra l'altro ), più un'ascia che in realtà è da dare in dote all'Optimus Prime Voyager sempre Rotb, la Transwarp Key che può dividersi in due pezzi, e due pezzi di una imitazione di catena in realtà snodata in 4 punti ciascuna.
Quest'ultima nel film non c'è, ma compariva in una scena del teaser trailer iniziale, come accessorio per unire le due spade, ma ora può essere riciclata come aggiunta alla palla chiodata in dotazione a Battletrap. Grazie alle spine e fori delle catene, le varie armi possono unirsi fra loro in svariate combinazioni, così come la Transwarp Key una volta spezzata, MA sarebbe stato meglio, vista la piccolezza dell'accessorio, se si poteva contenere in qualche vano nascosto del robot stesso.
Le spade invece si sistemano "classicamente" negli appositi fori sulla schiena, o meglio, così come si fa ormai nelle versione aggiornate di Primal come il Kingdom ed il MP, dato che in realtà nel giocattolo originale le due scimitarre erano NASCOSTE dentro la schiena del gorlla, ma vabbè, pure Cheetor e Rhinox hanno le armi sopra la schiena, per quel che vale….
Con la TRASFORMAZIONE diciamo che si arriva al classico punto dove i nodi vengono al pettine, nel senso che ok l'eventuale fedeltà filmica del personaggio, ma in un robot che diventa una bestia antropomorfa, con una storia di modellini di quasi 30 anni, in un modello che è pure venduto come un Leader, si spera che qualcosa di nuovo se lo siano inventato. E diciamo che per fortuna è così, anche se giocoforza di riffa o di riffa ci sono comunque rimandi ai modellini del passato.
La novità sta nel fatto che il robot compare innanzitutto ruotando tutto il gorilla di 180°, con le zampe posteriori che si allungano a diventar le gambe mentre i piedi finiscono dietro i polpacci, il pannello della pancia si solleva e ruota di 180°, così come il pannello del sedere per poter sollevare quello della schiena che si proietta dall'altra parte, mentre il torso si apre in due per scambiare le teste come visto ad esempio nel Kingdom, ed infine gli avambracci si aprono con un bel gioco di pannelli che slittano e ruotano facendo rientrare le mani scimmiesche ed uscire quelle robotiche.
Ai più smaliziati il grosso di questa trasformazione ricorderà sicuramente quella dell'omonimo Transmetal del 1998, ma l'importante è avere un bel ROBOT imponente, anche se non tanto più alto di un Op Prime medio Generations, va detto. Bello è bello, per carità, e di suo è a monte una versione fedele basata sul Primal originale del 1996 ( e ci credo, direi, sempre per il discorso del design basilare di un robot / gorilla … ^^' ), così come è assai snodato e pure lui con le mani con le dita apribili.
L'unica cosa magari fastidiosa è quel po' di gobba che si trova sulla schiena, un po' fisiologica magari, ma sopportabile. Ottimo il design della faccia, con la mascherina aperta, anche se gli occhi visti in alcune angolature sembrano dei banali puntini verdi inespressivi.
Niente male sempre la colorazione, con meno argento e più grigio scuro dele parti meccaniche, così come le spade, dimenticavo, sono con la lama argentata e l'elsa nera, e pure le parti argentate nel corpo hanno striature in stile "battle damaged".
Le spade possono appendersi sulla schiena nei soliti forti, anche se ora sono un po' più basse: si può ipotizzare che la zainata sulla schiena possa essere una sorta di zaino a razzo, come il Biocombat originale, mentre, visto che ci sono spade classiche, peccato non vedere magari il lanciamissili sulle spalle ( presenti però nella versione Takara Ultimate ) o dei laser che escono dai polsi, visto che sempre di un Leader staremmo parlando.
Al solito è ottimamente snodato, è ben scolpito, colorato e tutto, ma per via della scarsità dei succitati accessori, resta sempre un po' di amaro in bocca a vedere il solito grosso Voyager con poca roba al prezzo di un Leader, quindi, come ormai mi sto abituando un po' troppo spesso a dire, era meglio aggiungerci qualcosa in più per indorare la pillola, ma tant'è. Peccato che stavolta non mi è andata bene a trovarlo in offerta, che magari il rimorso del portafogli lo ammortizzavo meglio.
-Videorecensione
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Nanni Balestrini, Istruzioni preliminari, in Caosmogonia, 2010
il nostro mondo sta scomparendo
i tramonti succedono ai tramonti
si può sentirne lo strappo silenzioso
scorrere il sangue la vita che fugge
su fogli di carta corrosi sbiaditi
accarezzando le parole ancora visibili
accarezzando le parole ancora visibili
supreme famose finzioni si dissolvono
su fogli di carta corrosi sbiaditi
i tramonti succedono ai tramonti
in una realtà caotica ostile immensa
non sappiamo chi siamo né dove andiamo
non sappiamo chi siamo né dove andiamo
le vecchie certezze se ne vanno
in una realtà caotica ostile immensa
supreme famose finzioni si dissolvono
la nostra urgenza di ordine si annulla
in un reticolato di possibilità infinite
in un reticolato di possibilità infinite
proviamo ogni volta con parole diverse
la nostra urgenza di ordine si annulla
le vecchie certezze se ne vanno
tutto si ramifica si scompone si mescola
gli esperimenti non producono un sì o un no
gli esperimenti non producono un sì o un no
ma un continuo flusso di probabilità
tutto si ramifica si scompone si mescola
proviamo ogni volta con parole diverse
nessuna ricerca di risposte assolute
poiché ogni sviluppo è segnato dalla discontinuità
poiché ogni sviluppo è segnato dalla discontinuità
rottura radicale e definitiva con l'evoluzionismo
nessuna ricerca di risposte assolute
ma un continuo flusso di probabilità
il punto è dove la catena può essere spezzata
la contraddizione principale muta continuamente
la contraddizione principale muta continuamente
nella violenza che stravolge la quotidianità
il punto è dove la catena può essere spezzata
rottura radicale e definitiva con l'evoluzionismo
teoria materialista della contingenza
il tempo in cui l'uno si spacca in due
il tempo in cui l'uno si spacca in due
guardando l'evento da prospettive parziali
teoria materialista della contingenza
nella violenza che stravolge la quotidianità
nella durata mutevole delle congiunture
forze eterogenee si compongono su una linea comune
forze eterogenee si compongono su una linea comune
secondo una relazione non predeterminata
nella durata mutevole delle congiunture
guardando l'evento da prospettive parziali
scomporre e ricomporre in equilibri alternativi
la scrittura come un flusso non come un codice
la scrittura come un flusso non come un codice
costruzioni associative e accumulative
scomporre e ricomporre in equilibri alternativi
secondo una relazione non predeterminata
arricchisce il significato rendendolo plasmabile
la forma liberata dalla palude delle sintassi
la forma liberata dalla palude delle sintassi
sequenza di immagini sparate come slogan
arricchisce il significato rendendolo plasmabile
costruzioni associative e accumulative
rendere partecipe il lettore azzerando il linguaggio
contro l'abuso la convenzione lo svuotamento di senso
contro l'abuso la convenzione lo svuotamento di senso
non più dominanti e dominati ma forza contro forza
rendere partecipe il lettore azzerando il linguaggio
sequenza di immagini sparate come slogan
l'attacco va minuziosamente preparato
secondo una prospettiva rivoluzionaria
secondo una prospettiva rivoluzionaria
un altro mondo sta apparendo
l'attacco va minuziosamente preparato
non più dominanti e dominati ma forza contro forza
si può sentirne lo strappo sonoro
scorrere il sangue la nuova vita che arriva
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Il blog presenta "Un canto nell'oscurità" di Yami. Da non perdere!
Come al solito, seguendo la catena dei pensieri mi sono estraniato. Soltanto adesso che l��ho spezzata mi rendo conto della sagoma scura che è entrata nel mio campo visivo. Inchiodo bruscamente e mi volto a fissare un’immensa villa dall’aspetto fatiscente, che si erge al centro di una piccola collinetta sul lato destro della strada. Un cancelletto di legno piuttosto malandato si apre su una…
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“ Finché il mondo resterà diviso in Stati sovrani, ciascuno di essi si porrà il fine della potenza militare, e la conseguenza sarà il potenziamento industriale, giacché non si dà l'una senza l'altro. Che importerà ai governanti che vadano in malora l'ambiente naturale e il patrimonio artistico? Meno che niente. E meno che niente importerà, purtroppo, ai governanti, finché le necessità della difesa appariranno loro preminenti. Il nemico anche per gli ecologi è dunque lo Stato sovrano armato. La battaglia ecologica ha una sola possibilità di riuscire vittoriosa: che venga prima vinta la battaglia antimilitarista. Compagni marxisti mi obiettano che il principale male da combattere è il capitalismo. Compagni cattolici mi obiettano che la cosa più importante è la rinascita dello spirito cristiano. Gli uni e gli altri non danno peso alla divisione del mondo, qualcuno arriva perfino a sostenere la tesi aberrante che l'armamento è un bene, in quanto giova all'equilibrio delle forze (cioè, all'equilibrio del terrore). Alcuni tra gli stessi compagni anarchici mi rimproverano di fare un discorso parziale: separata dalla lotta contro lo Stato, la lotta contro il militarismo sarebbe inefficace. È vero il contrario: la lotta contro il militarismo può tanto più facilmente trovare aderenti quanto più è separata dalla lotta contro lo Stato (o contro il capitalismo, o contro lo spirito anticristiano). Lo Stato, il capitalismo, lo spirito anticristiano sono mali anche per me: ma l'era atomica ha imposto un ordine di priorità che dobbiamo rispettare. Non è che i problemi della libertà e della giustizia siano stati vanificati. Ma non è da essi che si può più partire per impostare una battaglia politica. La spinta umanitaria che ci ha costretto a occuparci di politica e a diventare antifascisti resta integralmente valida: ma in seno ad essa l'ordine di priorità nella soluzione dei problemi è cambiato. Solo la battaglia per la pace può includere anche le altre. La battaglia per la giustizia sociale, cioè la battaglia contro il capitalismo, o quella per la rinascita dello spirito cristiano, o quella contro lo Stato, non devono diventare alibi per disertare la sola battaglia che sia possibile fare e che sia importante fare: quella contro il militarismo italiano. Oggi come oggi non si vede come abbattere il capitalismo, o come far nascere una diffusa coscienza antistatalista. Mentre si vede come far nascere una diffusa coscienza antimilitarista, e come abbattere il militarismo italiano. Ed ecco saltar su i pacifisti da strapazzo, cioè i guerrafondai travestiti da pacifisti: «Proprio dal militarismo italiano dobbiamo cominciare? Il disarmo non deve partire dai colossi che minacciano davvero la pace nel mondo, cioè dagli Stati Uniti, dall'Unione Sovietica, dalla Cina?» Rispondo parafrasando Lenin: «La catena del militarismo può essere spezzata in qualsiasi punto. L'Italia rappresenta uno degli anelli più deboli? Tanto meglio: vuol dire che noi italiani siamo facilitati in questa lotta. Spezzare la catena del militarismo nell'anello più debole, può diventare il nostro motto». Certo, si tratterebbe di un intervento che porrebbe fine a un'istituzione millenaria. Ma quando mai la politica della sinistra è consistita nello stare a vedere, nel lasciar correre, nel tenere in piedi tutto quello che il passato ci ha trasmesso, nel lasciare che il mondo vada alla deriva? La politica della sinistra è sempre consistita nel rinnovare, nello svecchiare. “
Carlo Cassola, La lezione della storia. Dalla Democrazia all’Anarchia: una via per salvare l’Umanità, BUR, 1978¹; pp. 93-95.
#Carlo Cassola#Anarchia#Democrazia#Umanità#leggere#La lezione della storia#antimilitarismo#citazioni#saggistica#intellettuali italiani del XX secolo#guerra#pace#progressismo#equilibrio del terrore#progresso#capitalismo#ecologia#vita#scrittori italiani del '900#ambientalismo#era atomica#politica#giustizia sociale#libertà#antifascismo#pacifismo#sinistra#antistatalismo#umanitarismo#cristianesimo
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Forse la catena che ci univa nel dolore si è spezzata fra le onde del nostro mio temporale...
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Giorgetta Dorfles - La catena spezzata - Gammarò Edizioni
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È sfuggevole tale verità profonda, nocciolo della questione, grande domanda
Volutamente illusa, a tratti disperata, mi ripeto che basterebbe pormi il giusto rompicapo
e adoperare le mie parole ponderatamente generalizzate per renderle il più possibile diplomatiche, linee tracciate e ritracciate, schemi mentali, collegamenti logici.
Ne sento allora il sapore sulla punta della lingua, quello della soddisfazione di aver risolto, sbrogliato, liberato.
Il trauma non è una scatola che apri, non contempla rimozione immediata
al contrario necessità ricerca profonda, attenzione, si estirpa senza lasciar l'ombra di radici
si disinfesta, bonifica, setaccia il terreno fino ad eliminarne e analizzarne ogni traccia
Difficile setacciare la vita, anni e anni, vite dentro vite, anelli di una catena che nel passato non si è spezzata e nei ricordi rimarrà indistruttibile
Tanto difficile che non esiste mente, difatti, che sia libera, immacolata, pura.
Sono nata, come te, perché la vita e altri esseri della mia specie mi influenzassero già influenzati macchiando così la mia sanità.
All'atterraggio resta dolore, funzione monotona crescente su tempo, e l'accidia che ormai è tutto in questo mondo inarrestabile, inafferrabile, turboachille contro invalida tartaruga.
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Ciò che permane è ciò che realmente conta.
Il tuo amore per me, il mio amore per te, supereremo anche questo.
Sarebbe interessante approfondire la controversia su quale sia il più predominante tra i sentimenti: paura o amore?
È meglio controllare una nazione o guidarla negli interessi di ogni singolo?
La seconda suona un po' come utopia ma grazie ai miei studi di psicologia sto apprendendo che il punto fino al quale riusciamo a spingerci con i nostri pensieri è fortemente influenzato dalle nostre esperienze passate e non solo da quello che abbiamo necessariamente sperimentato in prima persona ma anche da ciò che abbiamo da ereditato dal passato.
Riguardo a questa ultima considerazione ritengo che il ‘passato’ sia fortemente diverso da come ci viene presentato nei libri di storia o attraverso i racconti di persone che magari hanno assistito a certi eventi personalmente.
I nostri ricordi sono molto labili, così come può variare la parte di verità che decidiamo di conservare o apprendere di un’esperienza.
A volte non si tratta nemmeno di una scelta cosciente ma più che altro di ciò che siamo effettivamente capaci di recepire.
La cultura in questo senso aiuta molto perché espandere le porte della nostra conoscenza e del nostro vocabolario ci aiuta concretamente ad ampliare anche la profondità e varietà dei nostri pensieri.
Quindi, tornando al fulcro principale del discorso, semplicemente perché in passato non si è fatto esperienza di una dato evento non significa che questo non possa concretizzarsi nel futuro: il passato non ci rende schiavi di una realtà destinata a ripetersi perpetuamente -malgrado la storia presenti molte analogie tra i vari periodi storici- ma ci offre l’opportunità di imparare dai nostri errori.
E’ come un trauma.
Il passato è un trauma causato dalle atrocità della storia che collettivamente – come popolo mondiale- tendiamo a riproporre per ricreare dei contesti che ci permettano di sfidare e superare le nostre difficoltà radicate all’origine di tutto questo processo.
Questa catena però può essere spezzata, come già detto non esiste nessuna condanna definitiva o sentenza inalienabile: il segreto sta nel cambiare prospettiva.
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Appunto notturno n° 12
Ci sono sere in cui crollo miseramente, perché la giornata mi consuma con paletti fissi che mi son ritrovato a delimitare il mio campo d’azione.
Come un cane alla catena.
Ma i cani, sono discendenti diretti dei lupi e a volte qualcuno tra essi, è discendente più diretto dei suoi antenati primigeni.
Così, accade che ci sono altre sere in cui il Dna si risveglia, impedendomi di aver sonno, di sentirmi stanco, anche se in apparenza tutto si è svolto allo stesso modo ed in certo senso è come se dovessi ululare alla luna.
L’inquietudine si fa più grande col rimpicciolire delle ore e solo l’esperienza riesce a mitigare le sensazioni come la pericolosità delle eventuali azioni conseguenti. Certo la tonalità di ambientazione è cupa e quel senso di dover fare qualcosa diventa comunque pulsante, spingente, impellente. Si passa dal divano alla sedia, si passeggia per la lunghezza della cucina, si arrotolano sigarette con destrezza e velocemente, si va a pisciare e ci si lava le mani, si cambia canale, si spegne il televisore, si mette su della musica, si spegne la musica, si resta al buio, si accendono le luci e si fanno tante altre azioni in modo compulsivo; ma tanto, nulla cambia quel modo particolare di sentirti, quell’istinto di rovesciare di nuovo le cose ed andare, senza fare alcun conto di convenienza, senza pensare alle possibilità di un poi o alle sue conseguenze.
Quando nasci lupo, puoi anche arrivare a farti mettere la catena, ma prima o poi ci sarà una luna più piena delle altre, una notte più scura delle altre e forse spezzerai quella catena a costo di ferirti il collo. Io quella catena l’ho spezzata molte volte, tante da arrivare ad essere un lupo grigio ed anche un po’ stanco, ma non per questo meno pericoloso.
L’unica cosa che tutti questi anni mi hanno davvero insegnato, è che non posso fare a meno di ululare alla luna ed è per questo che stasera sono qui, tra le mie parole, ad ululare, perché le lune sono troppe, le forze scemano, ma io devo comunque avere la possibilità di ululare alla luna.
Buonanotte a chi è lupo, perché tanto i cani non saprebbero di cosa sto parlando
I.S.A.
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Come e perché si sia giunti alla costruzione del muro non sembra che interessi la pubblica accusa. Su questo l’accusa non spende una parola. Cause e circostanze vengono del tutto ignorate, la catena degli avvenimenti storici viene arbitrariamente spezzata. Erich Honecker ha costruito e tenuto in piedi il muro. Stop. Questa é la rappresentazione semplicistica che i giuristi tedeschi riescono a dare della storia. Quel che gli interessa é che i comunisti siano bollati da criminali e come tali condannati. I tedeschi in realtà sono perfettamente in grado di sapere come si è arrivati al muro e conoscere le ragioni per cui al muro si è sparato. Ma poiché l’accusa si comporta come se costruire muri e farvi ammazzare la gente fosse una caratteristica peculiare del socialismo e come se singoli «delinquenti» come me e i miei compagni ne portassero intera la responsabilità, mi vedo costretto, pur non essendo uno storico, a riassumere la storia che ha portato al muro. Negli USA c’erano piani (per esempio il piano Morgenthau) che prevedevano la divisione perpetua della Germania in vari stati. Proprio in risposta a questi piani Stalin pronunciò le famose parole: «Gli Hitler vengono e vanno, il popolo tedesco e lo Stato tedesco rimangono». Ma l’unità della Germania, che a quel tempo l’URSS voleva fosse mantenuta, non si realizzò. Per effetto della guerra fredda proclamata dagli USA nel 1947, la Germania; con l’accorpamento di due e poi di tre zone, con la riforma monetaria, infine con la costituzione nel maggio 1949 della RFT; fu divisa per un lungo periodo in due parti. Come si vede dalla successione temporale, questa divisione non fu opera dei comunisti, ma degli alleati occidentali e di Konrad Adenauer. La costituzione della RDT seguì in un secondo tempo e fu la conseguenza logica della costituzione della RFT. Ormai si erano formati due diversi Stati tedeschi. Ma la RFT non aveva nessuna intenzione di riconoscere la RDT e stabilire con essa rapporti pacifici. La RFT pretendeva anzi di essere l’unica rappresentante di tutta la Germania e di tutti i tedeschi. Con l’aiuto degli alleati proclamò un embargo economico e cercò per quella via di isolare la RDT economicamente e politicamente. Una politica di aggressione senza guerra: così si può definire la linea seguita dalla RFT nei confronti della RDT. Questa fu la forma che la guerra fredda assunse sul suolo tedesco. Fu questa politica che port�� al muro. Dopo l’ingresso della RFT nella NATO, la RDT aderì al Patto di Varsavia. I due Stati tedeschi si fronteggiarono così come Stati membri di alleanze militari ostili.
Erich Honecker, discorso di autodifesa pronunciato davanti al Tribunale di Berlino
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Come può una canzone descrivere così bene la mia vita? 🥲
Mio padre è rinato
Ha la faccia più serena
Forse la catena
Che li univa nel dolore
Si è spezzata fra le onde
Del loro temporale
Avrei voluto dirle
Avrei voluto urlare
Davanti a tutti quanti
In quella stanza d'ospedale
Che finalmente libera
Poteva volare
[…]
D'amore non si muore
Muori senza dare amore
L'ho sempre ricevuto
Ma non so contraccambiare
Mi dici ormai da tempo
Che ci devo lavorare
Ma io più ci lavoro
Più tu cerchi di scappare
✨✨.
Cioè.
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Ti spiegherei come funziono:
Tu sei convinta che stare con te mi generi ansia. Ti vorrei spiegare perché non è così, se mi vorrai seguire per qualche riga.
Vedila un po' come una catena:
ci sono degli atteggiamenti più o meno compulsivi, che sono la reazione difensiva della mia mente per alleviare i pensieri intrusivi;
questi pensieri sono la manifestazione irrazionale di una condizione di stress, che può anche essere slegato dal contenuto dei pensieri intrusivi;
lo stress, lo sai, non è altro che, a sua volta, la manifestazione della difficoltà che la mente riscontra nel gestire situazioni che ci provano molto dal punto di vista emotivo;
nel mio caso, poiché tengo davvero tanto a te, il passare tempo con te è inevitabilmente legato a provare emozioni molto più forti di quelle che provo nella vita di tutti i giorni – specialmente in periodi come questi in cui conduco una vita molto placida e ripetitiva*.
Vista così, capisci come non ci sia nulla di male nel vederti, perché non c'è nulla di male nel provare emozioni, né, in fondo, nulla di tossico nel provare un po' di stress?
Il legame che va spezzato è quello tra lo stress, naturale, e la sua manifestazione attraverso pensieri ossessivi. Allora la catena sarebbe spezzata. Se tu, in quanto anello all'estremo, fossi rimossa dalla catena, quella manterrebbe intatto il legame tra le reazioni naturali al mondo esterno e la personale reazione esagerata ed ossessiva ad esse, e dovrebbe solo cercare un altro elemento che possa causare emozioni forti per rimettersi in funzione.
Ho provato a spezzare quel legame da sola, ed è chiaro che non basti. Cercherò tutto l'aiuto possibile per riuscirci, lo prometto. Non voglio essere un peso.
*E no, non va bene che io continui semplicemente a condurre quella vita. Più è piatto e regolare il resto, più non sarò capace di gestire un'emozione anche di poco più forte delle altre.
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