#discendenza
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tizianacerralovetrainer · 8 months ago
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La madre pecora nera
La mamma pecora nera è quella che decide di tagliare con i mandati patriarcali. È quella che si incoraggia a seguire il suo istinto, anche se la famiglia o la cerchia stretta la fanno dubitare.
La madre pecora nera è quella che decide con piena coscienza di tagliare relazioni nefaste indipendentemente dal legame sanguigno, quando si rende conto che questi legami disfunzionali possono influenzare i suoi piccoli.
La mamma pecora nera è quella che fa terapie di tutti i tipi per guarire le sue ferite infantili e per guarire anche la sua discendenza femminile interiore, spesso accecata dalle sue stesse ferite irrisolte.
Le mamme pecore nere sono quelle che subiscono il dito puntato, quelle di cui si bisbiglia sempre alle spalle, si mettono in discussione, si criticano, si giudicano. In ogni famiglia c'è sempre una mamma pecora nera, coraggiosa, che spesso si è sentita sola, che molte volte ha dubitato su se stessa facendo bene ma che ha scelto il sesto senso, l'istinto, la pancia, l'intuizione.
In ogni famiglia c'è una mamma pecora nera che non solo deve lavorare su se stessa, ma su tutto il peso del trauma familiare che i suoi parenti, il suo compagno e gli amici non vogliono e fanno finta di non vedere.
Essere una pecora nera é essere solitari... Ma un giorno qualunque, prima o poi, quando mamma pecora nera decide di potenziarsi e alzare la fronte e lo sguardo sulle colline, avvista in lontananza molte altre pecore che camminano nella direzione opposta al suo gregge, controcorrente, come lei. E quando si ferma ad osservarle mentre avanzano, con calma, dalla coda alla testa, succede qualcosa di magico: si rende conto che non sono pecore nere, sono pecore proprietarie di una luminosità unica, quella che porta l'amore proprio, l'empatia, la coscienza e l'evoluzione psicospirituale.
Ana Acosta Rodriguez
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molecoledigiorni · 5 months ago
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"Quando una donna decide di guarire se stessa, si trasforma in un'opera di amore e compassione che non guarisce solo se stessa, ma tutta la sua discendenza."
Bert Hellinger
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ragazza-whintigale · 9 months ago
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𝓨𝓪𝓷𝓭𝓮𝓻𝓮 𝓟𝓪𝓾𝓵 𝓐𝓽𝓻𝓮𝓲𝓭𝓮𝓼 𝔁 𝓻𝓮𝓪𝓭𝓮𝓻
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𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Dune
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento yandere, Fem reader, relazione tossica, matrimonio forzato (menzionato), tentato omicidio, avvelenamento, aborto, relazioni extra coniugarli, tradimento, utilizzo della voce, manipolazione psicologica, instabilità emotiva, ricatto, tocco non consensuale.
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 3170
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I corridoi a quest’ora della notte erano quasi del tutto vuoti, fatta eccezione per i soldati di guardia e della figura leggiadra della bella donna chiamata (nome) Alithea e in futuro Atreides -se mai il matrimonio fosse andato a buon fine naturalmente-. La bellezza della figura meritava per certo il soprannome che gli era stato affidato quando era ancora una bambina. La principessa degli Alithea. Come unica figlia femmina fino ai suoi 12 anni era stata amata e adorata quasi al pari della contessa che una volta era stata sua madre.
La sua bellezza e purezza non era ancora caduta in disgrazia secondo il pubblico.
La sua bellezza, la sua educazione e il suo carattere mansueto avevano permesso tale nomignolo. Poco si potrebbe immaginare che dietro quella bella facciata si potrebbe nascondere una donna non più diversa.
Una donna fredda e crudele, cresciuta fino a riconoscere la sua unica utilità come scambio tra famiglie. Il nome e l’importanza degli Atreides per una donna fertile ed educata che avrebbe mantenuto alta la discendenza.
Si era quasi stancata di sentire tali voci venire dall’esterno, oramai quasi tutti i servi al servizio del Duca e della sua famiglia avevano familiarità con il caratteraccio della donna.
❝ Mia signora cosa ci fate sveglia a quest’ora? ❞ La donna si fermò barcollante nei suoi passi. ❝ Dovreste essere nelle vostre stanze a riposare. ❞ (nome) ha un aspetto malaticcio nei suoi lineamenti morbidi. Il colore della pelle è sbiadito quel tanto che bastava per farla sembrare tra la vita e la morte. I capelli (colore) scompigliati, sono sciolti dal solito complicato intreccio, permettendo così delle morbide onde ad accompagnare il suo viso. Il piacevole movimento delle ciocche seguiva il suo viso una volta che decise di poter onorare questa persona con le sue attenzioni.
Duncan Idaho era in mezzo al corridoio con aria solenne. La postura eretta e impeccabile è proprio qualcosa che ci si poteva aspettare da casa Atreides e da uno dei suoi fidati.
Lo sguardo dell’uomo affronta con sospetto il corpo gracile ea mala pena sostenuto della sua signora. Non c’è traccia di ostilità verso qualcuno, solo il suo solito io viziato. O almeno è quello degli ultimi 7 anni. Quando d’improvviso la dolcezza della bambina venne sostituita con il gelo caratteristico di casa Alithea.
Duncan non ha mai diffidato di lei. Non che potesse in qualche modo, è una donna talmente fragile e minuta che si poteva dubitare potesse ferire qualsiasi componente della famiglia Atreides. Solo non poteva che notare il cambiamento di carattere durante la sua crescita al fianco all’erede Atreides. Davanti agli occhi ha visto come qualcuno potesse sprofondare nell’oscurità poco a poco.
Lo sguardo affilato della donna cadde sul soldato, fidato agli Atreides e vicino a quello che sarebbe diventato suo marito. ❝ Niente di importante Sir, cerco solo di raggiungere il mio futuro marito nelle sue stanze. Mi ha chiesto di parlare in privato. ❞
Duncan dubitava che Paul potesse essere così dannatamente maleducato da scomodare la sua fidanzata che fino a qualche giorno fa era in letto di morte. Poi nessun -nemmeno Paul- gli aveva parlato di questo incontro e per quanto potesse essere un incontro tra innamorati, di cui dubitava molto, il ragazzo avrebbe comunque avvertito qualcuno della cosa.
In genere lady (nome) non era nemmeno una persona da incontri romantici al chiaro di luna, ne di una avventura in camera da letto. Quindi era ben presumibile stesse architettando qualcosa che avesse a che fare con Paul. Duncan sperava vivamente che questo non li avrebbe messi nei guai.
❝ In tal caso lasciate che vi accompagni.❞ Il suo onore gli impediva di lasciare la sua signora andare in giro per le sale di Castel Caladan alla ricerca del futuro marito, quando nemmeno riusciva a camminare correttamente.
Stava anche tremando a tratti sotto la stola in lama.
Lo sguardo della donna si assottigliò lasciando brillare le pagliuzze argentate annegate nel (colore) delle sue iridi. (Nome) era abbastanza furba da non tentare una discussione per una tale sciocchezza. Per quanto irrispettosa potesse essere, il tutto sarebbe diventato solo più sospettoso. ❝ Se è ciò che desiderate.❞ Duncan camminò fino a sorpassare (nome) e guidarla verso la sua destinazione.
La stanza di Paul non era molto lontana, di conseguenza il viaggio fu breve. La principessa bussò con eleganza alla porta e Paul rispose aprendo la porta. La sorpresa era palese dai suoi occhi verdi, ma si riprese l’attimo dopo aver notato anche Duncan. Salutó l’uomo con un cenno e poi si rivolge alla donna di Alithea ❝ A cosa devo la visita della mia signora? ❞ (Nome) ridusse la sua espressione a puro disgusto e entrò nella stanza lasciandosi alle spalle Duncan e la sua espressione disperata dai capricci e dalle bugie della donna. Paul non fece altro che un’espressione di scuse al compagno fidato chiudendo la porta intimandolo di continuare con i suoi doveri.
❝ Spero ci sia un motivo valido per disturbare il tuo riposo e Duncan. ❞ ❝ Non gli ho chiesto io di disturbarsi. ❞ Lady (nome) ha tralasciato le sue condizioni precarie mentre si fermava nel mezzo della stanza incrociando le braccia al petto. La stola e la vestaglia morbida annientava ogni curva che la donna potesse possedere. Un sospirò lasció le labbra di Paul mentre si avvicinava a lei per avvolgere le braccia intorno alla figura della donna, ❝ La vostra crudeltà non appassisce mai mia signora, nemmeno quando siete malata. E dire che quando eravate piccola possedevate una tale gentilezza. ❞ Il calore della loro pelle che si tocca era qualcosa che (nome) ha detestato, e sapeva che in futuro non gli sarebbe bastato questo da lei.
Si crogiolò segretamente nel tepore del loro abbraccio, forse avrebbe dovuto prendere una stola più pesante ma non è riuscita a trovarla da sola. ❝ Io inizierei a ritermi il colpevole di tale comportamento se fossi in te, Paul.❞ Il suo nome aveva una cadenza sprezzante ma L’Atreides, in qualche modo contorto, sembrò apprezzare. Paul stampa un bacio sul suo collo, incurante dello strato di capelli che si sovrapponeva alla pelle di (nome). Rabbrividì disgustata.
❝ In ogni caso non hai risposto alla mia domanda.❞ Si staccò da lei andando a sedere dall’altra parte della stanza. Si versò qualcosa da bere e lo stesso fece per lei. (Nome) sapeva fare di meglio che cedere a tali galanterie. Era considerata una bellezza a tal punto che in molti hanno cercato le sue attenzioni con trucchi meschini.
In realtà Paul sapeva perché era lì e da cosa era dovuto il suo turbamento. C’era una incrinatura nella sua solita corazza, lasciando intravedere spiragli di rabbia e nervosismo. Aveva letto attentamento i suoi movimenti e le sue parole. Come si soffermava su qualcosa troppo allungo, come teneva coperto il ventre con la stola e come si graffiava i polsi.❝ Devi lasciarlo andare. Lui non ha colpa.❞ ❝ mmh? ❞ Prese un sorso di bevanda tenendo gli occhi su di lei. Sapeva di cosa stava parlando, non c’è stato bisogno di avere conferme, eppure lui ha continuato a fingere di non comprendere. Se lady (nome) non lo conoscesse, avrebbe potuto dire che si stava divertendo a vederla così.
Paul la conosceva a sua volta abbastanza da sapere che: niente avrebbe potuto agitare la donna se non la consapevolezza di aver condannato qualcuno per un suo errore. Non era così crudele come tutti l’avevano dipinta, e Paul lo sapeva meglio di chiunque altro. Sapeva che probabilmente le occhiaie nere sotto i suoi occhi erano solo la causa delle notte insonne per il senso di colpa.
Senso di colpa.
Forse nessuno a parte lui sapeva che Lady Alithea era capace di provare simili emozioni. Era davvero brava a mascherare le proprie intenzioni dietro la sua freddezza, non sempre ma quasi, questo Paul glielo avrebbe concesso. Forse se non fosse per le sue abilità di Bene Gesserit nemmeno lui l’avrebbe notato. ❝ Non vedo perché dovrei, (nome), dopo quello che ti ha fatto.❞ ❝ È TUTTA COLPA MIA! LUI NON C’ENTRA-❞ L’urlo lasciò trasparire tutto il risentimento che aveva nei suoi confronti. Era uscito così spontaneo dalle sue labbra che è riuscita a fermarlo solo dopo aver sfogato in parte. Certamente si era fermata ad un certo punto e una parte di colpa andava allo sguardo che l’erede degli Atreides le ha rivolto. La turbava ancora, anche a distanza di anni e nonostante la loro differenza di età. ❝ … e tu hai utilizzato l'occasione a tuo vantaggio.❞
-Nemmeno i rivelatori di veleno erano riusciti a rilevarlo. Era stata attenta. Talmente attenta che quando il sangue iniziò a colare giù dal naso e dalla bocca una confusione generale riempì la stanza. Alcuni soldati si sono precipitati lì, altri hanno chiamato il dottore Yueh e di seguito arrivò anche Hawat. Era una delle poche volte che anche il Duca era presente, forse tutta quella confusione era dovuto anche a questo.
Nessuno era riuscito a scoprire chi fosse stato e meglio come avesse fatto. Ma Paul aveva un idea. Un’idea che si era rivelata più che giusta. Lo aveva visto chiaramente. -
Le braccia della donna scivolarono dritte lungo il corpo mentre stringeva il tessuto della vestaglia tra i suoi pugni. Non era ben chiaro se si fosse pentita di averlo urlato o se avesse solo temuto per lo sguardo di Paul. Ma il resto della frase è comunque stato ridotto ad un sommesso sussurro.
Forse si sentiva colpevole. Lui non l’aveva mai toccata prima senza il suo permesso. Non le aveva mai fatto del male. Eppure lei aveva agito contro di lui. Prima ha cercato di uccidere Paul mentre dormiva con coltello di fortuna, ma fu troppo codarda per portare a termine l’impresa e crollò tra le braccia di Paul. Non aveva detto una parole ne aveva mostrato paura. Poi aveva cercato di avvelenarlo… ma cambiò obiettivo. Forse ha sperato qualcuno contestasse la sua unione con Paul, forse non ritenendola all’altezza di diventare Duchessa e un’Atreides. Ma non accade. A Paul bastó immagazzinare le informazioni , analizzarle e valutare come risolvere al meglio la situazione. Il suo attentato al giovane Duca non fu mai scoperto, e il suo auto avvelenato fu solo deviato alla soluzione più semplice. Il ragazzo così vicino a Lady (nome) da averla avvelenata per gelosia.
Questo le fece pentire in primo luogo di averlo scelto e portato con sé su Caladan, di essersi compromessa con lui e di essere stata costretta ad abortire per conservare l’onore di entrambi. ❝ Forse avresti dovuto pensarci prima a coinvolgere qualcuno di esterno.❞ È stato stupido ma lo sapeva già. Non lo amava nemmeno come meritava.
Ed è abbastanza palese che Paul stesse giocando con questi sensi di colpa.
Non le avrebbe offerto uno scambio, lui non ne aveva bisogno per farle fare tutto quello che voleva. Non c’era modo che avessero parlato di scambiare la vita del ragazzo con qualcosa che andasse a vantaggio di Paul e Lady (nome) lo sapeva abbastanza bene.
❝In ogni caso ora non dovrai più temere di coprire quella gravidanza indesiderata e io non dovrò tenere un bastardo.❞ Un erede bastardo. Era qualcosa di ironico adesso, agli occhi del giovane Paul. Non gli ricordo minimamente sua madre, che diede al Duca Leto l’erede che tanto desiderava.
La donna era colma di rancore, colpe e imbarazzo, per questo non proferì altra parola. Non cercó di salvarsi o giustificare i fatti evidenti, lui era l’unico oltre a lei a saperlo e poteva dedurre fosse solo grazie alle sue predizioni. Nemmeno il povero Elias era a conoscenza dell’avere messo incinta la futura sposa di Paul. Forse era meglio così.
❝ Dovresti essere grata. ❞ La voce di Paul perse l’affetto e il rimprovero. Divenne solo fredda come se avesse perso la possibilità di provare sentimenti. Si avvicinò alla forma della sua signora prendendo a coppa il suo viso dai tratti morbidi tra le mani. La principessa si sentiva disgustata. ❝ Per cosa? ❞ ❝ Per non averti condannata con lui. ❞
In un lampo di rabbia (nome) spinse le mani sul petto del ragazzo, allontanandosi quel che bastava.
In primo luogo pensava glielo avrebbe concesso, nel suo stato attuale, lui era più forte di lei. Perciò la distanza era quella che lui gli aveva concesso a prescindere. ❝ Avrei preferito morire a causa del mio stesso veleno che rimanere qui con te. ❞ La principessa strinse i denti ad ogni crudele dichiarazione mentre si dirige verso la porta con l’unico intento di andarsene.
❝ Non uscire dalla stanza. ❞ (nome) si fermò nei suoi passi, con la mano sulla maniglia e un piede pronto a dare il primo passo per uscire. Sapeva che Paul era in grado di usare la voce, aveva sentito parlare della cosa molte volte da sua madre mentre si esercitavano. A riguardo c’era un tacito accordo. Lui non avrebbe dovuto usarlo su di lei.
Per quanto non fossero mai stati messi termini e condizioni lui lo aveva fatto solo una volta, esclusa questa. Forse è stata quella volta a convincerlo ad non utilizzarlo. Lei aveva dato letteralmente di matto, urlando e cercando di attaccarlo direttamente.
Nessuno ha saputo dare una risposta a tale comportamento e la situazione tacque in pochi giorni, lasciando un’alone di mistero sulla vicenda.
Lo sguardo della donna era intriso di rabbia e sanguinaria voglia di fargli del male. Paul la guardava a sua volta con una sorta di sfida nei suoi occhi. Sarebbe stata sopraffatta dalla voce o sarebbe stata rinchiusa per aver attentato alla vita di Paul?
Era quasi sicura che nella seconda avrebbe sofferto più lui che lei, per questo quando mosse i suoi primi passi verso il fidanzato lui socchiuse le labbra. Pronto a richiamare qualsiasi ordine l’avrebbe riportata al suo posto. Ma lei si fermò ancora prima di poter fare unaltro passo.
Lo sguardo di Paul era ancora su di lei. I suoi capelli ondulati ricadenti sulle sue spalle cadenti. La sua vestaglia argentata e la stola che era caduta dalle spalle e ora si reggeva solo alle braccia della ragazza. Una visione dannata e patetica proprio come era la sua signora quando nessuno poteva vederla a parte lui. L’orgoglio e la vanità erano scomparsi a favore della dolce disperazione e dai sensi di colpa. Ma in fondo l’Atreides non avrebbe potuto desiderare altro che essere l’unico spettatore di tale vista.
Nessuno avrebbe potuto ammirare la luce fioca e semplice di una donna, che aveva imparato a mantenere le apparenze di freddezza e nobiltà, sfaldarsi davanti a qualcosa che la stava mandando in frantumi poco a poco.
Paul era quella cosa ed entrambi lo sapevano.
I primi passi di lui furono intercettati dalla donna che indietreggiò per mantenere la distanza iniziale. Un sospiro tra l'esasperato e il divertito ha lasciato Paul mentre parlava nuovamente. ❝ Devi smetterla con queste scenate. Non ti serviranno a molto soprattutto se sono l’unico ad assistere.❞ I loro occhi erano fissi l’uno sull’altro. Niente sarebbe cambiato nel comportamento della donna, lo sapeva. Eppure i suoi occhi erano ancora attenti a qualsiasi cosa lui volesse fare di lei. Avrebbe mantenuto le parole eppure lei non era ancora disposta ad avvicinarsi. ❝ Spiegami come posso farmi ascoltare, senza per forza darti un ordine. ❞ Quel potere non era un semplice ordine! Se fosse stato solo un ordine lei avrebbe ignorato il tutto e poi sarebbe andata avanti per quello che credeva meglio. Ma in quei momenti il suo corpo smetteva di essere una sua proprietà e faceva ciò che quel coro di voci le diceva di fare. Cacciata e privata della sua stessa volontà. È così che si poteva descrivere.
❝ Non puoi. semplice, no? Basta solo che mi lasci stare, e che lo scagioni da quelle accuse, e per un po’ continuerò questa recita, per un po’.❞ Per un po’… Non significava per sempre. Non si sarebbe calmata e questo sarebbe solo qualcosa di temporaneo. Era come una pietra che colpiva il vuoto. Non faceva alcun rumore. Nessuno dei due aveva un discorso collegato con quello dell’altro eppure continuavano a parlare sulla medesima linea. Lei era lì per un motivo e poi avrebbe voluto andarsene il più lontano possibile. Anche il fondo del mare di Caladan le sembrava più accogliente e invitante di quella stanza soffusa di luce. Mentre lui desiderava cercare di convincerla a rimanere, nella sua stanza e nella sua vita. Non che lei avesse quella gran scelta in questione ma lui desiderava ancora che lei lo volesse almeno un po’.
Fece un altro passo e poi un’altro e un'altro ancora, verso di lei, in silenzio. Ma lei si allontanava ancora, ancora e ancora. I passi erano traballanti e non si poteva escludere l’eventualità che potesse cadere. ❝ Sai davvero essere crudele mia signora… soprattutto con me. ❞ A Paul sembrava piacere evidenziare come le sue parole taglienti perdessero L’affilatezza in sua presenza, intrecciando le proprie parole con terribile sarcasmo. Lei inciampò su qualcosa e cadde seduta sul letto del ragazzo. Non poteva sapere cosa, ma ha immaginato fosse colpa di Paul. Era sempre colpa sua anche quando non lo era, ai suoi occhi.
Non sapeva esattamente come fosse finita lì, ad un'estremo della stanza, opposto a dove era. Quanti passi senza guardarsi attorno aveva fatto? Quando si era persa troppo in profondità negli occhi di Paul e dell'odio che provava per lui.
❝ Ti odio. ❞ Lui rise alla conferma delle sue parole. Questo era odio. Un odio patetico che gli si addice magnificamente. ❝ Lo so. ❞ Si avvicinò al suo volto, lasciando poco spazio tra loro, tanto che ogni respiro sfiorava le pelle del loro volto. Gli (colore) della donna erano spalancati in cerca di una soluzione, di un indizio o di qualche bagliore, negli occhi del futuro marito. Una qualsiasi scintilla ma niente. Lui era impassibile e illeggibile come lo era sempre stato, e questo l’ha terrorizzata. Come nei loro primi incontri, come nel loro primo incontro. ❝ Cosa vuoi in cambio? ❞ Dopo un lungo silenzio lady (nome) si decise a parlare. Di solito durante i loro scambi di parole non si parlava mai di scambi o mediazioni. Nessuno dei due avrebbe ceduto qualcosa per averne un altra. Specialmente (nome).
❝ Rimani. ❞ Era decisamente generica come risposta e la ragazza si trovava spazientita da tanta indulgenza. Se fosse stata solo una notte potrebbe anche essere un buon affare. Se fosse trasferire le sue stanze in quelle di Paul per il suo ultimo periodo qui a Caladan prima di tornare a casa per organizzare i preparativi per il matrimonio, era eccessivo ma ancora glielo poteva concedere. Aveva chiesto un prezzo molto alto in fondo, per quanto lei stessa non volesse ammetterlo. Ma se intende per tutta la sua vita era troppo. Lei per quando crudele e fredda potesse essere aveva sempre mantenuto la parola data e per questo raramente faceva promesse soprattutto quando non voleva o non poteva mantenerle.
❝ Tutto ma non questo. ❞
❝ Prendere o lasciare, (nome). ❞
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falcemartello · 8 months ago
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+++Amicus Plato, sed magis amica veritas+++
Ed ecco la verità:
Semiti sono tutti quei popoli che condividono la discendenza etnica, linguistica e culturale.
Ebraismo, Cristianesimo e Islam sono anch'esse tutte religioni semitiche.
Dunque non cadete nell'errore dolosamente indotto dalla propaganda di confondere il semitismo col sionismo.
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arreton · 8 months ago
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La patente è arrivata in un momento in cui io consideravo morta e sepolta la possibilità di prendere una macchina, di guidare: sebbene avessi sognato più volte di guidare (ovviamente male, perché per me sono sempre esistiti solo freno e acceleratore e nello specifico solo acceleratore e forza frenante del motore, maldetta frizione!) non mi interessava più, anzi mi dicevo che sarebbe stato bello riuscire a spostarsi coi mezzi pubblici, treni autobus, camminare a piedi. Vivevo in un paese campano che rimarrà forse il mio unico rimpianto del sud italia perché era ben strutturato: a piedi raggiungevo e facevo tutto, avevo il centro storico, il centro commerciale, farmacie a volontà, dottoressa vicino casa, un sacco di supermercati, un partito comunista, manifestazioni in piazza: tutto raggiungibile a piedi. Rimpianto perché in quanto sud non puoi campare e la gente è molesta per natura e dunque sono dovuta scappare anche da lì. Della patente, insomma, a me non me ne fregava niente, non ci pensavo affatto. Mentalmente ero ancora abbastanza inguaiata, andava meglio ma non andava bene: ero tesa come una corda di violino, il mio corpo era un fascio di nervi e questo si ripercuoteva sulla guida: l'istruttrice fece una grandissima fatica, sudava appresso a me che ero grondante di sudore terrorizzato. Iniziare a guidare è stato un trauma: ero terrorizzata dal fatto che quell'abitacolo, quell'aggeggio enorme non solo era "comandato" da me, ma mi toglieva letteralmente il terreno sotto i piedi (a questo proposito aggiungo che io ho avuto problemi anche col tapis roulant perché appunto c'era questa passerella che si muoveva in maniera "autonoma" ed io avevo paura di non riuscire a controllarla. Cosa c'entra con la guida di un auto? Beh, è la stessa identica cosa dato che ho paura di perdere il controllo). Poi io ho bisogno di capire quello che sto facendo, devo farmi uno schema in testa, non riesco a buttarmi e capire dopo, io devo sapere prima. Beh, io non riuscivo a capire cosa stavo facendo e dunque non riuscivo a rilassarmi. Comunque, alla fine sono riuscita a prendere questa benedetta patente. L'ho presa per grazia divina perché appunto l'esame fu terribile ed infatti io non ero nemmeno felice di quella patente perché non era "meritata", cioè io non riuscivo ancora a guidare, ero insicurissima ed immaginavo violentemente ancora un incidente ad ogni minimo incrocio (non riuscivo nemmeno a stare dritta nella mia carreggiata). Infatti presa la patente non ho più guidato.
La macchina invece è arrivata in un momento in cui non doveva arrivare e cioè circa un mese fa: senza lavoro, a soldi prestati (come d'altronde anche la patente), lontana da tutti, in un posto che nemmeno conosco perché chi cazzo c'è mai stata in provincia di bergamo. Sapevo che mi sarei dovuta prendere una macchina prima o poi, perché qua è tutto scomodo come in sicilia, ma avevo progettato di acquistarla in un altro momento. Reiniziare a guidare è stato semplice e soprattutto divertente: è cambiata la testa, le medicine sono servite a qualcosa. Ho fatto qualche guida assieme ad una istruttrice della zona e mi sono divertita un sacco, la sua guida è stata preziosa e lei una persona veramente gentile (oltre che strana, come tutte le persone della zona: io a tutta questa educazione non ci sono abituata e soprattutto non sono abituata a chi dice "Un quarto alle 9") ed esaltata, ovviamente pure lei di discendenza siciliana ma ormai lo so che la sicilia me la ritroverò ovunque: d'altronde i pomodori che ho comprato venivano proprio dalla città dove sono nata. Io adesso comunque guido: la macchina mi odia perché la faccio singhiozzare sempre e perché non cambio adeguatamente le marce, per non parlare di tutte le volte che la faccio spegnere o che resto appesa in una salita perché non so bilanciare bene frizione e acceleratore; la frizione mi deride perché sa che ho un odio e una repulsione spontanei nei suoi confronti; la gente quando mi guida dietro si mette a ridere quando proprio non mi bestemmia ma qua nessuno mi ha mai suonato, al massimo mi sorpassano. A volte penso che guidare è una gran bella cosa, che spero di avere i soldi prima o poi per farmi un bel pieno, pagarmi i pedaggi e andare che ne so a milano o robe simili. Penso che dovrei approfittarne del fatto di potermi spostare tranquillamente, per poter andare in posti dove ho sempre voluto andare, mi dico: wow, ma qua ho tutto così vicino! Persino voi tumbleri siete così vicini, se ci penso! A tutta questa libertà di movimento è difficile abituarsi, per una che ha sempre vissuto entro i confini di un'isola e della miseria. Certo, se arrivasse un lavoro sarebbe pure cosa gradita (mi correggo: se arrivasse un'entrata mensile, che poi si debba passare per il lavoro è solo una triste parentesi disumanizzante) ma poi penso che male che vada ho un tetto sotto il quale poter dormire: la mia auto.
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curiositasmundi · 1 month ago
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L’allarme nel 58esimo Rapporto annuale: «Rischio di frammentazioni nella spirale della costruzione di rigidi confini identitari». Profondi buchi di conoscenza in tutte le fasce d’età. Il 15 per cento della popolazione crede che l’omosessualità sia una patologia con origini genetiche. Quasi un italiano su due si sente minacciato dai migranti. E molti pensano che per essere italiani «occorra esibire determinati tratti somatici»
Quasi il 40 per cento della popolazione italiana si sente minacciata da chi vuole facilitare l’ingresso in Italia dei migranti, mentre un cittadino ogni cinque avverte ostilità nelle persone che professano un’altra religione, hanno un’etnia diversa, un colore della pelle differente.
E ancora: il 30 per cento delle donne o degli uomini italiani considerano come proprio nemico chi è portatore di una concezione della famiglia divergente da quella tradizionale, invece un italiano ogni dieci dimostra inimicizia nei confronti di chi ha un orientamento sessuale diverso.
I dati diffusi dal 58esimo Rapporto annuale sulla situazione sociale da parte del Censis «rivelano il pericolo che il corpo sociale finisca per frammentarsi dentro la spirale attivata dalla costruzione di rigidi confini identitari, in cui le differenze si trasformano in fratture e potrebbero degenerare in un aperto conflitto».
A complicare il quadro è l’indebolimento del ceto medio, «che rende oggi il paese non più immune al rischio delle trappole identitarie».
La «fabbrica degli ignoranti»
È l’allarme lanciato dal più prestigioso istituto di ricerca economica e sociale del paese, fondato nel 1964 da Giuseppe De Rita, Gino Levi Martinoli e Pietro Longo, ma non è l’unico. Anzi. Nella fotografia scattata dal Censis c’è grande spazio per quella che viene definita “La fabbrica degli ignoranti”.
Si tratta della descrizione di una società in cui una buona parte della popolazione che la compone pensa che per essere italiani «occorra poter esibire determinati tratti somatici, dove la cittadinanza è pensata come una identità cristallizzata e immutabile, con inconfondibili radici primigenie, che tra i suoi fattori costitutivi comprenderebbe la diretta discendenza da italiani e anche l’essere di fede cattolica», si legge nel rapporto.
Nello stesso documento, però, viene fuori che è anche quella stessa società che non riconosce più le proprie origini storiche e culturali: «Si palesano profondi buchi di conoscenza in tutte le fasce di età anche in relazione a nozioni che si sarebbe tentati di dare per scontate».
E qui il titolo di studio o la condizione sociale non c’entra. Perlomeno non direttamente. Ma è un fatto che la metà della popolazione ignori che Benito Mussolini sia stato arrestato nel 1943 e che un italiano su quattro pensi che Giuseppe Mazzini sia stato un personaggio politico della prima Repubblica. D’altronde, uno su tre non conosce l’anno dell’Unità d’Italia, mentre il 28,8 per cento tra gli intervistati dal Censis ignora quando sia entrata in vigore la Costituzione.
Fotografia 
E poi il quadro impietoso tratteggiato dall’istituto di ricerca si aggrava, man mano che si considerano altre nozioni basilari, dalla letteratura italiana alla grande storia mondiale: la metà della popolazione italiana non conosce l’anno in cui è scoppiata la rivoluzione francese o quando l’uomo è sbarcato sulla Luna. E, per molti di loro, Richard Nixon è stato un grande calciatore inglese e Mao Zedong è conosciuto come l’uomo più anziano al mondo.
Si ignorano poi in percentuali altissime: Dante Alighieri, Gabriele D’Annunzio, Giovanni Pascoli, Giuseppe Verdi, Giacomo Leopardi, Eugenio Montale (per il 35 per cento è stato un autorevole presidente del Consiglio dei ministri degli anni ’50), il capoluogo della Basilicata, la capitale della Norvegia, le tabelline e la differenza tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario. Ma in quest’ultimo caso, forse, siamo oltre le conoscenze basilari necessarie, in considerazione del fatto che oltre la maggioranza degli aventi diritto non si reca più alle urne.
E, tuttavia, «sono dati che per molti italiani pongono il problema di una cittadinanza culturale ancora di là da venire che lasciano prevedere una condizione di ignoranza diffusa anche nel prossimo futuro, quando le attuali giovani generazioni entreranno nella vita adulta e dovranno occupare posizioni di rilievo e responsabilità», scrive il Censis. Citando ancora, tra le risposte fornite dagli intervistati, pregiudizi antiscientifici e stereotipi culturali di questo tipo: «Attraverso la finanza gli ebrei dominano il mondo»; «L’omosessualità è una patologia con origini genetiche»; «Islam e jihadismo sono la stessa cosa».
D’altronde, ordini di discorso che capita di ascoltare, talvolta, anche in alcuni salotti televisivi e talk show, e perfino, sempre più spesso, in alcune sedi istituzionali. 
L’altra indagine con Coldiretti
«Braccia rubate all’agricoltura», avrebbe recitato a tal proposito un vecchio adagio, se non fosse che, proprio da un’altra recente indagine condotta dal Censis insieme a Coldiretti, è emerso che in «un’epoca di crollo della fiducia nel sapere, nelle competenze, nelle capacità professionali e nell’operato degli attori dei vari settori economici, gli agricoltori sono riusciti a costruire un proprio specifico capitale di riconoscimento capovolgendo una pericolosa tendenza socioculturale che voleva imporgli un marchio di passatismo, di antico, di desueto».Dunque, se un tempo l’agricoltura veniva culturalmente tacciata di essere il passato, cioè un mondo destinato a sparire, oggi è sulla frontiera più avanzata dell’innovazione sociale. Peccato soltanto che la maggioranza degli italiani, invece, guardi indietro e, con essa, la gran parte della classe dirigente che detiene oggi il potere, politico ed economico. 
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eliophilia · 5 months ago
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θυμός
Il thymos è legato nella sua ascendenza a qualcosa che brucia e produce fumo, nella sua discendenza all'emozione e agli stati psichici. Se lo applichiamo all'uomo, possiamo definirlo in modo approssimativo come "la parte calda dell'animo umano", o, meglio "anima emozionale".
In particolare, nell'lliade e nell'Odissea il θυμός è quella parte dell'interiorità che gioisce quando qualcosa piace: Ἀγαμέμνωνι ἤνδανη θυμῷ, (Agamemnoni ēndanë thumō) "ad Agamennone piacque nell'animo" (Iliade 1, 24-25); o che si infuria quando si subisce un'offesa. L'uomo omerico, come tradizionalmente inteso da importanti grecisti del Novecento, non ha percezione di sé come di un tutto organico, intero. Egli si sente piuttosto come un insieme di parti fisiche e facoltà psichiche separate, non del tutto integrate l'una con l'altra. Fra queste, il θυμός è la sede delle emozioni, in particolare della gioia. È l'anima emozionale che fuma e arde e brucia. È una sorta di organo del sentimento, risiede del petto, seppur tuttavia non è allineato con un io unitario, concetto che non è ancora presente nella mente greca. Spesso vediamo che il guerriero omerico vi dialoga, il θυμός gli indica quando mangiare, bere, uccidere un nemico, dà consigli sulle azioni da compiere e le parole da pronunciare.
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apeir0nn · 1 year ago
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So di essere, ahimè, molto rigida sia nei miei confronti, sia nei confronti delle altre persone (sarà la mia discendenza germanica?), ma alcune volte mi chiedo se la mia rigidità sia giusta o meno. Oggi il mio collega mi ha scritto "vieni a farti un giro?" e io "ok, mi vesto e arrivo". Insomma vado e lui è stato tutto il tempo al telefono: quando ci siamo incontrati era al telefono e ok, non ho disturbato, poi ha chiamato qualcun altro e ok va bene anche lì, magari era urgente che ne potevo sapere. Poi ci siamo seduti a prendere qualcosa e ogni volta che io parlavo, gli raccontavo qualcosa o gli rispondevo si metteva a mandare messaggi o guardare le storie di altri. Addirittura aveva il telefono "in piedi" appoggiato al portatovaglioli per stare più comodo. Alla fine gli ho chiesto di andarcene, così almeno poteva stare al telefono in pace.
Ora, io ripeto, so di essere una persona rigida, ma non ci posso fare niente: a me dà fastidio se qualcuno di fronte a me sta sempre al telefono (o a guardare l'orologio). Apprezzo molto quando mi viene detto "scusami devo rispondere un attimo a un messaggio" ma quando mettono addirittura il telefono sul portatovaglioli, così da stare più comodi, inizio a considerarla una mancanza di rispetto. Che cavolo, me l'hai chiesto tu di uscire e di vederci, se fossi rimasta a casa non mi sarebbe cambiato niente, anzi forse sarei stata meglio.
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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In antropologia non esistono i "SEMITI". Questi vengono chiamati "afro-asiatici", ma evidentemente gli ebrei sono gli unici al mondo ai quali è concesso attribuirsi una discendenza mitica, giacché Sem è discendente di Noè, come lo sono Jafet e Cam.
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quelli che rubano anche la discendenza...:-)
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lamentiino · 10 months ago
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Mamma mia certi commenti su ig... Post sui prezzi esagerati dei treni, uno che commenta "basta scegliere l'università della propria regione, meridionali frignoni" poi dici che non bisogna porre fine alla discendenza di alcune persone
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tizianacerralovetrainer · 1 year ago
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"Per nascere abbiamo bisogno di :
2 Genitori
4 nonni
8 bisnonni
16 Trisinonni
32 Tetranonni
64 pentanonni
128 esanonni
256 Eptanonni
512 Ottanonni
1024 Annonni
2048 Decanonni
Solo il totale delle ultime 11 generazioni, ci sono voluti 4.094 ANTENATI, tutto questo in circa 300 anni prima che io o te nascessimo!
Fermati un attimo e pensa...
- Da dove vengono?
- Quanti combattimenti hanno combattuto?
- Quanta fame hanno passato?
- Quante guerre hanno vissuto?
Quante vicissitudini hanno vissuto i nostri antenati?
D'altra parte, quanto amore, forza, gioia e stimoli ci hanno lasciato in eredità?
Quanto della loro forza per sopravvivere, ognuno di loro ha lasciato dentro di noi qualcosa di loro …
Esistiamo solo grazie a tutto quello che ognuno di loro ha passato, ha vissuto."
Benedetti siano i nostri antenati ❤️
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softevral · 3 months ago
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Il solo modo in cui vive il popolo ebraico, chiamandosi "popolo eletto da dio"; mantenendo una discendenza "che fa razza" ("ebrei si nasce: non lo si diventa"); chiamando "gentili" coloro che non sono ebrei; mettendo un'ampia distanza fra essi e gli altri, offre l'idea che siano una massa di scoppiati, pericolosi: che il genocidio palestinese in corso, non è mai stato qualcosa di non prevedibile.
Esiste un antisemitismo, perché gli ebrei, per primi, si definiscono e si organizzano come una razza a parte, superiore agli altri: a criticare questa asocialità ebraica, tronfia di pregiudizi, priva di autocritica, capace solo di attirare e fomentate odio, fu lo stesso Philip Roth, di origini ebraiche - prendendosi un Premio Pulitzer con Pastorale Americana (romanzo, in cui, Roth, condanna tutte le religioni di origine ebraica: pertanto pure Cristianesimo ed Islam).
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Il fatto che siano pochi, gli ebrei che, nel tempo, hanno mostrato segnali di civiltà, rimproverando Israele per l'atteggiamento oppressivo nei confronti dei palestinesi, dimostra, scientificamente, che dire "Ne hanno gasati troppo pochi" non è poi così lontano dalla verità.
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fridagentileschi · 1 year ago
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L’uomo ha bisogno di una casa che sia sua, di una piazza dove possa vedere se stesso nei volti degli altri. L’uomo ha bisogno di un’ancora che lo protegga dal vortice entropico della Creazione.Non di vedere i propri paesi perdere la fisionomia che avevano sempre avuta, di sentire lingue sconosciute ad ogni angolo di strada.Di essere stato strappato al luogo natìo, ai propri ricordi, alla propria storia e civilta': non si puo' uccidere il bambino che è dentro l’uomo, e pensare che l’uomo si distenda pacifico nella tomba che i politici hanno preparato per lui per far posto ad altri sconosciuti, violenti e invasori e che si sotterri felice lui e la sua discendenza con tutti i suoi predecessori.
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alonewolfr · 2 months ago
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- Gli indù aspettano Kalki da 3.700 anni.
- I buddisti aspettano Maitreya da 2.600 anni.
- Gli ebrei aspettano il Messia da 2500 anni.
- I cristiani aspettano Gesù da 2000 anni.
- I sunniti aspettano il Profeta da 1400 anni.
- I musulmani aspettano da 1300 anni un messia della discendenza di Maometto.
- Gli sciiti aspettano Mandi da 1080 anni.
- I drusi aspettano Hamza ibn Ali da 1000 anni.
La maggior parte delle religioni abbraccia l’idea di un “salvatore”, affermando che il mondo rimarrà pieno di male finché questo salvatore non verrà e lo riempirà di bontà e giustizia. Forse il nostro problema su questo pianeta è che le persone aspettano che qualcun altro risolva i loro problemi invece di farlo da soli!
|| Richard Dablah
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t-annhauser · 2 months ago
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Trappéto: frantoio
Stamattina mi sono svegliato con la curiosità di sapere da dove venisse la parola "trappito", con "tr" pronunciato alla siciliana, che in cosentino vuol dire frantoio. Dopo aver ipotizzato una derivazione francese ("frapper", colpire, da cui "force de frappe", forza d'urto, il programma di dissuasione nucleare della repubblica francese) abbiamo trovato sulla Treccani che il termine è testimoniato in letteratura e ha una discendenza greca.
trappéto (o trapéto) s. m. [lat. trapētum o trapētus, gr. *τραπητόν, der. di τραπέω «pigiare l’uva»], centro-merid. – Frantoio, torchio per le olive: il padrone di casa mi aveva avvertito che sarei stato spesso disturbato dal rumore del t.: il frantoio che era sotto alle mie stanze (C. Levi).
Talete si servì dei trappeti per dare una lezione di capitalismo ai denigratori dei filosofi, che si pensava incapaci di far soldi per via della loro troppo astratta sapienza.
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dhr-ao3 · 2 months ago
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Between These Sacred Lines
Between These Sacred Lines https://ift.tt/0bZEXOi by Rose_tortora16 (TRADUZIONE ESEGUITA DU CONSENSO DELL’AUTRICE) Come punizione per i ripetuti fallimenti dei Malfoy, Voldemort decide di porre fine alla sacra discendenza della famiglia Malfoy costringendo Draco a sposarsi con una certa mezzosangue che dovrà generare il prossimo erede Malfoy. La meravigliosa @_selenav__ ha collaborato con l'autrice per fornire il bellissimo lavoro artistico per questa fic. Words: 964, Chapters: 1/33, Language: Italiano Fandoms: Harry Potter - J. K. Rowling Rating: Explicit Warnings: Creator Chose Not To Use Archive Warnings Categories: F/M Characters: Hermione Granger, Draco Malfoy, Theodore Nott, House-Elves (Harry Potter), Various Character(s), Barry the pillow Relationships: Hermione Granger/Draco Malfoy Additional Tags: Unreliable Narrator, Forced Marriage, Forced Proximity, Dubious Consent, Death Eater Draco Malfoy, Death Eaters, Alternate Universe - Canon Divergence, There Was Only One Bed, Idiots, Idiots in denial, Hermione wants to free the elves, Hermione gets startled a lot, Enemies to Lovers, Self-Indulgent, Don't take this story too seriously, We Are Here For A Good Time, sure the Manor has many rooms and many beds but it's more fun to pretend there is only one bed, Sexual Content, Angry Sex, Draco Malfoy Needs a Hug, Hermione likes books about Greek Mythology, toxic behaviour, conflicted feelings, are they toxic or just confused, is it hatred or lust?, I don't know but let's find out together, dramione - Freeform, how do i tag consent in a forced marriage?, human on plant violence, Greek Mythology - Freeform, floral symbolism, Draco Malfoy Speaks French, Emotional Slow Burn via AO3 works tagged 'Hermione Granger/Draco Malfoy' https://ift.tt/FQra8pJ November 18, 2024 at 12:07PM
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