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La madre pecora nera
La mamma pecora nera è quella che decide di tagliare con i mandati patriarcali. È quella che si incoraggia a seguire il suo istinto, anche se la famiglia o la cerchia stretta la fanno dubitare.
La madre pecora nera è quella che decide con piena coscienza di tagliare relazioni nefaste indipendentemente dal legame sanguigno, quando si rende conto che questi legami disfunzionali possono influenzare i suoi piccoli.
La mamma pecora nera è quella che fa terapie di tutti i tipi per guarire le sue ferite infantili e per guarire anche la sua discendenza femminile interiore, spesso accecata dalle sue stesse ferite irrisolte.
Le mamme pecore nere sono quelle che subiscono il dito puntato, quelle di cui si bisbiglia sempre alle spalle, si mettono in discussione, si criticano, si giudicano. In ogni famiglia c'è sempre una mamma pecora nera, coraggiosa, che spesso si è sentita sola, che molte volte ha dubitato su se stessa facendo bene ma che ha scelto il sesto senso, l'istinto, la pancia, l'intuizione.
In ogni famiglia c'è una mamma pecora nera che non solo deve lavorare su se stessa, ma su tutto il peso del trauma familiare che i suoi parenti, il suo compagno e gli amici non vogliono e fanno finta di non vedere.
Essere una pecora nera é essere solitari... Ma un giorno qualunque, prima o poi, quando mamma pecora nera decide di potenziarsi e alzare la fronte e lo sguardo sulle colline, avvista in lontananza molte altre pecore che camminano nella direzione opposta al suo gregge, controcorrente, come lei. E quando si ferma ad osservarle mentre avanzano, con calma, dalla coda alla testa, succede qualcosa di magico: si rende conto che non sono pecore nere, sono pecore proprietarie di una luminosità unica, quella che porta l'amore proprio, l'empatia, la coscienza e l'evoluzione psicospirituale.
Ana Acosta Rodriguez
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"Quando una donna decide di guarire se stessa, si trasforma in un'opera di amore e compassione che non guarisce solo se stessa, ma tutta la sua discendenza."
Bert Hellinger
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𝓨𝓪𝓷𝓭𝓮𝓻𝓮 𝓟𝓪𝓾𝓵 𝓐𝓽𝓻𝓮𝓲𝓭𝓮𝓼 𝔁 𝓻𝓮𝓪𝓭𝓮𝓻
𝔒𝔭𝔢𝔯𝔞 ➵ Dune
𝔄𝔳𝔳𝔢𝔯𝔱𝔢𝔫𝔷𝔢 ➵ Comportamento yandere, Fem reader, relazione tossica, matrimonio forzato (menzionato), tentato omicidio, avvelenamento, aborto, relazioni extra coniugarli, tradimento, utilizzo della voce, manipolazione psicologica, instabilità emotiva, ricatto, tocco non consensuale.
𝔓𝔞𝔯𝔬𝔩𝔢 ➵ 3170
I corridoi a quest’ora della notte erano quasi del tutto vuoti, fatta eccezione per i soldati di guardia e della figura leggiadra della bella donna chiamata (nome) Alithea e in futuro Atreides -se mai il matrimonio fosse andato a buon fine naturalmente-. La bellezza della figura meritava per certo il soprannome che gli era stato affidato quando era ancora una bambina. La principessa degli Alithea. Come unica figlia femmina fino ai suoi 12 anni era stata amata e adorata quasi al pari della contessa che una volta era stata sua madre.
La sua bellezza e purezza non era ancora caduta in disgrazia secondo il pubblico.
La sua bellezza, la sua educazione e il suo carattere mansueto avevano permesso tale nomignolo. Poco si potrebbe immaginare che dietro quella bella facciata si potrebbe nascondere una donna non più diversa.
Una donna fredda e crudele, cresciuta fino a riconoscere la sua unica utilità come scambio tra famiglie. Il nome e l’importanza degli Atreides per una donna fertile ed educata che avrebbe mantenuto alta la discendenza.
Si era quasi stancata di sentire tali voci venire dall’esterno, oramai quasi tutti i servi al servizio del Duca e della sua famiglia avevano familiarità con il caratteraccio della donna.
❝ Mia signora cosa ci fate sveglia a quest’ora? ❞ La donna si fermò barcollante nei suoi passi. ❝ Dovreste essere nelle vostre stanze a riposare. ❞ (nome) ha un aspetto malaticcio nei suoi lineamenti morbidi. Il colore della pelle è sbiadito quel tanto che bastava per farla sembrare tra la vita e la morte. I capelli (colore) scompigliati, sono sciolti dal solito complicato intreccio, permettendo così delle morbide onde ad accompagnare il suo viso. Il piacevole movimento delle ciocche seguiva il suo viso una volta che decise di poter onorare questa persona con le sue attenzioni.
Duncan Idaho era in mezzo al corridoio con aria solenne. La postura eretta e impeccabile è proprio qualcosa che ci si poteva aspettare da casa Atreides e da uno dei suoi fidati.
Lo sguardo dell’uomo affronta con sospetto il corpo gracile ea mala pena sostenuto della sua signora. Non c’è traccia di ostilità verso qualcuno, solo il suo solito io viziato. O almeno è quello degli ultimi 7 anni. Quando d’improvviso la dolcezza della bambina venne sostituita con il gelo caratteristico di casa Alithea.
Duncan non ha mai diffidato di lei. Non che potesse in qualche modo, è una donna talmente fragile e minuta che si poteva dubitare potesse ferire qualsiasi componente della famiglia Atreides. Solo non poteva che notare il cambiamento di carattere durante la sua crescita al fianco all’erede Atreides. Davanti agli occhi ha visto come qualcuno potesse sprofondare nell’oscurità poco a poco.
Lo sguardo affilato della donna cadde sul soldato, fidato agli Atreides e vicino a quello che sarebbe diventato suo marito. ❝ Niente di importante Sir, cerco solo di raggiungere il mio futuro marito nelle sue stanze. Mi ha chiesto di parlare in privato. ❞
Duncan dubitava che Paul potesse essere così dannatamente maleducato da scomodare la sua fidanzata che fino a qualche giorno fa era in letto di morte. Poi nessun -nemmeno Paul- gli aveva parlato di questo incontro e per quanto potesse essere un incontro tra innamorati, di cui dubitava molto, il ragazzo avrebbe comunque avvertito qualcuno della cosa.
In genere lady (nome) non era nemmeno una persona da incontri romantici al chiaro di luna, ne di una avventura in camera da letto. Quindi era ben presumibile stesse architettando qualcosa che avesse a che fare con Paul. Duncan sperava vivamente che questo non li avrebbe messi nei guai.
❝ In tal caso lasciate che vi accompagni.❞ Il suo onore gli impediva di lasciare la sua signora andare in giro per le sale di Castel Caladan alla ricerca del futuro marito, quando nemmeno riusciva a camminare correttamente.
Stava anche tremando a tratti sotto la stola in lama.
Lo sguardo della donna si assottigliò lasciando brillare le pagliuzze argentate annegate nel (colore) delle sue iridi. (Nome) era abbastanza furba da non tentare una discussione per una tale sciocchezza. Per quanto irrispettosa potesse essere, il tutto sarebbe diventato solo più sospettoso. ❝ Se è ciò che desiderate.❞ Duncan camminò fino a sorpassare (nome) e guidarla verso la sua destinazione.
La stanza di Paul non era molto lontana, di conseguenza il viaggio fu breve. La principessa bussò con eleganza alla porta e Paul rispose aprendo la porta. La sorpresa era palese dai suoi occhi verdi, ma si riprese l’attimo dopo aver notato anche Duncan. Salutó l’uomo con un cenno e poi si rivolge alla donna di Alithea ❝ A cosa devo la visita della mia signora? ❞ (Nome) ridusse la sua espressione a puro disgusto e entrò nella stanza lasciandosi alle spalle Duncan e la sua espressione disperata dai capricci e dalle bugie della donna. Paul non fece altro che un’espressione di scuse al compagno fidato chiudendo la porta intimandolo di continuare con i suoi doveri.
❝ Spero ci sia un motivo valido per disturbare il tuo riposo e Duncan. ❞ ❝ Non gli ho chiesto io di disturbarsi. ❞ Lady (nome) ha tralasciato le sue condizioni precarie mentre si fermava nel mezzo della stanza incrociando le braccia al petto. La stola e la vestaglia morbida annientava ogni curva che la donna potesse possedere. Un sospirò lasció le labbra di Paul mentre si avvicinava a lei per avvolgere le braccia intorno alla figura della donna, ❝ La vostra crudeltà non appassisce mai mia signora, nemmeno quando siete malata. E dire che quando eravate piccola possedevate una tale gentilezza. ❞ Il calore della loro pelle che si tocca era qualcosa che (nome) ha detestato, e sapeva che in futuro non gli sarebbe bastato questo da lei.
Si crogiolò segretamente nel tepore del loro abbraccio, forse avrebbe dovuto prendere una stola più pesante ma non è riuscita a trovarla da sola. ❝ Io inizierei a ritermi il colpevole di tale comportamento se fossi in te, Paul.❞ Il suo nome aveva una cadenza sprezzante ma L’Atreides, in qualche modo contorto, sembrò apprezzare. Paul stampa un bacio sul suo collo, incurante dello strato di capelli che si sovrapponeva alla pelle di (nome). Rabbrividì disgustata.
❝ In ogni caso non hai risposto alla mia domanda.❞ Si staccò da lei andando a sedere dall’altra parte della stanza. Si versò qualcosa da bere e lo stesso fece per lei. (Nome) sapeva fare di meglio che cedere a tali galanterie. Era considerata una bellezza a tal punto che in molti hanno cercato le sue attenzioni con trucchi meschini.
In realtà Paul sapeva perché era lì e da cosa era dovuto il suo turbamento. C’era una incrinatura nella sua solita corazza, lasciando intravedere spiragli di rabbia e nervosismo. Aveva letto attentamento i suoi movimenti e le sue parole. Come si soffermava su qualcosa troppo allungo, come teneva coperto il ventre con la stola e come si graffiava i polsi.❝ Devi lasciarlo andare. Lui non ha colpa.❞ ❝ mmh? ❞ Prese un sorso di bevanda tenendo gli occhi su di lei. Sapeva di cosa stava parlando, non c’è stato bisogno di avere conferme, eppure lui ha continuato a fingere di non comprendere. Se lady (nome) non lo conoscesse, avrebbe potuto dire che si stava divertendo a vederla così.
Paul la conosceva a sua volta abbastanza da sapere che: niente avrebbe potuto agitare la donna se non la consapevolezza di aver condannato qualcuno per un suo errore. Non era così crudele come tutti l’avevano dipinta, e Paul lo sapeva meglio di chiunque altro. Sapeva che probabilmente le occhiaie nere sotto i suoi occhi erano solo la causa delle notte insonne per il senso di colpa.
Senso di colpa.
Forse nessuno a parte lui sapeva che Lady Alithea era capace di provare simili emozioni. Era davvero brava a mascherare le proprie intenzioni dietro la sua freddezza, non sempre ma quasi, questo Paul glielo avrebbe concesso. Forse se non fosse per le sue abilità di Bene Gesserit nemmeno lui l’avrebbe notato. ❝ Non vedo perché dovrei, (nome), dopo quello che ti ha fatto.❞ ❝ È TUTTA COLPA MIA! LUI NON C’ENTRA-❞ L’urlo lasciò trasparire tutto il risentimento che aveva nei suoi confronti. Era uscito così spontaneo dalle sue labbra che è riuscita a fermarlo solo dopo aver sfogato in parte. Certamente si era fermata ad un certo punto e una parte di colpa andava allo sguardo che l’erede degli Atreides le ha rivolto. La turbava ancora, anche a distanza di anni e nonostante la loro differenza di età. ❝ … e tu hai utilizzato l'occasione a tuo vantaggio.❞
-Nemmeno i rivelatori di veleno erano riusciti a rilevarlo. Era stata attenta. Talmente attenta che quando il sangue iniziò a colare giù dal naso e dalla bocca una confusione generale riempì la stanza. Alcuni soldati si sono precipitati lì, altri hanno chiamato il dottore Yueh e di seguito arrivò anche Hawat. Era una delle poche volte che anche il Duca era presente, forse tutta quella confusione era dovuto anche a questo.
Nessuno era riuscito a scoprire chi fosse stato e meglio come avesse fatto. Ma Paul aveva un idea. Un’idea che si era rivelata più che giusta. Lo aveva visto chiaramente. -
Le braccia della donna scivolarono dritte lungo il corpo mentre stringeva il tessuto della vestaglia tra i suoi pugni. Non era ben chiaro se si fosse pentita di averlo urlato o se avesse solo temuto per lo sguardo di Paul. Ma il resto della frase è comunque stato ridotto ad un sommesso sussurro.
Forse si sentiva colpevole. Lui non l’aveva mai toccata prima senza il suo permesso. Non le aveva mai fatto del male. Eppure lei aveva agito contro di lui. Prima ha cercato di uccidere Paul mentre dormiva con coltello di fortuna, ma fu troppo codarda per portare a termine l’impresa e crollò tra le braccia di Paul. Non aveva detto una parole ne aveva mostrato paura. Poi aveva cercato di avvelenarlo… ma cambiò obiettivo. Forse ha sperato qualcuno contestasse la sua unione con Paul, forse non ritenendola all’altezza di diventare Duchessa e un’Atreides. Ma non accade. A Paul bastó immagazzinare le informazioni , analizzarle e valutare come risolvere al meglio la situazione. Il suo attentato al giovane Duca non fu mai scoperto, e il suo auto avvelenato fu solo deviato alla soluzione più semplice. Il ragazzo così vicino a Lady (nome) da averla avvelenata per gelosia.
Questo le fece pentire in primo luogo di averlo scelto e portato con sé su Caladan, di essersi compromessa con lui e di essere stata costretta ad abortire per conservare l’onore di entrambi. ❝ Forse avresti dovuto pensarci prima a coinvolgere qualcuno di esterno.❞ È stato stupido ma lo sapeva già. Non lo amava nemmeno come meritava.
Ed è abbastanza palese che Paul stesse giocando con questi sensi di colpa.
Non le avrebbe offerto uno scambio, lui non ne aveva bisogno per farle fare tutto quello che voleva. Non c’era modo che avessero parlato di scambiare la vita del ragazzo con qualcosa che andasse a vantaggio di Paul e Lady (nome) lo sapeva abbastanza bene.
❝In ogni caso ora non dovrai più temere di coprire quella gravidanza indesiderata e io non dovrò tenere un bastardo.❞ Un erede bastardo. Era qualcosa di ironico adesso, agli occhi del giovane Paul. Non gli ricordo minimamente sua madre, che diede al Duca Leto l’erede che tanto desiderava.
La donna era colma di rancore, colpe e imbarazzo, per questo non proferì altra parola. Non cercó di salvarsi o giustificare i fatti evidenti, lui era l’unico oltre a lei a saperlo e poteva dedurre fosse solo grazie alle sue predizioni. Nemmeno il povero Elias era a conoscenza dell’avere messo incinta la futura sposa di Paul. Forse era meglio così.
❝ Dovresti essere grata. ❞ La voce di Paul perse l’affetto e il rimprovero. Divenne solo fredda come se avesse perso la possibilità di provare sentimenti. Si avvicinò alla forma della sua signora prendendo a coppa il suo viso dai tratti morbidi tra le mani. La principessa si sentiva disgustata. ❝ Per cosa? ❞ ❝ Per non averti condannata con lui. ❞
In un lampo di rabbia (nome) spinse le mani sul petto del ragazzo, allontanandosi quel che bastava.
In primo luogo pensava glielo avrebbe concesso, nel suo stato attuale, lui era più forte di lei. Perciò la distanza era quella che lui gli aveva concesso a prescindere. ❝ Avrei preferito morire a causa del mio stesso veleno che rimanere qui con te. ❞ La principessa strinse i denti ad ogni crudele dichiarazione mentre si dirige verso la porta con l’unico intento di andarsene.
❝ Non uscire dalla stanza. ❞ (nome) si fermò nei suoi passi, con la mano sulla maniglia e un piede pronto a dare il primo passo per uscire. Sapeva che Paul era in grado di usare la voce, aveva sentito parlare della cosa molte volte da sua madre mentre si esercitavano. A riguardo c’era un tacito accordo. Lui non avrebbe dovuto usarlo su di lei.
Per quanto non fossero mai stati messi termini e condizioni lui lo aveva fatto solo una volta, esclusa questa. Forse è stata quella volta a convincerlo ad non utilizzarlo. Lei aveva dato letteralmente di matto, urlando e cercando di attaccarlo direttamente.
Nessuno ha saputo dare una risposta a tale comportamento e la situazione tacque in pochi giorni, lasciando un’alone di mistero sulla vicenda.
Lo sguardo della donna era intriso di rabbia e sanguinaria voglia di fargli del male. Paul la guardava a sua volta con una sorta di sfida nei suoi occhi. Sarebbe stata sopraffatta dalla voce o sarebbe stata rinchiusa per aver attentato alla vita di Paul?
Era quasi sicura che nella seconda avrebbe sofferto più lui che lei, per questo quando mosse i suoi primi passi verso il fidanzato lui socchiuse le labbra. Pronto a richiamare qualsiasi ordine l’avrebbe riportata al suo posto. Ma lei si fermò ancora prima di poter fare unaltro passo.
Lo sguardo di Paul era ancora su di lei. I suoi capelli ondulati ricadenti sulle sue spalle cadenti. La sua vestaglia argentata e la stola che era caduta dalle spalle e ora si reggeva solo alle braccia della ragazza. Una visione dannata e patetica proprio come era la sua signora quando nessuno poteva vederla a parte lui. L’orgoglio e la vanità erano scomparsi a favore della dolce disperazione e dai sensi di colpa. Ma in fondo l’Atreides non avrebbe potuto desiderare altro che essere l’unico spettatore di tale vista.
Nessuno avrebbe potuto ammirare la luce fioca e semplice di una donna, che aveva imparato a mantenere le apparenze di freddezza e nobiltà, sfaldarsi davanti a qualcosa che la stava mandando in frantumi poco a poco.
Paul era quella cosa ed entrambi lo sapevano.
I primi passi di lui furono intercettati dalla donna che indietreggiò per mantenere la distanza iniziale. Un sospiro tra l'esasperato e il divertito ha lasciato Paul mentre parlava nuovamente. ❝ Devi smetterla con queste scenate. Non ti serviranno a molto soprattutto se sono l’unico ad assistere.❞ I loro occhi erano fissi l’uno sull’altro. Niente sarebbe cambiato nel comportamento della donna, lo sapeva. Eppure i suoi occhi erano ancora attenti a qualsiasi cosa lui volesse fare di lei. Avrebbe mantenuto le parole eppure lei non era ancora disposta ad avvicinarsi. ❝ Spiegami come posso farmi ascoltare, senza per forza darti un ordine. ❞ Quel potere non era un semplice ordine! Se fosse stato solo un ordine lei avrebbe ignorato il tutto e poi sarebbe andata avanti per quello che credeva meglio. Ma in quei momenti il suo corpo smetteva di essere una sua proprietà e faceva ciò che quel coro di voci le diceva di fare. Cacciata e privata della sua stessa volontà. È così che si poteva descrivere.
❝ Non puoi. semplice, no? Basta solo che mi lasci stare, e che lo scagioni da quelle accuse, e per un po’ continuerò questa recita, per un po’.❞ Per un po’… Non significava per sempre. Non si sarebbe calmata e questo sarebbe solo qualcosa di temporaneo. Era come una pietra che colpiva il vuoto. Non faceva alcun rumore. Nessuno dei due aveva un discorso collegato con quello dell’altro eppure continuavano a parlare sulla medesima linea. Lei era lì per un motivo e poi avrebbe voluto andarsene il più lontano possibile. Anche il fondo del mare di Caladan le sembrava più accogliente e invitante di quella stanza soffusa di luce. Mentre lui desiderava cercare di convincerla a rimanere, nella sua stanza e nella sua vita. Non che lei avesse quella gran scelta in questione ma lui desiderava ancora che lei lo volesse almeno un po’.
Fece un altro passo e poi un’altro e un'altro ancora, verso di lei, in silenzio. Ma lei si allontanava ancora, ancora e ancora. I passi erano traballanti e non si poteva escludere l’eventualità che potesse cadere. ❝ Sai davvero essere crudele mia signora… soprattutto con me. ❞ A Paul sembrava piacere evidenziare come le sue parole taglienti perdessero L’affilatezza in sua presenza, intrecciando le proprie parole con terribile sarcasmo. Lei inciampò su qualcosa e cadde seduta sul letto del ragazzo. Non poteva sapere cosa, ma ha immaginato fosse colpa di Paul. Era sempre colpa sua anche quando non lo era, ai suoi occhi.
Non sapeva esattamente come fosse finita lì, ad un'estremo della stanza, opposto a dove era. Quanti passi senza guardarsi attorno aveva fatto? Quando si era persa troppo in profondità negli occhi di Paul e dell'odio che provava per lui.
❝ Ti odio. ❞ Lui rise alla conferma delle sue parole. Questo era odio. Un odio patetico che gli si addice magnificamente. ❝ Lo so. ❞ Si avvicinò al suo volto, lasciando poco spazio tra loro, tanto che ogni respiro sfiorava le pelle del loro volto. Gli (colore) della donna erano spalancati in cerca di una soluzione, di un indizio o di qualche bagliore, negli occhi del futuro marito. Una qualsiasi scintilla ma niente. Lui era impassibile e illeggibile come lo era sempre stato, e questo l’ha terrorizzata. Come nei loro primi incontri, come nel loro primo incontro. ❝ Cosa vuoi in cambio? ❞ Dopo un lungo silenzio lady (nome) si decise a parlare. Di solito durante i loro scambi di parole non si parlava mai di scambi o mediazioni. Nessuno dei due avrebbe ceduto qualcosa per averne un altra. Specialmente (nome).
❝ Rimani. ❞ Era decisamente generica come risposta e la ragazza si trovava spazientita da tanta indulgenza. Se fosse stata solo una notte potrebbe anche essere un buon affare. Se fosse trasferire le sue stanze in quelle di Paul per il suo ultimo periodo qui a Caladan prima di tornare a casa per organizzare i preparativi per il matrimonio, era eccessivo ma ancora glielo poteva concedere. Aveva chiesto un prezzo molto alto in fondo, per quanto lei stessa non volesse ammetterlo. Ma se intende per tutta la sua vita era troppo. Lei per quando crudele e fredda potesse essere aveva sempre mantenuto la parola data e per questo raramente faceva promesse soprattutto quando non voleva o non poteva mantenerle.
❝ Tutto ma non questo. ❞
❝ Prendere o lasciare, (nome). ❞
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+++Amicus Plato, sed magis amica veritas+++
Ed ecco la verità:
Semiti sono tutti quei popoli che condividono la discendenza etnica, linguistica e culturale.
Ebraismo, Cristianesimo e Islam sono anch'esse tutte religioni semitiche.
Dunque non cadete nell'errore dolosamente indotto dalla propaganda di confondere il semitismo col sionismo.
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La patente è arrivata in un momento in cui io consideravo morta e sepolta la possibilità di prendere una macchina, di guidare: sebbene avessi sognato più volte di guidare (ovviamente male, perché per me sono sempre esistiti solo freno e acceleratore e nello specifico solo acceleratore e forza frenante del motore, maldetta frizione!) non mi interessava più, anzi mi dicevo che sarebbe stato bello riuscire a spostarsi coi mezzi pubblici, treni autobus, camminare a piedi. Vivevo in un paese campano che rimarrà forse il mio unico rimpianto del sud italia perché era ben strutturato: a piedi raggiungevo e facevo tutto, avevo il centro storico, il centro commerciale, farmacie a volontà, dottoressa vicino casa, un sacco di supermercati, un partito comunista, manifestazioni in piazza: tutto raggiungibile a piedi. Rimpianto perché in quanto sud non puoi campare e la gente è molesta per natura e dunque sono dovuta scappare anche da lì. Della patente, insomma, a me non me ne fregava niente, non ci pensavo affatto. Mentalmente ero ancora abbastanza inguaiata, andava meglio ma non andava bene: ero tesa come una corda di violino, il mio corpo era un fascio di nervi e questo si ripercuoteva sulla guida: l'istruttrice fece una grandissima fatica, sudava appresso a me che ero grondante di sudore terrorizzato. Iniziare a guidare è stato un trauma: ero terrorizzata dal fatto che quell'abitacolo, quell'aggeggio enorme non solo era "comandato" da me, ma mi toglieva letteralmente il terreno sotto i piedi (a questo proposito aggiungo che io ho avuto problemi anche col tapis roulant perché appunto c'era questa passerella che si muoveva in maniera "autonoma" ed io avevo paura di non riuscire a controllarla. Cosa c'entra con la guida di un auto? Beh, è la stessa identica cosa dato che ho paura di perdere il controllo). Poi io ho bisogno di capire quello che sto facendo, devo farmi uno schema in testa, non riesco a buttarmi e capire dopo, io devo sapere prima. Beh, io non riuscivo a capire cosa stavo facendo e dunque non riuscivo a rilassarmi. Comunque, alla fine sono riuscita a prendere questa benedetta patente. L'ho presa per grazia divina perché appunto l'esame fu terribile ed infatti io non ero nemmeno felice di quella patente perché non era "meritata", cioè io non riuscivo ancora a guidare, ero insicurissima ed immaginavo violentemente ancora un incidente ad ogni minimo incrocio (non riuscivo nemmeno a stare dritta nella mia carreggiata). Infatti presa la patente non ho più guidato.
La macchina invece è arrivata in un momento in cui non doveva arrivare e cioè circa un mese fa: senza lavoro, a soldi prestati (come d'altronde anche la patente), lontana da tutti, in un posto che nemmeno conosco perché chi cazzo c'è mai stata in provincia di bergamo. Sapevo che mi sarei dovuta prendere una macchina prima o poi, perché qua è tutto scomodo come in sicilia, ma avevo progettato di acquistarla in un altro momento. Reiniziare a guidare è stato semplice e soprattutto divertente: è cambiata la testa, le medicine sono servite a qualcosa. Ho fatto qualche guida assieme ad una istruttrice della zona e mi sono divertita un sacco, la sua guida è stata preziosa e lei una persona veramente gentile (oltre che strana, come tutte le persone della zona: io a tutta questa educazione non ci sono abituata e soprattutto non sono abituata a chi dice "Un quarto alle 9") ed esaltata, ovviamente pure lei di discendenza siciliana ma ormai lo so che la sicilia me la ritroverò ovunque: d'altronde i pomodori che ho comprato venivano proprio dalla città dove sono nata. Io adesso comunque guido: la macchina mi odia perché la faccio singhiozzare sempre e perché non cambio adeguatamente le marce, per non parlare di tutte le volte che la faccio spegnere o che resto appesa in una salita perché non so bilanciare bene frizione e acceleratore; la frizione mi deride perché sa che ho un odio e una repulsione spontanei nei suoi confronti; la gente quando mi guida dietro si mette a ridere quando proprio non mi bestemmia ma qua nessuno mi ha mai suonato, al massimo mi sorpassano. A volte penso che guidare è una gran bella cosa, che spero di avere i soldi prima o poi per farmi un bel pieno, pagarmi i pedaggi e andare che ne so a milano o robe simili. Penso che dovrei approfittarne del fatto di potermi spostare tranquillamente, per poter andare in posti dove ho sempre voluto andare, mi dico: wow, ma qua ho tutto così vicino! Persino voi tumbleri siete così vicini, se ci penso! A tutta questa libertà di movimento è difficile abituarsi, per una che ha sempre vissuto entro i confini di un'isola e della miseria. Certo, se arrivasse un lavoro sarebbe pure cosa gradita (mi correggo: se arrivasse un'entrata mensile, che poi si debba passare per il lavoro è solo una triste parentesi disumanizzante) ma poi penso che male che vada ho un tetto sotto il quale poter dormire: la mia auto.
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So di essere, ahimè, molto rigida sia nei miei confronti, sia nei confronti delle altre persone (sarà la mia discendenza germanica?), ma alcune volte mi chiedo se la mia rigidità sia giusta o meno. Oggi il mio collega mi ha scritto "vieni a farti un giro?" e io "ok, mi vesto e arrivo". Insomma vado e lui è stato tutto il tempo al telefono: quando ci siamo incontrati era al telefono e ok, non ho disturbato, poi ha chiamato qualcun altro e ok va bene anche lì, magari era urgente che ne potevo sapere. Poi ci siamo seduti a prendere qualcosa e ogni volta che io parlavo, gli raccontavo qualcosa o gli rispondevo si metteva a mandare messaggi o guardare le storie di altri. Addirittura aveva il telefono "in piedi" appoggiato al portatovaglioli per stare più comodo. Alla fine gli ho chiesto di andarcene, così almeno poteva stare al telefono in pace.
Ora, io ripeto, so di essere una persona rigida, ma non ci posso fare niente: a me dà fastidio se qualcuno di fronte a me sta sempre al telefono (o a guardare l'orologio). Apprezzo molto quando mi viene detto "scusami devo rispondere un attimo a un messaggio" ma quando mettono addirittura il telefono sul portatovaglioli, così da stare più comodi, inizio a considerarla una mancanza di rispetto. Che cavolo, me l'hai chiesto tu di uscire e di vederci, se fossi rimasta a casa non mi sarebbe cambiato niente, anzi forse sarei stata meglio.
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θυμός
Il thymos è legato nella sua ascendenza a qualcosa che brucia e produce fumo, nella sua discendenza all'emozione e agli stati psichici. Se lo applichiamo all'uomo, possiamo definirlo in modo approssimativo come "la parte calda dell'animo umano", o, meglio "anima emozionale".
In particolare, nell'lliade e nell'Odissea il θυμός è quella parte dell'interiorità che gioisce quando qualcosa piace: Ἀγαμέμνωνι ἤνδανη θυμῷ, (Agamemnoni ēndanë thumō) "ad Agamennone piacque nell'animo" (Iliade 1, 24-25); o che si infuria quando si subisce un'offesa. L'uomo omerico, come tradizionalmente inteso da importanti grecisti del Novecento, non ha percezione di sé come di un tutto organico, intero. Egli si sente piuttosto come un insieme di parti fisiche e facoltà psichiche separate, non del tutto integrate l'una con l'altra. Fra queste, il θυμός è la sede delle emozioni, in particolare della gioia. È l'anima emozionale che fuma e arde e brucia. È una sorta di organo del sentimento, risiede del petto, seppur tuttavia non è allineato con un io unitario, concetto che non è ancora presente nella mente greca. Spesso vediamo che il guerriero omerico vi dialoga, il θυμός gli indica quando mangiare, bere, uccidere un nemico, dà consigli sulle azioni da compiere e le parole da pronunciare.
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In antropologia non esistono i "SEMITI". Questi vengono chiamati "afro-asiatici", ma evidentemente gli ebrei sono gli unici al mondo ai quali è concesso attribuirsi una discendenza mitica, giacché Sem è discendente di Noè, come lo sono Jafet e Cam.
quelli che rubano anche la discendenza...:-)
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Mamma mia certi commenti su ig... Post sui prezzi esagerati dei treni, uno che commenta "basta scegliere l'università della propria regione, meridionali frignoni" poi dici che non bisogna porre fine alla discendenza di alcune persone
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"Per nascere abbiamo bisogno di :
2 Genitori
4 nonni
8 bisnonni
16 Trisinonni
32 Tetranonni
64 pentanonni
128 esanonni
256 Eptanonni
512 Ottanonni
1024 Annonni
2048 Decanonni
Solo il totale delle ultime 11 generazioni, ci sono voluti 4.094 ANTENATI, tutto questo in circa 300 anni prima che io o te nascessimo!
Fermati un attimo e pensa...
- Da dove vengono?
- Quanti combattimenti hanno combattuto?
- Quanta fame hanno passato?
- Quante guerre hanno vissuto?
Quante vicissitudini hanno vissuto i nostri antenati?
D'altra parte, quanto amore, forza, gioia e stimoli ci hanno lasciato in eredità?
Quanto della loro forza per sopravvivere, ognuno di loro ha lasciato dentro di noi qualcosa di loro …
Esistiamo solo grazie a tutto quello che ognuno di loro ha passato, ha vissuto."
Benedetti siano i nostri antenati ❤️
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L’uomo ha bisogno di una casa che sia sua, di una piazza dove possa vedere se stesso nei volti degli altri. L’uomo ha bisogno di un’ancora che lo protegga dal vortice entropico della Creazione.Non di vedere i propri paesi perdere la fisionomia che avevano sempre avuta, di sentire lingue sconosciute ad ogni angolo di strada.Di essere stato strappato al luogo natìo, ai propri ricordi, alla propria storia e civilta': non si puo' uccidere il bambino che è dentro l’uomo, e pensare che l’uomo si distenda pacifico nella tomba che i politici hanno preparato per lui per far posto ad altri sconosciuti, violenti e invasori e che si sotterri felice lui e la sua discendenza con tutti i suoi predecessori.
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Trappéto: frantoio
Stamattina mi sono svegliato con la curiosità di sapere da dove venisse la parola "trappito", con "tr" pronunciato alla siciliana, che in cosentino vuol dire frantoio. Dopo aver ipotizzato una derivazione francese ("frapper", colpire, da cui "force de frappe", forza d'urto, il programma di dissuasione nucleare della repubblica francese) abbiamo trovato sulla Treccani che il termine è testimoniato in letteratura e ha una discendenza greca.
trappéto (o trapéto) s. m. [lat. trapētum o trapētus, gr. *τραπητόν, der. di τραπέω «pigiare l’uva»], centro-merid. – Frantoio, torchio per le olive: il padrone di casa mi aveva avvertito che sarei stato spesso disturbato dal rumore del t.: il frantoio che era sotto alle mie stanze (C. Levi).
Talete si servì dei trappeti per dare una lezione di capitalismo ai denigratori dei filosofi, che si pensava incapaci di far soldi per via della loro troppo astratta sapienza.
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Between These Sacred Lines
Between These Sacred Lines https://ift.tt/0bZEXOi by Rose_tortora16 (TRADUZIONE ESEGUITA DU CONSENSO DELL’AUTRICE) Come punizione per i ripetuti fallimenti dei Malfoy, Voldemort decide di porre fine alla sacra discendenza della famiglia Malfoy costringendo Draco a sposarsi con una certa mezzosangue che dovrà generare il prossimo erede Malfoy. La meravigliosa @_selenav__ ha collaborato con l'autrice per fornire il bellissimo lavoro artistico per questa fic. Words: 964, Chapters: 1/33, Language: Italiano Fandoms: Harry Potter - J. K. Rowling Rating: Explicit Warnings: Creator Chose Not To Use Archive Warnings Categories: F/M Characters: Hermione Granger, Draco Malfoy, Theodore Nott, House-Elves (Harry Potter), Various Character(s), Barry the pillow Relationships: Hermione Granger/Draco Malfoy Additional Tags: Unreliable Narrator, Forced Marriage, Forced Proximity, Dubious Consent, Death Eater Draco Malfoy, Death Eaters, Alternate Universe - Canon Divergence, There Was Only One Bed, Idiots, Idiots in denial, Hermione wants to free the elves, Hermione gets startled a lot, Enemies to Lovers, Self-Indulgent, Don't take this story too seriously, We Are Here For A Good Time, sure the Manor has many rooms and many beds but it's more fun to pretend there is only one bed, Sexual Content, Angry Sex, Draco Malfoy Needs a Hug, Hermione likes books about Greek Mythology, toxic behaviour, conflicted feelings, are they toxic or just confused, is it hatred or lust?, I don't know but let's find out together, dramione - Freeform, how do i tag consent in a forced marriage?, human on plant violence, Greek Mythology - Freeform, floral symbolism, Draco Malfoy Speaks French, Emotional Slow Burn via AO3 works tagged 'Hermione Granger/Draco Malfoy' https://ift.tt/FQra8pJ November 18, 2024 at 12:07PM
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“ «Ben altro è il cantare la Luna, che il mettervi il piede sopra come si è fatto il 20 luglio del 1969» scriveva un illustre fisico, Giorgio Salvini, inteso a mostrare la supremazia del fare e della tecnica sul sognare della poesia. Gli rispondeva un poeta, Giorgio Caproni: «altro è il cantare Laura, regalandoci per tutto frutto il Canzoniere, e ben altro è l’essere riusciti a conquistarla e ad andarci a letto»*, e sottolineava come i tecnici abbiano spesso una concezione distorta della poesia. Come se il poeta fosse il distratto perdigiorno che di notte canta la luna e le stelle... Ma anche se cosí fosse, che male c’è? Anzi, non c’è che bene, perché occorre con Caproni continuare a chiederci se conta di piú la luna sulla quale l’uomo ha messo piede con una navicella metallica, o conta la luna nella mente e nel cuore dell’uomo. Osservava George Steiner (seppur con qualche punta di estremismo) che [...] pur possedendo un fascino inesauribile e una bellezza frequente, soltanto di rado le scienze naturali e matematiche hanno un interesse definitivo. Esse cioè hanno aggiunto poco alla nostra conoscenza o al dominio delle possibilità umane; c’è maggior penetrazione del problema dell’uomo (e lo si può dimostrare) in Omero, in Shakespeare o in Dostoevskij, che in tutta quanta la neurologia o la statistica. Nessuna scoperta della genetica eguaglia o supera ciò che Proust sapeva del fascino o del fardello della discendenza; ogni volta che Otello ci ricorda la ruggine di rugiada sullo stelo lucente abbiamo un’esperienza maggiore della realtà sensuale e transeunte in cui deve trascorrere la nostra vita di quella che la fisica ha il compito o l’ambizione di comunicare. Nessuna sociometria dei moventi o delle tattiche politiche è piú importante di Stendhal**. “
* G. CAPRONI, Poesia e scienza: si può ancora cantare la Luna, in «Tuttolibri», 6 giugno 1987.
**G. STEINER, Linguaggio e silenzio. Saggi sul linguaggio, la letteratura e l’inumano [1958], Garzanti, Milano 2001, pp. 18-19.
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Gian Luigi Beccaria, In contrattempo. Un elogio della lentezza, Einaudi (collana Vele), 2022. [Libro elettronico]
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DENNY: A NEEDLE IN THE HAYSTACK OF HUMAN EVOLUTION.
DENNY: UNA AGUJA EN EL PAJAR DE LA EVOLUCIÓN HUMANA.
DENNY: UN AGO NEL PAGLIAIO DELL'EVOLUZIONE UMANA.
(English / Español / Italiano)
The Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology did it again by publishing in Nature a couple of years ago the discovery of the first direct offspring of two different human species.
"Denny" (Denisova 11 for Science) was a teenage girl who lived 50,000 years ago in the Denisova cave (Altai) and left us at the age of 13.
His mother was a Neanderthal female and his father was a Denisovan. That makes Denny the first first-generation hybrid human found so far.
We know that Denisovans and Sapiens hybridised somewhere and sometime (very little is known about the mysterious Denisovans compared to other human species) because they left part of their genetic legacy in today's original human communities in Australia and Oceania.
We also know that Neanderthals and Sapiens hybridised and the proof is in our genetic map.
But in Denny's case, it is the first time that a direct (first generation) descendant of two different human species has been found.
What secrets did he keep?
We will be telling you about them as we get to know them. But for the time being, as expected, Denny was not alone 😉
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El Instituto Max Planck de Antropología Evolutiva volvió a hacerlo publicando en Nature hace un par de años el descubrimiento de la primera hija directa de dos especies humanas distintas.
"Denny" (Denisova 11 para la Ciencia) era una adolescente que vivió hace 50.000 años en la cueva de Denisova (Altai) y nos dejó a la edad de 13 años.
Su mamá era una mujer neandertal y su papá era denisovano. Eso convierte a Denny en el primer humano híbrido de primera generación encontrado hasta el momento.
Sabemos que denisovanos y sapiens hibridaron en algún momento y en algún lugar (es muy poco lo que se conoce sobre los misteriosos denisovanos comparándolo con otras especies humanas) porque dejaron parte de su legado genético en las comunidades originarias humanas actuales de Australia y Oceanía.
Sabemos también que neandertales y sapiens hibridaron y la prueba está en nuestro mapa genético.
Pero en el caso de Denny es la primera vez que se encuentra a una descendiente directa (de primera generación) de dos especies humanas diferentes.
¿Qué secretos tenía guardados?
Os los vamos a ir contando conforme los vayamos conociendo. Pero de momento os adelantamos que, como era de esperar, Denny no estaba sola 😉
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L'Istituto Max Planck per l'antropologia evolutiva lo ha fatto di nuovo, pubblicando su Nature un paio di anni fa la scoperta della prima discendenza diretta di due specie umane diverse.
"Denny" (Denisova 11 per la scienza) era un 'adolescente vissuta 50.000 anni fa nella grotta di Denisova (Altai) e ci ha lasciato all'età di 13 anni.
Sua madre era una femmina di Neanderthal e suo padre un Denisovano. Questo fa di Denny il primo ibrido umano di prima generazione finora trovato.
Sappiamo che i Denisovani e i Sapiens si sono ibridati da qualche parte e in qualche momento (si sa molto poco dei misteriosi Denisovani rispetto alle altre specie umane) perché hanno lasciato parte della loro eredità genetica nelle attuali comunità umane originarie in Australia e Oceania.
Sappiamo anche che Neanderthal e Sapiens si sono ibridati e la prova è nella nostra mappa genetica.
Ma nel caso di Denny, è la prima volta che viene trovato un discendente diretto (di prima generazione) di due specie umane diverse.
Quali segreti ha mantenuto?
Vi parleremo di loro man mano che li conosceremo. Ma per il momento, come previsto, Denny non era sola 😉
Source: ArqueoEduca
#palaeolithic#paleolitico#denisova#neanderthal#homo sapiens#denisovani#denisovans#evolutionary anthropology#antropologia evolutiva#Max Planck Institute
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Comunque..
Oltre alle inculate da parti dei giapponesi, volevo dire che ultimamente mi sto scassando di video di persone che sono figlie di europei o americani MA sono nate e cresciute in Giappone.
E quindi loro vivono esattamente tutte le esperienze di merda che vivi tu da straniero però con l'aggravante che loro alla domanda da dove vieni? Rispondono chessò Ibaraki e gli si ride in faccia solo perché hanno gli occhi azzurri e i capelli biondi. Allo stesso tempo quando aprono la bocca tu li vedi proprio che hanno il cervello giapponese solo un poco più aperto a causa delle esperienze strane avute.
Mentre altre dopo un poco hanno avuto i genitori che li hanno salvati e gli hanno fatto fare gli ultimi anni di scuola in America e quindi hanno un cervello più funzionante con opinioni un poco più consistenti.
Però questa cosa mi ha fatto realizzare la stessa cosa che ho realizzato quando ho lavorato a Rovigo con gli americani che volevano la cittadinanza italiana per discendenza: che la gente si sposta a livelli che uno non si immaginerebbe mai. E così mentre uno nasce vive e muore con una generazione intera vissuta nello stesso paesello del cazzo o massimo nel paesello a fianco perché di può no oh cioè siamo pazzi (tipo io), ci sono persone da centinaia di anni che si accoppiano alla cazzo di cane tipo svedese e giapponese che vanno a vivere a Budapest oppure ghanese-americano e australiana che si incontrano in Giappone e fanno vita e figli lì oppure ho visto il video della storia di missionari inglesi che da 3 generazioni (!!!) vivono in Hokkaido con sto tipo che ha pure i nonni in Giappone ma inglesi.
Cioè se la gente pensasse a ste cose veramente le guerre e i passaporti non esisterebbero più e sarebbe pure ora...
però vabbè io vivo nel 4043...
e chissà se ci arriviamo.
#cioè nel senso chissà se per il 4043 ci arriveremo a non avere i passaporti#+ chissà se ci arriviamo come specie proprio#pensieri notturni#lasciamo stare poi il discorso linguistico perchè sennò mi metto a piangere#pensieri
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