#Io Non MI Rifiuto
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I'm gonna fucking murder that man
#che cazzo significa class cancelled#io sono qui#dopo un'ora di viaggio inutile devo tornare a casa#ma tu non stai bene#ma io mi rifiuto
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serena bortone ci informa che josè alberto sebastiani vuole fare il portiere
#sto vedendo a spezzoni questa intervista di giovanna perché non può diventarmi simpatica io mi rifiuto#handanovic ti devi spaventare sta arrivando josé
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ovviamente quando la monza curse deve abbattersi su quel team di merda si rifiuta ma porca di quella madonna
#io mi rifiuto#l’odio profondo che provo per la redbull in questo momento non è nemmeno spiegabile a parole
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L ultima lettera di David Bowie
Morirò... So che mancano pochi mesi alla fine della mia esperienza terrena...
Cosa faccio? Mi dispero, mi deprimo, rifiuto l'idea della morte e fingo che la malattia non esista?
Oppure decido di sconfiggere la morte... Lo decido con l'anima, perché solo l'anima e il cuore mi danno l'ispirazione per comporre musica, come ho fatto per 50 anni...
Conto le ore che mi restano e, come mi dicono i medici, posso prevedere, con un certo margine, la data della mia morte. Il lancio del mio ultimo lavoro è fissato per l'8 gennaio 2016, il giorno del mio 69° compleanno.
Lavoro giorno e notte, ho il tempo di comporre, perfezionare, interpretare, registrare in studio e fare video... Lo faccio il più rapidamente possibile, perché non voglio che la mia faccia mostri il segno della morte che, beffarda, sta falciando il mio corpo senza che io possa difendermi...
Ma ti sfido, morte... Al diavolo, se non ti sfido!
Ho sfidato e vinto il mondo dei fan negli anni '70 con l'orgoglio dell'ambiguità... Ho amato uomini e donne, sono stato un uomo, una donna, un alieno e infine un corpo celeste.
Cosa puoi fare tu, morte, contro la mia eternità, il mio genio, la mia follia, la mia creatività, la mia musica che vivrà per sempre?
Sono Lazzaro, strappato dalle cicatrici. Morirò nel corpo, ma vivrò per sempre attraverso la mia musica.
Ho vissuto abbastanza per ricevere gli auguri di buon compleanno. Pensavo di non farcela a vedere il mio album pubblicato... Ho sopravvissuto all'8 gennaio... E tu, mio caro assassino, hai perso!
Pensa solo che, se non avessi bussato alla mia porta, avrei realizzato 24 lavori, sarei riuscito a vivere fino a 100 anni, e invece, grazie a te, ne ho 25!
Sai... Sarò libero come un uccello.
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Mi rifiuto
Adesso non si dice più riepilogo. Si dice recap. Anzi, lo dicono. Perché io mi rifiuto.
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Oggi guazzetto di perbenismo con spolverata di finta umanità.
Prendo come esempio un post su FB e una risposta che ho ricevuto al mio commento (che essendo evolutivo è stato visto come privo di "immedesimazione").
Non condivido per polemizzare, non mi interessa perculare nessuno, io voglio porre in analisi il pozzo di immaturità senza fondo in cui moltissimi figli sono costretti a crescere.
Questo il post originario:
Questo il commento sotto una mia risposta, che taccia me di insensibilità e chiede maggiore acutezza sul problema:
Io vorrei che si capisse almeno un po' perché questo tipo di partecipazione è pericolosa, soprattutto perché non si rende conto di quanto lo è.
Elenco tre punti a proposito del mondo marcio emotivo in cui la massa ristagna; che è lo stesso putridume in cui nuotano allegramente le distorsioni dell’empatia, della comprensione e della compassione (l'immedesimazione di inizio).
Questa madre secondo il sensibile di turno va consolata. Forse secondo un ragionamento contorto, può così trarre più forza per continuare ella stessa a consolare il figlio. Tornerà a scuola in una classe di stronzi ma…è consolato.
In questo schema l’esempio che il genitore mette in atto è quello della colpa, che verrà assorbito e imparato dal figlio, come risposta emotiva alla non accettazione, alla critica, all’irresponsabilità altrui.
Incapace di creare soluzioni (perché bisogna compatirla) non ne darà nemmeno al figlio. Le uniche risorse di gioia sono i soldi e in carenza di quelli non ci sono altri rimedi. Questo schema si attiverà nel figlio come risposta mentale a problematiche simili.
Stato di fatto: no money no party. Sono un fallito, nessuno mi vuole, non ho gli stessi strumenti di tutti gli altri, vivo come un emarginato e me ne vergogno, in più a casa è inutile chiedere soluzioni perché non sono in grado di darmene.
Piccola parentesi: soltanto io ricordo l’enorme percentuale di persone che si sentiva “esclusa” da quegli idioti che non li facevano entrare nei bar? Soltanto io vedo e vedevo “adulti" che si comportano come 11enni? Cambiano le dinamiche non le risposte al problema.
Però attenzione, secondo il commentatore di questo post d'esempio la madre che subisce le colpe della sua educazione (che non ha risolto), non va rattristata, e nel vanto dell’inettitudine sacrosanta dei distorti insieme al buonismo e tutte le sue scusanti, il problema prima di tutto sta sempre da qualche parte fuori.
La responsabilità agli altri: insegnate ai vostri figli… (si fotta cosa sta insegnando lei col suo comportamento...).
La colpa ai cellulari: causano bullismo!
Che questi adulti si comportano come bambini, che vivono il rifiuto come alle elementari, che è addirittura scorretto scuoterli davanti a certe cose…Eh no, compatisci e non svegliare il sonno! Chissenefrega se un bambino viene su con questi esempi di merda.
Poi mi raccomando, attivarsi nei convegni in cui si dice ai piccoli cosa devono fare (a parole) …quello subito!
#zombie#società#società malata#svegliatevi#aprite gli occhi#sistema#verità#schiavi#bambini#figli#genitori#esempi di merda#responsabilità#incoscienza#relazioni#consapevolezza#discernimentoinetti#rincoglioniti#lavoro su di sè#immaturità#emozioni#distorsioni#disfunzioni#empatia#mondo marcio#scuse#adulti#vittime
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CLASSIFICAZIONE DEI SEDUTTORI SOCIAL:
😂😂😂😂😂😂😂
1) L'ANALFABETA: "o visto le tue foto mi ai piaciuto molto".
2) IL BUZZURRO: "incontriamoci e poi vedi che ti faccio".
3) LO SBRIGATIVO: "dammi il tuo cell che ti chiamo".
4) LO PSICOLOGO: "In questo tuo rifiuto di incontrarmi leggo una tua inibizione sessuale. Devi avere ricevuto una educazione molto rigida che ti condiziona ancora oggi".
5 ) IL FILOSOFO: "La vita è breve. Godiamocela. Ricordi il carpe diem di Orazio? Viviamoci quest'attimo".
6) L'INTELLETTUALE: "Scrivi benissimo. Potrei farti scrivere su qualche giornale per cui scrivo io, ma prima sarebbe meglio incontrarci e parlarne a voce".
7) IL POLITICO: "Le compagne come te mi eccitano".
8 ) IL RINCO@LIONITO: "Sono vedovo da anni, ma sessualmente molto attivo. Ho 79 anni, ma a letto sono un vulcano. Se ci incontriamo te ne renderai conto".
9) LO SFIGATO: "ho 55 anni vivo solo con mia madre anziana ho bisogno di una donna vuoi venire a vivere con me? ".
10) L'IRASCIBILE: "Ma chi ti credi di essere? E chi sei ? Lady Diana? ".
11) IL TECNOLOGICO: "ai wuozzap? ai skaip? ai la veb cam?".
12 ) IL CRIPTICO: "ke fai? cm va? tt bn? 6 bona".
13 ) LO SDOLCINATO: "tu sei la gomma, io la matita, non cancellarmi dalla tua vita".
14 ) IL BASTAR@O BUGIARDO SPUDORATO: "Sono sposato, ho due figli, ma sto separandomi. Ti seguo da sempre. Posso dirti, senza timore di essere frettoloso, che ti amo. Non voglio perderti. Dammi una chance".
15) IL MILITARE (statunitense o inglese): "Vista tua foto tu molto bella io vedovo figlia morta in incidente io solo, honey voglio una vita con te con la benedizione di Dio".
Straordinari!
(P.S.: manca il dentista americano con studio a Miami)🤣🤣🤣🤣🤣🤣
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La scorsa settimana a. (praticamente unica persona amica(?) che vedo, molto raramente per motivi ovvi ai lettori più fedeli) mi chiede se ho voglia di uscire. Nope, soprattutto non con te e soprattutto in questo momento. Declino cortesemente l'invito, sentendomi comunque in colpa: mi lamento della mia solitudine e mi rifiuto di uscire quando mi viene chiesto, è comunque un gesto che trovo sempre bello e io ci sputo sopra.
Bene. Ieri, dopo circa una settimana dalla proposta e non un messaggio in più è stato scritto, dal nulla la domanda: "ma sai che io e x una decina di giorni fa abbiamo litigato di brutto?"
1 Al di là del fatto che, come le ho poi scritto, come potrei saperlo? Se non sei tu a dirmelo chi viene a farlo? Una fatina dei boschi? Lo sogno? Me lo devo immaginare dalle sensazioni nell'aria?
2 Aaaaaah! Ecco che i sensi di colpa di aver rifiutato l'uscita scompaiono improvvisamente dal momento che l'uscita era pensata per far sì che tu potessi prendere cinque ore della mia vita per vomitarmi addosso tutti i tuoi problemi.
3 Che bello aver maturato una naturale diffidenza e timore quando mi viene chiesto di uscire per paura proprio di questo tipo di trappola, bellissimo
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Ok listen the point is. I've taken drama classes for 6 years. I know we have to move a whole fucking lot and guess what? A little scene is the reason why my hip is so bad I can't walk normally anymore.
But acrobatic? ACROBATIC?
#COME ON#ai miei tempi manco la dizione#sì vabbè non era un corso serio non era manco in regola era tutto in nero lasciamo stare#però#fidati che non mi metterò mai a fare il cirque du soleil in scena guarda mi rifiuto io
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Una forza e una generosità straordinarie sono il dono di ogni madre, e sono la base di quell’amore incondizionato che solo una madre sa offrire e che tutti dovremmo avere la possibilità di assaporare. Un vecchio proverbio napoletano recita: «Chi tene ‘a mamma, nun chiagne» (chi ha la mamma, non piange), ed è vero. Le madri sono scudo pronto a difenderci da ogni dolore, a volte persino esagerando.
La verità è che l’amore può tutto, che un sorriso, uno sguardo sincero, una carezza sono sorsi di eternità, che nel dolore la fiducia nel domani può soltanto diventare più grande.
Una terribile battaglia da combattere “un lungo addio”.. “un addio rubato..un addio mancato.. un addio finto”.
Perché tra di noi, mamma, non può esserci addio.
La mia persona più amata si dissolve lentamente in piccoli pezzi, ed è impossibile andare a ripescare quale sia stata l’ultima conversazione. Struggente ed emozionante, «il segreto della vita».
Tutto ruota intorno ai ricordi e alla memoria, al loro disperdersi e riemergere continuo e imprevedibile, trasportando tutti in una sorta di infinito presente. Una storia di cui non conosco né l’inizio né la fine, ma di cui ho vissuto e vivo intensamente ogni giorno con dolore, paura, rabbia, fatica, solitudine, curiosità, ostinazione. Facile perdersi in questo guazzabuglio di emozioni. Non so dire con precisione quando quel processo abbia avuto inizio. Sono stata incapace di cogliere i primi segnali quotidiani. E mi sono trovata direttamente a decidere quanti scatoloni avrebbero occupato i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, riempiendoli ad una velocità molto superiore a quella delle mie emozioni, che mi soffocavano la gola. “Questo è il momento più difficile”, mi racconto ma intanto sto tatuando il mio cuore. In maniera indelebile.
Figlia unica di un genitore non autosufficiente, come la definisce la USL.
Il muro che ho dovuto attraversare per trovare il mio binario è fatto di rifiuto, disoriento.
Dovevo combattere con i fantasmi del mio passato, guardare negli occhi una persone che non mi riconosceva piu e specchiarmi nelle sue paure. Una micidiale danza di emozioni contrastanti: l’eterno presente senza ieri e senza domani il passato remoto improvvisamente prende vita catapultandoti in una dimensione surreale e spiazzante. Mi trito il cuore cercando di cogliere un’espressione diversa sul volto, un lampo negli occhi, un gesto, ma lei ė in un'altra dimensione e questo fa male. Come tenere tutto dentro.
Ecco come vedo, assisto e vivo questo lento perdersi. Un lento svanire. Spegnersi poco a poco, spettatore di questa surreale esibizione della vita. Dove il regista è il tempo e la trama è composta dalla memoria, dai ricordi, che a tratti riemergono da quel luogo fuori dallo spazio e dal tempo. Sono sempre lì. Sono sempre loro. Solo nascosti in qualche angolino. Basta aspettare il momento giusto... ed eccoli.
Un viaggio nei legami affettivi più forti, nelle nostre paure e nei nostri bisogni di amare, alla ricerca della felicità anche nelle situazioni apparentemente più avverse.
A 52 anni proprio non me lo aspettavo. Di figli ne avevo già uno, ormai grande, proiettato verso un futuro luminoso insieme alla famiglia che si era creato.
Ed io, invece, ecco che mi ritrovo, inaspettatamente, a dover fare i conti con la dolorosa esperienza di diventare “madre di mia madre", nel suo lento declino fisico e mentale.
Eppure il suo sguardo, di tanto in tanto, torna per un fugace momento (tanto fugace che, a volte mi chiedo se sia veramente successo) a fissarsi su di me, limpido e cosciente. Come se davvero fosse tornata a vederMi...tornata ad essere mia madre. Quella che si preoccupava per me. E si prendeva cura di me, sempre con un sorriso sulle labbra. Non so bene come spiegarmi. C’è da non trovare le parole quando hai a che fare con una persona che se ne sta andando lontano, sempre più, suo malgrado. C’è da augurarselo di non trovarle, mettere in fila i pensieri richiederebbe di voler vedere quello che si ha davanti e io non voglio.
“Mamma, sono io, sono Francesca”. Te lo ricordo, te lo ripeto, non perderlo il mio nome. Non lasciarmi andare. Nei tuoi pensieri troncati, assillanti, confusi non sei persa, perché non si può affogare in una pozzanghera, e non sei rinchiusa finché fai di tutto per stare a galla. Attaccati a me, aggrappati all'amo, salda più che puoi, con le mani e con lo sguardo, che ti tiro verso di me, non smettere di respirare.
Quanto fa male trasformarsi. ���Sono io, mamma, sono Francesca”. “Lo so,” mi rispondi. Sei arrabbiata. In te c’è ancora forza...non molli, non cedi, ti ribelli. Mi prenderesti a schiaffi. Ti vedo, seduta sul divano. Ti stringi, ti rimpicciolisci, scompari, eppure io ti trovo sempre. So dove cercarti. So dove trovarmi. Anche se potremmo essere il gioco dei contrari io e te. Tu, che sei tanto diversa da me eppure ti assomiglio. Ho paura..e nello stesso tempo ho Il bisogno di non far vedere agli altri che sto male.
Ho tanti sensi di colpa: sono una mamma, come te. Quanta malinconia c’è, quanto mi ricordo di te..ricordi che si diluiscono. All’inizio mi concentro sul come fare per catturarti e quando ti ho catturata penso a come trattenerti; quando sto per perderti cerco di invogliarti a restare con un nuovo stratagemma; quando ti ho persa iniziano i propositi per fare meglio la volta dopo. Ricomincio, riprovo, non mollo mai. I tentativi si susseguono senza sosta. Non c’è fine, non c’è pausa. Ci pensi anche quando non lo fai. Ci deve essere da qualche parte una linea di confine che, se oltrepassata, è un cambio perenne di stato. E ci pensi mentre fai la spesa o sei in fila dal dottore, mentre parli al telefono con un’amica e perfino mentre ti fai la doccia. Quando sei sotto il getto dell’acqua tiepida piangi per il fallimento: non importa quanto poco ti consoli l’esserci per accudirla. L’acqua si miscela alle lacrime nel gorgo dello scarico e dovrebbe andare giù, lasciarti, non tornare, giusto? No, non va giù. La lacrima stagna, imputridisce. Si deposita. È l’acqua delle pozzanghere. Non conosce colore, non conosce fine. Non riflette tutto il cielo, non è nemmeno una finestra. Non bisogna scoraggiarsi.. ma mi mancano le forze o forse il coraggio. A volte ricordo i tempi piu felici che sono anche i più taglienti.“Eccomi! Ciao, come stai oggi? Hai visto che è arrivata l'estate???....
Guardami,
"sono Francesca, mamma
Mamma❤”.
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A volte penso di essere strana, non sono attratta dalle cose che interessano gli altri, noto sempre particolari che le altre persone ignorano, ho delle fisse, ostinatamente cerco di non farmi ingabbiare dai pregiudizi, mi rifiuto di giudicare gli altri solo perché sono diversi da me. Mi ritrovo spesso a pensare di essere nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Sono ipersensibile, mi fa male essere etichettata per una scelta, per un gusto, per una assenza; non mi interessano le apparenze, di nessun tipo, amo la sostanza. Delle persone preferisco guardare il cuore, non il taglio dei capelli, non il vestito alla moda, non l’anello al dito. Non penso mai di essere io quella “giusta”, anzi tendo sempre a vedermi come un’isola, lontana dalle terre conosciute e sicure, persa in mezzo al mare. Un mare di incertezze, di pensieri, di domande per ora senza risposte certe. Ho come l’impressione, in alcuni momenti, di risultare incomprensibile ma con gli anni ho capito che non bisogna ostinarsi, ci si ritrova alla fine, si riconosce chi è simile, si seleziona in maniera naturale. Spesso mi sento al margine, giusto un metro fuori dal confine della “normalità”, mi sento un po’ sola alcune sere, mi sento infinitamente piccola. Piccolissima sì ma brillante, in mezzo ad un enorme nulla. Laura Messina ****************************** Sometimes I think I'm weird, I'm not attracted to things that interest other people, I always notice details that other people ignore, I have obsessions, I stubbornly try not to get caged by prejudices, I refuse to judge others just because they are different from me. I often find myself thinking I'm in the wrong place, at the wrong time. I'm hypersensitive, it hurts me to be labeled for a choice, for a taste, for an absence; I'm not interested in appearances, of any kind, I love substance. I prefer to look at people's hearts, not their haircut, not their fashionable dress, not the ring on their finger. I never think I'm the "right" one, in fact I always tend to see myself as an island, far from known and safe lands, lost in the middle of the sea. A sea of uncertainties, of thoughts, of questions for now without certain answers. I have the impression, at times, of being incomprehensible but over the years I have understood that you must not persist, you find yourself in the end, you recognize those who are similar, you select naturally. I often feel on the edge, just a meter outside the boundary of "normality", I feel a little lonely some evenings, I feel infinitely small. Very small yes but brilliant, in the middle of an enormous nothingness. Laura Messina
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Faccio sbagli...Succede quando ti uccidono ma non muori.
E ti uccidono le parole,
I gesti,
Il rifiuto,
L'abbandono.
Ma non muori. Ed io sbaglio, pecco. Perché la vita mi ha sempre tradito e adesso io tradisco lei.
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«Avrò avuto vent’anni, non ero nessuno e non avevo fatto ancora niente. Mi trovai in uno studio televisivo davanti a un dirigente loquace ed entusiasta: “Lei è fortunata. La vede quella scalinata? La scenderà ogni settimana con un abito meraviglioso e una benda sugli occhi. Nell’ultima puntata se la toglierà per annunciare i premi della Lotteria Italia”.
Lo guardai e poi dissi la mia: “Grazie, ma odio le scale, in giro ci sono almeno ottomila ragazze più belle di me e questa cosa può farla chiunque. Lei forse non lo sa, ma lo scoprirà: io sono bravissima”.
Mi sono impegnata perché come diceva mia madre: “Se le cose non le fai bene, poi devi rifarle due e tre volte”. Non mi piace perdere tempo. Se però una cosa non la sento, la rifiuto. Perché non ho mai creduto nel rimmel o nel mio personaggio, ma nell’idea, nella creatività e nel destino. Sono rimasta sempre me stessa e ho provato a non cambiare pelle.
Timida, che quando ricevo un premio o un riconoscimento smetto quasi di parlare e a disagio, un disagio profondo, quando intorno a me c’è troppa gente. Divento un’altra e alle grandi feste non vado mai. Non saprei cosa dire e cosa fare e cercherei subito un modo per fuggire. Se mi fossi specchiata nel successo sarei stata insopportabile. Ho cercato di evitarlo, per me e per le persone che avevo intorno, ma non ho faticato perché è la mia natura.
Oltre il balletto, le prove, le canzoni, il trucco, i concerti e tutto il resto, c’ero sempre io. Quella che dimessa e struccata va in vacanza a un’ora da Roma e d’inverno indossa il golf e la calzamaglia perché sente freddo. Amo il mio nido e le mie piccole certezze. La Carrà mi è simpatica, ma con Raffaella Pelloni ci vivo tutti i giorni. La vita è una partita a carte e a me piace avere il mazzo in mano. Io me la sono giocata. A volte ho pagato un prezzo e altre mi è andata bene, ma non posso dire di non essermi divertita».
Raffaella Carrà
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come dico spesso, parlando di me, "anche i cani rognosi prima o poi si accoppiano". È un'iperbole che potrebbe apparire fastidiosa se riferita a una persona ma mi aiuta a spiegare meglio la mia situazione. Ovviamente il cane rognoso sono io. Qualche storia l'ho avuta. Più le volte che sono stato respinto che altre. I no sono sempre stati "delicati" non li ho presi come un rifiuto. Non piaccio, va bene. Succede, è normale. Solo una volta il no è andato oltre. Con delle parole durissime che non mi sarei mai aspettato. Sapevo del suo carattere un po' spigoloso ma, testuali parole "non ho intenzione di stare con uno storpio" guardandomi dritto negli occhi... Beh, quella volta un pochino mi ha fatto male. Anche perché pensavo di essere un più forte.
La mia reazione: nessuna. A parte andare via. Nessuna.
(e scommetto che hai capito chi sono 🙂)
Ci sono parole che lasciano più cicatrici delle operazioni. Concentriamoci su quelle che invece fanno bene. Abbraccio? ;)
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Accostamenti impropri
Avevo percepito un certo fermento intorno a Jovanotti. Ma me n'erano sfuggite le caratteristiche essenziali. Poi ho indagato, sia pure superficialmente. A quanto pare, il Cherubini avrebbe affermato che Tony Effe e Mozart sarebbero colleghi. L'accostamento, perfino a un non esperto di musica quale io sono appare quanto meno improprio. E per due ragioni. Mozart non era un cantante, ma un compositore. Ed era un genio. Nemmeno Tony Effe è un cantante (per lo meno, io mi rifiuto di considerarlo tale). Ma non è un genio.
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Quando mi capita di fare domande che potrebbero essere interpretate come domande retoriche in senso polemico, normalmente premetto: "È una domanda vera, non sto facendo polemica".
Ecco, questa è una "domanda vera".
La storia di quel povero bracciante indiano massacrato da un macchinario e buttato in strada come un rifiuto perché "non in regola" penso sia tristemente nota a tutti. Stavo distrattamente ascoltando uno dei tanti dibattiti a colpi di retorica in televisione sull'avvenuto, dove c'era chi dava contro alla Bossi-Fini, chi agli imprenditori, chi al sistema giudiziario (sembra che il datore di lavoro di quel ragazzo fosse già indagato per caporalato da cinque anni) e una delle affermazioni dell' appartenente a un qualche sindacato, era che gli imprenditori dovrebbero richiedere al governo il numero di lavoratori stranieri di cui hanno bisogno in modo che il governo possa regolare i flussi migratori in base a queste richieste ed eventualmente formare i lavoratori prima di farli venire in Italia per portarli direttamente presso le aziende che li hanno richiesti. Che detto così sembra un metodo fantastico. E naturalmente (com' è giusto e sacrosanto che sia) tutta questa forza lavoro dovrebbe essere messa in regola, secondo norme e leggi dello Stato Italiano. Giustissimo. Al che il commento della presentatrice è stato "Sì, così un kg di pomodori li paghiamo 5€". Ecco. E non solo. Io immagino il commercio mafioso di "posti di lavoro" che fiorirebbe (Siamo in Italia!) se una tale normativa venisse realizzata.
Solo a me tutta questa sembra un' assurdità senza soluzione?
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