#Interno poesia
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genova: appuntamenti 2024 della rassegna ", poet.-"
cliccare per ingrandire , poet. – Simone Biundo, Ilaria Crotti, Paola Fossa, Valentina Mele, Sara Sorrentino Collettivo di poesia contemporanea Salita della Visitazione, 5 4a Genova
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#Antonio Syxty#Carlo Bordini#Collettivo di poesia contemporanea#Demetrio Marra#Francesca Santucci#Gian Luca Picconi#Il pensiero perverso#Ilaria Crotti#Interno poesia#Jack Spicer#La cornice e il testo#Manufatti poetici#Mondadori#non-assertività#Ottiero Ottieri#Paola Fossa#poet#Sara Sorrentino#Silvia Tripodi#Simone Biundo#Tic#Tic Edizioni#Un vuoto d&039;aria#Valentina Mele#Zacinto edizioni
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Meno, molto meno poesia di Moniza Alvi: il dolce canto del commiato
-“Il traduttore scioglie i nodi coi denti. Tradurre è intrecciare fili seguendo nuovi patterns, è giocare con i fili mettendosi in gioco.” ‒ Nasi 18 Moniza Alvi – poetry – Photo from Ilkley Literature Festival “Meno, molto meno” della poetessa inglese Moniza Alvi, qui proposta in esclusiva per gentile concessione dell’autrice nella traduzione inedita del poeta friulano Federico Ielusich, è stata…
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aplacar a sede de espaço
a sede da voz, do apreço;
que sonho utópico!
aonde me encontro em meio aos encontros?
estou na mesma dimensão?
somos fruto do mesmo pé,
ou mais agregados por acaso e ocasião?
me pego visualizando cenários,
hipóteses,
rotas,
em silêncio.
as cortinas se abrem e o palco se escurece,
e estou ali,
comigo mais uma vez.
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O que fazer com eles?
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[Vinegar Hill][Colm Tóibín]
Vinegar Hill di Colm Tóibín esplora identità, politica e amore queer. La sua visionarietà raggiunge il pubblico italiano, offrendo un'esperienza unica.
Colm Tóibín debutta nella poesia con Vinegar Hill: un viaggio tra identità e politica Titolo: Vinegar HillScritto da: Colm TóibínTitolo originale: Vinegar HillTradotto da: Giorgia Sensi e Philip MorreEdito da: Interno Poesia EditoreAnno: 2024Pagine: 316ISBN: 9791281315228 La sinossi di Vinegar Hill di Colm Tóibín Le lettrici e i lettori dei romanzi di Colm Tóibín, tra i quali Brooklyn, Il…
#2024#Colm Tóibín#gay#Giorgia Sensi#identità#Interno Poesia Editore#Irlanda#LGBT#LGBTQ#libri gay#Philip Morre#poesia#poetry#politica#queer#Vinegar Hill
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Duele más no sentir.
-kusti
#sentir#dolor#realidad#deseo#represion#acúmulo#cosquilleo#interno#desprender#exteriorizar#libertad#soledad#poesia#amor propio#kusti#oesed
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geminiano
Escrevo para te demorar porque você não vai. Faz parte de algo na sua essência ser volátil, volúvel, levado pelo vento como folhas soltas. Apesar da chegada forte, suas palavras são tão incertas quanto os bom-dia que dou a estranhos porque seu afeto escapa entre os dedos com a mesma rapidez que se ajunta. Suas incertezas pontudas e meias-verdades ásperas compõem uma visão tão nova que quase me tira o ar. Quase. Faz parte da sua natureza a fuga da compreensão, mas, meu bem, preciso entender tudo para permitir que permaneça. Preciso conhecer seu jeito antes de te deixar (me) ver um pouco mais. Te distraio com mil palavras que se fingem profundas, gasto vocabulário e lirismo para te distrair da sensação crescente de não saber. Porque não saber me assusta, porém, saber demais também. Sei que nada me aterroriza mais que a sua assertividade. Acuso como mentira, pois sei que se for verdade, palavra por palavra, estamos fadados a falhar. Se ousar significar algo, o fracasso é certo.
Cercar você é apostar no desejo transbordando do corpo, inundando mil Venezas entre suas mãos. Você diz que não conhece o terremoto interno e eu invejo, pois meu mundo já é de ruínas há anos. Não me identifico com sua lacuna de catástrofes naturais, pois quando você brinca de fazer sentido meu peito faz tsunami. Nosso embate mais íntimo é que você quer ser desejado e eu quero ser amada. Você quer se banhar nos meus olhares, se vestir da libido e da paixão, já eu me prendo às sensações quentes de dormir sobre o peito de alguém. Geminiano, sua brisa bagunça meu cabelo e minha mente que só quer terra firme, entretanto, não me arrependo de essa noite ser poeta, e você, Afrodite. Você pode me chamar de “amor” pelo fim de semana enquanto fingimos juntos não ser de verdade.
Pago o preço de te deixar marcar hora na minha agenda e sei que em algum lugar você sorri com essa possibilidade. O que foge de seu radar é que minha prosa é maquiagem para as marcas que não quero que veja, e meu lirismo esconde entre linhas o meu medo de fracassar de novo. Te encapsulo nas páginas até que se torne apenas história, pois se for mais que isso o sangue para nas veias. Transformo seus olhos em quadro, suas mãos em divindade, te guardo no pote dos quase morrendo de medo de deixar de ser.
Morrendo de medo da sua impermanência te fazer ser mais. Te tornar poesia é o fim mais seguro, mesmo que tenha te dito ser perigoso, pois a poesia acaba no ponto e na rima e nós não acabamos — ainda. Te tornar poesia é um fim seguro, repito, mas minha poética é prosa e eu falo demais.
#liberdadeliteraria#espalhepoesias#pequenosescritores#eglogas#poecitas#projetocores#meuprojetoautoral#lardepoetas#lardospoetas#mentesexpostas#arquivopoetico#pescmembros#reverberando#rvb#geminiano#djonga#musicais#tis the damn season
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Storia Di Musica #354 - Astor Piazzolla, Libertango, 1974
Nello stesso anno in cui in Brasile Jorge Ben iniziava la sua rivoluzione della musica del suo paese, nei territori dei cugini argentini si consumava il più famoso degli assassini musicali (premetto subito in senso simbolico). Fu però un delitto che non portò alla fine, ma alla rinascita e alla rivoluzione di uno mondo magico ma dalle regole ferree, fiero del suo conservatorismo: il tango. Oltre che musica e il più sensuale dei balli, il tango è poesia e cultura. Nessuno sa perchè si chiami tango (dal latino tangere, io tocco) solo che nacque agli inizi del ‘900 nella zona di Rio de la Plata, diffondendosi inizialmente in Uruguay e Argentina. Nella prima metà del secolo, dal punto di vista musicale, il tango si sviluppò come musica da orchestra e canto, con figure leggendarie, come quelle di Carlos Gardel, eroe nazionale argentino (anche se i maligni sostengono che fosse uruguaiano), Roberto Goyeneche o Carlos José Pérez. Il la musica e il canto, malinconico, emotivo, teatrale modellò il genere. Uno che però non amava tanto le fissità musicali fu Astor Pantaleon Piazzolla. Figlio di genitori italiani, Piazzolla visse i primi 16 anni a New York. Studia musica e direzione d’orchestra. Si trasferisce nella seconda metà degli anni 40 in Argentina, dove diviene un virtuoso del bandoneon, lo strumento inventato da Heinrich Band nell’800 e divenuto il principe delle orchestre di tango, che per caso arriva in Argentina al seguito dei marinai tedeschi, che lo tenevano sulle loro navi ad allietare i durissimi e lunghissimi viaggi transoceanici.
Piazzolla era affascinato dall'idea di fondere elementi della musica jazz alle strutture del tango. Fu un parto difficilissimo: ritornò a fine anni '50 a New York prontissimo a diventare musicista di colonne sonore, ma in quel momento la musica era in fermento per la rivoluzione del jazz che Kind Of Blue di Miles Davis e poi il nucleo del free jazz di Ornette Coleman stavano portando. Finì senza un soldo e solo per la generosità di un editore musicale che gli pagò un anticipo su una delle sue canzoni più famose (e che ritroveremo tra poco) ritornò in Argentina. Qui però un infarto lo segna profondamente, tanto che tramite alcuni amici si trasferisce in Italia. Ed è proprio qui, nella culla della sua famiglia, che inizia la rivoluzione: registrò nel 1974 l’album che lo fece conoscere al mondo interno.
Libertango, dall’unione tra libertad (in questo caso espressiva) e tango. Registrato a Milano con una favolosa sezione d’archi diretta da Umberto Benedetti Michelangeli, ma soprattutto con l’innesto di una sezione ritmica di chiara matrice jazz composta dal basso elettrico di Pino Presti e dalla batteria di Tullio de Piscopo, il disco ridisegna il tango, che attraverso le dissonanze del jazz, l’innesto di strumenti elettrici e una nuova idea compositiva diviene Tango Nuevo. I puristi ovviamente gridano allo scandalo, e definiscono Piazzolla el asesino del tango. Persino Borges se ne risentì, e si dice che lo chiamasse Astor Pianola. Fu persino accusato di non essere mai stato argentino, un camorreno, per le sue origine italiane. Ma poco possono le critiche contro la sensualità e dal forza di Libertango, meravigliosa, famosa per l’innumerevole quantità di usi cinematografici e pubblicitari (per esempio, nella pubblicità della Vecchia Romagna, prima del penoso remix di David Guetta). Vi aiuto a capire le differenze: confrontate la sua musica con quella che accompagna una delle scene più famose del cinema degli ultimi 30 anni: quando Al Pacino in Profumo Di Donna balla il tango, si muove sul ritmo di Por Una Cabeza, uno dei classici di Carlos Gardel: il titolo, Per Una Testa in senso letterale, è l'equivalente del nostro Per Un'Incollatura, ed è una brano che gioca sulla metafora della passione del protagonista per le corse dei cavalli comparata per la sua passione per le donne. Piazzolla sciorina partendo da Libertango la sua idea nuova in altri 6 momenti: Meditango, Undertango, Violentango (clamorosa), Novitango e la conclusiva Tristango. A legare il tutto una toccante e magnifica elegia al padre, Adios Nonino, dedicata al padre morto improvvisamente (Nonino era chiamato il Padre, Don Vicente Piazzolla, e in Argentina l’immigrazione italiana ha di fatto sostituito l’abuelo\a spagnolo con nonino\a dall’italiano nonno\a riferito in senso reverenziale alle persone anziane); scritta nel 1959, è la canzone la cui vendita dei diritti gli permise di ritornare in Argentina da New York, viene ripresa e ridisegnata secondo il conjunto electrico del Tango Nuevo, con una forza espressiva ed emozionale senza pari.
Il disco, un successo per la piccola etichetta Carosello che lo sopportò, proietta Piazzolla ai vertici della musica internazionale. Di lì a poco collaborerà con grandi del jazz, dirigerà intere orchestre e spedisce il tango in una dimensione nuova ed internazionale, e che rivitalizzerà il genere, fino alle ultime evoluzioni, tipo i Gothan Project, paladini del tango elettronico. Piazzolla dimostra come è possibile difronte ad un bivio, scegliere una strada pericolosa, rischiosa, ma che può portare a risultati grandiosi. Nel rispetto di se stessi, anche della tradizione, ma che non si ferma davanti alla difficoltà. Che sia di augurio per chiunque legga queste righe.
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dedico o álbum “caju” da liniker inteirinho para você
eu sempre quis um amor “veludo marrom”, com gosto de poesia e sensibilidade aflorada. um amor que desperta aqueles sentimentos mais profundos e difíceis de escrever. um amor com gosto do novo, que enche o coração de paz e vontade de experimentar a vida. um amor-rio, um amor-mar, um amor que percorre oceanos inteiros. um amor com gosto de saudade que nunca passa. um amor correspondente, que testemunha os medos e quedas e os voos mais altos. um amor que faz voar, que cruza cidades inteiras para pousar na concha de um abraço. um amor-casa, que te faz retornar para dentro de si mesma e se voltar para dentro do outro. um amor dialético, que se movimenta, que mora nas contradições de tudo que se revela. um amor que eu sou minha, mas que também abre espaço para que eu seja sua. um amor-cru, transparente, indecente, que molha a boca na ferida aberta. você disse uma vez que me amava sem temperos - e eu achei bonito. ali eu percebi que eu não preciso embelezar todas as coisas, pois há algo que se revela no incrível e no terrível de tudo aquilo que sentimos.
talvez seja porque o amor reside no aconchego, na paciência e acolhimento com aquilo que causa ânsia. o amor está no tempo, que corre, mas corre em direção a nós. o tempo é perspectiva: as vezes parece muito, as vezes parece nada. por vezes, eu sinto que não tenho tempo para viver tudo com você, outras vezes sinto que já vivemos vidas inteiras juntas em vários planos existenciais. e sempre quero mais. sinto que preciso conhecer mais, porque o incrível do tempo é que ele não tem início, meio e fim. ele só existe e permanece. nós, passageiros, de passagem, com pressa e vontade, desejamos que ele pare, fique mais um pouco. mas viver e morrer é parte da nossa natureza. tudo vai, e tudo fica. eu vou, mas eu fico. nosso amor permanece aqui, pra sempre gravado no tempo. como beijar de novo pela primeira vez. talvez seja isso: todo beijo é o primeiro. todo toque é único. a gente nunca toca do mesmo jeito. todo toque é descoberta. você é tecelã do céu que se abriu no meu peito quanto te amei. eu quis fotografar o amor que senti quando você me olhou nos olhos, eu quis emoldurar o seu cheiro na minha pele, gravar cada ressoar do seu coração. eu nem prestei atenção quando você arrumou a cama todas as vezes que eu estava no banho, e eu a baguncei novamente, porque só conseguia prestar atenção em você. e todas as vezes que a água tocou a minha pele, eu quis que seu toque não fosse embora. porque eu gosto do amor que se registra na pele e no corpo. eu gosto do amor que altera a química do meu cérebro, que modifica o meu corpo, que preenche as lacunas.
meu corpo é um território que eu te deixei habitar e conhecer meus lugares mais sensíveis. você me habitou e eu não fui mais a mesma. eu tive medo disso. porque toda mudança é também uma ruptura. e eu tenho medo de mudanças, tenho medo daquilo que se esvai e não pode mais voltar a ser o que era. mas eu descobri que há algo de sagrado nas mudanças, porque, veja bem, nada volta a ser o que era. tudo é novo. essa é a beleza das coisas. meu corpo não é um santuário. eu não sou intocável. eu sou imensa na minha vulnerabilidade. eu sou honesta naquilo que me faz chorar. e eu choro. e o amor é quando você beija meus medos e faz eu me sentir amada na minha vulnerabilidade, que eu sou bonita e boa.
e eu encerro aqui parafraseando a liniker:
- quando houver neblina, que eu seja um sol interno.
- quando houver deslizes, que eu saiba como voar.
é preciso ser eterno em alguma memória, como um pseudofruto que deixa o gosto gravado na boca.
eu sou eterna para você?
o que você sente quando você me beija? minha poesia toca o seu coração? que planeta eu sou? quais partes minhas fazem seu coração vibrar? quais são seus sonhos mais íntimos? quais fantasias te apetecem o coração? qual o cheiro da sua coragem? qual o tom do seu medo? qual o gosto do amor?
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Alle volte è dentro di noi qualcosa
(che tu sai bene, perché è la poesia)
qualcosa di buio in cui si fa luminosa la vita:
un pianto interno,
una nostalgia gonfia di asciutte, pure lacrime.
Pier Paolo Pasolini
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Penso,
mentre arrivi:
Potremmo dividerci
le vite -
io e te,
un plurale
di prime persone.
Penso -
Sapremmo.
Potremmo ascoltare le sveglie
delle case degli altri;
essere noi i vicini
di fianco;
essere noi “loro”,
un nucleo di pigiami stesi fuori.
Sappiamo,
io e te,
indurire i limoni, nello stesso,
comune frigorifero:
ammuffiamoli;
amiamoci,
ammutoliamoci,
con i baci agli angoli
della bocca,
appena possiamo!
Caffè e cappuccio,
noi due,
un tutt’uno,
di mattini opachi,
freddi non più
del freddo
di due freddi
di città diverse.
Facciamo cose
con la lettera m,
ma senza morire:
mugoliamo,
sul collo;
meritiamo-
ci;
mescoliamo
i corpi;
misceliamo
i sussurri;
mangiamo;
modelliamo le mani,
a forma di carezza;
misuriamo
le parole;
meditiamo un modo
per non fare
male
quasi mai.
Ti aspetto e rimugino,
mentre arrivi.
Quando arrivi?
Te la immagini una vita,
con me,
con noi?
Dividi la distanza
e moltiplica per due.
In attesa di essere collegata con l’interno desiderato,
pin e tasto verde,
grazie,
prego;
poche scuse,
se possiamo,
viviamo.
Amore.
Arrivi.
Abbracciamoci.
Allontaniamoci
insieme
dalla linea gialla.
Beatrice Zerbini
“In comode rate. Poesie d’amore” (ed. Interno Poesia)
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Últimamente
Minuto a minuto
Todo se enciende dandole pasó a un calor con la fuerza de una estrella fugaz
Que aprecia mi vida pasar
Prestándole atención a lo que hice por mi amor
Dando a por sentado que tú eres quien encandece la noche que me arropa después de cada atardecer
Doy por sentado que eres quién
Acompaña cada verso y haciendolo rimar
Cada beso que das se vuelve un eslabon más, siendo solo tú a la que quiero amar
Estoy pensando en correr mi imaginación por tu cuerpo, desde besos y calores por tocaciones trastocadas a verbos
Tus palabras serán amordazadas, pero tus ojos y su brillo lo gritaran a toda voz
Mis manos serán trotamundos acariciandote de norte a sur al ritmo de tus latidos
Nuestra habitación será la jaula de nuestro placer
Volcandose nuestros animales internos, arrancando cada lujuria que en la mente pueda haber
Escribiremos con nuestros besos sobre el espejo, que nuestra cancion es poesia sobre el colchon
Along Buddha
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Encontrava-me farta de caminhar por solos do meu subconsciente com meu salto alto. Além de tremendamente desconfortável, bufava exalando toda a minha irritação por tropeçar aqui e acolá por entre os pedregulhos. Meu vestido longo de tecido fino em tom negro, marcava cada curva de meu corpo esguio, se arrastando pelo chão. Não colaborava do mesmo modo com os passeios aleatórios que eu fazia para espairecer. Retirei por fim os sapatos, um de cada vez, os carregando em minha mão, enquanto pisava suavemente no gramado sentindo a textura macia da grama sob meus pés. Um simples gesto que para muitos soaria habitual para mim era a mais genuína sensação de liberdade que invadia meu espírito.
Adentrei no belo jardim que contrastava com o cenário deprimente e tenebroso daquele lugar que inspirou os mais aterrorizantes filmes de terror. O céu vermelho carmesim com leves pinceladas soturnas tornava a atmosfera ainda mais macabra lembrando quadros que retratavam as poesias de Dante Alighieri. De divina comédia não havia nada, somente uma tragédia personificada dos meus maiores demônios que me assombravam diariamente. Diferentemente dos arredores, surgia como um Elíseos à parte, o único local que possuía alguma vida dentro daquele submundo interno. Sim, emanava um cheiro peculiar e reconfortante, e eu um tanto ignorante ao fato do que seria estar conscientemente viva, estranhava aquela energia tão intensa e aconchegante. Ouvi uma doce melodia e como amante da música decidi por seguir o som e o rastro de pequenas mariposas em tons brancos e amarelos que voavam por entre as flores.
Uma canção profunda, como um chamado vindo da alma, se fez presente naquele imenso jardim. O verde da vegetação e suas flores coloridas, perdiam-se de vistas pelos horizontes, me levando em direção de minhas emoções mais profundas enterradas naquela zona desconhecida. Aspirava o aroma ambiente a fundo me sentindo renovada por conhecer naquele trajeto uma parte oculta do meu inconsciente cheio de cor, som e vida.
A ponte do arco-iris ligava um espaço ao outro. Só se conhece a luz quando depare-se com a escuridão. Um salto quântico a nível do microcosmo era possível após transitar pelo deserto e passar por inúmeras provações. Acessei cada canto dessa caixinha obscura enquanto recolhia os fragmentos de minha alma em pedaços, pois a havia entregado ao mundo de forma displicente e hoje eu a reinvindicava de volta. Pertencia-me por direito, já que enfim eu aprendi a caminhar por meus vales e montanhas, em meus altos e baixos de uma montanha russa que passeava entre o inferno e o céu.
@cartasparaviolet
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Te querem distraídos desiludidos acovardados escondidos nesse natal o brinquedo não está a caminho à sua casa a porta não se fecha se assaltar você aprende a fechar ela qual é a natureza desse passo devagar porque se conforma com a morbidez que há Um papo sem nexo assuntos internos estrelismos exposição da intimidade sensacionalismo pós verdade a festa dos pintos você está vendo o especial do ano é repetido ou é ao vivo mano
qual a opção se te fazer comédia não leva a prisão está pela tabela parecer com ela
estou trancada no quarto não quero que me veja e não estou sozinha bebendo cerveja eca isso não me desce tem uma 'cara' que eu não compro esse bilhete felicidade estantânea extase o clímax eu vou te dar agora não tem religião não tem conduta não vai parar nunca é destruição é consumismo é ciclo sem sentido não fala corta o juízo
É claro a tristeza alheia não deve te apertar os sapatos anda olhando pra cima fala o que vier não vai dar ouvidos não perde tempo pra questionar qual que é dados foram jogados a fatura processada a máquina rodou entregaram os fatos o dia passou a noite bateu forte foi o frio cobriram o que ninguém viu amorteceu o âmago do sozinho o corpo carente lá fora vai estar sempre cheio de gente desculpas eu não vou inventar de novo não posso me misturar a oferta tá me procurando a um tempão não há natal eu não tenho acabei descendo fui atender alguém eu estou ouvindo alguém me chamar foi engano dormi mais cedo não há natal eu não tenho
Eu despertei de um pesadelo tomei um banho pûs uma roupa bonita botei um som dancei sozinha uma dança de par limonada e macarronada as horas ainda não se passaram eu já assisti um dvd então resolvi ler o livro é pesado fala de família fala de amor fala poesia a acústica tá encomodando o vizinho eu não consigo mais ouvir a minha respiração estou procurando tapar esses vazios se estas paredes falassem eu falaria mais ainda Comigo eu estou lutando soquei minha cara quebrei o vidro tudo neste dia que eu acredito estou mentindo também estão sofrendo estão passando perrengues estão morrendo estão sincretizando só estão fingindo serem iguais e bonitinhos parece uma cadeia quando você se perde dizem que maluca eu tomo droga eu não consigo correr costumo estar tonta é tipo esse complexo você espera as cartas as visitas ninguém mais quer você de vista a depressão não vai me fazer te derrubar eu tô sabendo aonde devo ficar o meu lugar é na minha própria mente escolhendo uma saída inteligente não há natal e meu presente está nas minhas mãos crio amigos eles concordam com o que digo só queria dizer que vocês não conseguiram
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[Detriti del fiume celeste][Gian Piero Bona]
"Detriti del Fiume Celeste" è il canto del cigno di Gian Piero Bona. I versi testimoniano la sua senilità, rivelando bagliori e ombre, e rappresentano una fedeltà esemplare alla poesia.
Gian Piero Bona: poeta, esploratore e testimone di un’epoca – “Detriti del Fiume Celeste” il suo canto del cigno Titolo: Detriti del fiume celesteScritto da: Gian Piero BonaEdito da: Interno Poesia EditoreAnno: 2024Pagine: 120ISBN: 9788885583870 La sinossi di Detriti del fiume celeste di Gian Piero Bona Nella sua «lunga, magica vita» Gian Piero Bona è stato molte cose: studioso di tradizioni…
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Que meus olhos estejam sempre nivelados no horizonte que eles nunca olhem tão alto para o céu para perguntar o porquê. Os porquês que encontrei nesta vida são irrelevantes comparado com a magia da atualidade a solução para a maioria das questões não há razões
se houver, eu estou errada. Mas pelo menos eu não terei passado minha vida esperando procurando por Deus nas nuvens do amanhecer tentando ouvir contatos que estão a 30 bilhões de anos-luz de distância Não, eu vou deixar que os outros ponderem enquanto isso, eu vou estar deitada
na grama olhando a lua com o meu caderno de poesias aberto, eu rezo para que eu possa sempre manter meus olhos nivelados aos seus olhos nunca para o chão, nervosa demais para compartilhar os meus pensamentos mais internos com você ,é nesses momentos
em que a camada marinha se eleva para fora do mar, na doca, com a vela acesa que eu penso comigo mesma há coisas que você ainda não sabe sobre mim como quando às vezes eu tenho medo que a minha tristeza seja tão grande que um dia você terá que me ajudara lidar com ela.
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