#Il giorno del giudizio
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boldlymagnificentperson · 2 months ago
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13esima: S. Satta, Il giorno del giudizio, Adelphi
Roberto Bartolomeoni ci consiglia questo romanzo di Salvatore Satta, considerato il suo capolavoro. Dalla presentazione dell’editore: In Sardegna, in quest’isola di «demoniaca tristezza», una città che è un «nido di corvi», Nuoro, abitata da gente che «sembra il corpo di guardia di un castello malfamato». E in questo paese «che non ha motivo di esistere», una vecchia famiglia, i Sanna Carboni,…
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gregor-samsung · 7 months ago
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“ Nella vecchia casa erano rimasti il piccolo Sebastiano e Peppino (che però l'anno venturo sarebbe sciamato anche lui per gli studi liceali, a Sassari o a Cagliari), e poi trascorreva lunghi periodi Ludovico, che aveva superato la licenza liceale svolgendo il tema Quisque est suae fortunae faber, e sostenendo che non era vero. Del che si era parlato a lungo e ancora si parlava. Purtroppo, dopo lo sforzo, la sua nevrosi si era accentuata, e frequentava poco la facoltà di legge alla quale si era iscritto. Poteva darsi (ma forse anche questo faceva parte della nevrosi) che lo turbasse la vista di quei goliardi sassaresi, che prendevano la vita con tanto impeto e quasi con irrisione, decisi allo studio come alla sbornia, molti dei quali venivano dagli sperduti paesi dell'interno, con l'audacia dei poveri che scoprono il mondo: la sottile trama della sua vita programmata ne restava sconvolta. Fatto si è che passava gran tempo a Nuoro, quasi in un prolungamento di infanzia, e là cominciava a formare, accanto alla letteraria, la biblioteca giuridica, cioè ad acquistare i trattati e le monografie che avrebbe letto quando sarebbe venuta l'ora. Pian piano, per il suo forbito parlare, per la prudenza che mascherava la sua fondamentale incertezza, per le massime eterne attraverso le quali sfuggiva alla pericolosità dell'azione, per la sua stessa precarietà fisica, andava diventando il punto di riferimento nella vita familiare, e lo stesso Don Sebastiano cominciava a consultarlo nelle difficoltà che incontrava, egli che non avrebbe mai chiesto o ascoltato i consigli di uno della famiglia, come ben sapeva nella sua tristezza Donna Vincenza. La quale cullava ancora questo figlio, ansiosa per la sua salute, e astiosa verso Sanna, che non si accorgeva di nulla. “
Salvatore Satta, Il giorno del giudizio, Adelphi, 1979²; pp. 208-209.
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pensierodelgiornoblog · 8 months ago
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“Mentre l’uomo comune cerca di biasimare gli altri e biasimare il fato, il nobile cerca il difetto dentro se stesso.” - I Ching
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sauolasa · 2 years ago
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Caso Stormy Daniels: il giorno del giudizio per Trump. L'ex presidente: "Persecuzione politica"
A istituire il processo è stato il giudice Juan Mechan, una "vecchia conoscenza" di Trump: l'ex presidente, comunque vada. verrà rilasciato su cauzione
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raccontidialiantis · 19 days ago
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Ti spogli per lui
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“Amore non è amore se muta quando scopre un mutamento o tende a svanire quando l'altro si allontana… Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai… Amore non muta in poche ore o settimane ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio… Se questo è errore e mi sarà provato io non ho mai scritto… E nessuno ha mai amato…” (W. Shakespeare)
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Gli regali la gioia dell'attesa. Sei mutevole e imprevedibile, perché sei donna. Ogni giorno, ogni mese, ogni anno una sorpresa nuova. A volte sono gioie. Più spesso dolori. Ma lui insiste, con te. Perché è facilissimo amare qualcuno che ti blandisca, che non ti contrasti e abbia gli stessi gusti. Però sarebbe un fuoco di paglia, una noia e durerebbe poco.
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L'amore, quello vero e profondo, ha invece il gusto aspro del limone. È il sale cosparso sulle ferite che la tua mente sottile infligge alla sua pelle ogni giorno. È vincere l'odio e la sofferenza. Lui vorrebbe lasciarti ogni giorno. Ma è fatto anche di te. E senza quell'uomo che pure provochi e fai soffrire in continuazione tu stessa saresti solo uno scoiattolo impaurito. Allora anche per questo ogni momento egli ti ama di più. Tu lo capisci. E lo ricambi.
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Perché l'amore, quello sul serio, quello costruito a fatica, non tende a svanire e non sbiadisce. Esiste perché è sudato con coraggio e pazienza, giorno dopo giorno. Quindi o c'è ed è forte, radicato, parte essenziale di due che si amano, o altrimenti sparisce d'improvviso. Adesso finisci di spogliarti: il tuo uomo vuole ubriacare i suoi occhi delle tue forme. Poi la notte porterà il resto con sé.
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Mi spoglio per lui. Sono bellissima. Sono una nuvola di pura grazia e desiderio. Voglio affascinarlo ogni giorno di più. Voglio dargli le gioie che merita, farlo godere della mia carne e sentire che mi brama, che deve avermi di continuo. Questo mi piace, questo adoro, questo placa l'anima mia. Perché i concetti, i pensieri, i gusti, i sottintesi e le baruffe alla fine devono risolversi nell'atto concreto dell'unione.
“Le parole sono nani. Le azioni sono giganti.” (Al Pacino in “Hunters”)
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RDA
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rideretremando · 2 years ago
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"Scrivo a tutta la comunità per assumermi la responsabilità di una scelta, evidentemente controcorrente, in occasione della scomparsa di Silvio Berlusconi.
Di fronte a questa notizia naturalmente non si può provare alcuna gioia, anzi la tristezza che si prova di fronte ad ogni morte. Ma il giudizio, quello sì, è necessario: perché è vero che Berlusconi ha segnato la storia, ma lo ha fatto lasciando il mondo e l’Italia assai peggiori di come li aveva trovati. Dalla P2 ai rapporti con la mafia via Dell’Utri, dal disprezzo della giustizia alla mercificazione di tutto (a partire dal corpo delle donne, nelle sue tv), dal fiero sdoganamento dei fascisti al governo alla menzogna come metodo sistematico, dall’interesse personale come unico metro alla speculazione edilizia come distruzione della natura. In questo, e in moltissimo altro, Berlusconi è stato il contrario esatto di uno statista, anzi il rovesciamento grottesco del progetto della Costituzione. Nessun odio, ma nessuna santificazione ipocrita. Ricordare chi è stato, è oggi un dovere civile.
Per queste ragioni, nonostante che la Presidenza del Consiglio abbia disposto (https://www.governo.it/it/articolo/bandiere-mezzasta-sugli-edifici-pubblici-e-lutto-nazionale-la-scomparsa-del-presidente) le bandiere a mezz’asta su tutti gli edifici pubblici da oggi a mercoledì (giorno dei funerali di Stato e lutto nazionale), mi assumo personalmente la responsabilità di disporre che le bandiere di Unistrasi non scendano.
Ognuno obbedisce infine alla propria coscienza, e una università che si inchini a una storia come quella non è una università.
Col più cordiale saluto,
il Rettore
_____
Tomaso Montanari
Professore ordinario di Storia dell'arte moderna
Rettore dell'Università per Stranieri di Siena
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francesca-70 · 10 months ago
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'Amore non è Amore se muta quando scopre un mutamento, o tende a svanire quando l'altro s'allontana. Oh no! Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta e non vacilla mai; è la stella-guida di ogni sperduta barca,il cui valore è sconosciuto, benché nota la distanza. Amore non è soggetto al Tempo, pur se rosee labbra e gote dovran cadere sotto la sua curva lama; Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio. Se questo è errore e mi sarà provato, Io non ho mai scritto, e nessuno ha mai amato'
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William Shakespeare,sonetto 116
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yellowinter · 4 months ago
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andiamo a vedere l'alba, corriamo tra i campi, in strade senza meta, arrampichiamoci sugli alberi e facciamo le bolle di sapone, urliamo forte e balliamo con la musica del vento, salutiamo il giorno e sfidiamo la notte ridendo, abbracciamoci e lasciamo scorrere le lacrime, i dubbi e le paure, suoniamo come se ogni attimo fosse eterno, disegniamo murales sulla pelle, coloriamo i muri e poi scavalchiamoli, andiamo oltre, parliamo della bellezza del mondo e diamo un nome ai pensieri, non c'è giudizio, non è importante ieri, c'è solo adesso.
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kon-igi · 1 year ago
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VITTIMA DEL MATRIARCATO
Dovevano essere i primi anni ottanta e credo di essere stato in quinta elementare o al massimo in prima media, quando un pomeriggio di Agosto in spiaggia a Viareggio mentre tra amici guardavamo una partita di calcetto tra nuvole di sabbia, qualcuno vicino a me indicò una ragazza in bikini bianco, di uno o due anni più grande di noi e mi chiese a bruciapelo 'Quella lì te la tromberesti?'.
Io rimasi un po' spiazzato dalla domanda ma visto che si trattava di una risposta per forza dicotomica e comunque dell'argomento sapevo giusto giusto le basi teoriche, ovviamente risposi di sì.
Il tipo (che non era proprio un amico ma piuttosto una di quelle conoscenze estive estemporanee) sghignazzò e in men che non si dica si avvicinò alla suddetta ragazzina e indicandomi le disse qualcosa a bassa voce.
Dobbiamo dire che allora (come ora) io per le cose mondane non ero certo il più sveglio della cucciolata e quindi non riuscii a collegare quanto avevo detto al tipo poco prima con l'espressione furiosa e sconvolta della ragazza, che con le lacrime agli occhi corse verso il gruppo dei genitori sotto gli ombrelloni, tra cui c'era anche mia madre.
Dovevano essere le tre del pomeriggio ma io posso ancora ricordare che a un certo punto era sera (c'era la mezza luna in cielo) e mia madre non smetteva ancora di urlarmi contro PER LA COSA SCHIFOSA CHE AVEVO DETTO A QUELLA RAGAZZA E CHE MI DOVEVO VERGOGNARE PERCHÉ LEI DI SICURO DI VERGOGNAVA DI AVERE UN FIGLIO COSÌ.
Quando mio padre rientrò a casa ricominciò tutto da capo ma in stereo, con lui a braccia conserte che scuoteva la testa e mi diceva che ERO STATO UNA GROSSA DELUSIONE E CHE QUELLA RAGAZZA AVREBBE SOFFERTO MENO SE LE AVESSI DATO UN PUGNO NELLO STOMACO.
La cosa strana è che non provai nemmeno a difendermi spiegando che in realtà non le avevo detto proprio nulla... ho accettato il fatto di essere stato beccato mentre ballavo il tip tap in un campo minato e il giorno dopo continuai a fare quello che facevo fino al giorno prima ma diffidando di più della gente che faceva le domande stupide.
Vedete, il fatto è che io sono stato cresciuto in un ambiente familiare davvero molto aperto e inclusivo, dove c'era poco spazio per il giudizio frettoloso verso il diverso, il fragile e l'emarginato, quindi quell'episodio più che ingiusto mi parve strano... davvero c'era gente che andava in giro a dire alle donne che le voleva trombare? Ma dov'erano i genitori di queste persone?
E più tardi capii che erano proprio loro a dire queste cose e i figli semplicemente imparavano.
E ne ho conosciuto davvero tanti di figli così (che, per inciso, sono i genitori di oggi da cui altri figli imparano) e a volte non c'è nemmeno stata una responsabilità genitoriale diretta nell'aver insegnato loro certi comportamenti... a volte basta non dare peso, sorridere a certe battute e derubricare certi comportamenti a scherzi presi troppo sul serio.
Perché poi, alla fine, è sempre questione di saper stare allo scherzo, no?
E fatevela 'na bella risata invece di stare sempre a pensare a cose macabre tipo che una donna viene uccisa ogni quattro giorni!
No?
No.
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libero-de-mente · 10 months ago
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MOMENTO LETTERARIO
Dal libro: L’amore dura tre anni di Frédéric Beigbeder
I messaggi sono una forma di tortura molto raffinata. Un giorno senza risposta, pensi a una tattica. Due giorni senza risposta, ti offendi. Tre giorni senza risposta... ti innamori.
Così alcune donne aspettano il Principe Azzurro, questo stupido concept pubblicitario generatore di donne deluse e future zitelle inacidite, mentre solo un uomo imperfetto potrebbe renderle felici.
Ma dovete sapere che ogni uomo dopo i trent'anni, ancora in vita, è un coglione.
Non si è mai soddisfatti: quando una ragazza ci piace, vogliamo innamorarcene; quando ne siamo innamorati, vogliamo baciarla; quando l'abbiamo baciata, vogliamo andarci a letto; quando ci siamo andati a letto, vogliamo vivere con lei in un appartamento ammobiliato; quando viviamo con lei in un appartamento ammobiliato, vogliamo sposarla; quando l'abbiamo sposata, incontriamo un'altra ragazza che ci piace. L'uomo è un animale insoddisfatto, esitante tra diverse frustrazioni. Se le donne volessero giocare d'astuzia, gli si negherebbero, per farsi correre dietro tutta la vita.
Nessuno vi avverte che l’amore dura tre anni. Vi si fa credere che è per la vita, mentre, chimicamente, l’amore scompare nell’arco di tre anni. L’ho letto in una rivista femminile: l’amore è una botta effimera di dopamina, noradrenalina, prolattina, luliberina e oxitocina.
La società vi inganna: vi vende il grande amore mentre è scientificamente provato che questi ormoni cessano di agire dopo tre anni. Del resto le statistiche parlano chiaro: una passione dura in media 317, 5 giorni e, a Parigi, due coppie su tre divorziano nei tre anni successivi alla cerimonia.
Perché tre anni e non due, o quattro, o seicento? Secondo me, questo conferma l’esistenza di quelle tre tappe che Stendhal, Barthes e Barbara Cartland hanno spesso distinto: Passione- tenerezza- noia, ciclo di tre stadi che durano ciascuno un anno,  un triangolo sacro quanto la Santa Trinità.
Chi di voi ha letto questo libro del 1997, oppure visto la trasposizione cinematografica del 2011? Che giudizio date?
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evolia7 · 7 months ago
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DA RECITARE IL SABATO
INDULGENZE CONCESSE ALL’ANTICA ORAZIONE “PIETATE TUA”
DA RECITARE PER QUATTRO SABATI CONSECUTIVI_
Papa Leone XII, il 9 Luglio 1828, concesse quaranta giorni di Indulgenza a tutti coloro che reciteranno la seguente Orazione.
Concesse inoltre CENTO ANNI (non giorni!) o cento quarantene, quando si recita tutti i sabati del mese.
PREMESSA:
Che meraviglioso tesoro che la Santa Chiesa ci dona, e con la quale possiamo liberare tantissime Anime dal Purgatorio dalle dolorose sofferenze che patiscono anche per lunghissimi anni!
Un di’ in punto di morte capiremo quali enormi vantaggi avremo ottenuto per la nostra anima, con l’applicazione di tali indulgenze alle Anime Purganti.
ORAZIONE:
Ti preghiamo, o Signore, che Tu voglia nella tua infinita misericordia scioglierci dai nostri peccati, e per l’intercessione della Beatissima Vergine Madre di Dio Maria, degli Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i Santi, degnati conservare noi tuoi servi, i nostri paesi e le nostre abitazioni in perfetta santita’; purificare tutti i nostri parenti, amici e conoscenti da ogni peccato, e glorificarli con ogni virtu’; darci la salute e la pace; allontanar da noi tutti i nostri nemici visibili ed invisibili; frenare i desideri della carne, conservare la sanita’ dell’aria, accordare la santa carita’ tanto ai nostri amici, quanto ai nemici; difendere la nostra citta’ ( o paese ); conservare il nostro Sommo Pastore il Papa N.N., tutti i nostri superiori spirituali, i Principi, e difendere da ogni disgrazia tutto il popolo cristiano.
La tua santa benedizione riposi sempre sopra di noi, e a tutti i fedeli defunti concedi la pace perpetua, per Gesù Cristo Nostro Signore.
Così sia.
CONSIDERAZIONI:
Per molti aspetti questa antica Orazione sembra attualissima, ma quello che colpisce in modo particolare sono i CENTO ANNI di Indulgenza concessi a tutti coloro che la reciteranno tutti i sabati del mese.
Se pensiamo che talune anime giacciono da centinaia di anni tra le fiamme del Purgatorio e che puo’ bastare una preghiera come questa, recitata ovviamente nelle condizioni di animo previste dalla Chiesa, a liberarle finalmente da quel luogo di tormento, dovrebbe spronarci a recitarla tutti i sabati ( due minuti appena), ben sapendo poi dell’immenso dono che potremo fare a queste anime cosi’ sofferenti da lunghissimo tempo, e ai benefici che ne ricaveremo per le nostre anime soprattutto nel giorno del giudizio!
PER CHI VOLESSE PREGARLA IN LATINO:
PIETATE tua, quaesumus, Domine, nostrorum solve vincula peccatorum, et intercedente beata semperque Virgine Dei Genetrice Maria cum beato Ioseph ac beatis Apostolis tuis Petro et Paulo et omnibus Sanctis, nos famulos tuos et loca nostra in omni sanctitate custodi; omnes consanguinitate, affinitate ac familiaritate nobis coniunctos a vitiis purga, virtutibus illustra; pacem et salutem nobis tribue; hostes visibiles et invisibiles remove; carnalia desideria repelle: aerem salubrem indulge; amicis et inimicis nostris caritatem largire; Urbem tuam custodi; Pontificem nostrum N. conserva; omnes Praelatos, Principes cunctumque populum christianum ab omni adversitate defende. Benedictio tua sit super nos semper, et omnibus fidelibus defunctis requiem aeternam concede.
Amen
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susieporta · 2 months ago
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Attenzione: questo post può causare irritazione e indignazione. Non si vuole qui ASSOLUTAMENTE assolvere chi commette reati. Deve pagare duramente chi li commette, e c’è la legge.
Chi maltratta ha TUTTE le responsabilità.
Il discorso qui mira a viaggiare leggeri, per chi vuole essere, ora, adulto. E lasciare il peso a chi ha creato ferite.
Andare oltre è una rivoluzione liberatoria.
***
Ogni giorno ascolto persone. E la cosa che più uno psicologo sente, oltre al dolore che va rispettato sempre, sono le lamentele.
Più approfondisco i miei studi e la mia esperienza constato che il lamento ci fa restare piccoli e immaturi. Lagnarsi perennemente ad esempio che i genitori non ci hanno dato, amato, ecc fa capire quanto nel collettivo ci siano idee preconcette, basate sull'ideale della famiglia del mulinobianco. E' come se bastasse partorire un figlio per trasformarsi in una persona perfetta, capace di amare, e che sicuramente non farà errori.
La realtà è ben diversa.
Pur donando la vita, i genitori sono imperfetti, umani. Fanno una serie infinita di errori. Più o meno. Questo è un dato di fatto. Ma se restiamo impigliati in un lamento infinito che "mio padre non mi ha dato", "mia madre non c'era", ecc ecc, non cresceremo mai. Rimanere in questa postura di giudizio e pretesa non ci farà evolvere. I genitori erano come erano, sono come sono. Un genitore è colui che ti mette al mondo. Nessuno ci garantisce che saremo amati, educati, rispettati solo perché siamo nati. La pretesa è infantile. L'adulto vede i limiti. Se riesce va oltre, e si prende la responsabilità di sé.
Suggerisco di rileggere tutto. E di sostituire, dove possibile, la parola genitori con "partner".
Da ricordare
#ditroppoamore #ditroppaopocafamiglia
#dentrodimecèunpostobellissimo
Ne ho scritto qui ⬇️
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Ameya Canovi
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idettaglihere · 1 month ago
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ha un forte istinto protettivo nei miei confronti, mi dà delle attenzioni che pensavo di dover elemosinare mentre a lui viene tutto spontaneo, parliamo per ore di qualsiasi cosa senza la paura del giudizio altrui e affrontiamo tutti i nostri dubbi insieme; glielo ripeto ogni giorno che lui è il mio angelo, che guarisce delle ferite aperte da una vita senza nemmeno accorgersene. non siamo perfetti ma i nostri cuori si calmano quando siamo insieme.
01/01.
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colonna-durruti · 2 months ago
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🛑12 DICEMBRE 1969:
IL PERCORSO DELLA BOMBA
CHE FECE LA STRAGE
GLI ULTIMI DUECENTO METRI🛑
Si è soliti dire che persista più di un mistero riguardo alla strage del 12 dicembre 1969 in piazza Fontana. Nulla di più falso. Sappiamo moltissimo, quasi tutto, di questa tragica vicenda. Non ci si lasci ingannare dalle sentenze. Nelle attività di indagine sono state acclarate le ragioni che ispirarono la strage in funzione di un salto di qualità nel percorso della “strategia della tensione” e messo a fuoco il complesso dei mandanti, tra vertici militari e ambienti Nato, complici ampi settori delle classi dirigenti e imprenditoriali, tentati da avventure eversive. Sono anche stati individuati gli esecutori materiali, ovvero gli uomini di Ordine nuovo, con il riconoscimento delle responsabilità personali di Franco Freda, Giovanni Ventura e Carlo Digilio.
Sulla base delle carte che si sono accumulate, interrogatori, confessioni, incrocio di indizi, sarebbe addirittura possibile ricostruire il percorso compiuto dalla bomba collocata all’interno della Banca nazionale dell’agricoltura. Ne riassumiamo i passaggi fondamentali, omettendo doverosamente alcuni nomi che pur sono emersi. Sono mancati, infatti, quei riscontri inoppugnabili che altrimenti avrebbero determinato dei rinvii a giudizio. Personaggi comunque ad oggi non tutti più processabili, dato il venir meno delle loro esistenze negli anni precedenti le indagini.
DALLA GERMANIA IN ITALIA
Sulla provenienza dell’esplosivo siamo in possesso di due versioni diverse. La prima è stata fornita dal generale Gianadelio Maletti, ex capo dell’Ufficio D del Sid, che in più occasioni (sia nel 2001 a Milano nel corso del dibattimento di primo grado nell’ultimo processo e sia in una lunga intervista nel 2010) ha sostenuto che fosse «esplosivo di tipo militare» e provenisse da una base Nato della Germania, poi transitato con un tir dal Brennero per essere alla fine consegnato a una «cellula» di neofascisti del Veneto. Questa versione è stata in parte ribadita dall’allora vice presidente del Consiglio Paolo Emilio Taviani che nelle sue memorie scrisse testualmente «un americano […] portò dell’esplosivo dalla Germania in Italia».
La seconda versione la fornì Carlo Digilio, l’armiere di Ordine nuovo, che parlò di un esplosivo prodotto in Jugoslavia, il Vitezit 30. Come noto un foglio di istruzioni per l’utilizzo di questo esplosivo fu rinvenuto nell’abitazione di Giovanni Ventura.
DA MESTRE A MILANO
L’esplosivo che sarà alla fine rinchiuso in una cassetta metallica Juwel (poco meno di tre chili), trasportato da due esponenti di Ordine nuovo nel bagagliaio di una vecchia 1100, venne periziato qualche giorno prima del 12 dicembre in un luogo tranquillo ai bordi di un canale a Mestre dall’esperto in armi della stessa organizzazione, Carlo Digilio. Il timore era che potesse deflagrare lungo il tragitto verso Milano. L’esperto li rassicurò a patto che venisse utilizzata un’altra vettura, con sospensioni adeguate. I due gli fecero presente che già si era pensato a una Mercedes di proprietà di un camerata di Padova. Una figura nota nell’ambiente, protagonista di azioni squadriste, con anche un ruolo pubblico nella federazione del maggior partito cittadino di estrema destra. La notte prima del viaggio, destinazione Milano, la Mercedes, di color verde bottiglia, venne posteggiata sotto la casa di un ancor più noto dirigente ordinovista.
L’esplosivo doveva essere consegnato in un luogo sicuro, un ufficio in corso Vittorio Emanuele II con un’insegna posta all’esterno che all’imbrunire si accendeva di un color rosso. Qui la bomba, meglio le bombe (una era destinata alla Banca Commerciale Italiana di piazza Della Scala), vennero assemblate. I temporizzatori che dovevano innescarle, acquistati da una ditta di Bologna, davano un margine di un’ora. Gli uffici in questione offrivano un riparo sicuro, bisognava percorrere solo qualche centinaio di metri per raggiungere i posti prescelti per gli attentati. Nel caso di un qualche intoppo o contrattempo si poteva tornare velocemente sui propri passi e disinnescare gli ordigni. Un’operazione di questo genere non poteva essere certo affidata all’improvvisazione. Non si poteva neanche lontanamente pensare alla toilette di un bar o l’interno di una vettura posteggiata. Troppo rischioso.
DA CORSO VITTORIO EMANUELE II
ALLA BANCA NAZIONALE DELL’AGRICOLTURA
La bomba per la Banca Nazionale dell’Agricoltura venne portata a mano. Chi la trasportava non era solo. Uno di loro se ne sarebbe in seguito anche vantato in una festicciola tra camerati e con l’armiere del gruppo.
Provenienti da corso Vittorio Emanuele II, attraversata la Galleria del Corso, in piazza Beccaria, al posteggio dei Taxi, uno degli attentatori metterà in opera una delle più grossolane operazioni di depistaggio per incastrare gli anarchici. Rassomigliante a Pietro Valpreda farà di tutto per farsi riconoscere dal taxista Cornelio Rolandi. Si farà portare per 252 metri fino in via Santa Tecla, distante 117 metri a piedi dalla banca, per poi tornare al taxi, percorrendo in totale 234 metri a piedi, per non farne 135, ovvero la distanza da piazza Beccaria all’ingresso della Banca nazionale dell’agricoltura. Si farà infine scaricare in via Albricci, dopo soli 600 metri, a soli 465 metri dalla banca.
Forse sappiamo tutto, anche cosa accadde negli ultimi duecento metri o poco più. Sarebbe possibile anche fare i nomi, ma siamo costretti a far finta di non saperli e a raccontare le mosse e gli atti di costoro come in un film o in un romanzo.
SAVERIO FERRARI
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canesenzafissadimora · 6 months ago
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Odio l’estate. Odio il mese di agosto fino al giorno di Ferragosto.
Tutti partono e ci chiedono se anche noi partiremo. Impossibile rispondere, quando siamo nel numero di quelli che non hanno voglia né di partire né di restare.
[...] io non trovavo il mondo triste, lo trovavo bellissimo, solo che a me per qualche ragione oscura era vietato di celebrarne le radiose giornate, così non potevo che cercare e amare l’autunno, l’inverno, il crepuscolo, la pioggia e la notte. Scoprirsi, in seguito, che una simile sensazione non ero io sola a provarla, che era una sensazione comune a molti, perché molti come me in qualche istante della loro esistenza si sono sentiti esclusi e mortificati dall’estate, giudicati per sempre indegni di raccogliere i frutti dell’universo. Molti come me allora hanno odiato lo splendore abbagliante del cielo sui prati e sui boschi. Molti come me ai primi segni dell’estate si sentono in angoscia come all’annuncio di una disgrazia, perché in essi risorge lo spavento del giudizio e della condanna.
Natalia Ginzburg
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angelap3 · 5 months ago
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In un villaggio viveva un vecchio molto povero, ma perfino i re erano gelosi di lui perché aveva un bellissimo cavallo bianco; non si era mai visto un cavallo di una simile bellezza, una forza, una maestosità… i re offrivano prezzi favolosi per quel cavallo, ma l’uomo diceva a tutti: “Questo cavallo non è un animale per me, è come una persona. E come si può vendere una persona, un amico?”. L’uomo era povero, la tentazione era forte, ma non volle mai vendere quel cavallo.
Un mattino scoprì che il cavallo non era più nella stalla. L’intero villaggio accorse e tutti dissero: “Vecchio sciocco! Lo sapevamo che un giorno o l’altro ti avrebbero rubato il cavallo. Sarebbe stato molto meglio venderlo. Potevi ottenere il prezzo che volevi. E adesso il cavallo non c’è più, che disgrazia!”.
Il vecchio disse: “Non correte troppo! Dite semplicemente che il cavallo non è più nella stalla. Il fatto è tutto qui: il resto è solo giudizio. Se sia una disgrazia o meno non lo so, perché questo è solo un frammento. Chissà cosa succederà in seguito?”. Ma la gente rideva, avevano sempre saputo che era un po’ matto.
Dopo quindici giorni, una notte, all’improvviso il cavallo ritornò. Non era stato rubato, era semplicemente fuggito, era andato nelle praterie. Ora non solo era ritornato, ma aveva portato con sé una dozzina di cavalli selvaggi.
La gente di nuovo accorse e disse: “Vecchio, avevi ragione tu! Quella non era una disgrazia. In effetti si è rivelata una fortuna”.
Il vecchio disse: “Di nuovo state correndo troppo. Dite semplicemente che il cavallo è tornato, portando con sé una dozzina di altri cavalli… chissà se è una fortuna oppure no? È solo un frammento. Fino a quando non si conosce tutta la storia, come si fa a dirlo? Voi leggete solo una parola in un’intera frase: come potete giudicare tutto il libro?”.
Questa volta la gente non poteva dire nulla, magari il vecchio aveva ragione di nuovo. Non parlavano, ma nell’intimo sapevano bene che il vecchio aveva torto: dodici bellissimi cavalli, bastava domarli e poi si potevano vendere per una bella somma.
Il vecchio aveva un unico figlio, un giovane che iniziò a domare i cavalli selvaggi. E dopo una sola settimana, cadde da cavallo e si ruppe le gambe. Di nuovo la gente accorse, dicendo: “Hai dimostrato un’altra volta di avere ragione! Non era una fortuna, ma una disgrazia. Il tuo unico figlio ha perso l’uso delle gambe, ed era l’unico sostegno della tua vecchiaia. Ora sei più povero che mai”.
Il vecchio disse: “Sempre a dare giudizi, è un’ossessione. Non correte troppo. Dite solo che mio figlio si è rotto le gambe. Chissà se è una disgrazia o una fortuna?… non lo sa nessuno. È ancora un frammento, non ne sappiamo mai di più…”.
Accadde che qualche settimana dopo il paese entrò in guerra, e tutti i giovani del villaggio furono reclutati a forza. Solo il figlio del vecchio fu lasciato a casa perché era uno storpio. La gente piangeva e si lamentava, da ogni casa tutti i giovani erano stati arruolati a forza, e tutti sapevano che la maggior parte non sarebbe mai più tornata, perché era una guerra persa in partenza, i nemici erano troppo potenti.
Di nuovo, gli abitanti del villaggio andarono dal vecchio e gli dissero: “Avevi ragione, vecchio: la tua è stata una fortuna. Forse tuo figlio rimarrà uno storpio, ma almeno è ancora con te. I nostri figli se ne sono andati, per sempre. Almeno lui è ancora vivo, a poco a poco ricomincerà a camminare, magari solo zoppicando un po’…”.
Il vecchio, di nuovo, disse: “Continuate sempre a giudicare. Dite solo che i vostri figli sono stati obbligati a partire per la guerra, e mio figlio no. Chi lo sa… se è una fortuna o una disgrazia. Nessuno lo può sapere veramente. Solo dio lo sa, solo la totalità lo può sapere”.
Non giudicare, altrimenti non sarai mai unito alla totalità.
Sarai ossessionato dai frammenti, vorrai trarre delle conclusioni basandoti solo su dei particolari.
Una volta che hai espresso un giudizio, hai smesso di crescere.
Di fatto, il viaggio non finisce mai.
Un sentiero finisce, e ne inizia un altro.
Una porta si chiude, e un’altra se ne apre…
Tratto da un racconto di Osho
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