#dice il saggio
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pensierodelgiornoblog · 3 months ago
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falcemartello · 4 months ago
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Nel frattempo...
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Dice il saggio:
"chi pulisce l' ingresso, attende ospiti"...
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sophie-blanceur · 2 months ago
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Quelle femmine golose
che si succhiano un ghiacciolo
- dice un saggio che sa tutto -
sono donne con carenze
e lo succhiano pian piano,
pare succhino una verga,
e succhiandolo ben sanno
che all'istante si dissolve
nell'inganno del piacere
il ghiacciolo fuggitivo
come in mente si dissolve
quell'immaginario pene.
Carlos Drummond de Andrade
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lunamagicablu · 3 months ago
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Si dice che il Maestro indica la porta, ma l’allievo può aprirla e attraversare la soglia solo quando è pronto. Quando questo accade allora non esisterà nessun maestro e nessun allievo perché l’osservazione, che è imparare, e l’applicazione, che è fare quel che abbiamo imparato, saranno la stessa cosa. Insegnamento e apprendimento non saranno separati in colui che è… saggio Franco Piccirilli *********************** It is said that the Master indicates the door, but the student can open it and cross the threshold only when he is ready. When this happens then there will be no master and no student because observation, which is learning, and application, which is doing what we have learned, will be the same thing. Teaching and learning will not be separated in the one who is… wise Franco Piccirilli 
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raccontidialiantis · 6 days ago
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Lo sto facendo crollare
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I miei fanno lavori particolari. Non so molto, in verità. Mia madre si occupa di qualcosa di nicchia e molto riservata in magistratura. Mio padre lavora nell’altissima finanza. Mamma, per il ruolo che ricopre mi dice che ha molto potere, che però questa cosa la lacera dentro. Mentre papà invece è uno veramente figo, lui è sempre in giro per il mondo e guadagna un sacco di soldi. Si, hai immaginato bene: sono viziatissima e snob, oltreché bellissima. Non mi accontento di nulla che non sia il massimo. E voglio essere sempre obbedita, riverita e servita. All’istante. Non tollero incertezze o errori. Sono una stronza e neanche una di quelle adorabili, lo ammetto. Mi piace comandare, far soffrire; vedere che gli altri sopportano muti e a denti stretti tutti i miei capricci. Che invidiano la mia ricchezza e i miei giocattoli.
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Forse sono un po’ sadica, certo. Ognuno è com’è: cazzo mi frega, a me. Voglio essere adorata, lo pretendo. Le voglio tutte vinte. Parlavamo dei miei: essendo entrambi esponenti di alto profilo e molto richiesti, di conseguenza lavorano tutta la settimana fino a sera tarda. Per cui, avendo mamma ricevuto di recente delle preoccupanti minacce, hanno deciso di ritirarmi da scuola fino agli esami di stato che sosterrò la prossima estate e di trovarmi un istitutore privato ad hoc. Pagato profumatamente, lui mi sorveglia e mi cura a tutto tondo, dalle otto del mattino alle sette di sera, dal lunedì al venerdì. Lezioni ed esercizio fisico. Torna dalla sua famiglia, in una città vicina, solo per il weekend. Se devo uscire, m'accompagna e mi protegge, mi guarda le spalle. Però si esce solo per cose brevi e mirate. Invece: amici, bar, la piazza, un cinema o il muretto... zero. Che cazzo di palle! Io però sono perfida e senza fare sesso non so resistere.
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Lo voglio, ne ho bisogno. Mi bolle il sangue. Per cui, essendo lui un bellissimo quarantacinquenne e l’unico uomo a tiro, l’ho preso di mira e lo stuzzico, lo provoco, lo insulto, lo ferisco nell'onore. Di continuo. È molto paziente, maturo, saggio. Dotato di sense of humor. Ma è pur sempre un maschio, che ha di sicuro molto testosterone che gira nei suoi coglioni, con l’orgoglio e la passione che gli covano dentro. L’ho puntato ormai e lo voglio per me, sebbene i suoi figli siano miei coetanei o addirittura più grandi. E inoltre lo provoco sessualmente di continuo. Perciò un giorno lui esasperato, non sapendo come altro calmarmi, come mettermi a posto, ha perso completamente la pazienza, m'ha messa di forza sulle sue gambe e m'ha inflitto una bella sculacciata.  
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Molto forte. Quanto m'è piaciuta! Ed è stata un'illuminazione inattesa per entrambi. La cosa ormai si ripete ogni giorno dopo pranzo. Per una sorta di tacito accordo, io gli faccio un piccolo sgarbo, una minima mancanza di rispetto e... voilà partono le sberle sonore sul mio culetto indifeso, luogo del mio corpo nervoso e perfetto che lo attira come una calamita. Non vede l’ora che io lo provochi. Se tardo a farlo, è nervoso: lo percepisco chiaramente. Non aspetta altro, durante il giorno. Quando gli sono in grembo, posso chiaramente sentire che è eccitato, che ha sempre un'erezione notevolissima. Mi vuole, lo sento.
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Sotto i suoi colpi io agito piano i fianchi, come se soffrissi da morire. Gemo. Mi muovo come fosse una danza ipnotica. Voglio farlo morire di passione. A volte vado in bagno più volte, durante la mattinata: non mi faccio il bidet per ore volutamente e quindi in grembo a lui per la mia umiliazione, lentamente roteo e alzo moltissimo il bacino, aprendogli le natiche davanti agli occhi. E il mio odore lo cattura. Sto diventando brava, come puttana: arrivo quasi a toccargli il viso, mentre ho la gonna alzata e indosso solo un ridottissimo perizoma. Che lascerebbe qualsiasi uomo senza respiro.
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Gli faccio così intravedere il poco pelo che mi circonda la fica e la zona ambrata attorno all'ano. Il profumo del mio sudore dall’intimo non lavato arriva improvviso a violentargli le narici con forza e lo fa impazzire di desiderio; posso capirlo dal fatto che quando il mio culo quasi gli tocca le labbra, lui ammutolisce. Gli si secca la gola probabilmente, poverino. Non esiste un uomo che possa sopportare questo supplizio. Sono cattiva. Ma lo faccio sentire vivo, pieno di sensi di colpa e di voglia di peccare con me allo stesso tempo. Non desidera altro. E io lo voglio dentro di me.
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Perciò suda freddo, poverino. Negli ultimi giorni però percepisco chiaramente che i suoi colpi si sono fatti più dolci, quasi simbolici. E dopo la sculacciata, con la scusa di ricomporre il rapporto, ormai mi accarezza il culo, m'aggiusta i capelli. Man mano ha ottenuto che per infliggermi la punizione io stia con la parte superiore del mio corpo completamente nuda, con lui. Tettine sode al vento. Capezzoli svettanti. Una gioia, per lui. E quando mi sculaccia con la destra, io intanto gli tocco molto il cazzo, sebbene solo sui pantaloni. Lui allora con nonchalance mi sostiene una zinna con la sinistra e me la stringe. Mi pizzica il capezzolo.
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Godo da impazzire, al contatto con le sue mani forti. Poi, finito, mi coccola, mi tiene in braccio ogni giorno un po' di più. E mi bacia il collo con trasporto. Io lo lascio fare e mi apro tutta. Mi sorride e dice che sono una machiavellica, intelligentissima e molto attraente giovane donna. Che tra noi ci può pur essere qualche piccolo segreto; senza esagerare, però, ok? Comunque sia, ancora non si decide a varcare la soglia del dolcissimo, irresistibile, osceno, inconfessabile peccato che di sicuro ci unirà, prima o poi. Mi sogna sotto di lui: in un momento di estrema e delicata confidenza, diventando rosso in viso me l’ha confessato. Ma non osa ancora. Poi s'è scusato e s'è ricomposto.
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Forse  a causa del grande divario d’età, del fatto che ha una bellissima moglie e che le è assolutamente fedele. Me lo ripete sempre più spesso, quasi a volersene convincere lui per primo. Mi pensa, quando la scopa: ormai lo so per certo! La sessione punitiva quotidiana ormai dura molto: è arrivata quasi a un’ora di tensione erotica purissima, tra noi. Mi parla in modo suadente, mentre mi colpisce e poi mi supplica di non piangere, per favore. Anche se io francamente non verso una lacrima. È una nostra recita molto intima e coinvolgente, intrisa di sesso solo cerebrale. Un vero supplizio per entrambi.
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Mi dice che lo fa per il mio bene. Io quindi da un po’ ho accelerato la manovra di seduzione e quando mi colpisce, per reggermi meglio ho preso ad aggrapparmi forte al suo arnese e vedo che gradisce molto. Allora glielo stringo di più e cerco di fare un po’ su e giù con la mano. Non si oppone, fa finta di nulla. Ma socchiude gli occhi e tra uno schiaffo e l’altro inizia a infilare le dita sotto il perizoma. Mi vuole. E comunque ha preso a indossare solo pantaloni di cotone leggerissimo. Senza mutande. Quanto lo voglio!
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Lunedì prossimo sarò assolutamente “machiavellica”, come dice lui. All’una e mezza, dopo le lezioni e finito di mangiare, usciti dalla sala da pranzo, mentre la nostra anziana domestica rigoverna, gli dirò che voglio che nel primo pomeriggio mi porti con la macchina a prendere un gelato. Poi, una volta ripartiti dalla pasticceria, sbocconcellando e gustando il cono stracolmo di gusti, a bruciapelo gli dirò che è ora di smetterla con le sculacciate e di obbligarmi invece a succhiarglielo. Glielo chiederò spudoratamente, con la faccia più candida e pulita che riuscirò a trovare nel mio repertorio. Deglutirà; cercherà di rimanere impassibile, mentre pensa in fretta.
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Voglio proprio vederlo morire di passione e struggersi di desiderio, intanto che gli parlo, lo guardo fisso e lecco la crema sulla cialda, con grandi movimenti di lingua e rumoroso risucchio. Mi pulirò di continuo le labbra... in attesa di assaggiare la sua sborra. Devo assolutamente conoscerne il gusto. Scommetto che ne tira fuori tantissima. La voglio sparata sulla faccia. Quindi, finito il gelato gli chiederò o meglio: gli ordinerò di andare in campagna, a fare una piccola gita. Io e lui soltanto.
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Dimenticavo i dettagli: per l’occasione indosserò una microgonna, un tanga ridottissimo, sarò profumatissima e irresistibile. Voglio proprio vedere se riuscirà a dirmi di no. Devo proprio succhiarglielo, ingoiare il suo sperma. Farlo mio. Non resisto più neppure io. Ne ho bisogno. Poi, frantumata finalmente la cazzo di barriera dell’intimità e dei sani princìpi, glielo prenderò in corpo ogni giorno. Ovunque vorrà. E una mattina di queste infine lo ricatterò: gli imporrò di saltare tutte le lezioni e incularmi per tutta la durata teorica della didattica, sino a ora di pranzo.
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Lo devo spompare: mi voglio far aprire la fica ma soprattutto spaccare il culo completamente. Me lo deve rompere, slabbrare, farmi sanguinare e strillare di dolore e piacere. Dovrò godere per ore di quest’uomo bellissimo nel mio corpo; un gran pezzo di maschio, dal cazzo notevole ormai in mio pugno. Completamente. Lui dovrà coprirmi la schiena di sborra. Altrimenti lo dirò a sua moglie. Potrà disporre del mio culo e dovrà farne buon uso. Si: potrà costringermi a fare tutto quello che voglio io.
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RDA
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sciatu · 8 months ago
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LA FAVOLA DEL MARE (da una lettura del filosofo Cacciari sula necessità della poesia).
Un ragazzo con un lento andare cercava sulla riva del grande mare il senso di quella distesa infinita che sollievo dava alla sua vita un senso si giusto, ma ben pesato quando incontrò uno scienziato che gli spiegò con fare dotto cosa era il mar da sopra a sotto. “Il mare è realtà non fantasia è una riserva di energia, il sole crea le nuvole bianche loro corrono via mai stanche, vanno nel mondo acqua a donare con essa la vita fan germogliare. L’acqua scende intensa o avara diventa ora rivolo, fiumara dona ricchezza gioia, dona vita al mare torna mai stanca, sfinita! Il mare quindi è energia infinita una pila che mai è esaurita” Il ragazzo ascoltava stupito ma quanto detto dall’erudito era giusto preciso, ma parziale, era il noto, il vero il reale. Continuò allora per la sua via finché non trovò un gran dottore della filosofia conoscitore “Il mare esiste, come scienza dice, della vita e origine e fattrice alla terra, opposto lo penso e dell’aria, molto più denso ma con l’uomo non ha affinità è acqua che va di qua e di là, necessario per la sua utilità però non ha nessuna santità, è un oggetto non fondamentale solo acqua, dei pesci e del sale se ci chiediamo la sua necessità capiamo che quindi non ne ha: della natura e uno strumento come la roccia o come il vento.” Il ragazzo alla fine si allontanò con pochi si e mille non so. Mentre deluso sulla sabbia andava vide un uomo che felice nuotava Gli chiese “Scusa nuotatore Tu che vi trovi gusto e sapore dimmi del mare il significato perché questo liquido manto a guardarlo porta all’incanto quale senso può mai avere guardarlo e provar piacere?” “il mare per quanto sia vecchio Dell’anima di ognuno e lo specchio lei lo guarda e vede dubbi, paure sente le ansie quelle più dure e quelle che sono meno vere quelle false e quelle più sincere e nel guardarle ne vede il confine pesa quelle pure e quelle meschine e capisce infine dove volgere la prua in quale direzione è la sorte sua. Questo lo capisci nell’esser poeta non nello scrivere versi di seta ma nel dare voce a quel che vede l’anima tua, nel capir quanto crede nel dar forma in modo sincero a quel che è il tuo pensiero. Per questo il gran mare è perfetto perché cambia muta e l’effetto di questo instancabile mutare è un tuo continuo poetare. Pensa alle albe quando si accende e presto di blu tutto risplende pensa alle tempeste, alla sua rabbia che non potrai mai metter in gabbia pensa al tramonto, il diventar quieto e della luna esser l’amante lieto Muta come l’animo nostro ora è pace ora diventa mostro.” Quando l’uomo ebbe finito Il ragazzo lo guardò stupito “Chi sei che ben hai definito quanto scienziato ed erudito non ha saputo voluto sviscerare e per parte loro raccontare” “Non sono un saggio o un profeta come ogni uomo sono poeta quanto non vedon scienza e filosofia lo trova e lo dice la poesia”
THE TALE OF THE SEA (from a speech by the philosopher Cacciari on the need for poetry). A boy with a slow walk, was looking on the shore of the great sea, the meaning of that infinite expanse, what relief it gave to his life, a correct but well-considered meaning, when he met a scientist, who explained to him with a learned manner, what it was the sea from above to below. “The sea is reality not fantasy, it is a reserve of energy, the sun creates white clouds, they run away never tired, they go into the world of water to donate and with it they make life sprout. The water descends intensely or sparingly, now it becomes a trickle, the river gives richness, joy, it gives life to the sea, it never returns tired, exhausted! The sea therefore is infinite energy a battery that is never exhausted" The boy listened in amazement but what the scientist said was precise, but partial, it was what was known, what was true, what was real. He then continued on his way, until he found a great doctor, a connoisseur of philosophy “The sea exists, as science says, of life origin and mother, to the earth, opposite, I think of the air much denser, but it has no affinity with man, it is water that goes here and there, necessary for its usefulness but it has no sanctity, it is a non-fundamental object only water, some fish and some salt if we ask ourselves its necessity we understand that it therefore has none: for the nature is an instrument like the rock or like the wind.” The boy finally walked away with a few "yeses" and a thousand of " I don't know". While disappointed on the sand he saw a man who was swimming happily, he asked him "Sorry swimmer. You who find taste and flavor in it, tell me the meaning of the sea, because this liquid blanket, looking at it, leads to enchantment, what meaning can it possibly have, looking at it and feel pleasure?” “the sea no matter how old it is, of everyone's soul it is the mirror, she looks at it and sees doubts, fears, feels the anxieties, the hardest ones, and those that are less true, the false ones and the most sincere ones, and in looking at them he sees the boundaries, weighs the pure ones and the petty ones and finally understands where to turn his bow and in what direction his fate lies. You understand this in being a poet, not in writing silken verses, but in giving voice to what your soul sees, in understanding what it believes, in sincerely giving shape to what your thoughts are. This is why the great sea is perfect, because it changes and the effect of this tireless change is your continuous poetry. Think of the dawns when it lights up, and soon everything shines blue, think of the storms, of its anger, which you will never be able to put in a cage, think of the sunset, the becoming quiet and of the moon being the happy lover Mute like our soul , now it's peace, now it becomes a monster.” When the man finished, the boy looked at him in amazement. “Who you are that you have well defined, as a scientist and scholar, he was unable to dissect, and for their part to tell�� “I am not a sage or a prophet, like every man I am a poet, what science and philosophy do not see, poetry finds and says”
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fashionbooksmilano · 6 months ago
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Jean Cocteau La rivincita del giocoliere
Peggy Guggenheim Collection
Kenneth E.Silver, saggio di Blake Oetting
Marsilio Arte, Venezia 2024 , 176 pagine, 20,5x26,8cm, ISBN 978124631676
euro 40,00
email if you want to buy [email protected]
«L’opera di Cocteau ci lascia una sensazione perdurante di felicità, non perché escluda la sofferenza, ma perché in essa nulla è rifiutato, rimpianto o crea rancore. La felicità è un segno di saggezza, più affidabile di quanto si creda, e forse lui ne ha più di altri…» Wystan Hugh Auden, poeta
Brillante, sorprendente e poliedrico. È Jean Cocteau (1889-1963), artista francese che ha lasciato un segno come disegnatore, regista, scenografo, muralista, designer di gioielli e di abiti. La poesia, tratto fondante del suo inconfondibile stile, è caratterizzata da atmosfere mitologiche e circensi e da una scrittura spiazzante che accompagnerà sempre la sua infinità di creazioni nei campi più disparati. In occasione della prima retrospettiva in Italia dedicata all’artista, allestita alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia, esce per Marsilio Arte il libro Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere di Kenneth E. Silver, con un saggio di Blake Oetting (Orfeo, due e più volte: i riverberi queer di Jean Cocteau). Lo spazio espositivo è anche un omaggio all’amicizia che legò l’artista a Peggy Guggenheim. Fu lui, infatti, a incoraggiare la giovane collezionista ad aprire nel 1938 la galleria londinese Guggenheim Jeune. Guggenheim ricambiò il sostegno ospitando più opere di Cocteau, all’epoca amico e consulente artistico di Marcel Duchamp. Da quel momento l’artista iniziò a frequentare la casa della mecenate newyorchese a Venezia, a Palazzo Vernier dei Leoni, innamorandosi della città. Guggenheim ribadì più volte che la parola era un mezzo di espressione che Cocteau utilizzava con virtuosismo da acrobata. La rivincita del giocoliere è un richiamo alla sua abilità di riuscire ad attraversare gli ambiti più disparati con uno sguardo trasversale, capace di cogliere e mettere in relazione l’estetica e la storia. Nel suo primo libro, La spaccata, lo stesso Cocteau si dice affascinato dagli artisti delle giostre e del circo, tanto che più avanti, a carriera avviata, inserirà due acrobati e un prestigiatore cinese nel libretto del balletto Parade, e il mago Merlino in I cavalieri della tavola rotonda. Fonte inesauribile di creatività e visioni, il genio di Cocteau si manifesta nei romanzi, tra cui Il libro bianco, in film come Il sangue di un poeta, con Lee Miller nei panni di una statura greca che prende vita, e nella Macchina infernale, rivisitazione dell’Edipo Re, solo per citare alcuni dei suoi capolavori. Cocteau stesso si racconta definendosi «una menzogna che dice sempre la verità»: nella sua opera si serve regolarmente del mito per presentare una storia e allo stesso tempo «riempirla di codici, costringendo il pubblico ad andare alla ricerca di ciò che è nascosto, come giocasse a nascondino».
05/05/24
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elperegrinodedios · 8 months ago
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Se, riesci a mantenere la calma, quando tutti attorno a te la stanno perdendo;
Se sai avere fiducia in te stesso, quando tutti dubitano di te tenendo però nel giusto conto quei loro dubbi;
Se sai aspettare, senza stancarti d'aspettare o se calunniato, non rispondi con calunnie, o se odiato tu non dai spazio all'odio senza tuttavia sembrare troppo buono, nè parlare troppo da saggio;
Se sai sognare senza lasciare che i sogni siano poi i tuoi padroni;
Se riesci a pensare senza fare dei pensieri il tuo scopo, il tuo fine;
Se sai incontrarti con il successo e la sconfitta e trattare questi due impostori proprio allo stesso identico modo;
Se riesci a sopportare di sentire la verità che tu hai detto, distorta da imbroglioni che ne fanno una trappola per ingenui;
Se sai guardare con serenità alle cose e a quegli affetti distrutti e riuscire a ricostruirli tutti, con i tuoi strumenti ormai logori;
Se sai mettere insieme, tutte quelle tue vittorie e rischiarle poi in un solo colpo a testa e croce, perderle e ricominciare daccapo senza lasciarti sfuggire neanche una parola su quello che hai perso;
Se sai costringere il tuo cuore, i tuoi nervi, i tuoi polsi a sorreggerti anche dopo tanto tempo che non te li senti più e, cosi resistere, quando in te non c'è più nulla tranne la volontà che dice loro: "Resistete!";
Se sai parlare con i disonesti, senza per questo perdere la tua onestà oppure passeggiare con i Re senza perdere il comportamento normale;
Se non possono ferirti nè i nemici e nè gli amici troppo premurosi;
Se per te contano tutti gli uomini, ma nessuno troppo;
Se, riesci a riempire l'inesorabile minuto, dando valore ad ogni istante che passa, tua è la Terra e tutto ciò che vi è in essa e quel che più conta, tu sarai un Uomo!
lan ✍️
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pensierodelgiornoblog · 5 months ago
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“Mentre l’uomo comune cerca di biasimare gli altri e biasimare il fato, il nobile cerca il difetto dentro se stesso.” - I Ching
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questaelamiavita · 4 months ago
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Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te
L'hanno persa e danno la colpa a te,
Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
Ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.
Se sai aspettare senza stancarti dell'attesa,
O essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
O essendo odiato, non dare spazio all'odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;
Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,
Se sai incontrarti con il Trionfo e la Rovina
E trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi,
O guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori.
Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare dal principio
e non dire mai una parola sulla tua perdita.
Se sai costringere il tuo cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c'è più nulla
Tranne la Volontà che dice loro: "Tenete duro!"
Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,
O passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con il popolo,
Se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,
Se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E — quel che più conta — sarai un Uomo, figlio mio!
(Rudyard Kipling)
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falcemartello · 5 months ago
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Dice il saggio:
Quando plendi una billa dal fligo, metti un billa nel fligo.
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anchesetuttinoino · 6 months ago
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Dice il saggio: se spari su un leader FILORIUSSO, non sei un attentatore assassino, ma un poeta non violento. E' solo un'espressione artistica, insomma.
Il primo ministro della Slovacchia, Robert Fico, è stato colpito ieri da diversi colpi di arma da fuoco e gravemente ferito dopo un evento politico, in un tentativo di assassinio che ha sconvolto il piccolo Paese. I medici hanno lottato per salvargli la vita diverse ore dopo che il 59enne leader filorusso è stato colpito, ma il suo vice primo ministro ha detto di credere che Fico sopravviverà.
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il-gualty1 · 1 year ago
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Il saggio non dice tutto quello che pensa, ma pensa a tutto quello che dice…
Aristotele
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abr · 4 months ago
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Del perché e come si lotta nella mia cultura: con partecipazione, no pacifintismo, ma con profondo distacco.
la storia, e la morale che ne deriva, è narrata nel Bhagavadgītā ("Canto del Divino" o "Canto dell'Adorabile"), testo sacro all'interno del grande poema epico Mahabharata, il più antico set culturale tramandato esistente, narrante la fine dell'Era precedente l'attuale età oscura materialista del Kali Yuga, iniziata secondo la tradizione nel 3102 AC (con la morte fisica del dio Krisna, affascinante parallelo ma non divaghiamo).
Il virtuoso Arjuna della casta ksatriya, i guerrieri - uno dei fratelli Pandava, prototipo dell'eroe - sta per partecipare alla grande battaglia di Kukuksetra che durerà 18 giorni, nella quale si troverà a dover combattere membri della sua stessa famiglia, mentori e amici facenti tuttavia parte della fazione dei Kaurava, usurpatori del trono (metafora delle difficoltà morali e fisiche che ogni essere e fazione si trova ad affrontare). Di fronte a questa prospettiva Arjuna si lascia prendere dallo sconforto e medita di rifiutarsi di combattere.
Il suo auriga principe Kṛṣṇa, in realtà avatār (incarnazione) del divino supremo Viṣṇu, ne dissipa i dubbi e lo sconforto dicendogli di rispettare i suoi doveri di kṣatriya, quindi di combattere, senza farsi coinvolgere emotivamente dalle sue stesse azioni (karma), intendendole come un dovere. «Figlio di Kunti, alzati, deciso a combattere! Rimanendo equanime nella felicità e nel dolore, nel guadagno e nella perdita, nella vittoria e nella sconfitta, affronta la battaglia della vita. Così non commetterai peccato.» (Bhagavadgītā, II, 37-38)
La morale è che a ogni essere umano è richiesto di fare lo stesso: anche se si astiene dal compiere le azioni, come sta per fare Arjuna rifiutandosi di combattere, i guṇa (che procedono da Krishna e determinano la storia) agiranno lo stesso, incatenando ognuno al proprio karma. Per cui compiere il proprio dovere significa essere presente e al contempo spettatore equanime, rifiutandosi di accordare un valore assoluto alla propria condizione. Così l'uomo trasforma i propri atti in sacrifici, cioè dinamismi transpersonali che contribuiscono a mantenere l'ordine cosmico. Ordine che non deriva da una azione che prevalga sulle altre ma dalla somma (vettoriale) di tutte, di tutti. Non ci si sottrae dalla lotta.
Persino il principe della non violenza Ghandi commentò: «Shri Krishna è il Signore che abita nel cuore di ognuno. Egli comprende il momentaneo offuscamento della mente di Arjuna. E perciò gli dice “Tu sei un guerriero, non imparerai la non violenza parlando ora come un saggio. Essendo già incamminato su questa via, devi portare a termine il tuo compito”».
elab. via https://www.meditazionezen.it/bhagavad-gita/
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fashionbooksmilano · 8 months ago
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Cavaglieri
a cura di Vittorio Sgarbi
Allemandi & C., Torino 2007, 206 pagine, In-4° , brossura, ISBN 9788842214915
Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo
euro 35,00
email if you want to buy [email protected]
Catalogo della mostra su Mario Cavaglieri allestita a Palazzo Roverella a Rovigo dal 10 febbraio al 1 luglio 2007
Le 155 opere presenti in mostra sono riprodotte con grande cura editoriale. Per ogni opera riprodotta, come si conviene ad un catalogo ben fatto, è pubblicata una scheda didascalica esauriente e la relativa bibliografia essenziale. Ma il volume è soprattutto dotato di saggi introduttivi di grande spessore critico a firma dello stesso curatore Vittorio Sgarbi, dove il titolo allettante di Il senso di una pittura dei sensi, predispone ad una lettura partecipata e scevra di preconcetti, e dove l'opera di Cavaglieri è scandagliata con angolazione tutta rivolta agli anni brillanti del pittore, ma senza trascurare gli sviluppi dell'interno percorso artistico. Quei sensi a cui Vittorio Sgarbi fa riferimento, vengono percepiti pienamente nel corso della visita alla mostra, tra angoli discreti che formano virtuali salottini borghesi e sulle cui pareti campeggiano i quadri carichi di colore del pittore rodigino. Altri contributi, oltre a quello di Vittorio Sgarbi "aprono" il catalogo. Il saggio di Alessia Vedova intitolato Un descrittore del suo tempo: le opere giovanili, il periodo intimista e gli anni brillanti, costituisce un acclarante excursus sull'opera di Cavaglieri, mentre il saggio di Viviane Vareilles Un pittore veneto, innamorato della Francia, a Parigi, ci dice degli anni francesi. Ma per noi desta anche curiosità il fatto che la musa ispiratrice di Mario Cavaglieri fu la ferrarese Giulia Catellini, come ben documenta Stefano Fugazza nel suo contributo dal titolo Gli anni piacentini. Legata al pittore per la vita, dopo essere rimasta vedova nel 1920 di un aristocratico piacentino, Giulietta figura come soggetto in moltissime tele esposte in mostra, conferendo sempre alle opere in cui è ritratta un alone di innegabile sensualità, e dove sembra di leggere l'afflato grande tra pittore e modella, uniti nell'arte come nella vita.
06/03/24
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libriaco · 1 year ago
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Il saggio dice:
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Se spezzate un lapis, avrete due lapis. che, fuor di Toscana, vuol dire: Se spezzate una matita, avrete due matite.
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