#Giuseppe Fontana
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garadinervi · 3 months ago
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Giovanni Fontana, Vuoi scrivere qui sotto i tuoi 10 nomi. Grazie (Write below your 10 names that describe the world. Thanks), [Il Gioco dei dieci nomi (The Game of the 10 names), 1991-1992], on the occasion of Giuseppe Chiari's 80th birthday, Fondazione Bonotto, Molvena (VI), 2006 [© Giuseppe Chiari, Giovanni Fontana]
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danielgianfranceschi · 1 year ago
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Italian “Informale”
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dewitty1 · 2 years ago
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The Trevi Fountain , Fontana di Trevi, Trevi district, Rome, Italy
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https://www.instagram.com/p/BT_eFnGjk7W/
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primepaginequotidiani · 4 months ago
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PRIMA PAGINA Il Tempo di Oggi lunedì, 16 settembre 2024
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onoranzetriolo · 4 months ago
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è mancato Demetrio Caccamo
è mancato Demetrio Caccamo Ne danno il triste annuncio: le figlie Dida con il marito Emanuele Genovese, Cinzia con il marito Gregorio Minniti, gli adorati nipoti Giuseppe e Sofia, il cognato Giuseppe Chirico con la moglie Angela Fontana, gli altri nipoti ed i parenti tutti. I funerali avranno luogo giovedì 5 c.m. alle ore 16.30 nella Chiesa parrocchiale del Sacro Cuore di Gesù.
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marcogiovenale · 8 months ago
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tra due ore, alle 17, cerimonia conclusiva del premio pagliarani 2024
nella Sala Cinema del Palaexpo di Roma (Ingresso dalla scalinata di Via Milano 9a) dalle ore 17 e fino alle 19 Cerimonia di premiazione della Nona edizione del Premio Nazionale Elio Pagliarani Conduce Arnaldo Colasanti ingresso libero * Il sito del Premio: https://premioeliopagliarani.it/ La cartella stampa completa relativa alla GIORNATA PAGLIARANI: https://tinyurl.com/pagliarani2024 Il…
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adrianomaini · 1 year ago
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Eppure la rete dei militari che nella regione a nord di Milano fanno riferimento al Regio Governo del Sud non è poca cosa
L’azione dello stato maggiore dell’esercito del SudNon ci sono segnali di una presenza attiva d’iniziative organizzate nell’Italia occupata da parte del Regno del Sud sino alla fine di novembre, primi giorni di dicembre 1943. Infatti, risale ai primi giorni di dicembre la definizione dei comandi regionali nella ZO <84 e anche il distintivo che i patrioti dovevano apporre al bavero della giubba.…
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bagnabraghe · 1 year ago
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Eppure la rete dei militari che nella regione a nord di Milano fanno riferimento al Regio Governo del Sud non è poca cosa
L’azione dello stato maggiore dell’esercito del SudNon ci sono segnali di una presenza attiva d’iniziative organizzate nell’Italia occupata da parte del Regno del Sud sino alla fine di novembre, primi giorni di dicembre 1943. Infatti, risale ai primi giorni di dicembre la definizione dei comandi regionali nella ZO <84 e anche il distintivo che i patrioti dovevano apporre al bavero della giubba.…
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collasgarba · 1 year ago
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Eppure la rete dei militari che nella regione a nord di Milano fanno riferimento al Regio Governo del Sud non è poca cosa
L’azione dello stato maggiore dell’esercito del SudNon ci sono segnali di una presenza attiva d’iniziative organizzate nell’Italia occupata da parte del Regno del Sud sino alla fine di novembre, primi giorni di dicembre 1943. Infatti, risale ai primi giorni di dicembre la definizione dei comandi regionali nella ZO <84 e anche il distintivo che i patrioti dovevano apporre al bavero della giubba.…
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lasko2017 · 3 months ago
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La Fontana di Trevi a Roma, in Italia, è un capolavoro mozzafiato dell'architettura barocca e una delle fontane più famose al mondo. Progettata dall'architetto Nicola Salvi e completata da Giuseppe Pannini nel 1762, la fontana è un grandioso simbolo del ricco patrimonio artistico e culturale di Roma.
La fontana si trova all'incrocio di tre strade (tre vie), da cui prende il nome. È il punto terminale dell'acquedotto Aqua Virgo, costruito nel 19 a.C. e che ancora oggi fornisce acqua alla fontana. Con i suoi impressionanti 26 metri (85 piedi) di altezza e 49 metri (161 piedi) di larghezza, la Fontana di Trevi domina la piccola piazza in cui è situata.
La figura centrale della fontana è il dio Oceano, che si erge maestoso su un carro trainato da due cavalli marini, ciascuno guidato da un Tritone. Un cavallo è calmo e obbediente, mentre l'altro è indisciplinato, a simboleggiare gli umori contrastanti del mare. L'intera composizione è incorniciata da un grandioso arco trionfale, con statue che rappresentano l'Abbondanza e la Salute che fiancheggiano Oceano.
La Fontana di Trevi non è solo una meraviglia architettonica, ma anche un'icona culturale. È tradizione che i visitatori lancino una moneta nella fontana, che si dice assicuri il loro ritorno a Roma. Questa pratica ha reso la fontana un simbolo di speranza e romanticismo.
La miscela di sculture dinamiche, acqua corrente e dettagli intricati della Fontana di Trevi la rendono un vero gioiello dell'arte barocca e un punto di riferimento imperdibile per chiunque visiti Roma.
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gacougnol · 1 year ago
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Giuseppe Möder
La Fontana, nd
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francescosatanassi · 29 days ago
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UNA SOLA PAROLA D'ORDINE
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Questa foto del 1972 ritrae la conclusione in piazza Saffi di un corteo antifascista a Forlì, per ricordare la strage di piazza Fontana avvenuta tre anni prima a Milano. Era il 12 dicembre '69 quando una bomba esplose alla Banca Nazionale dell'Agricoltura, uccidendo 17 persone e ferendone 88. La colpa ricadde sugli anarchici. Il ferroviere Giuseppe Pinelli, estraneo ai fatti, morì dopo due giorni di interrogatori "cadendo" dalla finestra degli uffici della questura. I veri responsabili della strage furono riconosciuti nei terroristi di estrema destra coperti e guidati da settori dello Stato. In Romagna si diffuse subito un forte sentimento di rabbia. Sorsero ovunque i comitati unitari antifascisti, organismi popolari che misero in atto una forma diffusa e organizzata di auto-difesa, promuovendo incontri, convegni, cortei, manifestazioni e picchetti di sorveglianza antifascista. Una sola parola d'ordine: nessuno spazio ai fascisti, nessuna tregua. Sullo striscione fotografato nel dicembre 1972 si legge: "Le bombe le hanno messe i fascisti, pagati dai padroni, guidati dalla polizia, protetti dalla magistratura, coperti dalla stampa. La vera giustizia è quella proletaria." Accanto, si nota una bandiera con la diagonale rosso-nera. Purtroppo, se ne vedono sempre meno.
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massimogilardi · 1 year ago
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GIAN LORENZO BERNINI: NETTUNO E TRITONE
Il cardinale Alessandro Damasceni Peretti Montalto, pronipote di Sisto V, era un uomo magnanimo e gioviale, un munifico committente tanto benvoluto che, alla sua morte, il pittore Giovanni Bricci (padre di Plautilla, futuro architetto) licenziò un libello molto apprezzato nel quale si tessevano le lodi di quello che, se non fosse mancato prematuramente – per una congestione – a poco più di cinquant’anni, avrebbe potuto diventare papa nel conclave del 1623, che vide poi invece eletto Maffeo Barberini.
Il cardinale Montalto, come tutti lo chiamavano, era figlio della nipote Sisto V e, ad appena quattordici anni, fu adottato dal prozio che lo creò così giovanissimo cardinale. La nonna di Alessandro, Camilla, era la sorella di Sisto V, colei per la quale fu coniato il modo di dire “Camilla, tutti la vònno, nessuno pija…”, nonché proprietaria del terreno che avrebbe poi ospitato la favolosa villa che, con lui, sarebbe divenuta la villa privata più estesa di Roma. Un posto che, a giudicare dalle incisioni e da alcune foto di fine Ottocento, doveva essere incantevole e che il cardinale, raffinato collezionista, arricchì con tante opere d’arte.
La peschiera Montalto era la più grande “piscina” di Roma e si trovava a due passi dalla casa paterna di Bernini (Via Liberiana), sua prima casa romana. A pianta ovale con diametri di mt 36,50x24,50 essa, secondo la descrizione di Giuseppe Bianchini a commento della tav. 194 del X Libro delle Magnificenze di Roma di Giuseppe Vasi, 1761: “Nasce dal clivo del colle Viminale […] a destra si alza, quasi custode della delizia, un Ercole colla mazza, e a sinistra un Fauno con una zampogna, come se volesse accrescere il delizioso mormorio delle acque. Gira attorno alla peschiera una balaustra con di marmo con dodici statue sopra, e fra una e l’altra tante tazze dalle quali si drizzano altrettanti zampilli di viva acqua verso il centro della peschiera. Nel sito più alto, ove spiccano più copiose le acque, si alza la statua di nettuno col suo tridente in atto di domare quell’elemento e ai lati in sito più basso le statue di Orfeo e di Mercurio…”. (In realtà le statue a decorazione erano sedici, tutte raffiguranti dèi pagani e imperatori dell’Antica Roma).
La peschiera, che fu ancora per l’Ottocento un acquario molto vario, aveva anche uno “scherzo”, uno di quei trucchi tanto apprezzati nel Seicento: uno scalino calpestabile che correva tutt’intorno alla vasca sotto il pelo dell’acqua così che, nel calpestarlo, bagnava le caviglie degli ospiti, e fu descritto come: “Uno scalino falso che inaqua un poco le gambe”.
La fontana-laghetto creata da Domenico e Giovanni Fontana ai tempi di Sisto V – le cui insegne ricorrevano sotto le statue della balaustra – fu “coronata” dal Nettunoberniniano per volontà del cardinale Alessandro, con un basamento che recava le proprie insegne: al momento della commissione, attorno al 1619, Bernini aveva appena 20 anni. Per Leone Strozzi, che aveva la propria villa vicina a quella di Monalto, suo padre Pietro aveva già licenziato alcune statue (e lo stesso Gian Lorenzo gli venderà, sebbene l’avesse scolpito per sé stesso, il San Lorenzo sulla graticola oggi coll. Contini Bonacossi presso Uffizi, Firenze) per le quali aveva in parte coinvolto anche il giovane figlio. Potrebbe esser stato dunque un “passaparola” tra ricchi mecenati a far sì che Montalto affidasse al giovane Lorenzo un gruppo da porre in piena vista nel suo fantastico giardino. Che il giovane avesse talento per i gruppi, il cardinale lo sapeva comunque avendo visto senz’altro il gruppo di Enea, Anchise e Ascanio (o Fuga da Troia) licenziato nel 1619 per il cardinale Scipione Borghese.
A Gian Lorenzo Bernini Montalto avrebbe commissionato tre opere in tutto: il Nettuno, il busto ritratto oggi ad Amburgo (1622) e il David oggi alla Galleria Borghese (1621-3).
Alcune incisioni mostrano come il gruppo del Nettuno e Tritone fosse posto a coronamento della peschiera che si ergeva all’estremità della proprietà, smembrata a fine ‘800 per far posto alla stazione Termini, nella parte più rialzata (l’unico edificio rimasto della villa, cmq modificato, è l’attuale Palazzo Massimo alle Terme): da lì si aveva una vista sopraelevata dell’abside di Santa Maria Maggiore, dov’era sepolto il prozio del cardinale, Sisto V, e dove Montalto stesso sarebbe stato prematuramente sepolto (sebbene il suo cuore si trovi in Sant’Andrea della Valle, i cui lavori di realizzazione aveva profusamente finanziato).
Il Nettuno ha una resa aspra, quasi ruvida, coerente con la destinazione all’aperto e l’esposizione alle intemperie: troneggia sulla vasca a gambe divaricate su una conchiglia, barba e baffi arruffati, quasi imbrinati di salsedine, e punta il tridente in basso con piglio deciso in un avvitamento turbinoso come il mare in tempesta che gli spazza il viso mentre il panneggio gli lambisce i fianchi come fosse al centro di un ciclonico mulinello.
Tra le gambe del dio spunta un tritone che con la sx si aggrappa al suo polpaccio sx, mentre con la dx tiene una buccina della quale pare ancora di udire il richiamo. Sotto al gruppo, l’acqua fluiva nel bacino sottostante formando una cascata su tre gradini.
Si è a lungo supposto che la fonte iconografica fosse da individuare in Virgilio, EneideI, 132 e segg., ma è più probabile che la fonte sia da ricercarsi in Ovidio, MetamorfosiI, 330-48:
“Cessò l’ira del mare, il dio delle acque depose l’asta tricuspide, chiamò il ceruleo tritone che sovrastava il pelago profondo con le spalle coperte di natie conchiglie e gli comandò di dar fiato alla conca fragorosa, per fare ormai, con quel segnale, rientrare i flutti e le correnti. Quegli prese la cava buccina tortuosa che va dal principio allargandosi in ampia spirale, la buccina che, quando in alto mare si empie d’aria, introna del suo suono i lidi che si stendono dall’oriente all’occaso. E anche allora, appena ebbe toccato la bocca del dio dalla barba stillante, e gonfia annunziò l’ordine della ritirata, fu udita da tutte l’acque della terra e del mare, e tutte le onde che l’udirono raffrenò e respinse. Il mare ebbe ancora le sue rive, i letti contennero i fiumi rigonfi, si abbassarono le correnti, si videro i colli riapparire fuori, sorse la terra, si ingrandirono le cose col decrescere delle acque e, dopo lunghi giorni, le selve mostrarono le loro cime, spogliate, e avevano ancora su le fronde il limo lasciato dai flutti. Il mondo era rinato.”
Rispetto al testo ovidiano, che Gian Lorenzo avrebbe letto a fondo di lì a breve anche per Apollo e Dafne, il suo Nettuno non ha ancora posato il tridente e sembra ancora piuttosto contrariato: Bernini lo rappresenta nell’acme dell’azione. Il tritone invece è stato reso abbastanza calzante al testo, e in esso vediamo un concetto che tornerà in tutte le sue fontane successive: l’acqua che emerge alla luce da un essere umano, mitologico o animale.
L’episodio ovidiano, che narra del mito di Pirra e Deucalione, trova corrispettivo nel racconto biblico del diluvio universale; la clemenza di Nettuno che, di concerto col fratello Giove, permette alla coppia di sopravvivere e rigenerare il genere umano, corrisponde al passo di Genesi: 8,1: “Or Iddio si ricordò di Noè, di tutti gli animali e di tutto il bestiame che era con lui nell’arca, e Dio fece passare un vento sulla terra, e le acque si calmarono.”
La pietasdivina che dopo il caos ristabilisce la quiete era allusione alla munificenza del cardinale Montalto, mentre il senso del contrasto tra l’agitazione di Nettuno e lo specchio piatto dell’acqua nella peschiera era chiaro: Nettuno aveva appena placato una tempesta per permettere che gli ospiti di Montalto potessero ammirare con calma i pesci che la popolavano e, in generale, il suo elemento.
Chi poteva aver suggerito un collegamento pagano-cristiano così sottile? Se è vero che il cardinale faceva segretamente parte dell’Accademia degli Intronati con lo pseudonimo di Profundus, è stato suggerito anche tuttavia il nome dell’allora cardinale Maffeo Barberini, da sempre appassionato di poesia, ma il quesito rimane senza risposta.
Nettunolasciò Roma parecchio tempo prima della demolizione di villa Montalto ormai Negroni: nel 1784 il ricco commerciante Giuseppe Staderini comprò la villa dai Negroni (che l’avevano acquistata a loro volta nel 1696) e iniziò una vendita sistematica di tutto ciò che essa conteneva, alberi compresi.
Tuttavia, da una lettera scritta da Raphael Mengs da Madrid nel 1767 al cav. D’Azara, deduciamo che forse i Negroni avevano già tentato di piazzare il gruppo berniniano: “Desidererei sapere quanto costerebbe il gruppo del nettuno del Bernini”. Non se ne fece evidentemente nulla se nel 1777 il viaggiatore De la Roque, in visita alla villa, affermò che Nettuno si trovava in una rimessa annessa alla peschiera, dunque già “smontato” in vista di un trasloco ma ancora a Roma. Dopo un periodo in custodia presso Villa Borghese, infine, nel 1786, il gruppo fu acquistato da sir Joshua Reynolds e venduto, dopo la sua morte, a Lord Yarborough nella cui famiglia è rimasto fino al 1950.
L’idea del Nettuno sarà ripresa da Bernini per il mai realizzato progetto della Fontana di Trevi al quale aveva dato principio sotto Urbano VIII Barberini poi abbandonato per mancanza di fondi, stornati sulla guerra di Castro: la prima idea prevedeva un complicato gioco architettonico e scultoreo dove sarebbe apparsa la Virgo della leggenda (colei che aveva permesso ad Agrippa e ai suoi soldati di trovare la fonte dell’Acqua Virgo che serve la fontana) mentre la seconda, se la prima non fosse piaciuta al papa, contemplava appunto la figura del dio marino.
Sotto Innocenzo X Pamphili Bernini rispolverò l’idea di una fontana sormontata da un Nettuno per la “terza” fontana di piazza Navona, dopo la Fontana dei Quattro Fiumi e il Moro: anch’essa rimase però irrealizzata per la sopraggiunta morte di papa Pamphili e quella che anche oggi non a caso ritrae il dio del mare (opera di Antonio della Bitta) mostra come l’idea di Bernini per essa fosse nota e tenuta in considerazione. Infine, l’idea del Nettuno fu ripresa da Salvi nella figura di Oceano che oggi vediamo proprio in trionfo nella fontana di Trevi.
di Claudia Renzi ©
In foto: Gian Lorenzo Bernini, Nettuno e tritone (Londra, Victoria and Albert Museum).
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unevaguedeprintemps · 11 months ago
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Esiste un chiostro segreto a Roma, (Chiostro di Santa Maria sopra Minerva).
realizzato nel 1200 dai frati domenicani quando si insediarono nella basilica di Santa Maria sopra Minerva.
Francesco Nappi, Giovanni Battista Ruggeri, Cesare Torelli, Giovanni Valesio, Giuseppe Puglia e altri artisti ignoti realizzarono gli affreschi delle arcate del chiostro, su commissione del vescovo Andrea Fernandez de Cordoba nei primi anni del Seicento.
Entrandovi sembra di passare in un’altra dimensione: dalla frenesia di Piazza della Minerva e del vicinissimo Pantheon, si arriva in un luogo di assoluto silenzio, meditazione e preghiera. Un giardino curatissimo al centro, con le palme più alte di Roma e siepi magnifiche tra le quali una da cui spunta la statua di un leone, una fontana con le tartarughe, tanti fiori e qualche gattino che si stiracchia al sole.
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liguriaday.it
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vintagebiker43 · 2 years ago
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ANTOLOGIA MACABRA
Il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida, evoca la teoria complottista e razzista della sostituzione etnica (19 aprile). Ma poi, stupito delle reazioni inorridite, ci rassicura: tranquilli, la mia è solo ignoranza (20 aprile).
Il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, dopo approfondite ricerche sulla storia del pensiero politico, scopre che il fondatore della destra in Italia è Dante Alighieri (14 gennaio), mescolando con signorile nonchalance il grande intellettuale medievale con concetti del moderno pensiero politologico e, perché no, un po’ di capre e un po’ di cavoli.
Il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, individua la vera causa che porta milioni di persone a scappare dalla loro terra: il problema non va cercato nel periodo coloniale che ha sconvolto le società che l’hanno subito, e neanche nelle guerre spesso fomentate dal mondo ricco, né, tanto meno, nel cambiamento climatico; il problema è l’opinione pubblica italiana (25 marzo) che, evidentemente, deve essere raddrizzata, in un modo o nell’altro. Lo stesso Ministro ci informa anche che i veri colpevoli della morte di tanti bambini nei viaggi della disperazione sono i loro genitori (27 febbraio) che non li fanno viaggiare su comode e sicure imbarcazioni. Negare i problemi e trovare un colpevole, uno qualunque.
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, ci rende partecipi della sua personalissima teoria pedagogica: per i bambini che non si conformano allo standard, lo strumento educativo migliore è l’umiliazione (21 novembre). Signor Ministro, alcuni miei amici e io consideriamo questa affermazione aberrante e ritengono che un’educazione fondata sull’umiliazione formi tanti piccoli nazisti, non menti libere e aperte, sia cioè la negazione dell’educazione stessa. Ma, come dice lei Ministro, forse il nostro pensiero è roba vecchia, figlio del periodo dell’”egemonia culturale della sinistra gramsciana che è destinata a cessare” (28 dicembre) (non voglio sapere, per il momento, come pensa di farla cessare). Adesso siamo nell’anno primo dell’era … (già, di quale era?) e tutto è cambiato.
Intanto, il Presidente del Senato, Ignazio La Russa, riscrive la storia dell’attentato di via Rasella e, con un colpo di bacchetta magica, trasforma i nazisti invasori stragisti in una innocua banda musicale di pensionati (31 marzo) e i partigiani in assassini di quegli allegri musicanti.
Il Presidente della Camera dei Deputati, Lorenzo Fontana, persona gentile e equilibrata, storpiandone il cognome in Bàkelet, ci fa intendere di non aver mai sentito parlare dell’omicidio di Vittorio Bachelet sulle scale della Sapienza, degli anni di piombo e del più ampio problema della strategia della tensione che ha segnato, forse fino ai giorni nostri, la storia italiana (20 aprile).
Sembra un’antologia di umorismo macabro, ma sono dichiarazioni dei più alti rappresentanti delle istituzioni. La verità è menzogna e la menzogna è verità. Forse ha ragione il Ministro Lollobrigida, è solo questione di ignoranza (20 aprile). L’ignoranza, di per sé, non è una colpa. Ma l’ignoranza, che spesso fa rima con arroganza, unita al potere, è un’arma di distruzione di massa, innanzitutto di massa cerebrale.
Ma il problema ancor più serio è che – mi pare – ci stiamo assuefacendo ad ascoltare queste parole prive di senso, o dotate di un senso macabro, restando indifferenti. Questa assuefazione, questa indifferenza è ciò che fa paura. E’ importante, oggi più che mai, ricordarci l’un l’altro e insegnare ai giovani che le menzogne non sono opinioni, che i crimini sono crimini, che il bene comune è superiore al bene individuale, che i confini sono punti di contatto, che i bambini sono sacri e non possono essere piegati attraverso umiliazioni senza distruggerli. E che il conflitto fra valori di vita e disvalori di morte non ha niente a che fare con la normale dialettica democratica.
@Riccardo Cuppini
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chez-mimich · 1 year ago
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Lo so che gli anziani diventano noiosi, però qualche cosa devono pur fare e allora ricordano. Ricordo che mio nonno Giovanni arrivò a casa dall’osteria e disse che avevano messo una bomba a Milano, in Piazza Fontana. Lui Milano la conosceva bene e l’aveva fatta conoscere anche a me bambino. Di quell’orrendo crimine furono accusati gli anarchici, due in particolare: un ballerino, Pietro Valpreda e un ferroviere, Giuseppe “Pino” Pinelli. Era la strada più facile da percorrere. Invece furono i fascisti, come dimostrò il lungo processo. Certo ormai se si parla di fascisti, si è considerati passatisti, fuori moda, “boomers”. Ma furono comunque i fascisti. Oggi i fascisti si sono camuffati, rinnegano il passato, fanno finta di niente, ma ci sono. Così, tanto per ricordare…
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