#Giuliano of San Martino
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greyhoundone · 14 days ago
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Doctor Who: The Masque of Mandragora Giuliano and Marco
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mandrakerootgirl · 8 months ago
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all of giuliano’s outfits from the masque of mandragora in order of appearance
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garadinervi · 3 months ago
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V Biennale D'Arte Contemporanea. "Struttura, Immagine e Percezione", (folder), San Martino di Lupari (PD), September-October 1979 [Libreria di Frusaglia, Pesaro]
Texts: Umbro Apollonio, Bruno Damore, Toni Toniato, Giuliano Menato
Art: Alberto Biasi, Sara Campesan, Hugo Demarco, Marialuisa de Romans, Horacio Garcia Rossi, Hans Jörg Glattfelder, Julio Le Parc, Aldo Mengolini, Yves Millecamps, Salvator, Marcello Morandini, Philippe Morrison, Carlo Nangeroni, Thomas Norbert, Gaetano Pinna, Jiro Sugawara, Victor Simonetti, Jorrit Tornquit, Guido Zanoletti
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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Lazio-Roma di Coppa Italia oggi, dove vederla in tv e streaming
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(Adnkronos) - Lazio-Roma oggi mercoledì 10 gennaio 2024 all'Olimpico dove le due squadre si giocano un posto in semifinale di Coppa Italia.: chi passa dovrà affrontare la vincente di Juventus-Frosinone. L''appuntamento è alle 18. Sarà possibile vedere la partitia in diretta tv in chiaro su Italia 1 oppure in streaming su Mediaset Infinity+ e Sport Mediaset.   La Capitale sarà blindata per il derby. Saranno oltre mille gli uomini delle forze dell'ordine in campo per evitare incidenti. Servizi preventivi capillari scatteranno già da ieri sera in tutti i luoghi di aggregazione delle due tifoserie. Controlli ad ampio raggio sono stati invece messi in campo oggi intorno allo stadio. Le prime chiusure di strade nella zona dell'Olimpico scatteranno già dalle 14. Il piano sicurezza, già collaudato anche per gli altri derby, è messo da punto lunedì mattina nel corso di un comitato per l'ordine e la sicurezza in prefettura e discusso in sede di tavolo tecnico in questura. Massima attenzione sarà prestata anche agli striscioni che saranno fatti entrare nello stadio. Il piano della sicurezza prevede una suddivisione tra le due tifoserie anche per le aree di parcheggio: ai tifosi giallorossi è destinata l'area di piazzale Clodio, per i biancocelesti l'area XVII Olimpiade che sarà ampliata al punto che entro le 8 del 10 gennaio dovranno essere rimossi i veicoli presenti in viale dello Stadio Flaminio e piazzale Ankara. Entro la stessa ora dovranno esseri rimossi anche eventuali veicoli in sosta su largo Maresciallo Diaz, via dei Robilant, via Toscano, via Contarini, viale Antonino di San Giuliano, piazzale e lungotevere Diaz, piazzale di Ponte Milvio, via Cassia sull'isola pedonale davanti alla chiesa della Gran Madre di Dio, l'intero parcheggio di via Orti della Farnesina davanti al distretto Ponte Milvio della Polizia di Stato e infine dallo spartitraffico a raso tra via Orti della Farnesina e via della Farnesina. Viale del Ministero degli Affari Esteri sarà chiuso al traffico e reso interamente pedonale.   Entro le 14 scatterà poi la chiusura al traffico (tranne veicoli di soccorso, trasporto pubblico, residenti, ciclomotori, motoveicoli e biciclette) su viale Tor di Quinto tra via Civita Castellana e largo Diaz, sul lungotevere Diaz tra il largo e piazzale De Bosis, sul Ponte Duca d'Aosta, su tutto lungotevere Cadorna, della Vittoria e Oberdan e in piazzale Maresciallo Giardino.   In previsione di eventuali esigenze di sicurezza anche nella zona di piazza Mancini, sempre entro le 8 del 10 gennaio dovranno essere rimossi i veicoli in via Martino Longhi e sulla stessa piazza Mancini tra via Longhi e via Antonazzo Romano. In vista del notevole afflusso di spettatori, la questura ha richiesto al dipartimento Mobilità di potenziare le linee bus che consentano ai tifosi di raggiungere lo stadio dalle aree di parcheggio Clodio e XVII Olimpiade.  [email protected] (Web Info) Read the full article
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apotheke-kaufen · 1 year ago
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spazioliberoblog · 2 years ago
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TERME
GODIAMOCI UN WEEKEND ALLA FICONCELLA E PRENDIAMO IL TORO PER LE CORNA CON L’AIUTODI SAN GIULIANO PROTETTORE DELLA CULTURA di FLAVIO MARTINO ♦Dopo la peccaminosa informazione “Terme Taurine o di Traiano”, è fondamentale un fine settimana alla Ficoncella (Terme Taurine), dove zampilla la stessa acqua che alimentava le Terme di Traiano e guardiamo verso il lungomare, dove c’era un prestigioso…
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cleowho · 3 years ago
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“...muttering about fire devils.”
The Masque of Mandragora - season 14 - 1976
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fondazioneterradotranto · 6 years ago
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Nuovo post su http://www.fondazioneterradotranto.it/2019/03/01/97524/
Brindisi tra Longobardi e Bizantini. Il diavolo fa le pentole, non i coperchi
   di Nazareno Valente
  Come tanti altri brindisini, sapevo appena dell’esistenza di san Pelino che neppure immaginavo fosse stato uno dei primi patroni della mia città. Di là dalla mia ignoranza su questi temi, pare tuttavia che sia un santo, se così si può dire, minore, sicché più d’uno dubita tuttora che possa essere davvero esistito, sebbene le autorità ecclesiastiche ne abbiano da tempo certificato in maniera solenne la trascorsa vita terrena. In effetti di lui è rimasta una sola flebile traccia, rappresentata da un vecchio manoscritto1 che ha la particolarità d’essere uno di quei testo di cui, anche i pochi che ne parlano, danno la sensazione di aver conosciuto solo tramite i brevi riassunti riportati in opere che trattano di cose sante. Non per niente il codice ha tuttora una diffusione molto limitata, forse anche a causa del fatto che nessuno ha mai pensato di curarne una traduzione dell’originale redatto in latino.
La “Vita vel passio b. Pelini episcopi et martyris” — questo è il nome dato al testo conservato dalla biblioteca Apostolica Vaticana — fa infatti parte delle agiografie che hanno ricostruito e tramandato appunto le vite, i miracoli ed i martiri dei santi della Chiesa cattolica, il cui interesse è circoscritto per lo più agli addetti ai lavori. Non desta quindi stupore se, nel caso della Vita di Pelino, si abbiano rari riscontri di interventi specifici tra i quali spicca quello dello storico Giacomo Carito che, in un originale ed apprezzabile articolo2, ne ha tratto spunto per caratterizzare un’intrigante pagina di storia cittadina collegata con la sede vescovile.
Analizzando appunto la Vita di san Pelino, lo storico ricava elementi utili per stabilire una diversa cronotassi dei vescovi della diocesi brindisina, nel periodo che va dalla sua istituzione al trasferimento ad Oria, vale a dire dal III secolo all’inizio dell’ultimo ventennio del VII secolo. Nel concreto Carito perviene ad una diversa collocazione cronologica di alcuni presuli (Leucio, Aproculo, Pelino e Ciprio), rispetto a quella fissata dalla tradizione ecclesiastica, finendo pure per dare una personale interpretazione ad alcuni tragici avvenimenti di quell’epoca. In particolare sulla conquista di Brindisi da parte dei Longobardi e sul trasferimento ad Oria dell’episcopato.
Senza entrare nel dettaglio delle due sequenze proposte, vediamone gli aspetti essenziali.
Innanzitutto entrambe concordano che la dislocazione temporanea della diocesi ad Oria — dove rimase sino all’XI secolo — avvenne attorno al 680, subito dopo la conquista e l’eventuale devastazione longobarda di Brindisi; condividono inoltre che il vescovo Prezioso, la cui morte fissano sempre al 680, chiuda la sequenza dei prelati di quel periodo. Di quest’ultima informazione non si terrà però per ora conto, in quanto il vescovado di Prezioso, come chiariremo a tempo debito, va anticipato di almeno un secolo e non ha diretta attinenza con le considerazioni che faremo nell’immediato.
Per quanto riguarda le divergenze, basterà invece citare solo la diversa collocazione nella sequenza di Aproculo, Pelino e Ciprio: l’ipotesi ufficiale li considera vescovi del IV secolo; quella di Carito li considera consacrati tre secoli dopo. Agli effetti pratici, mentre Carito fornisce una lista di prelati per il periodo che va dal 601 al 680, cioè a dire fino alla probabile data del trasferimento ad Oria, l’altra tesi, pur dando per scontato che la diocesi sia comunque rimasta in funzione, non è in grado di fornire nessuno nominativo dei vescovi che ne guidarono le attività.
Conseguenza interessante per la storia di Brindisi è che, dando per buona l’ipotesi di Carito, diviene credibile anche quella che giudica il trasferimento dell’episcopato brindisino effetto dell’occupazione longobarda. Se, viceversa, fosse valida la versione ufficiale che, come già riportato, dà per certa, senza tuttavia provare, l’operatività della sede episcopale nel VII secolo, nulla vieterebbe di pensare che il trasferimento sia avvenuto prima della conquista longobarda e, soprattutto, che esso sia stato effettuato per libera scelta del clero. Sarebbe in altre parole possibile che l’apparato ecclesiastico, preferendo la più sicura e tranquilla Oria, abbia deciso di abbandonare Brindisi al suo destino, comportando con questa scelta uno svuotamento dell’apparato gestionale della città che ha poi indotto i Longobardi a devastarla, avendola stimata indifendibile.
Poiché va da sé che, se Carito è nel giusto, il dubbio non si pone neppure, per dirimere la questione, sarà sufficiente verificare la bontà della sua tesi, cioè a dire se Aproculo, Pelino e Ciprio siano davvero vissuti nel VII secolo, come da lui affermato.
Anche per Aproculo e Ciprio, come per Pelino, il manoscritto riguardante la Vita del santo costituisce l’unica testimonianza scritta che ci dà menzione della loro esistenza sicché, senza l’aiuto di questo documento, non avremmo potuto mantenere memoria di nessuno di questi tre illustri vescovi di Brindisi.
Narra la Vita che Pelino nacque a Durazzo e che sin da giovane s’avviò lungo la via che l’avrebbe portato alla santità, a ciò instradato dagli insegnamenti di san Basilio. Tra i suoi più assidui seguaci si segnalarono subito i “letterati” Sebastio e Gorgone mentre Ciprio, pur «puerulus» (poco più che un infante), era il suo discepolo prediletto. A seguito delle persecuzioni dell’imperatore Giuliano, che intendeva riportare i riti pagani ai loro antichi fasti, i quattro dovettero emigrare e cercare riparo nella nostra città. Qui era vescovo il beato Aproculo il quale prese a cuore le sorti dei profughi, accogliendo Pelino nel clero brindisino ed impiegando Sebastio e Gorgone nella biblioteca vescovile.
Giunto a vecchiaia, Aproculo fece in modo che alla sua morte gli potesse subentrare Pelino, certo che questa scelta avrebbe rafforzato l’episcopato e fatto guadagnare alla causa cristiana molte anime pagane. Proprio l’opera di proselitismo condotta dal neo vescovo lo rese famoso tra la gente ma anche inviso all’imperatore Giuliano, che decise di farlo incarcerare. Dopo due tentativi risultati vani — dai quali Pelino si salvò grazie ai suoi poteri straordinari — il terzo andò ad effetto e lo consegnò al martirio. Condotto infatti a Corfinio, paese dei Peligni, fu ancora capace di far crollare, con la sola forza della sua eloquenza, l’empio tempio di Marte ma, infine, battuto selvaggiamente, morì oppresso da ottantacinque ferite.
Sebastio e Gorgonio seguirono la sua stessa sorte, mentre Ciprio, risparmiato per la giovane età, poté tornare a Brindisi dove, dopo breve tempo, fu nominato a sua volta vescovo. L’agiografia si conclude qui, ribadendo che il martirio era avvenuto il 5 dicembre («nonis decembris») a Corfinio, per mano del corniculario a capo del presidio, nel periodo in cui era imperatore Giuliano.
Il riferimento costante all’imperatore Giuliano, che ricordiamo regnò tra il 361 ed il 363, colloca pertanto la passione di Pelino in maniera inequivocabile al IV secolo, e, a tutta prima, parrebbe smentire la tesi di Carito che, invece, l’ha voluta spostare di tre secoli in avanti. Lo storico, però, suppone che la Vita sia stata originariamente redatta nel VII secolo — ancor prima della distruzione longobarda della città — e «in seguito interpolata espungendo il nome dell’imperatore Costante II e retrodatando la vicenda al IV secolo»3. Presume inoltre «che ciò possa essere stato possibile nel IX secolo [ndr. credo si tratti d’un refuso e che si debba leggere XI secolo] quando la rinnovata influenza di Costantinopoli su quest’area poté indurre a reinterpretazioni che chiudessero con dolorose pagine del passato»4.
Quindi, a giudizio dello storico, l’effettivo colpevole del martirio è Costante II, imperatore dal 641 al 668, che un’opportuna “manina” ha espunto dal testo originario sostituendolo con Giuliano l’Apostata, in modo da porre fine ad una dolorosa vicenda protrattasi per secoli.
In effetti Costante II aveva adottato provvedimenti restrittivi promulgando nel 648 l’editto dogmatico, noto come il «Tipo», con l’intento di porre fine alle controversie religiose sulla natura di Cristo, che minavano gli equilibri interni in un momento in cui l’impero era impegnato a difendersi dalle invasioni arabe e longobarde. L’editto vietava infatti alle autorità ecclesiastiche di dibattere sui temi dottrinari e cristologici, pena l’allontanamento dalle cariche ricoperte, ed ai privati cittadini di poterne discutere in pubblico, pena la fustigazione e la confisca dei beni. Sebbene avesse evidenti risvolti religiosi, era un atto in prevalenza politico con cui, dando un tacito assenso all’eresia, si voleva favorire la componente eretica che, concentrata per lo più nelle estreme periferie orientali, rappresentava l’unico argine consistente all’avanzata mussulmana.
Naturalmente questa implicita accettazione dell’eresia sollevò le proteste del papato che di lì a poco avviò un vero e proprio braccio di ferro con Costante II. Difatti, nel luglio del 649, appena eletto papa, Martino I procedette all’insediamento senza attendere il prescritto riconoscimento ufficiale («iussio») da parte dell’imperatore e, in rapida successione, convocò un sinodo che, nel riaffermare le due volontà in Cristo, quella divina e quella umana, rigettava le tesi eretiche e l’editto che ne vietava la discussione. A questo punto, Costante II si ritenne sfidato e reagì con violenza, ordinando l’arresto del papa con l’accusa di alto tradimento.
Senza voler sminuire la portata delle persecuzioni compiute, va precisato che esse ebbero il loro apice con la destituzione e la condanna del papa all’esilio e con le torture inflitte a san Massimo il Confessore, che dell’ortodossia era stato il più strenuo difensore. In periodi in cui anche il non pagar le tasse faceva meritare la fustigazione, erano pene che non sollevavano eccessivo scalpore, tanto è vero che, poco tempo dopo, Roma accolse con entusiasmo Costante II in visita della città, Né si dimostrò a lui ostile lo stesso papato, che lo ospitò con grande deferenza. Ma quel che più conta è che l’editto ebbe vita breve: le periferie orientali caddero sotto il domino arabo e la materia del contendere si esaurì. Nel concilio ecumenico del 680, convocato da Agatone, d’intesa con Costantino IV, l’ortodossia fu ribadita quasi all’unanimità. Come dire che la controversia era stata del tutto appianata e non lasciava questioni irrisolte in eredità.
Era stata una pagina dolorosa ma circoscritta sia nei suoi effetti, sia nel tempo: Costante II non era un colpevole scomodo e, anche fosse stato il promotore del martirio di san Pelino, non avrebbe suscitato sentimenti tali dal richiedere l’intervento d’un sostituto di comodo per attenuarne gli effetti. In definitiva, non c’era nessuna necessità di manipolare il testo della Vita, come presunto da Carito.
Il che fa credere che il vero colpevole sia stato Giuliano e che, di conseguenza, Aproculo, San Pelino e Ciprio siano vissuti nel IV secolo, come vuole la tradizione. Ma non è questo l’unico elemento che fa propendere per l’ipotesi tradizionale.
Nella sua ricostruzione, Carito fornisce una possibile cronologia degli avvenimenti che ha il pregio di porre in luce i momenti principali della storia. A suo giudizio: san Pelino viene martirizzato a Corfinio, all’incirca nel 662; Ciprio erige una chiesa in suo onore, tra il 668 ed il 674; Brindisi viene presa e distrutta dai Longobardi nel 674, per essere infine abbandonata, alla morte del vescovo Prezioso, dal clero che trasferisce la sede episcopale ad Oria verso il 680. Suppone inoltre che la vita del santo sia stata scritta da un Brindisino, in concomitanza con la costruzione della «chiesa» a lui dedicata su iniziativa di Ciprio, quindi nel VII secolo, prima dell’avvento del Longobardi. Lo storico desume tale datazione dal fatto che l’estensore colloca la costruzione «così come poteva esserlo solo da chi aveva conosciuto la città tardo-antica»5.
Ipotesi suggestiva ma che presenta evidenti limiti sotto ogni punto di vista. Intanto, edificare una chiesa era un’attività di per sé dispendiosa, probabilmente non alla portata delle tasche dei Brindisini del VII secolo, che avevano già difficoltà a tirare a campare. Figuriamoci poi ad avere le risorse necessarie per riuscire nell’impresa di realizzarla in sei anni scarsi.
Agli ostacoli di natura economica, si aggiungono poi quelli di carattere letterario. La struttura della Vita è infatti tipica delle agiografie compilate tra il X e l’XI secolo: in precedenza, tali opere, non solo erano molto più scarne, ma si limitavano in genere a trattare un solo aspetto alla volta, ad esempio: il martirio subìto oppure i miracoli compiuti, o l’opera di proselitismo. Per cui, salvo che l’autore brindisino in questione non sia stato un agiografo ante litteram, è alquanto difficile anche immaginare che abbia saputo precorrere i tempi con così largo anticipo. C’è poi l’aspetto dell’ubicazione, che merita un discorso a parte.
Bisogna intanto premettere che nel testo originale della “Vita” si parla di «basilicam»6, quindi di una basilica che, però, diventa chiesa in un passo apocrifo, aggiunto nel XVI secolo, di cui parleremo più diffusamente in seguito. La basilica appunto è detta situata non lontano dalla porta urbica, nei pressi della chiesa della “Beata Maria”(«haud longe a porta civitatis iuxta ecclesiam Beatae Mariae»7). Tuttavia la cinta muraria, e con essa la porta della città, è già data per inesistente alla metà del VI secolo da Procopio, che rappresenta infatti Brindisi “non cinta da mura” («ἀτείχιστον οὖσαν», «ateìchiston ousan»8), e pertanto non poteva far parte dello scenario cittadino cent’anni dopo. La porta urbica era invece presente nel IV secolo, quando c’erano pure le condizioni economiche per edificare una basilica (o una chiesa) da intitolare a san Pelino. Per cui la circostanza finisce per avvalorare la tesi tradizionale che fissa gli episcopati di Aproculo, Pelino e Ciprio nel IV secolo.
Altro motivo su cui Carito ha basato la propria ipotesi è «la complessità che mostra la struttura ecclesiale nella Vita»9 poco coerente, quindi, con quella più essenziale del periodo di tardo impero. A mo’ d’esempio riporta le modalità seguite da Aproculo nel designare Pelino suo successore. Rifacendosi al sunto della “Vita” presente negli “Officia propria” per i santi patroni di Brindisi, lo storico ricava che la nomina di Pelino fu fatta in tutta autonomia da Aproculo che però, per il problema che «i sinodi avevano… costantemente contrastato»10 un tale modo di procedere, fu costretto a richiedere l’autorizzazione papale.
L’appunto di Carito è in linea di principio condivisibile: il divieto per il vescovo di designarsi il successore divenne operante successivamente al IV secolo, tuttavia la procedura indicata nel testo originale della “Vita” è ben diversa da quella da lui indicata. Difatti Aproculo non aveva agito in maniera autonoma nella nomina del suo successore. Per l’occasione, aveva invece riunito il clero («cunctum clerum»11) e tutti i cittadini illustri («omnes illustres»11), i quali all’unanimità elessero poi Pelino vescovo («Episcopatus elegerunt»11). A grandi linee era questa la normale procedura in vigore nella seconda metà del IV secolo, che demandava la scelta del vescovo al clero ed ai cittadini rinomati, modificata in epoca successiva, giusto per garantire che non ci fossero abusi. Va infine osservato che l’autorizzazione del vescovo di Roma, raramente contemplata dalla prassi, non era di norma prevista a sanatoria e, nel caso concreto, è inserita nel racconto solo per dare enfasi all’elezione di Pelino.
In effetti, contare sui compendi non è il modo migliore per evitare errate valutazioni, anche perché nei sunti l��ambientazione è sempre ridotta all’osso e ciò rende vago il contesto storico che, al contrario, nel testo autentico risulta ben definito. Se si fa ricorso al codice originario, non c’è invece nessuna possibilità di ambiguità e, a chi vorrà farlo, apparirà sin dalle prime pagine evidente che il racconto si svolge in uno scenario tipico del primo periodo del tardo impero, vale a dire in un IV secolo facilmente riconoscibile. Lo si deduce dai nomi dei personaggi storici che agiscono, Costantino, Liberio, Basilio, Giuliano, Gioviano; dai numerosi templi pagani ancora esistenti, e che nel VII secolo erano ormai destinati ad usi profani; dalla moltitudine di pagani (anche questi ultimi di fatto inesistenti nel VII secolo) che, convinti dalla santità di Pelino, chiedono di convertirsi al cristianesimo; dagli stessi titoli assegnati ai funzionari che fanno da contorno al racconto. Emerge poi in maniera chiara che il dissidio tra i nostri eroi ed il potere costituito non è dovuto ad una disputa cristologica ma deriva da motivi ben più profondi, collegati al modo completamente diverso con cui i cristiani ed i pagani concepivano la religione.
Anche i brevi schizzi utilizzati per descrivere le varie località ci consegnano un quadro di gran lunga più coerente con il IV secolo. Un esempio tipico è costituito proprio dalla rappresentazione di Brindisi che, in quel periodo, viveva uno dei suoi momenti più floridi, lontani anni luce dalla tormentata e misera condizione in cui si sarebbe dibattuta nel VII secolo. L’anonimo autore ci racconta infatti che era noto a tutti quanto Brindisi si distinguesse dalle altre città, grazie ai suoi indiscutibili pregi: ben costruita, abitata da un buon numero di cittadini, piena di opportunità e di ricchezze d’ogni genere («civitas enim haec mirae fortitudinis esse dignoscebatur, et magna frequentia civium incolebatur, divitiis plena, terrenis commodis feliciter rutilabat»12).
Uno sguardo d’assieme è sufficiente poi per rendersi conto che il manoscritto non mostra nomi espunti o sostituiti, né manipolazioni o modifiche del testo, come supposto da Carito: le uniche annotazioni presenti — probabilmente effettuate nel XVI secolo — hanno quasi sempre valore esplicativo. Gli aspetti tecnici e storici chiariscono poi, senza dubbio alcuno, che non fu un Brindisino del VII secolo a curarne la redazione. Da un punto di vista paleografico, gli esperti affermano infatti che sia stato realizzato da mano esperta con scrittura beneventana, probabilmente a Montecassino nell’XI secolo13.
Il codice ha anche una sua particolare storia che merita di essere in parte raccontata. Custodito nell’archivio della Cattedrale di san Pelino a Corfinio sin dal XII secolo, fu regalato nel 1579 alla biblioteca Apostolica Vaticana per il timore che potesse essere «squinternato et arrobbato»14, com’era capitato ad altri testi lì conservati. Si narra anche che l’allora arcivescovo di Brindisi, venuto a conoscenza dell’esistenza del manoscritto, fece « gran instantia di haverla autentica»15 e ne ottenne una copia nel 1580.
Proprio la vana ricerca di questa copia inviata a Brindisi mi ha consentito di scoprire un fatto che colora un po’ di giallo tutta la questione. Qualche anno prima che il manoscritto fosse donato alla biblioteca Vaticana, Bernardino Fumarelli, vescovo di Valva, l’aveva fatto trascrivere e, in un secondo tempo, aveva incaricato tale Francesco Arola, maestro di teologia, di curarne una pubblicazione a stampa.
Ebbene in questa Vita sancti Pelini Episcopi Brundusini Et Martyris Christi, edita a Venezia nel 1543, ho trovato un lungo passo, non presente nel codice, presumibilmente aggiunto al momento della trascrizione o della prima edizione a stampa. Essendo del tutto improbabile che siano stati l’amanuense oppure il teologo gli artefici del falso, pare scontato che la spinta al destino l’abbia data il vescovo Fumarelli, anche perché la parte aggiunta di fatto “invecchiava” la sua diocesi. In altre parole, si ha motivo di sospettare che il prelato abbia funzionalmente integrato la Vita, in modo da avvalorare la dignità vescovile di Valva — che, vedremo meglio in seguito, era un sobborgo periferico di Corfinio — a tutto danno della vicina Sulmona che le contendeva in quel periodo la cattedra episcopale.
A parte questa nota di colore, l’analisi del manoscritto chiarisce ancor più che Aproculo, Pelino e Ciprio non possono aver retto la diocesi della nostra città nel VII secolo, come ipotizzato da Carito. Dobbiamo pertanto accettare l’idea che, all’arrivo dei Longobardi, la sede vescovile brindisina fosse quantomeno vacante, se non addirittura da tempo emigrata in più sicuri lidi.
Se ci fossero ancora dubbi, alcuni dati di fatto serviranno a fugarli del tutto.
Dalla ricostruzione di Carito si evince che Pelino ed i suoi discepoli giungono a Brindisi, provenienti da Durazzo, tra la data di emanazione del Tipo (648) e quella del suo martirio (662), perché perseguitati da Costante II. Ebbene in quel periodo, i Bizantini, a causa degli attacchi degli Slavi che avevano reso impraticabile la via Egnazia, non presidiavano più la città albanese che, pur formalmente bizantina, di fatto era lasciata a sé stessa e godeva di un’ampia autonomia. È pertanto pacifico che eventuali dissidenti lì residenti non avevano motivo di temere per la propria incolumità, considerato che l’imperatore, anche se l’avesse voluto, non era certo nelle condizioni di poter loro nuocere. Non c’era pertanto necessità di affrontare un pericoloso tratto di mare, soggetto alle scorrerie dei Saraceni proprio perché non più controllato dal potere centrale, per arrivare a Brindisi, città allora senza grandi prospettive e con l’aggravante d’essere presidiata dai Bizantini. In pratica sarebbe stato come andare in cerca di guai.
Supponendo per un istante che un aspirante santo possa vedere motivi validi anche lì dove un comune mortale non ci riuscirebbe mai, ci sarebbe un’altra circostanza che rende la ricostruzione improponibile: la deportazione e il successivo martirio subìto a Corfinio da Pelino, Gorgonio e Sebastio.
Attorno al 662, periodo in cui a giudizio di Carito si sarebbero svolti i fatti, si dà per certo che Corfinio fosse una specie di deserto, i cui resti sopravvivevano in un suo quartiere marginale, Valva, che in antichità dava nome alla zona periferica sud orientale. Lo slittamento del baricentro urbano della città romana, avviatosi già dalla fine del IV secolo, era dovuto, oltre a nuove necessità difensive, all’introduzione del cristianesimo ed allo sviluppo in quella zona di un’area funeraria collegata proprio al culto di san Pelino. Questa convergenza di funzioni conferì un’importanza sempre più accentuata alla zona periferica rispetto al resto dell’abitato che, alla lunga, determinò una distinzione anche a livello toponomastico. Il toponimo di Valva prese sempre più piede, grazie alle funzioni laiche e religiose che lì si svolgevano, sino a soppiantare quello storico di Corfinio, che restò confinato ad indicare l’antico municipium romano, sino a quando poi, in epoca moderna, fu richiamato in vita. Il manoscritto, se ambientato nel VII secolo, avrebbe quindi dovuto probabilmente usare il nuovo toponimo e non quello della tarda antichità. Ma questo è niente: nel 662, Corfinio, o Valva che dir si voglia, era ormai da qualche decennio in mano ai Longobardi e faceva parte del ducato di Spoleto. In pratica era un dominio dei nemici giurati dei Bizantini e costituiva una zona ovviamente off limits per loro, in più talmente lontana dai loro possedimenti che, per arrivarci, avrebbero dovuto attraversare un altro territorio nemico, il ducato di Benevento. Appare perciò impensabile che, con tutto un impero a disposizione, i Bizantini abbiano potuto decidere di deportare e processare dei dissidenti religiosi in una città presidiata dai Longobardi. Come se, di questi tempi, gli Statunitensi decidessero di giudicare propri connazionali in tribunali costituiti in Corea del Nord o in Russia.
A questo punto è del tutto scontato che la vicenda di Pelino non può essersi svolta nel VII secolo e, di conseguenza, non si può neppure ipotizzare che in quel secolo Aproculo, Pelino e Ciprio siano stati consacrati vescovi di Brindisi.
In definitiva, se nel periodo che va dal 601 al 680 la diocesi brindisina ebbe vescovi, non è dato di conoscerne il nome, tranne quello eventuale di Prezioso sul quale s’era sino ad adesso sospeso ogni giudizio.
A prima vista, la posizione di Prezioso sembra pacifica: tutti sono d’accordo nel considerarlo l’ultimo vescovo brindisino, morto nel 680, appunto poco prima del trasferimento della sede ad Oria. Eppure, su quest’ultimo aspetto, verrebbe da dire che non sia tanto un convincimento, quanto piuttosto un taciuto desiderio dei cronisti di vederlo morto in quell’anno, e vedremo subito perché.
In realtà di lui abbiamo ben poco: un titolo sepolcrale scoperto nel 1876 in contrada Paradiso16, zona periferica brindisina, attribuibile al VI secolo o, con più d’una forzatura di comodo, al VII secolo. Quale sia la datazione esatta e, quindi, in quale periodo Prezioso sia effettivamente vissuto lo sa solo il cielo, ed è per l’appunto questa circostanza che — sospetto — lo ha reso, agli occhi della cronachistica cittadina, perfetto per svolgere il ruolo di vescovo del VII secolo e avvalorare così l’ipotesi che furono i Longobardi a causare il trasferimento dell’episcopato brindisino.
Infatti il luogo dove Prezioso è stato sepolto, ben lontano dalla necropoli cittadina, può giustificare la pretesa che la cerimonia funebre sia stata fatta in fretta e furia, cioè a dire, mentre i cittadini erano in fuga, pressati da un pericolo imminente; pericolo che i commentatori identificano, pur senza nessun indizio a supporto, con l’arrivo dei Longobardi. Tale sensazione viene poi accentuata dal fatto che il testo dell’epigrafe con la formula «aepescopus aecletiae cattolicae» (vescovo della chiesa cattolica) sottolinea la cattolicità del vescovo, quale rappresentante della santa chiesa ortodossa, in contrapposizione ad una chiesa giudicata eretica perché devota ad una diversa dottrina17. Quale sia questa dottrina, l’epigrafe funeraria non lo specifica ma, anche in questo caso, c’è consenso nel collegarla con l’arianesimo professato dai Longobardi.
Il ragionamento pare in effetti funzionalmente congegnato per provare la tesi preconcetta che il trasferimento da Brindisi fu causato, e non una libera scelta della curia, ed a questa evenienza la data di morte di Prezioso è obbligata a conformarsi. Essendo vincolato alla devastazione longobarda, che si dà per compiuta nel 674, il triste avvenimento non poteva che avvenire successivamente. In definitiva, il 680 è scelto perché il più indicato a soddisfare questo gioco ad incastro. In quell’anno s’era infatti svolto un concilio ecumenico, convocato dal papa Agatone, d’intesa con l’imperatore, che rappresentava una di quelle occasioni a cui non si poteva assolutamente mancare. Erano così presenti tutti i vescovi del mondo cristiano, anche perché Costantino IV, com’era tradizione, per evitare assenze, aveva impegnato il suo potente apparato burocratico nell’organizzare le trasferte dei prelati, che si svolgevano a totale carico del potere secolare. Eppure, mentre Otranto e Taranto furono in quella circostanza rappresentate, la diocesi brindisina non lo fu. Il che potrebbe far credere che il ministero fosse in quel periodo vacante, ed è proprio per non alimentare un simile sospetto che, a giustificazione dell’assenza, si vuol far credere che Prezioso sia passato in quei frangenti a miglior vita. Ecco perché la cronotassi dei vescovi brindisini prevede che Prezioso sia morto esattamente nel 680.
Il diavolo, però, fa le pentole e non i coperchi, tant’è che, pure in questa circostanza, la piccola astuzia adottata risulta appunto priva dell’indispensabile coperchio capace di occultarla. Caso vuole infatti che il testo dell’epitaffio, pur omettendo l’anno, riporti il giorno della settimana, quello del mese ed il mese della sepoltura del nostro Prezioso: venerdì («sexta feria») 18 agosto («XV kalendas Septembris»). Ebbene il 18 agosto 680 non cadde di venerdì, il che rende impossibile che Prezioso sia morto in quell’anno e, di conseguenza, fa crollare tutta la cronologia così meticolosamente messa in piedi.
A questo incontrovertibile dato di fatto, si aggiunge poi la stranezza che il vescovo di Taranto, città conquistata — e, a detta dei cronisti, devastata — dai Longobardi nello stesso periodo di Brindisi, invece di essere fuggiasco come Prezioso, partecipasse senza problemi al concilio di Costantinopoli.
Se si ricorda, infine, che il testo dell’epigrafe è molto più affine alle scritte funerarie del V e VI secolo, una soluzione che colloca Prezioso tra i vescovi del VI secolo sembra a questo punto più probabile. Una simile datazione potrebbe in aggiunta fornirci qualche appiglio attendibile per spiegare da chi, e perché, i Brindisini fuggissero talmente in fretta da essere costretti a seppellire il loro vescovo in un luogo così lontano da quello usuale.
Narra Procopio che la nostra città, dopo essere stata per i primi dieci anni risparmiata dal conflitto che impegnava i Bizantini ed i Goti, ne venne investita pesantemente. Il problema è che Brindisi non aveva cinta murarie a protezione e, risultando indifendibile, era di fatto soggetta alle frequenti scorrerie dei contendenti. C’è un passo poco conosciuto della Guerra gotica18 che sintetizza in maniera eclatante tale stato di cose. All’incirca nel 545 i Bizantini, da tempo impossessatisi senza colpo ferire della penisola salentina, subiscono il contrattacco dei Goti.
Trinceratisi ad Otranto, i Bizantini non osano accettare lo scambio in campo aperto, tranne tal Vero che Procopio dipinge «temerario, perché dedito all’ubriachezza»19. Questi lascia infatti Otranto ed arriva nella nostra città. I Goti, accortisi della manovra, pensano che sia un pazzo oppure che abbia con sé un esercito talmente numeroso da poter garantire le difese di una postazione, come Brindisi, priva di fortificazioni. Venuti a sapere che era in effetti una decisione avventata, attaccano decisi; Vero ed i Bizantini, appena li vedono comparire, non potendosi in alcun modo proteggere, se la danno a gambe, nascondendosi in una selva20.
Se pure un plotone armato di tutto punto stimava meglio darsi alla fuga, figuriamoci una cittadinanza inerme. Il racconto è così una chiara testimonianza di come i Brindisini si trovassero, indifesi, in balìa di entrambe le parti in lotta. In una simile situazione, non c’è da stupirsi se la fuga rappresentava l’unica possibile ancora di salvezza. Può quindi essere avvenuto che, in un frangente simile, si siano trovati costretti a seppellire il loro vescovo, e siano pertanto i Goti, anch’essi ariani al pari dei Longobardi, il possibile riferimento dell’epigrafe. Se s’aggiunge poi che il 18 agosto 545 capitò giustappunto di venerdì, si ha un altro piccolo tassello favorevole. Non è certo molto, ma comunque qualcosa rispetto al nulla su cui può contare l’ipotesi che fa dei Longobardi i sicuri inseguitori del fuggiasco Prezioso.
Con Prezioso cade anche l’ultimo sostegno alla tesi che prevede l’esistenza a Brindisi di una qualsivoglia funzione vescovile per tutto il periodo che va dall’episodio appena narrato all’arrivo dei Longobardi di Benevento che, a detta di Carito, conquistano la città «circa il 674»21 e la distruggono nello stesso anno22. Anche in questo caso non ci sono riscontri oggettivi che confortano una simile datazione, che pare anch’essa calcolata per dare supporto all’ipotesi formulata.
Infatti, l’unica fonte letteraria disponibile riporta gli avvenimenti in maniera generica, senza datare l’occupazione della città: Romualdo, duca di Benevento, messo insieme un grande esercito, espugnò Taranto e, nello stesso modo, prese Brindisi («Romualdus Beneventanorum dux, congregata exercitus multitudine, Tarentum expugnavit et cepit, parique modo Brundisium»23). Questo lo stringato racconto di Paolo Diacono da cui è desumibile solo che i fatti avvennero tra il 671 ed il 687, quando Romualdo I, reggendo le sorti del ducato di Benevento, poteva intraprendere simili imprese.
Nel passo citato non c’è in aggiunta nessuna menzione della presunta devastazione delle città conquistate, che pare far parte più d’una elaborazione successiva che della realtà storica. Anzi, nel seguito dello stesso brano, passando ad un argomento completamente diverso, Paolo Diacono dà un importante indizio per una descrizione dei fatti in netta controtendenza. Precisa difatti che Teuderata, moglie di Romualdo, è una fervente cattolica tanto che, nello stesso intervallo di tempo, ha fatto costruire una basilica ed un cenobio, appena fuori Benevento («Coniux quoque eius Theuderata eodem tempore foras muros Beneventanae civitatis basilicam in honore beati Petri apostoli construxit; quo in loco multarum ancillarum Dei coenobium instituit»24). Come dire che, a quell’epoca, i Longobardi non erano quei mangia cattolici che fa comodo lasciar credere.
In effetti, nella ricostruzione dei fatti, i Longobardi paiono confinati alla visione alquanto faziosa del teologo Di Meo, insigne erudito del XVIII secolo che, pur di sollevare la Chiesa da ogni possibile colpa, non disdegnava di alzare i toni narrando di città «barbaramente sterminate da’ Longobardi»25 oppure che al pari di Brindisi «contarono i loro vescovi, finché divennero preda de’ Longobardi»26. In realtà nelle prime fasi dell’invasione ci furono distruzioni ed azioni contro i vescovi cattolici ma, a lungo andare, le cose cambiarono per cui l’immagine dei Longobardi sterminatori è uno stereotipo di comodo. Tanto è vero che, quando si apprestavano ad espugnare Brindisi, l’atteggiamento dei Longobardi di Benevento nei riguardi della chiesa cattolica era di fatto diverso, grazie alle numerose conversioni avvenute tra le loro fila e, soprattutto, alla politica distensiva attuata da Romualdo.
Lo stesso Romualdo pare avesse imboccato la via del cattolicesimo, anche se i contorni di questo suo cambiamento di fede sono riportati in un’opera agiografica, la Vita Barbati episcopi beneventani (Vita di san Barbato, vescovo di Benevento), le cui informazioni vanno quindi accolte con le dovute cautele. Fatta la dovuta tara, emerge tuttavia evidente l’influenza esercitata da san Barbato sul duca di Benevento che, d’altra parte, ne aveva accettato l’insediamento nella diocesi beneventana sin dal 664, quand’era ancora reggente. Nella Vita Barbati è in vario modo descritta l’assidua opera compiuta dal presule per rimuovere i culti pagani, ancora vivi tra i Longobardi del Sannio, allo scopo di affrancarli dalle loro innate credenze. In questo contesto, particolare risonanza assunse l’abbattimento dell’albero di noce, posto sulle rive del fiume Sabato, che rappresentava il simulacro del rito pagano della vipera a due teste a cui erano particolarmente legati i guerrieri del ducato. Con questo atto, imposto da Barbato, Romualdo prese le distanze dall’arianesimo e avviò, almeno dal punto di vista formale, il percorso di avvicinamento al cattolicesimo. Di là dagli aspetti di colore, la circostanza è rivelatrice dei tentativi compiuti dal duca per superare i contrasti con la popolazione latina e, al tempo stesso, instaurare relazioni pacifiche con il clero. Per tutto il periodo del suo ducato i suoi comportamenti furono pertanto ispirati ad una politica di conciliazione con la chiesa romana, anche perché sollecitato in ciò da san Barbato e dalla moglie Teuderata.
È per altro evidente che sarebbe stato impossibile mantenere rapporti amichevoli con il papato, rendendosi insieme protagonisti di azioni violente nei confronti dall’apparato ecclesiastico. Probabilmente Romualdo, quando conquistò Brindisi, non aveva ancora abbandonato la fede ariana ma la questione ha scarso rilievo pratico perché erano gli obiettivi politici che intendeva conseguire ad essere preminenti, e questi erano indubbiamente indirizzati ad un intesa sempre più stretta con le autorità ecclesiastiche. Stando così le cose, appare del tutto scontato che il duca non aveva nessun motivo logico, né alcun tornaconto, ad inimicarsi la curia vescovile brindisina. Anzi, al contrario, avrebbe avuto tutto l’interesse a farsela amica ed a sfruttarla per i propri fini. Fosse esistito in quel momento a Brindisi un clero capace di mantenere in vita un episcopato, Romualdo se ne sarebbe di certo servito per puntellare la conquista e consolidarla. Non c’era infatti struttura burocratica a quel tempo meglio organizzata di quella clericale, e tutti i governanti, quand’era possibile, se ne servivano per gestire e controllare il territorio. Il problema fu piuttosto che il clero s’era già da tempo trasferito, seguendo una logica d’interessi interni alla diocesi, e questa fuga rappresentò un costo elevato per la città in termini demografici e di risorse. I religiosi furono infatti seguiti dai loro clienti e la scelta da loro fatta condizionò le successive decisioni dei maggiorenti brindisini. In più, alla mancanza d’una classe dirigente in grado di gestirla, si aggiungeva un porto ormai in netto disarmo, neanche più collegato con le rotte per l’altra sponda dell’Adriatico e per le coste del nord Italia. Un porto diventato addirittura un pericolo: una specie di cavallo di Troia per il cui tramite i Saraceni avrebbero potuto insinuarsi nella penisola.
Non direi quindi che la conquista longobarda comportò la distruzione della città, che pare invece una soluzione costruita a tavolino, non del tutto corrispondente alla realtà dei fatti. Sarei piuttosto propenso a credere che i Longobardi, magari d’intesa con i Bizantini, resero inagibile il porto per evitare pericoli esterni e spostarono il baricentro della città, in modo da allontanarla dalla costa e porla al riparo dalle scorrerie dei Saraceni.
Comunque siano andate le cose, pare evidente che non furono i Longobardi la causa del declino e dello spopolamento della nostra città, come certa cronachistica vuol far credere. Gli atti da essi compiuti rappresentarono l’epilogo d’un processo, già da tempo avviato, che aveva visto come principale protagonista il clero, in questo caso, molto più propenso a salvaguardare il proprio tornaconto che l’interesse dei fedeli. E che ci fossero vescovi inclini ad abbandonare le proprie sedi vescovili per motivi di sicurezza, ce lo svela un fermo monito di Sant’Agostino che aveva ricordato loro che il dovere di un vescovo era sempre quello di stare con i suoi fedeli27.
Ma, a quanto sembra, a Brindisi, il santo consiglio non trovò molto ascolto.
            1 Il Vat. lat. 1197, contenente Passiones et Legendae Sanctorum tra cui è compresa nelle cc. 1v-9v la Vita vel passio b. Pelini episcopi et martyris, nelle cc. 9v-13r Miracula s. Pelini episcopi e nella prima colonna di c. 13v un Carmen de s. Pelino.
2 G. Carito, Gli arcivescovi di Brindisi sino al 674, in Parola e storia, I, n. 2/ 2007, pp. 197-225. Nel prosieguo il testo cui si farà riferimento è quello riportato sul sito Academia.edu.
3 Ibidem, p. 19.
4 Ibidem.
5 Ibidem.
6 Vat. lat. 1197, Vita vel passio b. Pelini episcopi et martyris, c. 8v.
7 Ibidem.
8 Procopio di Cesarea (V secolo d.C. – VI secolo d.C.), La guerra gotica, II 18.
9 G. Carito, Cit., p. 19.
10 Ibidem, p. 18.
11 Vat. lat. 1197, Cit., c. 4r.
12 Ibidem, c. 3r.
13 P. Orsini, Cultura grafica tra l’XI e il XIII secolo a Sulmona, in Scripta et scripturae. Contributi per la storia di Sulmona, a c. di Ezio Mattiocco, Editrice itinerari, Lanciano 2002, pp. 143-178.
14 P. Orsini (a cura di), Archivio capitolare della cattedrale di san Pelino a Corfinio: inventario, Diocesi di Sulmona, Valva Sulmona 2005, p. 10.
15 Ibidem, p. 29.
16 PRETIOSUS AEPESCOPUS | AECLETIAE CATOLICAE SANC | TE BRYNDISINE DEPOSITUS | SEXTA FERIA QUOD EST | XV KAL SEPTEMBRIS REQUIEBIT | IN SOMNO PACIS | (II vescovo Prezioso, della santa Chiesa cattolica di Brindisi, sepolto venerdì 18 agosto, si è addormentato nel sonno della pace). Da R. Jurlaro, Problemi di epigrafia paleocristiana nel Salento, in Atti del III Congresso di Archeologia Cristiana, Aquileia 1972, p. 410.
17 Ibidem, p. 411.
18 Procopio di Cesarea, Cit., III 27.
19 Ibidem.
20 Ibidem.
21 G. Carito, Cit., p. 18.
22 G. Carito, Cit., p. 22.
23 Paolo Diacono (VIII secolo d.C.), Storia dei Longobardi, VI 1.
24 Ibidem.
25 A. Di Meo, Annali critico-diplomatici del regno di Napoli, Stamperia Simoniana, Napoli 1795, volume I, p. 70.
26 Ibidem.
27 A. Cameron, Il tardo impero romano, Società editrice il Mulino, Bologna 1995, p. 239.
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tradizioni-barcellona · 2 years ago
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VENERDI 11 NOVEMBRE 2022 - ♦️ SAN MARTINO DI TOURS♦️ Martino di Tours (Sabaria, 316 circa – Candes, 8 novembre 397) è stato un vescovo e militare romano di origine pannone del IV secolo. Originario della Pannonia, nell'odierna Ungheria, esercitò il suo ministero nella Gallia del tardo impero romano. Tra i primi santi non martiri proclamati dalla Chiesa cattolica, è venerato anche da quella ortodossa e da quella copta. Si celebra l'11 novembre, giorno dei suoi funerali avvenuti nell'odierna Tours. È considerato uno dei grandi santi della Gallia[1] insieme a Dionigi, Liborio, Privato, Saturnino, Marziale, Ferreolo e Giuliano. In Italia vi sono oltre 900 chiese a lui dedicate. È uno dei fondatori del monachesimo in Occidente. Martino nacque a Sabaria Sicca (odierna Szombathely, in Ungheria) in un avamposto dell'Impero Romano alle frontiere con la Pannonia. Il padre, Tribuno Militare della Legione, gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra. Ancora bambino si trasferì coi genitori a Pavia, dove suo padre aveva ricevuto un podere in quanto ormai veterano, e in quella città trascorse l'infanzia. A dieci anni fuggì di casa per due giorni che trascorse in una chiesa (probabilmente a Pavia). Nel 331 un editto imperiale obbligò tutti i figli di veterani ad arruolarsi nell'Esercito Romano. Fu reclutato nelle Scholae imperiali, corpo scelto di 5 000 unità perfettamente equipaggiate: disponeva quindi di un cavallo e di uno schiavo. Fu inviato in Gallia, presso la città di Amiens, nei pressi del confine, e lì passò la maggior parte della sua vita da soldato. Faceva parte, all'interno della Guardia Imperiale, di truppe non combattenti che garantivano l'Ordine Pubblico, la protezione della posta imperiale, il trasferimento dei prigionieri o la sicurezza di personaggi importanti. In qualità di circitor, il suo compito era la ronda di notte e l'ispezione dei posti di guardia, nonché la sorveglianza notturna delle guarnigioni. Durante una di queste ronde avvenne l'episodio che gli cambiò la vita (e che ancora oggi è quello più ricordato e più usato dall'iconografia). Nel rigido inverno del 335 Martino incontrò un mendicante seminudo. Link 🔗 in bio 🔴 (presso Barcellona-Pozzo Di Gotto, Sicilia, Italy) https://www.instagram.com/p/Ck0kCjrozFq/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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thewasteland2 · 2 years ago
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Lucca (Tuscany). Cathedral of san Martino (6th century). Details of the facade and interior. The first cathedral of Lucca was founded by san Frediano, a monk of Irish origin. Rebuilt in 1060 and remodeled several times in the following centuries. The Romanesque and asymmetrical façade leans on the bell tower (13th century) and develops in three orders of loggias, overhanging the open portico in three arches: in the central one is visible san Martino with the beggar. Characteristic of the bell tower are the two colors, one in Guamo stone and the other in white limestone from san Giuliano. The portico bears bas-reliefs with stories of st. Martin, the works of the months of the year and various other sacred stories. The interior - a Latin cross with three naves, transept and semicircular apse in Gothic forms - is rich in works of art, including the 15th century temple of the Holy Face (crucifix), destination of pilgrimages on the Via Francigena and remembered by Dante in the 21st canto of Inferno: “Qui non ha loco il Santo Volto!/qui si nuota altrimenti che nel Serchio!” (Here the Holy Face has no place!/here you swim otherwise than in the Serchio!) #following #remember #destination #origin #lodge #gate #orders #found #lucca #tuscany #toscana #cathedral #facade #detail #interior #irish #remodel #development #travel #traveling #visiting #instatravel #travelling #tourism #instatraveling #travelgram #travelingram #massimopistis #sovVERSIvi #estremisti Information for the purchase of my new book "Extremists!": The book at a cost of 12.00 euros (120 pages), can be ordered in the bookstore (ISBN 978-88-591-5719-9 - Editore Aletti) or requested to the e-mail [email protected] with additional postage (currently 1.28 euros - fold of books). https://www.instagram.com/p/CjyRp_ZDQLy/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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cosimofanzago1591 · 4 years ago
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Cosimo Fanzago
Italia, Clusone (Bergamo), 13 ottobre 1591 – Napoli, 13 febbraio 1678
-scultore e architetto del periodo Barocco del 1600
-allievo di: Pietro Fanzago (lo zio), Angelo Landi
-guardó e si ispiró a: C. Monterossi, Silla da Viggiù, G.A. Paracca di Valsoldo, B. Viscontini
-collaboró con: Nicola, Bartolomeo Botti, Francesco Balsimelli,
-visitò in giovanissima età Bergamo, Milano, Roma
-operò soprattutto a Napoli
-«Fu Cosimo alto a maraviglia della persona....Fu di aspetto che movea riverenza in vederlo» (Bernardo De Dominici)
-Lo zio Pietro fu un ingegnere, matematico e fonditore e aveva costruito l'orologio planetario di Clusone. Fu in questa esperienza familiare che il giovane Cosimo iniziò a destreggiarsi nei primi rudimenti della scultura con ruoli limitati a quello di scalpellino e marmoraro
-Gli inizi lombardi furono, con molta probabilità, accompagnati da brevi spostamenti verso le città di Bergamo e Milano dove era fervente l'attività edilizia dei conventi. Qui fu che molto probabilmente Cosimo Fanzago iniziò a muovere i primi passi nella sua definizione artistica. Gli scultori attivi a Milano verso la fine del Cinquecento e inizi del Seicento iniziarono ad elaborare nuove soluzioni plastiche dove la figura risulta è svincolata dall'architettura.
-Al vicentino C. Monterossi o ai lombardi Silla da Viggiù, G.A. Paracca di Valsoldo, B. Viscontini, giunti a Napoli probabilmente dai cantieri romani di S. Maria Maggiore, il Fanzago dovette guardare durante il suo presumibile soggiorno romano prima di stabilirsi a Napoli nel 1608. Nell'attività di questi artisti e di quanti operavano nella stessa direzione il Fanzago trovava assicurazioni per certe sue intuizioni giovanili e per alcune ipotesi di lavoro maturate in patria, che gli avrebbero consentito, nel giro di pochi anni, di sveltire il lento processo di trasformazione della plastica e della decorazione partenopea.
-Morto il padre, nel 1612, si spostò a Napoli presso lo zio paterno Pompeo che svolgeva nella Capitale del Viceregno il mestiere di orpellaio e Ufficiale delle Gabelle del Grano e delle Farine a Porta Capuana.
-Nel 1612, quando risulta nei documenti già a Napoli da almeno quattro anni quando partì dalla sua terra natale, stipulò un contratto lavorativo con il marmoraro e scultore fiorentino Angelo Landi; arrivato a Napoli come molti altri artisti fiorentini al seguito di Giovanni Antonio Dosio per il cantiere della Certosa di San Martino.
-Fanzago viveva, insieme ai familiari, alla Duchesca (attualmente alle spalle della Statua di Garibaldi in Piazza Garibaldi) nelle case dello scultore Girolamo D'Auria.
-Il suo stile, per quanto innovativo rispetto a precedenti soluzioni affini in ambiente partenopeo, appare ancora contenuto entro termini di equilibrata spartizione spaziale di tradizione cinquecentesca.
-Aveva, dunque, diciassette anni quando si trasferì a Napoli (1608), dove il settore delle arti plastiche e decorative era dominato in massima parte da maestranze toscane, tra cui il citato Landi, Felice de Felice, Vitale Finelli, Pietro Bernini, trasferitosi a Roma nel 1607, artisti legati ancora a quell'indirizzo genericamente classificato come "classicismo manieristico" ma che già mostravano i sintomi di rinnovamento morfologico e che portarono all'affermazione del linguaggio naturalistico
-A partire dal 1623 iniziò a lavorare per i suoi committenti più importanti, i Certosini di San Martino.
-Tra il 1619 e il 1624 collaborò, insieme ai marmorari Nicola, Bartolomeo Botti e Francesco Balsimelli, alla realizzazione del ciborio dell'altare di Santa Patrizia, oggi al Museo di Capodimonte
-Nel 1628 fu accusato dell'omicidio, o come mandante, del marmoraro Nicola Botti, collaboratore del Fanzago nella Certosa e per tali ragioni fu allontanato dai Certosini per un breve periodo.
-Dopo il 1630 il Fanzagi diede inizio a numerosi lavori più specificamente architettonici a cui vanno aggiunti quegli esempi di "arte semidecorativa" quali altari, pulpiti e cibori, veri e propri apparati scenografici atti a sconvolgere con la loro presenza la lettura delle preesistenti strutture spaziali. Estese e coloratissime superfici, fatte di tarsie marmoree, di decorazioni plastiche zoomorfe e fitomorfe, riprese dal formulario tardo cinquecentesco, a contatto con la luce si vivificano, perdendo la loro funzione di elemento di cesura tra spazio esterno e spazio interno, per diventare elementi di continuità naturale e reale.
-Nel cantiere della Certosa, luogo dove l'estro creativo del Fanzago ebbe il suo momento più felice.
-Nel 1636 con la collaborazione di Giuliano Finelli, mise mano al progetto della Guglia di San Gennaro su commissione dell Deputazione del Tesoro per la scampata devastazione dell'eruzione del 1631. 
-Nel decennio in cui scoppiò la rivoluzione che condusse all'istituzione della Repubblica Napoletana di Masaniello. Cosimo Fanzago rimase coinvolto nella vicenda tanto da figurare molte volte nei documenti legati ai rivoluzionari, fu autore del gesto eroico che salvò la vita allo scultore Giuliano Finelli dalla condanna a morte avanzata da Gennaro Annese. A seguito della rivolta gli fu commissionato dal viceré Duca di Arcos il famoso Cenotafio del Mercato dove fu stabilita la cancellazione della gabella che aveva provocato i tumulti; il cenotafio era costituito da una parte scritta, dove erano annunciati i diritti del popolo, e da una parte statuaria dove vi dovevano essere le statue del viceré, il cardinale Ascanio Filomarino e il re Filippo IV di Spagna. A seguito della commessa dell'opera fu tacciato dal popolo di essere filo-spagnolo e costretto a fuggire a Roma nel 1648 dove rimase per i successivi quattro anni con brevi ritorni a Napoli.
-É noto che il Fanzago avesse un carattere generoso con la committenza e grazie alle sue intercessioni diversi artisti poterono esprimere il loro estro creativo in totale autonomia come avvenne per il pittore Francesco Solimena che poté brillantemente iniziare a soli diciott'anni la sua carriera con lavori nella chiesa del Gesù Nuovo, perché il Fanzago, che aveva intuito il valore del giovane artista, si era fatto garante presso i committenti dei buoni risultati della sua opera.
-Il 13 febbraio 1678 morì lasciando ancora incompiute diverse opere che vennero continuate dai suo più stretti collaboratori come Lorenzo Vaccaro e diversi altri. Fu sepolto con molta probabilità nella chiesa vicino alla sua abitazione, in vico dei Cavaioli, la Chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei Sette Dolori.
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frontedelblog · 5 years ago
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Coronavirus, il numero dei contagiati da coronavirus in tutti i comuni della Lombardia, dal comune più colpito al meno colpito (al 31 marzo)
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Il numero di contagi da coronavirus di ogni Comune lombardo, dal più grande al più piccolo, dal più colpito al meno colpito al 31 marzo. *** I nostri approfondimenti sul coronavirus: mortalità in Lombardia, farmaci, vittime famose, interviste ad esperti, inchieste - QUI Com'è iniziata? I dati dei contagi da coronavirus di tutti i Comuni lombardi 15 giorni fa - CONFRONTA  Confronta con i dati di ieri - QUI Tutti i dati aggiornati in tempo reale sui coronavirus - QUI *** I contagi da coronavirus in Lombardia, dal Comune più colpito al meno colpito al 30 marzo: (Dati Regione Lombardia. Non sono segnati nelle statistiche 474comuni con meno di 4 casi) COMUNE PAZIENTI PROVINCIA MILANO 3656 MI BRESCIA 1271 BS BERGAMO 1110 BG CREMONA 1041 CR MONZA 452 MB CREMA 421 CR LODI 407 LO CODOGNO 286 LO VIGEVANO 268 PV COLOGNO MONZESE 252 MI PAVIA 244 PV VOGHERA 228 PV SESTO SAN GIOVANNI 226 MI LECCO 224 LC SERIATE 220 BG NEMBRO 206 BG ALBINO 202 BG DALMINE 194 BG MONTICHIARI 187 BS CASTIGLIONE D'ADDA 184 LO ORZINUOVI 180 BS CINISELLO BALSAMO 178 MI TREVIGLIO 177 BG ALZANO LOMBARDO 174 BG CASALPUSTERLENGO 173 LO COMO 173 CO MANTOVA 172 MN CASTELLEONE 169 CR BRESSO 167 MI CHIARI 156 BS CASTIGLIONE DELLE STIVIERE 153 MN MANERBIO 148 BS PALAZZOLO SULL'OGLIO 145 BS LEGNANO 142 MI PIOLTELLO 139 MI LISSONE 138 MB VIMERCATE 136 MB ROMANO DI LOMBARDIA 134 BG PADERNO DUGNANO 129 MI GUSSAGO 126 BS ZOGNO 126 BG DESENZANO DEL GARDA 125 BS SORESINA 125 CR BRUGHERIO 124 MB BAGNOLO MELLA 123 BS SAN GIULIANO MILANESE 122 MI RHO 121 MI ROVATO 121 BS SEGRATE 117 MI CERNUSCO SUL NAVIGLIO 115 MI GHEDI 112 BS LENO 111 BS CLUSONE 110 BG DARFO BOARIO TERME 109 BS CARPENEDOLO 108 BS CONCESIO 108 BS OSPITALETTO 108 BS STEZZANO 108 BG BORGOSATOLLO 107 BS DESIO 106 MB TREZZO SULL'ADDA 104 MI CARAVAGGIO 102 BG PONTE SAN PIETRO 102 BG BOLLATE 101 MI CALOLZIOCORTE 101 LC BUSTO ARSIZIO 99 VA TORRE BOLDONE 98 BG VIADANA 98 MN OSIO SOTTO 97 BG TREVIOLO 96 BG GARBAGNATE MILANESE 94 MI VEROLANUOVA 92 BS GAVARDO 89 BS MARTINENGO 89 BG CASTEL GOFFREDO 88 MN LUMEZZANE 88 BS ROZZANO 87 MI SEREGNO 87 MB CASALMAGGIORE 86 CR VARESE 86 VA MERATE 85 LC OFFANENGO 84 CR PANDINO 84 CR LONATO DEL GARDA 83 BS CASTELLI CALEPIO 82 BG CAZZAGO SAN MARTINO 82 BS CORMANO 82 MI CAPRIOLO 81 BS MAGENTA 81 MI BORGO SAN GIACOMO 80 BS CESANO MADERNO 79 MB PIZZIGHETTONE 79 CR CASSANO D'ADDA 78 MI MORTARA 78 PV ISEO 77 BS PONTEVICO 77 BS SAN DONATO MILANESE 77 MI VILLA DI SERIO 77 BG ASOLA 76 MN NOVA MILANESE 76 MB CESANO BOSCONE 74 MI SETTIMO MILANESE 74 MI ABBIATEGRASSO 73 MI GAZZANIGA 73 BG LIMBIATE 73 MB MEDIGLIA 73 MI CALUSCO D'ADDA 72 BG VILLA CARCINA 72 BS CASTEL MELLA 71 BS REZZATO 71 BS COCCAGLIO 70 BS TRESCORE BALNEARIO 70 BG CUSANO MILANINO 69 MI RONCADELLE 69 BS SARONNO 69 VA SCANZOROSCIATE 69 BG CAPRIATE SAN GERVASIO 68 BG CASTENEDOLO 68 BS ARCORE 67 MB CASTELVERDE 67 CR GARDONE VAL TROMPIA 67 BS PESCHIERA BORROMEO 66 MI URGNANO 66 BG BOTTICINO 65 BS BREMBATE DI SOPRA 65 BG GRUMELLO DEL MONTE 65 BG MUGGIO' 65 MB RODENGO-SAIANO 65 BS SONDRIO 65 SO CONCOREZZO 64 MB GRASSOBBIO 64 BG LAINATE 64 MI SCHIVENOGLIA 64 MN VILLA D'ALME' 64 BG BORGHETTO LODIGIANO 63 LO CALCINATO 63 BS NAVE 63 BS PROVAGLIO D'ISEO 63 BS SERMIDE E FELONICA 63 MN CASATENOVO 62 LC NOVATE MILANESE 62 MI PISOGNE 62 BS SAREZZO 62 BS SONCINO 62 CR GUIDIZZOLO 61 MN SAN COLOMBANO AL LAMBRO 61 MI SAN PAOLO 61 BS CASTEGNATO 59 BS CURNO 59 BG MOZZO 59 BG SANT'ANGELO LODIGIANO 58 LO COLOGNO AL SERIO 57 BG SALO' 57 BS VERDELLO 57 BG BONATE SOPRA 56 BG COSTA VOLPINO 56 BG ERBUSCO 56 BS GORGONZOLA 56 MI PONTOGLIO 56 BS STRADELLA 56 PV VOLTA MANTOVANA 56 MN GOITO 55 MN MELEGNANO 55 MI MONTIRONE 55 BS QUINZANO D'OGLIO 55 BS ZANICA 55 BG SORISOLE 54 BG CARUGATE 53 MI MELZO 53 MI CARONNO PERTUSELLA 52 VA PALADINA 52 BG PONTERANICA 52 BG PRADALUNGA 52 BG SAN PELLEGRINO TERME 52 BG VERTOVA 52 BG VIMODRONE 52 MI BOLGARE 51 BG BRONI 51 PV CANTU' 51 CO CORBETTA 51 MI ESINE 51 BS PASSIRANO 51 BS ROVETTA 51 BG SERGNANO 51 CR VERDELLINO 51 BG ALBESE CON CASSANO 50 CO CANNETO SULL'OGLIO 50 MN GORLE 50 BG MAPELLO 50 BG SAN GIOVANNI BIANCO 50 BG TRAVAGLIATO 50 BS ALBANO SANT'ALESSANDRO 49 BG BREMBATE 49 BG CASTIONE DELLA PRESOLANA 49 BG CIVIDATE AL PIANO 49 BG CORSICO 49 MI GALBIATE 49 LC GALLARATE 49 VA GIUSSANO 49 MB MALEO 49 LO MARIANO COMENSE 49 CO MAZZANO 48 BS PAULLO 48 MI PEDRENGO 48 BG AGRATE BRIANZA 47 MB BEDIZZOLE 47 BS CALVISANO 47 BS COLOGNE 47 BS ERBA 47 CO PERSICO DOSIMO 47 CR RANICA 47 BG AZZANO SAN PAOLO 46 BG BOVEZZO 46 BS GANDINO 46 BG INZAGO 46 MI LEFFE 46 BG LOVERE 46 BG PARABIAGO 46 MI SAN ROCCO AL PORTO 46 LO SEDRIANO 46 MI TERNO D'ISOLA 46 BG VILLANUOVA SUL CLISI 46 BS VITTUONE 46 MI ALME' 45 BG CARATE BRIANZA 45 MB TORBOLE CASAGLIA 45 BS BRENO 44 BS CORNAREDO 44 MI GOTTOLENGO 44 BS CASNIGO 43 BG CHIUDUNO 43 BG VILLONGO 43 BG ADRO 42 BS ALBUZZANO 42 PV BAREGGIO 42 MI CORTE FRANCA 42 BS PALOSCO 42 BG ROMANENGO 42 CR SEVESO 42 MB DELLO 41 BS LODI VECCHIO 41 LO VAILATE 41 CR BAGNOLO CREMASCO 40 CR BRUSAPORTO 40 BG CASTREZZATO 40 BS PEGOGNAGA 40 MN PRESEZZO 40 BG SAN PAOLO D'ARGON 40 BG TIRANO 40 SO VALBREMBO 40 BG VAREDO 40 MB BARBARIGA 39 BS CURTATONE 39 MN FLERO 39 BS GORLAGO 39 BG INVERUNO 39 MI MONTODINE 39 CR VERDERIO 39 LC ARCENE 38 BG BERNAREGGIO 38 MB CALCINATE 38 BG CENE 38 BG PARATICO 38 BS RIPALTA CREMASCA 38 CR SAN MARTINO IN STRADA 38 LO SIRMIONE 38 BS SPIRANO 38 BG SUZZARA 38 MN ALMENNO SAN SALVATORE 37 BG BAGNATICA 37 BG BELLUSCO 37 MB BESANA IN BRIANZA 37 MB CASTELCOVATI 37 BS SENAGO 37 MI SOSPIRO 37 CR VEDANO AL LAMBRO 37 MB VILLA D'ADDA 37 BG ARESE 36 MI BIASSONO 36 MB CASTEGGIO 36 PV CISANO BERGAMASCO 36 BG GARLASCO 36 PV OSIO SOPRA 36 BG PIEVE EMANUELE 36 MI SARNICO 36 BG SOTTO IL MONTE GIOVANNI XXIII 36 BG TELGATE 36 BG VALMADRERA 36 LC CASALBUTTANO ED UNITI 35 CR CASSINA DE' PECCHI 35 MI CASTELNUOVO BOCCA D'ADDA 35 LO CERRO MAGGIORE 35 MI PAVONE DEL MELLA 35 BS SOVERE 35 BG VEROLAVECCHIA 35 BS VESTONE 35 BS VOBARNO 35 BS ALMENNO SAN BARTOLOMEO 34 BG BRIGNANO GERA D'ADDA 34 BG BUCCINASCO 34 MI CALVENZANO 34 BG CESATE 34 MI CISERANO 34 BG CORNATE D'ADDA 34 MB FIORANO AL SERIO 34 BG TRENZANO 34 BS TREZZANO SUL NAVIGLIO 34 MI VAL BREMBILLA 34 BG VESCOVATO 34 CR AGNADELLO 33 CR BOLTIERE 33 BG BONATE SOTTO 33 BG CASAZZA 33 BG CASTELGERUNDO 33 LO PANTIGLIATE 33 MI POGLIANO MILANESE 33 MI VILLASANTA 33 MB BRIVIO 32 LC CALCIO 32 BG CAVENAGO DI BRIANZA 32 MB EDOLO 32 BS NERVIANO 32 MI OFFLAGA 32 BS POGGIO RUSCO 32 MN PONCARALE 32 BS RIVOLTA D'ADDA 32 CR ROCCAFRANCA 32 BS TAVAZZANO CON VILLAVESCO 32 LO VAPRIO D'ADDA 32 MI ARLUNO 31 MI CAVA MANARA 31 PV LOCATE DI TRIULZI 31 MI LOGRATO 31 BS MEDA 31 MB PERO 31 MI PIEVE PORTO MORONE 31 PV ROBBIATE 31 LC SAN VITTORE OLONA 31 MI VAIANO CREMASCO 31 CR VIZZOLO PREDABISSI 31 MI BIENNO 30 BS CALCO 30 LC FOMBIO 30 LO INVERIGO 30 CO OGGIONO 30 LC PESSANO CON BORNAGO 30 MI POMPIANO 30 BS ALFIANELLO 29 BS ARTOGNE 29 BS BONEMERSE 29 CR BORGO MANTOVANO 29 MN CARNATE 29 MB CELLATICA 29 BS CORTE DE' FRATI 29 CR COVO 29 BG FARA GERA D'ADDA 29 BG GAMBOLO' 29 PV GRAVEDONA ED UNITI 29 CO ISORELLA 29 BS MONTICELLI BRUSATI 29 BS OSTIANO 29 CR PIANENGO 29 CR PONTIROLO NUOVO 29 BG ROGNO 29 BG SOMAGLIA 29 LO VIGNATE 29 MI BORNO 28 BS CAPRIANO DEL COLLE 28 BS CASSANO MAGNAGO 28 VA COLLEBEATO 28 BS LESMO 28 MB MULAZZANO 28 LO OLGINATE 28 LC OME 28 BS PARRE 28 BG SOLARO 28 MI SORDIO 28 LO SUISIO 28 BG URAGO D'OGLIO 28 BS ANNICCO 27 CR ARDESIO 27 BG BELGIOIOSO 27 PV CAVRIANA 27 MN GORNO 27 BG MADONE 27 BG MANDELLO DEL LARIO 27 LC SAN ZENO NAVIGLIO 27 BS BARIANO 26 BG BOVISIO-MASCIAGO 26 MB CASALETTO VAPRIO 26 CR CASIRATE D'ADDA 26 BG CASSOLNOVO 26 PV CERNUSCO LOMBARDONE 26 LC DOSOLO 26 MN GESSATE 26 MI MONTELLO 26 BG PORTO MANTOVANO 26 MN POZZO D'ADDA 26 MI POZZUOLO MARTESANA 26 MI REMEDELLO 26 BS RIVAROLO MANTOVANO 26 MN SAN FIORANO 26 LO SERLE 26 BS SUELLO 26 LC TRADATE 26 VA TREMEZZINA 26 CO BUSNAGO 25 MB BUSTO GAROLFO 25 MI CAROBBIO DEGLI ANGELI 25 BG CARVICO 25 BG CESANA BRIANZA 25 LC COMEZZANO-CIZZAGO 25 BS ENDINE GAIANO 25 BG FINO MORNASCO 25 CO GAMBARA 25 BS GHISALBA 25 BG GIANICO 25 BS MADIGNANO 25 CR MISSAGLIA 25 LC SANTO STEFANO LODIGIANO 25 LO VILLA D'OGNA 25 BG BELLANO 24 LC DOVERA 24 CR FORNOVO SAN GIOVANNI 24 BG GUARDAMIGLIO 24 LO LALLIO 24 BG LENTATE SUL SEVESO 24 MB LEVATE 24 BG MASSALENGO 24 LO OLGIATE MOLGORA 24 LC PADENGHE SUL GARDA 24 BS RUDIANO 24 BS SEDRINA 24 BG TRESCORE CREMASCO 24 CR BARANZATE 23 MI BORMIO 23 SO BOTTANUCO 23 BG CASALOLDO 23 MN CASTANO PRIMO 23 MI CHIGNOLO D'ISOLA 23 BG CHIGNOLO PO 23 PV CIGOLE 23 BS COSTA MASNAGA 23 LC LIVRAGA 23 LO MALEGNO 23 BS PADERNO FRANCIACORTA 23 BS PERLEDO 23 LC PIAN CAMUNO 23 BS PIANCOGNO 23 BS TURANO LODIGIANO 23 LO BALLABIO 22 LC BREMBIO 22 LO CASTEL ROZZONE 22 BG CORZANO 22 BS FILAGO 22 BG FONTANELLA 22 BG FORESTO SPARSO 22 BG GONZAGA 22 MN MESERO 22 MI MISANO DI GERA D'ADDA 22 BG ORZIVECCHI 22 BS PIADENA DRIZZONA 22 CR PONTE NOSSA 22 BG RIVANAZZANO TERME 22 PV SAN BENEDETTO PO 22 MN TRIGOLO 22 CR VARZI 22 PV ACQUANEGRA CREMONESE 21 CR CAPERGNANICA 21 CR CASALMORANO 21 CR CASALMORO 21 MN CASTELLANZA 21 VA COMUN NUOVO 21 BG GROPELLO CAIROLI 21 PV MALONNO 21 BS PALAZZAGO 21 BG PREDORE 21 BG SCANDOLARA RAVARA 21 CR SESTO ED UNITI 21 CR SPINO D'ADDA 21 CR TURATE 21 CO VEDUGGIO CON COLZANO 21 MB AZZANO MELLA 20 BS BASIGLIO 20 MI CANEGRATE 20 MI CANONICA D'ADDA 20 BG CAPONAGO 20 MB CASELLE LANDI 20 LO CASOREZZO 20 MI CIVATE 20 LC CIVIDATE CAMUNO 20 BS CORNO GIOVINE 20 LO COSTA DI MEZZATE 20 BG GARDONE RIVIERA 20 BS GAZOLDO DEGLI IPPOLITI 20 MN LURANO 20 BG MALNATE 20 VA MANERBA DEL GARDA 20 BS OSSONA 20 MI PONTIDA 20 BG PREVALLE 20 BS ROE' VOLCIANO 20 BS SAN BASSANO 20 CR SAN ZENONE AL LAMBRO 20 MI SANNAZZARO DE' BURGONDI 20 PV SERINA 20 BG SPINADESCO 20 CR ZANDOBBIO 20 BG ZELO BUON PERSICO 20 LO BASSANO BRESCIANO 19 BS BUSSERO 19 MI CAPO DI PONTE 19 BS CASELLE LURANI 19 LO CORNEGLIANO LAUDENSE 19 LO GERRE DE' CAPRIOLI 19 CR IZANO 19 CR LA VALLETTA BRIANZA 19 LC LIVIGNO 19 SO MALAGNINO 19 CR MARCHENO 19 BS MIRADOLO TERME 19 PV OLGIATE OLONA 19 VA OPERA 19 MI OSNAGO 19 LC PADERNO D'ADDA 19 LC RONCO BRIANTINO 19 MB SABBIO CHIESE 19 BS SANT'OMOBONO TERME 19 BG SIZIANO 19 PV TOSCOLANO-MADERNO 19 BS VALFURVA 19 SO VELLEZZO BELLINI 19 PV VERANO BRIANZA 19 MB VERCURAGO 19 LC ZAVATTARELLO 19 PV ACQUAFREDDA 18 BS BINASCO 18 MI CAPRINO BERGAMASCO 18 BG CASSAGO BRIANZA 18 LC CETO 18 BS COLZATE 18 BG CURA CARPIGNANO 18 PV GADESCO PIEVE DELMONA 18 CR MALGRATE 18 LC MARCARIA 18 MN MORNICO AL SERIO 18 BG NUVOLERA 18 BS ROBECCO D'OGLIO 18 CR RONCELLO 18 MB SALE MARASINO 18 BS TALAMONA 18 SO USMATE VELATE 18 MB VANZAGO 18 MI VILLANTERIO 18 PV AGNOSINE 17 BS ANGOLO TERME 17 BS BOZZOLO 17 MN CASORATE PRIMO 17 PV CAZZANO SANT'ANDREA 17 BG CENATE SOPRA 17 BG CERVIGNANO D'ADDA 17 LO DONGO 17 CO GABBIONETA BINANUOVA 17 CR GROMO 17 BG MACHERIO 17 MB MEZZAGO 17 MB MOZZANICA 17 BG ORIGGIO 17 VA OSPEDALETTO LODIGIANO 17 LO PADERNO PONCHIELLI 17 CR POZZAGLIO ED UNITI 17 CR PRALBOINO 17 BS SAN FELICE DEL BENACO 17 BS SETTALA 17 MI STAGNO LOMBARDO 17 CR TAVERNOLA BERGAMASCA 17 BG TEGLIO 17 SO TRIUGGIO 17 MB VILLACHIARA 17 BS AMBIVERE 16 BG ASSAGO 16 MI BAGNOLO SAN VITO 16 MN BERBENNO 16 BG BERLINGO 16 BS BERZO SAN FERMO 16 BG BRESSANA BOTTARONE 16 PV CANZO 16 CO CASALMAIOCCO 16 LO CASEI GEROLA 16 PV CASNATE CON BERNATE 16 CO CILAVEGNA 16 PV COLICO 16 LC CORTENUOVA 16 BG CREDARO 16 BG GRAVELLONA LOMELLINA 16 PV GRUMELLO CREMONESE ED UNITI 16 CR LANDRIANO 16 PV MARCALLO CON CASONE 16 MI MARTIGNANA DI PO 16 CR MELETI 16 LO MORENGO 16 BG ORNAGO 16 MB PALAZZO PIGNANO 16 CR PREGNANA MILANESE 16 MI RANZANICO 16 BG SAN DANIELE PO 16 CR SANTA GIULETTA 16 PV SERRAVALLE A PO 16 MN SOVICO 16 MB VALDIDENTRO 16 SO ALBIATE 15 MB AROSIO 15 CO CADORAGO 15 CO CAMBIAGO 15 MI CARDANO AL CAMPO 15 VA CASARILE 15 MI CASTO 15 BS CEVO 15 BS CISLAGO 15 VA COGLIATE 15 MB GANDOSSO 15 BG IMBERSAGO 15 LC LAZZATE 15 MB LIPOMO 15 CO LOMAGNA 15 LC MAIRANO 15 BS MOGLIA 15 MN MONIGA DEL GARDA 15 BS MONTANASO LOMBARDO 15 LO MONTICELLO BRIANZA 15 LC OSTIGLIA 15 MN PIEVE D'OLMI 15 CR RODIGO 15 MN SAN GIORGIO BIGARELLO 15 MN SECUGNAGO 15 LO TRIBIANO 15 MI VILLA CORTESE 15 MI ACQUANEGRA SUL CHIESE 14 MN BERZO DEMO 14 BS BERZO INFERIORE 14 BS BORGO VIRGILIO 14 MN CAMISANO 14 CR CASALROMANO 14 MN CERMENATE 14 CO CHIEVE 14 CR CORTE DE' CORTESI CON CIGNONE 14 CR CREDERA RUBBIANO 14 CR DORNO 14 PV DRESANO 14 MI FERNO 14 VA FIESCO 14 CR GRONTARDO 14 CR GUSSOLA 14 CR LISCATE 14 MI MEDOLAGO 14 BG MONTE ISOLA 14 BS MORBEGNO 14 SO ORIO AL SERIO 14 BG PIANICO 14 BG PIARIO 14 BG RESCALDINA 14 MI RIPALTA ARPINA 14 CR ROSATE 14 MI SABBIONETA 14 MN SALA COMACINA 14 CO SAN FERMO DELLA BATTAGLIA 14 CO SAN MARTINO SICCOMARIO 14 PV SANTA CRISTINA E BISSONE 14 PV SELVINO 14 BG SOLTO COLLINA 14 BG SOLZA 14 BG SONGAVAZZO 14 BG TORRE DE' ROVERI 14 BG ALBAVILLA 13 CO BARZANA 13 BG BARZANO' 13 LC BORDOLANO 13 CR CAVENAGO D'ADDA 13 LO CENATE SOTTO 13 BG CERETE 13 BG CERTOSA DI PAVIA 13 PV CICOGNOLO 13 CR GAGGIANO 13 MI MARMIROLO 13 MN MARONE 13 BS MEDOLE 13 MN OLMENETA 13 CR PEIA 13 BG PESCAROLO ED UNITI 13 CR POGNANO 13 BG POZZOLENGO 13 BS PREMANA 13 LC PREMOLO 13 BG RENATE 13 MB ROBECCO SUL NAVIGLIO 13 MI ROGENO 13 LC SONDALO 13 SO SULZANO 13 BS TAVERNERIO 13 CO TRUCCAZZANO 13 MI VALBONDIONE 13 BG ABBADIA LARIANA 12 LC ANNONE DI BRIANZA 12 LC BARLASSINA 12 MB BASIANO 12 MI BIONE 12 BS BORGO SAN GIOVANNI 12 LO CASTEL D'ARIO 12 MN CERNOBBIO 12 CO CERVESINA 12 PV CORTE PALASIO 12 LO CORTENO GOLGI 12 BS CREMOSANO 12 CR FIESSE 12 BS GALGAGNANO 12 LO LACCHIARELLA 12 MI LONATE POZZOLO 12 VA MONTE CREMASCO 12 CR NIARDO 12 BS ONORE 12 BG ORIO LITTA 12 LO PARONA 12 PV POLPENAZZE DEL GARDA 12 BS QUINTANO 12 CR ROBBIO 12 PV ROVERBELLA 12 MN SAN GERVASIO BRESCIANO 12 BS SANTO STEFANO TICINO 12 MI TURBIGO 12 MI VILLA DI TIRANO 12 SO VISANO 12 BS ANTEGNATE 11 BG BAGOLINO 11 BS BIANZONE 11 SO BOSISIO PARINI 11 LC BRIOSCO 11 MB CALVATONE 11 CR CAPRALBA 11 CR CASALE CREMASCO-VIDOLASCO 11 CR CEDEGOLO 11 BS CERRO AL LAMBRO 11 MI COLERE 11 BG COSTA SERINA 11 BG CROTTA D'ADDA 11 CR CUGGIONO 11 MI EUPILIO 11 CO GERENZANO 11 VA GRANDATE 11 CO LURAGO D'ERBA 11 CO MAGNAGO 11 MI MASATE 11 MI MERONE 11 CO NIBIONNO 11 LC NUVOLENTO 11 BS PAGAZZANO 11 BG PIEVE SAN GIACOMO 11 CR PONTE NIZZA 11 PV PUEGNAGO SUL GARDA 11 BS SAMARATE 11 VA SAN GIORGIO SU LEGNANO 11 MI SENNA LODIGIANA 11 LO VALLIO TERME 11 BS VIDIGULFO 11 PV VIGANO' 11 LC VILLA GUARDIA 11 CO ZINASCO 11 PV AIRUNO 10 LC ARZAGO D'ADDA 10 BG BORGO DI TERZO 10 BG BRANDICO 10 BS BREGNANO 10 CO CAPIZZONE 10 BG CAPPELLA CANTONE 10 CR CASPOGGIO 10 SO CASTRO 10 BG CAVERNAGO 10 BG CUSAGO 10 MI ENTRATICO 10 BG FINO DEL MONTE 10 BG GODIASCO 10 PV GORDONA 10 SO GRAFFIGNANA 10 LO ISOLA DOVARESE 10 CR LAVENO-MOMBELLO 10 VA LODRINO 10 BS LONATE CEPPINO 10 VA MEDE 10 PV MONTANO LUCINO 10 CO MONTEVECCHIA 10 LC MONTU' BECCARIA 10 PV MOZZATE 10 CO OLGIATE COMASCO 10 CO OLTRE IL COLLE 10 BG OSSIMO 10 BS PAITONE 10 BS PIEVE DEL CAIRO 10 PV PIEVE FISSIRAGA 10 LO PONTE DI LEGNO 10 BS PRESEGLIE 10 BS QUISTELLO 10 MN RIVAROLO DEL RE ED UNITI 10 CR ROBECCHETTO CON INDUNO 10 MI RODANO 10 MI SALERANO SUL LAMBRO 10 LO SALVIROLA 10 CR SANTA MARIA HOE' 10 LC TREZZANO ROSA 10 MI UBIALE CLANEZZO 10 BG UBOLDO 10 VA VERGIATE 10 VA VERNATE 10 MI VEZZA D'OGLIO 10 BS VIGOLO 10 BG ARCISATE 9 VA ARDENNO 9 SO ARENA PO 9 PV AZZANELLO 9 CR BEREGUARDO 9 PV BUSCATE 9 MI CASSINA RIZZARDI 9 CO CASTELLUCCHIO 9 MN CHIAVENNA 9 SO CIGOGNOLA 9 PV CORNA IMAGNA 9 BG CRESPIATICA 9 LO DERVIO 9 LC FAGNANO OLONA 9 VA GIUSSAGO 9 PV GROSIO 9 SO INDUNO OLONA 9 VA LANZADA 9 SO LINAROLO 9 PV LOMAZZO 9 CO MACLODIO 9 BS MENAGGIO 9 CO MILZANO 9 BS MISINTO 9 MB MONTAGNA IN VALTELLINA 9 SO MONZAMBANO 9 MN MUSCOLINE 9 BS PIERANICA 9 CR PUMENENGO 9 BG RETORBIDO 9 PV ROVELLO PORRO 9 CO SAN GIOVANNI DEL DOSSO 9 MN SAN SIRO 9 CO SCANDOLARA RIPA D'OGLIO 9 CR SCHILPARIO 9 BG SOLAROLO RAINERIO 9 CR SONICO 9 BS SPINONE AL LAGO 9 BG STROZZA 9 BG SULBIATE 9 MB TERRANOVA DEI PASSERINI 9 LO TORRAZZA COSTE 9 PV TORRE DE' BUSI 9 BG TROMELLO 9 PV VALDISOTTO 9 SO VERMEZZO CON ZELO 9 MI VERTEMATE CON MINOPRIO 9 CO VIGANO SAN MARTINO 9 BG VILLANOVA DEL SILLARO 9 LO VILMINORE DI SCALVE 9 BG VIONE 9 BS ARCONATE 8 MI ARSAGO SEPRIO 8 VA BARZAGO 8 LC BERBENNO DI VALTELLINA 8 SO BOFFALORA D'ADDA 8 LO BURAGO DI MOLGORA 8 MB CALVAGESE DELLA RIVIERA 8 BS CANDIA LOMELLINA 8 PV CARBONARA AL TICINO 8 PV CARENNO 8 LC CARUGO 8 CO CASALETTO CEREDANO 8 CR CERESARA 8 MN CISLIANO 8 MI COSIO VALTELLINO 8 SO DELEBIO 8 SO DOSSENA 8 BG GANDELLINO 8 BG GARGNANO 8 BS GARLATE 8 LC GAZZUOLO 8 MN GENIVOLTA 8 CR GRONE 8 BG IDRO 8 BS LAMBRUGO 8 CO LENNA 8 BG LONGHENA 8 BS MARNATE 8 VA MOLTENO 8 LC MONTEBELLO DELLA BATTAGLIA 8 PV MOTTA BALUFFI 8 CR NOVIGLIO 8 MI OLMO AL BREMBO 8 BG OSSAGO LODIGIANO 8 LO OZZERO 8 MI PESCATE 8 LC POLAVENO 8 BS RIVA DI SOLTO 8 BG ROMAGNESE 8 PV ROVELLASCA 8 CO SELLERO 8 BS SOIANO DEL LAGO 8 BS SPINEDA 8 CR TALEGGIO 8 BG TRAVACO' SICCOMARIO 8 PV ALZATE BRIANZA 7 CO ASSO 7 CO BARZIO 7 LC BASTIDA PANCARANA 7 PV BELLINZAGO LOMBARDO 7 MI BOFFALORA SOPRA TICINO 7 MI BRACCA 7 BG BRENNA 7 CO BULGAROGRASSO 7 CO CABIATE 7 CO CAMPOSPINOSO 7 PV CANTELLO 7 VA CAPIAGO INTIMIANO 7 CO CARLAZZO 7 CO CASALETTO LODIGIANO 7 LO CASATISMA 7 PV CASTANA 7 PV CERIANO LAGHETTO 7 MB CERVENO 7 BS CHIURO 7 SO CINGIA DE' BOTTI 7 CR CREMELLA 7 LC CREMENO 7 LC DOLZAGO 7 LC DUBINO 7 SO FIGINO SERENZA 7 CO FORMIGARA 7 CR GAVERINA TERME 7 BG GAVIRATE 7 VA GOMBITO 7 CR LUINO 7 VA LUNGAVILLA 7 PV PIUBEGA 7 MN PORTALBERA 7 PV RICENGO 7 CR ROTA D'IMAGNA 7 BG SAN GENESIO ED UNITI 7 PV SAN GIOVANNI IN CROCE 7 CR SANTA BRIGIDA 7 BG SAVIORE DELL'ADAMELLO 7 BS SESTO CALENDE 7 VA SOMMA LOMBARDO 7 VA TORRE PALLAVICINA 7 BG VALERA FRATTA 7 LO VALGREGHENTINO 7 LC VALLE LOMELLINA 7 PV VALMOREA 7 CO VANZAGHELLO 7 MI VENEGONO INFERIORE 7 VA ZEME 7 PV ZIBIDO SAN GIACOMO 7 MI ADRARA SAN MARTINO 6 BG AICURZIO 6 MB APPIANO GENTILE 6 CO AZZATE 6 VA BASCAPE' 6 PV BESNATE 6 VA BIANZANO 6 BG BORGARELLO 6 PV BORGO PRIOLO 6 PV BRUNATE 6 CO CAINO 6 BS CARPIANO 6 MI CASALETTO DI SOPRA 6 CR CASORATE SEMPIONE 6 VA CASSINETTA DI LUGAGNANO 6 MI CASTELBELFORTE 6 MN CASTIRAGA VIDARDO 6 LO COMAZZO 6 LO CORNALE E BASTIDA 6 PV CORTEOLONA E GENZONE 6 PV CUMIGNANO SUL NAVIGLIO 6 CR FONTENO 6 BG GAZZADA SCHIANNO 6 VA GERENZAGO 6 PV GORLA MINORE 6 VA GREZZAGO 6 MI INTROBIO 6 LC INVERNO E MONTELEONE 6 PV LAVENA PONTE TRESA 6 VA LOMELLO 6 PV LUZZANA 6 BG MAGHERNO 6 PV MAGNACAVALLO 6 MN MARUDO 6 LO MARZANO 6 PV MONASTEROLO DEL CASTELLO 6 BG MOSCAZZANO 6 CR MOTTA VISCONTI 6 MI ONETA 6 BG OTTOBIANO 6 PV PASTURO 6 LC PERTICA BASSA 6 BS PEZZAZE 6 BS PIAZZA BREMBANA 6 BG PIETRA DE' GIORGI 6 PV POMPONESCO 6 MN PONTE LAMBRO 6 CO REDONDESCO 6 MN RONCOLA 6 BG SAN DAMIANO AL COLLE 6 PV SIRONE 6 LC SOLFERINO 6 MN SUMIRAGO 6 VA TEMU' 6 BS TORRE DE' PICENARDI 6 CR TORRE D'ISOLA 6 PV TORREVECCHIA PIA 6 PV VERRUA PO 6 PV ZECCONE 6 PV ALGUA 5 BG APRICA 5 SO BARBIANELLO 5 PV BARGHE 5 BS BELLAGIO 5 CO BESOZZO 5 VA BORGOCARBONARA 5 MN BOSSICO 5 BG BOVEGNO 5 BS BRAONE 5 BS BRIONE 5 BS BULCIAGO 5 LC CAMERATA CORNELLO 5 BG CARIMATE 5 CO CASCIAGO 5 VA CASTELLO DI BRIANZA 5 LC CAVARIA CON PREMEZZO 5 VA CERANOVA 5 PV CHIESA IN VALMALENCO 5 SO COLVERDE 5 CO CORREZZANA 5 MB DAIRAGO 5 MI ELLO 5 LC FILIGHERA 5 PV GARBAGNATE MONASTERO 5 LC GORNATE-OLONA 5 VA GUANZATE 5 CO LEGGIUNO 5 VA LOCATELLO 5 BG MONTE MARENZO 5 LC MORAZZONE 5 VA NOVATE MEZZOLA 5 SO ONO SAN PIETRO 5 BS PINAROLO PO 5 PV PIURO 5 SO PONTE IN VALTELLINA 5 SO PORLEZZA 5 CO REDAVALLE 5 PV RONCARO 5 PV RONCOFERRARO 5 MN SAN GIACOMO DELLE SEGNATE 5 MN SARTIRANA LOMELLINA 5 PV SENIGA 5 BS SENNA COMASCO 5 CO SIRTORI 5 LC SOLBIATE OLONA 5 VA TORNO 5 CO TRAVEDONA-MONATE 5 VA TREVISO BRESCIANO 5 BS VALBRONA 5 CO VALGOGLIO 5 BG VALLE SALIMBENE 5 PV VENEGONO SUPERIORE 5 VA VIADANICA 5 BG VIGGIU' 5 VA ZONE 5 BS ALBIZZATE 4 VA AVIATICO 4 BG BINAGO 4 CO BORGO SAN SIRO 4 PV BORNASCO 4 PV CADREZZATE CON OSMATE 4 VA CAMPAGNOLA CREMASCA 4 CR CARONNO VARESINO 4 VA CASLINO D'ERBA 4 CO CASTIONE ANDEVENNO 4 SO CASTRONNO 4 VA COCQUIO-TREVISAGO 4 VA COLLE BRIANZA 4 LC COLTURANO 4 MI CONFIENZA 4 PV COSTA VALLE IMAGNA 4 BG CUCCIAGO 4 CO CUVEGLIO 4 VA DOMASO 4 CO FARA OLIVANA CON SOLA 4 BG FENEGRO' 4 CO GARZENO 4 CO LONGONE AL SEGRINO 4 CO LURATE CACCIVIO 4 CO MAIRAGO 4 LO MARIANA MANTOVANA 4 MN MERLINO 4 LO MEZZANINO 4 PV MONTORFANO 4 CO MURA 4 BS MUSSO 4 CO ODOLO 4 BS PIATEDA 4 SO PIZZALE 4 PV POGGIRIDENTI 4 SO PRATA CAMPORTACCIO 4 SO PRIMALUNA 4 LC PROVAGLIO VAL SABBIA 4 BS ROBECCO PAVESE 4 PV SAMOLACO 4 SO SAN MARTINO DALL'ARGINE 4 MN TICENGO 4 CR TREMOSINE 4 BS TRESIVIO 4 SO VALVARRONE 4 LC VILLIMPENTA 4 MN VISTARINO 4 PV VOLONGO 4 CR Read the full article
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germanoegiuliasposi-blog · 5 years ago
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La Chiesa e Villa Mondragone
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Chiesa di Santa Maria Assunta in cielo (Ariccia) 
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La collegiata è stata un'opera progettata da Gian Lorenzo Bernini su commissione della famiglia Chigi e di papa Alessandro VII: allo stesso progettista sono da attribuire tutti gli edifici che si affacciano su piazza di Corte- pur considerando i cambiamenti legati agli interventi del 1771 e all'apertura del ponte di Ariccia a metà Ottocento -che culminano nel complesso di Palazzo Chigi con il retrostante Parco Chigi.
La chiesa ariccina, come la collegiata pontificia di San Tommaso da Villanova a Castel Gandolfo o la chiesa di Sant'Andrea al Quirinale a Roma, è un'opera che appartiene alla maturità berniniana, quando aveva iniziato a privilegiare la pianta centrale: nel caso della collegiata di Ariccia, il Bernini preferì utilizzare una pianta centrale circolare sormontata da una semisfera, schiacciando il tutto verso il basso ma estendendo il complesso longitudinalmente all'esterno, grazie ai due casini porticati laterali che fiancheggiano il portico della chiesa. 
I lavori in stucco della cupola sono opera dello scultore ed allievo fedele di Gian Lorenzo Bernini, Antonio Raggi.
La struttura della cupola, vagamente ispirata al Pantheon di Roma nell'imponenza - seppur in piccolo - tanto che sembra fosse desiderio di papa Alessandro VII di fare di questa chiesa una sorta di "Pantheon Mariano", è sorretta da otto pilastri: nella calotta della cupola sono raffigurati sedici angeli - due per ogni campata - che sostengono ghirlande e lunghi festoni arborei. L'intera superficie convessa è punteggiata da cassettoni esagonali che vanno a rimpicciolirsi nel progredire verso l'occhialone centrale, al quale convergono le otto fasce bianche dei costoloni . L'occhialone centrale di cui sopra è sormontato da una lanterna.
La cerimonia inizierà alle ore 16.30.
Villa Mondragone
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Villa Mondragone, la fabbrica più grande nel Complesso delle Ville Tuscolane, deve alla posizione felicemente panoramica, proiettata verso Roma, l’ammirato interesse che ha sempre suscitato nel corso della sua secolare esistenza.
Edificata a partire dal 1573 dal Cardinale Altemps, Mondragone conosce il periodo di massima espansione tra il Rinascimento e gli inizi del Barocco, grazie al coinvolgimento, nelle sue fasi costruttive, di famosi architetti come Martino Longhi il Vecchio inizialmente e Jan van Santen – detto il Vasanzio – successivamente.
La Villa assunse il nome di “Mondragone”, con riferimento al drago alato, simbolo araldico dei Boncompagni (casato di Papa Gregorio XIII, grande amico e protettore dell’Altemps), usato diffusamente come elemento decorativo.
Fu residenza estiva dei papi  fino al 1626 quando il nuovo Pontefice Urbano VIII la spostò a Castel Gandolfo, segnando l’avvio di una progressiva decadenza dell’intero complesso delle Ville Tuscolane e di Mondragone in particolare.
Dal 1865 al 1953 la Villa conobbe un periodo di rinnovato splendore grazie ai Gesuiti che la utilizzarono come sede per un’importante istituzione educativa: il Nobile Collegio Mondragone.
Nel 1981 la Villa, fu ceduta dalla Compagnia di Gesù all’Università degli Studi di Roma Tor Vergata che, dopo iniziali interventi di rifunzionalizzazione, ne ha fatto la sede di rappresentanza dell’Ateneo e la utilizza per l’organizzazione di eventi di varia tipologia.
La Villa presenta molte ampie sale, alcune delle quali riccamente decorate. Tra tutte spicca la maestosa Sala degli Svizzeri, cornice di un evento storico di importanza indiscussa nella Storia dell’Umanità: la Riforma del Calendario Giuliano voluta da Papa Gregorio XIII, che da qui promulgò, nel febbraio del 1582, la celebre Bolla Inter gravissimas
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andre83us · 6 years ago
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Una vita donata per il popolo di Dio: festa per i cinque nuovi sacerdoti
Una vita donata per il popolo di Dio: festa per i cinque nuovi sacerdoti
Tanta gente a Comacchio il 21 settembre per le ordinazioni di don Luciano, don Alessio, don Fabio, don Giuliano e don German, in occasione dell’apertura dell’anno giubilare nel IV centenario dall’incoronazione di S. Maria in Aula regia. Annunciate le destinazioni dei nuovi presbiteri: Ferrara, Mesola, Comacchio, San Martino, Ro-Tamara-Saletta
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Una profonda commozione e una gioia sommessa…
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madturkeys91-blog · 6 years ago
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Basilica di San Giuliano. Fu riedificata in stile neoclassico nei secoli XVII-XVIII, su un nucleo dell’anno Mille di cui resta il campanile romanico. Questa chiesa fa parte delle sette chiese aperte per l’iniziativa “La bellezza che salva. Percorsi tra arte, storia, fede e natura nell’antica Pieve di San Giuliano”. La comunità pastorale di Gozzano (No) per il terzo anno propone un itinerario artistico tra sette chiese di interesse artistico, storico e devozionale. Le chiese sono aperte alle visite nella stagione estiva da giugno a settembre, ogni primo sabato del mese, dalle 14.30 alle 17.30. Le visite sono libere e gratuite, grazie ai volontari. Prossima apertura sabato primo settembre. • Basilica di San Giuliano - via Vescovado e Basilica, 9 Gozzano (NO) • Chiesa di San Lorenzo - via San Lorenzo - Gozzano (No) • Chiesa di Santa Maria di Lazzara - strada provinciale 46. Km 2 • Chiesa della Purificazione e oratorio di San Rocco - via Parrocchia, 28 - Bugnate di Gozzano • Chiesa di San Biagio e oratorio di Auresso - Via alla chiesa, 16 - Auzate di Gozzano • Chiesa di San Martino - Via Rimembranza - Bolzano Novarese • Santuario della Madonna della Bòcciola - viale Santuario della Bocciola - Vacciago di Ameno (No). #chiesa #church #frescoes #atlnovara #turismonovara #piemonteconte #piemonte_super_pics #piemonteconte #crpiemonte #shotz_of_piemonte #beniculturali30 #iniziativebelle #cultura #culture #art #labellezza #loves_united_novara #alluring_novara #ignovara #igersnovara #igerspiemonte #volgonovara (presso Gozzano, Italy) https://www.instagram.com/p/BmEGobtAe_S/?utm_source=ig_tumblr_share&igshid=1y1e9x2ez8tw5
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cleowho · 4 years ago
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“Sarah will love it.”
The Masque of Mandragora - season 14 - 1976
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