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Cosimo Fanzago
Italia, Clusone (Bergamo), 13 ottobre 1591 – Napoli, 13 febbraio 1678
-scultore e architetto del periodo Barocco del 1600
-allievo di: Pietro Fanzago (lo zio), Angelo Landi
-guardó e si ispiró a: C. Monterossi, Silla da Viggiù, G.A. Paracca di Valsoldo, B. Viscontini
-collaboró con: Nicola, Bartolomeo Botti, Francesco Balsimelli,
-visitò in giovanissima età Bergamo, Milano, Roma
-operò soprattutto a Napoli
-«Fu Cosimo alto a maraviglia della persona....Fu di aspetto che movea riverenza in vederlo» (Bernardo De Dominici)
-Lo zio Pietro fu un ingegnere, matematico e fonditore e aveva costruito l'orologio planetario di Clusone. Fu in questa esperienza familiare che il giovane Cosimo iniziò a destreggiarsi nei primi rudimenti della scultura con ruoli limitati a quello di scalpellino e marmoraro
-Gli inizi lombardi furono, con molta probabilità, accompagnati da brevi spostamenti verso le città di Bergamo e Milano dove era fervente l'attività edilizia dei conventi. Qui fu che molto probabilmente Cosimo Fanzago iniziò a muovere i primi passi nella sua definizione artistica. Gli scultori attivi a Milano verso la fine del Cinquecento e inizi del Seicento iniziarono ad elaborare nuove soluzioni plastiche dove la figura risulta è svincolata dall'architettura.
-Al vicentino C. Monterossi o ai lombardi Silla da Viggiù, G.A. Paracca di Valsoldo, B. Viscontini, giunti a Napoli probabilmente dai cantieri romani di S. Maria Maggiore, il Fanzago dovette guardare durante il suo presumibile soggiorno romano prima di stabilirsi a Napoli nel 1608. Nell'attività di questi artisti e di quanti operavano nella stessa direzione il Fanzago trovava assicurazioni per certe sue intuizioni giovanili e per alcune ipotesi di lavoro maturate in patria, che gli avrebbero consentito, nel giro di pochi anni, di sveltire il lento processo di trasformazione della plastica e della decorazione partenopea.
-Morto il padre, nel 1612, si spostò a Napoli presso lo zio paterno Pompeo che svolgeva nella Capitale del Viceregno il mestiere di orpellaio e Ufficiale delle Gabelle del Grano e delle Farine a Porta Capuana.
-Nel 1612, quando risulta nei documenti già a Napoli da almeno quattro anni quando partì dalla sua terra natale, stipulò un contratto lavorativo con il marmoraro e scultore fiorentino Angelo Landi; arrivato a Napoli come molti altri artisti fiorentini al seguito di Giovanni Antonio Dosio per il cantiere della Certosa di San Martino.
-Fanzago viveva, insieme ai familiari, alla Duchesca (attualmente alle spalle della Statua di Garibaldi in Piazza Garibaldi) nelle case dello scultore Girolamo D'Auria.
-Il suo stile, per quanto innovativo rispetto a precedenti soluzioni affini in ambiente partenopeo, appare ancora contenuto entro termini di equilibrata spartizione spaziale di tradizione cinquecentesca.
-Aveva, dunque, diciassette anni quando si trasferì a Napoli (1608), dove il settore delle arti plastiche e decorative era dominato in massima parte da maestranze toscane, tra cui il citato Landi, Felice de Felice, Vitale Finelli, Pietro Bernini, trasferitosi a Roma nel 1607, artisti legati ancora a quell'indirizzo genericamente classificato come "classicismo manieristico" ma che già mostravano i sintomi di rinnovamento morfologico e che portarono all'affermazione del linguaggio naturalistico
-A partire dal 1623 iniziò a lavorare per i suoi committenti più importanti, i Certosini di San Martino.
-Tra il 1619 e il 1624 collaborò, insieme ai marmorari Nicola, Bartolomeo Botti e Francesco Balsimelli, alla realizzazione del ciborio dell'altare di Santa Patrizia, oggi al Museo di Capodimonte
-Nel 1628 fu accusato dell'omicidio, o come mandante, del marmoraro Nicola Botti, collaboratore del Fanzago nella Certosa e per tali ragioni fu allontanato dai Certosini per un breve periodo.
-Dopo il 1630 il Fanzagi diede inizio a numerosi lavori più specificamente architettonici a cui vanno aggiunti quegli esempi di "arte semidecorativa" quali altari, pulpiti e cibori, veri e propri apparati scenografici atti a sconvolgere con la loro presenza la lettura delle preesistenti strutture spaziali. Estese e coloratissime superfici, fatte di tarsie marmoree, di decorazioni plastiche zoomorfe e fitomorfe, riprese dal formulario tardo cinquecentesco, a contatto con la luce si vivificano, perdendo la loro funzione di elemento di cesura tra spazio esterno e spazio interno, per diventare elementi di continuità naturale e reale.
-Nel cantiere della Certosa, luogo dove l'estro creativo del Fanzago ebbe il suo momento più felice.
-Nel 1636 con la collaborazione di Giuliano Finelli, mise mano al progetto della Guglia di San Gennaro su commissione dell Deputazione del Tesoro per la scampata devastazione dell'eruzione del 1631.
-Nel decennio in cui scoppiò la rivoluzione che condusse all'istituzione della Repubblica Napoletana di Masaniello. Cosimo Fanzago rimase coinvolto nella vicenda tanto da figurare molte volte nei documenti legati ai rivoluzionari, fu autore del gesto eroico che salvò la vita allo scultore Giuliano Finelli dalla condanna a morte avanzata da Gennaro Annese. A seguito della rivolta gli fu commissionato dal viceré Duca di Arcos il famoso Cenotafio del Mercato dove fu stabilita la cancellazione della gabella che aveva provocato i tumulti; il cenotafio era costituito da una parte scritta, dove erano annunciati i diritti del popolo, e da una parte statuaria dove vi dovevano essere le statue del viceré, il cardinale Ascanio Filomarino e il re Filippo IV di Spagna. A seguito della commessa dell'opera fu tacciato dal popolo di essere filo-spagnolo e costretto a fuggire a Roma nel 1648 dove rimase per i successivi quattro anni con brevi ritorni a Napoli.
-É noto che il Fanzago avesse un carattere generoso con la committenza e grazie alle sue intercessioni diversi artisti poterono esprimere il loro estro creativo in totale autonomia come avvenne per il pittore Francesco Solimena che poté brillantemente iniziare a soli diciott'anni la sua carriera con lavori nella chiesa del Gesù Nuovo, perché il Fanzago, che aveva intuito il valore del giovane artista, si era fatto garante presso i committenti dei buoni risultati della sua opera.
-Il 13 febbraio 1678 morì lasciando ancora incompiute diverse opere che vennero continuate dai suo più stretti collaboratori come Lorenzo Vaccaro e diversi altri. Fu sepolto con molta probabilità nella chiesa vicino alla sua abitazione, in vico dei Cavaioli, la Chiesa di Santa Maria ad Ogni Bene dei Sette Dolori.
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