#Farmaci Psichiatrici
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valentina-lauricella · 3 months ago
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La schizofrenia, altrimenti chiamata demenza precoce, ti riduce a una larva con pensiero paranoide ossessivo e scoppi d'ira feroci e pericolosi. Le cure, che sono solo di mantenimento, ti riducono a una larva che ogni tanto sorride, e si fa dei gran pisolini.
Nemmeno gli psicofarmaci riescono a contenere tutta la sintomatologia e a fermare la progressione della malattia.
Quindi, in primis è la stessa malattia, e non la cura, a ridurti "una larva". Non sono laureata in psichiatria, ma ho convissuto con uno schizofrenico e probabilmente in futuro lo farò ancora, forze permettendo.
Anche altre malattie, come la fibromialgia, nei loro stadi più gravi ti riducono "una larva". Sei costretta a vivere in uno stato di preanestesia dato da farmaci psichiatrici, i cui effetti secondari dovrebbero lenire i dolori neuropatici da cui è caratterizzata la malattia. Anche questi farmaci, col tempo, non riescono a contenere i sintomi.
A pensarci bene, ci si trova in una situazione disperante. Ma poiché i farmaci prescritti per la fibromialgia, che è la mia principale patologia, sono degli antidepressivi, non si pensa spesso alla propria situazione, e si vive felici, mezzi addormentati e preanestetizzati.
E comunque, malati o no, siamo tutti persone normali che vogliono mangiare, bere e divertirsi.
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tulipanico · 1 year ago
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Sul foglietto illustrativo dei farmaci che prendo c'è scritto che possono causare una deflessione del tono dell'umore, peggiorare stati depressivi o addirittura generare fenomeni psichiatrici. Io ora non lo so se siano i farmaci, se sia il fatto che sono mesi che le cose non vanno proprio per il verso giusto, se sia il fatto di stare male per l'ennesima volta, se sono semplicemente io. So che sono stanca e che mi si è incollata addosso questa tristezza che mi fa sentire vuota , spossata, sfibrata, buia. Dov'è il brivido, dove la scossa, la luce? Non c'è o non sono in grado di percepire nulla? Mi concederò piacere per noia.
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astra-zioni · 2 years ago
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Se un giorno dovessi averne la possibilità racconterei quello che succede dentro i reparti psichiatrici nell’Italia del 2023. Magari non in tutti, ma certamente tutti hanno lo stesso iter, vecchio, anacronistico e molto spesso ai limiti della dignità umana. Ho assistito a scene terribili e devo sentire ancora osannare Basaglia per aver chiuso i manicomi come grande conquista, certo, peccato che hanno continuato ad esistere, in maniera più silenziosa e subdola. Grande rispetto per la figura di Basaglia, intendiamoci.
All’ultimo ricovero una situazione in particolare mi ha lasciata senza parole, inerme. C’era questo ragazzo straniero, parlava un italiano stentato, a un certo punto, mentre fumavamo fuori, mi dice: Io vorrei tenere gli occhi aperti, ma loro me li chiudono. Io gli chiedo chi, chi glieli chiuda, e lui mi risponde e mi fa intendere gli psichiatrici, i medici. Lui vorrebbe vedere, dice. Ovviamente si riferiva alla mole di farmaci con cui vengono imbottiti i pazienti nei reparti psichiatrici, indiscriminatamente, a prescindere dalla gravità, è prassi. E non sono cure personalizzate, intendiamoci; potrei elencare i soliti tre farmaci ormai vecchi e superati (e mal tollerati) con cui vieni sistematicamente trattato a prescindere che tu sia uno schizofrenico, un sociopatico o una persona che ha avuto un momento di cedimento. Diventi uno zombie umano. Sbavi. Non ti reggi in piedi. Non riesci ad articolare le parole, e di conseguenza non riesci neanche a spiegare in maniera coerente a chicchessia né il tuo stato, né gli abusi che eventualmente subisci all’interno. Perché all’interno non ci sono telecamere, non c’è alcuna tutela, a stento riesci a vedere e parlare con i familiari. Se ti ribelli ti legano o ti imbottiscono di altri farmaci o ti fanno restare lì dentro mesi. Ho visto gente in reparto per quasi un anno. Un fottutissimo anno a sostare in un reparto microscopico senza nulla da fare, imbottito di farmaci e con un paio d’ore d’aria al giorno. Gli psichiatri? Figure mitologiche che incontri una volta a settimana se ti va bene, senza alcun tatto, alcuna umanità. Esci da lì dentro più traumatizzato di come sei entrato. Come dite, il TSO è un’eccezione, dunque ti puoi sottrarre da un trattamento sanitario volontario? Ahahah. Il TSO teoricamente non viene quasi più applicato, perché è uno sbatti a livello giuridico e sono necessarie una serie di approvazioni, quindi, sempre teoricamente, una volta che ti ritrovi in reparto dovresti poter uscire, firmando, se non sei sotto TSO. Ebbene i reparti psichiatrici se ne fregano. È capace che tu per legge non stia sotto TSO, ma non puoi uscire uguale, neppure firmando. (Vi fermo subito, vale anche per casi in cui ti ci sei ritrovato senza aver necessariamente compiuto atti “gravi”). Ti ritrovi dunque senza tutele giuridiche di cui spesso non sei nemmeno tu a conoscenza, perché chi finisce là dentro è talmente ai margini della società che non conosce nemmeno i diritti di cui gode, lontano dai propri affetti, bistrattato dal personale sanitario ed imbottito contro la sua volontà di farmaci totalmente inutili che servono a sedarti e a renderti docile. Perché le cazzo di strutture psichiatriche pubbliche non sono strutture riabilitative, di “diagnosi e cura”, come piace chiamarle alla sanità, ma delle cazzo di strutture contenitive dove viene messo 1) chi non dovrebbe trovarsi lì perché ha spesso problemi altri, 2) persone “scomode” che non si sa dove cazzo mettere, e se non hai la fortuna di mantenere un briciolo di lucidità nonostante i farmaci, come me, e di osservare in maniera critica cosa accade, di avere qualcuno al di fuori che fa il casino per te, un legame con l’esterno, sei fottuto.
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vaerjs · 2 years ago
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Mandate una pec o scrivere all'ufficio relazioni col pubblico dell'ospedale, mettete in conoscenza anche il direttore della asl. I reparti psichiatrici non sono dei lager in cui non si possono ricevere visite e per di più quando subentrano complicanze, anche fossero indotte dai farmaci, il paziente deve essere spostato in altra area medica appropriata. E avere una persona di fiducia anche h 24 accanto a lei che possa assisterla nelle attività di vita. Scrivete, descrivete tutto quello che è successo, mandate mail ogni giorno. Non esiste una situazione del genere e se è frutto di incuria ne devono prendere atto e correggersi immediatamente.
Grazie per la preoccupazione, stiamo facendo il possibile ❤️‍🩹
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oltrearcobaleno · 27 days ago
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La straordinaria vita di John Forbes Nash, Jr. tra genio matematico e schizofrenia
John Forbes Nash, Jr., nato il 13 giugno 1928 a Bluefield, è stato un matematico statunitense di straordinario talento, noto per i suoi contributi pionieristici nella teoria dei giochi e per il suo percorso di vita segnato dalla lotta con la schizofrenia.Grazie alle sue innovative intuizioni matematiche, Nash ricevette il Premio Nobel per l’economia nel 1994, in riconoscimento del suo lavoro rivoluzionario sui modelli di equilibrio in sistemi non cooperativi. Tuttavia, il suo talento era offuscato da una malattia mentale debilitante, che incise profondamente sulla sua vita personale e professionale.
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L’inizio della genialità: infanzia e formazione
Nash mostrò sin da piccolo un’intelligenza sopra la media e un’indole introversa. A Bluefield, nella sua infanzia e adolescenza, si distingueva per il suo amore per i libri piuttosto che per le attività sociali o i giochi con i coetanei. La sua famiglia, composta dal padre ingegnere e dalla madre colta e determinata, lo incoraggiava ad esplorare il mondo della scienza. Fin dai primi anni di scuola, Nash era affascinato dalla matematica e dai numeri, tanto che, a soli 14 anni, lesse il libro I grandi matematici di Eric Temple Bell, un’opera che suscitò in lui l’interesse per il famoso teorema di Fermat e lo spinse a cercare di dimostrarlo da solo.
La sua ascesa accademica continuò a Princeton, dove, oltre alla teoria dei giochi, approfondì la topologia e l’algebra, sviluppando abilità straordinarie nella risoluzione di problemi complessi. Durante questo periodo, formulò i fondamenti della teoria dei giochi non cooperativi, che divennero successivamente conosciuti come “equilibrio di Nash”. Questo concetto, cruciale nella teoria dei giochi, permette di prevedere strategie di comportamento in situazioni di conflitto e competizione, e trova applicazioni in economia, politica, e altre discipline.
La schizofrenia: l’ombra su un genio
A partire dal 1959, il cammino di Nash cambiò radicalmente con l’insorgenza della schizofrenia, una malattia mentale che lo costrinse a numerosi ricoveri in ospedali psichiatrici. Inizialmente, Nash si era presentato ai colleghi con un giornale sostenendo che contenesse messaggi cifrati indirizzati solo a lui. Questa fu una delle prime manifestazioni della schizofrenia, che divenne ben presto una presenza costante nella sua vita, portandolo a sviluppare paranoie e allucinazioni. Nash vedeva complotti ovunque, e spesso affermava di essere un’entità speciale, come l’imperatore dell’Antartide o persino il piede sinistro di Dio.
Con il progredire della malattia, Nash e la sua famiglia affrontarono un lungo periodo di difficoltà. Tra ricoveri e trattamenti intensivi, come lo shock insulinico e la clorpromazina, il matematico perse il suo incarico accademico e vide la sua vita privata sgretolarsi. Tuttavia, la sua resilienza e l’amore della moglie Alicia furono determinanti per la sua graduale ripresa. Verso gli anni ’70, Nash rifiutò di continuare la terapia farmacologica e imparò a gestire i sintomi della schizofrenia senza farmaci, conducendo una vita in bilico tra momenti di lucidità e ricadute. Con il passare degli anni, riuscì a mantenere un equilibrio, integrandosi nuovamente nell’ambiente accademico.
La rinascita e il Nobel
Dopo decenni di lotta, gli anni ’90 segnarono una rinascita per Nash. Finalmente libero dai sintomi più gravi della schizofrenia, poté tornare a dedicarsi alla matematica e fu accolto con entusiasmo dalla comunità accademica internazionale. Il conferimento del Premio Nobel per l’economia nel 1994 simboleggiò il culmine della sua rinascita e della sua straordinaria carriera. La decisione della Commissione Nobel di premiarlo evidenziava l’importanza delle sue scoperte, che avevano influenzato profondamente l’economia e la teoria dei giochi. Nash ricevette il premio come riconoscimento per i suoi contributi giovanili, ma anche come simbolo della sua vittoria contro la schizofrenia.
La storia di Nash tra letteratura e cinema
La vita di Nash fu resa celebre dal libro di Sylvia Nasar Il genio dei numeri, pubblicato nel 1998, e successivamente dal film A Beautiful Mind, diretto da Ron Howard nel 2001. Il film, che valse diversi Oscar, narra in modo romanzato la lotta di Nash contro la schizofrenia e il suo ritorno alla normalità, grazie anche al supporto della moglie Alicia. Interpretato da Russell Crowe, A Beautiful Mind portò al grande pubblico la straordinaria storia di Nash, sebbene con alcune semplificazioni e modifiche narrative rispetto alla realtà.
Il ritorno alla matematica e il Premio Abel
Oltre al Nobel, nel 2015 Nash fu insignito del prestigioso Premio Abel per i suoi contributi nella teoria delle equazioni differenziali alle derivate parziali non lineari e le loro applicazioni in analisi geometrica, un riconoscimento che sottolineava ancora una volta la sua immensa portata come matematico. La schizofrenia era ormai un’ombra lontana per Nash, che aveva raggiunto una serenità tale da poter accettare premi e riconoscimenti senza l’interferenza della malattia.
L’epilogo di una vita straordinaria
Il 23 maggio 2015, a ottantasei anni, John Nash morì insieme alla moglie Alicia in un tragico incidente stradale nel New Jersey. I due stavano tornando in taxi dall’aeroporto di Newark, dopo aver ritirato il Premio Abel in Norvegia, quando la loro auto fu coinvolta in un incidente. Così si concluse la straordinaria vita di Nash, un uomo che, nonostante le difficoltà causate dalla schizofrenia, riuscì a contribuire in modo indelebile alla matematica e alla teoria dei giochi, lasciando un’eredità che continua a ispirare studiosi e persone in tutto il mondo.
In sintesi, John Nash rappresenta uno dei più complessi e affascinanti esempi di genio e fragilità, una figura che ha mostrato al mondo come la schizofrenia, pur essendo una malattia debilitante, non debba necessariamente impedire a una persona di contribuire in modo significativo alla società. Grazie ai suoi risultati in ambito matematico e alla sua lotta contro la schizofrenia, Nash continua ad essere ricordato come uno degli esempi più straordinari di resilienza e di potere del pensiero umano.
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scienza-magia · 4 months ago
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Stile di vita ed alimentazione alla base dei Dsm
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Rivoluzione nella psichiatria: i segreti del corpo per comprendere la mente. Diverse ricerche si concentrano sulle cause delle patologie al di là dei sintomi mentali. Una rivoluzione di approccio per la psichiatria Una rivoluzione è in corso in psichiatria, un cambio di paradigma che porterà per la prima volta questa disciplina ad attaccare non i sintomi delle diverse patologie mentali, ma le cause sottostanti. È quanto emerge da una serie di ricerche svolte da diversi studiosi europei e americani. Facciamo dunque un passo indietro e partiamo dal fatto che la psichiatria moderna ha sempre seguito un approccio diverso dal resto della medicina. Se infatti quest’ultima si è occupata di identificare le cause delle diverse malattie, e di intervenire su di esse, la cura della mente si è limitata appunto a classificare i sintomi delle patologie mentali, trattando appunto questi ultimi. I limiti della spiegazione genetica Secondo Belinda Lennox, direttrice del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Oxford, «durante tutto il secolo scorso il trattamento della malattia mentale è stato tenuto separato dal resto della medicina, e non disponiamo nemmeno di test diagnostici o biomarker predittivi».
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Approcci. Alla Stanford University opera da tempo una clinica di psichiatria metabolica, i cui pazienti vengono trattati, oltre che con i farmaci, con la cura dell’alimentazione e dello stile di vita Tutto ciò è esemplificato nel celeberrimo Dsm (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Illnesses), la “Bibbia” della psichiatria, un tomo che cerca appunto di raggruppare i diversi sintomi in condizioni discrete, dalla depressione maggiore alla schizofrenia. Già nel 2013 lo Us National Institute of Mental Health ha tentato di allontanarsi dall’approccio classico, investendo nella ricerca di geni connessi alle patologie mentali, ma senza successo, i geni così identificati hanno infatti manifestato un’influenza limitata sui disturbi in questione. Secondo Allen Frances, psichiatra della Duke University, si è trattato di una ricerca intellettualmente stimolante ma di un fallimento dal punto di vista clinico. I geni non costituiscono una spiegazione adeguata, per Ludger Tebartz van Elst, studioso dell’Ospedale Universitario di Friburgo, secondo il quale – ad esempio – condizioni molto diverse tra loro, come autismo, schizofrenia e Adhd, sembrano connesse alla medesima anomalia genetica, causata dalla perdita di un piccolo pezzetto del cromosoma 22. Un primo spiraglio di luce nei confronti della vera natura delle patologie psichiatriche si comincia a intravedere già a partire dal 2007, quando uno studio eseguito all’Università della Pennsylvania su un centinaio di pazienti affetti da problemi psichiatrici ha evidenziato come essi fossero in realtà affetti da un disturbo autoimmune (l’encefalite da recettore anti-Nmda), in sostanza un’infiammazione cerebrale da anticorpi che può appunto provocare psicosi. E in tempi più recenti Lennox ha messo in luce l’esistenza di un’inedita relazione tra malattie psichiatriche e sistema immunitario. Analizzando campioni di sangue di migliaia di pazienti affetti da psicosi, la scienziata ha evidenziato come nel 6% dei casi ci fosse un numero elevato di anticorpi legati ai recettori Nmda (“vie di comunicazione” presenti nei neuroni). Secondo Lennox non è chiaro come questi anticorpi agiscano, o come possano provocare fenomeni diversi come attacchi epilettici, psicosi ed encefaliti. Non è chiaro nemmeno come possano attraversare la barriera emato-encefalica, la membrana che controlla l’accesso al cervello. Tali anticorpi si concentrerebbero nell’ippocampo, area cerebrale deputata all’elaborazione delle informazioni provenienti dalla memoria a breve termine, il che spiegherebbe la produzione di allucinazioni e credenze illusorie. Lennox (Oxford Univ.): «Agire sul sistema immunitario» Secondo la studiosa è necessario un cambio di paradigma: «Le mie ricerche hanno mostrato che persone affette da malattia mentale possono migliorare in seguito a interventi sul sistema immunitario». La studiosa propone tra le possibili strategie l’utilizzo di farmaci immunoterapici o steroidei. Un’altra linea d’indagine è quella relativa a malattie psichiatriche e metabolismo. Il cervello è un organo affamato di energia, e nel corso del tempo è emersa una relazione tra alterazione di questo o quel processo metabolico e lo sviluppo di condizioni come schizofrenia, disturbo bipolare e depressione maggiore. Al punto che alla Stanford University opera da tempo una clinica di psichiatria metabolica, i cui pazienti vengono trattati, oltre che con i farmaci, con la cura dell’alimentazione e dello stile di vita. Le promesse della dieta chetogenica Una via che promette bene è quella della dieta chetogenica, che restringe l’apporto di carboidrati, costringendo l’organismo a bruciare al loro posto grassi e a produrre molecole note come chetoni, che fungono da carburante per il cervello quando il glucosio è assente. Stando a Kirk Nylen, neuroscienziato esponente del Baszucki Group – ong che finanzia tra l’altro ricerche neuroscientifiche –, sono in corso ben 13 trial in varie parti del mondo relativi agli effetti delle terapie metaboliche su patologie mentali gravi, terapie che sembrano funzionare anche su pazienti resistenti a farmaci, stimolazione magnetica transcraniale e addirittura terapie elettroconvulsive. E, nel 2023 un database medico, Uk Biobank, ha pubblicato dati che mostrano come le persone sofferenti di depressione presentano un tasso elevato di proteine infiammatorie, come le citochine. E se la Lennox propone di rendere routinari in ambito psichiatrico almeno in certi casi i test relativi agli anticorpi, Thomas Pollack, neuropsichiatra del King’s College di Londra, propone di utilizzare la Mri sui pazienti già dopo il primo episodio psicotico. Read the full article
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newsnoshonline · 6 months ago
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La terapia con MDMA per il disturbo da stress post-traumatico è stata respinta dal panel della FDA La decisione della FDA sulla terapia con MDMA per il disturbo da stress post-traumatico Il panel della Food and Drug Administration statunitense ha respinto l’uso del farmaco MDMA nel trattamento del disturbo da stress post-traumatico, citando mancanza di efficacia. I membri del comitato consultivo hanno votato contro l’efficacia dell’MDMA e hanno sottolineato che i rischi superano i benefici, mettendo in discussione la valutazione dei farmaci psichedelici. Nonostante le raccomandazioni, la FDA non è obbligata a seguire il parere del comitato, ma spesso lo fa, evidenziando le sfide nell’approvazione di trattamenti psichiatrici. La campagna per l’approvazione dell’MDMA L’MDMA è un composto
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wdonnait · 9 months ago
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Apatia: cos'è, cause e rimedi
Nuovo post pubblicato su https://wdonna.it/apatia-cose-cause-e-rimedi/117203?utm_source=TR&utm_medium=Tumblr&utm_campaign=117203
Apatia: cos'è, cause e rimedi
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L’apatia è un tipo di disagio emotivo e psicologico piuttosto comune al giorno d’oggi. 
Essa si caratterizza per la totale mancanza di interesse, entusiasmo o emozioni di fronte a situazioni o attività che solitamente evocano risposte emotive. Individui apatici manifestano spesso un atteggiamento di indifferenza, disinteresse o una notevole mancanza di motivazione nei confronti delle responsabilità quotidiane, delle relazioni interpersonali o delle attività che in passato suscitavano piacere. 
Le molteplici cause dell’apatia abbracciano sia fattori psicologici, come lo stress e la depressione, che condizioni mediche, tra cui alcune malattie neurologiche. L’assenza di vigore e motivazione può impattare in maniera piuttosto profonda sulla qualità della vita di un individuo. 
L’apatia si manifesta in diversi contesti, quali l’apatia politica, evidenziata dalla mancanza di interesse o partecipazione attiva nella sfera politica, o l’apatia sociale, che indica una disconnessione emotiva e indifferenza verso le questioni sociali. 
Il trattamento dell’apatia varia a seconda dei fattori scatenanti. Può includere interventi psicologici come la terapia cognitivo-comportamentale e in rari casi terapie farmacologiche attraverso l’uso di antidepressivi. 
Apatia cause 
Come vi abbiamo accennato poco fa, l’apatia può subentrare a seguito di varie cause. Vediamole nel dettaglio: 
Spesso, l’apatia sorge per via di un persistere prolungato di uno stress cronico può prosciugare le risorse mentali ed emotive di un individuo, conducendo all’insorgere dell’apatia. La costante pressione a cui si è sottoposti può rendere arduo mantenere vivo l’interesse o l’entusiasmo per le normali attività quotidiane. 
Alcuni, invece, percepiscono delle problematiche che interessano le relazioni interpersonali. Di conseguenza, la carenza di sostegno sociale o l’assenza di una rete relazionale appagante possono avere un impatto avverso sull’umore e sulla spinta motivazionale. 
Oppure, è probabile che stiano conducendo abitudini di vita poco salutari, come ad esempio una dieta scorretta, la mancanza di attività fisica e così via, che vanno ad agire come contribuenti all’apatia. Infatti, uno stile di vita non salutare può esercitare un impatto negativo sulla salute mentale ed emotiva, amplificando la presenza di uno stato di indifferenza. 
Talvolta, possono esserci dei disturbi psicologici, come depressione e ansia, sono spesso collegati all’apatia. Nel contesto della depressione, per esempio, un individuo potrebbe percepire una generale perdita di interesse e piacere nelle attività quotidiane, accompagnata da una diffusa sensazione di affaticamento. 
A volte, i traumi emotivi rappresentano un’altra possibile causa dell’apatia. Eventi traumatici, come la perdita di una persona cara, un insuccesso significativo o un evento scioccante, possono innescare questa condizione. In risposta al dolore, le persone potrebbero sviluppare una forma di “anestesia emotiva” come meccanismo di difesa. 
Tra le cause scatenanti bisogna mettere in conto anche il possibile utilizzo di farmaci, specialmente quelli destinati al trattamento di disturbi neurologici o psichiatrici. In questo caso, si consiglia di discutere con il medico eventuali mutamenti nell’umore o nell’interesse durante l’assunzione di farmaci, in modo da affrontare prontamente eventuali effetti collaterali e regolare il piano terapeutico in modo appropriato. 
L’apatia acquisita, in alcuni scenari, può manifestarsi come esito di danni cerebrali o lesioni, soprattutto nelle regioni del cervello che sovrintendono al controllo delle emozioni e della motivazione. Questo fenomeno può emergere come una conseguenza diretta di alterazioni neurologiche. 
Approcciandoci ad uno scenario un po’ più ampio, l’apatia può scaturire dall’assenza di prospettive positive riguardo al futuro. Il motivo risiede nel fatto che la sensazione di impotenza dinanzi a complesse questioni sociali può condurre all’insorgere di un atteggiamento indifferente nei confronti di tali tematiche. 
Apatia rimedi 
A questo punto ci si chiede: in che modo è possibile porre rimedio all’apatia? 
La gestione dell’apatia richiede chiaramente l’impiego di una varietà di metodologie che comprendono approcci psicologici, comportamentali e, in rari casi, farmacologici.  
Il trattamento di questo stato di indifferenza richiede di un approccio su misura, tenendo conto delle specifiche circostanze e caratteristiche di ogni persona. Vediamo insieme una serie di strategie che possono essere prese in considerazione per eliminare l’apatia: 
Per prima cosa, risulta fondamentale riconoscere e affrontare le ragioni sottostanti dell’apatia. Se dovesse essere legata disturbi psicologici, traumi o stress prolungato, affrontare direttamente tali problemi può alleviare i sintomi di indifferenza. 
Attuare modifiche nel proprio stile di vita: Scegliere di condurre stile di vita salutare può produrre impatti positivi sull’apatia. Ad esempio, una dieta equilibrata, la regolare attività fisica e un riposo notturno di qualità possono contribuire a migliorare il benessere complessivo, sconfiggendo così la mancanza di motivazione. 
Ampliare la propria rete sociale: Possedere una robusta rete di supporto può assumere un ruolo cruciale nel superare l’apatia. Ciò significa che condividere delle emozioni, prendere parte ad attività sociali e ricevere sostegno da amici e familiari si rivelano degli elementi che possono contribuire a frantumare il ciclo dell’indifferenza. 
Porsi degli obiettivi: Stabilire traguardi realistici e suddividerli in passi più gestibili può risultare efficace nel mantenere un senso di realizzazione e nel contrastare l’apatia. 
Assistenza psicologica: Varie modalità di terapia, basti pensare alla psicoterapia cognitivo-comportamentale (CBT) o la terapia di supporto, dimostrano spesso efficacia nel trattamento dell’apatia. Queste metodologie terapeutiche possono svolgere un ruolo cruciale nell’individuare e gestire pensieri negativi, stimolare la motivazione e sviluppare strategie per affrontare le sfide emotive. 
Farmacologia: In rari scenari, specialmente quando l’apatia è connessa a disturbi come la depressione, l’utilizzo di farmaci può essere prescritto. Antidepressivi e altri psicofarmaci possono rivelarsi utili nel migliorare l’umore e la motivazione. 
Praticare la meditazione: Adottare pratiche come la meditazione può risultare benefico nel ristabilire il contatto con le proprie emozioni e nel promuovere una maggiore consapevolezza del presente. Questi approcci si rivelano utili nel migliorare la gestione dello stress e nell’ampliare la consapevolezza emotiva. 
Prendere parte a delle attività stimolanti: Tornare a fare tutto ciò che un tempo suscitava piacere o interesse può rivelarsi efficace nel ravvivare la passione e nel superare l’apatia. Allo stesso tempo, anche sperimentare nuove attività, si configura come un approccio benefico per risvegliare l’interesse. 
Tuttavia, bisogna tenere a mente che l’apatia costituisce un sintomo intricato e complesso, con il percorso terapeutico che presenta variazioni significative da individuo a individuo. La consulenza da parte di esperti nel campo della salute mentale (ovvero psicologi e psichiatri) si rivela molto efficace nelle situazioni di grave apatia. 
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dionysman · 1 year ago
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In Italia si sta come in Iraq:
Disturbate mentali, ladrone criminali, ignoranti, raccomandate, corrotte e bugiarde patologiche, che tolgono ogni lavoro alle persone sotto la facciata della cooperativa sociale, scelgono il personale sanitario per il proprio gradimento sessuale e fisico da portarsi a letto (l'età è solo un numero, una puttana resta puttana anche a 90 anni inoltrati): GABRIELLA BON, NON SMETTI MAI DI SORPRENDERE PER QUANTO DEGRADO RIVELI DI ESSERE. BRUTTA PUTTANA CON IL MARCIO E LA MUFFA NELLA SCATOLA CRANICA. LAIDA CRIMINALE IGNORANTE.
Psicologi Csm che si fingono psichiatri, oss psichiatriche che lavorano in ospedale, ladre che fanno l'oss, familiari violenti, esibizionisti sessuali e psichiatrici comprovati che hanno in mano i minori.
"Psicologhe" senza coscienza laureate ieri che svolgono il lavoro sporco della discriminazione lgbt, fraudolenza, scelta del personale sanitario per il gradimento di una puttana facilissima e senza mutande in poltrona e così capricciosa perché viziata nella vita causa raccomandazione dalla nascita. Tutto pagato profumatamente con la vita stessa degli altri. Vi auguro buchi strettissimi e non lubrificati, con dietro una fila come dio comanda, tante casse di legno e di non avere soldi neanche per i farmaci. La vita degli altri non vale di meno della vostra, pezzi di merda.
Un'educatrice #CSM che mortifica, deride e sminuisce la vera vittima di violenza e difende gli esibizionisti sessuali e violenti: SI DIFENDE SOLO CHI CONDIVIDE LE STESSE DEPRAVAZIONI E DISTURBI MENTALI. SEI DA PRENDERE E SBATTERE VIA A CALCI IN CULO, ALTRA PEZZA DI IGNORANTE DIMOSTRATA.
Un' "assistente sociale" con evidenti carenze mentali, umane e professionali, che VIOLA OGNI FORMA DI CONSENSO, VOLONTÀ, PRIVACY, SI SCHIERA DALLA PARTE DEI CARNEFICI ESPOSTI PER 3 DECADI DI VIOLENZA INCLUSE LE MINACCE DI MORTE E ABUSI SESSUALI E LA STESSA CERCA DI RICONGIUNGERE I RAPPORTI. Meglio morto per strada per la fame che con te, incapace, nullità, dannosa, incompetente e proprio disturbata mentale a quanto pare. AVERE A CHE FARE CON TE È FARSI VIOLARE INCONSAPEVOLMENTE OGNI LIBERTÀ O CONSENSO E PAGHARNE LE CONSEGUENZE PER LE TUE ALLEANZE CON CHI È CARNEFICE E IL TUO AGIRE ALLE SPALLE DELLE VERE VITTIME IN STATO DI DIFFICOLTÀ.
E vogliamo parlare del delinquente napoletano trasferitosi al nord che continua a fare il delinquente napoletano come se fosse ancora in Campania? Oreste, gnomo coglione pezzo di stronzo da galera, assieme al #Famila garantiva posti di lavoro duraturi per poi lasciare la gente nei debiti e a fare la fame.
Consiglio lavorativo dell'assistente sociale. Si è capito il tutto.
L'ex poliziotto arabo che esposto per decadi di violenza psicologica fino all'esibizionismo sessuale minaccia molteplici volte di morte chi lo espone e la passa liscia? Vergognoso e incredulo.
I servizi sociali dei minori che lasciano una bambina in mano a chi le perpetra violenza fisica e psicologica, hanno un passato altrettanto comprovato di tali violenze su altri familiari in altre generazioni, sono psichiatrici, bugiardi e depravati, anche sessuali E LA MINORE RESTA ANCORA IN MANO A QUESTI.
NEI PAESI ESTERI EVOLUTI VI AVREBBERO GIÀ SBATTUTI IN GALERA E BUTTATI IN UNA STANZA BIANCA IN UN CENTRO DI SALUTE MENTALE GESTITO DA PERSONE COMPETENTI, PERÒ.
QUESTO DEGRADO È TUTTO FIERAMENTE DEL FRIULI VENEZIA GIULIA, PERCHÉ SIETE UNA BANDA DI IGNORANTI, PRIVILEGIATI, INCOMPETENTI, SUPERFICIALI E CORROTTI. NON TUTTI, MA SOPRATTUTTO CHI NON DOVREBBE ESSERLO. IL PROFUMO DEI SOLDI CON LA VITA DEGLI ALTRI E IL PROFUMO DELLA CORRUZIONE. NESSUN SOLDO PER LE MEDICINE E TANTISSIME CASSE IN LEGNO. DISTURBATI MENTALI A PIEDE LIBERO. "BASAGLIA, BASAGLIA" BASAGLIA SI SBAGLIAVA, CERTE PERSONALITÀ SONO ANCORA DA RINCHIUDERE E TENERE LONTANO DALLA SOCIETÀ. NON I VERI MALATI CON I DISAGI PSICHICI CHE SI PRESENTANO IN CURA, MA VOI DISTURBATI VERI E GRAVI SENZA DIAGNOSI CHE SEDETE IN POLTRONA INDISTURBATI, A GIOCARE CON LA VITA DEGLI ALTRI.
È RISAPUTO CHE L' #FVG È LA TERRA DELLA MALATTIA MENTALE, PECCATO CHE I VERI MALATI NON SIANO IN CURA E CHI DOVREBBE CURARE SI RIVELA MALATO.
NON SI INGANNA CHI VI VEDE PER CHI SIETE REALMENTE.
LA GENTE CHE SI AMMAZZA, NON È NON UN SINTOMO DI UNA MALATTIA: SI AMMAZZA PER BUONE RAGIONI, PER CAUSA DI INDIVIDUI ESATTAMENTE COME VOI, VOI CHE PROVATE VERI E PROPRI DISTURBATI MENTALI SENZA AVERE ALCUNA DIAGNOSI EPPURE SIETE COSÌ EVIDENTI E RENDETE LE VITE DEGLI ALTRI INCUBI E INFERNI QUOTIDIANI.
IL MONDO SAREBBE UN POSTO MIGLIORE SENZA DI VOI, NON SENZA DI NOI. INUTILI DEPRAVATI E MALATTIE MENTALI IN POLTRONA E A PIEDE LIBERO. SIETE DA VERE CAMICIA DI FORZA. FACCE DA CAZZO.
MIGLIAIA DI GIUSTIFICAZIONI A VIOLENZE, DEPRAVAZIONI E ABUSI PER CIÒ CHE NON È RAZIONALMENTE GIUSTIFICABILE. BANDA DI EMERITE VERE E PROPRIE NULLITÀ E SPRECHI DI OSSIGENO.
MA A QUANTO PARE, I VERI DISTURBATI MENTALI FATTI DI SOLO MARCIUME MENTALE CAMPANO SOLO DEI DANNI DA ARRECARE AGLI ALTRI E NON HANNO MAI INTENZIONE DI TOGLIERSI LA VITA, CONSAPEVOLI DEI DANNI CHE FANNO AGLI ALTRI, DELLA GIOIA CHE PROVANO QUANDO CIÒ ACCADE. AL VALORE VI DIMOSTRATE SEMPRE E SOLO IL NULLA PIÙ TOTALE ALLA SOCIETÀ E ALL'INTERA UMANITÀ. NON SIETE ALTRO CHE PARASSITI MALATI CHE CERCANO INFETTARE LA SOCIETÀ E INTACCARE I SANI. POVERI COGLIONI CHE FATE PIETÀ E NON VE NE RENDETE CONTO.
GABRIELLA BON
FRANCESCA ANGELUCCI
SCOVINO LIVIA, LE VIOLENZE SULLA MINORE SI PAGANO CARE
MARELLO LUCIANO
ALESSANDRA GAVA
SIMONA AGOSTINIS
MARCO VISINTIN
CHERUBINA DI PONZIO, LE VIOLENZE SULLA MINORE SI PAGANO DARE
SCOVINO LUIGI, LE VIOLENZE SULLA MINORE SI PAGANO CARE
ORESTE E IL #FAMILA
E TANTI ALTRI INDIVIDUI IN #FVG. CHE VANTO E QUANTA LIBERTÀ.
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megachirottera · 2 years ago
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Le prove che gli antidepressivi causano le sparatorie di massa
Prima delle vaccinazioni Covid, i farmaci psichiatrici erano i farmaci prescritti in massa con il peggior rapporto rischio/beneficio sul mercato. Oltre a fornire raramente benefici ai pazienti, esiste un’ampia gamma… Source: 27 mag 2022; by A Midwestern Doctor on The Forgotten Side of Medicine (more…) “”
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goodbearblind · 2 years ago
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Posted @withregram • @cronacheribelli Il ragazzo nella foto è Andrea Soldi, ucciso durante un TSO il 5 agosto 2005.
Andrea Soldi era torinese e soffriva di schizofrenia.
Spesso, anche in momenti di difficoltà, gli capitava di andare in piazza Umbria e sedersi su una panchina. Li si sentiva meglio, trovava conforto e magari cercava, come gli era possibile, di interagire con le persone che transitavano nella zona.
Quel 5 agosto 2015 Andrea è su quella panchina quando arrivano il suo psichiatra e tre vigili urbani. Vogliono sottoporlo a un TSO perché da un po’ il giovane non assume farmaci. Andrea si rifiuta di seguirli e allora scatta la violenza.
I quattro lo immobilizzano, lo ammanettano e, stringendo con forza intorno al collo, gli fanno perdere i sensi. Poi, quando arriva l’ambulanza, lo caricano sdraiato a pancia in giù e immobilizzato, senza permettergli di respirare. Morirà poco dopo in ospedale.
Il primo a denunciare il fatto è l’autista dell’ambulanza che si rende perfettamente conto che il comportamento degli agenti viola il disciplinare da seguire in questi casi.
Andrea non era stato violento e pertanto ogni forma di costrizione nei suoi confronti era da considerarsi totalmente illegittima.
In seguito alla morte dell’uomo si apre un procedimento penale che proprio quest’anno ha completato tutti i gradi di giudizio. In sede processuale si stabilisce che Andrea non soffriva di alcuna patologia cardiaca pregressa e che conseguente la morte è stata causata dalla violenta contenzione. Nel marzo 2022 anche la Cassazione ha confermato la pena di 18 mesi di reclusione impartita allo psichiatra e ai tre vigili urbani.
Come detto tante volte queste condanne non bastano, bisogna formare persone competenti e scevre da qualsiasi forma di pregiudizio nei confronti dei pazienti psichiatrici, capaci di intervenire senza causare ulteriore dolore a persone che soffrono e che hanno bisogno di essere sostenute nei loro percorsi di cura e non stigmatizzate o, peggio, fatte oggetto di violenza.
#cronacheribelli #andreasoldi #tso #torino #piazzaumbria #psichiatria #antipsichiatria #giustizia #accaddeoggi #acad #cannibaliere
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3nding · 3 years ago
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Disclaimer: non ho modo di verificare il testo qui sotto mi è stato inviato in anonimo. Dovesse essere vero l'invito da parte del sottoscritto rimane invariato: vaccinatevi.
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Irresponsabili, creatori di no-vax.
Io, la prima dose del Comirnaty l'ho fatta più di un mese fa, orgoglioso di essermi prenotato in autonomia e il prima possibile. Il terzo giorno dopo il vaccino, mi sono svegliato con mezzo volto desensibilizzato, ma è passata in fretta, quasi contemporaneamente è iniziata la tachicardia, e quando non c'è la tachicardia, il cuore che batte a velocità normale ma molto profondamente, e nei momenti più brutti assieme a fame d'aria e indolenzimento al petto. Ero sano, non prendevo farmaci, facevo attività fisica e mangio sano: tranne altre reazioni avverse che ho avuto in passato con alcuni antibiotici, non ho mai avuto problemi di cuore (o di ansia). Visitato dal cardiologo, il cuore è sano, niente miocardite o pericardite, ma i battiti non sono normali. Terapia con betabloccanti, che ho dovuto interrompere a causa degli effetti collaterali della stessa terapia che avrebbe dovuto darmi sollievo dagli effetti collaterali della vaccinazione, e riposo forzato. Sto così da allora, leggermente migliorato, ma non posso fare più alcun tipo di sforzo o attività fisica, e solo quando "sto bene" posso fare una passeggiata al massimo, sono quasi invalido, nelle giornate brutte vado avanti a camomille, per evitare di prendere benzodiazepine che al pronto soccorso prescrivono come succhi di frutta, assieme ad una terapia psichiatrica, quando li ho chiamati con la pressione alta e 180 bpm di battito sopraggiunti all'improvviso senza nessuna plausibile ragione: mi hanno detto che non è il vaccino, che sono ansioso e che ho bisogno di un bravo psichiatra, e delle gocce. Al pronto soccorso, mi hanno anche sottoposto ad una visita psichiatrica (non cardiologica), visita che ha escluso problemi psichiatrici, ma mi hanno comunque dimesso con stato d'ansia e gocce da prendere. Io penso che la vaccinazione mi abbia sballato qualche parametro nella produzione/gestione dell'adrenalina o della noradrenalina, ma non sono un medico, quindi resta una speculazione. Di sicuro c'è che non farò la seconda dose, che mi è stata sconsigliata anche dal cardiologo, l'unico che mi ha creduto, ma nessuno e ripeto NESSUNO si è preso la responsabilità di certificare che attualmente non posso vaccinarmi... e no, non sono un no-vax, e non lo diventerò, nonostante tutto, però che schifo.
Affettuosi saluti da un tuo seguace
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kon-igi · 4 years ago
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Ciao dottore sempre io che ti disturbo. Sarò  lunga.. scusami. Circa 3 anni fa nelle tue amicizie avevi una ragazza mi sembra sposata, con 1 figlio maschio e voglia del secondo figlio. Tu ci tenevi molto a lei, la leggevo anch’io. Ogni tanto scriveva della sua depressione passata. Non ricordo purtroppo il suo nome, io ho fatto una pausa tumblr di 2 anni. Volevo solo ringraziarla e ringraziarti perché è merito suo, delle sue parole in privato se ho reagito alla depressione. Mi sono fatta curare per un anno con i farmaci... tanti farmaci. Con i colloqui psichiatrici e l’anno successivo con i colloqui settimanali con la psicologa togliendo piano piano tutti i farmaci. Ora sto bene, non ho più il buio di prima, certo sono ipersensibile, prendo la pastiglia per dormire e ogni tanto ho le giornate no...ma sono viva. Faccio fatica ad uscire, chissà perché  la depressione viene vista come una sorta di pazzia e invece di esserti vicino si allontanano...pazienza, han perso loro. Tengo sempre in mente le parole di quella ragazza... ricordati che anche quando ne sarai fuori fai attenzione perché è un attimo rientrarci. L’importante è saper chiedere aiuto. Bene ho finito... grazie, un grazie immenso.
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A parte l’immensa gioia nel leggere queste tue parole e il mio intimo senso di sollievo (non sai quanto io abbia bisogno di sentire le parole di qualcuno che è riuscito a guardare verso la luce) voglio riproporti e riproporvi quello che lessi qualche tempo fa, riportato su un poster nella sala d’aspetto di una psicologa:
Non mi piace la frase “un grido di aiuto”. Semplicemente non mi piace come suona. Quando qualcuno mi dice: “Sto pensando al suicidio. Ho un piano: ho solo bisogno di una ragione per non portarlo a termine ”, l'ultima cosa che vedo è impotenza. Penso che la tua depressione ti abbia colpito per anni. Ti abbia fatto sentire brutto, stupido, patetico e un fallimento per così tanto tempo che hai dimenticato che ciò non è vero. Non vedi nulla di buono in te stesso e senti di non avere alcuna speranza. Ma sei ancora qui: sei venuto da me, hai bussato alla mia porta e hai detto: "Ehi! Rimanere in vita è DAVVERO DIFFICILE in questo momento! Dammi qualcosa con cui combattere! Non mi interessa se è solo un bastone! Dammi un bastone e posso restare in vita! ” Come può essere questa impotenza? Penso invece che sia incredibile. Sei come un marine: intrappolato per anni dietro le linee nemiche. La tua arma ti è stata portata via, hai finito le munizioni, sei malnutrito e probabilmente hai un qualche virus della giungla che ti sta facendo avere allucinazioni con ragni giganti. E tu sei qui che continui a ripetere: “DAMMI UN BASTONE. NON MORIRÒ QUA”. “Un grido di aiuto” fa sembrare che io dovrei avere pietà di te ma tu non hai bisogno della mia pietà. Questo non è patetico. Questa è volontà di sopravvivere. Questo è il modo in cui gli esseri umani hanno vissuto abbastanza a lungo da diventare la specie dominante. Senza NESSUNA speranza, contando su NULLA, sei pronto a passare attraverso cento miglia di giungla ostile con nient'altro che un bastone, se è quello che serve per metterti in salvo. Tutto quello che sto facendo io è distribuire bastoni. Sei tu quello che cerca di sopravvivere.
Ecco... l’unica cosa di cui ci possiamo arrogare il merito è aver alzato un braccio e averti detto ‘Guarda l’insegna di quel negozio... c’è scritto BASTONI. Bussa alla porta come tanti hanno bussato prima di te e comprane uno. Non importa che sia bello, robusto o lungo. L’importante è che sia utile a farti strada nella tua intricata giungla e che ti permetta di raggiungerci. Noi siamo qua che ti aspettiamo’.
Un abbraccio.
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ininazseniram · 4 years ago
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Viva la scienza, ma occhi aperti: il problema non è il vaccino, è il sistema che li produce
di LUIGI MEZZACAPPA
Se mi avventuro su questa scivolosa questione in merito all’obbligatorietà del vaccino contro il covid è perché mi piacerebbe valutarla da un’angolazione diversa rispetto agli aspetti strettamente sanitari. Non sono no-vax: le vaccinazioni le ho sempre fatte tutte e le ho fatte fare ai miei figli. Da dieci anni faccio anche il vaccino anti-influenzale, sollecitato da nessuno. Ho fiducia nella scienza. Non riesco però ad avere altrettanta fiducia nell’informazione, specialmente quando tutte le grancasse battono in perfetta, assoluta sincronia.
Non mi aggiungerò quindi al coro dei laureati su Facebook che non capiscono ma pontificano. A differenza di molti so distinguere i terrapiattisti da chi vuole semplicemente capire. E ciò che io vorrei capire, oltre alla questione scientifica in sé, è la credibilità di questo sistema, di questa informazione e di queste multinazionali del farmaco. Lasciamo perdere i “si dice” e i “sembra”, le controverse questioni sull’uso che in passato si è fatto dei vaccini; lasciamo perdere anche le notizie in bilico tra verità accertate e ipotesi da verificare in merito ad alcune campagne di vaccinazione degli anni ‘90 usate come pretesto per altri fini più o meno palesi; lasciamo stare anche il fatto che nessun paese – primi fra tutti quelli che oggi si autocelebrano come civili – è completamente esente da brutte storie dal sapore di eugenetica, alcune nemmeno troppo lontane nel tempo, come quelle praticate sulla popolazione carceraria.
Non credo si possa, invece, lasciar perdere altre questioni, più recenti, che riguardano proprio la casa farmaceutica che in questo momento sta salvando l’umanità e che in passato salì agli onori delle cronache per le denunce e le migliaia di cause a cui ha dovuto rispondere nei tribunali per pratiche di vendita illegali o per lesioni, fino all’omicidio causato da sperimentazione umana. Non si possono, non si dovrebbero dimenticare i 55 milioni di dollari patteggiati nel 2013 per risarcire le pratiche irregolari di marketing di un medicinale gastrointestinale per il quale sono ancora pendenti cause per lesioni renali. Non si dovrebbero dimenticare le ben 10mila donne scese in causa contro un medicinale che curava i sintomi della menopausa e l’osteoporosi prescritto impropriamente per curare il cancro al seno, alle quali è stato riconosciuto un risarcimento per circa 1 miliardo di dollari fino al 2012. Non si dovrebbe dimenticare quell’altro medicinale per il trattamento della dipendenza da nicotina che rese circa tremila persone vittime di depressione e disturbi psichiatrici. Né l’inefficacia di quello contro l’ipogonadismo, l’oligozoospermia e l’impotenza, e neanche la maxi-multa di 2,3 miliardi di dollari per il più grande patteggiamento per frode sanitaria nella storia del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, un’ammenda pagata per le responsabilità civili e penali derivanti dalla promozione illegale di tre medicinali. L’azienda incaricava i suoi rappresentanti di trasferirli ai medici per patologie diverse da quelle indicate e in dosi superiori a quelle approvate nonostante i rischi per i pazienti. L’indagine fu condotta da un giudice che fece emergere pratiche molto diffuse come quella di invitare i medici a riunioni e conferenze in paradisi turistici, spese e compensi naturalmente a carico dell’azienda.
La casa farmaceutica che dovrà darci il vaccino è stata messa più volte sotto accusa per reati gravissimi e condannata per subdole sperimentazioni. E ora dobbiamo fidarci?
Sempre la stessa casa farmaceutica si macchiò, verso la metà degli anni ‘90, di un altro crimine agghiacciante, ovvero la sperimentazione occulta e quindi illegale di un antibiotico. La vicenda è nota come “Il Contenzioso di Kano”. La Casa sperimentò un nuovo antibiotico che aveva tutte le carte per diventare un farmaco da parecchi milioni di dollari. La sua efficacia era comprovata da 87 studi in 27 paesi diversi. Mancava “solo” un test pediatrico in caso di patologia infettiva acuta come la meningite, impossibile da condurre negli Stati Uniti. Nel 1996 a Kano, una cittadina nel nord della Nigeria, ci fu un’epidemia di meningite che uccise 12.000 persone. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) lanciò un programma di emergenza e la casa farmaceutica vide in quell’epidemia l’opportunità per effettuare finalmente i test pediatrici. Aderì al programma dell’Oms proponendo di curare 200 bambini con un medicinale che all’epoca era il miglior farmaco anti-meningite. In realtà, solo la metà dei bambini furono curati con quello, mentre agli altri fu somministrato il nuovo medicinale da sperimentare per valutare le differenze tra i due. Cinque dei 100 bambini curati con l’antibiotico sperimentale morirono, ma molti rimasero vittime di cecità, malformazioni e paralisi. Per i medici della Casa fu comunque un risultato utile e l’antibiotico venne commercializzato nel 1996 in Europa, anche se solo per gli adulti. Due anni dopo, però, fu ritirato dal mercato per l’alta tossicità. Il caso scosse l’opinione pubblica perché la sperimentazione fu condotta illegalmente nel modo più subdolo. Nonostante molteplici azioni legali intraprese negli Stati Uniti e in Nigeria, le vittime non sono ancora state risarcite e negli Stati Uniti il dibattimento processuale non ha ancora avuto inizio.
FARMACI E VACCINI
Sì dirà che tutto questo non ha senso, che i casi citati riguardano medicinali e non vaccini, che se la casa farmaceutica agisse con il coronavirus con quella stessa leggerezza rischierebbe troppo. Dunque non possiamo non fidarci. E’ vero ma, se ci liberassimo per un attimo dalla suggestione emotiva, forse riusciremmo ancora a leggere qualche ragionamento interessante. In piena pandemia, per esempio, su uno dei più famosi, autorevoli e diffusi rotocalchi che gode della stima del pubblico più sensibile e progressista, L’Espresso, ho letto una coraggiosa affermazione secondo cui “per le nuove emergenze occorre un’azienda pubblica finanziata da tutti i paesi dell’Unione Europea”. L’articolo spiega che a certe multinazionali del farmaco andrebbero posti dei limiti perché hanno completamente smarrito ogni senso etico, perché da tempo producono solo medicine che garantiscono il massimo profitto e hanno abbandonato la ricerca nei settori chiave della salute, un atteggiamento che sul lungo termine ha stravolto la missione originaria e le ha rese impreparate a cogliere la sfida del covid.
Questa è la mia prima domanda: perché mai, oggi e all’improvviso, queste multinazionali avrebbero ritrovato un’etica smarrita da almeno cinquant’anni? La seconda: quanto è cambiata, l’etica, da quando nella patria di quell’industria si offrivano ai nativi americani coperte “umanitarie” infettate col vaiolo? Se dovessi fare un parallelo con il fenomeno del razzismo non saprei davvero cosa rispondere. Ma ho anche altre domande, se interessano.
IL CASO RUSSO
Il 24 novembre la Russia ha annunciato il suo vaccino “Sputnik V”. La notizia è stata accolta dalla nostra informazione con un atteggiamento sospeso tra sconcerto e dileggio. Il quotidiano Il Sole 24 ore ha titolato: “Fuga in avanti di Mosca”, cioè in sostanza si è domandato: com’è possibile che la Russia sia arrivata per prima? Il pensiero sotteso più o meno è: sicuramente si tratta di una bufala, il vaccino non può essere sicuro, non è stato sufficientemente testato, non c’è stato il tempo materiale per certificarlo, sicuramente non ha sufficiente copertura. Tre giorni dopo – tre, non trentatré – è stato annunciato il “nostro” vaccino, il quale non ha problemi di certificazione né di test carenti. Ha solo un po’ meno copertura, ma in tre giorni l’ha recuperata e ha perfino superato la copertura del vaccino russo. Ha solo un piccolo inconveniente di logistica: deve essere conservato e trasportato a 90° sotto zero. Ma dopo dieci giorni i gradi sotto zero sono solo 70. Ho immediatamente pensato, da perfetto incompetente, a quanto potesse essere complicato il mantenimento della catena del freddo, ma nessuno ne ha parlato. Nei primi giorni di distribuzione del “nostro” vaccino, ho letto che in Germania ci sono stati problemi e un intero lotto di vaccini è andato perso.
Anche Israele ha scelto il vaccino russo, ma noi non lo consideriamo sicuro. E’ invece sicuro un vaccino che va conservato a -70 gradi
Ma il nostro vaccino è sicuro mentre quello russo no. Il fatto che il vaccino russo sia realizzato secondo principi consolidati e il “nostro” sia invece frutto di una nuova concezione e tecnologia pare non contare assolutamente nulla. Però Israele, Turchia ed Emirati Arabi hanno prenotato quello russo, e poi anche Argentina, Venezuela, Messico, Brasile, India e Bielorussia. E il vaccino cinese? Figuriamoci, come possiamo fidarci degli untori? Addirittura Cuba ha un suo vaccino? No, veramente ne ha due, e ha una lunga storia di ricerca scientifica e un’industria farmaceutica propria. Pubblica.
IL PIANO ITALIANO
Andrà tutto bene, dai. Via con il “V-day”. Il celebre giornalista Paolo Mieli annuncia che si vaccinerà, ma senza saltare la fila. E comunque, se fosse in età per avere dei figli, non lo farebbe. Un no vax o un pro vax? Boh. Il “nostro” vaccino non ha problemi di test né di certificazione, però non sappiamo quante dosi ricavare da un flacone. Quattro giorni dopo la prima vaccinazione scopriamo che possiamo farne sei invece delle cinque che pensavamo. Così risolviamo anche l’eventuale problema di approvvigionamento. Nel nostro mondo perfetto non c’è spazio per l’improvvisazione. E infatti il sito dell’EMA (European Medicine Agency) ne dà prova: chi ha già avuto il covid non ha bisogno della vaccinazione. O forse sì. Chi ha fatto la vaccinazione non è detto che non sia più contagioso. O forse no. Quanti richiami occorre fare? Al momento non si sa, però i vaccinati saranno monitorati due anni per fornire elementi sulla durata dell’effetto. Le persone immuno compromesse possono essere vaccinate? Per adesso non è chiaro, però gli immuno compromessi hanno già problemi con gli anticorpi, che male può fargli il vaccino? E le donne in gravidanza o che allattano? Beh, gli studi sugli animali non hanno evidenziato effetti collaterali, però non si sa ancora, sono ancora troppo pochi. Semmai, le donne in gravidanza ne parlino con il loro medico di fiducia e valutino benefici e rischi. Oltre a tutto questo, sul sito dell’EMA c’è scritto anche che quella che ha rilasciato è “una autorizzazione subordinata”. Vuol dire che per due anni esaminerà tutti i dati sul vaccino e i relativi effetti. Le cose stanno così.
Io voglio vaccinarmi, ma mi è concesso avere qualche dubbio? Sono pronto, voglio firmare il consenso informato. Ma informato di cosa? Dove sono le informazioni? Sul sito dell’EMA?  La questione non può essere ridotta a “vaccino sì-vaccino no”. Non si può dubitare del principio, sarebbe come dubitare che il vaccino abbia cambiato il corso dello sviluppo umano per tutte le malattie che in passato ha sconfitto, ma non riesco a fidarmi in un momento come questo in cui è facile speculare, in cui la straordinaria emergenza fa passare come logica e naturale l’impunità penale di chi fa di tutto pur di salvarci. Io voglio vaccinarmi e voglio firmare il consenso informato, ma se tu mi costringi, acconsentirò solo se la responsabilità te la prendi tu. Se devo concedere la mia fiducia, preferisco concederla a chi sa dimostrarmi il suo senso etico e mi informa in completa e totale trasparenza.
Io voglio vaccinarmi ma non riesco a fidarmi degli speculatori e della mancanza di informazioni. Tante contraddizioni su un tema in cui ci vorrebbe chiarezza
Purtroppo, quando finiscono le buone ragioni cominciano le “campagne emotive”: chi non si vaccina non merita di essere curato. Ho letto il post di un “guru” di etica applicata ai tempi del covid. Dice che se anzichè con il covid si stesse combattendo contro l’ebola o una malattia con letalità al 90% che colpisce vecchi e bambini, allora ci sarebbero meno scettici, rivoluzionari e ribelli alla dittatura sanitaria, e si vedrebbero file supplicanti battere i pugni sui vetri del primo ospedale di zona, con i figli per mano, implorando che qualcuno li vaccini col siringone per gli elefanti, e la questione costi/benefici non sarebbe in discussione; e allora sì che finalmente si scoprirebbe quanto è facile essere alternativi, antagonisti dei poteri forti col culo degli altri.
Beh, che discorsi! Al di là del fatto che chi parla così ha probabilmente il culo al caldo anche lui, il linguaggio utilizzato spesso è tutt’altro che ecumenico e pastorale, e produce proprio quei sentimenti che si vorrebbero stigmatizzare e che nulla hanno a che fare con la pace sociale così tanto invocata. Ma soprattutto, non si capisce quale sia il nesso tra tutto questo e il farsi domande sulla trasparenza di un sistema i cui limiti sono ampiamenti dimostrabili. Tutti abbiamo visto come hanno funzionato i modelli di sanità privati o para-privati. Può piacere oppure no, ma quando Gino Strada afferma che “se la sanità è un’azienda che gioca con rimborsi e pagamenti a prestazione, allora mette in atto un crimine sociale” fa una semplice constatazione.
La questione, purtroppo, è sempre la stessa: chi ha i soldi ha poco da temere. Per questi, sarà sempre disponibile la migliore soluzione. Tutti sanno che il problema è questo, ma si guarda altrove. Anche con il ponte Morandi si è capito che la sicurezza non può essere affidata ai privati. E allora perché lo si fa con una cosa così importante come un vaccino? In un sistema simile, chi dubita non è un attentatore della salute pubblica: è l’esatto contrario.
LA LEGGE DEL PROFITTO
Se dal sistema si togliesse il profitto, si eliminerebbe automaticamente qualsiasi dubbio, e non saremmo qui a parlare di “no vax”. Bisognerebbe avere tempo, voglia, coraggio, apertura mentale e autentica curiosità per guardare a sistemi diversi, senza cercare l’oro colato che non esiste, ma senza preconcetti. Basterebbe guardare alla povera Cuba, dove dall’inizio della pandemia è stato registrato a livello mondiale il più basso rapporto di mortalità per numero di cittadini, per forza di cose curati con medicine nazionali a causa di un embargo che dura da quasi 60 anni, mentre all’Italia spetta il primato opposto.
Chiedo scusa, ma questa feroce contrapposizione con i “no-vax” e l’idea della repressione o dell’obbligo di vaccinazione mi suonano pericolose. Nel bene o nel male, il mondo virtuale di Facebook rappresenta in qualche modo quello reale. E così, al fianco dei post che auspicano la pace ma fomentano le divisioni, ne ho trovato uno che prospetta invece una possibile via d’uscita, pacifica. Dice: “A Cuba c’è la fila di volontari per testare il vaccino prodotto direttamente dalle case farmaceutiche nazionali, e quindi nell’interesse collettivo. Trovatemi un “no vax” cubano. Il problema non è il vaccino, il problema è il sistema. Non è necessaria una rivoluzione, basta una banalissima sanità pubblica che si prenda carico anche della ricerca farmaceutica, perché non ci vuole un virologo per capire che ricerca e sanità sono strettamente legate. Alle case farmaceutiche private lasciamo gli integratori a base di aloe e spirulina, ma la sanità, i vaccini e i farmaci salva vita devono essere pubblici. Si può fare ora, e dovrebbe essere il vero lascito di questa pandemia, la giustizia che dobbiamo a chi in questa pandemia ci ha rimesso la vita”.
Perché no?
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soy-borderline · 4 years ago
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Perché devo nascondermi e fingere d'essere felice?
Perché giorno dopo giorno devo stamparmi un sorriso in faccia e dire a tutti che sto bene?
Spiegare tutto quello che succede dentro me ormai da più di 10 anni sarebbe troppo per qualsiasi persona, anche per quella più legata a me.
Ma anche se fosse, dove le trovo le parole per spiegare tutto quello che mi sta accadendo?
Come faccio a spiegare che la mia vita l'ho persa tempo fa tra i corridoi di un ospedale, tra un pasto e l'altro, tra psicoterapia e farmaci, tra serate alcoliche e giorni di isolamento.
Come faccio a spiegare che vivo tra angoscia e dolore, tra rabbia e rancore, ma anche tra euforia e gioia inspiegabile.
Perché continuare a nascondersi? A nascondere ciò che ho dentro. A nascondere tutto ciò che pezzo dopo pezzo, giorno dopo giorno, sta distruggendo la mia vita e la sta rendendo briciole per formiche.
Perché devo isolarmi: "stai lontana dalle persone se non riesci a stare in compagnia". Perché devo controllarmi: "cerca di non avere crisi davanti a queste persone".
Perché devo nascondermi: " non farti vedere così dagli altri".
Io non posso controllarmi, non posso continuare a nascondermi, non posso continuare a isolarmi per timore che gli altri possano pensare che sono un fallimento, che non sono stata in grado di controllare la mia vita e renderla migliore.
Perché continuare a nascondermi per gli altri?
Sono così, sarò anche un fallimento, una persona che non è stata in grado di reggere il peso della vita, una persona che si è lasciata andare ogni volta che ha perso qualcosa, che per riuscire a controllare ogni pezzo della sua vita ha perso completamente il controllo di tutto. Allora perché nascondermi? Sono gioia mista a dolore, ma forse è ora di accettarsi così, con tutti i momenti no e con quei pochi momenti si. Prima o poi le cose cambieranno e potrò mostrare a tutti quelli che mi hanno criticato nel corso degli anni che nonostante tutto, tutte le cadute, tutti i disturbi psichiatrici in cui sono inciampata, erano solo degli ostacoli da affrontare per tutto ciò che avevo da offrire.
Allora basta nascondere il dolore di una vita non vissuta e mostrare solo quei pochi momenti di gioia.
Mostratevi sempre con tutto il vostro dolore, mostrate agli altri quanto siete forti, perché nonostante tutto siete ancora qui, a combattere, fate capire che la sofferenza è umana, che le parole fanno male, combattete per quelle persone che sono state travolte dal dolore e non c'è l'hanno fatta perché non avevano accanto nessuno che li stringesse forte per fargli capire quanto fossero importanti e preziosi nonostante il loro dolore. Combattete sempre e non nascondetevi più.
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corallorosso · 4 years ago
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Don Gianni Sini, professione esorcista: “Satana esiste e va a caccia di donne” “Il diavolo esiste ed è tra noi”. Le sue vittime preferite sono trentenni, donne e bambini. “Si impossessa di loro, parlano lingue antiche e sconosciute e avversano il sacro”. Parola di don Gianni Sini, professione esorcista. Uno di quelli veri, con un mandato preciso riconosciuto dalla Chiesa a livello mondiale: dare la caccia al demonio. Trent’anni di attività e cinquemila esorcismi alle spalle, il 64enne parroco di Nostra Signora de Le Salette di Olbia racconta a Sardinia Post segreti e retroscena della sua missione. A Cagliari per presentare il libro ‘Io e Satana’, ultimo di una serie dedicata al suo nemico giurato. Come fa una persona ad accorgersi di essere posseduta? Normalmente sono i familiari a segnalare atteggiamenti strani. Cose assurde, chi ad esempio dice di voler mettere il proprio figlio nella centrifuga della lavatrice. Io consiglio sempre sempre di fare prima controlli medici in modo da escludere problemi psichiatrici. Dobbiamo rispettare il campo della scienza e collaborare con i medici purché accettino di valutare anche motivi esterni alla salute, capire le nostre ragioni. Non diciamo da subito che una persona è impossessata dal male ma se in precedenza è stata in cura psichiatrica per anni e pur prendendo farmaci non ha ottenuto il minimo risultato, beh c’è qualcosa che non va. Quanti siete in Italia? Gli iscritti all’associazione sono 240 più 62 ausiliari che aiutano gli esorcisti. In Italia ci sono più della metà degli esorcisti che in tutto il mondo sono 404. Quando ha iniziato a praticare esorcismi? Nel 1988, il primo caso che ho trattato è stato quello di un adolescente di 14 anni. Poi non ho mai smesso, in trentuno anni ho fatto almeno cinquemila esorcismi. Spesso è stato necessario ripetere l’esorcismo più volte con la stessa persona: capita che passino dieci anni, anche venti, prima di liberare una persona dal demonio ma ho avuto anche liberazioni durate pochi mesi. (...) Andrea Deidda
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