#Dottorato Honoris Causa
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pier-carlo-universe · 14 days ago
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Elisabetta Bagli Celebra il Quarto Anniversario di Papel y Lápiz in Colombia. La scrittrice italiana presenta nuove opere bilingue e tiene conferenze sulla traduzione letteraria
Elisabetta Bagli, nota poetessa, traduttrice e promotrice culturale italiana, parteciperà al quarto anniversario della casa editrice colombiana Papel y Lápiz, fondata da Aaron Parodi
Elisabetta Bagli, nota poetessa, traduttrice e promotrice culturale italiana, parteciperà al quarto anniversario della casa editrice colombiana Papel y Lápiz, fondata da Aaron Parodi. In questo evento speciale, Bagli presenterà le sue recenti pubblicazioni, Mucho más que el sol – Molto più del sole e Las sombras amargas – Le ombre amare, entrambe in versione bilingue spagnolo-italiano. Queste…
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deathshallbenomore · 2 years ago
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you’ve heard of porta un professore straniero dal ferramenta per piratare le chiavi now get ready for porta lo stesso professore in farmacia perché già al giorno 3 c’ha i problemi
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falcemartello · 2 years ago
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+++Breaking News+++
Greta Thunberg ha ricevuto un dottorato honoris causa dalla Facoltà di Teologia dell'Università di Helsinki.
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sbircialanotiziamagazine · 17 days ago
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stranotizie · 24 days ago
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Oggi, presso il Centro congressi Villa Mondragone dell’Università di Roma Tor Vergata, il colonnello Walter Villadei è stato insignito del dottorato di ricerca honoris causa in Ingegneria industriale. Durante la sua lectio magistralis, Villadei ha trattato il tema “La ricerca spaziale nell’era del commercial spaceflight”, evidenziando come lo spazio rappresenti un ambiente ideale per la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica. Ha sottolineato l’importanza della collaborazione tra pubblico e privato nella Space Economy, affermando che le istituzioni sono fondamentali per garantire un accesso sicuro e sostenibile allo spazio. Villadei, laureato in Ingegneria Aeronautica e specializzato in tema spaziale, ha ringraziato l’Aeronautica Militare e l’Università per questo importante riconoscimento, sottolineando che il premio rappresenta il frutto di un lavoro di squadra per rafforzare il ruolo dell’Italia nel panorama internazionale, in coincidenza con i 60 anni dal lancio del San Marco 1. Il suo titolo è stato conferito su proposta del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università, grazie al suo brillante curriculum e alla sua interazione costante con l’Ateneo. Le sue collaborazioni hanno portato a progetti significativi, tra cui la missione suborbitale Virtute 1 e la recente missione commerciale Axiom 3 sulla Stazione Spaziale Internazionale, dimostrando l’importanza della ricerca internazionale in ambito aerospaziale. Villadei è rappresentante del Comitato di Governance dell’Accordo tra l’Aeronautica Militare e l’Università, rinnovato nel 2014. L’evento è stato aperto dal rettore Nathan Levialdi Ghiron, il quale ha elogiato Villadei per il suo impegno nella ricerca e il ruolo di ispirazione per la comunità accademica. La direttrice del Dipartimento di Ingegneria Industriale, Loredana Santo, ha evidenziato il contributo di Villadei nelle attività di ricerca e il suo impatto positivo sul settore aerospaziale. Ha anche sottolineato come la missione Axiom 3 sia stata significativa non solo per l’aspetto scientifico, ma anche per il coinvolgimento dell’industria e della società. In chiusura, Santo ha espresso gratitudine a Villadei per il percorso condiviso, augurando che l'Università possa continuare a collaborare con lui e l'Aeronautica su nuove sfide spaziali, mantenendo viva la creatività e la passione che li unisce.
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carmenvicinanza · 2 months ago
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Estelle Ramey
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Le catene delle donne sono state forgiate dagli uomini, non dall’anatomia.
Estelle Ramey è stata l’endocrinologa e fisiologa passata alla storia per aver causato le dimissioni del leader del Partito Democratico Edgar Berman, confutando la sua affermazione che le donne non erano adatte a ricoprire alte cariche pubbliche a causa di “violenti squilibri ormonali“.
Nella sua brillante carriera ha ricevuto 14 lauree honoris causa e pubblicato oltre 150 articoli su riviste scientifiche e due libri.
È stata la prima donna a far parte del consiglio della facoltà di medicina dell’Università di Chicago. Ha fondato la Association for Women in Science (AWIS) e fatto parte del President’s Advisory Committee for Women.
Nel 1971, il suo racconto Male Cycles (They Have Them, Too) apparve nel primo numero di Ms. la più famosa e longeva rivista femminista americana.
Nata Estelle Rosemary Ramey, il 23 agosto 1917 a Detroit, è cresciuta a New York. A soli quindici anni aveva già terminato il college per poi laurearsi, a diciannove, in matematica e biologia al Brooklyn College.
Nel mezzo della Grande Depressione, le venne offerto un lavoro come docente presso il Dipartimento di Chimica del Queens College. Successivamente, ha conseguito il master in chimica fisica alla Columbia University.
Nel 1941 la sua domanda presso il Dipartimento di Chimica dell’Università del Tennessee venne respinta solo perché era una donna, le venne detto di tornare a casa a occuparsi di marito e figli. Venne richiamata durante la guerra, per insegnare chimica e termodinamica ai cadetti infermieri dell’aviazione. Dopo il conflitto, ottenne un dottorato in endocrinologia presso la facoltà di medicina dell’Università di Chicago e una borsa di studio dal Public Health Service degli Stati Uniti.
Ha lavorato nel campo del diabete mellito e condotto ricerche sulla relazione tra ghiandole e sistema nervoso e risposte allo stress, arrivando alla conclusione che gli uomini si trovano in una situazione ormonale naturale svantaggiata perché sono più inclini all’aggressività, muoiono prima delle donne e sono più inclini ad avere infarti e malattie cardiache. Ha spesso affermato, a mezzo stampa, che “la mascolinità è un fattore di rischio biologico”.
È stata professoressa emerita di fisiologia e biofisica della Georgetown University Medical School, dove ha svolto ricerche e insegnato fino alla fine dei suoi giorni.
Oltre alla sua ricerca e all’insegnamento ha fatto parte attiva del movimento per i diritti delle donne. 
Nel 1970, il politico e medico Edgar Berman, durante una sessione del Comitato per le Priorità Nazionali del Partito Democratico, respingendo un appello ad agire sui diritti delle donne, aveva affermato che le tempeste ormonali le rendevano inadatte a cariche elevate. 
Estelle Ramey rispose criticando le affermazioni di Berman, scrivendo di essere sbalordita nell’apprendere che gli ormoni ovarici sono tossici per le cellule cerebrali, menzionando il fatto che, durante la crisi missilistica cubana, il presidente John F. Kennedy, soffriva del morbo di Addison e che i suoi farmaci per quel grave disturbo ormonale erano in grado di causare gravi sbalzi d’umore. 
Il Women’s National Press Club ospitò un dibattito tra i due in cui lui aprì con la frase “Amo davvero le donne” a cui lei rispose “Così come Enrico VIII “. La conseguenza di questa diatriba in cui la scienziata ebbe la meglio, fu che Berman si dimise dal Comitato Democratico Nazionale e Ramey divenne un’importante oratrice pubblica sui diritti delle donne ospitata in tutti i più importanti consessi.
Tra le sue tante battaglie, ha condotto una campagna contro una casa editrice che utilizzava l’immagine di una spogliarellista nuda per illustrare l’anatomia.
È stata anche protagonista di un importante progetto di ricerca sulla storia orale della Columbia University.
Nel 1989 è stata inserita nella Maryland Women’s Hall of Fame e, dal 2000, è stato istituito il premio Estelle Ramey Mentorship Award al Georgetown University Medical Center.
Si è spenta l’8 settembre 2006 a Bethesda. Aveva 89 anni.
È stata una scienziata che ha contribuito a importanti studi e una femminista che, grazie al suo sapere, ha saputo tenere banco e confutare assurde teorie sessiste e discriminanti.
A chiosa del suo lavoro e impegno ha sostenuto: “Ho amato. E sono stata amata. E tutto il resto è musica di sottofondo“.
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Università: a Macerata dottorato ad honorem a Dante Ferretti
(ANSA) – MACERATA, 02 MAR – In occasione dell’inaugurazione del 733/o anno accademico, l’Università di Macerata celebrerà lo scenografo maceratese, tre volte premio Oscar, Dante Ferretti con il conferimento del dottorato honoris causa in Umanesimo e Tecnologie. Ma il prossimo 13 marzo, giorno dell’inaugurazione, l’ospite d’onore sarà il ministro dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini.…
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liveunict · 5 years ago
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Liliana Segre, un dottorato honoris causa per "la sua lucida testimonianza" L'anno accademico dell'Università "La Sapienza" di Roma si è aperto con un'importante cerimonia che ha visto la consegna a…
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pangeanews · 5 years ago
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“Anche se lo scrittore scrive la verità, la si considera una finzione. Questa circostanza renderà del tutto incredibili parecchie delle mie esperienze”. Friedrich Dürrenmatt in America
Certo, c’erano le opere a catalogo Adelphi, roba come La morte della Pizia, Il giudice e il suo boia e poi Giustizia, presa in traduzione di peso da Marcos y Marcos. Oltre a questi brividi da giallista arrivato dopo tutti i gialli, avevi le sue opere teatrali, monumentali & ingombranti, nascoste in un angolo della biblioteca di facoltà che andava bene per le cotte estive; finale comico e fatale, queste opere teatrali divennero un regalo di nozze. C’era, in definitiva, il mito di Friedrich Dürrenmatt, espresso da Sordi nel film ricavato da La panne. Se dopo tutto questo rimane spazio per lo stupore, tra le pagine scollate di un Garzanti anni Sessanta come Greco cerca Greca, vuol dire che Dürrenmatt ha ancora molto da dirci.
*
All’inizio mi parve ostico: moda da giuristi, da lettori dell’ultimo Sciascia. Poi pian piano ci si adatta a quel modo cervellotico di scansare le ipocrisie, a quel giro di frasi irto di abbellimenti consequenziali, come un Tacito obeso e ubriaco che non risparmia nulla.
*
In effetti, il dubbio viene leggendo i racconti di Dürrenmatt giovane, petardi di due pagine senza un fine, senza l’estro della parabola in dodicesimo. Guardate ad esempio l’attacco del racconto Notizie sullo stato dell’informazione nella civiltà della pietra: “Mi è ancora viva nella memoria quella buia notte di Capodanno dell’anno un milione avanti Cristo quando ebbe inizio il cenozoico. I miei presentimenti trovavano conferma. Vedevo già passare i primi mammut giganti, miserabili nani in confronto dei sauri, incapaci di mettere davvero a repentaglio l’umanità e di renderla in tal modo più forte. L’invenzione della posta non mi disorientò. L’invenzione dello scudo di pietra mi diede ragione, le speranze che avevamo riposto nella clava e nelle sassaiole si dissolsero, la guerra era ridiventata teoricamente possibile e ben presto fu rimessa in pratica. E la causa della guerra fu l’invenzione dello Stato, che avvenne nel medio terziario. La guerra non fu tuttavia la sola conseguenza di quella fatale e infelice invenzione, ad essa va ricondotta anche l’estinzione dei giornali. I quali giornali potevano vivere solo in quanto istituzioni internazionali al servizio di tutta l’umanità; lo Stato li degradò a fogli locali, per i cui minimi compiti risultarono troppo pesanti. Un giornale dopo l’altro cessò le pubblicazioni, e l’ultimo giornale dell’età della pietra, l’Organo per la creta e l’argilla, aveva già cessato d’esistere ai tempi del pliocene”. Kafka avrebbe gongolato davanti a questa roba giovanile di Dürrenmatt più che davanti al bordello milanese nominato Eden.
*
Il nostro ha avuto il fegato di scrivere anche lui sul minotauro nel Novecento. Sarò banale: tiriamo Dürrenmatt fuori dal suo labirinto. Insomma, tocca andare agli inediti in italiano. Ecco alcune riflessioni dal suo Sentenze dall’America del 1970. (Andrea Bianchi)
  ***
  Friedrich Dürrenmatt, Sentenze dall’America
Dal mio punto di vista le Pantere Nere commettono un errore applicando la tattica della lotta di classe alla lotta tra razze. Certo un popolo può essere soggiogato costantemente dal terrore dell’incombente comunismo, ma nessun genere di terrore può trasformare un bianco in un nero: la radicalità delle Pantere Nere sta radicalizzando i bianchi. Si diffonde la sensazione che non vi sia soluzione possibile da entrambi i lati, ed entrambi i contendenti sono armati.
*
Introversi e pazienti, i discendenti dei Maya sembrano in attesa di un nuovo significato. E l’archeologia rivela l’assurdità della storia. L’archeologia ricostruisce quel che la storia ha distrutto. Mentre in Yucatan le cattedrali coloniali spagnole si ergono come rovine distrutte per fantasmi, gli scienziati stanno scavando le antiche città maya tra le giungle dove si dà la caccia al giaguaro e alla pantera. Un’impresa colossale. Ma una volta che la si sia compiuta e che le città siano state portate alla luce, gli archeologi dovranno ripartire da capo ricostruendo le cattedrali spagnole.
*
Assurdi i tentativi dei cattocomunisti sul genere del mio compatriota Konrad Farner in Teologia del comunismo. Con quella sua fede incrollabile nella grande speranza che l’uomo possa con lo sguardo interiore arrivare a diventare quel che deve essere. Il mio incorreggibile pessimismo mi dice che l’uomo, se non intende perire, solo per urgente necessità diventerà quel che dovrebbe essere.
*
Di giorno mia moglie nuota in piscina e io scrivo sotto una palma alta quindici piedi. Le noci di cocco sopra di me arrivano a pesare cinque chili. La sera andiamo al bar. Presunti nativi dei Caraibi suonano presunta musica caraibica. Neri ben piazzati con orologi dorati si appoggiano al bancone del bar con finta casualità per ore, immobili, con la pazienza delle pecore, tenendo davanti una cocacola al whisky che non toccano mai in attesa di esser abbordati da anziane donne degli Stati Uniti. La maggior parte delle quali sono strafatte. Il tipetto incaricato di questi affari è un gentiluomo dignitoso, alto, slanciato, coi capelli bianchi, la faccia da profondo intellettuale: di giorno, quando lo si incontra in piscina, indossa un abito prémaman, lo stesso tipo indossato dalle donne in gravidanza. A quel punto io e mia moglie ci siamo sentiti toccati nel profondo della nostra curiosità criminologica e abbiamo cambiato nel corso del viaggio la prenotazione dell’hotel successivo, a San Juan in Portorico. Volevamo vedere se anche in quell’altro Sheraton c’era la stessa situazione di Kingston. E dire che quell’anziano ebreo a Merida ce li aveva sconsigliati…
*
Dal momento che la professione di scrittore consiste nell’inventare storie, le celebri cinque difficoltà nello scrivere la verità di cui diceva Brecht sono sormontate dalla difficoltà di farsi credere dalla gente. Anche se lo scrittore scrive la verità, la si considera una finzione. Questa circostanza renderà del tutto incredibili parecchie delle mie esperienze americane.
*
Stessa situazione all’hotel di san Juan. Stavo concludendo Il pensionato e mia moglie si accorge che le hanno rubato orologio, denaro e chiave della cassaforte. Io nella storia avevo appena fatto dire dal commissario al ladruncolo che una sola cosa contraddistingue il vero professionista dal dilettante – semplicità e rapidità di esecuzione. E come scrittore esperto nel genere criminale avevo capito la dinamica del furto in una ventina di minuti. Ma la cassaforte era stata ormai ripulita. Il manager dello Sheraton che parlava tedesco risolse la situazione con aplomb: la dichiarò impossibile.
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Quando dissi al manager che lui ci considerava al pari dei criminali e noi di conseguenza lo vedevamo come un truffatore, si mise a ridere. Arrivarono alla fine i poliziotti e risero anche loro.
*
Pochi giorni dopo il manager dell’hotel si suicidò e in giro si diceva che non era riuscito a gestire le rivendicazioni sindacali per gli stipendi ai suoi dipendenti. Smisi di scrivere: non tanto per paura quanto per la tremenda sensazione che è veramente difficile non dire la verità.
*
E giacché i soldi che ci furono rubati erano quelli della Temple University che dovevano bastare per il ritorno a Philadelphia, posso dire in buona coscienza che non solo mi sono guadagnato il dottorato honoris causa, ma che ho pagato per averlo.
*
Gli Stati Uniti sono una formazione instabile. Non la si può paragonare alla piramide dei maya o dei sovietici. È come un paesaggio reso convulso da eruzioni e coperto da torrenti di lava. Vicino al cratere principale, esplodono coni vulcanici facendo aprire crateri secondari. Tutto scivola sopra tutto e dentro tutto.
*
Negli Stati Uniti, lo stato ha attratto la società verso la guerra in Vietnam e la società ha attratto lo stato nel caos.
*
Evidenza clinica per l’URSS: arteriosclerosi. Per gli USA: tumore.
* Certo è una prognosi all’umor nero. Comunque in entrambi gli imperi vi sono raggi di luce. In URSS la gente è stata istruita e magari un giorno spezzeranno le loro catene dogmatiche. La tendenza all’autocritica è netta anche negli USA: intellettuali in allarme, giovani che incominciano a usare la testa, omicidi politici che hanno scosso la nazione – tutto sfortunatamente così in superficie.
Friedrich Dürrenmatt
*traduzione di Andrea Bianchi
**In copertina: Friedrich Dürrenmatt in piscina, 1979
  L'articolo “Anche se lo scrittore scrive la verità, la si considera una finzione. Questa circostanza renderà del tutto incredibili parecchie delle mie esperienze”. Friedrich Dürrenmatt in America proviene da Pangea.
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samdelpapa · 2 years ago
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La lunga ombra del dottor Mussolini - TVS tvsvizzera.it Il dottorato honoris causa conferita a Benito Mussolini dell'Università di Losanna ("Per avere concepito e realizzato nella sua patria una organizzazione sociale che ha arricchito la scienza sociologica e che lascerà una traccia profonda nella storia") è tornato a fare discutere nell'ambito di una dimostrazione sopra l'immigrazione italiana organizzata nel capoluogo del Canton Vaud. tvsvizzera Nel gennaio 1937, l'università di Losanna conferiva a Benito Mussolini un dottorato honoris causa. Il riconoscimento accademico suscitò già all'epoca aspre critiche. E Continua a fare discutere. Ciò contenuto è stato pubblicato il 01 febbraio 2022 - 09:0101 febbraio 2022 - 09:01 Nel tardo tardi di un sabato di novembre del 1936 – il 21 novembre alle 18, per essere necessario – la raccorda della Scuola di scienze sociali e politiche (SSP) dell'Università di Losanna si riunisce per deliberare sopra un problema di una certa importanza. L'università del capoluogo vodese si appresta a festeggiare il suo 400° anniversario. L'ateneo prevede, tra le @otro cose, l'attribuzione di numerosi dottorati honoris causa. In seno al SSP è nata l'idea di onorare anche il capo del governo italiano, Benito Mussolini, che molti anni prima – seppure per un solo semestre – è stato iscritto all'ateneo di Losanna e ha frequentato i corsi del sociologo Vilfredo ParetoLink esteriore e del suo alunno Pasquale BoninsegniLink esteriore. Romagnolo, esule In Svizzera del 1901, prima socialista, dopo spostatosi sopra posizioni nazionalisti fini a aderire in il 1922 al fascismo, Boninsegni ha assunto in il 1928 l'indirizzo della SSP. Ha contatti regolari con il regime mussoliniano, del quale ottiene lanci riconoscimenti. L'idea del dottorato a Mussolini è verosimilmente sua.  Alla riunione del 21 novembre 1926 Boninsegni ciò nonostante non c'è. La seduta è diretta del filosofo Arnold ReymondLink esteriore, vicedirettore del SSP. Non Si conoscono i dettagli della discussione. Quello che è certo è che i presenti accettano di proporre agli organi dirigenti dell'ateneo il conferimento del dottorato a Mussolini. Copia https://www.instagram.com/p/CeLr-hngdps/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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lospeakerscorner · 3 years ago
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Anthony Fauci si laurea a La Sapienza
Anthony Fauci si laurea a La Sapienza
Fauci, il virologo pù famoso del mondo, è stato insignito della Laurea honoris causa  dall’Università La Sapienza CITTÀ METROPOLITANA DI ROMA – Nella Sala Senato dell’Università degli Studi di Roma La Sapienza giovedì 13 gennaio alle ore 15 è stato conferito il Dottorato di Ricerca honoris causa  in Advances in infectious diseases, microbiology, legal medicine and public health sciences al…
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sbircialanotiziamagazine · 24 days ago
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guidosaraceni · 5 years ago
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Dottorato Honoris Causa
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“All’arrivo nei campi venivano rasati i capelli, per le donne era una privazione della femminilità. Mentre ero in fila una kapò notò la mia folta chioma e decise che io avrei dovuto tenerla. Naturalmente, dopo pochi giorni i capelli mi si riempirono di pidocchi. Mi fu visto camminare un pidocchio sul viso e fui isolata. Mi rasarono da sola, nel gelo del campo. I soldati che passavano ridevano di…
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carmenvicinanza · 10 months ago
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Debbie Allen
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Debbie Allen è l’attrice, ballerina, coreografa, regista e produttrice televisiva, conosciuta in tutto il mondo per la sua interpretazione dell’insegnante di danza Lydia Grant nella serie culto degli anni Ottanta Saranno famosi.
Ha lavorato a più di 50 film e produzioni televisive collezionando una bella sfilza di premi tra cui un Golden Globe, cinque Emmy Awards su venti nomination, due Tony Awards e dieci Image Award. Nel 1991 le è stata dedicata una stella sulla Hollywood Walk of Fame.
Come coreografa detiene il record per il maggior numero di vittorie e nomination agli Emmy.
Ha fatto parte della Commissione Presidenziale della Casa Bianca per le Arti e gli Studi Umanistici.
Un altro suo personaggio passato alla storia delle serie tv è stato la dottoressa Catherine Avery in Grey’s Anatomy.
Il suo nome completo è Deborah Kaye Allen ed è nata a Houston, il 16 gennaio 1950, sua madre è Vivian Ayers Allen, poeta e attivista culturale autrice di Spice of Dawns raccolta poetica nominata al Pulitzer e sua sorella è l’attrice e regista Phylicia Rashad, che è stata la famosa Clair Robinson nella sitcom The Cosby Show (in italiano I Robinson).
Debbie Allen, che danza da quando era una bambina, è laureata in letteratura greca alla Howard University e ha studiato recitazione alla HB Studio di New York.
Dopo anni, la sua università l’ha insignita col dottorato honoris causa così come la University of North Carolina School of the Arts.
Ha debuttato a Broadway nel 1970 e, dopo diversi musical e serie tv, è stata nel cast in un altro film televisivo che ha fatto epoca: Radici.
Nel 1980 ha ottenuto la prima candidatura ai Tony Awards come protagonista di West Side Story vincendo il Drama Desk Award. La sua prima volta al cinema è stata nel 1979, ma il ruolo che l’ha resa famosa è stato sicuramente quello di Miss Grant in  Saranno famosi. Oltre a recitare era anche la coreografa. È stata l’unica protagonista a lavorare nel film del 1980, diretto da Alan Parker, nella serie tv, girata tra il 1982 e il 1987, che le è valso due Emmy Awards e un Golden Globe (prima donna nera a vincere come miglior attrice per una serie tv) e anche nel remake del 2009 in cui era la preside della scuola d’arte.
Dopo diversi film e spettacoli a Broadway, ha diretto e prodotto 83 episodi della fortunata A different World serie spin-off del Cosby Show.
Ha anche inciso due dischi da solista Sweet Charity (1986) e Special Look (1989) e continuato a recitare, dirigere e creare coreografie per film, musical e numerose serie tv. Ha anche prestato la sua voce per diversi film d’animazione.
Come coreografa ha ricevuto 10 nomination agli Oscar, delle quali consecutivamente dal 1991 al 1994 e per Motown 30: What’s Goin’ on!  dedicato ai 30 anni della Motown che le è valso un altro Emmy per il segmento African American Odyssey.
Nel 1997 ha co-prodotto il film di Steven Spielberg Amistad, che le è valso il premio Producers Guild of America.
Nel 2001, a Los Angeles, ha fondato la Debbie Allen Dance Academy organizzazione no profit per incoraggiare giovani talenti.
Non ha mai smesso di dirigere musical e serie di successo come Scandal, Le regole del delitto perfetto, Empire e altre ancora, quasi tutte hanno come protagonista una donna nera.
Nel 2020 ha diretto, prodotto e curato le coreografie di Natale in città con Dolly Parton, che le è valso la quinta statuetta per le coreografie oltre al Governors Award 2021. Premio per meriti artistici accumulati o straordinari al di là delle candidature degli Emmy. Tre mesi prima era stata festeggiata ai Kennedy Center Honors.
Debbie Allen non ha mai mancato di dare il suo contributo in cause contro razzismo e violenza sulle donne, ha composto la coreografia del famoso flash mob mondiale One Billion Rising e marciato contro le politiche misogine di Trump.
Una carriera lunga cinquant’anni la sua, accompagnata dalla partecipazione sociale come artista e come singola cittadina per rivendicare diritti non ancora raggiunti o in continuo pericolo. Una vera forza della natura.
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coppula · 5 years ago
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Grazie per la condivisione!
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zazoomnews · 5 years ago
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Dottorato Honoris causa a Liliana Segre ‘Non c’è limite all’odio combatto quello che ha segnato la mia vita’ http://dlvr.it/RQGt8B http://dlvr.it/RQGt8B
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