#Domanda di visto per la Turchia
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jubaer01 · 1 year ago
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TURKEY Official Government Immigration Visa Application Online FOR ITALIAN CITIZENS
ITALIANO - Sede ufficiale dell'immigrazione visti per la Turchia
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Address : Vale dell Terme Di Caracella, 11, Roma, Italy
Phone : +39 06 887841
Website : https://www.turkeyonline-visa.com/it/visa/ 
Business Hours : 24/7/365
Owner / Official Contact Name :Hailay Jonathan  MaryAnne
Description :Il visto elettronico per la Turchia (e Visa) è un documento di viaggio ufficiale, simile al visto, rilasciato dal governo turco per entrare e viaggiare all'interno della Turchia. Il sistema di domanda di visto elettronico è stato lanciato nel 2013 dal Ministero degli Affari Esteri turco per sostituire il vecchio visto adesivo e timbro. I viaggiatori che soddisfano i requisiti possono procedere alla richiesta online per il visto elettronico. Un titolare di visto elettronico per la Turchia può soggiornare fino a 30 giorni su un totale di 90 giorni a seconda della nazionalità del titolare. Questo nuovo sistema ha reso l'elaborazione dei visti per turismo e viaggi d'affari in Turchia semplice ed economicamente vantaggiosa, purché la domanda sia completa. Puoi ottenere il visto elettronico ovunque con una connessione Internet in meno di 1 ora (elaborazione urgente), il tuo visto elettronico per la Turchia dovrebbe essere pronto. I funzionari inviano Turkey e Visa direttamente all'e-mail del richiedente, che è ciò che presenti agli ufficiali al porto di ingresso come copia elettronica o cartacea per la verifica. Il governo turco richiede che tutti i viaggiatori, compresi i minori, siano in possesso di un visto valido. Tra aprile 2013 e gennaio 2017, il governo turco ha rilasciato oltre 16 milioni di visti elettronici a viaggiatori per motivi di lavoro e turistici. Il processo di richiesta è semplice, ma molte persone commettono errori comuni nella loro domanda o hanno informazioni incomplete. Il modulo di domanda online per il visto per la Turchia è disponibile per tutti i cittadini statunitensi, europei, britannici, australiani, neozelandesi e canadesi. Domanda online per il visto per la Turchia , Domanda online di visto per la Turchia, Domanda di visto per la Turchia online, Domanda di visto per la Turchia online, evisa Turchia, Visto per la Turchia, Visto per affari in Turchia, Visto medico per la Turchia, Visto turistico per la Turchia, Visto per la Turchia, Visto per la Turchia, Visto per la Turchia online, Visto per la Turchia online, visto per Turchia, visto per la Turchia, evisa Turchia, evisa Turchia, visto d'affari Turchia, visto turistico Turchia, visto medico Turchia, centro di richiesta visti Turchia, visto Turchia per cittadini coreani, visto Turchia dalla Corea. visto urgente per la Turchia, emergenza per il visto per la Turchia. Visto Turchia per cittadini tedeschi, visto Turchia per cittadini statunitensi, visto Turchia per cittadini turchi, visto Turchia per cittadini neozelandesi, visto Turchia per cittadini australiani. sei anche idoneo per il visto per la Turchia online da Antigua e Barbuda, Armenia, Australia, Bahamas, Bahrain, Barbados, Bermuda, Canada, Cina, Dominica, Repubblica Dominicana, Timor Est, Fiji, Grenada, Haiti, Giamaica, Kuwait, Maldive, Mauritius , Messico, Oman, Cipro, Santa Lucia, Saint Vincent, Arabia Saudita, Sud Africa, Suriname, Emirati Arabi Uniti, Stati Uniti e molti altri paesi. Electronic visa Turkey (e Visa) is an official travel document, similar tovisa, issued by Turkish government for entering into and traveling within Turkey. The e Visaapplication system was launched in 2013 by the Turkish Foreign Affairs Ministry to replace the oldsticker and stamp visa. Travelers who meet the requirements can proceed to apply online for theireVisa. A Turkey e Visa holder is eligible for stay of up to 30 days in a total of 90 days dependingon holder�s nationality.This new system has made visa processing for tourism and business travel to Turkey effortless andcost effective as long as your application is complete.
You can obtain the e Visa anywhere with aninternet connection in less than 1 hours (Rush Processing), your Turkey e Visa should be ready. Theofficials send Turkey e Visa directly to applicant�s email, which is what you present to officers atthe port of entry as a softcopy or hardcopy for verification. The Turkish government require thatall travelers, including underage children, hold a valid visa.Between April 2013 and January 2017, Turkish government has issued over 16million e Visas totravelers for business and tourist purpose. The application process is easy but many people arereported to make common errors in their application or have incomplete information.Turkey visaonline application form is available for all usa citizens,european, uk, australia, new zealand and canadian residents.Turkey visa online application, Turkeyvisa online application, Turkey visa application online, Turkey visa application online, evisaTurkey, Turkey evisa, Turkey business visa, Turkey medical visa, Turkey tourist visa, Turkey visa,Turkey visa, Turkey visa online, Turkey visa online, visa to Turkey, visa for Turkey, Turkey evisa,evisa Turkey, Turkey business visa, Turkey tourist visa, Turkey medical visa, Turkey visaapplication centre, Turkey visa for korean citizens, Turkey visa from korea. urgent Turkey visa,Turkey visa emergency. Turkey visa for german citizens, Turkey visa for us citizens, Turkey visa forTurkey citizens, Turkey visa for new zealand citizens, Turkey visa for australian citizens. you arealso eligible for Turkey visa online from Antigua and Barbuda, Armenia, Australia, Bahamas, Bahrain,Barbados, Bermuda, Canada, China, Dominica, Dominican Republic, East Timor,Fiji, Grenada, Haiti, Jamaica, Kuwait, Maldives,Mauritius, Mexico, Oman, Cyprus, Saint Lucia, Saint Vincent,Saudi Arabia, South Africa, Suriname, United Arab Emirates, United States,and many more countries.
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pedrop61 · 2 years ago
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Riporto
Tiriamo un pò le somme dopo tutto sto parlare.....
Dunque, 🤔 vediamo se ho capito bene.
Un barcone fatiscente della lunghezza di circa 15 metri, viene messo in mare sulle coste turche con oltre 150 persone a bordo.
Considerando una larghezza di circa 4 metri per una lunghezza di circa 15 metri,gli occupanti avevano a disposizione circa 60 m/q di spazio totale (40 cm/q per persona. Per intenderci,uno spazio di 6,35 cm per 6,35 cm).
Detto barcone, percorre circa 1100 miglia nautiche (circa 2.000 chilometri). Nessun motore fuori bordo per piccole imbarcazione ha una capacita' tale da percorrere tante miglia senza un opportuno serbatoio).
Se il barcone avesse viaggiato a circa 30 nodi all'ora (circa 50 km/h),per coprire i 2.000 chilometri avrebbe dovuto stare in mare per 40 ore circa ( con mare calmo).
Infine, il barcone,attraversa le acque territoriali della Turchia, Grecia, acque internazionali, per entrare infine nella acque italiane senza che nessun radar, nessuna base militare, nessun dispositivo di rilevamento tecnologico di mare terra e cielo, lo abbia visto durante tutta la traversata: compiuta tra l'altro con un mare forza 4.
Beoti italioti...😒😒
La domanda sorge spontanea.
Come mai il barcone non e' stato avvistato da nessuna unita' delle capitanerie dei Paesi costieri che ha lambito?
Chi c'e' (anche in Italia),dietro tutto@questo@traffico@di@esseri@umani?@
Un legno in quello stato, come ha dimostrato il naufragio, non poteva tenere il mare nemmeno per un ora, quindi: gli sfortunati saranno stati imbarcati su di una nave madre, magari battente bandiera anche italiana, quindi insospettabile, e poi lasciati alla deriva sulla barca fatiscente in prossimita' delle coste pugliesi.
Questi novelli@negrieri@ vanno fermati ad ogni costo, e con essi vanno fermati gli scafisti e chi lucra con la finta accoglienza e la finta solidarietà condita di falsi buonismo.
Vorrei solo capire, come fa certa gente a dormire la notte, sapendo che in tragedie come queste, muoiono anche bambini che hanno la sola colpa di essere nati in un mondo malato, abitato da persone malate, che hanno un solo, credo, e soldi, soldi, soldi soldi...soldi....soldi! 😡
Imparate a ragionare su anime 😉
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notiziariofinanziario · 1 year ago
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L'azienda fondata da Oscar Farinetti si sta trasformando in un vero e proprio flop
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Eataly, oggi presente nel mondo con 45 negozi non sta dando i risultati sperati, registrando una perdita nel 2022 di quasi 26 milioni. E questo fa abbastanza impressione visto che ricordiamo tutti nel 2007 le file di torinesi e di turisti gourmet in arrivo da tutta Italia che aspettava pazienti di entrare nell’ex storica fabbrica di liquori della Carpano, sede del primo Eataly, per comprare le specialità delle regioni italiane o per visitare la caverna del piano interrato dove scoprivano i salumi delle meraviglie. Poi le aperture in pompa magna in tutto il mondo: dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Svezia alla Germania, dalla Turchia alla Francia, dalla Corea del Sud agli Emirati Arabi, dal Qatar all’Arabia Saudita… Senza contare i nuovi store italiani. Ma forse, per come stanno andando le cose, sembra proprio, che tolti i fasti iniziali, Eataly sia rimasto solo un semplice ristorante - mercato, ahimè, troppo costoso, soprattutto al giorno d’oggi. Eataly continua accumulare debiti Come dicevamo, infatti, qualcosa non ha funzionato: l’esercizio 2022 è stato chiuso nella parte civilistica con un rosso di 25,8 milioni di euro, peggiore di quello di 22,1 milioni del precedente bilancio. Il disavanzo è stato riportato a nuovo e così le perdite accumulate e finora non ripianate sono arrivate a 70 milioni, a fronte, però, di un patrimonio netto di 58,7 milioni. Non bene nemmeno per i numeri del consolidato in quanto il rosso anno su anno diminuisce da 31,2 a 28,6 milioni e ciò anche se i ricavi sono saliti da 462 a 601 milioni e l’ebitda è stato di 25,5 milioni. Il gruppo, da dicembre guidato dal nuovo amministratore delegato Andrea Cipolloni, a maggio del 2022 è stato finanziato dai soci per 15 milioni. Eataly, dall’idea geniale al flop? Insomma, numeri che già da qualche anno fanno pensare che qualcosa non stia andando come tutti si sarebbero aspettati. E che un’idea geniale, bisogna riconoscerlo, di Farinetti, lo era più sulla carta che non nella realtà. Certo, forse, di errori di valutazione non sono mancati: pensiamo ad esempio a Eataly Bari, aperto nel 2013, credendo nel progetto di rilancio dell’area della Fiera del Levante, che ha poi, infatti, chiuso i battenti nel 2021. Il colpo di grazia di Eataly Bari (come per quello di Forlì) è stato certamente la decisione della zona rossa e le restrizioni della pandemia ma le criticità c’erano già prima del Covid. Più che altro, pensiamoci, al sud Italia, in particolare, un format come Eataly, ovvero un mercato dall’atmosfera familiare di prodotti del territorio, piccoli e raffinati, con prezzi da ristorante di lusso, non è un controsenso e di certo economicamente non sostenibile? Il disastro di Fico Eataly World e i dubbi su Green Pea Stessa “sorte” per Fico Eataly World, la Disneyland del cibo firmata Coop e Oscar Farinetti, costruita in un’ex area industriale di Bologna con grandi obiettivi e aspettative per il territorio e il made in Italy, e mai decollato: ogni anno il bilancio di Fico si chiude con perdite che vanno dai 2 ai 3 milioni di euro. Ora Farinetti, che ne ha preso in mano la gestione al 100%, tenta il tutto per tutto pur rilanciare il luna park del cibo. Ma la domanda sorge spontanea: non è che anche Fico sia più un format più da città americana che in Italia? E che dire di Green Pea, ultimo progetto imprenditoriale di Oscar Farinetti e primo centro commerciale al mondo dedicato al rispetto per il Pianeta, nato a Torino nel 2020: non un disastro come Fico e nemmeno come Eataly, ma a tre anni di distanza non sembra convincere a pieno. Al 31 dicembre 2020, con meno di un mese di attività, il Green Pea realizzava un fatturato di quasi 979mila euro, per una perdita di 41.577 euro. Il primo vero bilancio annuale riguarda il 2021, e riporta un giro d’affari di oltre 6,66 milioni di euro. Con un risultato ancora in perdita (-11.473 euro), ma in miglioramento. Quindi che dire, al di là dei progetti imprenditoriali o meno, di privati o statti (leggi liceo del Made in Italy), forse è il caso che si rifletta meglio su come promuovere e valorizzare il Made in Italy in Italia e all’estero (turismo compreso). Read the full article
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corallorosso · 3 years ago
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I Grandi del Circo hanno deciso (a parole) di salvare il Pianeta Terra e ripristinare le condizioni climatiche più consone alla vita umana. Bel progetto, intenzioni lodevoli. Sa tanto di "fioretto". "Oh mio caro buon gesù, non ti voglio offender più" Quindi si ridurranno negli anni a venire le "emissioni nocive" e si provvederà a piantare alberi, incautamente tagliati, che ci forniranno ossigeno e, nello stesso tempo, eviteranno disastri ecologici. La promessa dei Circensi é quella di restituire all' Uomo il suo territorio in modo che possa fare quello che ha sempre fatto : distruggerlo. Sia chiaro che sono perfettamente d'accordo sull'idea, sono "verde ed ecologista" fin da bambino e, appunto fin da quando avevo tre anni che sento parlare di "salvare il Pianeta". Ne son passati settanta e non ho visto "salvezze". Tutta l'attenzione mediatica e quindi quella della gente, é concentrata sui summit ecologici e conseguentemente il resto passa in secondo o terzo piano, quando addirittura non viene nascosto in cantina. Ma andiamo per un attimo in cantina a vedere...... Troveremmo 100.000 Conflitti di cui 47 sfociati in vere e proprie guerre. Troveremmo oltre 150.000 morti a causa di queste guerre. Troveremmo più di 300.000 Persone ferite, senza una gamba o un braccio. Troveremmo 3.000.000 di sfollati, fuggiti dalle loro case, dai loro territori a causa appunto delle battaglie in corso. E tutto questo solo quest'anno. Troveremmo centinaia di Campi Profughi, disseminati un po' dappertutto, dalla Libia alla Turchia, dalla Siria al Messico, dall'Eritrea alla Cambogia, dallo Yemen ai dimenticati Balcani. Troveremmo la Palestina assediata, il Libano distrutto, l'Afghanistan abbandonato nelle grinfie dei talebani..... E molto altro ancora. Se solo scendessimo in cantina. Troveremmo che OGNI MINUTO 11 PERSONE MUOIONO DI FAME. Troveremmo che ogni anno 8 MILIONI DI PERSONE MUOIONO DI SETE. Troveremmo che nel Mondo circa 1 MILIARDO di PERSONE sono DENUTRITE e che soltanto OGGI, ADESSO, mentre io scrivo e voi leggete, 23.000 PERSONE SONO MORTE DI FAME, soprattutto BAMBINI ed ANZIANI. Quindi, non fate il mio errore, NON scendete in cantina. State in salotto davanti alla Tv ad ascoltare le preoccupate grida dei Maestri Circensi sulla CO2. Che, per carità, non fraintendetemi, lo so benissimo che é un problema. Ma io ho a che fare con gente dilaniata dalle bombe, gente che vive nelle tende di cartone, gente che muore di un virus o di un altro, di gastroenterite perché l'acqua non é' potabile, perché annegano nei loro stessi escrementi,...... Gente che se scappa viene uccisa a fucilate ed i corpi restano là, nella sabbia, a marcire. Mi viene spontaneo mettere la CO2 dopo tutto questo. Una domanda pero' la voglio fare : VALE LA PENA DI SALVARE IL PIANETA ? Davvero questa maledetta Terra, senza Pace, senza Giustizia, Puttana al servizio dei Grandi Clienti, merita d'essere salva ? Chiedetelo a chi in questo momento sta morendo....... Chiedetelo a quelli che, in un modo o in un altro, stiamo uccidendo. Claudio Khaled Ser
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3nding · 5 years ago
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A 15 anni, quando ero in seminario e parlavo coi preti dei miei dubbi esistenziali, una domanda che facevo era: ma se crediamo veramente nell’aldilà, nella grazia di Dio, perché abbiamo così tanta paura di morire?
Non ho mai trovato una risposta soddisfacente. Ne deducevo perciò che, al di là delle dichiarazioni d’intenti, nell’aldilà non ci crede proprio nessuno, tranne qualche esaltato.
Sono poi uscito dal seminario, non ricordo più bene se per mancanza di fede o di figa.
Quando ancora credevo all’esistenza di un dio-persona, dicevo che l’unica spiegazione accettabile è che Dio è illogico: ci parla, ci spiega, ma non ne potremo mai comprendere la grammatica perché la sua potenza è data non da una volontà, ma dalla sua infinita massa.
In questo momento, in cui Dio ha mandato un virus per farci capire che il capitalismo inquina, non riusciamo a cogliere i suoi segnali e continuiamo sulla strada per l’inferno, lastricata di prodotto interno lordo.
Ma in quanto a pensiero illogico non ci batte nessuno.
Gli italiani assaltano i supermercati per procurarsi la carta igienica.
Gli americani assaltano le armerie per procurarsi armi automatiche.
Onestamente, in questa guerra a chi è più coglione, mi è più simpatica di gran lunga la coglioneria degli italiani. Visto che bisogna cagarsi addosso, perché farlo sparando a qualcuno?
Ma chi più si sta cagando addosso sono i sovranisti che ancora tentano di far credere ai propri elettori che nel mondo contemporaneo ci sia spazio per una produzione autoctona, per un’economia autoctona, per un pensiero autoctono, tutta roba scomparsa nel neolitico. Ovviamente stanno tutti facendo una strategica marcia indietro, ma la cultura del far west è difficile da sradicare (per quanto, quello dell’assalto alle armerie sia un racconto giornalistico: gli americani non sono mica tutti così!).
In questo momento di confusione in cui i giornali fanno a spararla grossa coi bollini rossi ( l’Iss ha analizzato 400 cartelle di decesso e di morti per solo coronavirus ne ha trovati 12) perché siamo un popolo di bamboccioni a cui bisogna dire che c’è un mostro se no non riescono a stare fermi; ci si sfoga sparando tutti contro tutti per debellare l’angoscia, lo spiegava bene Laborit: se trovi un nemico contro cui combattere, la tua angoscia si trasforma in paura e con la paura si può convivere, con l’angoscia no. Non posso però dimenticare il disastro della nostra informazione quando scriveva che in Cina i contagiati “cadono per la strada”.
L’importante è unire i puntini, tracciare delle linee logiche anche quando i puntini non esistono. Possiamo persino insistere con il volere a tutti i costi rendere produttivi i disastri, ad esempio creando nuovi “ospedali” dopo aver lasciato deperire ospedali nuovissimi con grande spregio dei soldi dei cittadini, i quali ora fanno collette per dare alla sanità strumenti che gli eletti da quegli stessi cittadini hanno distrutto. È bello vedere tanta generosità nei ricchi che donano soldi agli ospedali, ma gli italiani non si rendono conto di quanto tutti siano generosi, di quanto siano generosi loro che non hanno donato niente perché hanno appena i soldi per pagare le spese, di quanto siano generosi donando oltre il 50% dei loro guadagni con le tasse, oltre il 20% di ciò che spendono con l’iva, tutti soldi che dovrebbero servire a dare alla sanità pubblica degli strumenti di cui ora si trova stranamente sprovvista. Ho letto da qualche parte una frase molto giusta: la sanità non è gratuita, è pubblica; ma così come piove sia sul giusto che sull’ingiusto, allo stesso modo la sanità si occupa sia di chi paga le tasse sia di chi evade le tasse.
E in questo momento di ricreazione infantile dove tutti urliamo e cantiamo a squarciagola per tentare di spiegarci che esistiamo, visto che non abbiamo ancora capito perché, si compiono aberrazioni come il teatro in streaming, il flash mob istituzionale, la trasmissione in diretta di ogni singolo italiano.
Ma sta succedendo qualcosa che segnerà gli anni a venire molto più di questo virus. L’economia stagnante dell’Europa sarà quella che più risentirà della crisi creta dallo stop alle economie in seguito al virus.
Nel frattempo, a riprova che i confini nazionali sono il cancro di questi secoli, qualcuno ne approfitta per costruire nuovi poveri da offrire alla causa del sovranismo.
Erdogan sta creando milioni di profughi sostenendo una fazione in una guerra atroce e gettando sulle coste greche parte di quei profughi per far capire all’Europa che conviene tenerselo buono. Nella guerra siriana, che è in atto dal 2011, Erdogan pretende che l’Europa sia un alleato militare e ha dichiarato: "Da quando abbiamo aperto i nostri confini è aumentato il numero di migranti diretti in Europa. Presto saranno milioni". In questo disegno criminale, i fascisti greci nemmeno si accorgono di essere l’alleato ideale del criminale turco.
Assad è una marionetta in mano a Putin, altro criminale il cui scopo evidente (che guarda caso è lo stesso di Trump) è la distruzione dell’Europa e il disastro umanitario sarà epocale, mentre la politica europea si occupa dei campionati di calcio. Il primo canale russo trasmette Putin che se la ride con Assad e fa con Trump l’esegesi della conversione dell’apostolo Paolo, prima accanito persecutore dei cristiani e dopo cristiano accanito. La Turchia e la Russia controllano due flussi vitali e drammatici per l’Europa: profughi ed energia. Una mossa necessaria per l’umanità, come dice il filosofo sloveno Slavoj Zizek, sarebbe trascinare questi capi di stato davanti al tribunale dell’Aja come criminali di guerra; ma è chiaro che se vuoi tirartela da sovranista devi anche tenerti buono lo stronzo di un altro stato sovrano.
Io non dico che l’Europa sia l’isola su cui ci si salva, lo vediamo tutti come stia boccheggiando questa fragile realtà, dico che un’alternativa di staterelli tutti deboli sarebbe maggiormente in balìa dei capricci di Usa, Cina, Russia, Germania e altri pochi potenti.
Ora i giornali ci raccontano che abbiamo un terribile nemico da combattere per allontanare l’angoscia, potremo raccontarci che siamo degli eroi perché riusciamo a stare a casa; e domani potremo sempre dire che ci siamo impoveriti ulteriormente e non potremo più occuparci di quei poveri che si stanno fabbricando proprio in questo momento, sotto i nostri occhi, nell’indifferenza di tutti. Domani diremo che non riusciamo a capire perché non se ne stanno buoni buoni a casa loro, come abbiamo fatto noi.
E ci sembrerà perfino logico. - Natalino Balasso
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paoloxl · 5 years ago
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(via Human Rights Watch: Grecia, violenza contro i richiedenti asilo alla frontiera terrestre - Progetto Melting Pot Europa)
Le forze di sicurezza greche e uomini armati non identificati hanno arrestato, picchiato aggredito sessualmente, derubato e spogliato i richiedenti asilo e i migranti bloccati al confine greco-turco, per poi costringerli a tornare in Turchia, ha dichiarato ieri Human Rights Watch. Gli alti funzionari dell’UE hanno elogiato le misure di controllo delle frontiere della Grecia e hanno fornito sostegno attraverso l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (FRONTEX).
“L’Unione Europea si nasconde dietro uno scudo di abusi da parte delle forze di sicurezza greche invece di aiutare la Grecia a proteggere i richiedenti asilo e a trasferirli in modo sicuro in tutta l’UE”, ha denunciato Nadia Hardman, ricercatrice sui diritti dei rifugiati per Human Rights Watch. “L’UE dovrebbe proteggere le persone in difficoltà piuttosto che appoggiare le forze che picchiano, derubano, spogliano e scaricano i richiedenti asilo e i migranti dall’altra parte del fiume”.
La Grecia dovrebbe immediatamente revocare la sua decisione del 1° marzo di sospendere per un mese l’accesso all’asilo per le persone che entrano irregolarmente nel paese e di espellerle, ove possibile, verso i loro paesi d’origine o di transito. Il Parlamento greco dovrebbe indagare e FRONTEX dovrebbe monitorare gli abusi da parte delle forze di sicurezza greche e l’espulsione sommaria dei richiedenti asilo e dei migranti. Gli Stati membri dell’UE dovrebbero trasferire urgentemente i richiedenti asilo dalla Grecia ad altri paesi dell’UE e trattare equamente le loro richieste d’asilo.
Tra il 7 e il 9 marzo, Human Rights Watch ha intervistato 21 richiedenti asilo e migranti, 17 uomini e 4 donne, in Turchia, per capire come hanno cercato di entrare in Grecia attraverso il confine terrestre dopo l’annuncio del governo turco del 27 febbraio che non avrebbe più impedito ai richiedenti asilo e ai migranti di lasciare la Turchia per raggiungere l’Unione Europea.
Gli intervistati, assieme a migliaia di altre persone, si sono recate a Pazarkule, in Turchia, al confine greco-turco e verso il fiume Evros, che forma un confine naturale tra la Turchia e la Grecia, a sud di Pazarkule. Otto degli intervistati hanno raccontato che la polizia turca li ha trasportati nei villaggi di confine e ha mostrato loro dove passare in Grecia.
© 2020 Human Rights Watch
In risposta il governo greco ha rinforzato i controlli al confine con pattuglie di polizia, esercito e forze speciali, che hanno sparato gas lacrimogeni e, secondo quanto riferito, proiettili di gomma contro le persone che si sono avvicinate al valico di Pazarkule. Due richiedenti asilo con cui ha parlato Human Rights Watch hanno detto che anche le forze di sicurezza greche hanno usato proiettili veri per respingere le persone. Una di queste, intervistata in un ospedale dove si stava curando, ha riferito che gli hanno sparato alla gamba. Secondo i funzionari turchi, le forze di sicurezza greche hanno sparato e ucciso almeno tre richiedenti asilo, ma Human Rights Watch non è riuscita a verificare questo dato.
Tutti gli intervistati hanno raccontato che nelle ore successive all’attraversamento in barca o al passaggio del fiume, uomini armati con varie uniformi delle forze dell’ordine o in abiti civili, tra cui alcuni vestiti di nero col passamontagna, li hanno intercettati, trattenuti in centri di detenzione ufficiali o informali, o sul ciglio della strada, e hanno rubato loro soldi, cellulari e borse prima di respingerli sommariamente in Turchia. Diciassette persone hanno anche raccontato di essere stati picchiati con scosse elettriche, bastoni e spranghe, anche sulle piante dei piedi, e di essere stati riempiti di calci e pugni. Questo trattamento è stato riservato anche a donne e bambini.
Cinque turchi residenti nei paesi di confine hanno riferito che tra il 28 febbraio e il 6 marzo hanno aiutato a curare numerosi gruppi di persone che sono tornati dal confine greco ferite e quasi nude, dopo essere state picchiate, derubate, spogliate e deportate dalla polizia greca.
“Hanno cercato di perquisire mia moglie e le hanno toccato il seno”, ha raccontato un uomo siriano che viaggiava con la moglie e i figli. “Poi hanno cercato di toglierle il velo e i pantaloni. Quando ho cercato di fermarli, mi hanno preso a calci e a pugni e mi hanno picchiato con violenza con bastoni e spranghe. Hanno colpito anche mia figlia di due anni, che ha ancora un livido in testa”. Human Rights Watch ha visto il livido sotto i capelli della bambina. La maggior parte delle persone intervistate, tra cui alcune donne, ha raccontato di essere stato lasciato in mutande e di essere stato costretto ad attraversare il fiume Evros per tornare in Turchia. Sembra che ci sia un coordinamento tra la polizia, i soldati e gli uomini a volto coperto.
Il 3 marzo 2020, FRONTEX ha accettato di dispiegarsi lungo tutta la lunghezza del confine terrestre tra Turchia e Grecia, ma non è ancora chiaro quante forze ci siano sul campo. Il 13 marzo Human Rights Watch ha informato FRONTEX di presunti abusi da parte di forze non greche e ha chiesto informazioni sulle sue azioni lungo il confine. Il 16 marzo FRONTEX ha risposto dicendo che non era in possesso delle informazioni richieste e che avrebbe risposto non appena le avesse avute. Alcuni degli intervistati hanno riferito di aver tentato più volte di entrare in Grecia e di essere sempre stati rimpatriati con forza. In totale le persone intervistate hanno denunciato 38 deportazioni che hanno coinvolto quasi 4.000 persone.
Il 6 marzo, il direttore della comunicazione del Presidente turco, Fahrettin Altun, ha condannato quanto stava succedendo alla frontiera di terra del fiume Evros, ma la Turchia ha continuato a trasportare le persone al confine e a sollecitarne l’attraversamento.
Il 3 marzo, alti funzionari dell’UE hanno incontrato il primo ministro greco Kyriakos Mitsotakis al confine terrestre greco-turco, lodando il governo per aver protetto il confine e facendo riferimento alla Grecia come allo “scudo” dell’UE. In dichiarazioni successive, la presidente della Commissione europea, Ursula van der Leyden, e il commissario europeo per l’immigrazione Ylva Johansson hanno sottolineato la necessità di rispettare i diritti fondamentali, compreso il diritto d’asilo.
La Grecia è vincolata dalla Carta dei diritti fondamentali dell’UE, che riconosce il diritto di chiedere asilo e garantisce la protezione dal respingimento, il ritorno forzato di chiunque si trovi in un rischio reale di persecuzione o di altri danni gravi.
La Turchia non soddisfa i criteri dell’UE per un paese terzo sicuro in cui un richiedente asilo può essere rimpatriato, che includono il rispetto del principio di non respingimento. Dal luglio 2019, la Turchia ha espulso centinaia di siriani dalle sue città, esponendo le persone rimpatriate con la forza dalla Grecia al rischio di un ulteriore respingimento in Siria.
Dal 2016 le guardie di frontiera turche che pattugliano il confine chiuso tra Turchia e Siria hanno ucciso e ferito i richiedenti asilo siriani e hanno effettuato massicci respingimenti sommari. La maggior parte è stata rimpatriata verso la provincia di Idlib, dove il governo siriano e le forze russe hanno recentemente effettuato un nuovo ciclo di bombardamenti indiscriminati, colpendo civili, ospedali e scuole, costringendo un milione di persone a fuggire.
Nel 2018 la Turchia ha anche deportato sommariamente migliaia di afghani nel proprio Paese. La Grecia dovrebbe garantire l’accesso alle persone che cercano protezione ai suoi confini e valutare in modo equo ed efficiente le loro richieste di asilo, ha dichiarato Human Rights Watch. La Commissione europea dovrebbe sollecitare la Grecia a ripristinare le procedure di asilo per le persone che entrano irregolarmente in Grecia dalla Turchia, a porre fine ai rimpatri sommari in Turchia e a fare pressione sulle autorità per perseguire i funzionari che hanno commesso abusi. FRONTEX dovrebbe monitorare e riferire pubblicamente sul rispetto da parte delle forze di sicurezza greche dei diritti umani europei e internazionali e della legge sui rifugiati, compresi gli standard di detenzione, così come l’analogo rispetto da parte dei suoi funzionari e di quelli forniti dagli Stati membri. La Turchia non dovrebbe obbligare nessuno ad attraversare il confine in modo irregolare verso la Grecia.
“Senza la pressione dell’UE sulla Grecia per fermare questi terribili abusi, questo ciclo di violenza continuerà”, ha detto Hardman. “Ma l’UE dovrebbe anche aiutare la Grecia trasferendo i richiedenti asilo nel resto dell’UE e aiutare la Turchia, il primo paese al mondo ad ospitare i rifugiati, reinsediando un numero molto maggiore di rifugiati”.
La Turchia ospita quasi 3,6 milioni di siriani registrati in base a un regolamento di “protezione temporanea”, che secondo le autorità turche si applica automaticamente a tutti i siriani che chiedono asilo. Questo riflette la posizione dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati secondo cui “la grande maggioranza dei richiedenti asilo siriani continua ad aver bisogno di protezione internazionale” e che “gli Stati [non dovrebbero] rimpatriare con la forza i cittadini siriani e gli ex residenti abituali della Siria”.
Secondo le autorità turche, nel 2018 quasi 115.000 richiedenti asilo hanno presentato domanda di protezione, di cui 70.000 iracheni e 40.000 afghani, mentre nel 2019 quasi 35.000 afghani e 15.000 iracheni hanno presentato domanda d’asilo. Alla fine del 2019, la Turchia ha dichiarato di aver ospitato anche circa 460.000 persone presenti irregolarmente, tra cui 200.000 afgani, 70.000 pakistani, 55.000 siriani, 12.000 iracheni, 12.000 palestinesi e 9.000 iraniani. Non è chiaro come la Turchia abbia identificato queste persone senza registrarle.
Per leggere le testimonianze raccolte da Human Rights Watch clicca QUI.
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Nigeria: jailbreak - Nigeria rimossa dall'elenco dei paesi idonei al visto elettronico per la Turchia #Nigeria #jailbreak #Nigeria #rimossa #dallelenco #dei #paesi #idonei #visto #elettronico #Turchia
Nigeria: jailbreak – Nigeria rimossa dall’elenco dei paesi idonei al visto elettronico per la Turchia #Nigeria #jailbreak #Nigeria #rimossa #dallelenco #dei #paesi #idonei #visto #elettronico #Turchia
Nigeria: jailbreak – Nigeria rimossa dall’elenco dei paesi idonei al visto elettronico per la Turchia Ai richiedenti visto nigeriani per la Repubblica di Turchia è stato impedito di accedere alle disposizioni in materia di visto elettronico, ma è stato invece consigliato di presentare domanda tramite qualsiasi consolato turco. LEADERSHIP si è riunita giovedì da potenziali candidati…
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toscanoirriverente · 7 years ago
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Gerusalemme. “Non succederà proprio niente! Urleranno un po’ e lanceranno un po’ di pietre”
È un messaggio ai palestinesi che sono stati presi in giro da 60 anni. Da istituzioni e persone come la Mogherini (Alto-rappresentante e vice presidente della Commissione Europea, ndr.), la quale da 20 anni va in giro a parlare di palestinesi. C’è una famosa foto di Federica Mogherini a fianco di Arafat, come se fosse una stella del rock, o di musical, dove lei vuole sbaciucchiarlo, si vede dalla foto. Il governo iraniano, nel 1979, ha promesso che il suo unico scopo era quello di liberare Gerusalemme poi invece per errore, si sono fermati in Iraq, uccidendo quasi 800mila persone. Si sono sbagliati di strada. Poi è stata la volta di Saddam Hussein, anche lui voleva liberare Gerusalemme, ma per errore ha attaccato il Kuwait. Il governo di al-Assad ha giurato che avrebbe liberato Gerusalemme dagli ebrei, ed invece ha bombardato e quasi distrutto le tre principali città della Siria: Homs, Hama e soprattutto la metropoli di Aleppo”. A dirci queste cose è il professor Edward Luttwak rispondendo da Washington alle nostre domande sulla scelta del presidente americano, Donald Trump, di spostare la sede diplomatica in Terra Santa, con tutto ciò che ne comporta. “L’Unione Europea invece ogni due minuti emette un comunicato a favore dei palestinesi, però non hanno mai fatto niente. Poi c’è il governo di Erdogan che giura che sarà lui a liberare Gerusalemme, intanto però il suo lavoro è quello di mettere in prigione i suoi concittadini: circa 60mila negli ultimi 12 mesi”, prosegue l’economista e politologo, aggiungendo che “Abbiamo un fenomeno di macro-ipocrisia che ha preso in giro 3 generazioni di palestinesi. Trump invece vuole dare un messaggio chiaro: c’è stata una guerra dove qualcuno ha vinto e qualcuno ha perso, voi siete quelli che avete perso. Quindi dovete accettare la sconfitta, come tanti altri popoli hanno fatto, da sempre. È giunta l’ora di fare i conti con la realtà e procedere a ricostruire la loro esistenza e ripartire. Questo è il messaggio. Bisogna dire la verità ai palestinesi, che hanno rifiutato qualsiasi proposta di pace è stata fatta loro. Se avessero accettato una di queste proposte, come quella di Jimmy Carter tanti anni fa, o quella portata da Clinton, anziché sperare sempre in una migliore offerta, avrebbero fermato il processo della perdita del loro territorio”.
– Perché questa scelta è arrivata proprio in questo momento? “Da quando Trump ha fatto la sua visita in Medio Oriente c’è stata una lunga deliberazione su questo fatto ed oggi l’amministrazione americana è giunta a questa conclusione”.
– Quindi non ci sono altre motivazioni politico-economiche? “L’unica motivazione politica è la spinta da parte dei cristiani evangelici, ai quali Trump aveva promesso di spostare l’ambasciata a Gerusalemme già in campagna elettorale. Sono stati loro che hanno insistito, sicuramente non il Governo Israeliano, che se ne frega altamente di questo”.
– Ecco, molti negano che Gerusalemme sia una città ebraica… “È una città di chi allora, dei portoghesi? Non ho capito. C’è stata una popolazione ebraica da oltre 2mila anni e questo è un dato di fatto. La gente può pensare di tutto, ma ci sono evidenze storiche, ma anche queste non contano. Ma il dato di fatto è che Gerusalemme è capitale di uno Stato che da sempre gli arabi hanno cercato di cancellare. La cosa è finita… hanno perso”.
– Questo lo abbiamo capito, ma mi faccia finire la domanda perché è importante chiarire un aspetto. Israele è il fulcro delle 3 più importanti religioni monoteiste: ebraismo, cristianesimo e islam… “Benissimo! Quando i musulmani controllavano la parte orientale di Gerusalemme, loro hanno distrutto molte sinagoghe, quando gli israeliani invece hanno preso il controllo della città non hanno distrutto nulla dei musulmani”.
– Quello che vorrei cercare di chiarire con lei è che Gerusalemme diventa capitale di Israele, non dello stato ebraico. È corretto? “Certo è lo Stato d’Israele, non è lo Stato ebraico. Si chiama Israele punto e basta. I cattolici hanno il Vaticano che è lo stato dei Cattolici, ma Israele è lo Stato d’Israele. La cosa è differente”.
– Viste le reazioni arrivate dall’Europa, lei prima parlava di Federica Mogherini, crede che Trump possa fare marcia indietro? “No. L’idea che la Mogherini possa far fare un passo indietro a qualcuno è assurdo. Questo è una prova di futilità, mettersi a fare rumore su un caso come questo illustra soltanto la mancanza di potere”.
– Il primo ministro Benjamin Netanyahu, abbiamo già visto in altre occasioni essere una persona molto equilibrata, come sta reagendo? “Lui non ha chiesto questa cosa. È assolutamente contento anche se la scelta poteva essere fatta molto tempo fa. Notate bene che la federazione russa ha dichiarato Gerusalemme capitale un anno fa, senza alcuna reazione da parte di nessuno”.
– E nei confronti degli alleati? Ad esempio come vede le dichiarazioni fatte dall’Italia ed altri 7 Paesi ieri al concilio di Sicurezza delle Nazioni Unite? “L’Italia ha sempre preso una posizione formale a tal riguardo e non c’è nulla di sorprendente. Nessuno ci crede e non ha alcuna importanza. Non c’è alcun contenuto”.
– Ma quindi ora cosa succederà? “Non succederà proprio niente! Urleranno un po’, lanceranno un po’ di pietre, ma rispetto a quello che sta accadendo nel resto del Medio Oriente, questo è nulla, uno zero su zero”.
– E la Turchia? “Vediamo se Erdogan prende un po’ di tempo dall’arrestare i suoi concittadini. È da 60 anni che la Turchia fa dichiarazioni bombastiche senza poi fare nulla. Se inizieranno a fare qualcosa avranno a che vedere con la forza aerea israeliana. Se i turchi vogliono sperimentare, per sapere se sono cresciuti, se sono diventati capaci è la loro opportunità. Bene, ci provino”.
– Invece come valuta il ruolo dell’Arabia Saudita? “I sauditi sono molto impegnati. Hanno appena comprato il Salvator Mundi per 400 milioni, avrebbero potuto darli ai poveri palestinesi nei campi. Si tratta di agire non di parlare”.
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freedomtripitaly · 5 years ago
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Gli italiani tornano a prenotare i viaggi organizzati. Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio ASTOI Confindustria Viaggi, l’associazione che rappresenta oltre il 90% dei tour operator italiani, quest’estate è aumentato fino al 10% il numero di coloro che si sono rivolti a un’agenzia viaggi, online e offline. “Non è un dato scontato”, commentano in Astoi in una nota. “Le prenotazioni per quest’estate sono iniziate con grande vigore e alte percentuali di crescita da gennaio fino al 31 marzo, seguite da un forte rallentamento, contingente e fisiologico, in aprile e maggio, causato dal boom delle prenotazioni delle vacanze primaverili di Pasqua e ponti (paragonabili all’alta stagione), dal brutto tempo, che ha caratterizzato tutta la Penisola e anche dalle elezioni politiche europee”, spiegano dall’associazione. “Nonostante l’andamento discontinuo delle vendite, grazie agli alti volumi realizzati entro il 31 marzo, che hanno assicurato una buona parte del fatturato estivo dei tour operator, e alla ripresa della domanda e delle prenotazioni tra fine maggio e inizio giugno, le previsioni per l’estate 2019 restano positive e in crescita”. Tra le mete top dell’estate 2019 ci sono gli Stati Uniti. Nella foto: The Vessel, nel nuovo quartiere di Hudson Yards a Manhattan La durata di viaggi e vacanze del periodo estivo va dai classici 7 ai 13 giorni al massimo. Un tempo le vacanze estive erano più lunghe, ma oggi gli italiani preferiscono diluire i giorni liberi in più periodi dell’anno. Le politiche di prenotazione anticipata (“advance booking”) hanno generato alte performance di vendita, in particolare nei primi tre mesi dell’anno. Si riconferma, quindi, in crescita anche quest’anno la tendenza, di una parte degli italiani, ad anticipare le decisioni e l’acquisto della vacanza per garantirsi migliori prezzi e soluzioni di viaggio. Un dato importante è l’allungamento delle stagioni cosiddette “di spalla”: maggio e ottobre, per esempio, che non sono propriamente mesi estivi, piacciono molto come periodi per partire per un viaggio. Merito anche del Mar Rosso, che rappresenta una destinazione con prezzi allettanti e un clima ideale anche in questi mesi. Ma dove vanno gli italiani in vacanza quest’estate? Secondo le prenotazioni analizzate da Astoi per chi ama il mare c’è tanta Italia, specie del Sud, ma anche Africa e Oceano Indiano. Le più richieste sono la Sardegna, la Sicilia, la Puglia e la Calabria. Però piacciono anche le città d’arte come Venezia, Firenze e Roma. La spiaggia di Dune Campane, nel Sud della Sardegna In Europa hanno ottenuto grande consenso i tour in Bulgaria, Russia e Serbia. Bene anche Germania, Irlanda e Gran Bretagna. Il medio raggio ha visto ripartire, dopo alcuni anni di stasi, la Turchia e, dal punto di vista dei soggiorni balneari, la Tunisia; si riconferma l’alta richiesta per il Mar Rosso egiziano, ormai in forte ripresa da oltre un anno, con numeri molto importanti e un innalzamento della qualità. La Grecia non ha mostrato cambiamenti significativi rispetto alle estati passate ed è sempre super gettonata, mentre la Spagna ha sempre una buona richiesta, ma è in calo rispetto allo scorso anno a causa di prezzi più alti. Per le mete a lungo raggio, si conferma il grande interesse di destinazioni come gli Stati Uniti, tour dei parchi in particolare (quest’anno sono tantissimi i nuovi voli diretti che collegano l’Italia agli Usa), e il Giappone, che ha un inarrestabile trend positivo. Il mare lontano non è più una tendenza esclusivamente invernale: agli italiani piace abbronzarsi anche d’estate nell’Oceano Indiano specialmente a Zanzibar, in Kenya, in Madagascar e alle Maldive ma anche in Estremo Oriente, sulle spiagge della Malesia. Buona anche la richiesta di tour di scoperta, abbinati al relax, per mete come il Sudafrica con estensione sulle spiagge esotiche di Mauritius e Seychelles. La celebre Boulders Beach, alle porte di Cape Town, in Sudafrica Tra le nuove mete che gli italiani andranno ad esplorare quest’anno hanno preso piede la Colombia, le crociere che abbinano isole Baleari e Sardegna e anche quest’anno l’Islanda, declinata però in modi alternativi (trekking, tenda, self drive oppure di gruppo o con una guida). E poi piace sempre di più il viaggio personalizzato, per il quale serve un esperto che lo organizzi: fare surf alle Maldive, partire in compagnia di fotografi professionisti o per tour d’élite, con un alto livello di servizi e ristoranti con menu à la carte e guide a disposizione. Per i giovani stanno riscuotendo molto successo le vacanze-studio a tema, dove si abbinano corsi di lingua alla pratica di uno sport, allo studio del giornalismo, così come i combinati con viaggi avventura/natura, viaggi culturali che prevedono visite a prestigiose università locali. E infine ci sono le crociere, che muovono ancora tantissimi passeggeri: tra le rotte preferite dagli italiani ci sono il Mediterraneo Orientale, le Capitali Baltiche e il Nord Europa. Le destinazioni dove, invece, si sono rilevate flessioni nella richiesta rispetto al passato sono il Messico, lo Sri Lanka e i Caraibi, tranne che per la Repubblica Dominicana. “Come associazione, da tempo abbiamo avviato un’importante campagna di comunicazione per trasmettere il valore di una vacanza organizzata”, ha commentato Nardo Filippetti, Presidente Astoi Confindustria Viaggi “e l’importanza delle garanzie e della sicurezza che tour operator e agenzie di viaggi offrono, anche in virtù di precisi obblighi di legge”. Il Parco nazionale di Wadi el Gemal, a Sud di Marsa Alam https://ift.tt/2Ju71Y4 Dove vanno in vacanza gli italiani quest’estate Gli italiani tornano a prenotare i viaggi organizzati. Secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio ASTOI Confindustria Viaggi, l’associazione che rappresenta oltre il 90% dei tour operator italiani, quest’estate è aumentato fino al 10% il numero di coloro che si sono rivolti a un’agenzia viaggi, online e offline. “Non è un dato scontato”, commentano in Astoi in una nota. “Le prenotazioni per quest’estate sono iniziate con grande vigore e alte percentuali di crescita da gennaio fino al 31 marzo, seguite da un forte rallentamento, contingente e fisiologico, in aprile e maggio, causato dal boom delle prenotazioni delle vacanze primaverili di Pasqua e ponti (paragonabili all’alta stagione), dal brutto tempo, che ha caratterizzato tutta la Penisola e anche dalle elezioni politiche europee”, spiegano dall’associazione. “Nonostante l’andamento discontinuo delle vendite, grazie agli alti volumi realizzati entro il 31 marzo, che hanno assicurato una buona parte del fatturato estivo dei tour operator, e alla ripresa della domanda e delle prenotazioni tra fine maggio e inizio giugno, le previsioni per l’estate 2019 restano positive e in crescita”. Tra le mete top dell’estate 2019 ci sono gli Stati Uniti. Nella foto: The Vessel, nel nuovo quartiere di Hudson Yards a Manhattan La durata di viaggi e vacanze del periodo estivo va dai classici 7 ai 13 giorni al massimo. Un tempo le vacanze estive erano più lunghe, ma oggi gli italiani preferiscono diluire i giorni liberi in più periodi dell’anno. Le politiche di prenotazione anticipata (“advance booking”) hanno generato alte performance di vendita, in particolare nei primi tre mesi dell’anno. Si riconferma, quindi, in crescita anche quest’anno la tendenza, di una parte degli italiani, ad anticipare le decisioni e l’acquisto della vacanza per garantirsi migliori prezzi e soluzioni di viaggio. Un dato importante è l’allungamento delle stagioni cosiddette “di spalla”: maggio e ottobre, per esempio, che non sono propriamente mesi estivi, piacciono molto come periodi per partire per un viaggio. Merito anche del Mar Rosso, che rappresenta una destinazione con prezzi allettanti e un clima ideale anche in questi mesi. Ma dove vanno gli italiani in vacanza quest’estate? Secondo le prenotazioni analizzate da Astoi per chi ama il mare c’è tanta Italia, specie del Sud, ma anche Africa e Oceano Indiano. Le più richieste sono la Sardegna, la Sicilia, la Puglia e la Calabria. Però piacciono anche le città d’arte come Venezia, Firenze e Roma. La spiaggia di Dune Campane, nel Sud della Sardegna In Europa hanno ottenuto grande consenso i tour in Bulgaria, Russia e Serbia. Bene anche Germania, Irlanda e Gran Bretagna. Il medio raggio ha visto ripartire, dopo alcuni anni di stasi, la Turchia e, dal punto di vista dei soggiorni balneari, la Tunisia; si riconferma l’alta richiesta per il Mar Rosso egiziano, ormai in forte ripresa da oltre un anno, con numeri molto importanti e un innalzamento della qualità. La Grecia non ha mostrato cambiamenti significativi rispetto alle estati passate ed è sempre super gettonata, mentre la Spagna ha sempre una buona richiesta, ma è in calo rispetto allo scorso anno a causa di prezzi più alti. Per le mete a lungo raggio, si conferma il grande interesse di destinazioni come gli Stati Uniti, tour dei parchi in particolare (quest’anno sono tantissimi i nuovi voli diretti che collegano l’Italia agli Usa), e il Giappone, che ha un inarrestabile trend positivo. Il mare lontano non è più una tendenza esclusivamente invernale: agli italiani piace abbronzarsi anche d’estate nell’Oceano Indiano specialmente a Zanzibar, in Kenya, in Madagascar e alle Maldive ma anche in Estremo Oriente, sulle spiagge della Malesia. Buona anche la richiesta di tour di scoperta, abbinati al relax, per mete come il Sudafrica con estensione sulle spiagge esotiche di Mauritius e Seychelles. La celebre Boulders Beach, alle porte di Cape Town, in Sudafrica Tra le nuove mete che gli italiani andranno ad esplorare quest’anno hanno preso piede la Colombia, le crociere che abbinano isole Baleari e Sardegna e anche quest’anno l’Islanda, declinata però in modi alternativi (trekking, tenda, self drive oppure di gruppo o con una guida). E poi piace sempre di più il viaggio personalizzato, per il quale serve un esperto che lo organizzi: fare surf alle Maldive, partire in compagnia di fotografi professionisti o per tour d’élite, con un alto livello di servizi e ristoranti con menu à la carte e guide a disposizione. Per i giovani stanno riscuotendo molto successo le vacanze-studio a tema, dove si abbinano corsi di lingua alla pratica di uno sport, allo studio del giornalismo, così come i combinati con viaggi avventura/natura, viaggi culturali che prevedono visite a prestigiose università locali. E infine ci sono le crociere, che muovono ancora tantissimi passeggeri: tra le rotte preferite dagli italiani ci sono il Mediterraneo Orientale, le Capitali Baltiche e il Nord Europa. Le destinazioni dove, invece, si sono rilevate flessioni nella richiesta rispetto al passato sono il Messico, lo Sri Lanka e i Caraibi, tranne che per la Repubblica Dominicana. “Come associazione, da tempo abbiamo avviato un’importante campagna di comunicazione per trasmettere il valore di una vacanza organizzata”, ha commentato Nardo Filippetti, Presidente Astoi Confindustria Viaggi “e l’importanza delle garanzie e della sicurezza che tour operator e agenzie di viaggi offrono, anche in virtù di precisi obblighi di legge”. Il Parco nazionale di Wadi el Gemal, a Sud di Marsa Alam Secondo i dati dell’Osservatorio ASTOI Confindustria Viaggi, che rappresenta i tour operator italiani, sono aumentati fino al 10% coloro che si sono rivolti a un’agenzia.
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goodbearblind · 7 years ago
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Finalmente Veggy - Olmo E' di questi giorni l'uscita a livello internazionale del nuovo cornetto vegano dell'Algida (azienda della Unilever). Finalmente dopo tante attese esce il gelato succoso anche per i vegani. Un passo avanti per le multinazionali dello sfruttamento, dieci passi indietro per l'umanità. Visto che sto già leggendo apprezzamenti orgasmici sul nuovo gelatoveg, alcune informazioni sul colosso che lo fabbrica e lo distribuisce. La lotta per la liberazione totale parte combattendo proprio coloro che la vogliono privare della spinta rivoluzionaria, riducendola a insulto dietetico, modaiolo e etichettandola come conforme a una società che ci annienta sempre di più. L'antispecismo non si riconosce e mai si riconoscerà nelle istanze fasciste di colossi che non solo sfruttano ma manipolano e lobotomizzano. Non crediate che un gelato per definizione sia un prodotto innocente, anzi, come tutti i prodotti della grande distribuzione esso gronda sangue di esseri viventi. La mercificazione va combattuta sempre, di qualsiasi colore, rossa, blu o verdeveg che sia. Una sola lotta: liberazione animale, umana e della terra, il resto è oppressione. STORIA DI UNILEVER "Unilever nasce nel 1930 dalla fusione di due società, l'inglese Lever Brothers e l'olandese Margarin Unie. Gli anni trascorsi tra il 1930 e i giorni nostri hanno visto questa azienda protagonista di un'ascesa ed un'espansione che l'hanno resa una tra le multinazionali più potenti sul mercato. Oggi Unilever può contare su un ventaglio di marche (nel campo dell'alimentazione, bevande, prodotti per l'igiene e per la casa) in tutto il mondo, molte delle quali dominanti nei loro settori di vendita. È presente in 90 paesi con 200 filiali e si presenta come il gruppo più importante nel settore dei beni di largo consumo. Oggi la multinazionale alimentare e chimica è presente in 75 paesi. Fattura 100.000 miliardi di dollari e impiega 300.000 persone. PRODOTTI La Unilever Italia occupa il primo posto tra le imprese alimentari italiane (opera attraverso cinque società "autonome" che fanno capo a Unilever Italia s.p.a. e sono Sagit, Lever Fabergè, Van Den Berg, Calvin Klein Cosmetics, Diversey), è azienda leader nel mercato degli oli d'oliva, dei surgelati, del tè, delle margarine e dei gelati. Inoltre, è il più grande commerciante al mondo di the di cui è anche un grande produttore attraverso la propria filiale Brooke Bond. Oggi è presente nei mercati di tutto il mondo con i seguenti prodotti: • DETERSIVI: Coccolino, Omo, Bio Presto, Svelto, Vim, Cif, Lysoform, Surf • SAPONETTE: Lux, Dove, Rexona • SPAZZOLINI: Gibbs • DENTIFRICI: Durban's, Benefit, lose-up Pepsodent, Mentadent • CREME: Leocrema, Cutex • SHAMPOO: Clear, Elidor, Axe, Denim, Dimension, Dove, Timotei • COSMETICI: Atkinson • PROFUMI: Fabergè, Brut 33 • ALIMENTARI: Milkana, Gradina, Rama, Maya • MARMELLATA: Althea • GELATI: Algida (Toh, il cornetto vegan!), Carte d'Or, Eldorado, Magnum, Solero, Sorbetteria di Ranieri • SURGELATI: Findus, Genepesca, Igloo • OLIO: Bertolli, Dante, Friol, Maya • MAIONESE: Calve', Mayo', Top down • TE' : Lipton, TE' ati PARADISI FISCALI Secondo il Rapporto annuale 2009 Unilever, la società ha filiali nei seguenti paesi: Andorra, Antigua, Bahamas, Barbados, Belize, Bahrain, Brunei, Costa Rica, Cipro, Dominica, Grenada, Guatemala, Hong Kong, Irlanda, Liberia, Lussemburgo, Malta, Isole Marshall, Mauritius, Monaco, Antille Olandesi, Panama, Filippine, Samoa, San Marino, Seychelles, Singapore, St Lucia, St Kitts e Nevis, Saint Vincent e Grenadine, Tonga, Uruguay e Vanuatu. In questi paesi compra letteralmente il silenzio dei funzionari amministrativi. PRODOTTI GENETICAMENTE MODIFICATI E GELATI La multinazionale Unilever, che controlla oltre il 60% del mercato italiano del gelato confezionato, vuole lanciare in Italia il “gelato al merluzzo” o meglio alla proteina artificiale copiata con la bioingegneria dal ´macrozoarces americanus´, una specie di merluzzo che vive nelle acque atlantiche più fredde. L’intento di Unilever è quello di abbassare così la temperatura a cui si formano i cristalli di ghiaccio e realizzare gelati con forme più complicate e più “gradevoli” alla vista, soprattutto dei bambini. Unilever ha affermato che una miscela solida potrebbe essere creata e usata, che mantiene la forma delineata senza l'uso eccessivo di grassi e crema. La richiesta di utilizzare la tecnologia era stata presentata alla Food Standards Agency, e Unilever ha detto che la tecnologia è stata già precedentemente messa in atto negli Stati Uniti come in altre parti del mondo. Nell'ottobre 2015 Ethical Consumer ha scritto ai vertici Unilever allegando un questionario che comprendeva una domanda sull’uso o meno di una politica di modificazione genetica. L'azienda ha risposto che "Riconosciamo che l'opinione pubblica sulle biotecnologie, come ad esempio l'uso di ingredienti geneticamente modificati negli alimenti, è ancora in evoluzione e che il dibattito e il consenso dell'opinione pubblica stessa è in fasi diverse in differenti regioni del mondo. Le nostre aziende sono libere di usare ingredienti derivati da semi geneticamente modificati, che sono stati approvati dalle autorità di regolamentazione e che soddisfano i nostri standard di qualità e accettabilità’’. Secondo le guide che si occupano di boicottare le multinazionali che devastano l'ambiente i seguenti prodotti sono stati classificati con il rating negativo applicato a "prodotti alimentari che contengono ingredienti geneticamente modificati o essere derivati da animali nutriti con colture geneticamente modificate": Pepperami, ragù bianco sugo lasagne, Ben & Jerry gelato, Magnum, Solero, algida (Toh, il cornetto vegan!) Pollo Salse Stasera reamy, Minimilk, Bovril, Elmlea, maionese Hellman, e brodo di pollo Knorr, prosciutto salsa cremosa salsa olandese salsa, e il prezzemolo. IL THE Unilever, con la consociata Brooke Bond (proprio quella che si occupa del marchio Lipton) coltiva tè in paesi come l'India, il Kenya, la Tanzania, Malawi e lo Zaire per una superficie globale di circa 17'000 ettari. Le critiche vanno alle condizioni più che misere dei lavoratori come pure ai salari da fame che percepiscono, nessuna possibilità di sindacati e continue vessazioni e intimidazioni alle famiglie dei lavoratori. La produzione di tè nello Sri Lanka è cominciata verso la fine del secolo scorso, quando Lipton comperò 10'000 ettari di terra. La popolazione locale si rifiutò di lavorare in quelle piantagioni così Lipton assunse lavoratori Tamil dal sud dell'India. Ma le popolazioni Tamil non sono viste di buon occhio da quelle cingalesi. Cominciarono così tutta una serie di guerre civili tra forze governative e le cosiddette " tigri di liberazione Tamil ". Sono circa mezzo milione i Tamil che lavorano oggi nelle piantagioni della Unilever, senza diritti politici, senza patria, al limite della soglia di povertà, emarginati dal governo cingalese, come ogni minoranza etnica e non del resto. La tragica situazione dello Sri Lanka affonda le sue radici nel periodo coloniale, in cui la coltivazione del tè ha creato ingiustizie strutturali che permangono tutt'ora : il tè Lipton rimane la memoria e il simbolo di queste ingiustizie. RITORSIONE SUI LAVORATORI Unilever ha filiali in paesi con regimi oppressivi come il Brasile, la Colombia, l'Egitto, l'El Salvador, il Guatemala, Honduras, l'India, l'Indonesia, il Kenya, il Messico, il Marocco, il Perù, le Filippine, il Senegal, lo Sri Lanka, la Turchia e l 'Uganda. Unilever è uno dei massimi responsabili delle gravi condizioni in cui versano milioni di contadini del sud del mondo (milioni non centinaia!) perchè i suoi metodi commerciali, totalmente ispirati ad una logica di profitto terrificante, non garantiscono guadagni dignitosi. La violenza dell'Unilever è ormai nota a livello mondiale. Secondo il sindacato internazionale dei lavoratori, la controllata Brooke Bond continua a strappare ingenti profitti dalla sua piantagione keniota Sulmac, la più grande del mondo, ove impiega oltre 5000 lavoratori a tempo pieno. Le condizioni di lavoro sono state definite "da manuale del colonialismo". Secondo il rapporto 2005 di ActionAid 'Power Hungry’ i vertici Unilever sono stati complici di lavoro minorile in Andhra Pradesh, in India. La pubblicazione ha dichiarato che ci sono stati 82.875 i bambini impiegati in aziende agricole di semi di cotone nello stato Indiano meridionale nel 2003-2004 - e che 12.375 dei bambini ha lavorato in aziende multinazionali come la fornitura di Unilever. Il rapporto sostiene che molti erano bambini lavoratori sotto i 10 anni, l'85% erano ragazze, e avevano un salario medio giornaliero di 14-25 rupie. Molti sono stati gli immigrati che sono stati venduti in schiavitù per debiti. I bambini erano soliti subire l’impollinazione incrociata di fiori di cotone a mano per un massimo di 13 ore al giorno, e nel processo sono stati esposti a effetti di pesticidi tossici. Dormitori comuni allocati in piccole capanne erano l’alloggio più usuale, ove si lamentava mal di testa, nausea e convulsioni dovuti alle sostanze chimiche inalate. Unilever (la mamma di Algida), in Indonesia, Malawi e Kenya, è stato accusato di assumere personale con un contratto temporaneo il che comporta un peggioramento della paga e una diminuzione dei diritti fondamentali, per esempio accesso alle cure mediche. Unilever è responsabile del 70% delle esportazioni di tè indonesiano, ed è stato dichiarato "altamente probabile" che l'azienda influenzi i prezzi nella regione in stile militarista. INQUINAMENTO La compagnia è stata multata innumerevoli volte a causa del rilascio di 50 tonnellate di acido solforico concentrato dalla sua fabbrica Crossfield Chemicals a Warrington (Gran Bretagna). Secondo il Registro dell'Autorità Nazionale dei Fiumi, nel periodo Gennaio-Marzo 1991 la compagnia ha superato gli scarichi consentiti tre o più volte. Inoltre, tra l'1-9-1989 e il 31-8-1991 la compagnia fu dichiarata colpevole di inquinamento delle acque in superficie e delle falde acquifere. Unilever è stata accusata nel 2008 da varie associazioni ambientaliste per avere contribuito alla deforestazione della foresta pluviale indonesiana acquistando olio di palma da fornitori che devastavano l'ambiente. L'azienda ha risposto rivelando i suoi obiettivi di acquisto di olio di palma da fornitori certificati entro il 2017 (certo vi crediamo fiduciosi). In India la filiale di Unilever Hindustan Lever è stata accusata di inquinamento ambientale in una zona protetta del sud del paese per avere abusivamente scaricato scarti tossici di mercurio derivanti dalla produzione di termometri. TEST ANIMALI Quasi tutti i cosmetici della Unilever sono testati sugli animali (dico quasi tutti perchè parliamo di più del 90 per cento). Unilever era su una lista di aziende che testano i propri prodotti sugli animali come, per esempio, prodotti di igiene intima e prodotti per la casa che sono stati testati su cavie anche se non richiesto dalla legge. L'edizione 2014 del Bollettino ‘’Uncaged Campagne’’ dichiarava che vivisettori da Unilever siano stati coinvolti nel 'sacrificio' di centinaia di topi in un ripetersi di test d’avvelenamento utilizzando ingredienti chimici quali butilparaben e metilparaben. Le sostanze chimiche coinvolte vengono somministrate agli animali come '’cibo di tutti i giorni’’, effettuando il prelievo di campioni di sangue con un metodo chiamato '’emorragia retro-orbitale’'. Si tratta di una procedura estrema che coinvolge la puntura della cavità oculare. Secondo l'articolo, non vi è stata applicata condanna alcuna per questo metodo d’esaminazione, avvallando dunque l'estrema brutalità di questo test. Nel Febbraio 1992 Earth First lanciò il boicottaggio della Unilever e dei suoi prodotti dietetici integrali, alla luce dei test sugli animali e del comportamento globale verso l'ambiente. Secondo un comunicato stampa della Humane Society degli Stati Uniti, del 23 agosto 2009, una campagna era stata lanciata per chiedere a 'Ben & Jerry', di proprieta’ Unilever, di smettere l’uso di uova provenienti da allevamenti di pollame in batteria per produrre il proprio gelato. La società assicurò di effettuare tale modifica e passare a uova di galline ruspanti (la barzelletta nella tragedia)." Per concludere in maniera faticosamente leggera (quando si affrontano argomenti dove si parla di aziende che disintegrano l'ecosistema, uccidono e utilizzano la tortura per aumentare i loro profitti, è difficile chiudere con leggerezza) fare il gelato (senza latte e uova) in casa richiede circa trenta minuti. Ma se utilizzate la domenica per fare il gelato, privandovi per una volta della gita all'outlet, allora in 3 ore riempite il frigorifero di gelati per un mese. Fate felici voi, i vostri figli, la vostra nonna, la bisnonna, la vostra o vostro o altro compagn* e evitate così di foraggiare la guerra (perchè di questo si tratta, guerra). Il gelataio pazzo
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Trascrizione e traduzione: intervista con Face Culture (Parte 2)
D – Hai accennato prima di essere stata tempo fa in procinto di pubblicare un album, hai utilizzato canzoni che erano destinate a quell’ album su questo imminente?
LP – No, in effetti. Quelle erano cose che desideravo facessero parte di quel disco, ma sai, questa è la cosa triste, quelle canzoni vengono gettate via, è un peccato: se una canzone non diventa un disco in quel momento, potrebbe non diventarlo mai, sai, forse per questo alcuni pubblicano più tardi, tipo grandi artisti che fanno “oh sì avevo tutte queste grandi canzoni che tenevo, e che non erano ancora venute alla luce, ci farò un disco!” e la gente fa “ma che diavolo?”
D – Ti ricordi un pezzo in particolare che avresti voluto fosse stato pubblicato?
LP – Yeah! C’era questo pezzo, chiamato “Fighting with Myself”, che era, sento che era una sorta di precursore di “Lost On You”, e sento che quando quella canzone fu tagliata – e io non volevo che fosse tagliata, ma non era stata prodotta nel modo giusto e il produttore con cui stavo lavorando non ha voluto includerla nell’album, perché non gli piaceva quella versione - ...io ho sentito che quando quella canzone ci ha lasciato è cambiato l’insieme del disco..  sai, è un procedimento sensibile, se perdi delle canzoni, se ne aggiungi altre, cambia l’intero tono di quel che succede, e mi ha rattristato perdere un paio di quelle canzoni.
D – Tornando allo scrivere canzoni, ne anche hai scritte per altri, è difficile per te vedere andare una tua canzone a qualcun altro?
LP – No, mi da’ gioia. Se voglio tenermi una canzone, la tengo! Sai, non ho bisogno del permesso di nessuno per farlo. Anche se con alcuni a volte c’è un po’ da discutere. Delle volte se scrivo con qualcuno, che diventa impaziente, se è roba grossa, tipo: la devo avere, ho dei figli, ed io: ok, fan**lo, sì.. e poi vado a spendermeli in bevute..
D – Quando scrivi per altri, come funziona, vengono da te e tipo: “mi puoi scrivere in questo o quest’altro stile, per questa o quest’altra persona?”, oppure tu scrivi una canzone e poi loro...?
LP – Sì, io scrivo canzoni che poi passo al mio manager, al mio produttore, sai, o l’etichetta discografica, dipende. perché, sai, a volte ho delle cose già scritte e la gente le può sentire, sia che io voglia o no..
D- prima hai nominato Fitz and the Tantrums, e di come sei stata ispirata quando sei andata a sentirli, era nel periodo in cui scrivevi molto per altri, e che poi hai iniziato a produrre roba per te. Era a quel tempo?
LP – No, era prima, decisamente. Penso un paio d anni prima, quello era solo un esempio riferito al mio desiderio di cantare, quello e un paio di altri show. Avevo iniziato a cantare pensando che fosse solo un piacevole intermezzo nello scrivere per altri, sai, invitare i miei amici autori e cantare qualche canzone, è iniziata così. Poi ho iniziato a suonare l’ukulele, esclusivamente per il mio divertimento, e mi piaceva così tanto che ho preso su a comporre queste “melodie da camera”, canzoncine fischiettanti, non so, ero ispirata, e poi ho scritto tipo “Into The Wild” e “Someday”, “Tokyo Sunrise”.. E’ successo così: avevo appena cambiato management ed erano tipo, sai, lavoravo come autore ma pensavano che avrei dovuto continuare a cantare, e tornare a essere artista.
D – E questo era qualcosa che tu volevi?
LP – Ad essere onesti, non avevo mai smesso di cantare, perché componendo dovevo cantare i demo, ma non è che ne sentissi la mancanza. Sospetto che sarebbe successo, se non ci avessi provato. Tipo se fossi rimasta bruciata come autore e non avessi fatto un tentativo. Ma magari ci sarei tornata comunque, non ci avevo pensato. E’ che prima ero già stata con due grandi etichette diverse, ero stata nel sistema delle grandi etichette per tre anni, dal 2006 al 2009, e prima avevo fatto dei tour, per tre, quattro anni … e quindi, letteralmente tra il 2006 e il 2011, avrò fatto tipo 2 spettacoli, ero tipo “masssì!” .. non ne sentivo la mancanza... ero felice di potermi guadagnare da vivere facendo musica.. e questo da molto.. fin dal mio primo contratto con una grande casa discografica ho scritto .-. ed ero tipo: “figo!” Ero la sola di cui fossi a conoscenza, nel mio ambiente di provenienza a New York, che lo stesse facendo e quindi – sai: “ci sono dentro!” anche se c’era un margine di miglioramento. Mi sento molto fortunata per come poi mi è andata, sono molto grata adesso e riesco a vedere che sì, mi sarebbe mancato.
D – Hai accennato all’influenza dell’ukulele nel periodo di Forever For Now, e ne ha avuta. Adesso cosa ha dato forma al sound di Death Valley, e a quello del prossimo disco, tipo il blues in Muddy Waters e Lost On You?
LP – Cosa da’ forma al sound?.. penso ancora lo stesso..  penso ci sia del buon materiale nel prossimo disco, ne sono entusiasta, ci sono un paio di pezzi scritti più o meno allo stesso tempo di Lost On You e Muddy Waters, insieme a qualcosa di veramente nuovo, che non ho ancora neanche iniziato a  suonare con la band … sì, direi che sta andando avanti, con la mia vita, mandiamola avanti..
D – Hai già un titolo per l’album?
LP – Non ce l’ho! In effetti ora mi ci fai pensare.. oh dannazione! Mi serve un titolo per l’album!!!
D – Vuoi pubblicarlo all’inizio del 2017 penso?
LP – Sì, molto presto.
D – Ultima domanda. La canzone Muddy Waters, mi ci sono imbattuto in “Orange Is The New Black. Che effetto ti ha fatto questo, a te e alla canzone?
LP – Zono una fan, una grande fan di quel programma, non ho ancora visto questa stagione, quindi, sai : spoilerata! (rivelare il finale di un film - ndt) Tutti me l’hanno spoilerata! Completamente spoilerata.. E’ rovinata! Sto sputando... il gatto è uscito dal sacco! (idiomatico per : segreto svelato - ndt) ma sono ansiosa di vederlo … gli ha dato una visibilità molto maggiore di quello che avrebbe potuto avere... e questo è sorprendente... sai, qualunque passaggio televisivo è veramente una bella cosa.. ed è super figo che sia una scena così pesante, profonda, per molti degli spettatori, ed è entrato in risonanza con loro … e sono eccitata di vederlo, quando finalmente lo farò..
D – Stai andando alla grande in Israele, Turchia, parlavamo prima di come la musica connette le persone, persone da tutto il mondo stanno connettendo con te. Com’è questa cosa? Anche da luoghi dove non sei mai stata.
LP – Sì, non so, sai, stavo ridendo pensando: e se c’è un testo che non va, ma se loro non lo capiscono, perché non parlano la lingua, allora piace? Chissà.. no, penso che sentano, e percepiscano l’emozione, se non parlano inglese, e sai, molti in Europa sono avvantaggiati perché parlano due lingue, che è fantastico, sai, penso che sia l’emozione ciò con cui entrano in risonanza, e sono veramente contenta che io abbia avuto l‘occasione di farla uscire, perché a volte non ce la fa, è difficile, e il fatto che io possa condividerla con altri è il massimo.
D – Penso sia una buona conclusione. Grazie.
LP – Grazie a te.
​Traduzione a cura di Alexandra Cavo
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jubaer01 · 1 year ago
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TURKEY Official Government Immigration Visa Application Online FOR ITALIAN CITIZENS
Sede ufficiale dell'immigrazione visti per la Turchia
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Address : Vale dell Terme Di Caracella, 11, Roma, Italy
Phone : +39 06 887841
Website : https://www.turkey-visa-online.org/it/visa/ 
Business Hours : 24/7/365
Owner / Official Contact Name :Pietro Thomas Melisa
Description :Il visto elettronico online consente ai viaggiatori idonei di ottenere facilmente il visto elettronico o il visto per visitare il paese per turismo, affari o transito in un altro paese.  La domanda di visto online per la Turchia è il metodo di ingresso raccomandato dal governo in Turchia.  È un meccanismo elettronico che ti permette di entrare in Turchia nel modo più semplice e veloce.  Non è necessario visitare l'ambasciata o il consolato della Turchia o presentare il passaporto.  Inoltre non è necessario un timbro fisico sul passaporto.  Puoi ottenere il visto elettronico via e-mail.  Ci vogliono solo 2 minuti per compilare il modulo online e ottenere il visto elettronico via e-mail.  Questo è un meccanismo online affidabile, sicuro, sicuro, semplice e affidabile.  Ottieni il visto per la Turchia via e-mail invece di visitare l'ambasciata turca.  Il modulo di domanda online per il visto per la Turchia è disponibile per tutti i cittadini statunitensi, europei, britannici, australiani, neozelandesi e canadesi.  Domanda di visto online per la Turchia, Domanda di visto online per la Turchia, Domanda di visto per la Turchia online, Domanda di visto per la Turchia online, evisa per la Turchia, evisa per la Turchia, visto d'affari per la Turchia, visto medico per la Turchia, visto turistico per la Turchia, visto per la Turchia, visto per la Turchia, visto per la Turchia online, visto per la Turchia online, visto per la Turchia, visto per la Turchia, evisa per la Turchia, evisa per la Turchia, visto per affari in Turchia, visto turistico per la Turchia, visto medico per la Turchia, centro di richiesta visti per la Turchia, visto per la Turchia per cittadini coreani, visto per la Turchia dalla Corea.  visto turco urgente, visto turco urgente.  Visto Turchia per cittadini tedeschi, Visto Turchia per noi cittadini, Visto Turchia per cittadini canada, Visto Turchia per cittadini neozelandesi, Visto Turchia per cittadini australiani.  Visto turco per cittadini di Andorra , Visto turco per cittadini di Anguilla , Visto turco per cittadini australiani , Visto turco per cittadini austriaci , Visto turco per cittadini delle Bahamas , Visto turco per cittadini delle Barbados , Visto turco per cittadini belgi , Visto turco per fr.  La Vergine è.  The online electronic visa allows eligible travellers can easily obtain their eVisa or Visa to visit the country for tourism, business purposes, or transit to another country. Turkey Visa Online Application is the government recommended method of entry into Turkey. It is an electronic mechanism which allows you to enter Turkey in the quickest and easiest way. You do not need to visit Turkey Embassy or Turkey Consulate or submit your passport. Also you do not require a physical stamp on the passport. You can get the eVisa by email. It takes only 2 minutes to fill the form online and get the electronic Visa by email. This is reliable, secure, safe, simple and trusted online mechanism. Get Turkey Visa by email instead of visiting Turkey embassy. Turkey visa online application form is available for all usa citizens, european, uk, australia, new zealand and canadian residents. Turkey visa online application, Turkey visa online application, Turkey visa application online, Turkey visa application online, evisa Turkey, Turkey evisa, Turkey business visa, Turkey medical visa, Turkey tourist visa, Turkey visa, Turkey visa, Turkey visa online, Turkey visa online, visa to Turkey, visa for Turkey, Turkey evisa, evisa Turkey, Turkey business visa, Turkey tourist visa, Turkey medical visa, Turkey visa application centre, Turkey visa for korean citizens, Turkey visa from korea. urgent Turkey visa, Turkey visa emergency.
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ildisordinedelbianco · 8 years ago
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 20 febbraio 2015.
Le lancette dell’orologio sono scoccate nel giorno del giudizio: Turchia.
Me lo ricordo quel giorno, come non potrei? Era una notte qualsiasi, di quelle in cui la nonna mi pregava di restare a letto con lei fino a che prendesse sonno. Io, in cuor mio sapevo che in realtà non mi avrebbe permesso di lasciare quel letto durante la notte, e sarei finita a dormire li. Ma questa è tutta un’altra storia. E poi, dal nulla, un messaggio di mio fratello, diceva che c’era qualcosa d’importante del quale doveva assolutamente parlarmi. Sembrava tranquillo, spensierato. Ricordo mia madre precipitarsi in camera qualche minuto dopo,dicendomi che erano apparentemente usciti i risultati del concorso intercultura. Non ce l’avevo fatta, diceva. Quelle parole le assorbì passivamente, alzandomi di scatto. ‘’Non può essere, non può essere’’. Attraversai il buio del corridoio, arrivando in cucina, dove mio padre mangiava tranquillamente. ‘’Hai saputo?’’ .Poco dopo si siede a tavola anche mia madre, e mi dice con totale pacatezza’’ Non ce l’hai fatta per pochissimo, è assurdo!’’ . Sorrisino. ‘’Vabè Gaia, alcune cose non vanno perché ne accadano altre, insomma, non è mica la fine del mondo! ‘’ Ingoia un boccone-. Sorso d’acqua. Calma piatta. L’opportunità della mia vita era appena sfumata e i miei genitori cenavano tranquillamente. Corsi in stanza, mi accartocciai sul bordo del letto. Lacrime di rabbia mi rigavano il viso. Ricordo esattamente tutto ciò che mi passava nella mente. No, non avevo tenuto conto del fatto che potevano non prendermi, che non sarei andata a studiare all’estero per un anno, che tutto ciò che avevo da dimostrare agli altri e a me stessa non sarebbe più avvenuto. Ero stata troppo sicura di me? confidato in delle capacità che a quanto pare non possedevo? Si, mi ero lasciata andare all’idea che infondo tutto mi era dovuto. Quant’era durata quella morsa alla gola? quello smarrimento della mia anima? Un susseguirsi infinito di momenti catastrofici, la cui intensità è concepibile solo a coloro che hanno visto il proprio mondo crollare da un momento all’altro. Così, mia madre aprì lentamente la porta della mia stanza, si affacciò discretamente e con un mezzo sorriso mi disse ‘’Ti piacerebbe andare in Turchia?’’  E poi, cos’è stato dopo? Non lo so. Non potrei descriverlo cronologicamente. Ricordo solo che ebbi l’esigenza di vederlo scritto, di aprire la mail e leggere quelle parole. ‘’Borsa di studio vinta- annuale Turchia- partenza Settembre 2015 -Gaia Annachiara Maria Rea. Mi piaceva leggere quelle frasi, era straordinario come il sogno della mia giovane vita fosse stato inciso da qualche parte. Straordinario il fatto che ci fosse una prova, delle parole semplici e coincise e accanto il mio nome. Perché tutto quello mi sarebbe appartenuto e mi apparteneva già. Ricordo che nell’entusiasmo, nell’euforia, nella follia del momento, riuscì a tornare per un secondo sulla terra. Turchia? Avevo persino dimenticato di averla messa tra le scelte. A che posto era? quarto, quinto? Ma che importanza aveva? Mi alzai di scatto e mi posizionai di fronte alla cartina del mondo, Mi tuffai con gli occhi nell’azzurro di quei mari e cercai poi la Turchia. Dal nulla, mi venne in mente di quando, qualche mese prima avevo stampato delle foto che mi piacevano per appenderle alla parete. Mi soffermai su una foto di una moschea in lontananza, o forse era una semplice cattedrale? Non so, fatto sta che mi convinsi in quel momento che era da qualche parte in Turchia, e l’appesi alla parete.  C’è un’ultima cosa però che mi sento di raccontare di quel giorno, Ed è quando poco dopo mio fratello mi chiamò dalla Danimarca. Parlammo a lungo, anche lui era stato al mio posto, quattro anni prima. A lui potevo confidare i miei sentimenti più preziosi, e non se ne sarebbe mai fatto beffa. Gli dissi che tutta la mia vita mi sembrava ormai irrimediabilmente cambiata. Che io stessa, semplicemente nel aver appreso la notizia che me ne sarei andata per un anno chissà dove e chissà con chi, mi sentivo già una persona lontanissima da quella che se ne stava seduta lì fino a un ‘ora prima. E’ incredibile come in una semplice stanza, in un semplice attimo, tutto abbia il potere di ribaltarsi, fatalmente e irreparabilmente. E’ magico. E lui mi disse ‘che tutto ciò che sarebbe stato, dopo quel giorno, mi avrebbe in qualche modo cambiata. Che io non esistevo più. Che il mio intero mondo seppur ancora immacolato, incontaminato e ignaro, non sarebbe più apparso ai miei occhi allo stesso modo. Lo disse con un’aria fiera, come se mi stesse comunicando una verità inconfutabile. Mi sforzai di scrivere qualcosa su un diario, perché dovevo lasciare una qualche traccia di quel giorno da qualche parte. 
20 febbraio 2015.
Le lancette dell’orologio sono scoccate nel giorno del giudizio: Turchia. Lo scrissi senza esitare un istante. Ritenni che non c’era nient’altro da aggiungere. Quella frase sintetizzava gli ultimi quattro mesi di attesa: I test, l’ansia, la casella delle mail, i fascicoli, le dozzine di paesi tra i quali scegliere. Le notti insonni immaginandomi da qualche parte. ‘’Chissà’’, mi dicevo, ‘’chissà’’? Gli anni in cui ho immaginato il momento in cui avrei fatto domanda al concorso, e quei pomeriggi passati a idealizzare un posto, un momento, una lingua. Ed era come se la Turchia fosse sempre stata lì, nei meandri della mia mente, in attesa, in ossequioso silenzio, e che mi avesse accompagnata e consigliata, fino a mostrarsi a me. Si, fu proprio questo che pensai. ‘’Turchia’’, pronunciai questa parola ad alta voce e non mi apparve affatto sconosciuta. Sentivo già di averci preso confidenza, come se fosse qualcosa di intimo dal primo istante, e allo stesso  tempo così distante. ‘’Turchia’’: Sapeva di esotico, profumava d’estate. Mi venivano in mente mille colori, un mare aperto, il dolce delle ciliegie. Mi sentivo così affamata di storie, di volti, di sapori. Oh, quant’era eccitante.. il brivido di immaginarmi altrove, ad affacciarmi su mari sconosciuti, a svegliarmi sotto cieli diversi. Sarebbe stato un sapore dolce, quello di non appartenere più a nessun posto. Sarei fuggita, avrei perso la mia identità come raccontava Pirandello ne’’Il fu mattia Pascal’’  Mi sovvengo di quando prefiguravo la Turchia come un posto esotico, fresco, a suo modo irraggiungibile. Mi ricordo dei mesi precedenti alla partenza nei quali quella stessa Turchia a me sconosciuta mi seguì come un’ombra: dovunque andassi, qualsiasi cosa facessi, con chiunque fossi, avvertivo sempre il presagio che tutto ciò non aveva alcuna rilevanza, perché ad aspettarmi c’era altro, qualcosa di così immenso da non riuscire neanche a idealizzarlo.  Qualcosa che non poteva di certo essere concepito da quella ragazzina che ero due anni fa. Che cosa ne sapeva lei? della famiglia che avrebbe avuto, di quei tramonti rossi nascosti dietro le cupole delle moschee, delle sfumature di quelle lingua, del dolmus che fermava di fronte casa, dell’odore del cay. E istanbul, dio, quel tramonto che avrebbe visto a Istanbul con Donika, in una fresca giornata di maggio.  Non poteva immaginarlo, neanche se gliel’avessero spiegato attentamente. Lei si perdeva ad immaginare quella vita nascosta dietro a quella parola. ‘’Turchia’’e quanto le si scioglieva il cuore, soltanto a pronunciarla! a sapersi lontana da Napoli, dalla sua famiglia, da tutto ciò che conosceva, ma più di tutto a sapersi proprio lì. Ne era certa, quel posto le apparteneva. Lo sentiva, lo riconosceva amico come se dentro di sè, infondo, l’avesse sempre saputo. 
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staipa · 4 years ago
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Come riconoscere una Fake News? Parte 2
Un nuovo post è stato pubblicato su https://www.staipa.it/blog/come-riconoscere-una-fake-news-parte-2/
Come riconoscere una Fake News? Parte 2
Il secondo passo per riconoscere una Fake News è capire perché esistono. Gli strumenti tecnici per riconoscerle sono secondari all’aver capito come funzionano dal punto di vista pratico e spesso emozionale. Vogliono controllarci? Sono scemi e non sanno scrivere un articolo? Ci stanno prendendo in giro? Un po’ e un po’.
Perché esistono le Fake News?
Esistono svariati motivi che fanno si che esistano, cercando di riassumere i più importanti definirei
Scherzo
Capita abbastanza spesso che per una presunta goliardia qualcuno pensi di mettere in giro una voce falsa. Probabilmente è il caso di chi mette in giro voci come quelle del passaggio a pagamento di qualche social network
Ovviamente se ne hanno parlato al TG è stato per dire che è una bufala e il tuo logo (qualunque cosa sia) non diventerà mai blu. Simili sono tutte quelle situazioni in cui si propone qualche azione da fare che non abbia effetti pubblicitari (quelle le vedremo dopo). Un altro esempio è l’ormai ripetitivo
Ho ordinato i miei post bloccati. Volevo sapere … dove erano stati tutti, perché è ridicolo avere quasi 700 amici e solo 25 sono “scelti” da Facebook per vedere le mie pubblicazioni.
Ho ignorato questa pubblicazione prima, perché non pensavo che avrebbe funzionato, ma secondo un amico che ha fatto questa procedura, funziona!
Vedo pubblicazioni di persone che non vedo da anni.
Questo è il modo per aggirare il sistema che Facebook usa per limitare le pubblicazioni nella sezione notizie (il loro algoritmo sceglie le stesse poche persone – circa 25 – che leggeranno le loro pubblicazioni).
Se vuoi correggere questo, tieni premuto il dito ovunque in questa pubblicazione, fai clic su “copia”, quindi vai alla tua pagina, metti il dito dove dice “cosa sto pensando?” da lì si aprirà una pagina vuota, posizionare il dito ovunque e fare clic su “incolla” e questo testo verrà visualizzato sul muro. Fai la pubblicazione.
Questo “aggiusterà” il sistema.
Classica bufala su Facebook
Lo scopo di questo genere di bufala, la più diffusa fino a qualche anno fa, è probabilmente quello di divertirsi sull’ingenuità delle persone e vedere quante persone “ci cascano”.
Sono per lo più innocue ma condividerle equivale a dimostrare di essere caduti nell’ingenuità. In questi casi bisogna sempre farsi la domanda come “è possibile?”
“È possibile che Facebook abbia un baco del genere, se ne siano accorti degli utenti comuni e non venga risolto?”
“È possibile un social network decida di diventare a pagamento rischiando di perdere milioni di clienti?”
“È possibile che se mando n messaggi ai miei amici l’azienda che mi vuole regalare qualcosa sia in grado di saperlo?”
A volte solo facendosi questo genere di domande possiamo evitare di fare la figura degli ingenui con le persone con cui condivideremmo tale bufala.
Errore o malainformazione
Purtroppo anche i migliori giornali cadono in errore. A volte errori grossolani e facili da capire, altre volte troppo nascosti per essere evidenti. In questo caso, per forza di cose, finiamo per crederci. Non è colpa di nessuno se non del cattivo giornalismo o di editor da strapazzo.
La Repubblica , 26 Marzo 2016: L’aereo più veloce della luce
Ovviamente questo può accadere anche su notizie che possono avere una certa importanza, e se in questi errori possono incappare anche giornali blasonati, ancora più facilmente può cascarci un nostro conoscente, un blog poco professionale, un post su un social network. Purtroppo non c’è modo di riconoscere questo genere di Fake News, se non la propria cultura personale, anche per questo l’istruzione scolastica ha una grande importanza. Sapere che un aereo non può verosimilmente superare la velocità della luce (al limite quella del suono) però dovrebbe essere un’informazione genericamente assodata.
Clickbait
Il Clickbait è uno dei meccanismi oggi più usati per vendere pubblicità o per guadagnare lettori. Non sempre è legato alle Fake News e a volte il titolone è Fake e il contenuto completamente diverso, ma è bene conoscerlo perché anche quando non sono usate notizie false in genere risultano comunque solo perdite di tempo. Chi non cliccherebbe su un articolo di Libero che accusa un famoso politco di volere una banca per sé?
Leggendo l’articolo però
Di cosa si è parlato? Dagli ambienti bancari nulla trapela sull’argomento della chiacchierata, c’è chi parla di un «incontro cordiale, molto cordiale, durante il quale Cardamone ha spiegato a Casaleggio i prossimi obiettivi della banca e quali nuove iniziative si potranno mettere in campo per venire sempre più incontro alle esigenze dei giovani che vogliono affidarsi a Widiba per acquistare casa o per avviare una nuova start-up». Incontro focalizzato sui progetti futuri, perché della recente storia della banca online, il Movimento sa molte cose, quasi tutte. Fondata qualche tempo prima, Widiba si lancia sul mercato il 18 settembre 2013. Nel novembre del 2014, la pubblicità della banca targata Mps compariva sul blog di Beppe Grillo, www.beppegrillo.it. […] Non si può avere tutto dalla vita, ma una banca «amica» magari sì. […] «Questa è tutta un’altra storia, un incontro e una pubblicità alla luce del sole», già fanno sapere i fedelissimi di Grillo e Davide Casaleggio. […] Ma tra i fuoriusciti dal Movimento c’è subito chi ricorda, con astio e una certa sete di vendetta, una frase ricorrente di Davide. Usata spesso per declinare inviti a colazione, pranzo e cena. La frase: «Che interesse ho io a pranzare con te?». Con Andrea Cardamone qualche interesse c’è.
Nulla di che insomma, soprattutto considerato che all’epoca la stessa banca era chiamata “La banca del PD”, ma ormai abbiamo cliccato (anzi in questo caso comprato il quotidiano), letto l’articolo, e se si fosse trattato di un sito visualizzato un po’ di banner pubblicitari. Per par condicio questo era un esempio di Clickbait sul sito di Beppe Grillo nello stesso periodo. Chi di Clickbait ferisce, di Clickbait perisce.
Lo scopo era lo stesso: intanto clicchi e vai a vedere, poi scopri che parlava del Bangladesh e che quindi probabilmente non ti interessava. Altri giornali usano lo stesso meccanismo ma cercando di puntare alle pulsioni più basse dei maschietti, e lo fanno testate che dovrebbero avere una certa rilevanza.
Non voglio sindacare sull’eleganza, la raffinatezza e il rispetto di una simile testata ma lo scopo sempre è lo stesso, spingervi a visitare la pagina, e i banner pubblicitari contenuti. Poi, qualunque foto ci fosse, ho molti dubbi che su un quotidiano con tale visibilità si saranno trovate foto di nudo completo senza censura.
Altri tentativi di Clickbait puntano anche solo sulla tenerezza e la curiosità
Lo scopo ancora una volta è lo stesso. Probabilmente il soprannome ci sarà pure (Archie), ma immagino non serva la maestria di un grande giornalista e un enorme articolo per questo. Lo scopriremo solo dopo averci cliccato e visto un po’ di pubblicità. Ma non sono solo giornali o siti, anche pagine sui social network usano lo stesso trucchetto. A cosa servono i “Condividi se hai un cuore”, i “Condividi e metti un amen”, i “Condividi se sei indignato” e le altre varie declinazioni?
Semplicemente a far girare e pubblicizzare la pagina o il profilo che la stanno condividendo. Quale altro scopo potrebbe avere condividere questo genere di cose?
Riconoscerle non è poi così difficile, frasi altisonanti o che ci colpiscono emotivamente facendo il possibile per distogliere l’attenzione da qualunque cosa stiamo facendo. Se questo è l’effetto che ci fa, meglio diffidare: troppo bisogno di colpirci è sempre sospetto.
Convincere ad acquistare un prodotto
I casi sono molti. Ricordo una delle prime su cui avevo focalizzato l’attenzione: la vecchissima BioWashball, una palla di plastica che laverebbe meglio dei detersivi e sarebbe ecologica (…non mettendo il detersivo…) rivelatasi ovviamente una bufala (spiegazioni: https://tinyurl.com/ybqmzuj2). La palla è ancora in vendita e nonostante sia solo una palla di plastica viene venduta come se avesse mirabolanti poteri. Il caso è facilmente individuabile come bufala ma molti altri casi non lo sono.
Capita spesso di vedere immagini di dimagrimento o di rimozione delle rughe che ad uno sguardo attento si rivelano posture diverse
Fonte: https://blog.cliomakeup.com/2017/03/perdere-10-kg-pose-corpo-selfie/
o illuminazioni ed effetti fotografici diversi
Queste bufale sono più pericolose di altre perché oltre a convincere le persone a spendere soldi inutili a volte le convincono a fare uso di diete o prodotti dannosi.
Ma c’è di molto peggio, come convincere le persone che siano necessari determinati prodotti medici come integratori, lavaggi con famosi disinfettanti che potrebbero essere fatti col solo sapone, mascherine inefficaci al posto di quelle efficaci ma di più difficile reperibilità, o l’omeopatia che curerebbe tutto senza alcuna controindicazione.
In generale, quando un prodotto ha incredibili benefici, quando è privo di controindicazioni, quando è clinicamente testato ma non ci dicono da chi o come, quando lo dice la scienza ma non ci dicono dove lo dice, quando il 100% delle persone intervistate lo hanno apprezzato, forse vogliono convincerci di qualcosa che alla prova dei fatti reali non è così buono. Altrimenti perché non lo userebbero e consiglierebbero tutti? Peggio ancora se a questa domanda vi rispondono con i complotti ovviamente.
Modifica dei consensi
Dal mio punto di vista sono le Fake News più pericolose, le vere Fake News di oggi e i casi sono molti. Viene messa in giro una voce per alimentare ad esempio pregiudizi razzisti
Per fortuna qualche volta vengono puniti
O per denigrare un’avversario politico
La ragazza nell’a foto è l’attrice Krysten Ritter
Informazioni false per convincere a votare ad un referendum importante come la Brexit
La Turchia non stava per entrare in EU. Fonte TedX: https://tinyurl.com/ycqvjlns
Anche qui il denominatore comune è quasi sempre lo stesso: spevantare, far indignare, ingigantire un problema per distogliere l’attenzione da altri ed anche qui l’unica protezione è fermarsi e riflettere. Mi stanno dicendo la verità o vogliono impedirmi di prendermi il tempo e ragionare davvero sulle cose?
Ancora di più se ci sono frasi come “Vogliono censurarci”, o “Condividete prima che lo tolgano”. Se fossero cose così segrete, pericolose o da far sparire pensate davvero che rimarrebbero pubblicate abbastanza a lungo da essere condivise così tanto? No. Sono solo metodi per convincere a condividere prima di prendersi il tempo di riflettere.
Diffidate sempre dell’eccesso di punti esclamativi e puntini di sospensione, sia se sono realmente presenti nella punteggiatura, sia se sono metaforici.
Quindi come si riconoscono le Fake News?
Ora abbiamo imparato perché esistono. Comprenderlo è già un primo passo per affrontarlo ma non ci rende immuni. Ci aiuta a fermarci un attimo ogni volta che stiamo leggendo qualcosa e riflettere. Nel prossimo articolo approfondiremo come sono costruite. Spesso i meccanisi sono i medesimi che si ripetono e anche questo ci allenerà a sentire odore di fake prima ancora di analizzare la notizia con gli appositi strumenti. Capiremo perché è meglio non condividere cose di cui non siamo sicuri e cosa possa comportare. Infine vedremo perché spesso cercando informazioni sull’argomento capita di incappare proprio negli articoli che vogliono convincerci della veridicità della notizia.
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corallorosso · 4 years ago
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Dagli oppioidi all’Arabia Suadita, le ombre su McKinsey: ecco a chi si è affidata l’Italia per il Recovery La scelta del governo Draghi di assoldare nel percorso di riscrittura del Recovery Plan il big americano della consulenza aziendale McKinsey, già chiamato in passato a collaborare con Palazzo Chigi su vari dossier, ha acceso lo scontro politico. (...) Il rapporto con il governo italiano passa attraverso il ministro per l’innovazione tecnologica Vittorio Colao, un McKinsey Boy cresciuto nella società prima di diventare un manager di successo. (...) Ovviamente non si tratta di una novità, sono molte le società che svolgono consulenze per conto di governi e istituzioni ovunque nel mondo. Ma in questo caso è grave il fatto che la stipula del contratto sia avvenuta segretamente, senza che il presidente del Consiglio abbia mostrato l’intenzione di renderne conto al Parlamento e all’opinione pubblica. Mario Draghi, infatti, non si è esposto minimamente (anche nel suo video-messaggio per l’8 marzo, sua seconda apparizione pubblica, non ha accennato all’argomento) e questo rischia di amplificare una vicenda già eticamente criticabile. McKinsey oggi è diventata una specie di governo ombra, e non soltanto negli Stati Uniti: consiglia alle grandi aziende come interagire con i governi, ai governi quali servizi esternalizzare alle aziende, agli investitori in quali aziende investire, con tutti gli inevitabili conflitti di interesse che ne derivano. Se proprio il governo italiano non ha risorse interne adeguate per distribuire il più importante piano di ripresa economico dal secondo dopoguerra a oggi, che almeno si avvalga di una società inattaccabile. E non è certo il caso di McKinsey. Per capire perché dobbiamo ripercorrere le ultime inchieste e scandali internazionali in cui è stata coinvolta. Primo punto: McKinsey sicuramente non è selettiva nella scelta dei suoi clienti. L’iconica azienda americana, secondo un’inchiesta del New York Times, ha contribuito a far espandere governi autoritari e corrotti in tutto il mondo. Tra i suoi clienti ci sono anche la monarchia assoluta dell’Arabia Saudita, la Turchia sotto la guida autoritaria del presidente Recep Tayyip Erdogan e governi afflitti dalla corruzione in Paesi come il Sudafrica. Il suo ampio e controverso lavoro di consulenza riguarda tutti gli angoli del globo. Il contesto politico non le è mai interessato troppo: è stato così in Cina, dove la McKinsey per un quarto di secolo si è unita a molte società americane per aiutare ad alimentare l’ascesa del Dragone verso la seconda posizione nelle economie mondiali. McKinsey ha fornito consulenza ad almeno 22 delle 100 più grandi aziende statali cinesi. Poco importa se proprio nel luogo dell’incontro con i partner c’è il più grande campo di internamento della minoranza etnica degli uiguri dove il governo cinese ha rinchiuso fino a un milione di persone e per il quale le Nazioni Unite hanno più volte denunciato le violazioni dei diritti umani per le detenzioni di massa. Altri esempi? Uno dei clienti statali della società ha persino contribuito a costruire le isole artificiali della Cina nel Mar Cinese Meridionale, diventate un importante punto di tensione militare con gli Stati Uniti. (...) Ma quello che il New York Times racconta come “il più grave errore dei suoi 90 anni di storia”, McKinsey l’ha commesso in Sudafrica, dove nel 2015 stipulò un contratto da decine di milioni di dollari per conto di Eskom, la società elettrica nazionale. McKinsey, si è scoperto solo nel 2018, lavorò per Eskom insieme a un’altra società di comodo, controllata dalla famiglia Gupta, al centro del grave scandalo di corruzione che ha portato alle dimissioni dell’ex presidente sudafricano Jacob Zuma. (...) Corruzione, violazione de diritti umani, conflitti d’interesse. Questi qui sopra sono solo alcuni degli “esemplari” affari della McKinsey, ma la vera domanda è se la società, nel perseguire legittime opportunità di business all’estero, stia contribuendo a sostenere leadership autocratiche in giro per il mondo. (...) Come abbiamo visto, le consulenze di McKinsey spaziano in molti campi dell’economia e della gestione delle risorse e sfociano poi, di fatto, in scelte politiche. ProPublica in un enorme lavoro di raccolta di dati ha rivelato che l’amministrazione Trump si è affidata a McKinsey perfino per gestire una questione che di solito è considerata di sicurezza nazionale e non appaltabile a privati: le politiche migratorie. (...) Sempre ProPublica ha rivelato che la consulenza milionaria alla città di New York su come ridurre la violenza in carcere a Rikers Island era basata su numeri falsi: McKinsey sosteneva che grazie al programma che aveva elaborato gli episodi di violenza tra guardie carcerarie e detenuti si erano ridotti del 50 per cento, mentre in realtà erano aumentati della stessa percentuale. Il colosso newyorchese non si è fermato neanche davanti alla salute delle persone. McKinsey ha contribuito ad alimentare l’epidemia di dipendenze da farmaci a base di oppioidi fornendo consulenza di marketing a produttori di farmaci. Per questo ha accettato di pagare quasi 600 milioni di dollari per chiudere un contenzioso con 49 stati Usa per il ruolo che avrebbe svolto nel promuovere la vendita del farmaco OxyContin della casa farmaceutica Purdue Pharma. Il medicinale, un oppioide antidolorifico, provoca una fortissima dipendenza e ha causato negli Stati Uniti 400mila morti oltre ad un forte aumento della criminalità. Nel 2020 Purdue si è dichiarata colpevole e ha pagato 8 miliardi di dollari. (...) Ecco a chi stiamo affidando il Recovery Plan in Italia.
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italianaradio · 6 years ago
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Perfetti sconosciuti: 10 cose che non sai sul film
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Perfetti sconosciuti: 10 cose che non sai sul film
Perfetti sconosciuti: 10 cose che non sai sul film
Perfetti sconosciuti: 10 cose che non sai sul film
Perfetti sconosciuti è uno di quei film che ridato vitalità al cinema italiano, incassando cifre stellari e vendendo i diritti in tutto il mondo.
Il tema è molto semplice ed attuale e, in qualche modo riguarda un po’ tutti noi: chi avrebbe davvero il coraggio di mettere il telefono sul tavolo e rivelare ogni chiamata o messaggio in arrivo?
Ecco, allora, dieci cose da sapere su Perfetti sconosciuti.
Perfetti sconosciuti film
1. Il gioco dei cellulari doveva durare solo una scena. Secondo il regista Paolo Genovese, il fatto di poter raccontare la vita segreta delle persone è sempre stato un argomento che lo affascinava, ma non riusciva a trovare un’idea originale. Eppure, dal gioco dei cellulari sul tavolo, che inizialmente sarebbe dovuto durate solo una scena, è nato tutto il film, sviluppandolo attorno ad una semplice domanda: e se il telefono diventare il protagonista assoluto del film?
2. Il film ha un’impostazione di tipo teatrale. Questo particolare è dovuto al fatto di essere girato all’interno di un unico ambiente, ma senza dover portare alla memoria il teatro. Piuttosto, lo scopo era quello di includere maggiormente gli spettatori all’interno della storia: secondo lo stesso regista “Volevamo che lo spettatore si sentisse come a tavola con tutti i protagonisti”.
3. Il film ha avuto numerosi remake. Dopo il successo del film sul suolo italiano, successivamente in molti hanno acquistato i diritti, tanto da dare vita a tanti remake realizzati in diversi stati. Basti pensare che in Grecia è stato realizzato Teleioi ksenoi, in Spagna Perfectos desconocidos diretto da Alex de la Iglesia, in Francia Le Jeu, in Sud Corea Intimate Strangers, in Cina Kill Mobile e in Turchia Cebimdeki Yabanci, prodotto da Ferzan Ozpetek.
Perfetti sconosciuti: spiegazione del finale
4. Il finale del film è negativo. Lo scopo del film non è quello di dare un senso di rassicurazione ma, anzi, di darne un effetto negativo in cui tutte le coppie scoppiano. Secondo Genovese “Il far finire il film nel modo in cui finisce lo trovo molto più amaro, ma sicramente più coinvolgere, perché permette al pubblico di immedesimarsi di più. Il finale tradizionalmente negativo fa sentire i problemi lontani, quello che abbiamo girato, invece, ti rende partecipe e ti coinvolge. Ti mette di fronte alla realtà”.
Perfetti sconosciuti trama e cast
5. I ruoli sono stati scritti pensando agli attori. Quando si parla di sceneggiature, per la maggior parte i ruoli vengono scritti prima che vengano scelti gli attori e poi, in caso, possono essere perfezionati alle loro qualità e fisiciità. Raramente viene realizzato un film da zero pensando prima agli attori e poi scrivendone i personaggi e questo è quello che è successo a Perfetti Sconosciuti. Durante la sessione di brainstorming, prima di scrivere completamente la sceneggiatura, si è preferito pensare chi avrebbe potuto interpretare chi, scegliendo attori che sembravano incarnare esattamente il tipo di personaggio che poi hanno interpretato.
6. Da una cena innocente ad un gioco al massacro. Perfetti sconosciuti inizia con lo start dato ad un gioco apparentemente innocente e tutto da ridere: mettere sul tavolo il proprio cellulare, accettando di leggere tutto ciò che arriva in entrata, sms e chat di vario genere, e di ascoltare pubblicamente delle telefonate. Ma ciò che sembrava solo un modo di divertirsi, diventa in breve tempo fonte di tensione e specchio dei problemi sia dei personaggi rappresentati, sia della società odierna. Insomma, Perfetti sconosciuti si fa portatori dei problemi di oggi, di vite che sembrano normale e che, invece, celano diversi segreti affidati a quelle scatole nere che hanno stravolto il modo di vivere e di relazionarsi l’uno con l’altro.
Perfetti sconosciuti trailer
7. Difficile non innamorarsi del film sin dal trailer. Il trailer è una delle parti più significative quando si deve promuovere un film. E, dal momento che si parla di Perfetti sconosciuti, diventa difficile non essere già interessati alla trama e alle vicende che potrebbero nascere.
youtube
Perfetti sconosciuti frasi
8. Perfetti sconosciuti generatore di nuove citazioni. Non sono tanti i film recenti che sono riusciti a rimanere nella memoria collettiva con i propri dialoghi: eppure, questo film ci è riuscito, tanto da essere citato più volte, soprattutto in contesti simili a quelli presenti nel film. Ecco, allora, qualche frase:
Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta.
Lele: Steve Jobs. Rocco: Ma n’era morto? Lele: E se invece era vivo chiamava mi moglie?
Cosimo: Comunque io con le mie ex non mi sento eh! Lele: Te credo, te vogliono vedere tutte morto!
Questi cosi qua ci stanno rovinando l’esistenza, ci stanno portando via il privato!
Ok allora facciamo un gioco, mettiamo qua tutti i nostri cellulari. Per la durata della cena…messaggi, Whatsapp, telefonate, leggiamo e ascoltiamo insieme, tanto noi non abbiamo segreti, no?
Qua dentro ci abbiamo messo tutto! Questo qua ormai è diventata la scatola nera della nostra vita!
Però una cosa importante l’ho imparata. – Cosa? – Saper disinnescare. – Cioè? – Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, è pure saggio. Le uniche coppie che vedo durare sono quelle dove uno dei due, non importa chi, riesce a fare un passo indietro. E invece sta un passo avanti.
Perfetti sconosciuti: curiosità
9. Il film non rientra in un genere preciso. Una volta dopo aver visto tutto il film, ci si rende conto che, in effetti, diventa difficile poter dare un’etichetta, cioè far rientrare il lungometraggio in un genere specifico. In questo film, però, c’è una grande influenza di Ettore Scola, dalla commedia drammatica, e cioè il dramma come essenza stessa della commedia, dalla risata al romanticismo.
10. L’idea di fare questo film è venuta da un evento accaduto ad un amico di Genovese. Sembra che dietro alla realizzazione di Perfetti sconosciuti esista una storia vera. Pare, infatti, che un amico del regista Paolo Genovese restò vittima di un incidente e che la moglie, una volta andata in ospedale e recupato il telefono del marito, scoprì tutti i suoi segreti.
Perfetti sconosciuti streaming
Grazie alle tante diverse piattaforme legali e digitali disponibili in rete, è possibile vedere e/o rivedere Perfetti sconosciuti su Rakuten tv, Tim Vision, Chili e Infinity.
Fonti: IMDb, Aforismi
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Perfetti sconosciuti: 10 cose che non sai sul film
Perfetti sconosciuti è uno di quei film che ridato vitalità al cinema italiano, incassando cifre stellari e vendendo i diritti in tutto il mondo. Il tema è molto semplice ed attuale e, in qualche modo riguarda un po’ tutti noi: chi avrebbe davvero il coraggio di mettere il telefono sul tavolo e rivelare ogni chiamata […]
Cinefilos.it – Da chi il cinema lo ama.
Mara Siviero
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