Capitolo Bonus Crescent City 3 in italiano Bryce, Nesta e Azriel
Avviso: Partendo dal presupposto che non ho studiato per diventare traduttrice, quindi ci saranno SICURAMENTE dei possibili errori di traduzione, grammatica, punteggiatura e/o ortografia, questa è la mia versione tradotta in italiano dei capitoli bonus dei libri di Sarah J. Maas.
Certi termini NON saranno gli stessi utilizzati nel terzo libro di Crescent City, come Pugnale della Verità e Tesoro della Paura/Terrore (non ricordo quale termine viene usato, lol), invece ho preferito tenere la versione presente nei libri di ACOTAR, quindi StrappaVerità e Forziere del (di nuovo non mi ricordo, tanto non importa dato che usano solo la prima parte).
Detto ciò, buona lettura!
Drip. Drip-drip-drip. Drip
Ad occhi chiusi, la testa appoggiata contro l’umida pietra irregolare della parete della caverna, Bryce ascoltava la pietra e l’acqua parlare.
Drip-drip. Drop. Drip-drip-drop.
Era più conversazione di quanto avessero offerto Nesta o Azriel nelle due ore in cui si erano tutti presi una pausa. Tecnicamente, Bryce avrebbe dovuto essere addormentata. Ma senza il giorno o la notte a scandire i ritmi del suo corpo, sedeva semplicemente in uno stato di semi-torpore, non proprio addormentata, non proprio sveglia.
Drip-drop-drop. Drip.
Bryce aprì un occhio, osservando i suoi due compagni. Nesta sedeva contro la parete opposta, il capo chino, respirando piano.
Ma Azriel fissava direttamente Bryce. Lei sobbalzò, sbattendo la testa contro la roccia. Ci vide bianco dal dolore. Per quando si riprese, Nesta si era svegliata.
“Che succede?” Nesta guardò lungo una parte del tunnel, poi dall’altra. Fitta oscurità riempiva entrambe le direzioni, interrotta solo dal debole bagliore argenteo della stella di Bryce da sotto la maglietta. Una luce costante che non era aumentata o diminuita. Come se stesse dicendo, Sei sulla giusta strada. Continua.
Bryce massaggiò il retro della sua testa dolorante e si tirò su a sedere. “Oh, niente. Solo il tuo solito guerriero predatore notturno che mi fissa mentre dormo.”
“Non stavi dormendo,” disse Azriel, un leggero divertimento nella voce.
“Come lo sai?” Bryce controbatté, ma le labbra le guizzarono verso l’alto.
Nesta sbadigliò, allungando le braccia sopra la testa e girando il collo da una parte all’altra. “È suo compito essere vigile.” Abbassò le braccia, un leggero cipiglio mentre guardava Azriel. “La stavi davvero guardando dormire?”
Azriel la guardò torvo. “Quando lo dici così, suona… sgradevole.”
“È inquietante,” borbottò Bryce.
“Tu sei una sconosciuta per noi,” le fece notare Nesta. “Saremmo degli stupidi a distogliere l’attenzione da te per un solo secondo. Anche quando dormi.”
Bryce incrociò le gambe, sospirando. Non c’era possibilità di dormire, ora. “Be’, smettiamo di essere sconosciuti,” suggerì. Una tattica di sopravvivenza che Randall le aveva insegnato: entrare nelle grazie di qualunque carceriere. Fargli vedere cuore e anima affinché considerasse di non ucciderla.
Perché nonostante avessero lasciato quella cella per interrogatori, anche se Nesta le aveva ridato il telefono, Bryce non aveva dubbi che l’opzione di ucciderla fosse ancora considerata.
“Cos’è che vuoi sapere?” Nesta chiese attenta.
Bryce guardò tra i due. “Come vi siete conosciuti?”
Avrebbe potuto giurare che Azriel si era irrigidito, come se stesse giudicando quanto pericolosa sarebbe stata qualunque risposta, cercando di capire perché Bryce avesse voluto saperlo.
“C’era una guerra,” Nesta disse brevemente.
“Tra chi?” Chiese Bryce.
Di nuovo, quel silenzio giudicante. Fu Azriel a rispondere stavolta. “Tra un malvagio Re Fae e noi.”
“Voi due o, tipo… tutti?”
Nesta la fulminò con lo sguardo. “Sì, il Re di Hybern ha dichiarato guerra solo contro me e Azriel.”
Bryce sollevò le spalle. “Non mi sorprenderebbe con i Fae. Stronzi meschini e quant’altro.”
Azriel ridacchiò, ma disse, “Voleva conquistare le nostre terre, poi il mondo. Non intendevamo permetterglielo.”
Nesta aggiunse cupamente, “Specialmente dopo che ha fatto trasformare me e mia sorella da umane a Fae Maggiori.” Parole perfide, ma inquiete.
“Suppongo che la vostra parte abbia vinto?” Bryce alzò un sopracciglio.
“Abbiamo sconfitto Hybern,” confermò Azriel. Uno sguardo verso StrappaVerità al suo fianco. Poi verso Nesta. “Nesta stessa ha decapitato il Re di Hybern.”
Bryce sbatté le palpebre. “Cazzuta,” disse.
Un’indomita soddisfazione brillò negli occhi di Nesta. “Se l’è cercata.” Studiò Bryce. “Da ciò che hai detto, il tuo mondo è costantemente in guerra. Ci sono… dei ribelli?”
“Già.” Bryce giocherellò con l’orlo della maglia. “Combattono contro gli Asteri da molto tempo. Il mio compagno, Hunt, ha lottato in un’altra ribellione secoli fa, una che è fallita. Quella degli umani è iniziata un secolo dopo quella. E gli Asteri ne erano così incazzati da dare inizio al servizio di coscrizione umana.”
“Di cosa si tratta?” Chiese Azriel.
Bryce corrugò la fronte. “Ogni umano è un membro della classe dei peregrini, in confronto ai Vanir, che sono cittadini appieno, civitas. E a ogni peregrino è richiesto di servire nella milizia imperiale per tre anni. Gli Asteri li mandano dritti al fronte dei ribelli. Li fanno uccidere la loro stessa gente. Uccidono le stesse persone che combattono per la loro libertà.”
“Tu hai dovuto servire?” Chiese Nesta, osservando Bryce.
“No,” disse roca Bryce. “Mia mamma ha fatto un accordo con mio padre biologico, che è Fae. Lui mi ha fatto ottenere lo status completo di civitas, che mi ha esentata dalla coscrizione. Lui è uno spreco di spazio, in generale, ma mia mamma era disposta a rischiare di contattarlo, di permettergli di rientrare nelle nostre vite, per il mio bene. Così che potessi evitare di andare al fronte.” Non aveva mai smesso di essere grata a sua madre per quello.
“Ma tua madre, da umana, ha dovuto servire, presumo,” disse Nesta, il viso pieno di pietà.
“No,” disse di nuovo Bryce. “Per preservare le menti umane più brillanti, gli Asteri offrono un test per evitare la coscrizione. Ottieni i punteggi più alti, e sei decretato abbastanza utile da non dover servire. Mia mamma ha fatto il test a sedici anni, ha fatto praticamente tutto giusto, e ha potuto saltare il servizio. Mio padre, il mio patrigno, intendo, non ha raggiunto la soglia minima per un punto. L’hanno spedito al fronte due settimane dopo. È, uh… Non è stato facile per lui.”
Randall aveva avuto per molto tempo problemi per il peso dei suoi anni da cecchino. Andava ancora in terapia due volte a settimana per ciò, a volte si perdeva ancora negli orrori che aveva sopportato e inflitto ad altri.
Santi numi, Bryce sperava che stesse bene. Sperava che fosse in grado di rispolverare quelle abilità omicide per le quali aveva pagato così tanto per tenere al sicuro sua madre e Cooper.
“”Tua madre deve essere molto intelligente, allora,” disse Nesta. “E resiliente.”
“Già,” fece Bryce, il petto che le faceva male. “È una spina nel fianco, ma devo molto di ciò che sono a lei. Tua mamma anche deve essere fiera di tutta la tua… cazzutaggine.”
La schiena di Nesta si irrigidì. “Mia madre si rivolterebbe nella tomba se sapesse che sono una guerriera, se sapesse che indosso i pantaloni tutti i giorni e che sono legata ad un maschio Fae. Non so dire cosa l’avrebbe schifata di più: se avessi sposato un uomo umano e povero, o quello che sono diventata ora.”
Bryce sussultò. “Mi sembra che fosse proprio una perdente. Senza offesa.”
La bocca di Nesta si contorse in un sorriso ironico. “Nessuna offesa.”
Bryce indicò Azriel con il mento. “Tu pure hai il malinconico aspetto di uno con una madre tremenda. Ti va di raccontare?”
Nesta sbuffò. “Az non parla mai di sua madre, e nemmeno i nostri amici, quindi immagino sia anche peggio.”
L’Illyrian ringhiò piano, “Mia madre è tutt’altro che tremenda.”
Nesta si tese, come se fosse sorpresa di ricevere un tale responso da lui. “Stavo scherzando, Az. Non sapevo nemmeno…”
“Non voglio discuterne,” la interruppe freddamente Azriel.
Bryce non si perse il bagliore ferito negli occhi di Nesta. Tentando di salvare la conversazione, disse, “Be’, per quello che vale, anche la mia migliore amica, Danika, aveva una mamma di merda.”
“Non ne ho il monopolio,” disse piattamente Nesta, che ancora si stava ricomponendo dopo la sfuriata di Azriel.
Bryce fece un sorriso. “Danika diceva che forma il carattere.” E all’espressione chiusa di Nesta, si trovò a dire, “Penso avesse ragione, in un certo senso. Penso che la crudeltà di sua madre l’avesse resa una persona più gentile, premurosa. Ha visto come Sabine trattava gli altri, e ne era così disgustata da voler diventare l’opposto. Danika viveva nel terrore di diventare come sua madre.”
Nesta non disse altro, ma, lì. Un debole cenno. Come se avesse compreso. Come se avesse vissuto con quella paura ogni giorno.
L’acqua continuò a fare drip-drip-drip nuovamente nel silenzio pesante.
“Quindi quel… tuo telefono,” disse improvvisamente Nesta, come se fosse impaziente di cambiare argomento per il bene di tutti. “Hai detto che contiene della musica?”
Bryce pescò il telefono dalla tasca posteriore, la sua luminosità era intensa contro quella lieve della sua luce stellare. “Già. Ho la mia intera libreria musicale qui dentro.”
L’orologio sul suo telefono segnava le 3:56 del mattino. Le girò la testa. Era quello l’orario lì? O a casa? Che giorno era lì, o laggiù? Per quanto tempo Hunt e Ruhn erano stati…
Spinse i pensieri fuori dalla mente.
“Posso… sentire un po’ della tua musica?” la domanda di Nesta era tentativa, come se fosse stata a disagio a fare una richiesta così personale.
Bryce le fece un mezzo sorriso. “Certo. Che tipo di musica vi piace?”
Al loro silenzio confuso, Bryce continuò, “Classica, dance, jazz… okay, chiaramente queste parole non significano nulla per voi.”
“Metti la musica che rappresenta meglio il tuo mondo,” disse Nesta.
“Penso che Midgard potrebbe entrare in un’altra guerra per questo,” fece Bryce. “Ma vi metto la mia preferita, almeno.”
Fece una smorfia notando la batteria che scendeva, ben consapevole che mettere la musica l’avrebbe prosciugata, ma la brama di un assaggio di casa superava l’apprensione.
Bryce scorse tra la musica finché non selezionò un duo folk che le venne subito in mente: Josie e Laurel. La mano le tremò un po’ all’importanza di scegliere quale delle loro svariate canzoni mettere, quale sarebbe stata la loro prima canzone ad essere ascoltata su quel pianeta. Le sue preferite cambiavano a seconda del suo umore, dell’attuale fase di vita. Alla fine, scelse di pancia.
Stone Mother cominciò, la batteria rullava e batteva, compensando la chitarra, selvaggia e al contempo delicata. E poi la voce di Josie riempì il tunnel, aspra, ma alta, accentuata dai cori dolci e chiari di Laurel. Il suono era straniero, semplice, perseguitante. Nel giro di poche note, Bryce era tornata nella sua cameretta d’infanzia a Nidaros, stravaccata sul tappeto, lasciando che il suono della musica le passasse sopra per la prima volta.
Poi era sulle secche colline di Valbara, circondata da ulivi. Dopo sulla banchina costeggiata da palme lungo l’Istros. Poi con Danika. Poi da sola.
Infine con Hunt.
Quella canzone l’aveva accompagnata durante tutto quello, attraverso gli anni di dolore e vuoto e ricostruzione. L’aveva portata dalla luce all’oscurità e di nuovo alla luce.
Le armonie quasi spettrali echeggiavano contro le pietre, fino a quando la roccia sembrò cantare.
E quando finì, il silenziò riprese. Gli occhi di Nesta erano ampi. “È stato bellissimo,” disse infine. “Non ho capito una parola, ma l’ho sentito.”
Bryce annuì, sofferente al pensiero di casa, dei volti che la canzone le aveva portato alla mente. “Questo era un genere di musica folkloristica, country. Ma questa è quella che chiamiamo musica classica, roba che viene suonata in grandi saloni. La mia amica Juniper danza a questo genere di cose al Crescent City Ballet. Anche io danzavo, però… lunga storia. Questa era una delle mie danze preferite. È di un balletto chiamato The Glass Coffin.” Bryce premette di nuovo avvia, e i violini cominciarono.
Di nuovo, Nesta era silenziosa, le ginocchia al petto, fissando l’oscurità. Come se stesse dedicando ogni parte di sé all’ascolto.
“Questa sembra della nostra musica,” mormorò Azriel. Nesta lo zittì.
Bryce batté il piede a ritmo della melodia, leggendo le espressioni che attraversavano il viso di Nesta mentre la musica continuava. Meraviglia e curiosità, gioia, e desiderio. Nesta sembrava vibrare con la musica, nonostante non si movesse affatto. Come se prendesse vita solo ascoltandone il suono.
Quando il pezzo finì, il roboante finale fragoroso nella caverna, Nesta incontrò lo sguardo di Bryce e disse, “Anche a me piace danzare.” Era un piccolo pezzo di sé stessa, ma offerto volontariamente. Bryce sentì il cuore scaldarsi per la guerriera, solo un po’.
“Sì?”
Ma Nesta indicò di nuovo il telefono. “Mettine ancora, per favore.”
E Bryce lo fece.
Due ore dopo, stavano di nuovo camminando. Forse Azriel era stato abbastanza interessato alla musica da permettere loro di trattenersi. Bryce aveva messo un campione di ogni genere che le era venuto in mente. Nesta si era portata le mani alle orecchie alle urla e lamenti del death metal, ma Azriel aveva sogghignato.
Probabilmente sarebbe andato d’accordo con Ruhn e i suoi amici idioti.
Nesta aveva preferito la roba classica, ed entrambi erano intrigati dalla musica da club pulsante e martellante. “È a questo che ballate nel tuo mondo?” chiese Nesta. Bryce non era riuscita a capire se fosse intrigata o sconcertata. Azriel almeno sembrava apprezzare.
Ma ora erano tornati di nuovo al silenzio, camminando di fianco a un’incisione dietro l’altra. Dovevano starsi avvicinando a… qualunque cosa li attendesse in fondo a quel tunnel.
E se avessero camminato e camminato senza trovare qualcosa? A che punto avrebbero deciso di rinunciare? La stella di Bryce continuava ad essere luminosa, puntando in avanti, ma cosa sarebbe successo se non la stava interpretando in maniera giusta? Forse il suo istinto si sbagliava.
Forse non era stata mandata lì da Urd. Forse era stata tutto un’enorme stronzata cosmica.
Un gigantesco errore.
La gola di Bryce si strinse. Aveva cercato di non pensare a cosa stava succedendo a Hunt e Ruhn, ma nella continua oscurità dei tunnel, la paura le tornò. Erano al sicuro? Erano ancora vivi?
“La musica nel tuo mondo,” disse improvvisamente Nesta, interrompendo i pensieri tragici di Bryce. “È semplicemente disponibile per tutti?”
“In un certo senso? C’è una specie di… libreria non fisica fatta da macchinari che possono conservare tutte le informazioni del mondo. Musica, arte, libri, tutto. Quindi sì, puoi trovare qualunque canzone, qualunque brano, e ascoltarlo quando vuoi.”
“Avete delle meraviglie nel tuo mondo.” Disse Nesta.
Azriel aggiunse da un paio di passi più indietro rispetto a loro, “E orrori.”
Bryce grugnì in assenso. “Sono certa che ne avete anche voi.”
“È così,” disse mestamente Azriel.
Bryce riempì il buco di ciò che lui non avrebbe rivelato. “Ma non avete mai visto cose come pistole o bombe, giusto?” Supponeva che fosse così, dato che erano sembrati sconvolti quando aveva mostrato loro le sue memorie nella sfera Veritas.
“Sono stati gli Asteri ad inventare quelle armi?” chiese cupo Azriel.
“No. È stato qualche altro coglione malato,” mormorò Bryce. “Ma ora sono ovunque.”
“Dovrebbero essere distrutte tutte.”
“Sì. Non portano nulla di buono al mondo.” Bryce inclinò la testa di lato. “Quindi voialtri avete spade e cose così?”
“Una cosa del genere.” disse evasivo Azriel. Chiaramente non l’avrebbe illuminata sulle loro difese.
“E la vostra magia è…”
“Non insistere,” disse Azriel, una punta di quel gelo di prima gli entrò nella voce.
Le labbra di Nesta si assottigliarono a quel tono, come se stesse ricordandosene anche lei. Come se non le andasse bene.
“Okay, okay,” fece Bryce. “Ma sarebbe bello sapere qualcosa del vostro mondo. O di voi.”
Entrambi restarono in silenzio.
Bryce chiese a Nesta, “Hai un compagno, giusto?” Fece un cenno verso Azriel. “E tu?”
“No,” disse velocemente Azriel, la voce piatta.
“Una partner o moglie?
“No.”
Bryce sospirò. “Okay, allora.”
Le ali di Azriel si contrassero “Sei un’impicciona incurabile.”
“Credo che sia la cosa più carina che tu abbia detto su di me.” Bryce gli fece l’occhiolino. “Ascolta, è solo che… sono curiosa. Voi no?”
Azriel non rispose, ma Nesta disse, “Sì. Lo siamo.”
Bryce fece passare una mano su una delle incisioni, una giovane ragazza seduta su un fungo velenoso, un segugio spaparanzato sul terreno di fianco a lei. “Trovo pazzesco come, in quindicimila anni, abbiamo sviluppato qualunque tipo di tecnologia e il vostro mondo è ancora, sapete, così.” Indicò i loro vestiti, la caverna. Gli occhi di Nesta si assottigliarono, e Bryce aggiunse in fretta, “Mi sto semplicemente chiedendo perché cambiamenti simili non siano successi qui. Voglio dire, noi avevamo gli Asteri, ma molte delle nostre invenzioni non sono venute da loro.”
“Forse è stato il risultato di così tanti mondi che si sono mischiati assieme a Midgard,” suggerì Nesta. “Ognuno ha portato le proprie conoscenze. Unendosi, avranno capito come fare. Da soli, forse, non ci sarebbero riusciti.”
“Forse. Ma avevamo anche la primaluce, una risorsa di potere comune. Voi non l’avete qui. Solo potere individuale.” Certo, il potere comune di Midgard c'era grazie agli Asteri. Era una cosa buona o cattiva? Bryce non iniziò nemmeno a chiederselo. I suoi sentimenti su ciò erano un garbuglio incasinato di gratitudine e rabbia.
Nesta chiese, “Pensi che senza primaluce, il tuo mondo diventerebbe come il nostro?”
Bryce ci pensò. “Non vedo un altro modo per caricare le nostre macchine o i telefoni, quindi… probabilmente.”
Azriel chiese, “Le pistole hanno bisogno di primaluce?”
“No,” disse Bryce. “E nemmeno alcune delle bombe ne hanno bisogno.”
Il peso dell’oscurità era opprimente. “Quei mali resteranno a Midgard per sempre, anche senza primaluce.”
“E la gente continuerebbe a uccidersi a vicenda, anche senza quelle armi.” Nesta disse gravemente. “I malvagi troveranno sempre un modo per ferire e fare del male.”
“È questa la parte dove mi ricordate che voialtri troverete sempre un modo per ferire e fare del male a me se faccio un passo falso?”
“Sì,” disse piano Azriel. “Ma questa è anche la parte in cui ti dico che di solito siamo noi quelli che cercano un modo per fermare quella gente malvagia.”
“Non è un po’ troppo rivelatore?” Stuzzicò Bryce. “Dovreste mantenere l’immagine dei grandi stronzi cattivi. Non dirmi che siete un gruppo di brava gente che combatte il crimine.”
“Puoi fare del bene,” la avvertì Azriel, “anche se sei cattivo.”
Bryce fischiò. “Conosco diversi maschi a casa che potrebbero solo sognarsi di dire una frase simile in modo così figo.”
Nesta ridacchiò. “Ne conosco un po’ anche io.”
Azriel lanciò uno sguardo incredulo a Nesta. Ma Nesta stava sogghignando verso Bryce.
Bryce sorrise di rimando. “Ego maschile: una costante universale.”
Nesta rise di nuovo. “Se non fossi nostra prigioniera,” le disse, scuotendo il capo, “credo che mi piacerebbe definirti un’amica, Bryce Quinlan.”
Bryce non sapeva perché quelle parole colpirono qualcosa nel suo profondo.
“Già,” disse roca Bryce. “Lo stesso vale per me.”
Camminarono ancora in silenzio, ma non era più teso. C’era qualcosa… di più leggero. Anche solo per un momento. Come se loro non fossero i suoi carcerieri, ma piuttosto i suoi compagni.
Bene. In quel mondo, almeno, i Fae non erano così male. Chiaramente avevano la loro dose di stronzi Fae anche lì, ma Nesta… a Bryce non dispiaceva.
Era spiacevole, davvero. Bryce era sempre stata fiera di provare risentimento nei confronti di qualunque Fae, suo fratello e i suoi idioti di amici erano una rara eccezione, ma questi due sconosciuti, e ciò che aveva messo assieme riguardo la gente attorno a loro…
Sembravano persone decenti, a cui importava e che si volevano bene a vicenda.
Non era nemmeno sicura che i Fae di Midgard sapessero il significato della parola amore. La definizione di essa del Re dell’Autunno aveva lasciato una piccola cicatrice sul viso di sua mamma.
Ma questi Fae erano diversi.
Importava? I Fae di Midgard non erano un suo problema, e non voleva che lo fossero, ma se avessero potuto essere molto di più? Un tale cambiamento era possibile?
“Ti piace?” chiese Bryce a Nesta all’improvviso. “Essere Fae?”
“All’inizio no,” disse piatta Nesta. “Ma ora sì.”
Azriel sembrò ascoltare attentamente.
Nesta continuò, “Sono più forte, più veloce. Più difficile da uccidere. Non ci vedo lati negativi in questo.”
“E la durata di vita praticamente immortale non è così male, eh?” la stuzzicò Bryce.
“Mi sto ancora abituando all’idea,” fece Nesta, gli occhi puntati sul tunnel di fronte a loro. “Quel tempo è così… vasto. La quotidianità contro l’estensione nei secoli.” Spostò la propria attenzione su Azriel. “Come fai a gestirlo?”
Lui rimase in silenzio per un momento prima di rispondere, “Trova delle persone che ami, fanno passare il tempo in fretta.” Catturò l’attenzione di Nesta, dicendo con un’ombra di scuse, “Soprattutto se ti perdoneranno quando ogni tanto ti arrabbi con loro per cose di cui non hanno colpa.”
Qualcosa sembrò intenerirsi negli occhi di Nesta, sollievo, forse, al ramo di ulivo porto. Lei disse piano, tentativamente, “Non c’è nulla da perdonare, Az.”
Ma le parole di lui avevano alleggerito la tensione rimanente. E le successive finirono completamente il lavoro mentre faceva l’occhiolino a Nesta. “E mi è stato detto che anche i bambini fanno volare il tempo.”
Nesta alzò gli occhi al cielo, ma Bryce non si perse il bagliore in essi. Nesta era disposta a stare al gioco, per tornare alla loro normale dinamica. Ammise, “Non saprei nemmeno come crescerlo, un bambino.” Indicò sé stessa. “Cresciuta da una madre terribile, ricordi?”
“Non significa che anche tu la sarai.” Azriel disse dolcemente.
Nesta rimase zitta per un istante, poi ammise, “Mia madre era anche peggio con Feyre, e mia sorella è diventata…” Cercò la parola adatta. “Una madre perfetta.”
“Non esiste una madre perfetta.” Si intromise Bryce. “Giusto che tu lo sappia.”
“Proprio tua madre sembra abbastanza perfetta,” disse secca Nesta.
“Santi numi, no,” disse Bryce, ridendo. “Ma sarebbe la prima a dirlo. La perfezione è un ideale ingiusto da imporre a chiunque. Mia madre me l’ha insegnato, in realtà.”
Bryce deglutì a fatica, pensando a Ember. Gli Asteri le avevano dato la caccia e uccisa? Se Bryce fosse mai tornata a casa… sua madre sarebbe stata lì?
Nesta posò una mano sulla spalla di Bryce, sembrava consolatoria, in qualche modo. Come se avesse sentito tutto quello che passava per la mente di Bryce, il panico che le batteva nel cuore.
“Che c’è?” Bryce chiese, guardando la femmina.
Nesta indicò la tasca di Bryce. “Possiamo ascoltare un altro po’ della tua musica?”
Era un’offerta amichevole, decisamente intesa per tirare fuori Bryce dalla sua malinconia. Una gentilezza da una femmina che chiaramente non era abituata a tali dimostrazioni. Bryce ripescò il suo telefono.
La batteria stava scendendo verso la zona rossa. Presto sarebbe morta. Ma per questo… poteva risparmiarla.
“Cosa volete ascoltare?” Chiese Bryce, aprendo la sua libreria musicale.
Nesta ed Azriel si scambiarono uno sguardo, e il maschio rispose un po’ imbarazzato, “La musica che avete nelle vostre sale di piacere.”
Bryce rise, “Sei un patito dei club, Azriel?”
Lui la guardò in cagnesco, guadagnandosi un sorrisetto da parte di Nesta, ma Bryce mise uno dei suoi brani preferiti su cui ballare, un vigoroso miscuglio del martellante basso e dei sassofoni, di tutte le cose. E mentre i tre camminavano nell’oscurità senza fine, avrebbe potuto giurare di aver visto Azriel muovere la testa a ritmo di musica.
Nascose il suo sorriso e mise una canzone dopo l’altra, fino a quando la batteria del suo telefono non arrivò agli sgoccioli. Fino a quando quell’ultimo bellissimo legame con Midgard si spense e morì.
Niente più musica. Niente più foto di Hunt.
Ma la musica sembrava rimanere, come un’eco fantasma nella caverna.
E ad ogni miglio, poteva sentire Azriel canticchiare piano tra sé e sé. L’ondeggiante melodia selvaggia di Stone Mother fluiva dalle sue labbra, e avrebbe potuto giurare che persino le sue ombre danzassero al suono.
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