#Discoteche a Bologna
Explore tagged Tumblr posts
campadailyblog · 4 months ago
Text
Discoteche Bologna: I Top Locali Notturni nella Città dei Portici
Bologna è una delle città più vivaci d’Italia. È famosa per la sua storia, cultura e vita notturna. Qui, troverai molti discoteche e locali notturni per divertirti. Da club esclusivi a bar accoglienti, ogni angolo di Bologna offre posti unici per divertirsi. Il centro storico, con i suoi portici, è il cuore della vita notturna. Qui, giovani e visitatori si incontrano per divertirsi. Per saperne…
0 notes
Text
Tumblr media
1977...
il 16 Agosto a 42 anni, se ne andava Elvis Presly; debuttavano sulla scena musicale : Depeche Mode, Dire Straits;Peter Gabriel; Police. Al cinema, Saturday Fever con la colonna sonora dei Bee Gees, musica che ha fatto sognare un’intera generazione di giovani e di meno giovani, lancia nel mondo delle discoteche la disco music. È l'anno della Punk Music per antonomasia, un nuovo stile di vita e un nuovo modo di fare musica anticommerciale che porta ad un vero e proprio boom di etichette indipendenti.
Muore a 88 anni l’ultimo re del cinema: Charlot CHARLOT ( CHARLIE CHAPLIN )
I registi PAOLO E VITTORIO TAVIANI colgono il primo successo di pubblico e di critica presentando il film Padre padrone. E' tratto dal romanzo di Gavino Ledda, autobiografico. Un pastorello sardo è strappato dalla scuola dal padre brutale per farne un pastore di pecore. La caparbia volontà del ragazzo nel voler ad ogni costo conoscere lo porterà a sfidare il destino che lo attende, studiando, emancipandosi fino ad arrivare a diventare professore universitario. Se la lotta interiore per arrivare a questo traguardo è complessa, quella di ritornare, una volta adulto, a riappropriarsi della cultura della propria terra è ancora più sofferta. Il messaggio che porta è che l'uomo può attraverso la cultura modificare la realtà che lo circonda e abbattere pregiudizi arcaici.
TV - LA MALFA dopo aver lottato per anni per la non introduzione in Italia della televisione a colori ritenendola un incentivo alle spese voluttuarie degli italiani, é al capolinea. La televisione a colori così, prende l'avvio e, la RAI, inizia le trasmissioni regolari il 24 febbraio di quest'anno.
Insomma un’anno in divenire…(le previsioni del futuro sono le più difficili da fare – prima vengono le piccole bugie, poi quelle grandi infine viene la statistica, così si diceva in facoltà di matematica.)
il 1977 è stato forse il più burrascoso e travagliato del dopoguerra italiano. Nell'arco di pochi mesi, e in particolare tra il marzo e il maggio, decine di migliaia di giovani si sono presi la scena: hanno occupato università , fondato giornali, radio e fanzine, hanno contestato tutto ciò che era "vecchio", compresi i fratelli maggiori del 1968! sono scesi in piazza con la faccia dipinta da indiani metropolitani o con la P38 nel giubbino. Il cosiddetto movimento del '77 non è stata solo la più massiccia ondata di contestazione giovanile: E’ stato al tempo stesso un epilogo, il canto del cigno nella stagione politica inaugurata dell'autunno caldo del '69, e un prologo, la fine delle ideologie e di una vecchia Italia divisa (ancora per poco) tra Dc e Pci, impiegati e operai. Una miscela di violenza, estremismo, nichilismo, di cui faranno bottino i gruppi armati, ma anche di creatività , spontaneità , modernizzazione. Nei giorni turbolenti di quel movimento, aperto di fatto dalla contestazione alla prima della Scala del dicembre '76 e chiuso dalla grande adunata "contro la repressione" di Bologna, sono rimasti sull'asfalto giovani dimostranti e giovani poliziotti, hanno convissuto aspiranti terroristi e pubblicitari in erba, gli ultimi leninisti e i primi buddisti, "streghe" e disincantati dj, che con la creazione di slogan anti-conformisti e nuovi mezzi di comunicazione (le radio libere) hanno chiuso l'era del ciclostile e anticipato quella della tv commerciale e del marketing creativo. In due sole parole : gli anni ’80.
0 notes
sounds-right · 1 year ago
Text
Tumblr media
Intervista con Max Magnani (Acetone): i dj devono essere al passo con i tempi
ACETONE, label italiana creata appena un anno fa e dedicata soprattutto alla musica funky house, cresce. Su Beatport, l'e-shop musicale più utilizzato dai dj di tutto il mondo e non solo.  Dopo aver conosciuto i suoi creatori Maurizio Nari, Jens Lissat e pure un personaggio chiave come Steve Tosi (bit.ly/Acetone1), abbiamo parlato con altri due dj producer  fondamentali per la label, ovvero Sandro Puddu e Giorgio V (bit.ly/Acetone2). 
Adesso invece raccontiamo almeno un po' la musica di un altro degli artisti in forza ad ACETONE, ovvero Max Magnani. "Il progetto ACETONE credo funzioni perché tutti noi artisti abbiamo un sound riconducibili alle stesse radici musicali, ma ognuno di noi poi ha la sua personalità, qualcosa che lo contraddistingue", racconta Max Magnani. 
Come è nato il rapporto con ACETONE?
Avevo già fatto diverse produzioni, ma in ACETONE ho trovato il team giusto, quegli stimoli che aiutano a crescere. C'è una bella sinergia. Con gli amici, si sa, si lavora meglio. 
Quello che colpisce chi ascolta è l'idea sonora comune che hanno tutte le produzioni della label... 
E' vero, come dicevo le radici sonore di noi artisti sono vicine. Credo però, che restando proprio al suono, vada sottolineata anche la qualità. Oggi si possono anche fare dischi in "cameretta", con un pc, un programma e due casse e via... solo che poi però si sente la differenza con dischi che invece vengono realizzati con apparecchiature che valgono decine di migliaia di euro. Le idee vanno sempre realizzate nel modo giusto, sennò non funzionano. 
Come lavorate in studio?
Diciamo prima di tutto che lavoriamo tanto! Il groove del mio nuovo singolo "Kill the Groove", che esce l'1 settembre '23, l'abbiamo rifatto tante volte, se ricordo bene almeno sei. Dopo aver creato la prima versione, io e Steve Tosi l'abbiamo mandata a Maurizio Nari e Jens Lissat e piano piano, grazie ai loro feedback ed altre idee, siamo arrivati a una traccia che convince tutti. E' un pezzo molto happy, che dà energia, in puro stile funky house. E' un genere che ha chiaramente diversi riferimenti al passato, ma il sound viene sempre aggiornato in modo che sia attuale. 
Ci racconti un po' del tuo percorso musicale? 
Ho iniziato a 18 anni, facendo ballare feste private, con i vinili e dopo tanti anni sono ancora in console. Di giorno oggi faccio un altro lavoro, sono commercialista nel mio studio di Bologna, ma nel tempo ho suonato e suono in molti dei locali della città e non solo (Atlantico, Matis, Downtown, Sloppy Joe, etc).
Lavori ancora con i vinili? 
No, non amo molto il revival; mi annoia. Oggi abbiamo macchine automatiche e pure i piloti di Formula 1 guidano con il cambio al volante. Se un tempo per cambiare marcia era necessario fare la 'doppietta', oggi non lo è più... ma guidare bene, andare forte, è ancora difficilissimo. Anzi, la tecnologia si evolve sempre più velocemente, chi non si aggiorna resta indietro. Credo che i dj debbano essere al passo con i tempi. 
Come vedi il livello musicale oggi? Molti si lamentano... 
C'è così tanta bella musica nuova in giro. C'è, è vero, una 'overdose' di produzione musicale, ma basta sapere ascoltare per scoprire nuovi artisti, nuove sonorità. Anche in ambito house e vocal house la qualità oggi non manca, solo che bisogna cercarla e la cosa costa fatica. 
Che musica sta funzionando, in quest'estate 2023? 
Piace il sound latin tech, ovvero brani con una cassa vicina alla techno che però suonano anche un po' latini. E poi c'è Bob Sinclar, che propone belle cose afro tech. Ripeto, il passato musicale sarà splendido per sempre, ma anche oggi le belle cose non mancano. 
Come vedi il ruolo del dj tra vent'anni?
Sarò un romantico, ma credo che l'intelligenza artificiale non potrà mai sostituire i dj. E' cambiato poi il modo di vivere la musica: se ci sono oggi poche discoteche, ci sono infiniti aperitivi in cui spesso si possono proporre sonorità interessanti. E' vero, alcuni gestori non hanno ancora capito che un professionista della musica va remunerato come tale. Per fortuna c'è anche chi invece fa scelte diverse. Probabilmente, alla fine della serata, incassa anche di più.
//
Max Magnani su Instagram
https://www.instagram.com/max_magnani/
0 notes
djs-party-edm-italia · 1 year ago
Text
Tumblr media
Max Magnani (Acetone): i dj devono essere al passo con i tempi
ACETONE, label italiana creata appena un anno fa e dedicata soprattutto alla musica funky house, cresce. Su Beatport, l'e-shop musicale più utilizzato dai dj di tutto il mondo e non solo.  Dopo aver conosciuto i suoi creatori Maurizio Nari, Jens Lissat e pure un personaggio chiave come Steve Tosi (bit.ly/Acetone1), abbiamo parlato con altri due dj producer  fondamentali per la label, ovvero Sandro Puddu e Giorgio V (bit.ly/Acetone2). 
Adesso invece raccontiamo almeno un po' la musica di un altro degli artisti in forza ad ACETONE, ovvero Max Magnani. "Il progetto ACETONE credo funzioni perché tutti noi artisti abbiamo un sound riconducibili alle stesse radici musicali, ma ognuno di noi poi ha la sua personalità, qualcosa che lo contraddistingue", racconta Max Magnani. 
Come è nato il rapporto con ACETONE?
Avevo già fatto diverse produzioni, ma in ACETONE ho trovato il team giusto, quegli stimoli che aiutano a crescere. C'è una bella sinergia. Con gli amici, si sa, si lavora meglio. 
Quello che colpisce chi ascolta è l'idea sonora comune che hanno tutte le produzioni della label... 
E' vero, come dicevo le radici sonore di noi artisti sono vicine. Credo però, che restando proprio al suono, vada sottolineata anche la qualità. Oggi si possono anche fare dischi in "cameretta", con un pc, un programma e due casse e via... solo che poi però si sente la differenza con dischi che invece vengono realizzati con apparecchiature che valgono decine di migliaia di euro. Le idee vanno sempre realizzate nel modo giusto, sennò non funzionano. 
Come lavorate in studio?
Diciamo prima di tutto che lavoriamo tanto! Il groove del mio nuovo singolo "Kill the Groove", che esce l'1 settembre '23, l'abbiamo rifatto tante volte, se ricordo bene almeno sei. Dopo aver creato la prima versione, io e Steve Tosi l'abbiamo mandata a Maurizio Nari e Jens Lissat e piano piano, grazie ai loro feedback ed altre idee, siamo arrivati a una traccia che convince tutti. E' un pezzo molto happy, che dà energia, in puro stile funky house. E' un genere che ha chiaramente diversi riferimenti al passato, ma il sound viene sempre aggiornato in modo che sia attuale. 
Ci racconti un po' del tuo percorso musicale? 
Ho iniziato a 18 anni, facendo ballare feste private, con i vinili e dopo tanti anni sono ancora in console. Di giorno oggi faccio un altro lavoro, sono commercialista nel mio studio di Bologna, ma nel tempo ho suonato e suono in molti dei locali della città e non solo (Atlantico, Matis, Downtown, Sloppy Joe, etc).
Lavori ancora con i vinili? 
No, non amo molto il revival; mi annoia. Oggi abbiamo macchine automatiche e pure i piloti di Formula 1 guidano con il cambio al volante. Se un tempo per cambiare marcia era necessario fare la 'doppietta', oggi non lo è più... ma guidare bene, andare forte, è ancora difficilissimo. Anzi, la tecnologia si evolve sempre più velocemente, chi non si aggiorna resta indietro. Credo che i dj debbano essere al passo con i tempi. 
Come vedi il livello musicale oggi? Molti si lamentano... 
C'è così tanta bella musica nuova in giro. C'è, è vero, una 'overdose' di produzione musicale, ma basta sapere ascoltare per scoprire nuovi artisti, nuove sonorità. Anche in ambito house e vocal house la qualità oggi non manca, solo che bisogna cercarla e la cosa costa fatica. 
Che musica sta funzionando, in quest'estate 2023? 
Piace il sound latin tech, ovvero brani con una cassa vicina alla techno che però suonano anche un po' latini. E poi c'è Bob Sinclar, che propone belle cose afro tech. Ripeto, il passato musicale sarà splendido per sempre, ma anche oggi le belle cose non mancano. 
Come vedi il ruolo del dj tra vent'anni?
Sarò un romantico, ma credo che l'intelligenza artificiale non potrà mai sostituire i dj. E' cambiato poi il modo di vivere la musica: se ci sono oggi poche discoteche, ci sono infiniti aperitivi in cui spesso si possono proporre sonorità interessanti. E' vero, alcuni gestori non hanno ancora capito che un professionista della musica va remunerato come tale. Per fortuna c'è anche chi invece fa scelte diverse. Probabilmente, alla fine della serata, incassa anche di più.
//
Max Magnani su Instagram
https://www.instagram.com/max_magnani/
0 notes
tarditardi · 1 year ago
Text
Tumblr media
Intervista con Max Magnani (Acetone): i dj devono essere al passo con i tempi
ACETONE, label italiana creata appena un anno fa e dedicata soprattutto alla musica funky house, cresce. Su Beatport, l'e-shop musicale più utilizzato dai dj di tutto il mondo e non solo.  Dopo aver conosciuto i suoi creatori Maurizio Nari, Jens Lissat e pure un personaggio chiave come Steve Tosi (bit.ly/Acetone1), abbiamo parlato con altri due dj producer  fondamentali per la label, ovvero Sandro Puddu e Giorgio V (bit.ly/Acetone2). 
Adesso invece raccontiamo almeno un po' la musica di un altro degli artisti in forza ad ACETONE, ovvero Max Magnani. "Il progetto ACETONE credo funzioni perché tutti noi artisti abbiamo un sound riconducibili alle stesse radici musicali, ma ognuno di noi poi ha la sua personalità, qualcosa che lo contraddistingue", racconta Max Magnani. 
Come è nato il rapporto con ACETONE?
Avevo già fatto diverse produzioni, ma in ACETONE ho trovato il team giusto, quegli stimoli che aiutano a crescere. C'è una bella sinergia. Con gli amici, si sa, si lavora meglio. 
Quello che colpisce chi ascolta è l'idea sonora comune che hanno tutte le produzioni della label... 
E' vero, come dicevo le radici sonore di noi artisti sono vicine. Credo però, che restando proprio al suono, vada sottolineata anche la qualità. Oggi si possono anche fare dischi in "cameretta", con un pc, un programma e due casse e via... solo che poi però si sente la differenza con dischi che invece vengono realizzati con apparecchiature che valgono decine di migliaia di euro. Le idee vanno sempre realizzate nel modo giusto, sennò non funzionano. 
Come lavorate in studio?
Diciamo prima di tutto che lavoriamo tanto! Il groove del mio nuovo singolo "Kill the Groove", che esce l'1 settembre '23, l'abbiamo rifatto tante volte, se ricordo bene almeno sei. Dopo aver creato la prima versione, io e Steve Tosi l'abbiamo mandata a Maurizio Nari e Jens Lissat e piano piano, grazie ai loro feedback ed altre idee, siamo arrivati a una traccia che convince tutti. E' un pezzo molto happy, che dà energia, in puro stile funky house. E' un genere che ha chiaramente diversi riferimenti al passato, ma il sound viene sempre aggiornato in modo che sia attuale. 
Ci racconti un po' del tuo percorso musicale? 
Ho iniziato a 18 anni, facendo ballare feste private, con i vinili e dopo tanti anni sono ancora in console. Di giorno oggi faccio un altro lavoro, sono commercialista nel mio studio di Bologna, ma nel tempo ho suonato e suono in molti dei locali della città e non solo (Atlantico, Matis, Downtown, Sloppy Joe, etc).
Lavori ancora con i vinili? 
No, non amo molto il revival; mi annoia. Oggi abbiamo macchine automatiche e pure i piloti di Formula 1 guidano con il cambio al volante. Se un tempo per cambiare marcia era necessario fare la 'doppietta', oggi non lo è più... ma guidare bene, andare forte, è ancora difficilissimo. Anzi, la tecnologia si evolve sempre più velocemente, chi non si aggiorna resta indietro. Credo che i dj debbano essere al passo con i tempi. 
Come vedi il livello musicale oggi? Molti si lamentano... 
C'è così tanta bella musica nuova in giro. C'è, è vero, una 'overdose' di produzione musicale, ma basta sapere ascoltare per scoprire nuovi artisti, nuove sonorità. Anche in ambito house e vocal house la qualità oggi non manca, solo che bisogna cercarla e la cosa costa fatica. 
Che musica sta funzionando, in quest'estate 2023? 
Piace il sound latin tech, ovvero brani con una cassa vicina alla techno che però suonano anche un po' latini. E poi c'è Bob Sinclar, che propone belle cose afro tech. Ripeto, il passato musicale sarà splendido per sempre, ma anche oggi le belle cose non mancano. 
Come vedi il ruolo del dj tra vent'anni?
Sarò un romantico, ma credo che l'intelligenza artificiale non potrà mai sostituire i dj. E' cambiato poi il modo di vivere la musica: se ci sono oggi poche discoteche, ci sono infiniti aperitivi in cui spesso si possono proporre sonorità interessanti. E' vero, alcuni gestori non hanno ancora capito che un professionista della musica va remunerato come tale. Per fortuna c'è anche chi invece fa scelte diverse. Probabilmente, alla fine della serata, incassa anche di più.
//
Max Magnani su Instagram
https://www.instagram.com/max_magnani/
0 notes
giancarlonicoli · 1 year ago
Text
14 ago 2023 12:10
L'ULTIMO COLPETTO DEL "ZANZA" – A RIMINI È PARTITO IL DIBATTITO SU COME RICORDARE IL PIÙ GRANDE CHIAVATORE DELLA RIVIERA, MAURIZIO ZANFANTI DETTO “ZANZA”, CHE VANTAVA SEIMILA CONQUISTE ED È MORTO “SUL LAVORO”, NEL 2018, MENTRE ERA A LETTO CON UNA TURISTA – LA MADRE HA CHIESTO AL COMUNE DI INTITOLARGLI UNA STRADA. L'EX GESTORE DEL “BLOW-UP”, IL NIGHT DOVE IL “VITELLONE” LAVORAVA COME PR, RILANCIA: “È POCO, SERVE ALMENO UN BUSTO, O UNA PIAZZA” – MA L'ARCIGAY NON CI STA: “È UN MITO DA CUI RIMINI DEVE STACCARSI”
Estratto dell’articolo di Marco Marozzi per il “Corriere della Sera”
«Un benefattore», si illumina l’architetto Luca Tausani, creatore di discoteche, colui che tramutò la luciferina Baia degli Angeli di Gabicce nella pacificata Baia Imperiale. Volare con Zanza, il più grande amatore della storia in bikini? «Un mito. La pubblicità di un tempo che fu. Come il Paradiso sui colli di Covignano, la discoteca da cui Umberto Eco paragonava Rimini a Los Angeles. Da anni cade a pezzi», filosofeggia Franco Sangiovanni, scrittore della Dolce Vita che dal Pavaglione di Bologna correva fino a Riccione.
[…] appare il fantasma benigno della Rimini capitale mondiale delle vacanze: Maurizio Zanfanti in arte Zanza, colui che amò «almeno seimila turiste», morto a 63 anni nel 2018, mentre faceva l’amore con una fanciulla assai più giovane. «Caduto sul lavoro», lo onorano al Gran Caffè Vergari, via Rimini, Riccione, dove superstiti latin lover si riuniscono per giocare a carte.
Zanza è la riviera che sognava di potere tutto. I pullman dai paesi scandinavi arrivavano fin davanti ai locali dove lavorava. Carichi di ragazze. Zanza era il «buttadentro». La sua mamma, Teresa Succi, ha chiesto di ricordarlo: Rimini gli dedichi una strada, almeno una targa. Ha aiutato tanto il turismo».
«Mi sembra troppo poco — rilancia Giuliano Lanzetti, figlio di Walter, il padrone del Blow up, il piccolo night dove lavorava Zanza —. Ha dato un contributo fondamentale. Non solo nei suoi trent’anni di attività: ancora oggi registi, documentaristi e inviati mi chiamano per farmi raccontare la storia di Maurizio. Gli venga dedicata una statua o un busto, sono pronto a pagarla di tasca mia, da erigere nella nuova rotonda di Bellariva che è ancora senza nome».
L’Arci Gay non ci sta. «È un mito da cui Rimini deve staccarsi», dice. La riviera della politica rimugina, Riccione è commissariata, Rimini cerca di conciliare simboli anche popolani con la grande storia di Fellini. Tutti parlano di «qualcosa da inventare per rilanciare il turismo».
Il Blow up è chiuso, scantinato buio e intrigante, Tausani voleva farci una parete su Zanfanti, «un maestro, tanti lo hanno seguito imitato, era il dopo Vitelloni». Un’epoca è finita come per l’elegante Embassy dove furoreggiava Silvio Berlusconi. Gli anni d’oro si sono ristretti anche per le discoteche sui colli. Zanza è rimasto nella leggenda.
«Aveva cominciato a 15 anni — sospira Ivano Moscato, amico di sempre —, aveva imparato le lingue nei locali, poi era andato in Svezia, Norvegia, Finlandia, si era perfezionato. Era portato. Trattava bene le donne. Era gentile». Ai giornali locali arrivano ancora lettere di protesta perché la parrocchia dove aveva fatto cresima e comunione non lo aveva voluto per il suo funerale. La Curia riminese fu costretta a un comunicato per spiegare che era stata la scelta di un prete singolo. «Italienischer Papagallo machte amore mit 6.000 fräulein» titolò la Bild .
«Una statua sarebbe un richiamo potentissimo anche per il turismo», sogna l’amico «Coccola». «Un pierre unico, uomo di pubbliche relazioni senza saperlo, che ha reinventato il mito delle riviera quando dopo i vitelloni anni 50-60 sembrava dominio dei ricchi bolognesi», storicizza il colto Tausani. […]
0 notes
scienza-magia · 1 year ago
Text
Sempre più diffuso il consumo di droghe pesanti
Tumblr media
Consumo di droga in Italia, studio dell'Istituto Negri basato sulle acque reflue: la mappa. L'analisi fa emergere che è cresciuto, tra il 2020 e il 2022, l'uso di ketamina in alcune città come Milano (da 6 a 14 mg al giorno ogni 1.000 abitanti), Bologna (da 12 a 22) e Firenze (da 8 a 18). Tra le città con più consumo pro capite di cannabis ci sono Nuoro, Cagliari e Trieste. Oggetto di studio sono stati i trend di consumo delle sostanze psicoattive "maggiori" (cocaina, amfetamina, ecstasy, metamfetamina, eroina e cannabis) e l'identificazione sul territorio dell'uso di nuovi stupefacenti. Un'indagine nazionale condotta dall'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, con il sostegno finanziario del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, ha esaminato il consumo di droghe d'abuso in Italia nel periodo 2020-2022 utilizzando le acque reflue. Nella foto, uno dei laboratori del Mario Negri. Tramite l'analisi delle tracce di scarti umani presenti nelle fogne, è stato possibile ottenere un quadro indiretto sull'uso di droghe nel Paese. Lo studio ha focalizzato l'attenzione sui pattern di consumo delle principali sostanze psicoattive, come cocaina, amfetamine, ecstasy, metamfetamine, eroina e cannabis. Inoltre, sono stati individuati e analizzati sul territorio italiano gli utilizzi di nuove sostanze psicoattive (NPS). Questo approccio di monitoraggio attraverso le acque reflue fornisce un metodo innovativo per comprendere e valutare il fenomeno del consumo di droghe, consentendo agli enti preposti di raccogliere dati preziosi per la formulazione di politiche e strategie di contrasto alle dipendenze e alla diffusione di sostanze stupefacenti nel Paese (nella foto, un laboratorio dell'Istituto Negri). Le sostanze maggiormente consumate si confermano la cannabis e i suoi derivati, con un consumo medio nazionale di 51 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti, seguite da cocaina (circa 11 dosi) ed eroina (circa 3 dosi). Consumi inferiori sono stati rilevati invece per metamfetamina, ecstasy e amfetamina che sono risultati pari o inferiori alle 0,1 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti. L'analisi ha permesso di osservare molta variabilità tra le città: per la cannabis si sono rilevati consumi maggiori di 100 dosi al giorno per 1.000 abitanti a Nuoro, Bologna, Fidenza, Cagliari, Trento e Trieste e consumi pari a 12 dosi giornaliere ogni 1.000 abitanti a Belluno. Per la cocaina, si osservano i valori maggiori di 20 dosi al giorno ogni 1.000 abitanti a Pescara, Montichiari, Venezia, Fidenza, Roma, Bologna, Merano, mentre i consumi più bassi sono a Belluno e Palermo (tra 1 e 4 dosi al giorno per 1.000 abitanti). I dati hanno permesso di rilevare anche il consumo di nuove sostanze psicoattive. L'uso della ketamina si riscontra in quasi tutte le città analizzate con una media di 5 mg al giorno per 1.000 abitanti e consumi medi sopra della media in alcuni capoluoghi quali Bologna, Cagliari, Firenze, Milano, Torino e Venezia. I consumi medi di metamfetamina sono costantie con valori più elevati a Roma. "Quanto all'ecstasy (Mdma), dopo il calo del 2020 - aggiunge Castiglioni - si nota un aumento nell'autunno del 2021 probabilmente in concomitanza con la riapertura delle discoteche dopo lo stop per la pandemia Covid". "Il progetto Acque reflue - ha spiegato Sara Castiglioni, capo del laboratorio di Indicatori Epidemiologici Ambientali del Mario Negri - ha sviluppato una rete di rilevamento che ha incluso 33 città di 20 regioni. La metodica analizza i residui metabolici delle sostanze stupefacenti nelle acque urbane arrivate ai depuratori, per stimare le sostanze vengono consumate dalla popolazione". Read the full article
0 notes
micro961 · 1 year ago
Text
Hatelander - “Jessica ti amo (RMX)”
Il nuovo singolo di Hatelander
Tumblr media
Il brano “Jessica Ti Amo RMX” è un remix del celebre singolo del fenomeno trash Canazzo.  HATELANDER riprende il ritornello della canzone originale e riscrive le strofe sulle tracce del suo trascorso amoroso. Il testo tratta in modo leggero e a tratti ironico il tema della relazione tossica. L’autore cerca nelle strofe di analizzare razionalmente la situazione, nei bridge di evitare il suo destino e infine nei ritornelli finisce per auto sabotarsi ricadendo negli stessi errori. Le sonorità vogliono riportare l’ascoltatore negli anni 2000, in cui la musica elettronica era protagonista di numerosi successi, trattando un tema senza tempo ovvero la delusione d’amore. “Jessica Ti Amo RMX” è un singolo che si adatta facilmente a spiagge, discoteche e viaggi in macchina: il ritornello rimane impresso nella mente.
 Hatelander è un musicista, scrittore ed interprete nato nel dicembre del 1999 e cresciuto a Verona. Inizia a suonare la chitarra all’età di otto anni successivamente si avvicina al mondo della scrittura e si appassiona, prosegue gli studi alle scuole medie frequentando l’indirizzo musicale e seguendo il corso di orchestra avanzato. Successivamente si trasferisce per diversi anni a Roma dove consegue il diploma di maturità al liceo scientifico Archimede. Infine conclude il suo percorso di studi con una Laurea in Arte, Musica e Spettacolo all’università di Bologna (DAMS).
 Etichetta:
Orangle Srl - www.oranglerecords.com
 Spotify: https://open.spotify.com/artist/4lspWUjqeFrVSUvgjnoilc
Instagram: https://www.instagram.com/hatelander/?hl=it
YouTube: https://www.youtube.com/channel/UCWCTJkVbZzracu8RG7REU5A
TikTok: www.tiktok.com/@hatelander
 l’altoparlante - comunicazione musicale
www.laltoparlante.it
0 notes
corallorosso · 4 years ago
Photo
Tumblr media
Ho osato dire che le piste da sci vanno chiuse e mi è arrivata una valanga di insulti (anche da due campionesse azzurre) Di Selvaggia Lucarelli (...) mi sono azzardata a scrivere che chi smania per andarsi a fare la sciatina o per mangiare un piatto di spatzle in baita, in questo momento non ha capito niente. Non ha capito che la cazzata estiva di riafferrare la normalità con arroganza, l’abbiamo pagata e la stiamo pagando ancora oggi. Che la stanno pagando anche loro. Ho scritto che questa gente così scollegata dalla realtà dovrebbe provare per due minuti la paura e l’apnea di chi vive sotto al casco col Covid e poi forse rivedrebbe le sue priorità. Da 24 ore le mie pagine Instagram e Facebook sono prese d’assalto dalla ferocia di maestri di sci, proprietari di impianti e hotel di montagna, guide, sciatori dilettanti e professionisti, montanari per scelta di vita e montanari della domenica. Una pagina Instagram da boomer gestita ovviamente da un coraggiosissimo anonimo che raccoglie 30mila appassionati di sci ha postato il mio commento scrivendo: “Cosa le auguriamo? Tra l’altro ha un cognome (Lucarelli) che si addice a tante di quelle rime che finiscono con iselli…”. Dopo pochi minuti, sono arrivati centinaia di commenti insultanti o di semplice dileggio, come quello delle due campionesse di sci Sofia Goggia e Federica Brignone, le quali anziché disapprovare il livello della discussione (Lucarelli/Piselli) e inorridire di fronte al livello dei commenti, mi hanno derisa a loro volta. Bulle tra i bulli, con i like di approvazione di tutta la caserma al completo, ben allineate con il linguaggio sessista e il cameratismo violento del web. Campionesse solo in pista, e ben lontane dall’esserlo anche fuori come, per esempio, una Federica Pellegrini che questo linguaggio social nei confronti delle donne l’ha sempre condannato (e subito). E poi maestri di sci che lavorano con i bambini che mi hanno augurato di morire, di finire con la faccia spaccata da uno scarpone, sciatori che mi hanno scritto che sono una lurida troia, che mi verranno a cercare, che mi devo ammazzare. Donne, tantissime donne, che hanno approvato gli insulti e ne hanno aggiunti di nuovi. Poi c’è chi ha spostato il tema sull’economia, ricordando che anche nel mondo dello sci c’è chi deve lavorare, c’è crisi, “testa di cazzo, da mangiare ce lo dai tu” e così via, come se chi è proprietario di palestre, di impianti sportivi, di negozi di abbigliamento, ristoranti, bar, discoteche, teatri, scuole di danza, educatori, agenti di viaggio e dipendenti annessi (gusto per fare esempi a caso) non vivessero lo stesso problema e senza sconti, da marzo ad oggi. Come se gli unici penalizzati in questa epidemia fossero loro, gli sciatori, che comunque fino all’8 marzo 2020, hanno continuato imperterriti ad affollare piste, hotel, seggiovie, contribuendo al contagio e alla lista dei morti pure quando ormai era evidente cosa stesse succedendo. Come tanti altri, certo, ma quelle immagini degli sciatori in fila, ammassati, sulle montagne sopra Bergamo alla vigilia del lockdown, a marzo, mentre Bergamo e la Val Seriana erano già lazzaretti resteranno impresse nella memoria di tutti. Inoltre, va detto, molti albergatori, guide ed altre persone che hanno o fanno attività in montagna, quest’estate hanno lavorato. Cosa che per esempio non è successa a chi ha alberghi e attività turistiche nelle grandi città come Roma, Firenze, Milano, Bologna. Gente – quest’ultima- che non lavora neppure adesso, grazie alla follia estiva che abbiamo creduto di poterci permettere. Poi certo, resta una domanda: chi pretende di lavorare oggi sulla neve o di andarsi a divertire oggi sulla neve urlando, strepitando, rivendicando diritti, pensa che tre settimane di fatturato alle stelle pagate con il riacutizzarsi dell’epidemia e con altri lockdown rigidi, che imporrano chiusure a tutti e a tutto, piste da sci comprese, possano essere un buon affare? Credono davvero, questi raffinati epidemiologi, imprenditori ed economisti, che un mese di impianti affollati e di guadagni facili ma brevi, per poi risprofondare nell’incubo delle terapie intensive piene, sia un grande affare? Dovrebbero chiedere agli imprenditori nel mondo delle discoteche o della ristorazione se quest’estate è stata un affare per TUTTO il settore o solo per quelle poche decine, forse centinaia, di imprenditori che hanno fatto gli arraffa-tutto fregandosene di chi poi avrebbe dovuto lavorare quest’inverno e si è ritrovato con la saracinesca abbassata in autunno. E inoltre, sarebbe il caso che un settore in cui per giunta è ampiamente diffuso il nero (ho chiesto a numerosi maestri di sci di raccontarmi i guadagni sulle lezioni private e non e le tasse pagate negli anni precedenti, per capire l’attuale situazione economica e i mancati guadagni, ma sono spariti nel nulla), comprendesse che l’arroganza con cui sta pestando i piedi negli scarponi, è malvista anche da altre categorie di lavoratori ben più vessate, che sono ferme da febbraio, che riprenderanno a lavorare per ultime, se sopravvivranno (le agenzie di viaggi, per esempio). E sì, certo che avete diritto ad aiuti e sussidi, come tutti, ma non all’arroganza delle pretese. Riguardo gli insulti e tutto il resto, resta solo l’amarezza di sapere che questo paese è oggi diviso a metà: c’è chi piange i morti e chi piange perché la seggiovia è ferma e aveva voglia di farsi il weekendino con gli amici. C’è chi legittimamente è in pena perché ha l’hotel vuoto e chiede sussidi, e chi ha l’hotel vuoto e chiede di fottercene tutti dell’epidemia perché, come un invasato mi ha scritto, “noi viviamo per sciare”. Per chiudere, vorrei ricordare alle due campionesse Sofia Goggia e Federica Brignone che si sono messe a partecipare alla shitstorm di migliaia di uomini contro una donna, due cosette: la prima è che sono arruolate una nella finanza e una nei carabinieri. A entrambe lo stipendio lo paghiamo noi, quindi dubito empatizzino con le partite iva degli sci. Alla Goggia ricordo anche che è bergamasca, per cui la inviterei a pensare con questo ardore alle file dei camion dell’esercito anziché a quelle con gli skipass. E a tutte e due, per finire, che l’attività agonistica finisce, quel che conta, alla fine della corsa, è che donne si è diventate. E su quest’ultimo fronte, da quel che vedo, siete ancora allo spazzaneve.
30 notes · View notes
fallimentiquotidiani · 4 years ago
Text
A Bologna abbiamo questo soggetto di una certa età, un'età indefinita.
Capello e barba folta bianca, noi lo chiamiamo: Gandalf.
È un soggetto noto per andare in tutti i locali della movida giovane bolognese e appoggiare il pacco sul culo alle giovani donzelle mentre ballano.
È stato spesso allontanato per questo, mi meraviglio che nessuno ancora gli abbia tirato una coltellata nel culo, di quelle tattiche: che non lo secchi ma gli fai male, così tanto male che il dolore diventa un tatuaggio che ogni volta ti ricorda come puoi comportarti e come no.
Alla notizia della riapertura delle discoteche dove si può ballare ma solo a due metri di distanza la prima cosa che ho pensato è stata: Ma Gandalf cosa cazzo si inventerà?
109 notes · View notes
themetamorosnsquadtwins · 5 years ago
Text
Dolcetto o Scherzetto aka la notte del citofono maledetto
Inzomma, ormai mi odierete tutty ma ecco qua, così, un po’ di sano quel-che-mi-è-quasi-successo-ieri e di metamoro. Au con ambientazione bolognese perché sì.
Enjoy
Come ogni anno, i giorni si ripetono, quasi tutti uguali. Lezioni, esami, Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi, ultimo dell’anno organizzato per l’appunto all'ultimo minuto, mare in estate, freddo bolognese in inverno e siamo tutti contenti insomma.
Questo significa che, una volta all’anno, si ripete però anche una delle notti che Ermal Meta più odia al mondo : la notte del 31 Ottobre.
Ah, Halloween.
La notte in cui le strade si riempiono di gente in costume troppo grande per fare stronzate del genere, mentre gli universitari si stipano in discoteche e bar e case a bere.
La notte dove orde di bambini con costumi ridicoli si muove in branco sorvegliata da pattuglie di genitori per suonare campanelli al grido di “dolcetto o scherzetto?” e dove, passeggiando per strada e incontrando i gruppi di adolescenti che si collocano a metà tra le due categorie di adulti e bambini e che quindi non hanno esattamente un passatempo predefinito, sorge spontanea la domanda:
“Ma questi dannati petardi non se li possono infilare nel-eh scusa ti ascolto!”
Ed eccolo lì: telefono appoggiato all’orecchio e sguardo torvo rivolto a un gruppo di suddetti adolescenti, Ermal si aggira per le strade umide della stramaledetta Bologna, cercando il loco designato per la festa.
Festa a cui non voleva andare ma a cui è obbligato a partecipare a causa della perdita di una scommessa con il suo coinquilino.
In costume, peraltro.
In costume, a una festa a cui non voleva andare, organizzata da un tipo che non conosce, per di più.
Buon Halloween, Ermal.
E la cosa migliore di tutte è che si è anche perso perché, in tutto questo, ha finito pure i giga a furia di usare il telefono causa modem rotto che nessuno si è ancora preso la briga di venire a sostituire nonostante le assillanti chiamate e mail.
Come se in quanto universitario a lui non servisse internet eh.
Perciò è da venti minuti al telefono con Marco che, da tutt’altra parte, sta cercando di guidarlo nella direzione giusta.
Ad Ermal stanno venendo i nervi
E parecchio anche.
Il fatto è che, come al solito, gli altri sono andati a sistemarsi per la festa tutti insieme e, come al solito, hanno finito ad essere in ritardo clamoroso.
L’unico più o meno in orario è lui che dopo aver passato un pomeriggio a studiare è tornato a casa, si è fatto la doccia e si è infilato il costume, costituito dal massimo che è stato disposto a mettersi: camicia bianca-ridicola a suo parere, con le maniche a sbuffo e i cordini, ma almeno è una camicia- pantaloni neri, scarpe scure e un mantello nero. La dentiera si è rifiutata di metterla.
“E per il pallore e le occhiaie sei già apposto di tuo!” aveva detto Francesco soddisfatto, guadagnandosi un’occhiataccia che avrebbe potuto ucciderlo e tumularlo seduta stante.
“Senti Dracula, svolta a destra e prova a vedere se c’è la via” si sente dire al telefono ed è sbuffando e rabbrividendo che svolta, sospirando di sollievo quando finalmente il cartello rispecchia la sua destinazione
“Sì, ci sono” afferma, iniziando a camminare “ora ce la faccio. Ci  vediamo dopo. E muovetevi” dice, prima di chiudere la chiamata e proseguire a passo di marcia verso il numero 104
Quando ci arriva, si accorge con orrore di non sapere a che campanello suonare.
O meglio, dovrebbe saperlo, ma non se lo ricorda perché non stava prestando attenzione.
Ma, a dire il vero, i campanelli provvisori sono solo due e dato che gli pare di aver capito che gli altri sono tutti fuorisede come loro, è probabile che sia uno di quelli, no?
Li osserva, cercando di decidere cosa fare, fino a che non legge un nome che gli pare di ricordare e suona
Mal che vada, sbaglia
Niente
Nessuno risponde
Irritato, suona di nuovo ed ecco che mezzo minuto dopo una voce risponde “Siiii?” in maniera scazzata mentre una musica in sottofondo quasi copre le sue parole
Ok, musica uguale festa quindi forse ha azzeccato
“Emmmm...” balbetta piano “Sono Ermal?” dice titubante “Sono un amico di Francesco lui-sono qui per la festa” spiega infine
“Si.... cesco..... esta!” risponde la voce, in quello che pensa sia un assenso alle sue parole “certo...ali pure....to piano!”
“Aspetta non ho-” cerca di dire, ma prima che possa dire che non ha capito a che cazzo di piano deve andare il citofono si chiude e il portone scatta, lasciandolo al suo destino.
Sbuffa, infreddolito, spingendolo ed entrando
Di citofonare di nuovo non ne ha voglia e poi, in teoria, non sarà difficile trovare la festa, no?
To piano. Quindi... quarto, quinto o sesto, immagina. Beh, basterà provarli tutti e tre.
Così sale in ascensore e preme il pulsante per il quarto, lanciandosi un’occhiata allo specchio e sbuffando al suo riflesso che trova piuttosto ridicolo così, mentre sembra venuto fuori da un romanzo del milleduecento. Che palle.
Al quarto piano, trova il nulla.
Fortunatamente, quando le porte dell’ascensore si aprono al quinto, sente una musica provenire da li e, sbirciando, trova una porta aperta da cui proviene suddetta musica.
Bene, ecco qua.
Esce sul pianerottolo, titubante, avvicinandosi piano alla porta, non sapendo cosa fare, se entrare o bussare o cosa, ma per fortuna ecco che dopo pochi secondi di stallo in cui si sente un coglione, qualcuno compare sulla soglia
Tale qualcuno è un ragazzo, un poco più grande di lui, le braccia nude ricoperte di tatuaggi e un buffo cappello in testa, che lo guarda, inclinando appena il capo.
Si fissano, in silenzio, prima che lui si illumini con un sorriso enorme “Sei qui per la festa tu, sì?”
Ed Ermal sospira e annuisce, sentendosi appena in imbarazzo
“Si... sono... cioè... un mio amico...io... sono Ermal” si risolve a dire, dandosi dell’idiota perché ha balbettato, tendendo la mano al ragazzo che gli sorride ancora di più mentre gliela stringe e si fa da parte per farlo passare “Fabbbbrizio, entra entra” gli fa cenno, mentre dietro di lui, dalle scale, sbucano altre persone, che sorridono e salutano entrando subito nella casa al suo seguito, Fabrizio che a sua volta ricambia strette di mani e nuovi convenevoli
Ermal si guarda attorno, appena imbarazzato, prendendo il telefono per controllare se gli altri sono in cammino, ma trova solo un messaggio di Marco che lo avvisa che sono super in ritardo. Ecco qua.
“Vieni accomodati” gli dice Fabrizio e lui, appena in imbarazzo, lo segue: guardandosi attorno si rende conto che alla festa sono quasi tutti più grandi di lui, ma non è un problema questo. Solo... non conosce nessuno
La musica suona mentre Fabrizio lo conduce in una stanza, dove sono ammucchiati zaini e cappotti vari
“Lascia pure la giacca qua” gli dice, sorridendo “il padrone di casa si sta a fa’ la doccia, però poi arriva” gli spiega poi mentre Ermal annuisce, posando la giacca
Non ha cuore di dirgli che lui, il padrone di casa, manco lo conosce
Quando ha finito segue Fabrizio in un’altra stanza, dove c’è molta più gente e un tavolo ricolmo di cibo e bevande.
“Serviti pure” raccomanda Fabrizio prima di sparire, rincorrendo un amico che lo richiama con un gesto, senza lasciare la possibilità di chiedere qualcosa
Ed eccolo la, fermo come un coglione in una stanza piena di gente sconosciuta.
Beh, tanto vale aspettare gli altri seduto su una sedia.
Ne adocchia una libera in fondo alla stanza, e ci si dirige.
Qualcuno gli fa un cenno di saluto mentre passa, qualcuno lo ignora.
Comunque, va a schiantarsi sulla sedia e guarda ancora il cellulare, senza trovarvi nulla se non la batteria quasi scarica.
Sospira, preparandosi a una lunga, lunghissima attesa
E infatti, mezz’ora dopo è ancora la, seduto sulla sedia, senza nessuno che gli parli, senza nessuno che conosce
Guarda nervosamente il telefono, con il “Prima o poi arriviamo” di Marco che risale a un quarto d’ora prima e sospira, massaggiandosi piano la base del naso
“Nun te stai a divertì molto eh?”
Alza gli occhi a quella frase, ritrovandosi davanti il ragazzo di prima, Fabrizio, che lo osserva con una birra in mano, che gli tende
“No” ammette piano “Non molto” dice sconsolato, guardandolo sedersi accanto a lui mentre recupera la birra con un “grazie” leggero
“’O vedo” risponde l’altro “non ti sei mosso da qua da quando sei arrivato... com’è che non conosci nessuno?” gli domanda cosa a cui Ermal risponde con uno sbuffo
“I miei amici devono ancora arrivare” spiega, alzando gli occhi al cielo “Sono sempre in ritardo” spiega poi, irritato, mentre la risata di Fabrizio si fa appena sentire, leggera, a quelle parole
“Un classico” dice, prima di voltarsi, per guardarlo meglio “Che dovresti essere tu?” domanda poi, indicando il suo costume
“Dracula, in teoria” replica Ermal, grattandosi appena il collo, che prude per colpa di quella camicia mentre Fabrizio lo guarda annuendo
“Il vampiro. Giusto?” chiede ed Ermal annuisce anche se è un po’ perplesso che ci sia stato bisogno di precisarlo
“E tu?” chiede poi, confuso dal suo abbigliamento: ha addosso un paio di jeans scuri e una maglia con le maniche tagliate, in vita una camicia a scacchi neri e rossi, e quello stupido cappello ancora in testa a nascondere dei ciuffi scuri. Anche sforzandosi, non riesce a capire cosa sia
A parte un gran fregno
“Io so me stesso” ride l’altro, bevendo un sorso di birra “Nun me piace molto Halloween” spiega poi mentre Ermal annuisce entusiasta
“Nemmeno a me” conferma “Mi sono dovuto vestire perché ho perso una scommessa ma sto odiando ogni minuto, credimi” dice, prima di prendere un sorso di birra a sua volta, socchiudendo gli occhi
Almeno ha da bere, ora
Voleva aspettare almeno gli altri ma... a questo punto, tanto vale. Meglio l’alcol che la solitudine.
Mentre beve, si sente lo sguardo di Fabrizio addosso per cui si rivolta per osservarlo meglio, sorridendo
“Che c’è?” chiede, allungando appena una gamba davanti a se con noncuranza, stiracchiandosi
Lo osserva, mordendosi piano il labbro, cercando di valutare le proprie opzioni
Ok forse è decisamente troppo sobrio per iniziare a flirtare pesantemente ma Fabrizio è un bel ragazzo e quantomeno gli sta parlando quindi può tastare un po’ il terreno, no?
Beh, sì.
Mal che vada... chissenefrega
E poi o è parlare con lui o è morire di noia quindi tanto vale tentarla
Anche perché, pensa, Fabrizio non gli avrà offerto una birra per pura e semplice gentilezza giusto?
“Niente” replica l’altro, scrollando le spalle e leccandosi piano le labbra “Allora...tu non sei di qui vero?” gli chiede
E così, Ermal si volta del tutto e inizia a parlare con lui, avendo cura, ogni tanto, di rivolgergli qualche piccolo gesto: leccarsi le labbra, scostarsi piano i ricci, inclinare appena il capo, sorridere.
E Fabrizio, c’è da dirlo, gli da corda.
Parla con lui, sporgendosi appena per ascoltarlo meglio, sorridendogli, il viso che pur nella penombra della stanza si rivela bello, con quella barba appena accennata e le lentiggini
Parlano di tutto: da dove vengono, cosa fanno, cosa gli piace. Di musica, di cinema, di studi e lavori.
Tanto che Ermal, a dire il vero, si dimentica anche che devono arrivare i suoi amici
Il tempo scorre e la birra scende mentre le aspettative di una serata piacevole si alzano sempre di più ed è solo quando si alza per andare in bagno che si accorge che è passata più di un’ora da quando ha guardato il telefono
Perplesso, si guarda attorno.
Nessuno: di Marco o Francesco o qualcuno degli altri non c’è assolutamente traccia.
Corruga la fronte in una ruga di preoccupazione, dirigendosi verso il bagno e tirando fuori il telefono che trova spento.
Sbuffa, irritato: non si dovrebbe preoccupare troppo, eh, ma l’essere ancora solo e la batteria scarica gli hanno rovinato un po’ l’umore che la birra e Fabrizio gli avevano tirato su.
E’ brillo, si, ma non abbastanza da non capire che c’è qualcosa che non va in quasi due ore di ritardo
Perciò, quando torna indietro, si avvicina a Fabrizio e chiede “senti non è che hai una presa?” sventolando il telefono scarico
“Si, vieni” annuisce l’altro, alzandosi, accompagnandolo nella stanza di prima e facendogli un cenno verso il muro
“Grazie” sospira Ermal, attaccando il telefono, chinandosi per farlo “I miei amici non sono ancora arrivati e io-” inizia a dire, interrompendosi però quando si volta
Fabrizio è appoggiato allo stipite della porta ora chiusa, e lo guarda, il viso appena arrossato per l’alcol e un sorriso sottile sulle labbra
Inclina appena il capo Ermal, arrossendo appena di fronte a quello sguardo che non sembra solo vederlo, ma studiarlo e quasi... spogliarlo.
Non che se ne stupisca troppo: è dall’inizio della loro conversazione che stanno giocando a quel gioco e evidentemente ha fatto centro perché se ora sono lì e si osservano in quel modo vuol dire che sono ambedue sulla stessa lunghezza d’onda.
Deglutisce, le dita ancora premute ad accendere il telefono, ma lo sguardo rivolto solo a lui, che lo osserva, indeciso su cosa fare apparentemente
Perciò, si morde piano il labbro, guardandolo intensamente come a dire, vieni avanti dai
Non che non sia più preoccupato ma l’alcol e il modo di Fabrizio di guardarlo gli fanno mettere da parte momentaneamente l’urgenza
Per un paio di minuti... non succede nulla, giusto?
Fabrizio si tira su, iniziando a camminare e posando la birra che ha ancora in mano su una scrivania, mettendosi poi le mani in tasca
“Toglimi una curiosità” dice Fabrizio, avvicinandosi a lui lentamente “Com’è che funzionava con i vampiri? Ti devono mordere per trasformati, giusto?” chiede, cosa che spinge Ermal ad annuire, un ghigno che gli si dipinge piano in faccia a quella domanda
“Perché” chiede piano, leccandosi le labbra quasi senza accorgersene “Hai paura che ti morda?” scherza, guardando Fabrizio farsi sempre più vicino, arretrando più per istinto che per altro
“Mh” risponde solo l’altro, arrivando a mezzo passo da lui, i loro respiri che si mischiano nell’aria immobile e fresca della stanza “Ma che succede se invece un vampiro ti bacia?” chiede, cosa che fa aumentare il ghigno sul viso di Ermal, che si inclina appena mentre si sporge delicatamente verso di lui
“Non saprei” dice, ponderando la cosa come se fosse una domanda seria prima di dire “vuoi scoprirlo?”
Fabrizio ride piano a quella cosa, annuendo appena “scopriamolo” dice, ma non fa in tempo a finire di dirlo perché Ermal decide di sporgersi verso di lui
Con tutta la razionalità del mondo eh, non perché Fabrizio è un fregno paura no no
I loro nasi si sfiorano, piano, e poi le loro bocche si incontrano, in maniera dolce, leggera, delicata
Un bacio che sembra quasi fin troppo giusto, naturale, cosa che porta Ermal a sospirare sulla sua bocca, un sorriso che gli si allarga sulle labbra che fa per schiudere per approfondire quel bacio che già non è più abbastanza...
...se non fosse che il telefono che ha in mano inizia a suonare, facendolo sobbalzare dalle spavento ed è a tanto così *gesto delle dita che si toccano* dal lasciarlo cadere di prepotenza
Guarda lo schermo, notando il nome di Marco - ovvio che era lui dato che la suoneria è quella di una sirena di emergenza - e subito guarda Fabrizio con aria di scuse
“Un secondo” gli chiede, facendo cenno di alzare il dito mentre l’altro annuisce
“Sì?” risponde, sussultando di nuovo quando la voce di Marco gli urla nell’orecchio “ERMAL BRUTTA TESTA DI CAZZO MI HAI FATTO PRENDERE UN COLPO”
Sbatte le palpebre, perplesso da quel commento “Scusa, mi si era spento il telefono... ma tanto non siete ancora arrivati, no? Siete voi che avete fatto prendere un colpo a me” ribatte
“Non ancora arrivati? Ma se è mezz’ora che siamo qui e ti cerchiamo! Pensavamo fossi svenuto da qualche parte” ringhia l’altro, cosa che fa inarcare le sopracciglia ad Ermal dallo sdegno e dallo stupore
“Mezz’ora? Ma non dire cazzate! Ho fatto un giro nelle stanze due minuti fa e nessuno di voi c’era!” replica stizzito dall’essere anche preso in giro oltre che interrotto nel corso di un bacio
“Ma che stai dicendo!” sbotta Marco “Ma si può sapere dove cazzo sei?!”
“ALLA FESTA!” sbotta a sua volta, scoccando uno sguardo a Fabrizio che si è messo una mano sulla bocca come a nascondere una risata alla sua esasperazione “In questo stracazzo di vicolo, al numero 104, alla stracazzo di festa di Halloween allo stramaledettissimo quinto piano!” ulula contro al telefono
Sclero a cui segue un minuto di silenzio, pieno, denso, che nemmeno lui osa rompere sentendo che qualcosa di imprevedibile e terribilmente divertente nel suo orrore deve essere accaduta
“Al sesto” dice solo Marco, piano, tanto piano che quasi non lo sente “La festa è al sesto piano”
“Sesto? Ma allora io a che cazzo di festa-” dice prima di interrompersi
Rimane immobile, congelato quasi sul posto, Fabrizio che lo guarda come in cerca di una spiegazione ed è così che mormora “Scusa un secondo” a Marco prima di tirare giù il telefono dall’orecchio per guardarlo “Questo è il quinto piano, vero?” chiede, guardandolo poi annuire “Ok. E la festa è di...?”
“...Roberto?” chiede piano Fabrizio, confuso dal fatto che il ragazzo davanti a lui abbia prima peso poi perso colore e che ora stia tornando di una sfumatura tendente al viola mentre un attacco improvviso di risa lo scuote
“Ho sbagliato piano” ride, nella cornetta, non riuscendo a trattenersi per quanto assurdo sembri “Macco ho sbagliato piano. Sono alla festa sotto di... Roberto, apparentemente” dice, scuotendo la testa, imbarazzato ma anche troppo incredulo per trattenersi
E anche Fabrizio, accanto a lui, ride
Ride forte, lasciandosi andare su una sedia, cosa che lo fa ridere ancora di più a sua volta
“SEI UN COGLIONE MA COME CAZZO PUOI SBAGLIARE PIANO” sbraita Marco dall’altro lato, anche se Ermal può sentire che, in fondo, sta ridendo anche lui “Ci hai fatto morire di paura” spiega prima di dire  “Ci raggiungi? Aspetta, ma sei con qualcuno?”
“Succede, se il citofono fa schifo e non si sente nulla” replica prima di guardare Fabrizio alla domanda “Si” dice, scuotendo poi la testa “No. Cioè... si, c’è. E sai cosa? Credo proprio che rimarrò qui” replica, spegnendo pian piano la risata per guardare Fabrizio con malizia “Ci vediamo a casa Macco” dice, chiudendo poi il telefono che abbandona a terra, avvicinandosi di nuovo a Fabrizio che, rosso in viso, è ancora scosso da brevi sprazzi di risata
“E così” gli dice, guardandolo mentre si avvicina “Hai sbagliato piano”
“Già” replica, sorridendo mentre si sistema piano su di lui, inclinando appena il capo “Solo mi chiedo... com’è che c’era la porta aperta?”
Fabrizio scuote la testa a quella domanda, posandogli piano una mano sul fianco e l’altra sulla schiena, andando poi ad affondarla tra i ricci “I ragazzi che sono sbucati dopo di te. Loro hanno suonato. Probabilmente mentre tu salivi loro so arrivati ed è successo” cerca di spiegare, mentre Ermal annuisce
Probabile, sì
“Beh” dice, leccandosi piano le labbra “in fondo, meglio così” sussurra, avvicinandosi piano a lui, un brivido leggero che lo percorre quando sente il suo respiro caldo sul viso “Dove eravamo?” domanda, poi, avvicinandosi appena a lui
“Al cosa succede se baci un vampiro” replica Fabrizio, sorridendogli, guardandolo, per nulla contrario alla svolta degli eventi
“Mh giusto” replica Ermal, sfregando appena il naso contro al suo “Però sappi che questo vampiro potrebbe anche decidere di morderti, prima o poi” lo prende appena in giro, sorridendo quando lo sente ridere appena, una risata bassa e roca che lascia sul suo collo che lui inclina appena indietro per lasciargli spazio
“E se volessi morderti io?” chiede poi, posando piano le labbra sulla sua pelle pallida e accaldata “Cosa succede, mh? Che succede se mordi un vampiro?” domanda
Ermal sospira, rabbrividendo appena mentre socchiude gli occhi, le labbra schiuse in un sorriso e lo sguardo che, rivolto al soffitto, pensa a cosa si sarebbe perso se avesse imbroccato il piano giusto
“Non saprei. Scopriamolo”
Ed ecco va beh è una cazzata ma insomma si abbiamo pensato per un buon periodo di tempo di aver sbagliato piano solo che io e i miei amici eravamo infine alla festa giusta xD
Spero ve lo siate goduto!
100 notes · View notes
discobar · 3 years ago
Text
Tempo di reopening al Matis Club di Bologna
Tempo di reopening al Matis Club di Bologna
Giovedì 10 febbraio 2022 è l’ultimo giorno nel quale resta in vigore l’ordinanza del Ministero della Salute che ribadiva la sospensione delle “attività che si svolgono in sale da ballo, discoteche e locali assimilati”. Da venerdì 11 febbraio – in buona sostanza – le discoteche possono riaprire e ripartire: un passo decisivo verso un sempre più indifferibile ritorno alla normalità e alle abitudini…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
zenlesszonezero · 7 days ago
Photo
Tumblr media
You feelin' fired up now? Make way for the undefeated Champion! Welcome to New Eridu!— PS5™/iOS/Android/PC | Version 1.3 "Virtual Revenge" of Zenless Zone Zero, HoYoverse's urban fantasy ARPG, is out now
582 notes · View notes
lignanolanotte · 3 years ago
Text
Tempo di reopening al Matis Club di Bologna
Tempo di reopening al Matis Club di Bologna
Giovedì 10 febbraio 2022 è l’ultimo giorno nel quale resta in vigore l’ordinanza del Ministero della Salute che ribadiva la sospensione delle “attività che si svolgono in sale da ballo, discoteche e locali assimilati”. Da venerdì 11 febbraio – in buona sostanza – le discoteche possono riaprire e ripartire: un passo decisivo verso un sempre più indifferibile ritorno alla normalità e alle abitudini…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
tarditardi · 5 years ago
Photo
Tumblr media
"Faccio After", l'ebook benefico per diventare come David Guetta... e che dà una mano ad artisti e dj in difficoltà
"Faccio After" è un eBook benefico. Lo riceverà dall'1 giugno 2020 chi dona già da oggi almeno 10 euro all'associazione no profit Mai Più Solo - www.maipiusolo.com Tutto il ricavato verrà diviso tra dj e artisti dell'intrattenimento italiano, un settore in assoluta difficoltà, visto che i locali sono chiusi da mesi e non si sa quando e come potranno riaprire.
La causale da indicare nelle donazioni (con carta di credito o Paypal, si dona cliccando in alto a destra sul sito) è "Faccio After". Per ricevere l'ebook basta fare una foto della ricevuta della donazione e mandarla via mail a [email protected].  In pochi minuti si riceve un link per scaricare il libro.
"Faccio After" è un "manuale" "completo", dalla A alla Z, per diventare meglio di David Guetta, la star dell'universo musicale dance pop contemporaneo. Siccome però Guetta c'è già, l'eBook dà tanti spunti, idee e pillole per lavorare divertendosi nell'intrattenimento... Perché far tardi con il sorriso sulle labbra lavorando non è mica da tutti. Chi sogna di farlo adesso, adesso che non è possibile, qualche idea, sia pur vaga, se la merita.
E il sogno può diventare realtà. Se Garrix, Sven Vath e Guetta sono unici, l'intrattenimento ha bisogno di bravi dj resident, vocalist, superstar del mixer, lucisti, vj, ballerini, videomaker, organizzatori, gestori, PR, uffici stampa, blogger (...).
"Il tono dell'ebook è a volte scherzoso, perché delle cose davvero importanti quasi mai si parla con la dovuta leggerezza", dice Lorenzo Tiezzi, l'autore, uno da oltre vent'anni racconta dj, musica dance e discoteche come ufficio stampa, giornalista e blogger di AllaDiscoteca. "La musica da ballo moderna, splendida definizione di Ralf, non è mica una cosa seria... E' però una cosa bellissima che ci riempie la vita. E in discoteca nascono gli amori e le amicizie che durano una vita".
Dai pensieri di Claudio Coccoluto e Saturnino, passando per le dritte Willy Marano (personal assistant di Vasco Rossi e manager degli Eiffel 65) e quelle del dj manager Alberto Gobbi e del top dj Cristian Marchi, una delle coppie meglio assortite del panorama italiano, da Giordano Vecchi (Bolgia) a Fabio Facchini (Villa Bonin), fino alle esperienze di chi ha creato un party di successo assoluto come Vida Loca, "Faccio After" racconta  moltissimi dei protagonisti dell'entertainment italiano... e non solo, visto che c'è spazio pure per Karl Bartos (Kraftwerk), Gianluca Vacchi, elrow, festival, show girl, party, locali (etc).
"Scherzando potrei dire che chi non c'è in questo 'dizionario' dell'intrattenimento vuol dire che non conta", spiega Lorenzo Tiezzi. "Invece non è affatto così. E' un settore quasi sempre dimenticato, ma pieno di artisti di qualità e professionisti che potrebbero emergere anche di cose più 'serie'. Ci sono però anche problemi, soprattutto creativi. Tra il serio e il faceto, fornisco anche soluzioni".
"Faccio After" è dedicato a chi già lavora e ha bisogno di fare un po' di re-branding (una parolaccia che vuol dire riposizionarsi un po' e ripensare al proprio lavoro) e ai tanti ragazzi, che nonostante oggi sia tutto fermo a tempo indeterminato non riescono a non sognare di lavorare con musica e divertimento.
"Faccio After" è un ebook da leggere, non una community, un corso online o un metodo immediato per raggiungere il successo. "Ho avuto la fortuna di lavorare con top dj come Tiesto e Claude Challe (Buddha Bar), ho intervistato più volte star del mixer come Sven Vath e Bob Sinclar. Prima di lavorare nell'intrattenimento, ho pure fatto il direttore di palco per Salvatore Accardo e Carlo Maria Giulini. Prima ancora, mi sono laureato in Musica al Dams di Bologna, dove ho portato il caffè più volte a Umberto Eco", spiega Lorenzo Tiezzi. "Tutte queste persone hanno in comune una sola cosa: sono incredibilmente preparate e chi lo è di solito non legge molto. Legge moltissimo".
special adv by ltc - lorenzo tiezzi comunicazione
3 notes · View notes
ramveggie · 4 years ago
Photo
Tumblr media
io: • La chiusura delle discoteche dopo ferragosto • Guardare Sanremo dopo che Bugo è già andato via (presso Teatro Arena del Sole Bologna) https://www.instagram.com/p/CEBVYaeoXU0/?igshid=1qeic7b0pisb4
0 notes
alessiacestaro · 7 years ago
Text
Non sono mai troppo triste all’idea di lasciarmi un anno alle spalle. Mi piacciono le novità, i cambiamenti..insomma tutte quelle cose che ci si aspetta con l’arrivo dell’anno nuovo. Nonostante ciò oggi, ormai 3 gennaio, penso che il 2017 sia un anno che ha portato veramente tantissime cose nuove, tantissime soddisfazioni e trasformazioni. Iniziato con il viaggio a Tokyo, città che mi ha da subito rapito il cuore con la sua pulizia, il suo ordine e la sua capacità di mantenere le tradizioni e di portare avanti innovazioni. Qui per la prima volta ho visto una città così grande dall’alto,  dallo Sky Tree di Tokyo ho provato l’emozione più forte di tutta la mia vita: non ho mai avuto il cuore così pieno di gioia. Quel giorno ho capito che volevo sentirmi in quel modo sempre più spesso, e così il mio anno iniziato a 634 metri in Giappone si è concluso con la vista del tramonto dal Top of the Rock, New York. Città magica, esattamente come viene rappresentata nei film, se non meglio. Sempre in tema viaggi, è stato l’anno del mio primo viaggio in giornata da sola, a Bucharest; una città povera, ma piena di potenziale che mi ha fatto scoprire quanto sia bello andare in giro da sola e conoscere persone del posto, e quanto sia in realtà facile prendere una metro rumena in cui l’unica scritta in inglese è “restroom”, basta solo un po’ di comunicazione a gesti, ma d’altronde gli italiani in questo sono bravissimi. 20 euro per una fantastica giornata fuori porta. Fortunatamente nel capitolo viaggi oltre al Giappone, New York e Bucharest se ne possono aggiungere altri, tanti tanti altri… io l’ho detto che il 2017 è stato un bell’anno. Di sicuro tra i più significativi c’è la gita di classe a Berlino, che nonostante avessi già visto l’estate precedente, è stata ricca di sorprese. Grazie a Berlino ho riscoperto amicizie di vecchia data e non potrei che esserne più felice. Poi c’è stato Edimburgo, solo questo viaggio e questo argomento meriterebbero fogli su fogli. Edimburgo è una città bellissima, indiscutibilmente giovanile, con un tocco di gotico, mai troppo triste grazie al mare, al vento e a tutto il verde che vi si può trovare. Ed era proprio lì che fino a qualche mese fa cercavo casa per trasferirmi per i prossimi 4 anni. Ebbene sì, volevo studiare “comunicazione interculturale con lingue e marketing” alla Napier University of Edinburgh, fa scena no?! Poi tra complicazioni, cambi di idea, e altri motivi a me ancora poco chiari sono finita a Castellanza, ma questo sarà un altro discorso. A tutti questi bei posti va aggiunta Bologna, dove è iniziato il mio anno e dove ho passato un weekend bellissimo a settembre e, dato che qui si mangia la miglior piadina di sempre, tornerò nel 2018. C’è poi Parigi, il sogno di una vita, città dell’amore mica per nulla. Così romantica in ogni suo scorcio, così curata; la cosa che mi è piaciuta di più e che non riuscivo a smettere di fotografare erano le case ad che facevano angolo, tutte decorate e in stile neo classico. Per non parlare della vista dalla torre Monteparnasse. C’è poi stata la vacanza di maturità a Zante, spiagge bellissime, discoteche un po’ meno. Qui ho capito chi sarebbero stati i miei veri amici, e, cosa non meno importante, ho dato da mangiare un pomodoro alle tartarughe. Zante, estate e finalmente tutto il relax di cui avevo bisogno, si parte quindi per Soverato, cibo spaziale, spiagge spaziali e che dire…la frase della vacanza è stata “quest’estate non si dorme me la bevo come un cocktail, sì ma uno”. Spalato, cittadina dal centro bellissimo, dal mare limpido ma spiagge un po’ scomode a causa della loro ridotta grandezza. L’ultima gita fuori porta tocca a Gressoney, dove è finito il mio fantastico anno. Ma non è stato solo un “prendi e parti” il 2017 è stato l’anno della tanto attesa patente, arrivata dopo 24 guide e una bocciatura all’esame teorico, l’anno della fine delle superiori e della maturità. Qui la mia prima soddisfazione: 93, ebbene sì, dopo 5 anni di 7.5 che non arrivavano mai a 8, dopo tantissimo lavoro, il salto di qualità. L’anno dell’iscrizione all’università, ingegneria gestionale scelta quasi per caso si può dire, l’anno del “gli piaccio o non gli piaccio? ma gli rispondo?”, l’anno dei giri in macchina a mezzanotte col tettuccio della mia 500 aperto. Insomma, non avevo aspettative per l’anno che è appena passato, e non ne ho per il 2018. Non ho nemmeno una lista di buoni propositi, se non uno. Voglio sentirmi viva e felice come è stato nel 2017, anno a cui penserò sempre con un sorriso.
2 notes · View notes