#Diego Paura
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Chef di Pizza Stellati
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PRIMA PAGINA La Provincia di Oggi domenica, 19 gennaio 2025
#PrimaPagina#laprovincia quotidiano#giornale#primepagine#frontpage#nazionali#internazionali#news#inedicola#oggi provincia#gennaio#euro#ville#classe#bibbia#paura#soltanto#diego#singer#forse#grande#narratore#novecento#soprattutto#scritto#vero#decalogo#loro#importa#niente
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gli ultimi tre giorni sono stati infernali.
sabato mattina uno dei miei cani è stato investito da un furgone nella strada di casa. non l’ha preso benissimo, ma abbastanza bene da causare danni gravi. abbiamo fatto mille giri, Ettore ha dovuto dormire due notti fuori casa, da solo in una gabbietta, e so quanto lui soffra la solitudine. fino a domenica mattina eravamo quasi convinti che non ci fosse niente da fare. ieri, alla fine, il veterinario l’ha visto leggermente più forte, quindi ha deciso (insieme a noi) di operarlo. l’intervento è andato bene, i problemi e i rischi sono ancora tanti. c’è il rischio che rimanga “paralizzato” e che addirittura non riesca a fare i bisogni da solo; per un bel po’ sarà un casino perché lui e diego non possono vedersi; noi dobbiamo dividerci i turni per stare con ettore e con diego, per fortuna con diego c’è molto spesso un mio amico. ho paura, tutta questa cosa mi ha stressata tantissimo.
ho avuto una paura immensa di perderlo, tutt’ora ho paura di perderlo. oggi ce l’hanno fatto portare a casa, domani mattina torniamo in clinica per un controllo, speriamo vada tutto bene. io, nel frattempo, ho avuto un crollo bello grande, ma per fortuna non gigante. diciamo che ho avuto un inciampo, ecco. ma mi sto riprendendo, ci sto provando. per fortuna, in questo momento della mia vita, sto bene con le persone che ne fanno parte, intendo quelle che ne fanno parte veramente. ovviamente anche questo mi sta aiutando a rialzarmi.
va bene così, piano piano
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"Ci sono sguardi che sono arte. Quegli sguardi che hanno dentro una bufera da far paura. Occhi che hanno creduto che fosse passione, che fosse quello che li avrebbe fatti volare...ed invece hanno trovato soltanto apparenze ingannevoli. Ed ora sono tempesta."
Diego Magliani
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Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita. No, finita mai, per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti da la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai. E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa. Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: “Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”.
E il cielo si abbassa di un altro palmo. Oppure con quel ragazzo che ami alla follia.
In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima; ed è passato tanto tempo, ce ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c’è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi. E hai pianto. Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d’acqua nello stomaco. Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo. E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l’aria buia ti asciugasse le guance? E poi hai scavato, hai parlato. Quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore. “Perché faccio così? Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?” Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.
Un puzzle inestricabile. Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
È da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai. Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere. Ma quando va, va in corsa.
È un’avventura, ricostruire se stesse. La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo “sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo.
Perché tutti devono capire e vedere: “Attenti: il cantiere è aperto.
Stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre. Quando meno te l’aspetti.
Diego Cugia - Jack Folla
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Più dei tramonti, più del volo di un uccello, la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.
Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.
Che uno dice: è finita.
No, non è mai finita per una donna.
Una donna si rialza sempre, anche quando non ci crede, anche se non vuole.
Non parlo solo dei dolori immensi, di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.
Parlo di te, che questo periodo non finisce più, che ti stai giocando l'esistenza in un lavoro difficile, che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.
Te, implacabile arbitro di te stessa, che da come il tuo capo ti guarderà deciderai se sei all'altezza o se ti devi condannare.
Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.
E sei tu che lo fai durare.
Oppure parlo di te, che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo; che sei terrorizzata che una storia ti tolga l'aria, che non flirti con nessuno perché hai il terrore che qualcuno s'infiltri nella tua vita.
Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.
Sei stanca: c'è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare, che ti vuole cambiare, o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.
Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.
Eppure te la racconti, te lo dici anche quando parli con le altre: "Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così".
E il cielo si abbassa di un altro palmo.
Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere, ci hai abitato Natali e Pasqua.
In quell'uomo ci hai buttato dentro l'anima ed è passato tanto tempo, e ne hai buttata talmente tanta di anima, che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio perché non sai più chi sei diventata.
Comunque sia andata, ora sei qui e so che c'è stato un momento che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.
Dovunque fossi, ci stavi stretta: nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.
Ed è stata crisi, e hai pianto.
Dio quanto piangete!
Avete una sorgente d'acqua nello stomaco.
Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata, alla fermata della metro, sul motorino.
Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.
E quella notte che hai preso la macchina e hai guidato per ore, perché l'aria buia ti asciugasse le guance?
E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!
Lacrime e parole. Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri che dia un senso al tuo dolore.
"Perché faccio così? Com'è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?"
Se lo sono chiesto tutte.
E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia, a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli. Un puzzle inestricabile.
Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?
E' da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così, scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.
Perché una donna ricomincia comunque, ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.
Ti servirà una strategia, dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.
Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo, di presentarti a te stessa.
Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.
Non ti entusiasma? Ti avvincerà lentamente.
Innamorarsi di nuovo di se stessi, o farlo per la prima volta, è come un diesel.
Parte piano, bisogna insistere.
Ma quando va, va in corsa.
E' un'avventura, ricostruire se stesse.
La più grande.
Non importa da dove cominci, se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.
Vi ho sempre adorato, donne in rinascita, per questo meraviglioso modo di gridare al mondo "sono nuova" con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.
Perché tutti devono capire e vedere: "Attenti: il cantiere è aperto, stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse".
Più delle albe, più del sole, una donna in rinascita è la più grande meraviglia.
Per chi la incontra e per se stessa.
È la primavera a novembre.
Quando meno te l'aspetti...
Diego Cugia, alias Jack Folla
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Non so quando ho cominciato a portarmi dietro il mio animo diviso, il mio semenzaio di contrasti. Forse da quell’episodio del cane. Per un attimo rivedo me stessa bambina, con le trecce scure, il vestito con le cappe al posto dell’orlo, in una giornata di primavera, mano nella mano con mio fratello Gianni: andavamo da Veruda a Valcane, parlavamo logicamente nella nostra lingua, nostra come il latte, come il pane, come l’aria, come il cibo, come l’acqua, come il sole, come il sale, parlavamo nella maniera più naturale del mondo senza renderci conto di far uso di una certa lingua, non avevamo nemmeno cognizione della differenza fra le lingue.
Vicino alla scuola elementare Vladimir Gortan un uomo stava fermo con un grosso cane, ma noi non riuscivamo a mettere completamente a fuoco l’immagine. Gli andavamo incontro, ignari. Quando gli fummo vicini, lui ci guardò con occhi cupi e fermi nella faccia larga e pelosa e ci disse: ��Se vi sento ancora una volta parlare italiano, mollo il cane che vi divori. Ve la faccio passare io la voglia di parlare questa lingua fascista».
Ci afferrò il disperato istinto di fuga che prova un animale selvatico davanti a un essere molto più grande, più potente di lui. Nell’istante in cui ci fissammo, come bestie prima di prendere ciascuno la propria decisione, lui di attaccare col suo cane dalla gola rossa di sangue dalla quale uscivano latrati laceranti, e noi di fuggire, capimmo di colpo che in quel gioco spaventoso ogni tentativo di fuga o di difesa era ridicolo; avevamo meno probabilità di una lepre inseguita, perché le nostre gambe, paralizzate dalla paura, sembravano di piombo, si rifiutavano di muoversi, volevamo gridare e non ci veniva fuori la voce. Le orecchie che ardevano, i cuori d’un subito piccoli e molli, ce ne restammo zitti e terrorizzati per tutta la strada, fino a casa di nonna. Ma come dovevamo parlare, in quale lingua?
Ecco, fu così che la fanciullezza ci regalò subito questa grande confusione. Quell’episodio entrò nella mia mente, nella mia vita, e vi rimase come un segno, un avvertimento, uno sforzo perenne di capire, di interrogare disperatamente la tenebra.
Con quella paura in corpo, accettai come una volontà del cielo il cambiamento di classe di Gianni. Ed era invece volontà del potere popolare. Dal venerdì al lunedi passò dalla terza italiana alla terza croata. Gianni non recuperò mai. «Siamo terra di nessuno e di tutti», fu breve nonna. «Pazienza, ci vuole pazienza!». Pazienza, pazienza, fin dalla culla, fin da piccoli abbiamo imparato che chi perde deve fare la riverenza e la penitenza. Pazienza significava disposizione a soffrire, ma la mortificazione e l’umiliazione erano certamente i sentimenti predominanti.
Quando, alcuni anni più tardi, anche i miei fratellini Claudio e Diego, segnati nei registri e per la vita come Klaudio e Dijego, dovettero andare alla scuola croata, io abbandonai definitivamente la presunzione di padroneggiare un’individualità coesa e definita.
Anna Maria Mori & Nelida Milani, Bora. Istria, il vento dell’esilio
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La FINE di un'ERA. Con Diego Fusaro e Alessandro Meluzzi
Se avete voglia di ascoltare e non solo di parlare , questo non è tempo perso.
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Napoletani nel Mondo Festival: a marzo 2025 le finali
Grande successo di pubblico per “Napoletani nel Mondo Festival”, l’attesa manifestazione canora che ha visto la partecipazione di artisti ospiti come Rosario Miraggio, Erminio Sinni, Ida Rendano e Francesca Marini. Svoltasi venerdì 13 e sabato 14 dicembre al complesso turistico “Al Chiar di Luna” di Monte di Procida, la kermesse diretta artisticamente dal giornalista Diego Paura, è stata…
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HANDIFOBIA ed INCLUSIONE
Momento riflessione con un nome stereotipato a random...
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HANDIFOBIA
Cosa significa handifobia?
L'handifobia è la paura o l'avversione verso le persone con disabilità. È un sentimento negativo e discriminatorio che può manifestarsi in molti modi, dalla semplice diffidenza fino a forme più gravi di esclusione sociale.
Le cause dell'handifobia:
Le cause dell'handifobia sono complesse e multifattoriali. Tra i fattori più comuni troviamo:
* Ignoranza e pregiudizi: La mancanza di conoscenza sulla disabilità e gli stereotipi negativi possono alimentare la paura e l'avversione.
* Disagio e paura dell'altro: La diversità può generare disagio e paura, soprattutto quando si ha poca familiarità con essa.
* Modello di bellezza e perfezione: La società spesso promuove un ideale di bellezza e perfezione fisica, che può escludere le persone con disabilità.
* Paura della propria vulnerabilità: Vedere una persona con disabilità può far emergere in alcune persone la paura della propria vulnerabilità e della malattia.
Come si manifesta l'handifobia?
L'handifobia può manifestarsi in diversi modi, sia a livello individuale che sociale. Alcuni esempi sono:
* Atteggiamenti discriminatori: Schernire, evitare, etichettare le persone con disabilità.
* Linguaggio offensivo: Utilizzare termini dispregiativi o stereotipi negativi.
* Barriere architettoniche: Non rendere accessibili luoghi e servizi a persone con disabilità.
* Esclusione sociale: Non includere le persone con disabilità nelle attività sociali e lavorative.
Come combattere l'handifobia?
Per combattere l'handifobia è necessario un impegno collettivo e azioni concrete a diversi livelli:
* Educazione: Promuovere l'educazione all'inclusione e al rispetto delle diversità fin dalla tenera età.
* Informazione: Diffondere informazioni corrette e aggiornate sulla disabilità.
* Legislazione: Approvare leggi che tutelino i diritti delle persone con disabilità e combattono la discriminazione.
* Sensibilizzazione: Organizzare campagne di sensibilizzazione per cambiare gli atteggiamenti e le mentalità.
* Inclusione: Favorire l'inclusione delle persone con disabilità in tutti gli ambiti della vita.
(FONTE: GOOGLE GEMINI)
Anche questo dovrebbe rientrare nei percorsi educativi del sistema sportivo in quanto l'ho sperimentato con alcuni atleti della prima squadra della PSG MoltenoBrongio quando ancora era #AcMoltrno e sono felice di aver portato migliorie nella vita e bella consapevolezza di sé stessi e del "diverso (un caso "estremo" è stato sicuramente quello della mia amicizia con Michele Pozzi che, per quanto iniziata con scherno da parte sua, gli effetti positivi li dimostrano il fatto che è disponibile per il pubblico il brano "ALL'IMBRUNIRE (AT THE DUSK OF MY DAYS) distribuito da The Orchard by Sony music group per le edizioni di La Stanza Nascosta Records vede la partecipazione dello stesso ex portiere per la quale collaborazione, il sottoscritto, sarà a Pozzi infinitamente grato sempre.
Ne ho spesso parlato con Diego Scalvini , Stefano Casiraghi e con la FIGC Federazione Italiana Giuoco Calcio che, nel nome del buon Danilo Filacchione ha molto apprezzato il mio suggerimento per un eventuale DDL SPORT mai potuto stilare con l'uscita dal giro da parte del buon Antonio Rossi / Antonio Rossi ...
L'#handifobia la si può anche accettare da un ragazzino (e, a proposito di questo argomento, ne sto parlando anche con Davide Olivo per Pianeta Musica Erba proprio in quee settimane) ma da un adulto ci si aspetta ben altro eppure resta indelebile dentro di me il ricordo di un'esperienza terribile vissuta circa 10 anni fa con una persona adulta e forse anche già pensionata da diversi anni all'epoca dei fatti.
Spero che il ministro Alessandra Locatelli possa, prima o poi, darmi la possibilità di scrivere assieme un DDL che possa sopperire a questo vuoto legislativo al fine di istituire un programma di sensibilizzazione e di inclusione all'interno della società generalista perché è stata l'esperienza che mi ha portato a capire che, dai buoni propositi dei contesti "ad hoc" per le persone portatrici di qualsiasi tipo/natura di deficit fisico, visivo e/o soprattutto intellettivo, una volta terminato il percorso, l'inclusione tardiva nei contesti misti non può portare che bilaterali problemi.
#HANDIFOBIA#brianza#molteno#amicizia#momenti#youtube#alessandrovilla#pensieri#musica#bullismo#società#psicanalisi#psicologia#disability#disabilità#inclusione#figc
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A "Napoletani nel Mondo festival", Silvia Falanga in gara con il suo potente "Allora Parlame" si gioca l''ingresso alla finalissima del prestigioso concorso
Con la sua "Allora Parlame" anche Silvia Falanga sarà fra i cantanti e le cantanti protagonisti, venerdì 13 e sabato 14 dicembre 2024 di “Napoletani nel Mondo Festival”, la rassegna canora - promossa dalla piattaforma di comunicazione hbbtv “Napoletani nel Mondo” - organizzata da “Napoletana Comunicazioni”. Una canzone straordinaria, già classificata seconda al Festival di Napoli nel 2022, che con il passare del tempo dimostra di acquistare sempre più valore grazie alla interpretazione mirabolante di una straordinaria cantante come Silvia Falanga. Versi toccanti che parlano di un amore profondo e tormentato ma alla fine non più corrisposto, con arrangiamenti musicali all'altezza delle più indimenticabili melodie che solo la canzone napoletana può riprodurre. Ed una voce, quella di Silvia Falanga, profonda e calda al tempo stesso per un mix di emozioni e passioni che si scatenano in un crescendo di vitalità sonora. L’evento si svolgerà presso l’incantevole complesso turistico “Al chiar di luna” a Monte di Procida di Domenico Mazzella e sarà trasmesso sul web (napoletaninelmondo.com) in tutta Italia sui canali digitali terrestri ai numeri 68, 209 e 268. A condurre saranno Beppe Convertini, volto noto Rai, e Magda Mancuso, presentatrice e conduttrice tv. La direzione artistica è affidata al giornalista Diego Paura, responsabile della redazione Spettacoli del “Roma”.
A partecipare all'attesa kermesse canora saranno 20 artisti talentuosi del panorama musicale partenopeo - fra cui appunto Silvia Falanga - e che sono stati selezionati per esibirsi sul palco proponendo dei brani inediti e/o classiche napoletane. Nel corso delle due serate, un'autorevole giuria selezionerà le dieci canzoni che parteciperanno alla finalissima prevista nel 2025.
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Il calcio di punizione di Julián Álvarez è stato eccezionale
Nella UEFA Champions League, l'Atlético de Madrid ha sconfitto l'AC Sparta Praha. Questa partita ha dato a Julián Álvarez assoluta sicurezza. I giocatori della nazionale di calcio argentina dovrebbero essere fiduciosi. Julián Álvarez è un giocatore che ha sperimentato il battesimo delle grandi competizioni. Le abilità di Julián Álvarez nei calci di punizione sono solide e ha segnato con successo per l'Atlético de Madrid.
L'allenatore dell'Atlético de Madrid Diego Simeone ha gradualmente avuto fiducia in Julián Álvarez, che ha giocato un ruolo importante nella partita. Julián Álvarez ha dissipato tutti i dubbi con la sua prestazione personale e ha trovato il vero valore nella divisa Atlético Madrid. In precedenza, i tifosi avevano messo in dubbio i pessimi acquisti dell'Atlético de Madrid e l'alto stipendio di Julián Álvarez aveva attirato molta attenzione da parte dei tifosi. All'inizio della stagione, quando non aveva ancora interrotto la siccità di gol, ha dovuto affrontare molti dubbi dal mondo esterno. Tuttavia, Julián Álvarez ha le caratteristiche della nazionale e non userà troppe parole per difendersi. Coglierà ogni opportunità per giocare e si sta gradualmente integrando nel sistema dell'Atlético de Madrid. Le tattiche utilizzate dall'Atlético de Madrid e dal Manchester City sono diverse e Julián Álvarez ha bisogno di tempo per adattarsi al nuovo ambiente. Mentre Julián Álvarez si adatta al ritmo delle partite dell'Atlético de Madrid, si comporta bene anche nei calci di punizione.
Il primo calcio di punizione dell'Atlético de Madrid in questa stagione è stato segnato da Antoine Griezmann e il secondo calcio di punizione è stato segnato da Julián Álvarez. I calci di punizione di Julián Álvarez danno ai tifosi una grande sensazione e le sue abilità delicate rendono i gol molto belli. Ha sorriso felice dopo aver segnato e ha solo reso più bella la maglie calcio sul suo corpo. I giocatori della nazionale di calcio argentina hanno sempre una grande pazienza, non hanno paura di nessuna sfida e si dimostrano. Il senso della palla di Julián Álvarez ricorderà ai tifosi dell'Atlético de Madrid Lionel Messi, hanno molte somiglianze.
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Il mondo perduto: Jurassic park 2 (1997)
Dato il successo spettacolare del primo capitolo, era abbastanza ovvio che ne venisse prodotto un seguito.
Questa volta fa paura
Dato il successo spettacolare del primo capitolo, era abbastanza ovvio che ne venisse prodotto un seguito.
Non altrettanto ovvio che ne uscisse fuori un buon film.
Spielberg ci stupisce, con questo secondo capitolo, perché, sebbene la storia non brilli per originalità e la sceneggiatura del film risenta dei buchi e delle incongruenze riscontrabili anche nel primo, non sarebbe giusto affermare che Il mondo perduto: Jurassic Park è un film brutto o mal riuscito.
Certo, siamo sempre lontani dai fasti de Lo squalo (per mantenerci in un genere affine), e la formula così ben sperimentata nel numero uno della serie comincia a stancare. Ma Spielberg, questa volta, calca la mano e ci presenta un prodotto costruito appositamente per far saltare lo spettatore sulla poltrona.
Si perdono i tocchi favolistici del primo episodio e veniamo scaraventati in un'epopea sanguinaria.
Certo, le leggi del sequel impongono di raddoppiare, come minimo, il numero dei morti dal primo al secondo episodio, ma girare il seguito di un film (anche se con i suoi aspetti semi-orrorifici) "per famiglie" e spandere a piene mani paura, sangue e corpi spappolati, rende onore all'operazione spielberghiana, salvo poi mitigare tutto col messaggio ecologista del finale e lasciare la porta aperta ad un terzo (poi realizzato) capitolo della saga, con quell'immagine dello pterodattilo vittorioso sull'isola abbandonata dall'uomo.
Questa volta, l'errore più evidente di Jurassic Park non viene ripetuto: dopo il solito incipit terrificante (una bambina attaccata da un branco di piccolissimi dinosauri carnivori), si entra quasi subito nel vivo della vicenda.
La parte introduttiva è molto breve: eccoci immediatamente scaraventati sull'isola, con il "solito" Ian Malcom che prevede "grida e mutilazioni" (e noi che, chissà per quale motivo, siamo gli unici a credergli) e una flotta di elicotteri che, trasportando jeep, fucili, gabbie e cacciatori, irrompono nella tranquillità idilliaca del luogo, creando scompiglio fra gli scienziati e, quel che è peggio, fra i dinosauri.
La scena della caccia è strepitosa e incredibile per i livelli di perfezione raggiunti dall'animazione dei dinosauri, per la fluidità e la bellezza delle immagini, per l'eccezionale capacità di Spielberg di emozionare, divertire ed esaltare il pubblico.
Il resto del film è girato quasi tutto di notte. Ed è nel buio, nella pioggia, negli alberi smossi dai giganteschi passi dei T-rex, nelle sagome dei cacciatori che vengono letteralmente inglobati dall'erba alta e divorati dai Velociraptor, nelle movenze feline dei perfidi carnivori, nel branco di piccoli mostri che divora vivo Peter Stormare, che l'horror prende il posto della favola e irrompe, inaspettato, in un film che si presupponeva fosse un clone di secondo livello di Jurassic Park.
Certo, si potrebbe affermare con una piccola dose di cattiveria, che l'ampio spazio dedicato ai momenti e ai temi tipici dei film dell'orrore serve soltanto a compensare una colossale mancanza di idee. Ed è probabilmente vero…
Ma non è questo che conta. Nessuno si aspetta da un film come questo dei contenuti profondi o delle idee narrative vincenti. In un film del genere si cerca soltanto divertimento, perfezione tecnica e una costruzione della suspence che funzioni come una bomba a orologeria. E Il mondo perduto possiede tutte queste doti, anche in misura maggiore rispetto al primo capitolo.
Le possiede per tutta la parte ambientata sull'isola, e le perde clamorosamente nel momento in cui i protagonisti (T-rex in testa) sbarcano a San Diego.
Certo, vedere il T-rex aggirarsi per le strade di una grande metropoli è di sicuro effetto. Ed è altrettanto vero che è una delle scene tecnicamente meglio realizzate. Ma l'attacco del dinosauro a San Diego, spacca nettamente il film in due parti e questa cesura si sente e stride.
Un film cupo, angosciante, pauroso, abbiamo detto, per tutta la prima parte. Un film che assume toni e caratteristiche dell'horror puro, molto più simile a [Lo squalo che a Jurassic Park. Un film che, a un certo punto, e non richiesto, si trasforma in Godzilla…
Il passaggio è brusco, ci sembra, dopo un lungo e piacevole incubo, di essere entrati nel baraccone di un luna-park, e il film, scampato, fino a quel momento, dall'essere una delle tante "americanate" in circolazione, proprio grazie alle sue atmosfere quasi dark e poco rassicuranti, si trasforma in uno dei tanti prodotti di quel genere, entrando a pieno titolo nel limbo delle occasioni sprecate.
#jurassic park#jurassick park 2#the lost world#jurassic series#jurassic world chaos theory#jurassic world camp cretaceous#jurassic world: dominion#recensione#movie review#review#recensioni#recensione film
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stamattina ho portato diego ad addestramento, siamo stati bravissimi, soprattutto lui. in qualche secondo, grazie ai consigli dell’addestratore, sono riuscita a fargli superare la paura di passare in mezzo agli ostacoli nel campo e di saltarli. anche a casa sta migliorando tanto, soprattutto quando io mi siedo a tavola per mangiare. prima saltava sul tavolo o girava per tutta casa e prendeva ogni cosa che trovava, così che gli sarei corsa dietro per toglierli qualsiasi cosa avesse in bocca. ora si sdraia accanto alla mia sedia e in meno di una settimana ha smesso di provare a saltare sul tavolo per rubare il cibo. sono tanto fiera di lui e del lavoro che stiamo facendo.
p.s. siamo tornati a casa a mezzogiorno, dopo un po’ è crollato per la stanchezza e sta ancora dormendo, ogni tanto si sveglia per farsi coccolare e poi si rimette a dormire. lo amo
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Terremoto a Los Angeles, scossa di magnitudo 4.4 avvertita fino a San Diego....
Terremoto a Los Angeles, scossa di magnitudo 4.4 avvertita fino a San Diego: paura tra la popolazione articolo: https://www.leggo.it/esteri/news/terremoto_california_los_angeles_oggi_12_8_2024-8295512.html L’epicentro del sisma è stato registrato vicino ad Highland Park Terremoto a Los Angeles. Una forte scossa di magnitudo 4.4 è stata registrata a 15 chilometri dalla metropoli…
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Trama:Il suo nome è Liam Black, da undici mesi è ossessionato da una ragazza che fa la cameriera in un pub di Boston; quando può va in quel pub si siede al solito tavolo e la fissa, a servirlo vuole che sia solo ed unicamente lei, le altre nemmeno le considera. Purtroppo per lui la sua ossessione non può essere completata. Lui non è il tipo di persona che si innamora di qualcuno, e non vuole relazioni. Lei è Tru, una ragazza che studia per diventare un'avvocato, dolce, solare e molto alla mano. Una sera Tru quando finalmente ha il coraggio di avvicinarsi a Liam, gli chiede perchè mai viene sempre lì e la fissa. Iniziano una conversazione, ma d'improvviso lui dice che quella è l'ultima volta che lei lo vedrà. Quindi Tru torna a lavoro, Diego un suo amico e collega le chiede se può occuparsi lei della spazzatura, così quando va sul retro del pub, viene aggredita brutalmente da 3 individui, ma viene salvata da un'uomo, lo stesso uomo che le ha detto che non si sarebbe più fatto vedere. Ma è ancora lì presente per lei. E anche quando Tru finisce in ospedale, lui è sempre lì a vegliare su di lei. Quando dopo un giorno che lei si sveglia, lo guarda e gli chiede se può tornare a casa, così lui accetta, però le dice di nuovo che sarà l'ultima volta che lo vedrà. Lei non si spiega di una cosa, come mai tutte le persone che lo circondano hanno paura di Liam? Perchè nessuno riesce ad offenderlo? Pechè nessuno riesce a guardarlo in faccia? Ma a questa domanda ci sarà una risposta quasi alla fine. Arrivati a casa di lei, lui la saluta e lei va a farsi una doccia, ma quando torna in camera trova Liam di nuovo seduto sul letto. ''Sono incapace di lasciarti andare'' le dice. Così le fa una proposta ''Partirò, e quando torno rimmarrò per 28 giorni, voglio che questi giorni li passerai con me.'' E va via. Lei non accetta questa cosa, ma lui va a prendersela. Quindi passano insieme questi giorni, fanno l'amore, iniziano a relazionarsi di più, vivono in una specie di bolla dove sono gli unici esseri umani. Ma lei viene a sapere una cosa, che lui è il capo della Mafia. Ma si pone una domanda: Ho paura di questo individuo? La risposta è: no. Continuano a conoscersi. Ma le ultime 3 notti, Liam riceve una chiamara e le dice ''Quando torno voglio fare l'amore con te.'' Quando è notte però, si presenta uno che lavora per lui, dicendo a Tru che è ora di andare via e che i giorni per stare con Liam sono terminati. Lei quando torna a casa cade nello sconforto più totale, e lo vede poi in tv, perchè è stato arrestato. Un giorno dopo si presenta a casa di Tru il fratello di Liam, dicendole che era tutta una messa in scena, perchè loro fanno parte della CIA, e hanno dovuto fare una parte per incastrare i mafiosi che hanno ucciso la propria famiglia. Così le offre un biglietto e le dice che Liam l'attende in Argentina, così quando parte, viene mandata da Liam e finalmente possono vivere il sogno di poter stare insieme a avere una propria famiglia.
Voto 3.5 di 5.
Ho amato questo libro, lui molto dolce con lei e lei super innamorata, un darkromance che ti prende fin da subito e vale la pena di leggerlo.
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