#Dante Campaldino
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11 giugno 1289, la battaglia di Campaldino
di Alessandro Ferrini Io fui di Montefeltro, io son Bonconte; … La battaglia di Campaldino è più volte ricordata direttamente o indirettamente da Dante nella Divina Commedia, battaglia alla quale lo stesso poeta partecipò fra le fila dei cavalieri fiorentini. A questo proposito è bene ricordare che in epoca medievale i cittadini erano chiamati alle armi in caso di guerra e dovevano…
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Reading the Osprey Campaldino book and there’s a very good part on heraldry in Italy.
Heraldry was already developed in Florence by the 1230s, and by the end of the century so well established that in the Divine Comedy Dante often refers to individuals or lineages simply by their coat-of-arms. The tinctures of Dante’s own - party per pale, or and sable, a fess argent - followed a distinctly territorial pattern. Indeed, anyone looking at a fully equipped Florentine man-at-arms in 1289 would not only understand from his armorial bearings to which family he belonged, but also in which part of the city he lived. ‘Or and sable’ were common in the area around the church of San Martino al Vescovo, territorial connections with the once Imperial-controlled bishopric leading several kinships to adopt the tinctures of the Imperial arms: ‘or, an eagle displayed sable’. Families of more recent origin, or lesser social standing, appear to have attached themselves heraldically to their more prestigious neighbours. The Giugni, once if the shadow of the Nerli, took on the latter’s tinctures of ‘or, gules and argent’: ‘pally argent and gules, a fess or’ for the Nerli; ‘gules, three bullocks hooves argent, a chief or’ for the Giugni. Significantly, when the Nerli moved to the Oltrarno sesto in the first half of the 13th century, their new neighbours the Frescobaldi adopted arms similar to the Giugni’s, substituting the hooves with chess-rooks.
And to show I’m not being mean about this, I’ll show some of the devices that I could make for this.
Dante’s shield at Campaldino
The Imperial arms
The arms of the Nerli
The arms of the Frescobaldi.
I couldn’t do the ones for the Giugni. Drawshields doesn’t have hooves as a device yet.
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Dante e il suo fantastico viaggio 8: Dante e i personaggi del Purgatorio
Prima parte Seconda parte Terza parte Quarta parte Quinta Parte Sesta Parte Settima Parte
Sono circa le sei del mattino, l'aurora da bianca e vermiglia diviene colore dell'oro, Virgilio e Dante camminano lungo un litorale, loro hanno terminato il loro viaggio all'Inferno, noi quello alla ricerca dei fiorentini o di personaggi e situazioni legate a Firenze negli inferi. Per loro, come per noi è ora di arrivare in Purgatorio. Una creatura alata sempre più luminosa si avvicina, è impossibile sostenere lo sguardo al cospetto di una luce così intensa. Con lei c’è una barca che sfiora l'acqua e che sta raggiungendo la riva con il suo carico di anime che cantano quel salmo che solitamente accompagna i morti in chiesa.
Tra le tante anime giunte con l’ imbarcazione ce n'è una in particolare che Dante riconosce subito, è Casella, un musicista fiorentino suo grande amico e al quale è ancora molto legato. Casella spiega a Dante che le anime destinate al Purgatorio si radunano alla foce del Tevere, l’angelo sfolgorante che ha visto prima le accoglie sulla sua barca solo quando hanno dimenticato tutto ciò che le lega agli interessi terreni. Casella spiega ancora che l'anno precedente durante il giubileo, venne concessa l’ indulgenza plenaria. Così tutte le anime che ne avevano fatto richiesta, beneficiando di uno sconto di pena potevano proseguire il loro viaggio nell’aldilà. Dante rammenta di aver scritto una canzone che lo stesso Casella aveva interpretato, e prega dunque l’amico di cantarla nuovamente per lui: “ Amor che mi parla nella mente…” Tutte le anime presenti rimangono incantate nell’ascoltare quella voce così soave.
Appare però Catone, che vedendo quelle anime ipnotizzate dall’esibizione, le redarguisce aspramente paragonandole ad Ulisse che rimane incantato dal canto delle sirene. Catone prende in mano la situazione e decide di distogliere quelle anime dalla distrazione canora, spingendole energicamente verso il monte antistante dove potranno raggiungere Dio. Casella nasce nel 1250 a Firenze e muore nel 1300. È stato un compositore amico intimo di Dante. Si sa poco di lui se non quello che ci racconta il poeta, qualcuno ritiene che fosse però di origine pistoiese. Musicò un madrigale di Lemmo da Pistoia, come risulta dal Codice Vaticano 3214: “Casella dedit sonum” (lo musicò Casella). Di Casella si fa menzione anche in un sonetto di Niccolò de’ Rossi. L’artista musicò alcune poesie di Dante come la canzone, tratta dal Convivio, “Amor che ne la mente mi ragiona”.
Dante incontra poi Jacopo del Cassero, un discendente di una famiglia nobile di Fano nato pochi anni prima di lui. Era un magistrato che fu alleato di Firenze, anche lui aveva combattuto contro Arezzo nella battaglia di Campaldino. In seguito era stato ucciso con un colpo di roncone all'inguine per mano dei sicari del marchese di Ferrara Azzo VIII, suo nemico giurato. Jacopo era stato ucciso mentre si dirigeva a Milano per essere eletto podestà della città. Per timore di essere riconosciuto e fermato dai suoi rivali, aveva malauguratamente optato una via che passava attraverso una poco frequentata zona paludosa nel territorio di Padova. Fu una scelta fatale, perché la folta vegetazione palustre, l’acqua e soprattutto la melma, ne rallentarono la marcia. Lo sventurato cadde poi accidentalmente da cavallo e venne facilmente raggiunto dagli uomini del marchese e ucciso.
L’anima chiede a Dante di ricordarlo nelle sue preghiere; questo gli avrebbe permesso di lasciare prima il Purgatorio. Nel sentire questa richiesta, si avvicina anche Bonconte da Montefeltro della casata dei signori di Urbino, sperando che Dante interceda anche per lui.
Bonconte era morto nella battaglia di Campaldino, ma il suo corpo non venne mai trovato. L’uomo apparteneva alla fazione ghibellina particolarmente avversa ai fiorentini. Ferito alla gola nello scontro, era riuscito a fuggire a piedi e a raggiungere il fiume Archiano nel punto in cui confluisce con l’Arno. Prima di perdere i sensi a causa del dissanguamento, era riuscito però ad invocare il perdono della Madonna. Così la sua anima che stava per essere rapita da un demone, venne tratta in salvo da un angelo. Il demone gabbato si vendicò allora sul corpo, scatenando una forte pioggia che ingrossando il fiume Archiano trascinò via la salma disperdendola per sempre. Ecco che in lontananza si vede arrivare una bellissima creatura celeste vestita di bianco e con il volto splendente. La presenza invita Dante a dirigersi verso un ripido sentiero composto di gradini. Nel vederlo al poeta torna in mente quella scalinata che porta in cima al Monte delle Croci vicino a Firenze, dove sorge la chiesa di San Miniato.
Dante e Virgilio cominciano a salire i gradini della scala per continuare il loro viaggio, quando incontrano Sapìa Salvani. Il nome Sapìa significa “colei che ha senno”, ma la donna rivela invece ai due di aver al contrario dimostrato di non averne affatto. Nata e vissuta a Siena ormai sessantenne, la donna era da sempre in forte attrito con il nipote. Così quando i senesi guidati dall’inviso nipote affrontarono i fiorentini a Colle di Val d’Elsa, lei dalla torre più alta volle assistere alla battaglia pregando Dio che i suoi concittadini venissero sconfitti dai fiorentini. Sicuramente non grazie alle sue preghiere, ma i senesi vennero sconfitti.
Cenni storici: Dopo la battaglia di Montaperti del 1260, la Siena ghibellina aveva prevalso sulla Firenze guelfa. Colle Val d’Elsa che parteggiava per i guelfi, divenne luogo d’esilio di molti guelfi senesi e perseguita per questo.
Nella battaglia di Tagliacozzo del 1268 vide Carlo d’Angiò correre in difesa del pontefice Clemente IV, contro il nipote di Federico II Corradino, che era alla guida dei ghibellini. Tutta questa battaglia accadeva sotto gli occhi della speranzosa Sapìa Salvani, che dalla torre su cui era salita, pregava ardentemente sperando nella vittoria di Carlo d'Angiò. .
Riccardo Massaro Read the full article
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Jacques-Louis David - Parigi - Malmaison - Napoleone valica il Gran San Bernardo - 1803
Napoleone ha costituito uno spartiacque nella storia d’Italia: la generazione cresciuta sotto il suo dominio ha sviluppato ideali che hanno portato al Risorgimento.
La storia della letteratura italiana, ai cui albori vi è la volgarizzazione del latino soprattutto in chiave goliardica e l’influenza di altre culture (Chretien de Troyes e i minnesanger cortesi) può essere descritta secondo le seguenti tappe.
1059 - Il normanno Roberto il Guiscardo riceve dal Papa il potere sull’Italia meridionale
1077 - Gregorio VII accoglie a Canossa Enrico IV all’apice della lotta per le investiture
1095 - Urbano II lancia la prima crociata, atto di forza politica dopo aver prevalso sull’Impero nella lotta per le investiture.
1168 - Fondazione di Alessandria
1176 - Federico Barbarossa sconfitto a Legnano dai Comuni della Lega Lombarda. Da quel momento l’Italia del Nord, in assenza di sovrani, è territorio dei Comuni.
1189 - Terza crociata con Filippo Augusto di Francia, Enrico I d’Inghilterra e Federico Barbarossa
1202 - Nella quarta crociata, Zara viene assediata a vantaggio di Venezia
1220 - Nipote del Barbarossa e figlio dell’ultima esponente dei Normanni di Sicilia, Costanza d’Altavilla, Federico II è eletto imperatore. Si sviluppa la scuola siciliana (Cielo d’Alcamo, Giacomo da Lentini) in un ambiente di confluenza fra la cultura araba filosofica e scientifica e quella normanna e cavalleresca: l’amor cortese è ideale, non reale.
1224 - Cantico della Creature (San Francesco)
1260 - Nella battaglia di Montaperti, i ghibellini prevalgono sui guelfi a Firenze, ma Farinata degli Uberti impedisce la distribuzione della città.
1266 - Carlo d’Angiò, fratello di Luigi IX, sconfigge Manfredi a Benevento. Gli Angioini dominano l’Italia meridionale.
1277 - dopo la battaglia di Desio, i Visconti a capo del Comune di Milano
1282 - I siciliani, dopo il trasferimento della capitale da Palermo a Napoli, insorgono nei Vespri.
1284 - Pisa è sconfitta da Genova nella battaglia della Meloria
1289 - Con la battaglia di Campaldino sono i guelfi a prevalere a Firenze
1301 - Carlo di Valois, fratello di Filippo il Bello, favorendo i Neri, entra a Firenze. Dopo aver mandato in esilio l’amico Guido Cavalcanti e il cognato Corso Donati, Dante è esiliato a sua volta mentre è a Roma in una ambasceria con Bonifacio VIII. A Firenze domina l’amor gentile (“Tanto gentile e tanto onesta pare”).
1306 - 1321 Divina Commedia
~ Tu sei il mio maestro e il mio autore
~ l’amico mio e non de la ventura
~ nessun maggior dolore che ricordarsi del tempo felice ne la miseria
~ divenir del mondo esperto de li vizi umani e del valore
~ loco d’ogni luce muto
~ la gente nova e i subiti guadagni
~ Libertà va cercando ch’è sì cara come sa chi per lei vita rifiuta
~ State contenti, umana gente, al quia; ché se potuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria
~ facesti come quei che va di notte, che porta il lume dietro e sè non giova, ma dopo sè fa le persone dotte
~ Credete Cimabue nella pittura, tener lo campo, e ora ha Giotto il grido, si che la fama di colui è scura
~ Tu proverai sì come sa di sale lo pane altrui, e come è duro calle lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale
~ I' mi son un che, quando / Amor mi spira, noto, e a quel modo / ch'e' ditta dentro vo significando
~ O voi ch’avete li ’ntelletti sani, mirate la dottrina che s’asconde sotto ’l velame de li versi strani
1338 - Il Canzoniere (Petrarca), opera che non presenta più l’anelito mistico medioevale della Commedia, ma proprio per questo risulta connotata da una malinconia che segna la fine di un’epoca. L’amore di Petrarca è platonico, incapace di esprimere la vita vera eppure è più partecipato della lezione stilnovista.
~ E veggio ’l meglio, et al peggior m’appiglio
~ Italia mia, benché 'l parlar sia indarno
Solo et pensoso
Solo et pensoso i piú deserti campi / vo mesurando a passi tardi et lenti, / et gli occhi porto per fuggire intenti / ove vestigio human / l’arena stampi. / Altro schermo non trovo che mi scampi / dal manifesto accorger de le genti, / perché negli atti d’alegrezza spenti / di fuor si legge com’io dentro avampi: / sì ch’io mi credo omai che monti et piagge / et fiumi et selve sappian di che tempre / sia la mia vita, ch’è celata altrui. / Ma pur sí aspre vie né sí selvagge / cercar non so ch’Amor non venga sempre / ragionando con meco, et io co’llui.
1349 - 1351 Decameron (Boccaccio), eredità dell'enciclopedismo classico (Ovidio) e medioevale (Novellino), testimonianza della Peste nera, ma anche espressione di un mondo nuovo, lontano dagli ideali cavallereschi e dal misticismo medioevale, capace di aprirsi alla società comunale e borghese del tempo. Personaggi delle novelle sono: il mercante abbindolato Andreuccio da Perugio, l’innamorato Federigo degli Alberighi, Nastagio degli Onesti e il suo amore tossico, il venditore di reliquie Frate Cipolla, ….
1378 - tumulto dei Ciompi
1381 - Venezia e Genova si scontrano nella battaglia di Chioggia
1434 - Con il rientro dall’esilio a Venezia, Cosimo il Vecchio estende il potere dei Medici a Firenze. Per contrastare i dissidi fra le fazioni comunali, emergono le Signorie.
1454 - Con la Pace di Lodi, la Milano di Francesco Sforza, Venezia e la Firenze di Cosimo il Vecchio creano le condizioni per lo sviluppo del Rinascimento.
1478 - Congiura dei Pazzi
1483 - Orlando innamorato (Boiardo)
1490 - “Chi vuol essere lieto, sia. Del doman non c’è certezza” (Lorenzo de’ Medici). Le rime di Lorenzo, l’erudizione di Poliziano, la concretezza di Leon Battista Alberti rappresentano l’apice dell’Umanesimo prima che le vicende politiche ne decretino la fine.
1494 - Calata di Carlo VIII poi sconfitto a Fornovo, chiamato da Ludovico il Moro. I francesi, finita la Guerra dei Cent’anni, si rivolgono ad un’Italia ricca e divisa.
1498 - Morte di Savonarola
1513 - Il principe (Machiavelli, tanto homini nullum par elogium) in cui sono affrontate, senza vincoli morali, le virtù - quelle del leone e della volpe - che possono condurre alla nascita dello Stato. Ciò che stava avvenendo presso gli altri Paesi europei e non accadrà in Italia.
"Venuta la sera, mi ritorno a casa ed entro nel mio scrittoio; e in sull'uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente, entro nelle antique corti delli antiqui huomini, dove, da loro ricevuto amorevolmente, mi pasco di quel cibo che solum è mio e ch'io nacqui per lui; dove io non mi vergogno parlare con loro e domandarli della ragione delle loro azioni; e quelli per loro humanità mi rispondono; e non sento per quattro hore di tempo alcuna noia, sdimentico ogni affanno, non temo la povertà, non mi sbigottisce la morte: tutto mi transferisco in loro".
1516 - Orlando furioso (Ariosto). È il poema dell’immaginazione, dell’ironia, della fantasia: dipinge un mondo cavalleresco consapevole della sua fine, ma senza lo scherno di Cervantes che scriverà cento anni dopo, nel mondo successivo a Lepanto e alla scoperta dell'America. Senza valori cortesi o cristiani, con la perdita della ragione di Orlando sentenzia in metafora la fine del Rinascimento.
“Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori, / le cortesie, l’audaci imprese io canto”
1518 - Mandragola (Machiavelli)
1525 - Prose de la volgar lingua (Bembo)
1526 - Sonetti lussuriosi (Aretino)
1528 - Il cortegiano (Castiglione)
1530 Carlo V e Clemente VII (Giulio de’ Medici) ripristinano il potere dei Medici a Firenze. Ricordi (Guicciardini).
1552 - Baldus (Teofilo Folengo)
1555 - Galateo (Della Casa)
1559 - Pace di Cateau - Cambresis: Milano e Napoli sotto la dominazione spagnola
1563 - Emanuele Filiberto trasferisce la capitale del Ducato a Torino
1581 - Gerusalemme liberata (Tasso), effetto della battaglia di Lepanto (1571)
1589 - Della ragion di Stato (Botero)
1623 - Adone (Marino)
1647 - Rivolta popolare di Masaniello
1706 - A seguito della guerra di successione spagnola, Milano passa all’Austria
1737 - Si estingue la dinastia dei Medici: Firenze entra nell’orbita dell’Austria
1751 - La locandiera (Goldoni), donna borghese che intende sedurre i suoi nobili ospiti, è l’opera più famosa di un autore che supera lo schematismo della commedia dell’arte e inscena personaggi borghesi con un intreccio e un canovaccio preciso.
1763
Il giorno (Parini)
Storia dell’arte nell’antichità (Winkelmann)
1764 - Dei delitti e delle pene (Beccaria)
1798 - Le ultime lettere di Jacopo Ortis (Foscolo) da cui traspare la delusione per il Trattato di Campoformio
1803 - Alla sera (Foscolo)
Forse perché della fatal quïete / tu sei l'immago, a me sì cara vieni, / o Sera! E quando ti corteggian liete / le nubi estive e i zeffiri sereni, / e quando dal nevoso aere inquïete / tenebre e lunghe all'universo meni / sempre scendi invocata, e le secrete / vie del mio cor soavemente tieni / Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme / che vanno al nulla eterno; e intanto fugge / questo reo tempo, e van con lui le torme / delle cure onde meco egli si strugge; / e mentre io guardo la tua pace, dorme / quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
1806 - Vita (Alfieri)
1807 - Sepolcri (Foscolo)
All’ombra de’ cipressi e dentro l’urne confortate di pianto è forse il sonno / della morte men duro? / Celeste è questa corrispondenza d’amorosi sensi / egregie cose il forte animo accendono l’urne de’ forti
1816 - Con la pubblicazione dell'articolo "Sulla maniera e sull'utilità delle traduzioni" di Madame De Stael, in Italia si innesca il dibattito fra classico e romantico. Il romanticismo, reazione al regime neoclassicista francese, assegna all'arte (Schelling) la facoltà creatrice per eccellenza ponendo al centro la natura, il popolo, la Nazione, il Medioevo.
1821 - Ei fu (Manzoni)
Ei fu. Siccome immobile, / dato il mortal sospiro, / stette la spoglia immemore / orba di tanto spiro, / così percossa, attonita / la terra al nunzio sta, / muta pensando all’ultima / ora dell’uom fatale; / né sa quando una simile / orma di piè mortale / la sua cruenta polvere / a calpestar verrà. / Dall’Alpi alle Piramidi, / dal Manzanarre al Reno, / di quel securo il fulmine / tenea dietro al baleno; / scoppiò da Scilla al Tanai, / dall’uno all’altro mar. / Fu vera gloria? Ai posteri / l’ardua / sentenza / Ei si nomò: due secoli, / l’un contro l’altro armato, / sommessi a lui si volsero, / come aspettando il fato; / ei fe' silenzio, ed arbitro / s’assise in mezzo a lor.
1828 - Sonetti (Belli)
1831 - Canti (Leopardi)
"Virtù viva sprezziam, lodiamo estinta" (Nelle nozze della sorella Paolina)
1832 - Le mie prigioni (Pellico)
1842
I promessi sposi (Manzoni)
~ Pensino ora i miei venticinque lettori
~ Si racconta che il principe di Condé dormì profondamente la notte avanti la giornata di Rocroi
~ Che vuol ch’io faccia del suo latinorum
~ Sopire, troncare, padre molto reverendo: troncare, sopire
~ All’avvocato bisogna raccontar le cose chiare: a noi tocca poi a imbrogliarle
~ Addio, monti sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime inuguali, note a chi è cresciuto tra voi, e impresse nella sua mente, non meno che lo sia l’aspetto de’ suoi più familiari; torrenti, de’ quali distingue lo scroscio, come il suono delle voci domestiche; ville sparse e biancheggianti sul pendìo, come branchi di pecore pascenti; addio! Quanto è tristo il passo di chi, cresciuto tra voi, se ne allontana!
~ E Dio non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande
~ La sventurata rispose
~ Comanda chi può e ubbidisce chi vuole
~ Il coraggio, uno non se lo può dare
~ Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto, per paura del senso comune
1848 - Cinque giornate di Milano e prima guerra di indipendenza
1849 - il generale Oudinot e Luigi Napoleone (poi Napoleone III) costringono alla resa la Repubblica Romana di Mazzini e Garibaldi
1859 - Seconda guerra di indipendenza ed armistizio di Villafranca
1861 - Proclamazione del Regno d’Italia
1866 - Terza guerra di indipendenza e annessione del Veneto
1870 - Sconfitta francese di Sedan e conquista di Roma capitale d’Italia
1877 - Odi barbare (Carducci)
San Martino
La nebbia a gl’irti colli / piovigginando sale, / e sotto il maestrale / urla e biancheggia il mar; / ma per le vie del borgo / dal ribollir de’ tini / va l’aspro odor de i vini / l’anime a rallegrar. / Gira su’ ceppi accesi / lo spiedo scoppiettando: / sta il cacciator fischiando / sull’uscio a rimirar / tra le rossastre nubi / stormi d’uccelli neri, / com’esuli pensieri, / nel vespero migrar.
Pianto antico
L’albero a cui tendevi / la pargoletta mano, / il verde melograno / da’ bei vermigli fior, / nel muto orto solingo / rinverdì tutto or ora, / e giugno lo ristora / di luce e di calor. / Tu fior de la mia pianta / percossa e inaridita, / tu de l’inutil vita / estremo unico fior, / sei ne la terra fredda, / sei ne la terra negra / né il sol più ti rallegra / né ti risveglia amor.
1881 - I Malavoglia (Verga)
1896 - X Agosto (Pascoli)
San Lorenzo, io lo so perché tanto di stelle per l'aria tranquilla / arde e cade, perché sì gran pianto nel concavo cielo sfavilla. / Ritornava una rondine al tetto: l'uccisero: cadde tra i spini; ella aveva nel becco un insetto: la cena dei suoi rondinini. / Ora è là, come in croce, che tende quel verme a quel cielo lontano; / e il suo nido è nell'ombra, che attende, che pigola sempre più piano. / Anche un uomo tornava al suo nido: l'uccisero: disse: Perdono; / e restò negli aperti occhi un grido: portava due bambole in dono. / Ora là nella casa romita, / lo aspettano, aspettano in vano: egli immobile, attonito, addita / le bambole al cielo lontano. / E tu, Cielo, dall'alto dei mondi sereni, infinito, immortale, / oh! d'un pianto di stelle lo inondi quest'atomo opaco del Male!
1889 - Il piacere (D’Annunzio)
1902 - La pioggia nel pineto (D’Annunzio)
1908 - L’umorismo (Pirandello)
1916 - Il porto sepolto (Ungaretti)
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Dante Alighieri
Dante falleció el 14 de septiembre de 1321 en Ravena, Italia, habiendo nacido a finales del mes de mayo de 1265 en Florencia. Era hijo de un noble y recibió una educación esmerada desde temprana edad, la cual incluía su paso por el ejército, luchando en la batalla de Campaldino. Dante tuvo un gran amor mundialmente famoso: Beatriz, posiblemente Beatriz Portinari, a quien conoció cuando todavía…
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Sandro Botticelli
Retrato de Dante Alighieri, 1495 Pintura al temple sobre lienzo - 54,7 cm × 47,5 cm Renacimiento
El característico perfil del poeta resalta con fuerza sobre el fondo claro. Según los cánones de la época, Dante viste abrigo y capucha de color rojo sobre una gorra blanca. Resulta evidente que Botticelli conocía el fresco de Dante pintado por Domenico di Michelino en la catedral de Florencia, donde el poeta aparece por primera vez tocado con una corona de laurel. Estos detalles corresponden al estándar de la representación de la figura del poeta.
Dante Alighieri, bautizado Durante di Alighiero degli Alighieri (Florencia, c. 29 de mayo de 1265-Rávena, 14 de septiembre de 1321), fue un poeta y escritor italiano, conocido por escribir la Divina comedia, una de las obras ornamentales de la transición del pensamiento medieval al renacentista y una de las cumbres de la literatura universal.
Escribió varios tratados en latín sobre literatura, política y filosofía. A su pluma se debe el tratado en latín De Monarchia, de 1311.
En 1289 participó en la batalla de Campaldino durante la guerra entre Florencia y Arezzo, y contribuyó así a la victoria de los florentinos.
Apodado «el Poeta Supremo» (en italiano «il Sommo Poeta»), también se le considera el «padre del idioma italiano» (llamado volgare en aquella época).
📍Colección Privada
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Da una lacrima e una preghiera
Divina Commedia
Dante incontra anche Bonconte da Montefeltro il cui cadavere ferito a morte nella Battaglia di Campaldino, fu conteso tra un angelo e un diavolo, e quindi disperso da una tempesta diabolica in Arno, dove non fu mai ritrovato La salvezza per il capitano ghibellino, caduto a Campaldino, arriva in punto di morte in virtù di una sola «lagrimetta» di pentimento, che però nello sguardo amoroso di Dio è…
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🍃
#dante un film di pupi avati ma cos-#questo è come machiavelli in boris io non credo che siamo pronti per rivangare cose come campaldino#comunque ho sensazioni ambivalenti al riguardo#anche se il naso dell’attore che fa dante è 🔝#personal*
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The Battle of Campaldino, 1289
One of the combatants in the battle was Dante Alighieri, twenty-four years old at the time.
#battle of campaldino#guelphs#ghibellines#guelph#ghibelline#florence#florentine#tuscan#campaldino#tuscany#arezzo#italy#army#battle#northern italy#history#europe#european#medieval#cavalry#armour#knights#dante alighieri#middle ages#osprey#dante
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#2020june10 #snow in #June here at #Dante's #column in #Campaldino #Poppi #❄️ #🌨 #☃️ #🌪 (presso Poppi) https://www.instagram.com/p/CBP-rzan-mS/?igshid=1t9ixmcswn81a
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Dante visits Guido Cavalcanti before his death
1. it isn’t finished and idk if I’ll finish it so I decided to pull the trigger, you get what there is for now; 2. I haven’t reread it and I’m posting the first draft like a heathen, yolo; 3. @antiquarians this may be to your interest
The wind is heavy that morning, it’s sticky, it smells of something rotten. Blowing through the streets, the alleys, it catches odours of alcohol, of piss, and raises them up to the windows, and somewhere on its way it meets an intense smell of lilies wafted by a current of air, lilies, as if it carried Florence on the palm of its hand.
Dante opens his window with a creak of wood and the wind comes in, the decaying whiff mingled with perfume, a smell so pungent that it reminds him of Campaldino, of the grass of the battlefield trodden and quaffing gore like water. He makes a face, pushing down the corners of his lips and furrowing his eyebrows, and leaves the window, leaves the house, his feet followed by this breeze.
It must be the Arno, today it smells like a swamp.
When he returns home from his public offices, he meets his wife on the door. Gemma has eyes black like a dove’s and they say much before she can even part her lips; they speak to his chest, an echo in an empty countryside church, they put a clench in there, and when she eventually speaks, her words come as no surprise.
« Guido is back into the city. He’s still ill. They brought him to his house this morning. »
It wasn’t the river’s odour that he had smelt, then, caught by the wind, but whatever hovered over the cart lulling Guido back to his home. Or perhaps simply the stench of guilt.
Dante sits at his desk long enough to see the light change: the yellow afternoon turns bluer and bluer, washed out, and his legs and back begin hurting as if age had crept up to him and nested in his bones, as if it had carved a place in them like a woodpecker in a trunk. He only leaves the house again when the market of San Lorenzo is closing in another part of Florence, and the clattering run of cart wheels echoes down the black stones of streets between the earth-coloured faces of houses.
Shoemakers beat the leather into shape down via de’ Calzaiuoli. Dante faces the door of the palace of the Cavalcanti like the prodigal son returning to the home of his father, he who had once so freely declared that Guido had baptised him at the altar of poetry like Saint John baptised Christ in the river Jordan.
He knocks, he’s announced, and between the heavy walls of the corridor he finds himself face to face with Aldobrandino Cavalcanti. The friar carries a candle, and the candle lights his face like a gaunt death mask, like the suffering face of a Christus patiens, of the crucifix of Santa Maria Novella where he is prior.
They greet each other politely, appropriately.
Aldobrandino evaluates him as though he were looking for the trace of sin in the lines of his face. Then he says, « He is weak, the fever is malarial. Do not tire him, the journey was long. »
He is allowed in a bedroom, candle-lit; Guido lies in a bed, pale and yellow like the sweat-dampened sheets. Dante breathes in, it’s a sharp sound. His friend’s fever is in his nose, in his lungs, an excess of fluids that clogs his throat. He sits by the bad, on a chair left there by whoever else waited by the sickbed before him.
« Guido? It’s me. »
The silence lasts for less than he had expected.
« ---Dante? »
It seems that Guido keeps the air of the swamp in his breath; it’s in his mouth, in his lungs.
« Yes. »
Dante hasn’t come prepared to give his apologies to a dying man; the skin on Guido’s temples is stretched too thin, his cheeks have lost the red arrogance of the noble poet and choleric knight, his eyes, they are glassy and wet. The sight of him is frightening.
Dante has signed the order of exile with the other priors. Not his choice, but his hand nonetheless held the quill. Guido left the city on a horse not three months earlier, the turn of his chin high and proud, the clench of his jaw angry and pained.
How does a man apologise now?
He does not speak, instead he rests his hand on Guido’s shoulder.
And Guido sighs, wheezes. Silence stretches on.
« I’ve resented you enough », he whispers at last. « A grudge is a heavy thing to carry when your soul leaves your heart. »
Dante does not answer for a long time, though his touch leaves Guido’s shoulder and reaches for his friend’s own hand. Sweaty as the rest of him, it still answers to the grip. A hard thing it is to believe that the forgiveness of one who offers it in the face of death is genuine and deserved.
« Don’t you tell me that you will stop begrudging Corso too », he answers, at last, trying for a jest.
« May he rot in hell, for all I care. »
Dante chuckles. « I thought so. God be willing, you won’t meet him again. »
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11 giugno 1289, la battaglia di Campaldino
11 giugno 1289, la battaglia di Campaldino
di Alessandro Ferrini Io fui di Montefeltro, io son Bonconte; … La battaglia di Campaldino è più volte ricordata direttamente o indirettamente da Dante nella Divina Commedia, battaglia alla quale lo stesso poeta partecipò fra le fila dei cavalieri fiorentini. A questo proposito è bene ricordare che in epoca medievale i cittadini erano chiamati alle armi in caso di guerra e dovevano…
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Dante Alighieri.
Casi todos los italianos han leído su obra maestra, algunos estudiantes la han apreciado, otros en cambio la odian. Dante Alighieri sigue siendo una figura central de la literatura italiana junto con su famoso escrito, «la Divina Comedia». Sabemos casi todo sobre esta aventura entre el Infierno, el Purgatorio y el Cielo, pero hay algunas anécdotas sobre el autor que son tan famosas. por ello, a continuación os contaré algunos datos, curiosidades y cosas que probablemente no sabíais de Dante Alighieri.
1. Desde antes de la época medieval, era común que los escritores cambiaran sus nombres para sus publicaciones, con el fin de facilitar su reconocimiento internacional. Este fue el caso de Dante, cuyo nombre en realidad era Durante di Alighiero degli Alighieri. Por supuesto, este nombre resultaba muy largo para sus obras, por lo que optó por darse a conocer como Dante Alighieri.
2. Siendo un niño de 12 años, fue obligado a comprometerse y a casarse, ya que era costumbre en su época pactar matrimonios a edades tempranas. El nombre de su esposa era Gemma y con ella tuvo cuatro hijos. No obstante, el gran amor de su vida fue Beatriz Portinari, a la que conoció con 9 años, y de la que pudo haberse enamorado a primera vista. Esta última fue su gran inspiración para sus grandes obras.
3. Además de inspirarse del amor a Beatriz, Dante sentía una fuerte conexión con los trabajos del poeta romano Virgilio, que vivió en el siglo 1 a.C.. La admiración que Dante tenía por este escritor era tan grande que lo convirtió en uno de los personajes principales de «La divina comedia». En esta obra, Virgilio era el responsable de guiar al protagonista en su camino por el más allá.
4. Una de las curiosidades que quizás no sabías del autor: La Divina Comedia ha sido ilustrada por Sandro Botticelli, Miguel Ángel, John Flaxman, William Blake, Gustave Doré, y Salvador Dalí, y ha inspirado la música de Tchaikovsky, Giovanni Pacini y Franz Liszt.
5. Cuando tenía 18 años, conoció a cuatro personas que formarían, junto con él, los líderes del dolce stil novo, que fue el movimiento literario más notable de Italia durante el siglo XIII. Estas otras cuatro personas eran Guido Cavalcanti, Lepo Gianni, Cino de Pistoia y Brunetto Latini.
6. Dante a menudo afirmaba ser de origen romano antiguo, pero ni siquiera él podía encontrar pruebas claras de esto. En realidad, el pariente más antiguo que pudo rastrear en su árbol genealógico fue un hombre llamado Cacciaguida degli Elisei, que vivió alrededor del 1100 D.C. En otras palabras, ser un descendiente de los antiguos romanos era más una ilusión que un hecho real.
7. Sea o no descendiente de los romanos, el hecho es que Dante fue un valiente guerrero a pesar de todo. Es cierto, no todo eran estudios con libros y papel de pergamino para este poeta. Dante vio la niebla de la guerra cuando sirvió a los güelfos como jinete en la batalla de Campaldino el 11 de junio de 1289 contra los gibelinos.
8. Dante trabajó como farmacéutico, pero por una razón interesante. Verás, quien quisiera participar activamente en la vida pública local y en la escena política tenía que registrarse en uno de los muchos gremios comerciales o artesanales de Florencia. Dante era un joven muy ambicioso, a pesar de que apestaba como político en ciernes.
9. Según el mismo hombre, Dante amaba la poesía desde muy joven. Sin embargo, no lo consideró una carrera profesional en primer lugar. Sólo cuando descubrió al maestro poeta boloñés Guido Guinizelli pensó: «Oye, debería hacer esto». Estaba tan obsesionado con las obras de Guinizelli en ese momento que se refirió a él en el Purgatorio como un «padre».
10. Las obras de Dante eran tan buenas que revolucionaron el idioma italiano de manera increíble. El italiano estándar de hoy en día se basa principalmente en el dialecto florentino de la Toscana, es decir, en el idioma en el que Dante escribió. El florentino se convirtió rápidamente en el idioma de la cultura una vez que Dante mostró lo hermoso que podía ser, y se extendió como un incendio forestal desde allí.
11. La primera biografía formal de Dante fue la Vita di Dante, escrita después de 1348 por Giovanni Boccaccio.
12. El 1 de noviembre de 1301, Carlos de Valois, hermano del rey de Francia, invadió Florencia para ayudar a los güelfos negros a derrotar a los güelfos blancos. Después de la destrucción del partido Blanco, los güelfos Negros tomaron el control de la ciudad y acusaron a Dante de varias cosas. Dante, que seguía en Roma contra su voluntad, fue pintado como traidor y corrupto.
13. Como resultado de estas acusaciones, el venerado poeta fue exiliado perpetuamente de Florencia y se le ordenó pagar una multa ridículamente alta. Lamentablemente, las fuerzas que se habían apoderado de la mayor parte de la propiedad de Dante, haciéndole imposible pagarla. Además, él no se creía culpable. Su negativa a soltar el dinero tuvo graves consecuencias. Lo exiliaron permanentemente de Florencia y si entraba en la ciudad antes de pagar, podía ser quemado en la hoguera.
14. Mientras estaba en el exilio, Dante viajó. Durante sus viajes, escribió varias obras, incluyendo El Vernáculo Elocuente, que fue un intento de unificar los territorios italianos a través de aspectos de cada dialecto hablado en italiano para establecer el idioma como una lengua literaria seria. A pesar de no haber terminado la obra, todavía influyó en el propósito que se pretendía.
15. Desterrado, murió en la ciudad de Rávena, donde sus restos descansan en la Iglesia de San Francisco de Asís. Sin embargo, los florentinos siempre lamentaron esa situación y ya en el siglo XIX decidieron construirle una tumba para él, que permanece vacía, en la Basílica de Santa Cruz. En esta puede leerse “Honrad al más alto poeta”.
16. En 2007, científicos italianos de la Universidad de Bolonia recrearon la cara real de Dante. Se cree que el modelo es el más parecido a su verdadera apariencia. Un retrato hecho por Botticelli fue usado como base junto al cráneo.
17. Y por último, como dato curioso, la banda de Heavy Metal, Iced Earth tiene como una de sus obras cumbre la canción Dante`s Inferno que dura 16 minutos y que esta basada en la La Divina Comedia.
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Bocca Degli Abati
Il traditore di Montaperti immortalato da Dante nella Divina Commedia. Bocca degli Abati discende da una antica famiglia fiorentina, il cui capostipite Abate dell’Ildebrandino giunse a Firenze dalla Lombardia nel 1176. Abitarono nel Sesto di San Pier Scheraggio presso la chiesa di San Michele in Orto, sul Canto di San Martino. La loro ricchezza proveniva da beni immobili posseduti in Firenze (case e torri), castelli posseduti nel contado e dalla mercatura che esercitavano con successo. Si erano imparentati con famiglie importanti quali; Visdomini, Guittoni e alleati politicamente con i Tedaldini, Caponsacchi, Elisei, Giuochi, abitanti nello stesso Sesto. Si avvicinarono ai potenti Uberti nel tredicesimo secolo divenendo Ghibellini. Prestandosi ad ospitare nelle loro case, i Vicari degli Svevi ogni volta che giungevano a Firenze. La fama di traditore, Bocca degli Abati, se l'è guadagnata per sempre, anche se prove certe del suo tradimento a Montaperti, non ci sono. Il Davidshon nella sua opera “Storia di Firenze”, racconta di Bocca degli Abati rappresentante di questa famiglia ghibellina (qualcuno dice che fossero Guelfi, passati fra le fila degli imperiali con il tradimento). Costui come altri Ghibellini presenti in Firenze, pagando una forte somma, vennero inseriti nelle file dei fiorentini, onde evitare che durante l’assenza per la battaglia contro Siena potessero prendere il potere. Durante il consiglio di guerra, uno degli anziani presenti; Tegghiaio Aldobrandi degli Adimari, prese la parola dicendo di non fidarsi di questi avversari paventando il loro tradimento, e sconsigliando di combattere contro Siena. Gli venne tolta la parola e multato, ma continuò a protestare finché venne zittito con la minaccia del taglio della testa.
Il trasferimento della taglia fiorentina verso il campo di battaglia, si svolse tranquillamente. Arrivati sul fiume Arbia, videro l’esercito nemico schierato per la battaglia. Il 4 settembre 1260 al grido di San Giorgio, i senesi attaccarono le schiere dei fiorentini. Nelle prime fasi dello scontro i Guelfi riuscirono a contenere i senesi, a contrattaccare e costringerli sulla difensiva. Fu in quel momento che l’Abati, si tolse di dosso le insegne guelfe, e avvicinandosi a Iacopo del Nacca de’ Pazzi con un colpo di spada gli tranciò di netto la mano che reggeva lo stendardo fiorentino. A quella vista i Guelfi sconvolti da quanto accaduto, sbandarono e vennero massacrati dai soldati del conte d’Arras, intervenuti nella battaglia lasciando la difesa del carroccio senese. Rientrati in Firenze i Ghibellini vincitori, Bocca iniziò a collaborare con loro, fino alla definitiva sconfitta degli imperiali, con la morte di Manfredi nella battaglia di Benevento. Con il ritorno al potere dei Guelfi l’Abati venne esiliato, anche se non cerano prove certe del suo tradimento. Morì in esilio nel milletrecento. Dante Alighieri nella Divina Commedia, l’incontra nel Canto dell’Inferno, nell’Antenora fra i traditori della Patria e della propria Parte politica, immerso nel ghiaccio con solamente la testa fuori. Il poeta involontariamente colpisce la testa di uno dei dannati. Il dannato chiede a Dante se è venuto a accrescere la sua punizione, per il suo tradimento nella battaglia di Montaperti. Dante chiede a lui di dirgli il suo nome al fine si sapere con chi parla. Ma Bocca tace, anche quando il poeta gli strappa una ciocca di capelli che lo fa urlare. A questo punto interviene un altro dannato Buoso da Duera, che ne rivela il nome; Bocca, cosa hai da urlare? Anche gli altri componenti della famiglia si comportarono con violenza e tradimento. Si ritrovano a Campaldino nel 1289, con i Lamberti e gli Uberti, insieme a Guido Novello nelle fila dei Ghibellini. Anni prima nel 1258 con gli Uberti tentarono di impadronirsi del potere in Firenze, il popolo per ritorsione a questo tentativo, assalì e bruciò le loro case, costringendo molti di loro all’esilio. Come gli altri Magnati furono colpiti dagli “Ordinamenti di Giustizia” di Giano della Bella, riuscendo a salvarsi. Un loro famigliare un certo Neri, venne accusato di aver avvelenato i suoi avversari politici detenuti nel carcere delle “Stinche”. Il Villani nella sua “Cronica” annota nell’anno 1304 un incendio doloso e catastrofico per l’economia della città, per mano del Neri e dei suoi consorti. Questo fatto costò l’esilio a molti appartenenti alla famiglia Abati. Fu concesso di rimanere in città al ramo di Montelfi di Lamberto di Rustico Abati. Si mantennero in posizione politica defilata, senza mai raggiungere cariche importanti.
Alberto Chiarugi Read the full article
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A reminder that, before Dante wrote The Divine Comedy, he was a participant in the conflict between the Guelfs and the Ghibelinnes, and actually fought in the battle Campaldino in 1289.
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Dante Alighieri - Il Castello dei Conti Guidi a Poppi
Dante Alighieri – Il Castello dei Conti Guidi a Poppi
La prima traccia nelle cronache del castello, costruito nel Medioevo, risale al 1191. L’edificio è stato ristrutturato a partire dal 1274 per volontà del conte Simone Guidi e di suo figlio Guido che trasformarono il fortilizio in vera e propria residenza. L’11 giugno 1289, qui si è svolta la battaglia di Campaldino. Il palazzo dei Guidi venne realizzato nella sua forma attuale da metà XIII secolo…
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