#DIDASCALICO
Explore tagged Tumblr posts
deathshallbenomore · 6 months ago
Text
il libro: inserisce vaghi riferimenti temporali che richiedono al lettore di farsi due conti sulle epoche in cui le varie sezioni del romanzo sono ambientate, ma non specifica esplicitamente (all’inizio del capitolo, oppure con espressioni come “correva l’anno…”) proprio perché non è quello il punto, dato che il passare del tempo e il susseguirsi dei cicli della natura trascendono dalla scansione antropocentrica del tempo, al punto che l’essere umano passa in secondo piano rispetto a questa inesorabilità
i recensori usamericani, mai smentendo le illazioni: un grande difetto del libro è che non ci dice mai in che anno siamo
21 notes · View notes
instabileatrofia · 3 months ago
Text
Tumblr media
Didascalico (Didactic)
I.S.A.
-
Do not remove the captions pls.
10 notes · View notes
libriaco · 9 months ago
Text
La creazione del cane
Tumblr media
(La scena si apre sul Paradiso Terrestre. Ci sono piante lussureggianti, cascatelle d’acqua, ninfee, leoni, elefanti, caimani e zanzare. Sulla scena, in piedi, vicini l’una all’altro, Eva e Adamo.)
EVA: Adamo, hai portato fuori il cane? ADAMO (la guarda interrogativo): Cane, quale cane? EVA (comincia ad irritarsi): Il nostro cane! ADAMO (didascalico): Ma noi non abbiamo un cane! EVA (irritata): Tutti hanno un cane! ADAMO (come sopra): Ma se qui ci siamo solo tu ed io! EVA (come sopra): Ecco, sempre pronto a contraddirmi. Vuoi che litighiamo di nuovo? ADAMO (conciliante): Ma no, cara, non è per contraddirti, ma qui non c’è nessun cane. EVA (come sopra): Oh, ma va’ al diavolo! SERPENTE (scende serpeggiando giù dall'albero): Mi ha chiamato? EVA: Fila via, tu: entri solo al prossimo atto! SERPENTE: Ah, scusate (serpeggia sull'albero, mogio, mogio) EVA (ad Adamo): Hai visto? Hai messo scompiglio nel Giardino. Quello ha pure fatto l’entrata sbagliata, ora lo senti il Regista! DIO (svegliandosi): Eh? ADAMO: Cosa? EVA: Che dice? DIO: Meditavo e mi è parso di sentire invocare il mio nome ADAMO ed EVA (all’unisono): No, no. Continui pure a meditare. EVA (ad Adamo): Senti… ADAMO: Cosa c’è? EVA: Ma… e il cane? ADAMO: Ancora il cane? Quando ti metti in testa una cosa…. Sei proprio cocciuta: non abbiamo cani qui! EVA: Io lo voglio ADAMO (sconsolato): Già EVA (fa una bizza): Lo voglio, lo voglio, lo voglio! ADAMO (fa spallucce): Non ci posso fare niente, è colpa del Regista. DIO (si sveglia di nuovo): Eh? Che c’è? Mi si nomina ancora invano laggiù? EVA (sommessamente): No, è per il cane… DIO (che sa tutto): Quale cane? Non ci sono cani costì. ADAMO (gongolando, rivolto a Eva): Ecco, vedi, che ti dicevo! EVA (a bassa voce, rivolta ad Adamo): Sta invecchiando, allora: si è dimenticato di crearlo… DIO (che sente tutto): Mi sono dimenticato? EVA (umile): Ehm … sembrerebbe… DIO: Mah, ho perso la lista delle cose da fare, può darsi…. Non sono più attento come un tempo. (Rivolto a se stesso) Forse ho fatto male a crearlo, il Tempo, ma qui devo fare sempre tutto da solo, e qualche volta… ADAMO ed EVA (si guardano, scuotendo la testa, senza parlare) DIO (tuonando): Eccovi il cane! CANE (compare tra Adamo ed Eva, fa qualche passo, si avvicina all’Albero del Bene e del Male e fa pipì) SERPENTE: Attento, mi hai schizzato tutto! CANE: (sorride, compiaciuto)*. EVA: Adamo, questo cane non mi piace. ADAMO (rivolgendo lo sguardo in alto): Oh Santo Cielo! DIO, SERAFINI, CHERUBINI, TRONI, DOMINAZIONI, VIRTÙ, POTENZE, PRINCIPATI, ARCANGELI e ANGELI (in coro): Eh? Che c’è? ADAMO (fa un passo avanti sul proscenio): Qui non ne usciamo più. Vogliamo chiudere il sipario e passare al secondo atto?
(Cala il sipario)
[*] I cani sorridevano, nel Paradiso Terrestre. È da quando ne sono usciti che hanno smesso.
Ispirato ad Achille Campanile.
Immagine: Luca Cranach, particolare da: Paradiso Terrestre (1530)
9 notes · View notes
fashionbooksmilano · 9 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
L'uniforme borghese
collana Idee di Moda n° 2 a cura di Grazietta Butazzi e Alessandra Mottola Molfino
DeAgostini, Novara 1991, 184 pagine, 13,5x21,5cm, ISBN 97 888 402 92298
euro 18,00
email if you want to buy [email protected]
…Tutti quei signori si rassomigliavano, le basette abbondanti sfuggivano dai grandi colletti duri, ch’erano sostenuti dalle cravatte bianche con l’orlo di trina ben spiegato. Tutti i panciotti erano di velluto col risvolto a scialle; tutti gli orologi portavano in capo a un lungo nastro qualche sigillo ovale di corniola; e ognuno teneva appoggiate le mani sulle cosce, abbassando con cura la forca dei calzoni, ch’erano di panno lustro e brillavano più del cuoio delle grasse scarpe…(G. Flaubert, La Signora Bovary, 1857).
La moda come sintesi di una mentalità, come rappresentazione di un comportamento è questo il filo conduttore dei dodici volumi della collana Idee della Moda che si propone un’approfondita analisi del fenomeno moda attraverso i mutamenti psicologici, sociologici, estetici. Saggi redatti da storici della moda e del costume individuano di volta in volta i motivi, i temi, i soggetti, i percorsi essenziali che segnano e permettono di leggere l’evoluzione dei ruoli, femminile e maschile, attraverso quelle trasformazioni. Un corredo iconografico selezionato e un pertinente commento didascalico guidano a una ricostruzione per immagini dei temi proposti.
02/05/24
6 notes · View notes
automatismascrive · 2 months ago
Text
Actually, second time's the charm: Fantastic Parasuicides e The World of Us
Trovo abbastanza buffo che nel primo consiglio dedicato ai film io mi sia prodigata nello specificare che si tratta della forma di narrativa per cui ho i gusti più mainstream di tutti, che conosco poco del linguaggio del cinema e che dunque vedrete pochi post a tema ecc ecc., per poi finire a scrivere due dei quattro articoli di quest’anno su dei film... D’altra parte non ho mai preteso di essere una persona coerente. Mi rendo conto che mi mancano delle basi importanti per parlare di cinematografia in maniera completa e interessante, ma d’altra parte ci tengo talmente tanto a questa segnalazione, visto che mi permette (finalmente!) di parlare di cinema che mi è davvero tanto caro, che preferisco mettere in piedi un consiglio un po’ didascalico e poco brillante ma che potrebbe permettere a qualcuno di muovere i primi passi del cinema coreano meno famoso. Proprio così, è un sacrificio bello e buono quello che faccio, ma d'altronde ho invece la pretesa di essere una persona altruista, tipo uh... scrivendo articoli che mi divertono sul mio blog personale? No?
Giustificazioni non richieste a parte, ci tengo a fare questa segnalazione perché se negli ultimi anni il cinema della Corea del Sud ha ricevuto rinnovate attenzioni e interesse anche da parte della stampa generalista, il tipo di film che arrivano ai giornali, alle testate cinematografiche più popolari o ai portali di aggregazione di recensioni sono spesso e volentieri un po’ monotematici – insomma, quando si parla di cinema dalla Corea o si parla di horror o si parla di thriller. Mi sento di dire tutto sommato anche a ragione: i thriller coreani fanno spesso e volentieri le scarpe a quelli anglofoni per qualità della recitazione, intreccio e sequenze d’azione (guardatevi The Chase, The City of Violence o perché no, A Bittersweet Life e poi ne riparliamo) e non c’è dubbio che la popolarità di Parasite renda più facile che sia questo tipo di titoli ad essere distribuito dignitosamente anche in occidente. Sarebbe però estremamente scorretto – e piuttosto razzista – pensare che allontanandosi da questi generi e da qualche grande Regista-Camaleontico-con-la-R-e-la-C-maiuscole (Kim Ki-duk, Lee Chang-dong ecc.) la Corea abbia poco o nulla da offrire. Dunque per le segnalazioni di oggi mi sembra giusto presentarvi due film relativamente atipici se paragonati ai titoli che hanno avuto più fortuna presso la distribuzione nostrana: Fantastic Parasuicides e The World of Us, completamente differenti come struttura, intreccio e tematiche ma entrambi assai competenti in quello che si propongono di fare.
Fantastic Parasuicides
Il primo film del consiglietto di oggi è in realtà una raccolta di corti, ciascuno girato da un regista diverso, a tema, beh... para-suicidi fantastici. Para- perché come potrete immediatamente notare già dal primo corto, ciascuno dei protagonisti incontrerà più difficoltà del previsto nel tentare di togliersi la vita, e fantastici perché ciò che capiterà nel corso di questi tentativi difficilmente potrà essere descritto in altro modo; dalle situazioni apertamente sovrannaturali fino a quelle semplicemente bizzarre, ciascuno dei corti sceglierà un angolazione diversa da cui esplorare che cosa passa per la mente di una persona che vuole morire e che cosa può succedere attorno a lei per farle cambiare idea.
Tumblr media
Il poster non mi dispiace, ma forse è solo perché ho un debole per questa palette.
Tra i tre, il primo corto è quello che adotta la prospettiva più surreale e votata allo strambo per il gusto dello strambo: la protagonista è una studentessa che dopo essersi presentata troppo in ritardo per sostenere un esame decide di buttarsi dal tetto della scuola; anziché morire, però, si risveglia in una realtà simile alla nostra, ma che si rivelerà lungo lo snodarsi della vicenda decisamente più peculiare. Come accennavo, il suicidio in questo corto è poco più che un pretesto per dare inizio alle avventure carrolliane in cui la protagonista sarà impantanata per tutta la durata della storia: non c’è alcuna pretesa di parlare delle modalità e delle motivazioni dietro al gesto che vadano oltre al pretesto di trama o alla stucchevole banalità del finale. Il film è però piuttosto conscio di questa superficialità, poiché il fascino del corto risiede nel domandarsi ad ogni momento quanto la situazione potrà ancora farsi più assurda: da un ragazzo con una bomba nella macchina ad un insegnante paranoico, passando per una serie atroce di effetti speciali che verso il finale diventeranno alquanto buffi, il motivo principe per completare la visione di questa prima parte del film sta proprio nella sequenza onirica in cui la protagonista verrà sballottata. Di certo il corto più debole di questa raccolta, ma ugualmente divertente se si ha un certo gusto per il surreale a basso budget.
Il secondo corto, intitolato Fly Chicken, sceglie modalità più sobrie (ma non per questo meno peculiari) per esplorare il tema della raccolta. La premessa infatti è quella di un agente segreto che trova rifugio in una casa sul mare, dove inizia a pianificare il suo suicidio per sfuggire al suo terribile passato; in teoria tutto ciò che deve fare è premere il grilletto, ma una serie di eventi bizzarri ritardano il momento fatidico. E con “una serie di eventi bizzarri” mi riferisco principalmente al pollo che compare in riva al mare, con cui il nostro protagonista avrà una serie di dialoghi intensi e drammatici, appropriatamente sottotitolati in coreano e in inglese vista l'impossibilità dell'uccello di esprimersi in lingua umana. Il contrasto tra la serietà dei momenti in cui l’agente segreto rimane da solo a confrontarsi con gli oscuri meandri della sua psiche, e quelli in cui interagisce con il pennuto nel tentativo di aiutarlo a liberarsi dalla rete in cui è invischiato suscita una certa ilarità – anche se il regista è molto bravo a mantenere una certa serietà e tensione circa il destino finale del protagonista, camminando sulla linea sottile che separa la commedia nera dal dramma; complice anche la durata ridotta, questo tono ibrido e l’azzeccata scelta di ridurre i dialoghi all’osso – le uniche interazioni verbali saranno proprio quelle con la gallina – permettono allo spettatore di lasciarsi catturare da quest’atmosfera così peculiare fino ad un finale ambiguo ma abbastanza spiazzante da risultare una degna conclusione del film.
Tumblr media
Come vedete non mento mai. Solo segnalazioni di qualità su questo blog.
Ok, arrivati al terzo corto – che è, per inciso, di gran lunga il migliore nonché il mio preferito della raccolta – mi sento di specificare che il mio punto debole quando leggo/guardo/ascolto fiction sono i vecchi tristi. Potrete sparare tranquillamente ad una dozzina di bambini senza vedermi battere ciglio (… sì, dicevo, nella fiction), ma mostratemi un signore anziano che mangia una minestrina patetica nel suo appartamento vuoto e sarò costretta a tastare se sul comodino sono rimasti dei fazzoletti con cui asciugarmi il moccio che mi starà già colando giù per il naso. Dunque partivo già disposta ad accogliere come si deve questo corto su un anziano signore che un giorno si sveglia e si rende conto che nessuno si ricorda più che è il suo compleanno. Non il partner – morto anni prima – e non i pochi amici che gli sono rimasti; messo di fronte alla desolazione e alla noia in cui si consumano le sue giornate, il protagonista decide che è arrivato il momento di lasciarsi la vita alle spalle, e decide di sdraiarsi sulle rotaie in attesa del treno poco distante dalla città in cui abita. Piano che viene scombussolato dalla presenza di un’altra persona sulle rotaie, che sembra ugualmente in pericolo ma meno desiderosa di morire… Quale miglior occasione per dare un senso alla propria vita prima di compiere l’estremo gesto? A partire da questo inizio si dipanerà un intreccio rocambolesco che tiene con il fiato sospeso fino alla fine: proprio perché il corto è così abile nel farci provare empatia nei confronti del nostro anziano protagonista ogni minuto sarà speso a “tifare” per lui, oltre che a domandarci che cosa succederà: innanzitutto, riuscirà a salvare dai gangster che lo inseguono il giovane incontrato sulle rotaie? E secondariamente, riuscirà a farlo senza divenire lui stesso una vittima o rimarrà rassegnato fino alla fine all'idea del suicidio?
A questa storia appassionante si aggiunge anche un finale davvero brillante: un paio di colpi di scena perfettamente giustificati anche all’interno di un corto così breve, e l’abilità del regista di dosare le rivelazioni sul passato e sul presente nei momenti più opportuni, permettono a questo film di finire meglio di come è iniziato – e non era un’impresa facile. Emozionante, divertente e capace di suscitare genuina preoccupazione per le sorti dei personaggi coinvolti, si tratta del corto migliore della raccolta e quello che permette a Fantastic Parasuicides di fare un decisivo salto di qualità. Se siete ancora indecisi se dare una possibilità all'intero film, vi consiglio di guardare almeno questo.
Tumblr media
Sì, il ragazzo necessita di una mano. Immaginatevelo un po' come il povero Jessie Pinkman ma senza la dipendenza.
The World of Us
Nel momento in cui ho iniziato a buttare giù la struttura della recensione mi sono resa conto di quanto The World of Us risultasse un’anomalia rispetto al genere di storia di cui parlo di solito sul blog. Si tratta infatti di una vicenda senza alcuna traccia di fantastico, incentrata sul rapporto tra due bambine alla fine delle elementari che fanno amicizia nel corso di un’estate e che vedono il loro rapporto messo a dura prova al ritorno sui banchi di scuola. Sembra un genere di storia lontanissimo sia dalle mie corde sia da quello che scelgo di recensire su questo spazio, ma la verità è che il film è riuscito a colpirmi per la precisione mimetica con cui dipinge quel tipo di amicizie intense che si formano tra giovani emarginati, senza per questo idealizzarle o spogliarle dei loro lati più vulnerabili e crudeli (oltre ad essere del tutto sconosciuto al grande pubblico); dunque ho deciso che meritava uno spazio su questo blog, nonostante si tratti di un film che lavora per tutto il tempo con archetipi più che consolidati e che abbia ben poco di stravagante o bizzarro.
Tumblr media
Già dalla locandina è facile capire quale sarà la palette del film,
Sun è un bambina che frequenta gli ultimi anni delle elementari, ed è molto sola. A scuola è presa di mira dalle compagne e non ha nemmeno un’amica con cui passare del tempo assieme durante l’intervallo; quando torna a casa si trova a dover curare il pestifero fratellino, a cui sua madre presta molte più attenzioni di quante non ne abbia mai prestate a lei, mentre suo padre beve troppo spesso e quando beve diventa sgradevole. Quindi quando durante la pausa estiva incontra per caso Jia, una ragazzina appena trasferitasi da un’altra scuola che non conosce ancora nessuno, Sun decide che dovrà fare di tutto per conquistarla: il suo piano funziona a meraviglia, ma quando le due bambine tornano a scuola per l’ultimo anno iniziano i problemi… Ecco, leggendo questo rapido riassunto penso che la maggior parte di voi non avranno difficoltà ad immaginare che cosa succede in questo film. L’intera storia si muove infatti su strade ben tracciate e soffre di un certo disinteresse a parlare di temi come il bullismo, l’isolamento e l’amicizia intensa e totalizzante dei bambini in maniere meno convenzionali rispetto agli archetipi già visti e rivisti nella fiction. Quello che distingue questa pellicola dai suddetti archetipi (la cui visione mi è onestamente di solito indigesta) è la qualità della scrittura dei personaggi e la bravura di tutte le interpreti.
Per elaborare il secondo punto, le due attrici principali sono molto naturali nel loro ruolo; è difficile trovare attrici o attori così giovani con una certa abilità (come penso dimostri bene il film recensito nello scorso consiglio), ma entrambe sono bravissime nel rendere ciascuna sfumatura del proprio personaggio. Sun desidera disperatamente piacere a qualcuno, tanto che in ogni scena ogni suo movimento, dall’imbarazzo con cui si muove vicino ad altri fino al suo prodigarsi in mille gesti fin troppo gentili, tradisce la necessità di sembrare piacevole, disponibile, amabile: l’amica perfetta; di contro, Jia appare assai più sicura di sé – eppure anche Jia nasconde più di un segreto, e la sua incapacità di affrontare la solitudine avrà conseguenze molto crudeli. Insomma, la regista Yoon Ga-eun è al suo meglio quando si tratta di rendere con accuratezza le mille sfumature di un’amicizia così ricca di fragilità, tra un’emarginata disposta a smussare ogni lato potenzialmente sgradevole della sua personalità per scappare dalla sua solitudine e una bambina spavalda che nasconde i propri difetti e la propria codardia dietro una facciata cool e patinata.
Tumblr media
tipregoamamitipregotipregoTIPREGO – il monologo interiore di Sun in ogni momento del film.
Entrambe le protagoniste – e anche il gruppo di bulle che rende la vita impossibile a Sun – interagiscono poi su uno sfondo molto abile nel riprodurre con mimetica precisione le attività e i giochi più comuni a quell’età: la telecamera indugia spesso sulle unghie dipinte (ma anche nude, scheggiate e morsicate) delle protagoniste, o sul telefono pieno di giochi, sulle matite colorate di marca e così via. In senso più ampio, si tratta di un film che non avrebbe affatto stonato inserito nel mio post precedente: l’atmosfera estiva che permea la maggior parte del film è costruita grazie alle strade semideserte, ai parchi abbandonati dagli studenti in vacanza, ai colori pastello desaturati in cui è avvolta tutta la pellicola. Sono rimasta piuttosto impressionata dall’abilità della regista di catturare quelle sensazioni specifiche che si provano durante la pausa estiva quando si è bambini, nonché di ancorarle ad elementi fisici così azzeccati.
Ammetto di essere ancora incerta su quanto mi siano piaciute le battute finali di questo film, che forse soffrono di una certa convenzionalità, ma mi sento di dire che per la maggior parte del film Yoon evita di cadere in facili buonismi sulla natura dei bambini e su quanto siano più “puri” degli adulti; trovo che ciò sia vero anche sul finale, anche se non faticherei a capire il punto di vista di chi si sarebbe aspettato qualcosa di più radicale e meno vicino ai canoni del genere. In ogni caso, se il tema non vi repelle istintivamente consiglio caldamente la visione! Non sono molti i film che parlano di bullismo che riescono a non farmi alzare gli occhi al cielo durante la visione, ma questo c’è riuscito.
Tumblr media
Il fratellino di Sun è adorabile, nonostante sia una peste. Devono essere le guanciotte.
Anche la segnalazione di oggi giunge al termine: sono assai soddisfatta di aver potuto finalmente dedicare un intero post al mio amato cinema coreano, peraltro segnalando titoli un po’ lontani anche dal “suo” mainstream. E dico così perché so quanto siano irreperibili i due titoli segnalati: se aveste difficoltà a recuperarli non esitate a mandarmi un messaggio sul blog e vedrò di farvi avere il materiale necessario. Dunque spero vivamente che almeno uno di questi film abbia catturato la vostra attenzione – e davvero, se seguite questo blog per il bizzarro non potete non dare una chance a Fantastic Parasuicides.
2 notes · View notes
bicheco · 9 months ago
Text
Possiamo dirlo?
L'ormai famigerato monologo di Scurati è un banale discorsetto didascalico senza alcuna rilevanza non tanto poetica - figurarsi - ma nemmeno letteraria. Un semplice bignamino degno di un libro di storia di terza media che si chiude con un vuoto e generico attacco al governo attuale. Detto ciò: andava censurato? Assolutamente no, anche perché se questo è il livello culturale/artistico della sinistra - e temo sia questo - la destra può stare tranquilla: governerà per altri 50 anni.
2 notes · View notes
alessandro55 · 7 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
L'uniforme borghese
DeAgostini, Novara 1991, 183 pagine, 14x21,5cm, ISBN 9788840292298
collana Idee di moda, collana a cura di Grazietta Butazzi e Alessandra Mottola Molfino
euro 18,00
email if you want to buy [email protected]
…Tutti quei signori si rassomigliavano, le basette abbondanti sfuggivano dai grandi colletti duri, ch’erano sostenuti dalle cravatte bianche con l’orlo di trina ben spiegato. Tutti i panciotti erano di velluto col risvolto a scialle; tutti gli orologi portavano in capo a un lungo nastro qualche sigillo ovale di corniola; e ognuno teneva appoggiate le mani sulle cosce, abbassando con cura la forca dei calzoni, ch’erano di panno lustro e brillavano più del cuoio delle grasse scarpe…(G. Flaubert, La Signora Bovary, 1857).
La moda come sintesi di una mentalità, come rappresentazione di un comportamento è questo il filo conduttore dei dodici volumi della collana Idee della Moda che si propone un’approfondita analisi del fenomeno moda attraverso i mutamenti psicologici, sociologici, estetici. Saggi redatti da storici della moda e del costume individuano di volta in volta i motivi, i temi, i soggetti, i percorsi essenziali che segnano e permettono di leggere l’evoluzione dei ruoli, femminile e maschile, attraverso quelle trasformazioni. Un corredo iconografico selezionato e un pertinente commento didascalico guidano a una ricostruzione per immagini dei temi proposti.
25/06/24
1 note · View note
rideretremando · 1 year ago
Text
"Quando un'opera che si vuole in qualche modo artistica tenta di farsi giudicare per il messaggio che veicola, rendendolo non solo esplicito e didascalico, ma presentandosi come questo stesso messaggio vi sta prendendo in giro.
Il rischio di un'epoca che ha fatto del moralismo il metro di giudizio e valore di ogni cosa è quello di indurre i più furbi e i più incapaci (molto spesso le due cose coincidono) a sfornare compitini che non sono altro che letterine morali ben confezionate in cerca di plauso e consenso.
Non esiste minaccia più grande per l'arte come per il pensiero di questo servilismo morale."
Simone Regazzoni
4 notes · View notes
pastrufazio · 1 year ago
Text
Ieri al cinema ad assistere alla proiezione del film su Oppenheimer di Nolan. Non mi dilungo sui “contenuti”. Sono di una chiarezza inequivocabile. Da questo punto di vista lasciano poco spazio alle sottili disquisizioni del tipo cosa ha detto qui, cosa voleva dire in quella scena ecc. Tutto chiaro. Didascalico, quasi. Ma assolutamente uguale, fin nelle battute, alla biografia di Oppenheimer scritta da Bird e Sherwin nel 2012 (Garzanti) da cui è tratto. Non è cosa da poco, visti gli scempi che spesso le riduzioni cinematografiche comportano. Il libro è di 800 pagine con una documentazione riscontrabile frase per frase. Le trascrizioni delle sedute del “processo” sono riportate quasi alla lettera nel film. La maestria tecnica di Nolan, l’uso degli effetti, posti a servizio di un contenuto, lo ribadisco, inequivocabile: il fallimento umano della scienza, la sua intrinseca impossibilità a governare gli effetti dei suoi risultati, affidati unicamente a coloro che ne faranno l’uso che ne vorranno senza tener conto, a questo punto giustamente, delle titubanze umane degli scienziati, che tali sono perché nutrite, in molte loro espressione, della stessa volontà di potenza dei politici e dei militari. L’unico inconveniente, in questo genere di spettacolo, a mio parere grave, ma non dipendente da Nolan, è che un pubblico mondiale abituato a considerare fiction ciò che viene rappresentato sullo schermo attribuirà anche al film lo stesso criterio e crederà che trattasi, appunto, di fiction. Ma non c’è un fotogramma che non appartenga alla descrizione di ciò che è realmente accaduto e documentato dal libro. Le questioni eminentemente filosofiche che stanno all’interno stesso di questa situazione non sono state affrontate neppure nel libro che segue, in fondo, la struttura tipica delle biografie di stile anglosassone (non è certo lo stesso stile del Kantorowicz del Federico II imperatore, tanto per intenderci), ma è proprio questo inner circle che dovrebbe essere affrontato dalla discussione culturale… so che non sarà così. E, ad essere onesto, nemmeno mi dispiace tanto… l’amaro calice di Shiva l’occidente se lo deve bere fino alla feccia!
3 notes · View notes
pr0scenio · 2 years ago
Text
Tár
Tumblr media
Partiamo subito col mettere in chiaro una cosa: Tàr non è un film che parla di musica. Semmai è un film sull'artista, sulla sottile linea che separa l'artista dalla persona. Sul concetto stesso di separazione tra l'arte (o presunta tale) e l'ambiente in cui viene creata, sviluppata, allevata.
Tra i pregi del film, c'è senza alcun dubbio il fatto di non essere didascalico. Non c'è nulla di complesso da decifrare, eppure l'interpretazione, o per meglio dire, il giudizio è sempre e solo lasciato allo spettatore. Forse fin troppo. In fondo, trovo un po' paraculo da parte del regista affidare alla bravissima (ma non eccelsa) Cate Blanchett un ruolo che avrebbe fatto inorridire qualsiasi paladin* del metoo: quando il ragazzo dà della bitch a Lydia Tàr, è il regista che parla? O il regista parla attraverso la saccenteria della protagonista?
Non c'è un solco netto, e personalmente è sia il punto di forza che il punto debole del film.
Oltre ad un finale un po' frettoloso in cui tutto, ma proprio tutto, precipita verso un baratro che è l'esatto opposto dell'inizio.
(Opinione controversa per un film controverso, ma magari sono l'unico a pensarla così)
2 notes · View notes
multiverseofseries · 3 months ago
Text
Under Paris: più che un film, uno spot per Parigi
Tumblr media
Uno squalo, la Senna e un didascalico messaggio ambientalista: Under Paris di Xavier Gens spreca la buona idea, incastrandosi in un film che sembra una pubblicità in occasione delle Olimpiadi 2024. Su Netflix.
Ragionandoci su, c'era da aspettarselo che, ad un certo punto, sarebbero entrate in scena le Olimpiadi di Parigi. All'inizio del film, disponibile su Netflix, non potevamo certo mettere in correlazione l'evento scatenante del plot con l'appuntamento sportivo dell'estate 2024. Eppure, scorrendo, il parallelo ha una sua logicità, nonostante l'opera sia qualcosa di diametralmente opposto alla razionalità. Ecco, Under Paris, diretto da Xavier Gens, asciuga ogni sospensione dell'incredulità, trasportandoci in un thriller che, al netto della buona idea, ha di contro un'eccessiva seriosità che sfilaccia l'assurdità del plot.
Tumblr media
Bèrènice Bejo, protagonista del film
Under Paris, co-produzione franco-belga sembra infatti sia stato pensato per anticipare e accompagnare le Olimpiadi parigine, portandoci a scoprire la capitale francese da un'altra prospettiva (cartolina cine-turistica? Sì, siamo da quelle parti). Chiaro, la realtà e la credibilità non vanno ricercate certo in un film, tuttavia quello di Gens non riesce (quasi mai) a farci sospendere l'incredulità, puntando fin dalla scena iniziale - lunghissima - ad un effetto artificialmente costruito, che confluirà in una parte centrale in cui si mischia tutto: action, survival, tematiche green e ambientaliste, fino alla disobbedienza sociale come legittima presa di posizione contro il potere.
Under Paris: c'è uno squalo nella Senna?!
Tumblr media
Studiando gli squali
Tra l'altro, la storia di Under Paris (firmata dal regista insieme a ben altri quattro autori, Yannick Dahan, Maud Heywang, Yael Langmann) potrebbe essere tecnicamente riassunta in mezza riga: uno squalo si aggira tra i fondali della Senna. Il punto è: come ci è arrivato uno squalo, nella Senna? Scopriamo che il carcarodonte parigino fa parte di un gruppo di esemplari già seguiti e studiati dalla dottoressa Sophia (Bérénice Bejo), prima che divorasse la sua squadra di studio, in un incidente nel bel mezzo del Pacifico. Sophia, che ha mollato le ricerche in mare lavorando in un acquario, capisce che l'enorme carcarodonte potrebbe essersi incredibilmente adattato, trovando rifugio nei canali subacquei della Catacombe di Parigi. Ad aiutare Sophia nelle ricerche c'è Adil (Nassim Lyes) della polizia fluviale, inizialmente scettico. Oltre le rimostranze degli ambientalisti, i due si troveranno ad affrontare una corsa contro il tempo: catturare lo squalo prima delle prove del triathlon delle Olimpiadi, che si terranno proprio nelle acque della Senna.
Uno spot per Parigi 2024?
Tumblr media
Giù nelle catacombe
Se solo l'idea di nuotare in uno dei fiumi meno limpidi d'Europa (per usare un eufemismo) può farvi accapponare la pelle, va detto che lo squalo è, da sempre, simbolo di un certo cinema ad effetto (inutile stare a ricordare Spielberg, o il trash dichiarato di Sharkando), suscitando un concettuale interesse anche in un contesto d'acqua dolce. Ciononostante, Under Paris prosegue mettendo in serie una sequela di momenti auto-compiaciuti (mostrando e dimostrando i quasi 20 milioni di budget), che girano su sé stessi, senza far progredire a dovere quello che poteva essere uno spassionato guilty pleasure. Invece, c'è un'atmosfera sussiegosa che depotenzia il film di Xavier Gens, generando un cortocircuito tra intenzioni, aspettative e risultato finale.
Tumblr media
A spasso per la Senna
La tensione, di conseguenza, è palesemente artificiale, e poco incline ad una malleabilità narrativamente adattiva. Tra l'altro, sembra un pretesto la sfumatura ambientalista, per una backstory popolata da ragazzine con zuccotto e capelli colorati. Una sfumatura narrativa che, purtroppo, ragiona per didascalia piuttosto che per sostanza. Chiaro, ogni opera va contestualizzata (e quella di Gens rientra nel classico film-in-streaming da vedere senza impegni), ciononostante Under Paris pare addirittura sfuggire alla sua mission (sottintesa, e goffamente nascosta) votata all'intrattenimento, pendendo per una formalità scritta e pensata solo per illuminare la Senna di Parigi, come se fosse il pitch di uno spot pubblicitario.
Conclusioni
Uno squalo che nuota nella Senna? Possibile in Under Paris. Forte di un'idea interessante, il prodotto però si incastra in una sorta di approccio cine-turistico, anticipando le Olimpiadi 2024 per un pretesto narrativo che sembra essere più vicino alla spot. L'atmosfera seriosa e il messaggio ambientalista, didascalico e svogliato, non aiutano. Peccato. Una domanda sorge spontanea chissà se lo squalo ha visto dove è caduta la fede di Tamberi?
👍🏻
La buona idea di partenza.
Gli scenari parigini…
👎🏻
…Ripresi come se fossero uno spot.
Il pretesto delle Olimpiadi 2024 sembra un traino pubblicitario.
Il messaggio ambientalista, didascalico e artificiale.
0 notes
fard-rock-blog · 3 months ago
Text
Vittorio Nistri / Filippo Panichi | s/t
Etichetta: SnowdoniaTracce: 9 – Durata: 49:28Genere: Elettronica, AvanguardiaSito: FB_Nistri, FB_Panichi Voto: 8/10 Quello che mi dispiace è di aver ricevuto una copia promozionale di questo nuovo lavoro realizzato da Vittorio Nistri e Filippo Panichi. Mi dispiace perché ho avuto accesso a un comunicato stampa fortemente didascalico, un foglio A4 fitto-fitto di informazioni che introducono a un…
0 notes
instabileatrofia · 10 months ago
Text
Didascalico
I.S.A.
-
Do not remove the captions pls.
15 notes · View notes
forzadiavoloale · 3 months ago
Text
ho finito la terza stagione di heartstopper e posso dire che penso fosse impossibile per un prodotto essere più didascalico di così
1 note · View note
worldsandemanations · 10 months ago
Text
Didascalico
1 note · View note
micro961 · 11 months ago
Text
Francesco Lattanzi - Vincent e le stelle
Tumblr media
Una ballade sul delicato tema del suicidio e dell’isolamento sociale. Un omaggio musicale alla poesia di Don Mc Lean dedicata a Van Gogh
Sentirsi rifiutati dagli altri viene vissuto come una colpa. Van Gogh può rappresentare un esempio di questo autoisolamento, la modernità ci insegna che sempre più persone soprattutto nei Paesi ricchi e sviluppati si recludono non trovando il sostegno di una società egoista che li ignora. Il suicidio a volte è l’unica estrema soluzione, ma a morire sono innanzitutto la comprensione del prossimo e la solidarietà.
«“Vincent e le stelle”, il cui titolo mi è stato suggerito da Gianni Ferretti, è un omaggio alla poesia di Don Mc Lean e ad uno degli artisti più geniali e controversi della nostra storia. Ho scelto di inserire la canzone nell’album perché il tema del suicidio e dell’isolamento sociale che riguardano Vincent sono stati e sempre saranno temi purtroppo di attualità sociale, e questo fino a che la nostra civiltà vivrà (per parafrasare una parte del testo). Ma la parte che trovavo più interessante della vicenda di Van Gogh, era la sua presunta pazzia, è da lì che sono partito ed è su quello che mi sono concentrato per lavorare sull’adattamento del testo originale. E come a volte accade, solo a distanza di tanti anni, noi posteri ci accorgiamo che tra lui e chi gli stava intorno, il pazzo forse non era il pittore.» Francesco Lattanzi
Il videoclip che accompagna l’uscita del singolo è stato girato tra Roma e Ciciliano, all’interno di un castello che conserva resti intatti del 1800. È stato interpretato da Andrea Pittorino (“Gli anni più belli” di Gabriele Muccino, “La vita possibile” con Margherita Buy) e Chiara Lo Faso. La regia è di Daniele Coccia che parla così del video: «Il videoclip di “Vincent e le stelle” non è un video didascalico, e non vuole esserlo per scelta.Mentre il testo racconta Vincent e le sue irrisolvibili angosce, il piano narrativo visivo mostra un Vincent diverso, innamorato (a modo suo), ma pur sempre schiacciato dalle sue inquietudini. Ed è così che “il gesto disperato” cantato da Francesco, si tramuta in un bacio tenero e prezioso, talmente magico da strappare un sorriso a quell’uomo tormentato per accompagnarlo, mano nella mano, verso un finale che non sapremo mai».
youtube
“Alla morte” è il concept album da cui è tratto questo nuovo singolo, un album che parla di geopolitica e di rapporti fra nazioni. Racconta di come le società dei Paesi evoluti stiano subendo una pericolosa involuzione, abbandonando progressivamente quei valori fondamentali e indispensabili al comune benessere. Ogni canzone narra un fatto luttuoso, ma la morte che più spaventa, ed è a questa morte che l’album è dedicato, è quella delle virtù, delle qualità, dei valori morali, in una parola della civiltà e della nostra umanità.
Francesco Lattanzi nasce a Roma nel maggio 1972. Dall’età di 5 anni inizia ad avvicinarsi alla musica studiando da autodidatta. Nel 1981, suo cugino gli fa ascoltare “La voce del padrone” album appena pubblicato da Franco Battiato e, come di fronte a una folgorazione, il cantautore siciliano diventerà un riferimento imprescindibile per tutti gli anni ’80. In adolescenza sviluppa la passione per la scrittura. Sempre durante quegli anni prova ad avvicinare testi e musiche, ma arriva tardi alle prime vere e proprie canzoni. “Pietrogrado” e “Turno di notte” (canzoni contenute nel disco d’esordio dal titolo "Turno di notte”) sono i primi brani completi di testo e musica, messi su pentagramma. In questi anni da preponderanza all’aspetto letterario a scapito di quello musicale, spesso i testi (che prendono anche mesi e a volte anni di stesura) nascono interamente privi di musica, composta ad hoc solo successivamente. Subito dopo la laurea in lingue dell’Europa orientale, inizia a collaborare con il compositore e arrangiatore Gianni Ferretti. Parte del materiale viene inviato come demo a varie etichette discografiche e a rispondere per prima è la DC Records Italy di David Costa. Con questa etichetta firma nel settembre 2011 un contratto di tre anni e pubblica i due singoli “La volpe restò senza fiato” (che diventerà un video realizzato e diretto da Marco Mazzei) e “Uischi in de giar” (cover di un famoso brano folk irlandese). Nell’agosto del 2013 arriva, con la stessa etichetta, la pubblicazione del primo album “Turno di notte”. A Tivoli, dove da sempre risiede, nel 2015/2016 inizia le prime prove di registrazione di un nuovo album con la collaborazione di Andrea Mattei. Entra in contatto con il regista bielorusso Dmitrij Dedok, a cui assegna il compito di scrivere la sceneggiatura e dirigere il video per il brano “Gli angeli di Horlivka”, scelto come primo singolo del nuovo disco. Il videoclip viene interamente girato in Bielorussia. La lavorazione del disco richiede ancora diversi anni e il 18 maggio 2022 pubblica un omaggio a Battiato, ad un anno dalla scomparsa, registrando in video (con la regia di Daniele Coccia) la “Prospettiva Nevskij” presso il Jungle Music Factory. Bisogna attendere proprio la primavera del 2022 per completare le ultime registrazioni dell’album. In estate hanno luogo missaggio e mastering. Per l’uscita del primo singolo si sceglie la data dell’11 gennaio 2023, anniversario della scomparsa di Fabrizio De André, altro artista che ha molto influenzato Francesco. Il concept album “Alla morte” esce il 17 febbraio 2023.
0 notes