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"Nella mia vita manco io" di Natalia De Barbaro. Recensione di Alessandria today
📖 Titolo: Nella mia vita manco io✍️ Autore: Natalia De Barbaro📅 Data di pubblicazione: 26 febbraio 2025📚 Genere: Psicologia, Sviluppo personale, Empowerment femminile⭐ Valutazione: ★★★★★ (5/5) Un libro che ha già conquistato il cuore di oltre 700.000 lettrici in 11 paesi, Nella mia vita manco io è una riflessione profonda e necessaria sull’identità femminile e sugli schemi autoimposti che…
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Se sei una di quelle persone che vede del buono in tutti, che crede nelle persone, che si fida e affida a loro e sei riuscito a superare i 25 anni con questo pensiero, spiegami come hai fatto. Spiegami perché non ti hanno tradito così tanto da farti cambiare, o cosa ti ha dato ragione di restare. Spiegami come hai fatto ad essere così resiliente da non accettare il male.
#buono#cattivo#bene#male#resiliente#cambiare#mollare#resistere#pensieri#stile#vita#domanda#risposta#conversazione#compagnia#persone#esperienze#come#come stai#amore#lui#dolore#lei#paura#morte#piangere#assenza
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Accettare se stessi forse è anche accettare che a volte ci si sente sbagliati, ma ciò vuol dire accettare il giudizio negativo di se stessi o prendere coscienza che per quanto non ci piaccia questa cosa è parte di noi?
#pensieri e paroloni#credo nessuno voglia sentirsi sbagliato#ma come fai a cambiare una cosa che riconosci un male per te#se è una cosa i cui meccanismi di coping sono cosi intrinseci alla tua formazione#credo però che tutto cio mi faccia vivere la vita a metà#e mi allontani dalle mie vere sensazioni per basarmi su alcune rarefatte da me
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🔴🇮🇹 VITA E DESTINI DIVERSI: PERCHÉ?
siamo diversi, anche nella stessa famiglia, perché le immagini, i pensieri, le emozioni, i pensieri e la ripetizione degli stessi, da piccoli, plasmano il nostro futuro destino!
la vita si modella inconsciamente e poi si chiama destino!
Già!
90 persone su 100 credono al destino come credevo io quando ero un ragazzino e poi uno studente lavoratore senza una lira in tasca!
Poi, nel cammino della mia vita, ho scoperto che nulla succede per caso e che il famoso destino è generato dal nostro subcosciente ed ho stravolto e capovolto in bene la mia umile vita a 360 gradi!
Perché ti racconto ciò?
Per ispirarti per cambiare il tuo destino con il potere della tua mente e l’ipnosi DCS Vera e professionale unica al mondo,senza ma e senza se!
Solo a te la scelta!
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#povertá #ricchezza #ricco #poveromaonesto
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l'unica cosa divertente che ha mai scritto cs pacat è quando nelle interviste le chiedono dello yaoi e la sua risposta è sempre beh mi piace berserk. oggettivamente risposta più fuori di testa a tale domanda
#la odio come autrice ma cazzo quanto mi fa ridere#immagina fare una intervista per lavoro con un'autrice relativamente di successo e già le chiedi dello yaoi fa già ridere#e poi questa ti risponde parlando non solo di una cosa che non è uno yaoi ma persino dicendo secondo lei chi è il top nella ship. ma#io dovrei uccidermi davanti a lei per cambiare la traiettoria della sua vita per sempre penso.#a#se devi plagiare e rendere una cosa bella una merda almeno devi essere divertente a riguardo
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Eppure a un certo punto qualcosa cambia. Forse perché quando ti sembra di non aver più nulla da perdere, ecco, quello è il momento esatto in cui ti dai il permesso di esistere davvero, a trecentosessanta gradi. L'istinto prende il sopravvento, e ti ritrovi a vivere.
[...]
Ecco, osserva bene questa donna nel momento esatto in cui si stanca di essere invisibile: guardala. Forse in lei non c'è niente di così radicalmente diverso rispetto a prima. Non è diventata più bella, come per magia - in questo libro di fate madrine non ce ne sono -, e di lei non si può proprio dire che sia stata fortunata, baciata dalla sorte, con una vita facile. Eppure... Caterina capisce che, contro ogni aspettativa e addirittura contro i suoi stessi desideri, è lei quella ancora viva, è lei quella che respira: ed è ora di concedersi di farlo fino in fondo.
[...]
Apri la porta che ti separa dal mondo. Non hai niente di meno rispetto agli altri. Hai tante cose da scoprire se solo ti prendi la briga di provare a farlo.
Cit. "L'amore si impara leggendo"
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La migliore amica al Blue Bar

Dieci anni fa erano fidanzati. Nina: piccolina, una seconda di reggiseno. Una ragazza graziosa, certo, ma niente di che. Per giunta un tipo dalle scarse prospettive lavorative, diciamoci la verità. Ma Elio, bello come un apollo, la amava! Ed era la sua unica gioia. Poi Adele, la sua migliore amica lo intercettò col suo radar, se ne innamorò e in breve glielo rubò. Sfido io: era una furba valchiria bionda, di ottima famiglia. Fotomodella per hobby ed economista appena laureata agli inizi in un prestigioso studio della città. Non si sono parlate per anni. Ma poi le vicende della vita si incrociano e si impara a perdonare. Ridivennero amiche intime.

La petite fu invitata al matrimonio della valchiria. Sotto la cenere il fuoco cova sempre e dopo poco tempo fu più forte di lei: iniziò a messaggiarlo, a lavorarlo di fino, facendogli capire e non capire, stuzzicandolo. Infine, gli disse in modo esplicito che lo desiderava ancora. Tantissimo. Si trovarono al Blue Bar per un caffè nel primo pomeriggio: lui era certo lusingato nel suo orgoglio di maschio, ma era anche intenzionato a dirle di smetterla. Per ovvie ragioni. Lei a un certo punto gli gettò addirittura le braccia al collo, folle di desiderio: in quel locale lo baciò intensamente e poi si scusò. Pianse, anche.

E lui si intenerì per lei. Gli chiese, rossa in viso, di riaccompagnarla. La tensione si stemperò subito: si conoscevano troppo bene e da anni, perché ci fosse imbarazzo tra loro. Nel tragitto parlarono di tutto. Arrivati che furono sotto casa della ragazza, in macchina lei si sbottonò la camicetta, gli prese la mano e se la mise sul seno guardandolo fisso negli occhi: a questo punto l'uomo, già fortemente in bilico, non poté più resisterle e la sua voglia di lei, arrivata ormai al massimo, gli fece cambiare istantaneamente piano d'azione. La moglie era al lavoro e sarebbe tornata tardi, per l'ora di cena.

Salì quindi su da lei e la scopò a lungo in tutti i modi possibili. Da allora, quella donnina minuta ma determinata e col cuore d'acciaio diventò il suo vizio segretissimo, la sua droga. La scopava spesso e lei ogni volta godeva doppiamente, pensando alla vendetta compiuta sulla sua cara amica intima, finalmente cornuta e ignara di tutto. Nina s'era quindi presa il meglio, dalla vita. Senza i lati negativi della convivenza. Poi, finito l'amplesso, invariabilmente telefonava ad Adele per due chiacchiere e per chiederle di uscire insieme: per far compere o per un caffè al Blue Bar.

RDA
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Nella sua rubrica del Foglio il giornalista Andrea Marcenero si dice dispiaciuto perché Sigfredo Ranucci non è morto mentre era a Sumatra nel 2005.
Le parole del figlio, Andrea Ranucci, sono da leggere:
"Caro Andrea,
fortunatamente mi sono imbattuto così poche volte nelle pagine del "giornale" in cui scrivi da non sapere né il tuo cognome né se tu - spero vivamente per la categoria di no - sia un giornalista professionista o un comico satirico, sono il figlio di Sigfrido Ranucci e nonostante alcune volte me ne sorprenda anche io, non sono ancora orfano di padre.
Vivo da sempre con il pensiero, il timore che ogni volta che saluto mio padre possa essere l'ultima, del resto credo sia inevitabile quando vivi per decenni sotto scorta, quando hai sette anni e ci sono i proiettili nella cassetta della posta di casa tua, quando vai a mangiare al ristorante e ti consigliano di cambiare aria perché non sei ben gradito nella regione, quando ti svegli una mattina e trovi scientifica, polizia, carabinieri e DIGOS in giardino perché casualmente sono stati lasciati dei bossoli, quando ricevi giornalmente minacce, pacchi contenenti polvere da sparo e lettere minatorie, o semplicemente quando ti abitui a non poter salire in macchina con tuo padre.
Ricordo perfettamente il periodo dello Tsunami e dell'isola di Sumatra, che giusto per precisione si trova in Indonesia e non India, quando papà con il parere contrario del suo Direttore Roberto Morrione decise di raccontare la vicenda in uno dei luoghi più martoriati dalle inondazioni, lontano dalle comodità e dai luoghi privilegiati dai quali tutti i media scrivevano.
È uno dei primi ricordi di cui ho contezza, avevo 5 anni, mia sorella 6, mio fratello forse 8, eravamo in macchina, erano circa 40 ore che nessuno riuscisse ad avere contatti con papà, mamma tratteneva le lacrime a fatica, sola con noi tre, faceva finta che andasse tutto bene, forse è stata la prima volta che ho avuto la sensazione che dovessi percepire la vita con papà come se fosse a tempo, con una data di scadenza.
Ebbene sì, è tornato sano e salvo e a distanza di 20 anni purtroppo per te, Andrea, per fortuna per noi e credo di poter dire per il paese è ancora qui, a svolgere il suo lavoro come sempre, vivo e vegeto anche se in tanti lo vorrebbero morto.
Il morto del giorno è il giornalismo italiano, ancora una volta, e chi è l'assassino è evidente a tutti.”
Chapeau. Solidarietà a Ranucci, viva ammirazione per il suo coraggio e la sua forza. Evviva Report, uno dei pochi presidi di democrazia ancora presenti, capace di incarnare l'idea per cui il giornalismo deve essere il cane da guardia del potere e non, come spesso capita nel nostro paese, il cane da compagnia o, addirittura, da riporto.
@CarloCunegato
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«Ora ci prendiamo cura di lei, non più della malattia». La dottoressa consulente di terapia del dolore usa queste parole per dirlo a mia madre. La diagnosi non lascia spazio: tumore al polmone al quarto stadio con metastasi alle ossa e al fegato, in corso una polmonite interstiziale. Mia madre, per vivere, deve essere attaccata a una bombola di ossigeno. Altrimenti non satura. È sotto antibiotico da giorni. E ha già iniziato gli oppioidi per i dolori alle ossa.
Poi, l’«offerta terapeutica», come la chiamano: se non se la sente di andare a casa, può scegliere di restare in hospice. È un suo diritto.
«Vuoi cambiare stanza mamma? La 4 ha la vista più bella…». «No, resto qui». «Saggia sei, non si rubano le stanze ai morti, questione di karma», le dico ridendo. Scherzare su tutto compresa la morte per tenerla fuori dalla porta, abbiamo sempre fatto così. Nella mia testa risuonano ancora le parole di alcuni parenti e amici che, non consultati, le hanno detto: gli hospice sono posti da poveretti, torna a casa.
Svizzera, eutanasia, suicidio assistito, cure palliative, morfina. Sono solo parole finché non ci passi in mezzo, poi diventano questioni gigantesche da affrontare con cervello e cuore. Chi non ne ha di entrambi, è meglio che taccia.
Siamo la stanza 10. L’ultima. Quella in fondo al corridoio, girato l’angolo, vicino alla cucina degli infermieri. Di giorno sentiamo cantare i due pappagalli la cui gabbia si trova nella sala comune, Dante e Beatrice. Ridendo ci diciamo che sono odiosi. Ma quando scopriamo che uno dei due ha l’alopecia ci preoccupiamo molto.
La mattina ci svegliamo con il profumo della caffettiera degli infermieri. Dormo in una poltrona letto scomodissima ma mi sembra la cuccia migliore del mondo perché è di fianco al letto di mia madre. C’è un frigo in cui si può mettere il cibo portato da fuori.
«Una settimana di vita, al massimo due», è stata la sentenza dell’oncologo. «In hospice ha qualche speranza in più perché la curano sicuramente meglio».
In realtà, la camera dove resteremo per i successivi due mesi è tutt’altro che da pezzenti. Non è di lusso, è dignitosa.
Di quella stanza, insieme, iniziamo a imparare a conoscere le ombre che sole e luna lasciano sul muro tinteggiato di rosa. Col passare dei giorni, le infermiere e gli infermieri diventano personaggi mitologici di cui scoprire le storie. Natalia, russo-ucraina, gli occhi duri, simpatica. Liuba ucraina, ma del Sud, occhi azzurri ma dolci. Eleonora, milanese, che a giugno va in pensione e con lei troviamo sempre il modo di ridere. Le Oss e gli Oss (gli operatori socio-sanitari) diventano il nostro mondo. Dopo un po’ ti parli senza aprire bocca. Altre volte parli troppo come con Estrella che un giorno mi dice: stanotte ho sognato tua madre, non so se è un buon segno. O con chi, come Stefania, si sta specializzando e ti ricordi di chiederle come è andato l’esame. O Maria, la cleaner ecuadoriana che entrando in stanza è sempre arrabbiata ma se le dici buongiorno si illumina e non la smette più di raccontare e di cantare.
Donne, quasi tutte donne, perché del dolore, certo, si devono occupare le donne. Così anche le cose che sembrano più inutili, diventano utili. I profumi, come stanno le piante, cosa hai sognato stanotte, le vibrazioni, le premonizioni. È Cicely Saunders, la pioniera delle cure palliative. Primi del Novecento, la famiglia desidera per lei l’università di Oxford, ma lei vuole diventare infermiera. Durante le notti interminabili in corsia negli anni della Prima guerra mondiale, Saunders vede morire tra sofferenze indicibili ragazzi forti e coraggiosi, suoi coetanei. Comincia ad annotare i tentativi e i fallimenti, le intuizioni, le buone pratiche che consentono di lenire la sofferenza. Osserva urine, feci, temperatura, respiro, il “dolore erratico” che si presenta a ondate e gli effetti della morfina che sembra alleviare solo per pochi istanti gli spasimi. Nel 1967 riesce ad aprire il primo moderno hospice, un luogo in cui poter essere curati, assistiti anche dai propri familiari vivendo con dignità, gli ultimi istanti.
SI PROVA A GALLEGGIARE, CI SI AGGRAPPA A QUELLO CHE C'È, A CIO' CHE RESTA DI QUESTE VITE
È come combattere una guerra senza armi. A volte, ti puoi solo sedere e aspettare provando a tenere il plotone di esecuzione fuori dalla porta, con i discorsi più stupidi e quelli più profondi mescolati insieme. I reparti di cure palliative – gli hospice appunto – non sono attrezzati come tutti gli altri. Non si interviene in emergenza, si fanno poche analisi. Si prova a galleggiare, si dosano i farmaci come a fare dei cocktail per stare in bolla. E ci si aggrappa a quello che c’è, quello che resta.
Se la nottata non è tranquilla o se comunque dormire è difficile, cammino in corridoio. Su e giù, guardo dentro le stanze degli altri. Alla 6 c’è un signore moldavo, è/era un autista di tir che faceva su e giù sulle rotte dell’Est Europa. Con sua moglie che di giorno fa le pulizie e non sa più dove sbattere la testa parliamo per due volte dell’Ue e della guerra. Siamo giunte alla conclusione che è un mondo dove poche cose hanno senso. Alla 8, una signora algerina sta con il velo in testa anche a letto e quando il marito viene a trovarla gli fa delle ramanzine spettacolari. Parla in arabo, non capisco bene cosa gli dice ma comunque faccio il tifo per lei. Con suo figlio autistico, una volta, ho giocato mentre aspettava con la sorella che medicassero sua madre. Alla stanza 1, una notte, è morto un muratore di Cremona, un toro di 120 chili che le infermiere smadonnavano quando dovevano girarlo. Aveva un tumore rarissimo del polmone. Lascia un figlio di 6 anni e una moglie piccolina, insegnante di sostegno, con cui ci siamo abbracciate giù in ingresso mentre lo portavano in obitorio.
E infine c’è Paola, manager di una grande azienda. Stanza 7, madre piemontese tostissima ma che la adora, figlia unica anche lei, caregiver che non stacca un attimo. Siamo diventate subito amiche, a fare pausa e mangiare i toast giù al bar. Un regalo. «Non tutto forse succede per caso», mi ha detto un giorno mentre cercavamo di trovarci un senso. Sembra Il Bar sotto il mare di Stefano Benni, che mia madre mi leggeva quando ero piccola. Ognuno con la sua storia, ognuno col suo dolore e la sua gioia. Bolle dentro la bolla, dove c’è una quantità di vita tale che in certi momenti ti fa fare pace con il mondo in guerra.
Ma quando il dolore tracima è un posto tutt’altro che letterario o romantico.
A volte, sono scappata per qualche ora a farmi una doccia, a togliermi di dosso l’adrenalina che il dolore di chi ami e la tua paura ti lasciano sulla pelle e sui capelli.
Ma sono sempre tornata.
Fino alla fine. Fino al 6 febbraio alle 20.50, fino all’ultimo respiro, quello più leggero, in pace.
Da un articolo sul Corriere della sera
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"Ti meriti la felicità" di Andrea De Simone. Recensione di Alessandria today
Ti meriti la felicità. Scopri le risorse per evitare le situazioni tossiche e potenziare il tuo benessere mentale✍️ Autore: Andrea De Simone📅 Data di pubblicazione: 3 ottobre 2023📚 Genere: Psicologia, Sviluppo personale, Auto-aiuto⭐ Valutazione: ★★★★☆ (4.5/5) In un mondo sempre più frenetico e ricco di stimoli spesso tossici, Ti meriti la felicità di Andrea De Simone si presenta come una guida…
#Alessandria today#amore per se stessi#Andrea de Simone#auto-miglioramento#Autostima#Benessere Mentale#cambiare vita#Coaching personale#come essere felici#Come evitare persone tossiche#Come migliorare se stessi#Consapevolezza emotiva#Crescita Personale#empatia#equilibrio emotivo#felicità autentica#Gestione dello stress#Google News#Guida al benessere#Intelligenza Emotiva#italianewsmedia.com#Liberarsi dalla negatività#Libri consigliati per il benessere#Libri di auto-aiuto#libri di psicologia#Manuale di crescita personale#Migliori libri di self-help#Mindfulness#Motivazione#ottimismo
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Anche stamattina sveglia all'alba... Il profumo del caffè che riempie la stanza... Mille pensieri e desideri che già avvolgono la mia mente... Oggi è sabato... Un freddo sabato di metà novembre... Si sta' avvicinando il mio compleanno... Si sta avvicinando il Natale... Tra poco un altro anno se ne sarà andato... Il tempo passa inesorabile con il suo passo svelto... E la nostra vita può cambiare in un secondo... Siamo vivi... Siamo morti... Siamo leggeri come l'aria...
Buongiorno 😘
~ Virginia ~

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Nessuno sa descrivere a parole cosa sia esattamente l'amore. Finché non arriva e ti devasta il cuore. Non ragioni più. Non ascolti i saggi consigli di chi ti vede improvvisamente cambiare e non corrispondere più al quadretto sereno che aveva di te. Impari a vivere la tua vita. Ti scopri forte come una leonessa. Determinata come un kamikaze. Lucida come una mattina d'estate. Incosciente come una giocatrice di poker alle due di notte.
Aliantis
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🔴🇮🇹 IL DESTINO LO SCEGLIE IL TUO PILOTA?!
la vita si sceglie inconsciamente e poi si chiama destino!
Già!
90 persone su 100 credono al destino come credevo io quando ero un ragazzino e poi uno studente lavoratore senza una lira in tasca!
Poi, nel cammino della mia vita, ho scoperto che nulla succede per caso e che il famoso destino è generato dal nostro subcosciente ed ho stravolto e capovolto in bene la mia umile vita a 360 gradi!
Perché ti racconto ciò?
Per ispirarti per cambiare il tuo destino con il potere della tua mente e l’ipnosi DCS Vera e professionale unica al mondo,senza ma e senza se!
Solo a te la scelta!
se le hai provate veramente tutte e Zero fatti, che ti costa provare l’ipnosi DCS Vera e professionale di Los Angeles Beverly Hills anche iniziando da 1 solo audio DCS che fa per il tuo bene ed il bene del tuo caro?
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#corpomrnteespirito #psisomatica #somatizzare #miracoli #miracolidellamente #magiadellamente #mente
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Bisogna imparare a convivere anche con le cose che non si superano.
Perché è inutile stare ad ascoltare i bei discorsi sul tempo che guarisce le ferite, sulle cose belle che verranno, sulla vita che ti sorprende quando meno te lo aspetti.
Ci sono segni che non si cancellano, lividi che non passano, vuoti che non si possono riempire. Cose rotte che resteranno rotte.
Bisogna solo far propria l'idea che niente sarà come prima, mai più.
Che la vita che verrà è nuova, anche se non come l'avevamo immaginata.
Forse ci saranno diverse felicità, nuove occasioni, nuovi spunti.
Ma non c'è alcuna cosa al mondo che possa farci tornare chi eravamo prima che accadesse quello che non possiamo più cambiare e che ci ha cambiati per sempre.
È l'unica certezza. Per sempre.
Bisogna imparare a convivere con tutto quello che non avevamo nemmeno mai immaginato, nascendo di nuovo, in un modo innaturale, perché ce lo impone il turbinio dell'esistenza, la forza che nemmeno sapevamo di avere.
Spezzati. Ma vivi.
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“A volte mi chiedo se il senso di frustrazione, d’impotenza che molti, specie fra i giovani, hanno dinanzi al mondo moderno è dovuto al fatto che esso appare loro così complicato, così difficile da capire che la sola reazione possibile è crederlo il mondo di qualcun altro: un mondo in cui non si può mettere le mani, un mondo che non si può cambiare. Ma non è così: il mondo è di tutti. […] Il mondo è cambiato. Dobbiamo cambiare noi. Innanzitutto non facendo più finta che tutto è come prima, che possiamo continuare a vivere vigliaccamente una vita normale. Con quel che sta succedendo nel mondo la nostra vita non può, non deve, essere normale. Di questa normalità dovremmo avere vergogna.”
( Lettere contra la guerra, Tiziano Terzani.)
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🍀
Vieni qui, piccola mia.
Ti hanno lasciato ancora da sola, ma tu devi stare tranquilla, adesso non è più come allora.
Sei grande, bambina, nessuna promessa non mantenuta può farti crollare, nessuno può più farti del male.
Ormai sai che il dolore esiste, lo conosci,
lo puoi superare.
Ti vedo rannicchiata in un angolo di vita, lo sguardo basso, il volto sprofondato tra le ginocchia, la mente assorta a cercare di nuovo un senso.
Non c’è un senso.
Le persone agiscono, feriscono.
Il più delle volte, anche senza volerlo.
Non lo sanno gli altri che basta poco per farti soffrire, non lo sanno che ci vuole un attimo per farti tremare
E anche se tu gliel’hai detto, non ci crede la gente, la gente crede soltanto a quello che vede.
Ascolta, bambina, non ho mai visto nessuno amare come fai tu. Nessuno, davvero.
Non prendertela se lo stesso amore non ti ritorna, il bene è difficile da coltivare.
Molto più semplice alimentare l’invidia, la menzogna, la cattiveria, che far crescere amore.
L’amore richiede coraggio.
Guardarsi dentro, ascoltarsi, perdonarsi continuamente.
Fa paura l’amore, troppo perfetto nelle sue imperfezioni, perché la gente gli creda.
Ma tu no, piccola mia, tu all’amore ci hai sempre creduto e non devi cambiare.
Non lo fare soltanto perché di nuovo qualcuno è venuto a farti del male.
Adesso non sai, ma sono le testarde come te che cambiano le cose davvero.
Non c’è magia che non nasca dalla determinazione dell’amore.
Continua.
Nulla è più sacro di un cuore maltrattato che non smette di donarsi.
Sii felice, bambina.
Serena Santorelli
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