attimi-sfuggenti

[attimi-sfuggenti]

Oh darling, stai ancora aspettando che ti salvi qualcuno?

Continui a girarti, interessarti, ma non hai aiuto alcuno?

Oppure questa infinita danza è finita, e hai finalmente imparato a viverla sta vita?

Quale alternativa più ti si avvicina?

La risposta non arriva, al suo posto il rumore della cartina.

L'odore d'erba pervade la stanza, la consapevolezza che nessuno si salva.

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"Forza tesoro, vai avanti, un altro sforzo. Lo so, non smette mai di essere difficile, anzi sembra peggiorare, ma non farci caso, tu continua, non fermarti. Un altro giorno, un altro silenzio, un altro pugno al muro e una dose per farti stare tranquilla. Puoi continuare, devi farlo. Resisti."

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Non ho più poi molto, a cui fare riferimento. Né da dire. In qualche modo mi ritrovo continuamente a sentirmi sminuita, non capita, allontanata, presa con superficialità.

In qualche modo non riesco più a sentirmi calma o gioiosa. O anche solo fiduciosa, di una persona, un giorno, una promessa. Sento mille spade attorno e non riesco a vedere i volti di chi le brandisce.

Mi sento stanca, ma la rabbia è tornata e sta vincendo. Mi fa alzare, spostare, allontanare prima di perdere il controllo. Non è ancora esplosa, la sto gestendo, controllando, limitando.

Capitano episodi depressivi, qualche momento di dissociazione, attimi in cui non vorrei esistere e metto a rischio la mia esile vita.

Qualche gesto da persona ossessiva-compulsiva, qualche altro da DCA, una possibile borderline, senza nessuna scritta sulla propria cartella clinica, né farmaci prescritti.

E una bambina viziata, egoista, stupida davanti a me, allo specchio. Che cerca attenzioni ma è troppo sveglia per abbandonarsi ad esse. Che già in giovane età ha iniziato ad allontanarsi, a mentire, a smettere di stare bene. Una bambina che forse dovrei proteggere, o così mi suggeriscono gli studi di psicologia, ma che vorrei solo abbandonare.

Non mi sono mai piaciuti i bambini, e lei mi è sempre piaciuta meno degli altri.

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"Perché le persone si stancano di me? Perché se ne vanno tutti?"

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E tu, come le affronti?

Gli incubi, le notti?

La gestione dei ricordi?

Dai, non mi ci porti?

A nascondermi nei sogni,

Perdermi nei giorni,

Tornare nei posti loschi.

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Gentilezza e sincerità vengono spesso prese come opposti, quando invece dovrebbero intrecciarsi.

La sincerità non può essere così brutale se accompagnata da gentilezza.

E la gentilezza non è più così frivola se usata nella sincerità.

Entrambe, prese singolarmente, sono limitanti. Se unite, invece, capaci di cambiare una persona.

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Se sei una di quelle persone che vede del buono in tutti, che crede nelle persone, che si fida e affida a loro e sei riuscito a superare i 25 anni con questo pensiero, spiegami come hai fatto. Spiegami perché non ti hanno tradito così tanto da farti cambiare, o cosa ti ha dato ragione di restare. Spiegami come hai fatto ad essere così resiliente da non accettare il male.

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"Non dovresti fare così" mi disse, "io sono andato in depressione a causa di questi comportamenti, dai retta a uno che lo sa"

"che amico", pensai, "che grande amico del cazzo, come se non avessi segnali depressivi da mesi, da tutta una vita. Come se non fossi già stata chiara sulla mia precaria stabilità mentale. Come se quel consiglio sostituisse tutte le mie richieste d'aiuto lasciate in un cassetto a prendere la polvere."

Non sono solita a dire ciò che penso, quindi risposi con un semplice "grazie del consiglio".

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"Come convivi con la tua vulnerabilità?"

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Sto raccogliendo i cocci rimasti di me, nuovamente. Sto concentrando le mie forze nella spinta per rimettermi in piedi. Sto cercando di riconnettermi alle mie emozioni, anche se dannatamente difficili da gestire. Sto provando a riprendere cazzimma, voglia di andare avanti, coraggio e pazienza per affrontare questa vita. Potrei farcela, potrei ricominciare l'ennesima volta, anche se questa volta qualcosa è diverso. Questa volta non c'è rabbia nel mio desiderio di ritentare, ma tristezza, riluttanza. Non ho corazze da indossare né volti da nascondere. Non ho posti dove andare né persone da cui ripartire. Ritento con una strana innocenza, quella di chi ha visto tante cose, ma poche belle. Ricomincio da ciò che può migliorare il mondo, dal bene reciproco, dai piccoli gesti, perché non serve qualcuno che procuri altro dolore. Resto consapevole di come difendermi, di quando fidarmi. Resto capace di fare del male a chiunque, a scattare con poco, non tutto si può resettare. Resto competitiva, testarda, protettiva. E ritorno vulnerabile, forse più di quanto io non sia mai stata. Sofferente ad ogni parola mancata, incapace di incassare colpi dignitosamente, fragile.

E posso dirti un ultima cosa? Tutto ciò non mi appartiene. Non mi ricordo più com'è, fare del bene, concedersi di dire "mi hai ferito", concedersi di rimanerci male. Ho paura di non esserne più capace, ho paura che sia tutto inutile, di ritrovarmi con il culo a terra e non riuscire più ad alzarmi. Ho il terrore di finire come le persone che mi circondano: cosi insensibili alla vita da renderla più invivibile per gli altri, da non aver conservato nemmeno un briciolo di empatia.

[attimi-sfuggenti]

Vivo tra empatia logotante e apatia costretta.

Vivo nell'ambivalenza più assoluta, tra impulsi e emozioni opposte.

Vivo di autodistruzione, di piccole belle cose, di traumi, di caos ricevuto o provocato.

Sopravvivo sfogandomi e muoio incassando colpi, cerco colpi da incassare e sono in contrasto con i miei sfoghi.

Cerco ciò che mi fa bene e poi mi scosto per abitudine, incapacità, paura.

Il mio rifugio non ha angoli in cui rifugiarsi, la mia libertà non mi porta ad essere libera.

Ho costruito così tanti muri attorno a me che ora sembra di essere in un labirinto claustrofobico.

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Ho imparato a mostrare il fuoco anche quando attorno alla mia anima sembrava esserci solo ghiaccio. Così, per destabilizzare la situazione, per frantumare le vostre certezze.

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Vorrei solo prendere la macchina, iniziare ad andare, e non dovermi fermare nemmeno per fare benzina.

[attimi-sfuggenti]

Ho l'impressione di non essere più di tuo interesse. Sono empatica, spesso ci prendo su questa cose. Va bene così, ci son solo rimasta di merda. Ma ci sono dolori peggiori dell'ennesima conferma sull'umanità. Questa e solo una crepa in più, in un vaso già rotto in mille pezzi.

[attimi-sfuggenti]

Sono così stanca, e triste, e sola, e arrabbiata da non riuscire a respirare, da non riuscire a fare uscire nessuna emozione perché quando mi sento così, se esce anche solo una goccia, si sprigiona l'oceano con le sue onde distruttive.

[attimi-sfuggenti]

Questo mondo non ha il mio stesso concetto di rispetto.

[attimi-sfuggenti]

Ho appena scoperto che alcune parti di me non se ne sono mai andate.

Ho appena scoperto che tutta la rabbia che pensavo mi avesse abbandonata era lì, da qualche parte, in attesa.

Ho appena scoperto che io, qui, non ci voglio stare, non ci posso stare.