#Codardia
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Vigliaccheria è il comportamento di una persona vigliacca, cioè colui che manca di coraggio, che è vile. Il vigliacco è prepotente con i deboli e arrendevole con i potenti.
- Sinonimi: Codardia (si dice persona codarda o codardo); viltà (o persona vile); pusillanimità (o persona pusillanime). Altri sinonimi per indicare la persona vigliacca: coniglio, imbelle, pauroso, pavido, peritoso, poltrone.
- Contrari: Coraggio, audacia, ardimento, valore, nobiltà, prodezza, animosità, strenuità. Riferito a persone: coraggioso, audace, ardito, valoroso, nobile, prode, animoso, strenuo.
Significato dei termini sinonimi di vigliacco
Vile si dice di persona che non ha coraggio, animo, cuore; e di cosa spregevole: un uomo, un soldato, un'anima vili; merce vile, origini vili, prezzo vile, parole vili, tradimento vile.
Codardo è meno che vile; il codardo si ritira, si mette quasi alla coda, manca al dovere e alla fede data. Chi fugge è codardo, chi tradisce è vile.
Il pusillanime opera, ma con trepidazione; la pusillanimità è nell'animo, è difficilmente vincibile ed è meno vergognosa della codardia.
Vigliacco è quasi peggiorativo di vile, indica viltà smaccata, impudente, vituperevole.
Coniglio richiama la caratteristica di questo animale, la timidezza, lo stato di paura continuo.
Imbelle si dice chi non è atto alla guerra, al combattimento, del tutto mancante di ardimento.
Pavido è il pauroso soprattutto per timidezza; affine al peritoso.
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"Quando pensi alla lunga e cupa storia dell’uomo, scopri che sono stati commessi crimini terribili in nome dell’obbedienza, in misura maggiore di quanti ne siano stati commessi in nome della ribellione."
(Charles Percy Snow)
#citazioni#Charles Percy Snow#zombie#società#società malata#svegliatevi#sistema#aprite gli occhi#manipolazioni#verità#dittatura#virus#propaganda#servilismo#codardia#ingiustizia#controllo#mondo marcio#responsabilità
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Uomini coraggiosi
Uomini coraggiosi In un vecchio libro ho letto questa testimonianza, dalla quale ho tratto degli spunti per rammentare quanto è importante essere uomini coraggiosi: “Il cavatore coraggioso. Due poveri cavatori di carbon fossile, mentre erano nel fondo della miniera, cadde una frana. Uno, dopo sforzi incredibili, giunse a liberarsi di sotto le rovine e uscire dal pozzo. Appena uscito, vi torna di…
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thinking about her….. (high school me who would get low grades in (catholic) religious education on purpose, as a form of rebellion). ily dear darling hope you’re doing well <3
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"Intanto precisiamo che, ovunque in Italia, gli studenti che scendono in piazza sono molto meno dell’1%, e quelli violenti sono a loro volta una minoranza della minoranza.
Quel che sta succedendo è che la sinistra non ha la capacità di organizzare manifestazioni di massa su obiettivi prioritari, chiari e ragionevoli, e il vuoto viene riempito da manifestanti mobilitati abbastanza a casaccio sui temi del momento: clima, femminicidi, Valditara, fascismo, Salvini, manovra finanziaria, governo omicida, diritti LGBT+, ponte sullo stretto, repressione, eccetera. L’odio per Israele e il sostegno ai Palestinesi fungono da collante", premette il sociologo Luca Ricolfi senza fare sconto alcuno.
"(N)on si può escludere che, a forza di dire che ci sono i fascisti al governo, ci si convinca che le armi da usare debbano essere devastanti. In questo caso assisteremo a una escalation militare nel tipo di manifestazioni di piazza", profetizza il sociologo. (...)
"Non credo che Schlein voglia cavalcare questo dissenso (violento, ndr). La sua posizione è frutto di semplice codardia: non ha il coraggio di prendere le distanze dalla violenza, come fece il Pci con le Brigate rosse. Forse continua a pensare – come i vecchi stalinisti – che i fini giustifichino i mezzi", conclude Ricolfi (...).
la seconda che hai detto, Luca: non solo i "vecchi stalinisti", tutta la sinistra in assenza di ragioni sue USA TUTTO E TUTTI, venendone fatalmente usata - vedi propal e Tratta dei Neoschiavi; via https://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/40898813/luca-ricolfi-elly-schlein-semplicemente-codarda-come-comunisti-br.html
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Non è il tetto che sgocciola Né le zanzare che ronzano Né la cella sordida, umida Non è la serratura che scatta Quando il secondino ti rinchiude Non è la razione miserabile Indegna di bestia o uomo Nemmeno il vuoto del giorno Che affonda nel nulla della notte Non è Non è Non è. È la bugia martellataci Nelle orecchie da generazioni È la furia omicida della gente Che esegue duri ordini disastrosi In cambio di un pasto schifoso al giorno Il magistrato che registra agli atti Una condanna che sa immeritata La rovina morale L’insipienza mentale La carne dei dittatori Codardia vestita da obbedienza In agguato nelle nostre anime denigrate È la paura che inzuppa i calzoni Che non osiamo lavare È questo È questo È questo Caro amico, che trasforma il nostro mondo Libero In una squallida prigione. Ken Saro Wiwa - La vera prigione
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Io non parlo di perdono o vendette, io parlo di oblio.
Non voglio che mi chieda scusa o che paghino per quello che hanno fatto. Che senso avrebbe? Il perdono è un balsamo che non voglio offrire, e la vendetta è un fuoco che non voglio alimentare. L'unica cosa che desidero è dimenticare
Dimenticare nomi e volti. Dimenticare le parole che si sono conficcate come spine nella mia pelle. Dimenticare gli sguardi che mi hanno giudicato, le risate che mi hanno abbattuto. Perché portare questi ricordi è come portare una pietra al collo. E sono stanca di trascinarla via.
Non voglio giustizia, nemmeno spiegazioni. Che si tengano le loro ragioni, che si prendano la loro colpa, se la sentono. Quello che voglio è ripulire la mia mente, strappare il peso della sua esistenza dalla mia storia. Perché solo così potrò essere davvero libero.
L'oblio non è codardia, come alcuni pensano. L'oblio è un atto di coraggio È rifiutare di vivere incatenati a ciò che gli altri hanno fatto, a ciò che gli altri hanno detto. È chiudere la porta e andare avanti, senza voltarsi indietro, senza portare rancore, senza spendere più lacrime per chi non le merita.
Non parlarmi di perdono. Non ho bisogno di riconciliarmi con il passato. Non parlarmi di vendetta. Non voglio perpetuare il danno. Voglio solo il vuoto dell'oblio, dove non rimane nemmeno l'eco di ciò che ero, di ciò che mi hanno fatto essere.
Perché dimenticare... dimenticare è l'unico modo per ricominciare.
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Obbligo o verità (Arcane one shot)
Il bancone del bar era sporco di gusci di pistacchi vuoti e appiccicoso per il liquore che a volte scivolava via dai bicchieri. A Jayce non importò, mentre appoggiava un braccio sul legno viscido: era già brillo e non ci faceva nemmeno caso, la sua attenzione era attirata completamente dal ragazzo che gli stava seduto accanto.
"Allora, hai scelto?" biascicò. "Obbligo o verità?"
"Mmh" mugugnò Viktor, scuotendo il suo drink con aria distratta. Non aveva nemmeno finito il primo, a differenza di Jayce, che era al terzo. Era chiaro che non avesse la minima voglia di giocare, ma assecondò Jayce con un sorriso. "Verità."
"Sei mai" si fermò per soffocare un rigurgito "sei mai stato innamorato?"
Viktor lo fissò in tralice per un momento, indeciso se rispondere o no, ma al suo amico poteva dire almeno una mezza verità. "Credevo di sì. Ma è stato tanto tempo fa e in ogni caso non ero ricambiato."
"Di chi?"
"Non sono queste le regole del gioco" lo corresse Viktor. "Ora tocca a te scegliere."
"Obbligo" mormorò Jayce, curioso di sapere cosa l'avrebbe obbligato a fare il suo amico.
"Paga il conto, voglio andare a casa."
"Ma non hai nemmeno finito di bere..."
"Lo vuoi tu?"
Jayce ci pensò su, poi allungò la mano e trangugiò tutto d'un fiato il whiskey rimasto. "Va bene, andiamocene."
Traballante, si alzò in piedi e pagò tutto quello che avevano preso. Fece per tastarsi le tasche per cercare le chiavi della macchina ma si ricordò che Viktor gli aveva suggerito di lasciarle a casa: saggia scelta, era troppo ubriaco per guidare.
Chiamarono un taxi e gli diedero l'indirizzo del laboratorio. Jayce avrebbe dormito sul pavimento, non aveva voglia di passare la serata da solo.
"Obbligo o verità?" chiese Jayce quando si furono accomodati sui sedili posteriori.
"Hai ancora tutta questa voglia di giocare?" ridacchiò Viktor.
"Oh non hai idea... ho ancora un sacco di domande da farti."
"Verità, allora."
"A chi hai dato il primo bacio?"
"Giusto per sapere, tutte le tue domande sono a sfondo sessuale?"
"Non tutte."
"Non tutte?" Viktor si accigliò.
"La maggior parte" ammise Jayce ridacchiando.
"Ho provato a darlo a una mia collega di laboratorio, all'università. Non ho mai avuto il coraggio di concludere niente."
"Non ti facevo così codardo."
"Non era questione di codardia. Non era la persona giusta, credo. Scegli."
"Verità."
"Come vanno le cose tra te e Mel?"
"Ci siamo presi una pausa... sono successe troppe cose ultimamente, facevamo fatica a vederci e quando ci vedevamo, spesso litigavamo. Credo che fosse gelosa di te."
Viktor sgranò gli occhi, si sentì il cuore stretto. Sperò che Jayce fosse troppo sbronzo per notarlo.
"Obbligo" mormorò, per spostare l'attenzione su un altro argomento.
"Apri la porta, siamo arrivati e io mi sto gelando qua fuori."
Viktor pagò il tassista e aprì il portone del laboratorio, facendo strada fino alla sala che aveva adibito a camera da letto.
Vedere un luogo così familiare a un'ora così tarda stranì Jayce, che si ritrovò a fissare il laboratorio col naso per aria come se lo vedesse per la prima volta. Lo stanzino era stipato di fogli appesi a ogni muro e impilati per terra, e improvvisamente le occhiaie di Viktor ebbero senso.
"Purtroppo ho un letto solo, ma c'è abbastanza spazio per tutti e due."
Jayce strabuzzò gli occhi a quella proposta. "Cosa?"
"Non ti lascio dormire per terra con questo freddo, Jayce. Vieni a letto."
"Ehm..." temporeggiò.
"Obbligo o verità?" lo interruppe.
"Obbligo" disse Jayce senza pensare.
"Vieni a letto."
Jayce si ritrovò a ridacchiare. Quando si fu sdraiato sgranò gli occhi.
"Ehi, hai barato! Era il tuo turno di scegliere obbligo o verità!"
"Speravo non te ne accorgessi" sospirò Vik, ma la sua voce suonava divertita. "Ti concedo di farmi due domande, e scelgo sempre verità."
"Allora ti chiedo se andresti mai a letto con un uomo."
Viktor sbuffò, così Jayce aggiunse: "Non sei obbligato a rispondermi, ovviamente. Ma se non lo fai dovrò farmi venire in mente una penitenza, e al momento sono troppo ubriaco per farmene venire in mente una."
"No, non sono mai stato a letto con un uomo. Nemmeno con una donna, per quello che può valere."
"Okay. Posso baciarti?"
La domanda scivolò fuori dalle labbra di Jayce con naturalezza, prima che lui potesse trattenersi. Non si rese conto della domanda che aveva fatto finché il silenzio tra loro due si fece pesante.
"N-non sei obbligato a..."
"Va bene."
Jayce si voltò, stupito.
"S-sei sicuro?" chiese.
"To ho detto che va bene."
Alla fioca luce che filtrava dalla finestra, Jayce intravide i contorni del volto di VIktor. I suoi occhi erano semichiusi, i muscoli rilassati, mentre si tirava a sedere. Jayce lo imitò, e quando furono seduti uno davanti all'altro, tirò il suo amico verso di sé. Al primo contatto delle loro labbra, Viktor si irrigidì. Fu poco più di uno sfioramento e quando Jayce si staccò, guardandolo interrogativo come a chiedergli il permesso di continuare, lui capì che non gli sarebbe dispiaciuto averne ancora. Annuì, quindi Jayce prese il suo volto tra le mani e lo tirò a sé, tracciando con una serie di piccoli baci delicati il contorno delle sue labbra: quando fu arrivato al centro, gli coprì la bocca con la sua, e in quel momento furono consapevoli solo di quello, delle loro lingue che si sfioravano dapprima con timidezza, poi con più audacia. Viktor si sentì rabbrividire quando Jayce gli passò una mano tra i capelli, tirandoglieli leggermente; un gemito basso gli sfuggì nel momento in cui Jayce baciò l'angolo in cui il collo e la mascella si incrociano.
"Ti piace?" si informò Jayce, riprendendo da dove si era interrotto nel momento in cui ebbe ottenuto una risposta affermativa. Un altro gemito si strappò alle labbra di Victor nel momento in cui Jayce osò di più, pizzicandogli la pelle sensibile del collo in un lieve morso. Quello gli diede il coraggio per andare oltre, sollevando la sua maglia e sfiorandogli la pelle nuda con le dita. Viktor rispose reclinando la testa indietro, non disse niente, quindi Jayce si sentì legittimato a proseguire. Gli sollevò ulteriormente la maglia, tracciandogli una serie di baci sull'addome.
"Posso?" chiese conferma, osservando Viktor negli occhi, e quando quello annuì gli sfilò i pantaloni e gli baciò l'interno coscia. Viktor allungò una mano, sfiorando i capelli di Jayce, che lo fissò incredulo, poi riprese da dove aveva interrotto. Nel momento in cui si avvicinò all'inguine, Viktor inarcò la schiena, inspirando bruscamente.
Jayce si sentì vibrare dentro a quella reazione: non avrebbe mai creduto di trovarsi in una situazione del genere, almeno non con Viktor.
Risalì fino all'intersezione delle gambe, dove l'erezione di Viktor lo fece gemere nel momento in cui Jayce la sfiorò con la punta della lingua. Viktor inarcò la schiena ancora, stringendo le coperte sotto di sé con uno spasmo. Jayce ripeté il gesto ancora e ancora, poi prese il membro eretto in bocca. Viktor gemette piano, mordendosi il labbro inferiore, poi venne tra le labbra di Jayce, in un orgasmo che lo fece tremare. Jayce si sdraiò accanto a lui, che si accoccolò contro al suo fianco.
"Ti è piaciuto?" chiese Jayce.
"Molto" Viktor deglutì. Iniziò a tracciare dei disegni sul petto di Jayce, poi gli sollevò la maglia, sfiorandogli gli addominali. Quando arrivò all'elastico dei pantaloni, Jayce inspirò bruscamente. "Devo fermarmi?" chiese Viktor, tirandosi indietro.
"No, vai avanti."
Viktor eseguì, stringendo l'erezione di Jayce in mano. Spero solo che non se ne pentirà quando sarà sobrio, pensò, continuando a dargli piacere con movimenti lenti e misurati. Jayce si lasciò cullare dal tocco lieve di Viktor, respirando sempre più profondamente man mano che si avvicinava al limite.
Quando venne invocò il nome di Viktor, una dolce supplica che fece torcere le budella del giovane.
"Dovremmo giocare a obbligo o verità più spesso" ridacchiò, tornando ad accoccolarsi contro Jayce, che si unì alla risata.
"Domani possiamo rifarlo" propose.
"Domani lo rifaremo, allora."
#attack on titan#shingeki no kyojin#arcane#jayvik#jayce talis#arcane jayce#jayce x viktor#jayce league of legends
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Ama la tua gelosia, la tua vergogna, la tua banalità, la tua codardia, la tua indolenza, le tue ossessioni, le tue ansie, il tuo bisogno di perfezione, la tua rabbia, il tuo rancore, il tuo desiderio di vendetta, la tua gola, le tue afflizioni … Perché, indipendentemente da quanto oscure o perniciose a prima vista ti sembreranno tutte queste mancanze del carattere, nel profondo sai che sono solo sintomi del tuo incommensurabile bisogno d’amore.
Gloria Volpato
#iomiaccetto #ildisarmodelcuore #Selfcompassion #percorsingruppo #residenzialeaframura #psicologiadeglienneatipi
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Attesa
C'è una bellezza disarmante nei tuoi occhi Ed in tutti i loro piccoli dettagli Ogni lacrima, ogni luccichio Mi fa innamorare follemente di te Ancora più di prima. I sentimenti vivono da così tanto in me Che a volte mi domando con un filo di voce Quanto di tutto questo potrò tenere ancora nascosto nel mio cuore, Quanto della tua anima potrò forse un giorno Stringere tra le mie braccia vuote. Eppure non oso avvicinarmi Ti amo e non ti dico niente, Ti amo e mi tradisce solo lo sguardo, Ma tu non sai, tu non mi vedrai mai Poiché non sono io colei che vive nei tuoi occhi. Allora disperata cerco invano il coraggio, La notte resto sveglia straziandomi la pelle, tormentandomi il cuore Ti scrivo poesie con inchiostro sbiadito Confessandoti segreti che mai ti potranno raggiungere.
Ma nel buio soffocante non si sente altro che la mia attesa Le parole non dette mi deridono guardandomi dalle pagine, Mi chiedono aspre cosa io stia aspettando Tra i singhiozzi rispondo piano che sei tu, Tu che sarai sempre il miracolo mai arrivato. La realtà mi colpisce violenta, D'improvviso sono le parole a smettere di essere Nella desolazione strappo e brucio le mie insulse poesie d'amore, Le fiamme mangiano viva la mia codardia E di me non vi è più traccia. Ma ora è giorno, Vago lenta per la città affollata, tutti guardano ma nessuno mi vede, Sono il fantasma della persona che ero In silenzio urlo il tuo nome sperando che finalmente mi ascolti Mentre tu giaci con lei e le baci il collo, mentre tu le accarezzi il volto, Mentre tu ami chi ha saputo dirtelo ad alta voce.
#poesia originale#my poetry#poem#poetry#original poem#poems on tumblr#poesie#pensieri#scrittura#poesie su tumblr
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Non c'è colpa
Non c'è colpa
in un'idea che spira
in un vento contrapposto.
Un alito che tocca le corde
di una foglia dimenticata
da una stagione sfuggente.
Non c'è resa in una voce
che non vuole sovrapporsi
alle parole roche e laceranti
della tracotanza.
Non c'è codardia nel sedersi
nel giardino dell'attesa
quando il cielo è squarciato
dal rantolo di un tuono.
Non c'è debolezza in un rossore
che umanizza l'indifferenza.
Non c'è forza che non sia sgorgata
da una rovinosa caduta
e non c'è comprensione
che non sia nata
dalla suzione di un neonato.
La nostra esistenza
non è mai inesistenza,
siamo una mano tesa
oltre gli intralci dell'ineluttabile.
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Gigante Francesco
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Herbert Bayer, Braccio del manichino 1928
Perdona la mia codardia: sono piena di polvere, sono un castello incendiato dove secoli fa qualcuno è stato felice, e in questi resti che mi sostengono non c'è più posto per nessuno.
#It's not that I don't want to: it's that I've forgotten how to do it. #mannequin#motionless #my post
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PAOLO ERA IL PRIMO A PARLARE, IL PRIMO AD ESPORSI, NON ERA CODARDO
PAOLO ERA IL PRIMO A PARLARE, IL PRIMO AD ESPORSI, NON ERA CODARDO Nel libro dei fatti apostolici, a seguito di ciò che Paolo fece e disse, le turbe di gente dissero queste parole di lui e del suo compagno d’opera: «E chiamavano Barnaba, Giove e Paolo, Mercurio, perché era il primo a parlare.» (Atti 14:12) Da quelle parole comprendiamo che l’Apostolo Paolo non si nascondeva dietro ai suoi…
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L’altro 11 settembre
“Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano. Ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento”.
Queste furono davvero le ultime parole di Salvador Allende, pronunciate alle 9.10 dell’11 settembre 1973 a Radio Magallenes. Poco dopo inizierà l’assedio al Palacio de la Moneda, i bombardamenti, il tradimento: Pinochet, Ministro della difesa e comandante delle forze armate, ha iniziato il suo vile golpe, e pur di non finire nelle mani del dittatore, Allende si uccide. Anche se per molto tempo si è ritenuto che fosse stato ucciso dai golpisti.
Ma cambia poco. Con un colpo di pistola finisce tragicamente la storia del presidente marxista del Cile, eletto democraticamente solo tre anni prima, il presidente che riuscì ad attuare una vera politica sociale: mezzo litro di latte garantito ogni giorno per tutti i bambini, incentivi all’alfabetizzazione, cibo ai poveri, prezzo fisso del pane, pensioni alle vedove, riduzione degli affitti.
Tuttavia, la cosiddetta “rivoluzione con empanadas e vino rosso” come fu definita la via cilena al socialismo per sottolinearne il carattere pacifico, dava fastidio a molti che non accettavano la nazionalizzazione delle industrie più importanti, la riforma agraria, il divorzio, l’eliminazione dei finanziamenti pubblici alle scuole private.
Dopo Allende il buio: seguirono anni di terrore, una delle più spietate dittature, con migliaia di omicidi di stato, migliaia di desaparecidos. Per non parlare delle torture, degli arresti illegali, degli esili. Pinochet con la sua ferocia cercò non solo di piegare il Cile, ma anche di cancellare addirittura il ricordo di Salvador Allende.
Ma per fortuna non ci è riuscito.
Del feroce dittatore invece, per dirla con le parole di un altro grande cileno, Louis Sepulveda (che da giovane fece parte della guardia personale di Allende):
“Non resta assolutamente nulla degno di essere ricordato, forse il fetore”.
La farfalla della gentilezza
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Vorresti sposarti o avere dei figli?
penso che ció che mi fa avere paura di poter avere dei figli sia il fatto che li voglia nonostante razionalmente vorrei non desiderare affatto questa cosa, un po' è codardia, un po' è consapevolezza di me e di quello che penso sia il mondo. a sposarmi ci penso meno, sono giovane e sognatore, ho così pochi presupposti per poter pensare al matrimonio ora che posso permettermi di dire che non è l'unica via, e spero di non dover arrivare alla realizzazione del contrario. la codardia anche qui regna hahahahahha
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Ogni pratica moderna della filosofia è confinata in un falso-sembiante erudito, dettato da opportunismi politici e di polizia, fondato sul puntellare i governi, le chiese, le università, i costumi, i modi assimilati e la codardia umana.
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chiamarli filosofi è un insulto alla sapienza...meglio dialettici, e anche così siamo molto lontani dal vero.
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