#Catania segreta
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Christmas Town, Teatro d'Autore, Mercatini: cosa fare a Catania per l'Immacolata e nel weekend
Il Natale si avvicina a Catania, con una serie di eventi imperdibili dall'Immacolata fino a domenica 10 dicembre. Venerdì 8 dicembre sarà l'inaugurazione del grande parco tematico 'Christmas Town' alle Ciminiere, regalando magia sia ai grandi che ai piccini. Al Monastero dei Benedettini ci sarà una divertente 'Caccia al tesoro', mentre alla Nuova Dogana si potrà vivere 'Natale all'Accademia degli Elfi'. Ma c'è spazio anche per la beneficenza, con l'opportunità di acquistare una stella di Natale AIL o un panettone per sostenere Emergency. Lo spettacolo non manca, con Panariello e Masini al Metropolitan, 'Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'Agosto' al Teatro ABC, e 'Una notte ad Amsterdam' al Piccolo Teatro della Città. **'Christmas Town' alle Ciminiere dall'8 al 30 dicembre** Il primo parco tematico del Sud Italia, 'Christmas Town', sbarcherà alle Ciminiere dall'8 al 30 dicembre, offrendo un'esperienza unica con pista di pattinaggio, aree-gioco Lego, PlayMobil, Disney Princess, e tanto altro. Un viaggio emozionale con luminarie, giostre, e oltre 150 animatori. **Panariello e Masini in 'Lo strano incontro' al Teatro Metropolitan** Venerdì 08 dicembre al Teatro Metropolitan, 'Panariello-Masini' con lo spettacolo 'Lo strano incontro'. L'incontro strano tra Panariello VS Masini continua a conquistare il pubblico, promettendo una serata di risate e divertimento. **Caccia al tesoro di Natale 2023 al Monastero dei Benedettini** Venerdì 8 dicembre al Monastero dei Benedettini, parte la 'Caccia al tesoro di Natale 2023'. Bambini e famiglie si avventureranno tra gli imponenti archi monastici risolvendo enigmi per trovare il tesoro nascosto. **'Accendi una stella AIL' - Adotta una pianta per la ricerca** Dal 8 al 10 dicembre, supporta la ricerca acquistando una stella di Natale AIL o un panettone a sostegno di Emergency. Trova i volontari di AIL in varie piazze di Catania e provincia. **Spettacolo 'Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'Agosto' al Teatro ABC** Dal 8 dicembre, al Teatro ABC, 'Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare d'Agosto' con Giuseppe Zeno ed Euridice Axen. Una nuova interpretazione del celebre film di Lina Wertmüller. **'Un Panettone fatto per Bene': a Catania con Emergency dal 7 al 10 dicembre** Dal 7 al 10 dicembre, supporta Emergency acquistando il 'Panettone fatto per Bene' nelle piazze di Catania. Un modo delizioso per contribuire concretamente alla solidarietà. **Gjmala: il villaggio di Babbo Natale tra i dromedari** In occasione dell'Immacolata, visita il parco Gjmala tra dromedari, tartarughe giganti, e un Villaggio di Babbo Natale per i più piccoli. Corsa ai sacchi, trucca bimbi, pesca a sorpresa e mostra faunistica renderanno la giornata speciale. **Spettacolo 'Una notte ad Amsterdam' al Piccolo Teatro della Città** Il 9 e 10 dicembre al Piccolo Teatro della Città, 'Una notte ad Amsterdam', uno spettacolo che racconta l'incontro tra Tommaso e Queen nella capitale olandese. Un'esperienza da non perdere. **Catania Vinile al Centro Sicilia** Dal 8 al 10 dicembre al Centro Sicilia, un evento per gli amanti della musica con vinili, CD e MIX. Esplora generi musicali diversi e unisciti a una community appassionata. **Catania segreta e la macchina del tempo** Scopri la Catania segreta con un itinerario insolito, guidato dalla turista Vanessa Motta. Percorri vicoli, cortili e siti archeologici nascosti, immergendoti nei quartieri autentici di Catania. **Laboratorio per bambini: Il villaggio di Babbo Natale** A Parco Paternò del Toscano, un laboratorio per bambini per costruire il Villaggio di Babbo Natale. Ogni bambino contribuirà con la propria "tessera" alla creazione dell'intero villaggio. **Mineo si prepara ad accogliere "Gli atelier dell'olio d'oliva" il 7 e 8 dicembre** Il 7 e 8 dicembre a Mineo, evento dedicato all'olio d'oliva organizzato da La Città Felice Onlus. Un'occasione per esplorare la cultura, la solidarietà e la sostenibilità legate al territorio. **Natale in Piazza Mazzini** Dall'8 al 29 dicembre, 'Le Pulci di Città' e 'I Viandanti Benessere e Spiritualità' animano Piazza Mazzini con eventi e laboratori natalizi. **Etna, escursione alla Grotta dei Rotoli e alla Grotta della Neve** Un trekking alla scoperta di due grotte dell'Etna, la 'Grotta dei Rotoli' e la 'Grotta della Neve', con la guida naturalistica Antonino Di Grazia. Un'esperienza vulcanologica unica. **'Natale all'Accademia degli Elfi' alla Nuova Dogana** Venerdì 8 dicembre, presso la Nuova Dogana, 'Natale all'Accademia degli Elfi' con animazione, laboratori per bambini e spettacoli. Un evento di beneficenza con ingresso gratuito. Read the full article
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Street art in the district of San Berillo in Catania, Sicily
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TAORMINA - GRAND HOTEL SAN DOMENICO-RISTORANTE PRINCIPE CERAMI.
NON CI INDURRE IN TENTAZIONE
L’albergo San Domenico a Taormina è un hotel a cinque stelle realizzato in quello che era un vecchio convento Domenicano, per cui entrando si accede ad un primo lato di un corpo quadrato che era un lungo porticato con colonne che si affacciavano su un grande cortile interno ora occupato da splendide buganvillee fucsia, grandi cespugli di profumati gelsomini e da palme altissime. Dal colonnato opposto a quello dove è situato l’ingresso si esce verso il giardino interno che è costituito da vari terrazzamenti di cui l’ultimo, il più grande, si protende verso il golfo di Giardini Naxos. In primavera quando è sera e la luna si specchiava nel golfo, la visione delle luci di Giardini e dell’Etna protesa verso il cielo stellato con il suo rossetto di fuoco è bellissima. L’albergo ha un ristorante (il Principe Cerami) premiato con stelle e forchette dagli esperti della guida Michelin e del Gambero Rosso ma, oltre al cibo, quello che lo contraddistingue è la terrazza che si affaccia sul golfo di Giardini-Naxos da cui si può osservare il bellissimo panorama. Quella sera in particolare di cui ti parlo i tavoli non erano pieni. In un lato della terrazza c’era seduto il Dr Poldo Sbarozzi, ispettore di area per una nota società farmaceutica, poi, più in là ma sempre sul suo lato, due pensionati americani, mentre dal lato opposto, su tavolo tondo riccamente addobbato, l’ing S, presidente di una grande acciaieria di Brembana al Lago (provincia di Bergamo) aveva riunito attorno a se i sei maggiori dirigenti della filiale produttiva di Catania per festeggiare il revamping della linea di colata che avrebbe aumentato la produzione della società. Benché socievole e preso dai festeggiamenti l’ing. S. era interiormente in preda ad una grande ansia per un fatto disdicevole che gli era capitato. Aveva fatto la follia di far venire con sé l’ing. Rachele Valsecchi, responsabile dell’ufficio tecnico della sua ditta e da lungo tempo sua segreta amante. La follia si era evidenziata quando la segretaria direzionale della filiale di Catania, a sua insaputa e pensando di fare cosa a lui gradita, aveva prenotato la cena per i festeggiamenti nell’albergo dove i due amanti pensavano di essersi appartati, il San Domenico per l’appunto. Ora anche se il personale della filiale non conosceva l’ing. Valsecchi, all’ing.S. apparve subito come reale e tangibile il pericolo che i suoi dipendenti catanesi incontrandola, potessero far scaturire quel spettegolare aziendale, fastidioso e corrosivo, che mina rapporti personali e societari. Senza tener conto che sua moglie era anche la proprietaria della società di cui era presidente e pericolosamente e fraternamente amica di alcune segretarie aziendali, tutte quante pettegole e malelingue. L’ing. S, con una decisione creativa degna del manager che era, aveva cercato di salvare il salvabile prenotando a Rachele un tavolo al Granduca, il ristorante sul viale di Taormina (e quindi lontano dal San Domenico) dalla cui terrazza poteva vedere lo stesso panorama che si aveva dalla terrazza dell’albergo. Questa idea l’aveva presa e realizzata da solo, senza minimamente discuterne con lei che già si aspettava una serata romantica a due. Ora però Rachele non era una donna prevedibile ed ubbidiente. Le cicatrici invisibili che la vita avevano lasciato nella sua anima, l’avevano portata a credere solo nella certezza che non aveva bisogno di nessuno, e questa autosufficienza sentimentale le aveva permesso di evitare di trovarsi prigioniera, anche se amabilmente, di qualsiasi forma di affetto coercitivo, quegli affetti cioè che ci impongono dei doveri o un assoluta ubidienza, per il semplice fatto che siamo amati. Lei aveva scelto di non essere ne moglie ne fidanzata, per la libertà ed indipendenza che così aveva e provava e non perché fosse per lei necessario esserlo a causa delle sue lunghe permanenza all’estero per lavoro. Questo suo credo profondo nella sua libertà l’aveva portata in passato a collezionare diversi amanti in quanto, come diceva lei stessa “l’amore non è una torta che dividi a fette con questo o con quello. È solo uno stato d’animo a cui il sesso non è collegato in modo univoco, per cui amare qualcuno e far sesso con un altro non era peccato ma una scelta di vita“ Per questo motivo, collezionava uomini così come gli uomini collezionano le cravatte, esibendole finché non li stancano e se ne disfano con benevola indifferenza. La definizione di Rachele dell’amore era tornata in mente all’ing S. quando le aveva parlato del ristorante e della convenienza che lei vi andasse a cenare almeno quella sera. Lei lo aveva gelato con un’occhiata delle sue ed i suoi occhi scuri gli erano penetrati, duri e taglienti, fino in fondo all’anima. Aveva capito immediatamente, come a volte gli capitava, che ancora una volta con lei aveva sbagliato approccio: l’aveva trattata come la sporcizia che si nasconde sotto il tappeto quando improvvisamente arrivano gli ospiti. Per questo l’ing. S ora era estremamente nervoso e rideva forse in modo esagerato alle battute aziendali dei suoi collaboratori e beveva forse un tantino troppo rispetto all’usuale, ma dentro di sé sapeva che come sempre Rachele avrebbe fatto di testa sua non solo per affermare la sua indipendenza ma soprattutto perché non era scesa dalla nebbiosa Brembana al Lago fin nella solare Taormina solo per finire nascosta in un angolo. Perciò, quando Rachele apparve sulla porta che dall’hotel dava sul terrazzo del ristorante, un brivido percorse la sua schiena ed un senso di impotenza lo assali, anche se doveva ammettere che questa sua incontrollabile libera e determinata volontà era uno dei motivi per cui l’amava. Anche se non la conoscevano, il quartetto che suonava sul lato del ristorante vicino al tavolo dell’ ing. S. si fermò stupito per il suo arrivo. Lei osservò tutti i tavoli come un aquila che dall’alto del monte osserva un gregge, poi lentamente incominciò a dirigersi verso i tavoli avvolta nel suo vestito di seta nera che ondeggiava seguendo e richiamando tutte quelle sue forme che vibravano ad ogni suo passo; altera ed elegante, appariva circondata dal suo profumo che non era quello di un famoso stilista, ma la sua dominante sensualità, perché anche se non era più giovanissima e il suo corpo non rispondeva ai canoni delle grandi modelle della moda, emanava un misto di innocente lussuria e peccaminosa sensualità che insieme all’ intelligenza dello sguardo colpiva gli uomini che la guardavano come con uno schiaffo e seduceva come un bacio promesso L’ing S guardò con fastidio i suoi collaboratori siciliani fermarsi nella discussione per osservarla apprezzandone le forme, l’incedere e quella sensualità decisa e vogliosa che emanava. Lui stesso, che quella sensualità aveva spesso cercato, apprezzato e subito, non riuscì a non restarne ammirato e soggiogato. Lei avanzò sicura e decisa tra i tavoli finchè un cameriere risorse dalla sorpresa di vederla e si avvicino indicandole uno dei tavoli vicino ai turisti americani. Lei lo guardò con sufficienza e senza considerarlo si diresse verso il dottor Poldo che la stava osservando con un lungo grissino che gli usciva dalla bocca, stupito e incuriosito. Lei si avvicinò e sorridendo lo salutò sedendosi sl suo tavolo “Buonasera, è tanto che aspetta?” chiese con voce alta e chiara Il dott. Poldo, con il grissino in bocca si alzò come deve fare ogni gentleman quando arriva una signora, ma visto che lei si era già seduta si sedette di nuovo e cercò di salutare accorgendosi solo allora del grissino che gli usciva dalla bocca “Buonasera, io veramente…. “ “Lo so non mi conosce – disse Rachele per aiutarlo sottovoce – ma devo fare ingelosire una persona… mi aiuti per favore – e rivolta al cameriere disse velocemente - mi porti il calamaro farcito di gambero di nassa e pane nero di seppia con avocado e la bottiglia più cara di spumante siciliano per favore” Il dott. Poldo la guardò sconcertato ed il cameriere stava per chiederle il numero di camera ma lei, come suo solito, stupì tutti e due “Metta tutto sul conto dell’ing. S, quello laggiù, anche la cena del signore. Non si preoccupi, siamo suoi ospiti” Il cameriere, che conosceva bene l’ing. S, fece un leggero inchino e scomparve tornando dopo pochi minuti con una bottiglia fredda di uno spumante di cui il dott. Poldo aveva visto sulla lista dei vini il prezzo a tre cifre. Fece comunque una faccia sorpresa e si senti orgoglioso che lei lo avesse scelto per far ingelosire qualcuno. “Oh – fece con tono da uomo di mondo – capisco” “lei è sposato?” “Si vede “rispose mostrando l’anello al dito Lei lo guardò con uno sguardo che a lui sembrava indifferente “Le sta ancora largo, vuol dire che è sposato da poco. Se fosse sposato tanto quanto la persona di cui sono l’amante avrebbe il dito stretto intorno all’anello, perché il matrimonio è così: prima ti da un grande senso di libertà e ti sembra che ti stia largo tanto che fai quello che vuoi, poi invece anno dopo anno, vedi che ti stringe e ti soffoca il dito come la vita. Per questo io sono un amante, da sempre, dal primo momento in cui ho scoperto la differenza tra il cane e una moglie…” Il dott. Poldo la guardò stupito “e qual è?” “nessuna – rispose Rachele sorridendo – tutti e due restano sempre fedeli all’ uomo che li tradisce. Io sono fedele solo a me stessa ed è già troppo – e poi guardandolo – …e lei è fedele?” “si certo, sicuro!” “Solo perché è sposato da poco ed è nel periodo in cui la moglie è ancora un amante, avete ancora passione e complicità, faccia passare un po’ di tempo e vedrà che sua moglie non sarà più la sua amante e allora lei penserà ad allargare il suo amore a qualche altra donna” “A tradire…?” “Che brutto sinonimo per amare - bevve un sorso guardando l’ing S che fingeva malamente di ignorarla – vede, quando si ama un'altra donna che non è la propria moglie lo si fa mettendo in gioco qualcosa che ha un enorme valore: la propria vita intesa come moglie, figli e tranquillità. Per questo, se si ama si ama veramente in un modo che deve giustificare il tradimento o magari una nuova vita, altrimenti si è solo idioti. – e lanciò un'altra occhiata severa all’ ing. S. - Io non sono sposata e quindi non faccio testo, ma i miei amanti spesso lo sono e quindi il loro amore deve essere vero altrimenti non rischierebbero la loro vita per amare. Quindi tradire per amare veramente, non è tradire ma scegliere un'altra strada, ma se non si sceglie, si tradisce soltanto e quindi non vi è nessun obbligo per l’amante, nessun bisogno di essere fedeli” e guardò l’ing S. socchiudendo gli occhi come fanno i cacciatori quando prendono la mira. Arrivarono i piatti che avevano ordinato. Rachele incominciò a mangiare lentamente e continuò sentendo su di se lo sguardo di fuoco dell’ingegnere “Vede tutti si ricordano di Cleopatra come l’amante di Cesare ma nessuno si ricorda chi era sua moglie, senza le amanti di Enrico VIII la storia sarebbe stata completamente diversa e senza la Dama Nera, Shakespeare non avrebbe scritto tutti i suoi sonetti o Romeo e Giulietta; Luigi XIV, il re Sole, sarebbe stato tale senza tutte le donne che ha amato? A un amante si concede di essere bella, più intelligente del suo amato, di essere divertente e di amare il sesso come lo amano gli uomini; per le mogli tutto questo viene considerato non opportuno o viene loro rimproverato. Le amanti hanno fatto la storia, le mogli solo figli per padri che tradivano senza pensarci. Dopo tutto Adamo diede il nome di Eva alla sua compagna quando furono cacciati dal paradiso, prima non aveva bisogno di chiamarla: era una sua parte, intimamente e gioiosamente unita a lui. È questo ricordo del paradiso che noi amanti portiamo ai nostri uomini e quando ne diventiamo le mogli non lo dimentichiamo” Rachele finì sorridendo ed osservando l’ingegnere la cui gamba destra sotto il tavolo si muoveva nervosamente. Poldo la osservava stupito e, sentendosi pur convinto di quanto affermava, anche se di fronte alla logica di Rachele poteva apparire uno stupido le disse timidamente “io però vorrei essere sempre fedele a mia moglie” Rachele lo osservò sorridendo e rispose arricciando la radice del naso come quando diceva qualcosa di sexy e sincero “ci provi, è importante esserlo, ma per sua informazione: io non ho mai conosciuto un uomo fedele e non ho mai capito se conosco solo gli uomini sbagliati o se invece nessuno di voi è fedele. Infatti c’è un motivo se il Padre Nostro finisce con “ non ci indurre in tentazione….” Perché nessuno di voi, con il cervello pendulo che avete in mezzo alle gambe, sa resistere ad una tentazione, specialmente se è più intelligente di voi…” e finì il suo bicchiere di spumante che tenne alto accanto a sé così che il cameriere, materializzandosi dal nulla, lo riempì. Il quartetto incominciò a suonare “A Modo Mio” e subito gli americani si alzarono e posizionandosi vicino all’orchestra incominciarono a ballare anche se in verità il terrazzo era troppo piccolo per muoversi. “Venga – fece Rachele alzandosi e prendendo per mano Poldo – andiamo a ballare” “Ma io …” cercò di rispondere Poldo poi, quando si ritrovò Rachele tra le braccia lasciò stare, troppo preso dalla sua sensuale forza vitale e dal seguire i suoi passi del ballo che non conosceva.
L’ing S la guardò mentre inondava la pista con il suo provocante danzare e sentendo i commenti piccanti dei suoi collaboratori, si voltò ad osservarli e, sicuramente per via del vino, li considerò come ombre, senza peso e spessore, anzi no, pupi mossi solo dai fili della mera quotidianità, dalla necessità di sopravvivere che hanno gli animali di quella giungla che si chiama vita, dove le uniche cose importanti erano fottere, mangiare e tirare avanti. Capì che senza di lei che attraverso il suo amore dava alla vita un senso compiuto, senza il suo sorriso che gli riempiva i giorni di sogni e desideri e le notti di passione e fuoco, anche lui sarebbe stato come loro. Tornò a guardare Rachele che cercava di spiegare a quell’essere inutile che stringeva tra le braccia come muoversi e fu preso da una vampata di folle gelosia. Si alzò tirando verso il basso la giacca blu e si sistemo la cravatta Marinella che lei gli aveva regalato e con passo deciso si diresse verso di loro. Arrivato vicino guardò Poldo tutto serio e quasi minaccioso chiedendogli “Permette?” e gli scippò Rachele dalle mani incominciando a ballare così come quella musica doveva essere ballata con gioia e passione, mentre Poldo, salvato da una figuraccia, se ne tornò al suo tavolo bevendo d’un fiato il bicchiere di spumante per vincere quell’ondata di bruciante carnalità che lo aveva assalito stringendo Rachele.
“Sei un strega – esordì sottovoce l’Ing S. Cercando di non far vedere che parlava – una terribile dolcissima strega” Rachele fingeva di non guardarlo e di seguire con indifferenza la musica ma rispose “Ricordati, un amante non è mai per sempre….” “Se i colleghi ti riconoscono io neanche arrivo a domani figurati al sempre” “Forse avranno visto qualche foto sul sito, ma ho sempre l’elmetto e gli occhialoni scuri di sicurezza: neanch’io mi riconosco, quindi non hai motivo di preoccuparti” Lui pensò un attimo e capì che come sempre aveva ragione, non c’erano contatti tra gli stabilimenti e sul sito le foto dei dirigenti non erano riportate. Si rilassò concentrandosi solo su di lei. “Dopo aspettami in camera che vengo a trovarti” le disse sottovoce “Chi ti dice che ci sia….?” “Non fare colpi di testa” “tu fai colpi di testa, io vivo e per vivere il sesso e l’amore sono fondamentali, se mi hai portato qui per chiudermi in una camera hai sbagliato” “Ti ho portato qui perché ti amo” “Non mi sembra: amare vuol dire mettere chi si ama davanti a tutto pronti ad accettarne ogni conseguenza. Per te sono solo un progetto a lunga scadenza, qualcosa tipo la Salerno-Reggio Calabria: piano piano fra vent’anni forse sarò la tua unica donna ” “È che devi essere realista, se comprendessero che siamo insieme…” rispose l’ingegnere cercando di cambiare argomento “Ti invidierebbero e mi compatirebbero! Io però non ho bisogno di te…” “Che vuoi dire – la guardò serio capendo che la sua vendetta non era finita – quello lì non è nessuno” disse indicando Poldo che da lontano li saluto con un sorriso idiota. Lei non rispose perché la musica era finita. Lui le fece un piccolo baciamano guardandola seriamente e se ne tornò al tavolo ricevendo i complimenti degli altri commensali ammirati dalla sua audacia nell’approcciare una donna che loro avrebbero solo desiderato. Lei se ne andò via mostrando una superficiale indifferenza “lei balla benissimo – le disse ammirato Poldo – era quella la persona che voleva ingelosire?” Lei lo guardò mentre beveva “Può darsi, mi accompagna all’uscita?” gli chiese sorridendo. Lui non si fece pregare e la seguì nel porticato e poi all’ingresso dove lei chiese un taxi che aspettarono insieme. All’arrivo del mezzo lo salutò calorosamente ringraziandolo e baciandolo su una guancia. Lui rientrò contento dell’esperienza imprevista e gradevole sentendo nell’aria ancora il suo profumo. Mentre era nel porticato apparve l’ing. S che vedendolo si diresse verso di lui “Scusi la sua amica …. - fece l’ingegnere con una certa ironia – non sa dov’è” Lui lo guardò e sorridendo rispose “Ha preso un taxi, ho sentito che ha detto al tassista di portarla dove c’erano degli uomini belli e prestanti…” Lesse per un secondo sconcerto e preoccupazione mista a rabbia negli occhi dell’uomo, un lampo che rivelò la tempesta che aveva dentro a cui segui immediatamente una freddezza forzata e controllata “Ah, fa nulla, volevo chiederle … se voleva fare un altro ballo… sarà per la prossima volta… grazie” e si allontanò dopo aver fatto un simbolico inchino Poldo lo vide dirigersi verso le camere contrariato proprio come aveva detto lei quando gli aveva suggerito la risposta da dargli. Poi Poldo prese il telefono e chiamò la moglie per sentirla, perché in fondo il “non ci indurre in tentazione” valeva anche per lui e lui sentiva di essere stato tentato troppo per quella sera.
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A Catania, lungo la via Vittorio Emanuele, c'è una porta segreta nascosta tra le mura dei palazzi storici... In Catania there is a secret door hidden in the walls of the historic buildings... #relax #summer #travel #friends #sicilytourism #viaggieconomici #tourism #turismo #viaggi #journey #trip #tour #excursion #europe #holidays #discoversicily #ilovesicily #island #fun #travelphotography #travelpicture #traveldestination #sea #beach #vacanzeeconomiche #vacanze #mare #viaggi #sun (at Catania, Italy) https://www.instagram.com/p/B00MCHQodUY/?igshid=1mk1m44bp4juu
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“Gli intellettuali sono misogini e la cultura italiana è consolatoria. Quanto a me… sono bakuniniana, ingestibile e non posso fare a meno di Dio”. Intervista scorretta a Veronica Tomassini
“A precipizio, cara Veronica”, le dico. E non la conosco. Di Veronica Tomassini conosco e riconosco soltanto il talento della lince nella selva del linguaggio. In verità – non m’importa di altro. Qualche giorno fa, su Linkiesta, nella rubrica in cui stronco un libro e ne esalto un secondo – troppo facile parlare sempre bene dei libri, troppo facile dirne sempre male – ho scritto, papale, che Elena Ferrante mi pare un ferro vecchio, è più eccitante la rubrica del cuore di una rivista femminile. Al contrario, la Tomassini che, letterariamente, non è nata ieri (Sangue di cane è edito da Lurana nel 2010; L’altro addio l’ha stampato Marsilio l’anno scorso), ha vertigini negli occhi, aghi sotto le unghie, verbi capaci di ulcerare, di sanare, di benedire. Apriti cielo. Il bon ton dei benpensanti della cultura ha vangato improperi, m’ha sotterrato nel tombino del livore. Amen – sia lode ai bestemmiatori – significa che abbiamo toccato il punto esatto da cui far sgorgare la luce. Perciò, eccoci. Stano Veronica dal suo eremo siracusano – la immagino vera icona degli intoccabili, una specie di santa elettrica che fa colazione tra gli estremi, che fa dell’emarginazione e dello smarginato il pasto. Finalmente, il vento delle cose ultime, che ha sentore di sale, il sapore del giusto. (d.b.)
Noi non ci conosciamo, giusto? Io ho sentito l’odore della tua scrittura, me ne sono deterso. E basta. Questo forse crea fastidi. Sul ruolo dell’invidia e della piccola crudeltà nella letteratura contemporanea: dimmi.
La misoginia degli scrittori, di alcuni. La segreta misoginia dell’intellettuale medio, o persino del cinico spinto, che ha paura delle donne? Del cripto qualcosa. Sono piccole crudeltà forse. Forse peggio delle orde di haters che digrignano i loro denti stupidamente e che non mi hanno risparmiato, per un pezzo, per un post, scomodando collettivi come i Wu Ming (presero le distanze, dalla slavofoba, a un mese dall’uscita del mio romanzo, l’anno scorso, niente male come intro) o giornalisti come Fulvio Grimaldi che in un suo scritto mi diede della razzista hitleriana o neofita dell’eugenetica Usa soltanto perché mi sono avventurata in un’analisi “letteraria” di Igor Vaclavic (il bandito, detto il russo, ricordi?). O altra gente così. Le prese per il culo articolate di Guia Soncini, le sua biografie allegre che scopro per caso. Le ho augurato di non diventare buona, casomai, più che altro per non perdere la ragione, o un adeguato posto nel mondo. Dovrebbe lanciare altrimenti margherite ai passanti o confezionare torte di mele. Sarebbe un disastro. Le cattiverie. Le allusioni dopo il tuo articolo su me e Elena Ferrante. In quel caso allusioni tutte femminili. Ma chi se ne importa.
Voglio farti parlare di politica. Da che parte stai? Che mondo è quello che vedi? T’importa il blabla dei SalviniDiMaioConte(contechi?)FicoBerlusca? Cosa rispondi: l’uscita dal mondo, lo sberleffo, la presa di posizione?
Io da che parte sto? Sto sorridendo mentre rispondo così: io sto fuori la porta. Come sempre. Ho votato il movimento, bisognava votare. L’orchestrina del Titanic-Pd stava per affondare. Bene, bravi, avrebbero suonato l’ultimo adagio? Inabissati. Voglio crederci al cambiamento, sono una visionaria, non lo so, qual era l’alternativa? Di Maio ha una faccia simpatica, dice delle cose che condivido. Nell’insieme credevo nel cambiamento, sennò uno muore. O cambi o muori. Non ho votato Salvini. Non sono di destra e non sono di una sinistra con le mani da signorina. No. Non ho mai avuto una tessera di partito. Tendenzialmente anarchica, idealmente prossima ai compari di Metello Salani (il Metello di Pratolini), del rione San Nicolò. I rivoluzionari di piazza Piattellina o Santa Maria del Fiore. Bakuniniana. Poi invece vivi in questo mondo rivelato. Fattene una ragione, bellezza, mi dico. Un mondo di socialmente indignati, facebookianamente “indignatori”, che marciano a suon di aforismi sbagliati, di iniziative gastronomiche discutibili, arancini per tutti e per la Diciotti, al porto di Catania. Intanto un paese senza Welfare State accolse con cattedratiche ovazioni l’irreprensibile del Loden e la sua claque di reindirizzatori. Lo ricordiamo questo bel preambolo? E Senza colpo ferire. Oggi le nostre resistenze da ricettario dovrebbero finire nei libri di storiografia o di Storia perché no, insieme con memorie fortissime come l’eccidio di Avola, vere rivolte con scioperanti armati di orgoglio da una parte; mentre noi ci presentiamo alla contemporaneità sollevando ferocemente sul taglio dell’orizzonte guantiere di soufflé siciliani. La grande Storia calata negli effluvi di una pasta al forno catanese (sarebbe stato il secondo passaggio?). Così riempiamo le piazze, issiamo gonfaloni accasciati amaramente su una presunta millantata tristezza civica, eppure è solo noia; saliamo su ipotetici bastioni del ridicolo e non lo sappiamo (che siano bastioni del ridicolo), come quando si è felici: qualcuno ce lo deve pur far notare che lo siamo. Felici. O ridicoli. Ci battiamo il petto seguendo il topic del momento.
Da scrittrice: ti affascina il potere (da studiare e da stanare) o la vicina con gli ultimi, i senza scampo, gli intoccabili?
Sono totalmente disinteressata al potere, ai soldi, a chi li detiene. Vivo sotto la soglia, non è che i soldi non mi siano necessari. Devo vivere, ho un figlio. Ma il potere e i soldi non sono un mito, una religione. Letterariamente mi annoiano a morte. Finisco con gli imperdonabili. Io sono un’imperdonabile. Mi hanno detto questo: potresti essere la Bess de Le onde del destino di Lars Von Trier. Cioè è verosimile che la mia logica confini con quel tipo di ottusa innocenza. Sentimentalmente preferisco finire con gli imperdonabili. I poveri. A volte ripeto un’esortazione: i miei amati poveri. Non è vero, non sono i miei amati poveri. Lo erano per una mistica, una sorella, lei li amava davvero. Io non lo so, non so se riesca davvero ad amare qualcuno. Il mio amore è insicuro, ha ambizioni universali, ma spesso è autistico, sordo. Però chi mi circonda appartiene a una comunità (o è un’enclave?): sono gli imperdonabili, restituiscono la reiterazione di un oltraggio, strisciano sulle ginocchia, hanno le labbra tumide di vino, indossano uno strano profumo, di vento e di una vita amena, primitiva, finiscono a botte, in una rissa. In una rapina. Devono chiedere scusa, sempre. E lo sanno fare. Dovrei invertire la tendenza, ho l’età giusta per farlo.
Credi in Dio? Credi in qualcosa? In che cosa credi? Un giorno mi parlasti della Consolazione… cosa agita la tua scrittura e da quale ambizione è mossa?
Dio è una continua preghiera, nella mia testa. Come fai a vivere senza Dio? La nostalgia, l’amore, la mancanza, l’assenza, cosa sono se non la deduzione dell’Eterno? Cos’è la nostalgia? Perché tendiamo all’amore? Basta leggere Sant’Agostino e le domande risuonano perenni e irrevocabili. Hanno una sola risposta: Dio. La mia scrittura forse nasce come testimonianza di Lui. Le storie che racconto nella mia vita furono straordinarie, consegnavano verità terribili e misericordiose. La misericordia è una rivoluzione. L’amore sconsiderato dell’Uomo dei Dolori è un gesto di dissidenza. La Consolazione è una grazia. I segni li riconosci, la Consolazione alla fine di un pianto inenarrabile, di una tristezza profondissima, arriva come un salmo in cui gettarsi.
Del mondo letterario odierno ti frega qualcosa? Cosa leggi, cosa hai letto, chi frequenti, cosa pensi della ‘cultura’ italiana?
Vorrei vincere un premio. Voglio vincerlo, ma poi faccio di tutto per riuscire fuori dai giri, per dire cose sconvenienti, per dire e basta. Invece di tacere. Diplomazia, accuratezza, equilibrio. Macché. Sono ingestibile. Così non frequento nessuno, geograficamente lontanissima da dove succedono le cose. La cultura italiana? Consolatoria, normalizzante, timorosa del pensiero, più che altro di non trovarlo più, impallato in ragionamenti da editor imberbi che vorrebbero rendere democratica l’eccellenza. La democratizzazione del talento è già in corso da un pezzo, è il grande male, può darsi. Negli ultimi anni leggo testi sacri perlopiù. Ma le mie letture sono stati i maestri russi, il realismo russo, il nostro neorealismo. Gli americani Evan Hunter, Saul Bellow, Henry Miller. I naturalisti francesi. I classici.
Se il dolore non ha riscatto e una parola non fa risorgere altro che la mancanza: perché scrivi?
Perché non so fare altro.
L'articolo “Gli intellettuali sono misogini e la cultura italiana è consolatoria. Quanto a me… sono bakuniniana, ingestibile e non posso fare a meno di Dio”. Intervista scorretta a Veronica Tomassini proviene da Pangea.
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Ufficio postale
Liz: ""Il Prete" è lo pseudonimo di John Vizzini, un rapinatore che ha messo a segno una lunga serie di colpi nella seconda metà degli anni '80, lungo la East Coast degli Stati Uniti e in Italia. Il suo obiettivo erano le cassette di sicurezza. Costringeva il direttore di banca ad aprirle, per poi svaligiarle."
Aram: "John Vizzini era figlio di immigrati siciliani, che si trasferirono a Brooklyn nel 1966. La sua ultima rapina risale al 1991 al Banco di Sicilia di Palermo, quando il colpo gli fruttò un bottino di oltre 5 miliardi di lire. Dopo di ché sparì e secondo le voci che circolavano allora, si ritirò in qualche località segreta, per godere dei frutti di quella rapina. Si diffuse anche la voce che avesse commesso un furto nei sotterranei del Vaticano nei primi anni '90 per vendere oggetti di valore a qualche collezionista negli Stati Uniti. Il Vaticano ha sempre smentito. Nel 2002, tutte queste illazioni furono messe a tacere da un pentito di mafia, il quale dichiarò di averlo ucciso e poi squagliato nell'acido nel 1993 per ordine del boss Calogero Catania, perché la gran parte dei 5 miliardi rapinati dal Prete appartenenvano alla sua cosca."
Liz: "Secondo Reddington, Vizzini è ancora vivo e sta progettando un nuovo colpo a New York, presso la sede principale della Bank of America."
Ressler: "Da cosa deriva il suo soprannome?"
Aram: "Vizzini aveva l'abitudine, una volta messo a segno il colpo, di rivolgersi ai malcapitati presenti banca, impartendo loro una benedizione, per poi sparire."
Park: "Esistono immagini di Vizzini?"
Aram: "Le ultime risalgono al 1989, quando fu ripreso da una videocamera di sorveglianza all'interno di una banca di Miami. L'immagine è molto sgranata, la tecnologia del tempo era decisamente scadente."
Cooper: "C'è qualche modo per renderla più nitida?
Aram: "Posso tentare di migliorare la qualità, per poi procedere ad un invecchiamento dell'uomo dell'immagine con un programma apposito. Sono passati più di trent'anni, adesso avrà un aspetto diverso."
Cooper: "D'accordo Aram, procedi. Agente Keen, perché Reddington ci ha dato questo caso?"
Liz: "Ha parlato di documenti appartenenti al governo amercano, grazie ai quali il Prete potrebbe ricattare personaggi importanti, ma che potrebbero costituire una minaccia alla sicurezza nazionale se finissero nelle mani sbagliate."
Ressler: "E probabilmente tra quei documenti ce ne sarà qualcuno che interessa a Reddington..."
Cooper: "Noi dobbiamo impedire che Vizzini si impossessi di quei documenti, ciò che interessa a Reddington non è affare nostro. Ressler, Keen: andate a parlare col direttore della banca, per verificare le misure di sicurezza e scoprire quali clienti potrebbero essere presi di mira."
segue
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Sicilia Segreta al Bookshop del Museo Diocesano di Catania
Il viaggio di Sicilia Segreta continua e raggiunge un luogo simbolo dell'incontro tra Arte e Fede. Da oggi, in occasione delle celebrazioni per la Festa di Sant'Agata (5 Febbraio), "Sicilia Segreta. Un viaggio letterario in Sicilia" é in vendita al Bookshop del Museo Diocesano di Catania. Nove sale espositive dedicate al prezioso patrimonio artistico della Cattedrale e della diocesi. Cuore del Museo il Fercolo argenteo di Sant'Agata, macchina processionale e storico simbolo di devozione. Imperdibili la vista di Catania e dell'Etna dalle terrazze dell'Antico Seminario dei Chierici e la passeggiata su Porta Uzeda!
Una pagina del mio taccuino di viaggio Sicilia Segreta. Un viaggio letterario in Sicilia dedicata a Sant'Agata, raccontata attraverso le parole dello storico Tommaso Fazello (1558)
SiciliaSegreta. Un viaggio letterario in Sicilia | A literary journey in Sicily (ITA/ENG) é in vendita al Bookshop del Museo Diocesano di Catania
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NemO's @ San Berillo una delle zone più affascinanti e misteriose di Catania #nemos #catania #streetart #streetartist #lebelle #sanberillodistrict #sanberil (presso San Berillo Catania Segreta)
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SAN BENEDETTO – Riparte il Progetto Nazionale di Prevenzione Cardiovascolare, “Truck Tour Banca del Cuore 2019”, promosso dalla Fondazione per il Tuo Cuore – HCF Onlus dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile, di Rai – Responsabilità Sociale e di Federsanità-ANCI.
Da lunedì 23 settembre a mercoledì 25 settembre dalle ore 9 alle ore 19 un Jumbo Truck appositamente allestito si fermerà per tre giorni a Piazza Giorgini per offrire a tutti i cittadini la possibilità di sottoporsi ad uno screening cardiologico gratuito.
Nello specifico, durante le giornate di manifestazione saranno offerti gratuitamente:
screening di prevenzione cardiovascolare comprensivo di esame elettrocardiografico e screening aritmico;
una stampa dell’elettrocardiogramma con tutti i valori pressori e anamnestici presenti su BancomHeart;
lo screening metabolicocon il rilievo (estemporaneo) di 9 parametri metabolici con una sola goccia di sangue: Colesterolo Totale, Trigliceridi, Colesterolo HDL, Rapporto Colesterolo HDL / LDL, Colesterolo LDL, Colesterolo non HDL, Glicemia, Emoglobina glicata e Uricemia;
la stampa del profilo glicidico, lipidico, uricemico e del proprio rischio cardiovascolare;
la consegna del kit di 11 opuscoli di prevenzione cardiovascolare realizzati dalla Fondazione per il Tuo cuore
il rilascio gratuito della card BancomHeart attiva;
Grazie al Progetto Banca del Cuore, ideato dal prof. Michele Gulizia e coordinato dalla Fondazione per il Tuo cuore, a tutti i cittadini che afferiranno al Truck verrà consegnata una BancomHeart personale, una card unica al mondo che permette l’accesso 24 ore su 24 al proprio elettrocardiogramma, ai valori della pressione arteriosa, alle patologie sofferte, alle terapie assunte, agli stili di vita praticati e a tutti gli esami cardiologici e di laboratorio eseguiti.
Tutti i dati verranno custoditi in una “cassaforte” virtuale che consente, attraverso una password segreta conosciuta solo dall’utente, di connettersi dall’Italia e/o dall’estero alla “Banca del Cuore” per consultare o scaricare i propri dati clinici ogni volta che lo si desidera, o metterli a disposizione del proprio medico curante o a quello di un Pronto Soccorso in caso di emergenza sanitaria.
All’interno del Truck Tour “Banca del Cuore”, oltre allo spazio dedicato agli esami clinici, ci sarà un’area attrezzata dove saranno svolti eventi divulgativi sulla prevenzione cardiovascolare rivolti ai cittadini oltre ad incontri, dibattiti e tavole rotonde scientifiche con i medici locali sul tema della prevenzione cardiovascolare, della lotta all’ictus cardioembolico da fibrillazione atriale, alla prevenzione dell’arresto cardiaco improvviso e alla progressione della cardiopatia ischemica.
“La Banca del Cuore è il più grande Progetto Nazionale di Prevenzione Cardiovascolare in Italia, unico al mondo, che permette ai cittadini italiani di avvantaggiarsi di uno screening cardiovascolare completo, rapido e immediatamente condivisibile con il proprio medico curante o con altri specialisti in tutto il mondo, in tempo reale e con una copertura 24 ore su 24.
Rappresenta un modo innovativo per conoscere il proprio stato di salute cardiovascolare e il miglior mezzo per prevenire concretamente l’insorgenza di un infarto al cuore, di una patologia cardiovascolare come l’ipertensione arteriosa, la fibrillazione atriale o lo scompenso cardiaco e permette, anche, la prevenzione e il controllo del diabete –ha dichiarato il prof. Michele Gulizia, Direttore di Struttura Complessa di Cardiologia Ospedale “Garibaldi-Nesima” di Catania e Presidente della Fondazione per il Tuo cuore dell’Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri.
“Il Truck Tour Banca del Cuore – continua il prof. Gulizia –” ci consente di andare direttamente a casa degli italiani, ovvero nelle piazze delle principali città, ove attivamente, dal 2016, svolgiamo questo importante screening gratuito di prevenzione cardiovascolare, di portata finora mai realizzata nel nostro Paese.
Fino a oggi, grazie a questa diffusione capillare, sono state distribuite in due anni oltre 43.000 BancomHeart ad altrettanti cittadini italiani, permettendo di identificare un incredibile aumento di prevalenza di alcune malattie cardiovascolari, soprattutto fibrillazione atriale e scompenso cardiaco, con percentuali quadruple e triple rispetto ai dati di prevalenza finora conosciuti in Letteratura, particolarmente nei giovani maschi di età compresa tra i 18 e i 40 anni, accertando altresì molte forme asintomatiche e misconosciute di fibrillazione atriale in altrettanti i cittadini inconsapevoli, trovandone diverse centinaia a rischio di morte cardiaca improvvisa per anomalie cardiache a trasmissione genetico-ereditaria, riscontrate grazie all’esame elettrocardiografico”.
Il dott. Domenico Gabrielli, Presidente ANMCO e Direttore U.O. di Cardiologia – Ospedale Civile Augusto Murri di Fermo – ha sottolineato: “siamo stati da subito entusiasti di questa iniziativa, il Truck Tour Banca del Cuore è un’importante operazione di cultura preventiva, che permette di porre l’attenzione nei cittadini sulla prevenzione cardiovascolare, spesso affrontata superficialmente o addirittura dimenticata in modo superfluo.”
Il dott. Vito Maurizio Parato – Direttore U.O.C. di Cardiologia Indirizzo Riabilitativo – Ospedale Madonna del Soccorso di San Benedetto del Tronto ha spiegato: Il prevenire le malattie cardiologiche, in accordo con le conoscenze scientifiche attualmente maturate fa parte di un pensiero più ampio: il benessere dei cittadini della nostra Regione e dei tanti che la visitano”.
Pasqualino Piunti – Sindaco di San Benedetto del Tronto – ha dichiarato: “San Benedetto del Tronto, accogliendo con soddisfazione la tappa del “Truck tour Banca del Cuore”, conferma di essere una città sensibile alle tematiche inerenti la salute ed il benessere dei cittadini. Ritengo la prevenzione in generale e ancor di più quella cardio-vascolare, importantissima ed invito i cittadini a recarsi in piazza Giorgini nei giorni 23 24 e 25 settembre per uno screening gratuito cardiologico con a vostra disposizione un preparatissimo team della Banca del Cuore a cui rivolgo un sentito ringraziamento per la collaborazione e la disponibilità dimostrata.”
La Campagna Nazionale di Prevenzione Cardiovascolare Truck Tour – Banca del Cuore 2019, è sostenuta interamente dalla Fondazione per il Tuo cuore HCF. La Campagna sarà attiva anche sui social con l’hashtag #bancadelcuore2019.
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“Non basta criticare Salvini e fare i finti umanitari per essere scrittori. Con me cascate male, io vi riderò in faccia, a voi e alle vostre bandiere, alle vostre canzoni patetiche, rivoluzionari del davanzale, indignati da social, militanti di teglie di pasta al forno”: Veronica Tomassini in uno sfogo senza reticenze con Matteo Fais
Sulla maggior parte degli scrittori nutro un dubbio, un dubbio che esula per una volta dalle doti stilistiche e concerne la loro sincerità. Sono tutti così buoni, così umanitari! Non ce n’è uno che sia egoista, che se ne sbatta. Mi pare strano, oltre che statisticamente improbabile. La spiegazione, lo sappiamo tutti anche se con reticenza omettiamo di precisarlo, è che per stare nel giro giusto, con tutto ciò che ne consegue – festival, saloni, interviste in radio –, bisogna portare avanti una certa visione, dire ciò che è corretto dire. Un tempo l’artista organico doveva parlare bene del comunismo, se voleva lavorare. Poi il Partito si è convertito al mercato e all’Europa e tutti, come se niente fosse, hanno accettato il cambio di partitura, continuando a suonare per il medesimo direttore d’orchestra. Naturalmente, nessuno in pubblico lo ammetterebbe – difficile che un delinquente confessi candidamente il proprio crimine. Sta a chi osserva di capire, ma alcuni sanno mirabilmente far finta di non vedere.
Veronica Tomassini è in tal senso un unicum. Umana, ma mai buonista. Sostenitrice dei porti aperti, ma allergica alla dissidenza come professione. La differenza tra lei e chi sproloquia a favore dell’immigrazione è che la scrittrice gli immigrati li ha accolti e aiutati in tempi non sospetti, quando ancora non era di moda nella buona società che legge “La Repubblica” e abita nei quartieri alti. Contrariamente a chi si è limitato a dire che tutti quanti dovremmo prenderci in casa un diseredato, lei l’ha fatto – e questo, mi si perdoni, fa la differenza. Infatti, quando vede le stesse persone che le chiusero la porta in faccia, nel momento in cui chiedeva aiuto per quella povera gente, stracciarsi le vesti al grido di “No frontiere” e “Carola libera”, una rabbia incontenibile la pervade. A muso duro, l’ha scritto anche su Facebook. Era impossibile, a quel punto, resistere al desiderio di raccogliere il suo veleno e gettarvelo in faccia.
Cara Veronica, so che tu sei contro la visione salviniana della politica e contro la logica dei porti chiusi, eppure, come hai affermato recentemente in un tuo post su Facebook, c’è qualcosa di peloso e farisaico in tutto l’umanitarismo oggi così diffuso presso una certa classe intellettuale. Spiegaci bene perché.
C’è una grande ipocrisia in questo battersi il petto, qualcosa à la page. Funziona, ti rende migliore. Lo fanno tutti. Oggi indossi la maglietta rossa, domani mangi un arancino nel porto di Catania, partigiano nella causa della Sea Watch – mai tanto spirito ridicolo concentrato in un unico luogo –, dopodomani ancora sali sulle barricate del tuo balcone, con i gerani da annaffiare, e inneggi: “Carola libera!”. Come definirli? I sovversivi del davanzale. Nella mia città, a ogni piè sospinto rispuntano i vegliardi della sinistra. Combattenti catacombali – scusate l’accostamento. Cioè, berciare contro Salvini, nel recente ‘non’ comizio (non ha parlato, non lo hanno fatto parlare), è un po’ scagionare il tarlo dell’inanità. Se lui è il peggiore, per una questione di contrapposizioni universali, noi siamo migliori: nero-bianco, bello-brutto, buono-cattivo. Il mondo va a sinistra, disse la vedova Mitterand, in visita in questa mia città di provincia, mediocre, primordiale, che si riscopre d’un tratto eversiva. Allora c’era un primo epocale movimento di uomini e non se ne accorgeva nessuno. Voglio dire, non c’erano oltranzisti degli slogan à la page. Uomini dell’Est si spostavano attraversando sentieri clandestini, venivano a crepare da noi, occidentali annoiati, irretiti, distratti. Non se ne accorgeva nessuno, o altrimenti sobbalzavano taluni igienisti puristi del quieto vivere. Cos’è? L’umanità ha fatto un salto della specie? Quelli che allora erano con la pinza al naso son sicura che stavano a protestare al comizio di Salvini, riscoprendosi nelle canzoni di Guccini, imparate per l’occasione, riconoscendosi una voce da reazionari all’uopo, come un neonato sorpreso del proprio vagito. Sono indignata. Provo vergogna, o imbarazzo, un pudore che mi dice: “Stai zitta, nasconditi, non vedere, non prendertela”. No, no, questo mondo sta virando a destra, una destra non ancora collocabile esattamente. Non chiamiamola destra, chiamiamola l’antagonista confusa (ma incazzata) di una sinistra da attico ai Parioli. La sinistra accecata dalla partigianeria più sfrontata – hanno un repulisti degno di nota – scrittori tal de tali pronti a salpare per mari lontani, hanno indotto un’opinione segreta, strisciante, non quella che fischia ai comizi di Salvini – quello è solo un tromp l’oeil. La vera opinione tace, digrigna i denti. Vedrete, Salvini lo voterà persino il più terrone tra i terroni, quello sul quale i leghisti hanno indirizzato le loro fatwe più riuscite.
Sappiamo bene che oggi per gli scrittori è sport nazionale e necessario lasciapassare morale per la casta dei superiori dire peste e corna di una certa parte politica, in particolare di Salvini. Eppure, a me pare che questa sia più una posizione standard da salotto buono, con evidenti ricadute positive per la propria carriera. Insomma, non vi è niente di sconveniente, disdicevole o scandaloso nel dire no al Ministro dell’Interno. Casomai, è quello che ci si aspetta da chi scrive. Al contempo, credo che tutta questa gente confonda lo sbandierare, o anche l’avere realmente dei buoni sentimenti, con l’essere una grande penna. Ma chi ha detto che uno scrittore deve essere buono, o pensare al bene dell’umanità. Tu come la vedi?
Credo che un intellettuale debba avere il coraggio di essere persino infimo, un corvo, una scheggia impazzita, il gobbo che suggerisce lo sconveniente, quello che non si deve dire. Lo scrittore, l’intellettuale, non è detto che debba essere il consegnatario della giusta opinione, del pensiero irreprensibile. Al contrario. Che dica e basta. Senza la leziosità manieristica che si spaccia – dicevo – per sovvertimento. Ma questo è un altro discorso ancora. Quanta credibilità c’è in un crocchio di intellettuali che prendono parte al tumulto pro Ong con un video sul genere pubblicità progresso? Nella vita, quanta coerenza governa un impegno di questo tipo? Cosa fanno? Hanno salvato qualcuno? Tolte le feste, le conventicole, l’esagitata presa di posizione in un dottissimo pezzo d’opinione sul giornalone di riferimento, poi, cosa resta? Cosa fanno? Con me cascano male. La mia vita sconfessa il pusillanime vizio di essere dalla parte giusta. E questo è un altro discorso ancora.
Resta il fatto che, comunque, uno scrittore può anche assumere delle posizioni rispetto alla gravità di una certa contingenza, quale quella che stiamo vivendo, senza chiudersi nella torre d’avorio della cosiddetta “eternità” – direi che sarebbe addirittura auspicabile. Tu, per esempio, se non ho male inteso, hai aiutato delle persone in difficoltà. Magari raccontacelo in breve… Non senza precisare, però, se ti sia mai capitato di conoscere uno scrittore che abbia fatto altrettanto.
È stato un caso (io lo chiamerei destino). La mia vita mi ha infilato in una retrovia spaventosa. La mia piccola storia sentimentale è precipitata – senza volerlo, senza saperlo – negli spostamenti apocalittici di una grande Storia. Fine anni ’90. Mi sono innamorata di un uomo, ero una ragazza. Un uomo dell’Est, beveva, viveva per strada, era un clandestino. Era un immigrato. Cercai di salvarlo da una morte più o meno probabile. Per salvare lui me ne sono cascati addosso altri, simbolicamente tutti, come l’effetto domino che scoperchiava un tombino. Mi accorsi che ero dentro una guerra, c’erano morti, eroi, feriti, c’era un fronte: ratti dilatati contro integerrimi caporali dell’opinione civile e borghese. Anni vissuti in questo parossismo. Pellegrinaggi nelle mense delle chiese, ambulatori di enti morali. Sensazione da pidocchio respinto. Mendicanti di un’esistenza, noi come gli altri. Non abbiamo trovato casa – anzi usiamo la parolina magica, “accoglienza”. Non c’erano bandiere alzate per loro, ne ho scritto fino alla nausea. In fondo, i miei romanzi non parlano che di questo. Non li ha salvati nessuno. Non c’erano partigiani dei miei stivali. Questa gente – fischiatori addetti nei comizi di Salvini (un vero ruolo etico, attenzione) –, pronipoti dei girotondini, smidollati con la chitarra che cinguettano canzoni sessantottine un altro po’, mi fanno quasi pena, per l’impudica esultanza. No, perché poi c’è la vita, la mia è andata in pezzi insieme con molte altre. Ci sono dei morti, che dovrebbero pesare sugli esecutori di slogan alla moda, partigiani all’occasione, dovrebbero sentirsi schiacciati dalla criminale omissione. Ho bussato a tutte le porte, sono diventata un’eretica, un’anticlericale, con la mia fede, non riconoscevo la chiesa di Dio negli uomini che ho incontrato, ai quali supplicavo una possibilità, una sola: “vi prego”. Quante volte l’ho fatto, chiedere, pregare, supplicare? Ah certo, la politica, il Welfare State. L’ho preteso, nel mio ruolo (sono anche una giornalista), interrogavo ora l’uno ora l’altro. Un polacco in chemio moriva sulla panca dove dormiva, dove viveva. Mirek, Ewa, altri nomi, li ricordo, esalavano, a Natale, in una grotta – per morire di freddo ci vogliono appena tre minuti (lo scriveva Orhan Pamuk) –, mentre accanto si disponeva il presepe vivente organizzato dalla parrocchia. Da una parte si moriva, ma gli astanti guardavano interessati poco più in là. Organizzavano la rappresentazione della nascita del Figlio di Dio, mentre a pochi metri moriva davvero Il Figlio dell’Uomo. Non sono parabole evangeliche esse stesse? Indizi di eternità? Un implicito rimprovero? E così via. Ho imparato a riconoscere la diabolica discrepanza tra i professatori delle parole da omelie e l’applicazione caritatevole. L’impellenza di salvare l’altro e gli affezionati dei discorsi lunghissimi che alla fine equivalgono a una negazione. Allora oggi dico: non vi credo. Non avete salvato nessuno. Ci sono dei morti. Io sono la testimone. Io li racconterò, io vi riderò in faccia, a voi e alle vostre bandiere, alle vostre canzoni patetiche, rivoluzionari del davanzale. Con me cascate male, indignati da social, divoratori di arancini, militanti di teglie di pasta al forno.
Tu come vedi il rapporto tra scrittura e politica. Insomma, si può evitare di essere politici, quando si prende una penna in mano? E, soprattutto, quando si corre il rischio di piegare la propria penna alla volontà del Potere?
L’intellettuale è un uomo libero, non un servitore del potere. Uno scrittore non ha padroni, o non lo è.
Matteo Fais
L'articolo “Non basta criticare Salvini e fare i finti umanitari per essere scrittori. Con me cascate male, io vi riderò in faccia, a voi e alle vostre bandiere, alle vostre canzoni patetiche, rivoluzionari del davanzale, indignati da social, militanti di teglie di pasta al forno”: Veronica Tomassini in uno sfogo senza reticenze con Matteo Fais proviene da Pangea.
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ORRORI ERITREI O ORRORI COLONIALISTI? (Parte prima)
4/9/2018 C’erano tutti nell’abbordaggio politico-umanitario alla motovedetta della Guardia Costiera “Diciotti”, comandata dal signor Massimo Kothmeir (nomen omen) che alle sue virtù marinare e umanitarie aggiunge la rara perizia dell’arte marziale praticata dalle forze speciali di Israele e colà appresa. Ognuno ne tragga le conclusioni che vuole, alla luce del curiosissimo fatto che ha visto una quasi totalità di giovani maschi eritrei (otto donne) tra i 170 migranti raccolti da un barcone in perfetta efficienza in acque di spettanza maltese, trasportati verso Lampedusa e infine dirottati dal governo a Catania. Tutti, vuol dire il fior fiore dei portatori dei migliori sentimenti umani, in Italia, Europa e sul pianeta, autentici o meno (ma questi ultimi i più accaniti e vociferanti): Ong umanitarie del giro Nato-Soros, giornale e televisione unici nazionali e internazionali, destri-sinistri (vale a dire: tutti destri), il papa, preti e suore, cooperative di Comunione e Liberazione (non importa se logorate da inchieste giudiziarie), renziani, franceschiniani, martiniani, bersaniani, fratoianniani, arancioni demagistriniani, spiaggiati rifondaroli, centri sociali affumicati, poterealpopulisti… Consacrati, tutti quanti, da una magistratura che, con un guizzo da centometrista, incrimina il ministro fellone per non aver scaricato subito quella fetta di dolente umanità. Una magistratura in cui, come suol dirsi, abbiamo tutti la massima fiducia, che si tratti di quelli che hanno inchiodato i Woodcock, i De Magistris, i Robledo, i De Matteo, le Raggi e hanno sorvolato sui Renzi del Consip, o di Banca Etruria. Dall’altra parte, reietti, solo i populisti, la maggioranza di chi vota in Italia. Convitato di pietra, ma una pietra su cui erigere l’enorme cattedrale della solidarietà, l’UE e il suo rifiuto di filarsi le richieste di ricollocazione del governo italiano, enorme assist a quelli sotto la nave col cartello “welcome”. Reduci dall’inferno, ma tonici e in gran forma Tutto un gigantesco can can buonista, con passerella di Boldrini e boldriniani sotto gli occhi compiaciuti di capitan Kothmeir, alla faccia degli odiatori di professione, dei rancorosi, invidiosi e, naturalmente xenofobi e razzisti, senza dimenticare il vizio capitale del sovranismo. Perché non far scendere quei disperati eritrei, dare subito l’asilo politico, consolare e premiare per essere sfuggiti a un’orrenda dittatura e a quei campi libici davanti alle cui atrocità lo stesso pontefice, poverino, ha dovuto inorridire, costituiva certamente un crimine contro l’umanità (per inciso, a qualcuno è parso di aver già visto quelle immagini di africani neri legati e appesi. Era subito dopo l’occupazione della Libia da parte delle milizie dei Fratelli Musulmani, quando i prodi liberatori di Misurata, quelli pro-Nato e curati dai MSF, si impegnarono a far fare quella fine ai cittadini di Tawergha, abitata da africani neri. 100mila tra assassinii mirati, case bruciate, quartieri rasi al suolo, sequestrati in campi della tortura (questa, sì, vera). Di Misurata, nel mio documentario ”MALEDETTA PRIMAVERA, Arabi tra rivoluzioni, controrivoluzioni e guerre Nato”, ho potuto intervistare un miliziano pentito. Se ne ascoltate il racconto agghiacciante di uccisioni e stupri di neri e soldati e civili gheddafiani, avrete un idea di cosa i nostri media umanitari hanno favorito e poi cancellato. Poi mettetelo al confronto con i latrati sulle infamie libiche e africane di oggi e traetene una valutazione su pesi e misure dei nostri media. [email protected] Ma come, tutti eritrei? E dove li hanno trovati, tutta una brigata di giovanotti e giovinetti, tutti torturati, ma senza segni, tutti sfuggiti alla micidiale polizia segreta di Isaias Afewerki? Tutti integri, solo con un po’ di scabbia, dopo traversate di deserti e mari? Che mo’ in Libia si mettono a raggruppare sui barconi per nazionalità? O c’è stato una richiesta, una commissione, un appalto, un ordine di servizio? Forse quel don Mussa Zerai, quel prete che si dice eritreo, ma che gli eritrei dicono etiope e che, col suo telefono satellitare e relativo numero diffuso in tutto il Corno, governa “la fuga” degli scampati alla dittatura, da lui insistentemente definita la più orribile del mondo e che l’immancabile “manifesto” onora ogni tanto di interi paginoni? Non ci sono stati ma conoscono crimini e criminali Perché per questa sfida strategica agli ostacoli agli sbarchi decretata dal governo, visto che il resto dell’Europa se ne fotte e non ha neanche suddiviso per paesi, come promesso, quelli precedentemente sbarcati a Pozzallo? Per un semplice e inconfutabile motivo: degli eritrei nessuno può sfrucugliare l’accoglienza e a tutti va garantito l’asilo politico semplicemente in virtù del paese d’origine. Impedirne lo sbarco, l’accoglienza e l’occidentalizzazione (detta “integrazione”) sarebbe un crimine ancora più grave perché mai potrebbero essere definiti clandestini o illegali. Come mai questo privilegio garantito solo anche ai siriani perché fuggono dal loro paese massacrato anziché difenderlo e ricostruirlo? Per chiarire, dopo un assist fornito dal missionario comboniano Zanotelli relativo a un paese “orripilante”, ma di cui non ha mai visto neanche un’antilope, l’Avvenire, giornale dei vescovi esprime, in sostanza, questo giudizio: “L’Eritrea è governata da una delle dittature più spietate del mondo, che nega tutti i diritti pratica esecuzioni sommarie senza processo. Nel paese è in corso una tremenda carestia e vige il divieto assoluto di ottenere visti per lasciare il paese legalmente. I cittadini sono tenuti all’oscuro di quanto accade all’estero. Internet è pressochè inesistente e solo l’1% della popolazione ha accesso alla rete, i cui contenuti sono filtrati dal governo”. Analoga analisi, tanto diffamatoria quanto arbitraria e strumentale, è fatta da “Nigrizia”, organo dei missionari comboniani, quelli di padre Zanotelli. Vaticano, foglio “comunista”, Cia: una sola voce Questo lo dicono i vescovi e i missionari, da sempre rompighiaccio caritatevoli della penetrazione coloniale. E, se lo dicono i vescovi e i frati, in una monarchia assoluta come lo è la Chiesa cattolica, lo dice il papa. Ebbene, il papa mente. E non solo sui chierici omo e pedo. In positivo lo affermano i quasi diecimila eritrei della diaspora in Italia, i 40mila giunti da tutta Europa che hanno manifestato all’ONU di Ginevra contro le falsità diffuse dalle sue commissioni mai state in Eritrea, le migliaia in altre parti del mondo che tutti sono schierati con il loro governo e nel loro paese tornano regolarmente. In negativo lo dimostrano quei poveri eritrei della Diciotti che, ai “mediatori culturali” e agli interessatissimi dell’UNHCR, raccontano, bene istruiti, tutti esattamente la stessa storia, ridicolmente identica fin nei dettagli, dei soprusi e abusi subiti. Traversie e maltrattamenti per i quali qui avrebbero dovuto sbarcare relitti umani, non giovani dichiarati dai medici in carne e salute. Ho una bella intervista di uno di questi “mediatori culturali” che bene illustra le manipolazioni e i ricatti ai richiedenti asilo eritrei. Eritrei a Ginevra Naturalmente non poteva mancare “il manifesto”, sulla stessa linea dei preti, che poi è quella del governo Usa, ma anche più virulenta; che si fa per guadagnarsi una nicchia nel salotto buono! Del resto perché stupirsi con un giornale che imbratta la sua testatina schierandosi con la Cia in Nicaragua, con i latifondisti bianchi espropriati in Zimbabwe, con tutti i russofobi del regime-ombra Usa, con il PD, Juncker, McCain “destra perbene”, Fratelli Musulmani, Soros, Hillary, Amnesty. Sapete cosa è stato capace di scrivere nei titoli, a proposito dello scontro tra Roma e Parigi, su un presidente ex-bancario, uomo di tutte le lobby, combattuto da uno schieramento sociale come non lo si vedeva dai tempi del ’68, al 32% dei consensi, sepolto dagli scandali, tra cui quello di stretti collaboratori che pestano manifestanti, dal forfait dei suoi migliori ministri, che a Calais e Ventimiglia tratta i migranti come appestati? Ecco: “Macron sfida i sovranisti e prova a formare il fronte progressista”. Progressista! Macron! Preso da: https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-orrori_eritrei_o_orrori_colonialisti_parte_prima/82_25272/ https://ift.tt/2MZSczO
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Cosa sarà importante per il cuore? 🎶Oasis - Stop crying your heart out🎶 ⚡️ ❤ 💙 #musicjourney #communityfirst #igersitalia #myunicornlife #thehappynow #thatsdarling #livethelittlethings #flashesofdelight #igerscatania #igerssicilia #streetframe #streetxstory #streetmagazine #street_vision#shoot2kill #inspitationculmag #hashtagfloosie #urbanlive #hoboh #streetartexploration #digitalnomad#blacktienomad #urbanromantix #urbanexploration #igersgallery #CityKillerz #CityGrammers #MoodyGrams #fotoluce #thephotoladies (presso San Berillo Catania Segreta)
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Sicilia Segreta al Bookshop del Monastero dei Benedettini di Catania
Sicilia Segreta. Un viaggio letterario in Sicilia | A literary journey in Sicily (ITA/ENG) è in vendita al MonaStore del Monastero dei Benedettini di Catania
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Un pomeriggio speciale dedicato alla Bellezza della Sicilia. Un incontro ideale tra i viaggiatori di ieri e di oggi in un luogo simbolo del viaggio contemporaneo. Ringrazio @sikelegroup per aver promosso e organizzato la presentazione di Sicilia Segreta all'Aeroporto di Catania @ctaairport, Angelo Barone per la conduzione appassionata e Andrea Orlando per l'intervento straordinario e coinvolgente dedicato all'Altopiano dell'Argimusco. Il viaggio letterario di Sicilia Segreta continua…
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7 Novembre 2017, Presentazione di “Sicilia Segreta” presso SIKELE, Aeroporto di Catania
ll racconto e le interviste realizzate da Sestarete TV durante la Presentazione del mio taccuino di viaggio “Sicilia Segreta. Un viaggio letterario in Sicilia”
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Da oggi "Sicilia Segreta. Un viaggio letterario in Sicilia | A literary journey in Sicily" è in vendita all'Aeroporto di Catania presso SIKELE ✈️ @sikelegroup @ctaairport #CTAairport (presso Aeroporto di Catania - Sicilia)
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