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#Astuzie
infogenesis · 2 months
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Scorciatoie di Windows 10 e 11: la guida definitiva ⚡
Stanco di perdere tempo a cercare le funzioni di Windows?
Impara le scorciatoie da tastiera e diventa un ninja della produttività!
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In questa guida completa:
Elenco completo di tutti i tasti rapidi per Windows 10 e 11 ⌨️
Sezioni dedicate a tasti Windows, Generali, Esplora File, Prompt dei comandi e altro
Spiegazioni chiare e concise per ogni scorciatoia
Tabella riassuntiva per una consultazione rapida
Suggerimenti bonus per diventare un maestro delle scorciatoie
Impara a:
Aprire il menu Start, il Centro notifiche e la Ricerca in un lampo
Navigare tra le finestre e le app come un professionista ️
Copiare, tagliare, incollare e formattare il testo in un attimo ✍️
Scorrere tra le schede del browser e attivare la navigazione privata
Effettuare screenshot e stampare con un semplice clic
E molto altro ancora!
Apri Menu Start: Tasto Windows
Apri Centro Notifiche: Tasto Windows + A
Apri Esegui: Tasto Windows + R
Cerca: Tasto Windows + S (o Q)
Visualizza e nascondi il desktop: Tasto Windows + D
Passa da un'app aperta all'altra: ALT + TAB
Visualizza attività aperte: Tasto Windows + TAB
Apri Jump List di un'app: Tasto Windows + ALT + Numero (da 1 a 9)
Ingrandisci finestra: Tasto Windows + Freccia Su
Riduci finestra: Tasto Windows + Freccia Giù
Chiudi finestra: ALT + F4
Affianca finestre: Tasto Windows + Freccia Destra/Sinistra (per affiancare a destra o sinistra)
Massimizza finestra: Tasto Windows + MAIUSC + Freccia Su
Ripristina finestra: Tasto Windows + MAIUSC + Freccia Giù
Chiudi tutte le finestre: Tasto Windows + D (premere due volte)
Blocca PC: Tasto Windows + L
Mostra il desktop: Tasto Windows + D
Scorrere le notifiche: Tasto Windows + MAIUSC + V
Cambia layout tastiera: Tasto Windows + BARRA SPAZIATRICE
Scorrere le app sulla barra delle applicazioni: Tasto Windows + T
Apri menu contestuale del desktop: Tasto Windows + Clic Destro
Apri prompt dei comandi come amministratore: Tasto Windows + X + A
Apri Esegui come amministratore: Tasto Windows + X + R
Apri Esplora file: Tasto Windows + E
Apri Impostazioni: Tasto Windows + I
Apri Centro di sicurezza di Windows: Tasto Windows + X + W
Apri Cerca con Cortana: Tasto Windows + Cortana (cerchio)
Attiva Cortana in ascolto: Tasto Windows + H
Scorciatoie Generali:
Copia: CTRL + C
Taglia: CTRL + X
Incolla: CTRL + V
Annulla: CTRL + Z
Ripeti: CTRL + Y
Trova: CTRL + F
Sostituisci: CTRL + H
Seleziona tutto: CTRL + A
Deseleziona tutto: CTRL + MAIUSC + A
Formatta testo: CTRL + B, I, U
Allinea testo: CTRL + E, L, R, J, C
Annulla formattazione: CTRL + SHIFT + Z
Apri menu Start: Tasto Windows
Esegui: Tasto Windows + R
Cerca: Tasto Windows + S
Visualizza e nascondi il desktop: Tasto Windows + D
Passa da un'app aperta all'altra: ALT + TAB
Chiudi finestra attiva: ALT + F4
Ingrandisci/Riduci finestra: CTRL + +/-
Massimizza/Ripristina finestra: Tasto Windows + MAIUSC + Freccia Su/Giù
Scorrere tra le finestre aperte di un'app: CTRL + TAB
Cambia lingua di input: ALT + SHIFT + CTRL
Mostra la tastiera su schermo: Tasto Windows + .
Attiva/Disattiva Sticky Keys: Tasto Windows + MAIUSC + 5
Attiva/Disattiva Tasti F1: Tasto Windows + MAIUSC + F1
Attiva/Disattiva Schermo intero: F11
Cattura schermata: Prt Scrn
Cattura schermata di una finestra attiva: Alt + Prt Scrn
Apri Stampante: CTRL + P
Apri proprietà del sistema: Tasto Windows + Pausa/Interrompi
Apri Task Manager: CTRL + MAIUSC + Esc
Apri Prompt dei comandi: Tasto Windows + X + C
Apri Esegui come amministratore: Tasto Windows + X + R
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doyouknowthisopera · 7 months
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sauolasa · 2 years
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Grecia, le piccole astuzie e i pannelli solari contro la crisi energetica
Crisi energetica: i greci si affidano a pannelli solari e a piccoli espedienti per limitare il caro bollette
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libriaco · 4 months
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Cervelli pesanti
Ci si preoccupa della fuga dei cervelli. Giusto, ma dovremmo preoccuparci anche dei cervelli che non possono fuggire. Voglio dire, sarebbe tempo che tutti ci preoccupassimo anche di quei due terzi di connazionali che non possono sperare di esportare le loro incompetenze ed elaborare un progetto di fuga e consumano il meglio del loro potenziale nell’escogitare le astuzie utili a nascondere le loro o totali incapacità o drammatiche difficoltà di lettura, di comprensione, di calcolo: quei due terzi dei cervelli che pesano sulla nostra vita sociale e produttiva e incidono in modo pesantemente negativo sulla qualità della formazione dei loro figli.
T. De Mauro, La cultura degli italiani [2010], Roma-Napoli, Laterza, ebook 2013
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princessofmistake · 9 months
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Ero adirato col mio amico,
Dissi la mia ira, la mia ira finì;
ero adirato col mio nemico,
non la dissi, la mia ira crebbe.
E l’ho bagnata di timori,
notte e giorno con le mie lacrime,
e le ho dato il sole di sorrisi
e dolci ingannevoli astuzie.
Ed è cresciuta sia di giorno che di notte,
finché ha portato una mela luminosa;
ed il mio nemico la vide risplendere,
e seppe che era mia.
E penetrò nel mio giardino
quando la notte aveva velato il cielo;
nella mattina lieto vedo
il mio nemico steso morto sotto l’albero.
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t-annhauser · 11 months
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Questo parlare scherzoso, questo trattare con ironia talvolta anche le cose e gli uomini più augusti, è forse la più sincera forma di amore, la più preziosa, la più pudica. Amore sottintende possesso, almeno desiderio di possesso (non dico "volontà di possesso": è troppo forte). Amando una cosa la facciamo nostra, la pensiamo come nostra. Ed è questo bisogno di rimpicciolire le cose troppo grandi per renderle più facilmente nostre, rammorbidire le troppo dure, flettere le troppo rigide, che ci porta al tratto scherzoso, ironico. Le cose che amiamo cerchiamo di farle figlie nostre e le trattiamo come tali. Ma non tutti capiscono queste astuzie sentimentali, e vedono irriverenza in quello che è soltanto amore. E si scaldano, si fanno paladini dell'offesa grandezza. Oh inutile furore!
Alberto Savinio, Ascolto il tuo cuore, città
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Ho ucciso l'angelo del focolare. È stata legittima difesa.
Mi accorsi che se volevo recensire dei libri, dovevo combattere contro un certo fantasma. E il fantasma era una donna, e quando imparai a conoscerla meglio la chiamai come la protagonista di una famosa poesia, la chiamai l’Angelo del focolare. Era lei che quando scrivevo una recensione si metteva in mezzo tra me e il mio foglio. Era lei che mi angustiava e mi faceva perdere tempo e mi tormentava a tal punto che alla fine la uccisi. Voi che appartenete a una generazione più giovane e più felice forse non capite che cosa intendo per Angelo del focolare. Proverò a descrivervela il più brevemente possibile. Era infinitamente comprensiva. Era estremamente accattivante. Era assolutamente altruista. Eccedeva nelle difficili arti del vivere familiare.Si sacrificava quotidianamente. Se c’era il pollo, lei prendeva l’ala; se c’era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei; insomma era fatta in modo da non avere mai un pensiero, mai un desiderio per sé, ma preferiva sempre capire e compatire i pensieri e i desideri degli altri. E soprattutto(non occorre dirlo) era pudica. Il pudore era ritenuto la sua bellezza piu grande, i suoi rossori il suo più bell’ornamento. A quei tempi (gli ultimi della Regina Vittoria) ogni focolare aveva il suo Angelo. E quando incominciai a scrivere me la trovai davanti alle prime parole. L’ombra delle sue ali cadevano sulla mia pagina; sentivo nella stanza il fruscio delle sue gonne. Non appena presi in mano la penna per recensire il romanzo di quell’uomo famoso, insomma, lei mi scivolò alle spalle sussurrandomi:« Mia cara, sei una ragazza giovane. Stai scrivendo di un libro che è stato scritto da un uomo. Sii conprensiva; sii tenera, lusinga, inganna, usa tutte le arti e le astuzie del nostro sesso. Non far mai capire che sai pensare con la tua testa. E soprattutto, sii pudica. » E fece come per guidare la mia penna. Ora voglio registrare l’unico gesto per cui mi assumo qualche credito, anche se di diritto il credito va dato a certi miei ottimi antenati che mi lasciarono una certa somma di denaro (facciamo cinquecento sterline I’anno?), sicché non mi trovavo nella necessità di dipendere esclusivamente dalle mie grazie per sopravvivere. Mi voltai e l’afferrai per la gola. Feci del mio meglio per ucciderla.
La mia giustificazione, se mi avesse trascinata in tribunale, sarebbe stata che avevo agito per legittima difesa.Non l’avessi uccisa, lei avrebbe ucciso me. Avrebbe succhiato la vita dai miei scritti. Perché, e me ne resi conto subito appena impugnata la penna, non si può recensire neppure un romanzo senza pensare con la propria testa, senza esprimere quella che secondo noi è la verità sui rapporti umani, sulla morale, sul sesso. E di tutti questi problemi, secondo l’Angelo del focolare, le donne non devono parlare liberamente e apertamente; le donne devono ammaliare,devono conciliare, devono, per dirla brutalmente, dire bugie se vogliono avere successo. Perciò, ogni volta che avvertivo l’ombra della sua ala sulla pagina, o la luce della sua aureola, afferravo il calamaio e glielo scagliavo contro. Ce ne volle per farla morire. La sua natura fantastica le dava un vantaggio. È molto piu difficile uccidere un fantasma che una realtà. Credevo di averla liquidata e invece eccola li di nuovo. Benché mi lusinghi di averla uccisa infine, fu una lotta durissima; che richiese del tempo che sarebbe stato piu utilmente impiegato a imparare la grammatica greca; o a girare il mondo in cerca di avventure .Ma fu una vera esperienza; un’esperienza che doveva toccare a tutte le donne scrittrici a quell’epoca. Uccidere l’angelo del focolare faceva parte del mestiere di scrittrice.
Virginia Woolf, La morte della falena e altri saggi, 1942.
Illustrazione: Liuba Gabriele
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susieporta · 8 months
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A COLORO CHE NON TROVANO PACE
di Don Tonino Bello
“A voi, per i quali il fardello più pesante che dovete trascinare siete voi stessi.
A voi, che non sapete accettarvi e vi crogiolate nelle fantasie di un vivere diverso.
A voi, che fareste pazzie per tornare indietro nel tempo e dare un’altra piega all’esistenza.
A voi, che ripercorrete il passato per riesaminare mille volte gli snodi fatali delle scelte che oggi rifiutate.
A voi, che avete il corpo qui, ma l’anima ce l’avete altrove.
A voi, che avete imparato tutte le astuzie del «bluff» perché sapete che anche gli altri si sono accorti della vostra perenne scontentezza, ma non volete farla pesare su nessuno e la mascherate con un sorriso quando, invece, dentro vi sentite morire.
A voi, che trovate sempre da brontolare su tutto, e non ve ne va mai a genio una, e non c’è bicchiere d’acqua limpida che non abbia il suo fondiglio di detriti.
A tutti voi voglio ripetere: non abbiate paura…. Perché la vostra inquietudine interiore… non sarà più sete di «cose altre», ma bisogno di quel «totalmente Altro» che, solo, può estinguere ogni ansia di felicità.
Vi auguro che stasera, prima di andare a dormire, abbiate la forza di ripetere con gioia le parole di Agostino, vostro caposcuola: «O Signore, tu ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te».”
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petalididonna · 2 years
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«Ho ucciso l’angelo del focolare. È stata legittima difesa».
Virginia Woolf
«Mi accorsi che se volevo recensire dei libri, dovevo combattere contro un certo fantasma, una donna, l’Angelo del focolare. Era lei che quando scrivevo una recensione si metteva in mezzo tra me e il mio foglio. Mi tormentava a tal punto che alla fine la uccisi.
Voi che appartenete a una generazione più giovane e più felice forse non capite che cosa intendo per Angelo del focolare. Proverò a descrivervela il più brevemente possibile. Era infinitamente comprensiva. Era estremamente accattivante. Era assolutamente altruista. Eccelleva nelle difficili arti del vivere familiare.
Si sacrificava quotidianamente. Se c’era il pollo, lei prendeva l’ala; se c’era uno spiffero, ci si sedeva davanti lei; insomma era fatta in modo da non avere mai un pensiero, mai un desiderio per sé.
A quei tempi ogni focolare aveva il suo Angelo. E quando incominciai a scrivere me la trovai davanti alle prime parole. L’ombra delle sue ali cadeva sulla mia pagina; sentivo nella stanza il fruscio delle sue gonne. Non appena presi in mano la penna per recensire il romanzo di quell’uomo famoso, insomma, lei mi scivolò alle spalle sussurrandomi:
"Mia cara, sei una ragazza giovane. Stai parlando di un libro che è stato scritto da un uomo. Sii comprensiva; sii tenera, lusinga, inganna, usa tutte le arti e le astuzie del nostro sesso. Non far mai capire che sai pensare con la tua testa".
Mi voltai e l’afferrai per la gola. Feci del mio meglio per ucciderla. Avevo agito per legittima difesa. Non l’avessi uccisa, lei avrebbe ucciso me. Avrebbe succhiato la vita dai miei scritti.
Secondo l’Angelo del focolare, le donne non devono parlare liberamente e apertamente; devono ammaliare, conciliare, dire bugie se vogliono avere successo. Perciò, ogni volta che avvertivo l’ombra della sua ala sulla pagina, o la luce della sua aureola, afferravo il calamaio e glielo scagliavo contro. Uccidere l’angelo del focolare faceva parte del mestiere di scrittrice».
💐💐💐👍👍👍
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piuomenopoesia · 2 years
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Alta sui naufragi Dai belvedere delle torri China e distante sugli elementi del disastro Dalle cose che accadono al di sopra delle parole Celebrative del nulla Lungo un facile vento Di sazietà di impunità
Sullo scandalo metallico Di armi in uso e in disuso A guidare la colonna Di dolore e di fumo Che lascia le infinite battaglie al calar della sera La maggioranza sta la maggioranza sta
Recitando un rosario Di ambizioni meschine Di millenarie paure Di inesauribili astuzie Coltivando tranquilla L'orribile varietà Delle proprie superbie La maggioranza sta
Come una malattia Come una sfortuna Come un'anestesia Come un'abitudine
Per chi viaggia in direzione ostinata e contraria Col suo marchio speciale di speciale disperazione E tra il vomito dei respinti muove gli ultimi passi Per consegnare alla morte una goccia di splendore Di umanità di verità
Per chi ad Aqaba curò la lebbra con uno scettro posticcio E seminò il suo passaggio di gelosie devastatrici e di figli Con improbabili nomi di cantanti di tango In un vasto programma di eternità
Ricorda Signore questi servi disobbedienti Alle leggi del branco Non dimenticare il loro volto Che dopo tanto sbandare È appena giusto che la fortuna li aiuti
Come una svista Come un'anomalia Come una distrazione Come un dovere
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lunamarish · 2 years
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Accade che le affinità d’anima non giungano ai gesti e alle parole ma rimangano effuse come un magnetismo. É raro ma accade. Puó darsi che sia vera soltanto la lontananza, vero l’oblio, vera la foglia secca piú del fresco germoglio. Tanto e altro puó darsi o dirsi. Comprendo la tua caparbia volontà di essere sempre assente perchè solo così si manifesta la tua magia. Innumeri le astuzie che intendo. Insisto nel ricercarti nel fuscello e mai nell’albero spiegato, mai nel pieno, sempre nel vuoto: in quello che anche al trapano resiste. Era o non era la volontà dei numi che presidiano il tuo lontano focolare, strani multiformi multanimi animali domestici; fors’era così come mi pareva o non era. Ignoro se la mia inesistenza appaga il tuo destino, se la tua colma il mio che ne trabocca, se l’innocenza é una colpa oppure si coglie sulla soglia dei tuoi lari. Di me, di te tutto conosco, tutto ignoro.
Eugenio Montale
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superfuji · 1 year
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Fra tutte le epidemie, i sismi, i tifoni, gli sbarchi di cavallette, le iracondie delle acque, le scarmigliate incursioni delle comete, ciabattanti comari dei cieli; fra tutti i deliqui del pianeta, le epilessie della clorofilla, le depressioni delle catene montane, solo certo e prevedibile resta il ferragosto: tanto prevedibile, che il profeta dell’Apocalisse, intento a cogliere i ritmati zoccoli dei cavalli finali, nemmeno ne parlò, se non forse con i suoi amici osti, bancari e professori. Sebbene sia ormai allenato da tanti mai ferragosti, ogni anno questa bizzarra festa mi sopraggiunge, mi coglie e oltrepassa come un trauma.
Nessuna vacanza è così stranamente gremita di questa che spopola le città, più chiassosa di questa che rende silenzioso il Tritone a mezzogiorno. Non è una festa, è un incantesimo, una malìa, una fattura. Irretisce le folle, ispira programmi insensati, o immerge in una torva e diffidente sonnolenza. Settimane prima di quel giorno inevitabile, io mi faccio prudente; quando si entra nel rettifilo ferragostano, mi faccio via via cauto, diffidente, mi defilo, mi appiattisco, lavoro di freni e zavorra, inghiotto i documenti personali, comincio a parlare con accento irriconoscibile, sottopongo la mia minuscola anima ad una rapida plastica estetica, e infine mi precipito nel taciturno e pigro vortice del ferragosto: ma in quel momento io sono irriconoscibile, ed ho ogni motivo per dubitare della mia esistenza. La mia sensazione più profonda è che il ferragosto sia la festa del Nulla: e a questa convinzione io mi adeguo.
Dove vanno le spensierate folle di gitanti che, tutte nel medesimo istante, vengono colte dal raptus dell’emigrazione verso la Gioia? Sono persuaso che esse vengano stivate in uno dei tanti armadi del Nulla, e lì provvisoriamente trattenute e distratte con effimeri giocarelli fatti, letteralmente, di niente. Durante le non molte, ma fatali ore del ferragosto, trionfa una colossale eclissi dell’esistenza. Nulla viene prodotto, eccetto l’ectoplasma.
Per questo, io divento ogni anno più guardingo. Aggiorno e perfeziono le astuzie, i travestimenti, le strategie intese a farmi guadare il Mare dell’Assenza. Man mano che divento più furbo, le regole si fanno più minute e rigide. Durante il ferragosto molti camminano; pericoloso; meglio strisciare, allumacarsi per i pavimenti. Anche quest’anno mi sono rifiutato di partorire; ho eluso con un educato sorriso una possibile proposta di incoronazione; roteando la mano, come a intender «più tardi ne parliamo», ho rifiutato il pontificato; dopo qualche esitazione – non poteva essere il travestimento perfetto? – mi sono rifiutato di morire.
Mi sono pettinato sommessamente, adagio. Conscio del carattere di assedio di questa festa totalitaria, sono andato acquistando nei giorni precedenti cibi di varia natura e dimensioni: formaggi teneri, un enorme pane a ruota che non ho osato tagliare, budini da spalmarci un lussuoso appartamento, in alleanza con la maionese e la senape; acque oligominerali, birre deschiumate, vini stappati: silenzio finché s’apra. Non solo cibi: matite temperate, guide di paesi senza ferragosto – Terra di Baffin, Sikkim – edizioni sottovoce di Stendhal; medicine: antiacidi, digestivi, sonniferi completi di silenziatori da sogno. Stampe fiamminghe, casti disegni di desolate brughiere. Bandiere bianche di varia foggia, atte ai più diversi tipi di resa. Dopobarba nobili e volatili simulano giardini e visir. Lentamente, stiro la mia ombra: estremamente rilassante.
Altrove, in luoghi seviziati dal Nulla, famiglie intensamente italiane formano una pasta di nonne, genitori, bambini: tutte le parti sono scambiabili. Sono rumorosi e felici. Sono tutti. Per quel che mi riguarda, ho espresso educatamente il mio dissenso agitando gli indici in segno negativo: ma con cautela, fingendo distrazione.
Giorgio Manganelli - Improvvisi per macchina da scrivere
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schizografia · 2 years
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Né le situazioni quotidiane, né le situazioni-limite, si segnalano per qualcosa di raro o di straordinario. È solo un’isola vulcanica di poveri pescatori. È solo una fabbrica, una scuola… Passiamo a fianco di tutto questo, anche della morte, anche degli incidenti, nella nostra vita abituale o in vacanza. Vediamo, piú o meno subiamo una potente organizzazione della miseria e dell’oppressione. E non siamo privi di schemi senso-motori per riconoscere queste cose, sopportarle o approvarle, comportarci di conseguenza, tenuto conto della situazione, delle nostre capacità, dei nostri gusti. Possediamo degli schemi per voltarci dall’altra parte quando le cose sono troppo sgradevoli, per ispirarci la rassegnazione quando sono orribili, per farci coinvolgere quando sono troppo belle. Osserviamo a questo proposito che anche le metafore sono astuzie senso-motorie che ci suggeriscono qualcosa da dire quando non si sa piú che fare: sono schemi particolari, di natura affettiva. Un cliché è appunto questo. Un cliché è un’immagine senso-motoria della cosa. Come dice Bergson, noi non percepiamo la cosa o l’immagine intera, ne percepiamo sempre meno, ne percepiamo solo quel che siamo interessati a percepire, o piuttosto quel che abbiamo interesse a percepire, in ragione dei nostri interessi economici, delle nostre convinzioni ideologiche, delle nostre esigenze psicologiche. Abitualmente percepiamo dunque soltanto cliché. Ma se i nostri schemi senso-motori si inceppano o si rompono, allora può apparire un altro tipo d’immagine: un’immagine ottico-sonora pura, l’immagine intera e senza metafora, che fa sorgere la cosa in se stessa, letteralmente, nel proprio eccesso d’orrore o di bellezza, nel proprio carattere radicale o ingiustificabile, perché essa non deve piú essere «giustificata», nel bene e nel male… L’essenza della fabbrica si palesa e non si può piú dire «bisogna pure che le persone lavorino…» Ho creduto di vedere dei condannati: la fabbrica è una prigione, la scuola è una prigione, letteralmente, non metaforicamente. Non si fa seguire l’immagine di una prigione a quella di una scuola: sarebbe indicare semplicemente una somiglianza, un rapporto confuso tra due immagini chiare.
Gilles Deleuze
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aitan · 2 years
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"Sullo scandalo metallico
di armi in uso e in disuso
a guidare la colonna
di dolore e di fumo
che lascia le infinite
battaglie al calar della sera
la maggioranza sta
la maggioranza sta
Recitando un rosario
di ambizioni meschine
di millenarie paure
di inesauribili astuzie
Coltivando tranquilla
l'orribile varietà
delle proprie superbie
la maggioranza sta
come una malattia
come una sfortuna
come un'anestesia
come un'abitudine"
Fabrizio de André, "Smisurata Preghiera", 1996
Che poi è ovvio che la maggioranza ti dà il diritto di governare, non quello di avere ragione.
(Ed il principio vale sempre. Mica solo quando vincono le destre.)
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t-annhauser · 1 year
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katà métron
Mi fa piacere per il Neanderthal, che i suoi geni siano arrivati fino a noi attraverso le fuitine "interraziali" con i Sapiens, la rivincita dei brutti, se tanto mi dà tanto dovevano avere un enorme Schwanzstuck (ref.). Inutile girarci intorno: le misure contano. La natura, lo diceva anche Schopenhauer, parla attraverso esempi concreti e usa tutte le sue astuzie per perpetuare la vita, qualsiasi vita, sia quel che sia. I greci dicevano katà métron, secondo misura, ma visto che erano socratici interpretavano tutto nel senso etico-morale della giusta misura, meglio allora le reminiscenze pagane dei dionisiaci, sopravvissute nel mito romano di Mutunus Tutunus, il dio fallico portafortuna. I padri della Chiesa, attenti moralisti, sostenevano che le spose romane erano obbligate a salire in groppa (inequitare) il "terribile fallo" di Mutuno durante i riti matrimoniali per prepararsi alla copula e vincere l'imbarazzo del sesso. Come se tutte le feminae, per il solo fatto di essere feminae, dovessero essere spaventate dalla visione del sesso, che visione retrograda e patriarcale. Ma stiamo divagando. Torniamo al Neanderthal: trovo un po' razzista che si dia dei neandertaliani ai bergamaschi, anche se si esprimono per mezzo di suoni gutturali.
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michelangelob · 2 years
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Astuzie adoperate per affrescare la volta della Sistina
Astuzie adoperate per affrescare la volta della Sistina
Così come posi una particolare attenzione nello scolpire o nel dipingere anche i dettagli più minuti, prestai la medesima cura nel preparare il supporto per la pittura a buon fresco. Durante il restauro della volta della Cappella Sistina, si sono scoperte alcune particolarità degne di nota: delle vere e proprie astuzie che misi in pratica per ottenere effetti ottici diversi e per allungare i…
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