#Aiuto Psicologico Online
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PAURA DEL DENTISTA: STRATEGIE PER SUPERARLA
Sono molti coloro che provano timore nel recarsi dal dentista. I denti, spesso croce e delizia, possono trasformare il semplice sentire nominare la parola 'dentista' in un'esperienza carica di ansia e paura. Questo terrore, irrazionale ma reale, può causare sintomi fisici come tachicardia, sudorazione e perfino attacchi di panico.
Le cause di questo timore, noto come odontofobia, sono varie e spesso affondano le radici in esperienze negative con il dentista, specialmente in età infantile, o in procedure dolorose. Alcuni pazienti evitano gli appuntamenti dentali per evitare imbarazzi legati alle condizioni dei propri denti, temendo il giudizio o la critica.
Tuttavia, superare questa paura è fondamentale per preservare la salute orale. Trascurare la salute dei denti può portare a condizioni come l'alitosi, la parodontite e le carie trascurate che, nel peggiore dei casi, possono causare perdita dei denti.
Oltre a ciò, la paura stessa del dentista può compromettere il lavoro del professionista, spingendo i pazienti a comportamenti evitanti che possono complicare ulteriormente la situazione.
Ecco alcune strategie psicologiche per affrontare la paura del dentista in maniera più efficace:
Informarsi per comprendere meglio: Esplorare e conoscere meglio il trattamento dentale potrebbe ridurre l'ansia che deriva dall'ignoto.
Scelta del dentista: È essenziale selezionare un dentista con cui ci si senta a proprio agio. Conoscere il professionista tramite video presentativi o interagendo sui social può aiutare a creare fiducia e comfort.
Comunicazione chiara e aperta: Un dialogo aperto e rassicurante tra paziente e dentista è fondamentale. La comunicazione verbale e non verbale deve essere chiara e confortante.
Gestire la paura dell'ago: Informare il dentista sulla paura degli aghi può aiutare ad adottare strategie di sedazione consapevole, rendendo l'esperienza meno dolorosa e più rilassante per i pazienti.
Evitare racconti negativi: Evitare di ascoltare esperienze negative di altri pazienti può contribuire a non alimentare la propria paura.
Richiedere aiuto professionale: Quando la paura diventa paralizzante, un aiuto psicologico professionale come la terapia strategica breve può essere una soluzione. Questo tipo di terapia mira a sostituire le soluzioni disfunzionali con quelle più funzionali per modificare la percezione della situazione dentale.
Affrontare la paura del dentista richiede tempo e pazienza, ma è cruciale per preservare la salute dentale e per stabilire una relazione più salutare con i professionisti del settore.
Affronta la tua paura del dentista e riconquista il sorriso❗️Scopri come superare la tua ansia con le giuste strategie psicologiche. Prendi il controllo della tua salute dentale oggi stesso.
Tito Bisson
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Studia, consuma, crepa: il modello tossico dell'università
Riporto integralmente un articolo molto interessante che ho letto online su TPI e che consiglio vivamente:
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Fuoriclasse o fuoricorso, non c’è via di scampo. O almeno è quanto vorrebbero farci credere tutti quei proclami, quelle “notizie” che spesso sono solo trovate di marketing per il giovane laureato prodigio e per la sua notabile famiglia o per la prestigiosa università privata a cui è iscritto.
Per mesi siamo stati bombardati da titoli come «Federica batte tutti», una goccia che lentamente ha scavato la coscienza collettiva convincendoci che l’università è una competizione. Come se ce ne fosse bisogno, come se non fossimo già abbastanza terrorizzati all’idea che – se ancora esiste qualche chance che l’ascensore sociale in Italia funzioni – bisogna eccellere, essere tanto più bravi quanto più si parte dal basso, altrimenti, banalmente, saremo spacciati.
E una volta fuori dal mondo dell’università – ormai vissuta come imprescindibile nel transito verso un mercato del lavoro sempre più precario e pertanto sempre più esigente – non saremo competitivi, non ci meriteremo una vita sopra la soglia della povertà relativa, con una carta che risulti ancora capiente quando, dopo aver pagato l’affitto e le bollette, staremo facendo i conti e incrociando le dita anziché goderci quella rara uscita fra amici.
Tutto questo (e molto di più) si nasconde dietro il disagio psicologico degli studenti universitari che talvolta si spingono a compiere gesti estremi: la consapevolezza e il disincanto.
Non sono giovani viziati che non sanno più tollerare i piccoli fallimenti della vita, come vorrebbero farci credere; e non sono nemmeno dei pazzi con mille altri problemi collaterali, come si usa dire quando ci si vuole autoassolvere per aver assecondato quella mentalità, liquidando anche l’ennesimo suicidio come un caso isolato.
Eppure, in queste storie non è difficile riconoscersi. Quando è estate e già senti il peso della sessione di marzo, l’ultima prima di finire fuoricorso e pagare il doppio delle tasse. «Sono nei tempi», ti ripeti, «mi mancano cinque esami». Ma solo il pensiero di dirlo ai tuoi genitori e vedere le loro facce deluse già ti devasta.
Fra quei cinque esami, poi, scopri col tempo di averne sottovalutato uno, o di aver fatto male i conti col grado di dettaglio richiesto da quella commissione, che che ti boccia due volte. Gli appelli non sono poi tanti, a volte passano mesi fra l’uno e l’altro: di colpo è Natale, tu sei molto più indietro di quanto avessi previsto; sei già proiettato sulla laurea perché l’hai annunciata e questo ti mette ansia, ti impedisce di studiare sereno. Così ti chiudi in casa, studi tutto il giorno, rinunci ad ogni occasione di socialità, finisci in una spirale di solitudine e confusione.
Forse avresti bisogno di aiuto ma non hai il coraggio di chiederlo: non credi di meritarlo. I tuoi compagni di corso postano la foto con la corona d’alloro, e tu sei in pigiama che li guardi dal telefono: a te manca una vita. Pensi a te stesso di lì a qualche anno, le insicurezze diventano giganti.
Ti senti sopraffatto, ti manca l’aria. E scopri che sei troppo stanco per continuare a giocare a quel gioco in cui già sai che perderai.
Non abbiamo dovuto inventare niente: è solo una delle ultime fra le storie che non sono state raccontate. In questi mesi abbiamo raccolto persino la testimonianza di un’attrice che risponde ad un annuncio di lavoro e si ritrova al telefono con un ragazzo disperato: le chiede di fingersi una docente universitaria, nel periodo delle lauree da remoto, per simulare una discussione di tesi.
L’artificio non avrebbe portato al conseguimento del titolo, ovvio, ma forse appariva come l’unica maniera per procedere con la rinuncia agli studi senza rompere con la propria famiglia. Che fine avrebbe fatto la fiducia, se avessero scoperto mesi di bugie?
In una società che non tollera il fallimento, tu non vuoi deluderli. In una società che non tollera il fallimento, anche tu hai disimparato a tollerarlo. In una società che non tollera il fallimento, la procrastinazione non è pigrizia ma semplicemente paura di non avere successo.
Così prendi tempo, finché puoi, e rimandi il tempo della verità, che deve suonare come un’imperdonabile ammissione di colpe.
Ma la verità è che ciascuno ha i suoi tempi; che i regolamenti delle tasse sono punitivi; che se sei povero paghi meno tasse nell’università pubblica ma devi essere anche molto bravo: se rimani indietro, perdi il “privilegio” di pagare meno, che è un diritto e che non dovrebbe cessare di esistere solo perché non corri veloce come gli altri.
E poi c’è chi lavora per pagarsi l’affitto da fuorisede, che spesso è una scelta obbligata. C’è chi dedica il proprio tempo a esperienze di cittadinanza attiva. C’è chi deve sopperire alle carenze del welfare e prendersi cura di un familiare.
Qualsiasi impegno che non sia la devozione allo studio diventa una perdita di tempo, nella narrazione polarizzata che si fa degli studenti universitari: veri fenomeni o falliti.
L’unica via è l’individualismo più cinico, la capacità che hai di reprimere i momenti di debolezza, per i quali non c’è tempo: la produttività è centrale nell’organizzazione aziendalistica dei luoghi della formazione.
I criteri di merito sembrano pensati per far sparire ogni disuguaglianza nelle condizioni di partenza, e ammantare tutto di un’aura di giustizia sociale.
Hai bisogno di supporto psicologico, in un momento storico di apparente grande slancio verso il superamento dello stigma sulla salute mentale? Prega di avere i soldi per pagartelo, perché i servizi di counseling offerti solo da alcuni atenei solo assolutamente insufficienti.
La rappresentazione che di tutto questo (non) si offre è quanto mai fuorviante. Chi svetta da una posizione di potere invidiabile, di nascita, sembra essersela costruita, con un puntuale encomio al sacrificio e alle rinunce che ha compiuto sul piano personale per avere successo in quello universitario-professionale; chi perisce, invece, sembra fare la fine che merita, in questa sorta di darwinismo della realizzazione di sé.
Con lui sparisce la necessità di interrogarsi più profondamente sui criteri di valutazione, sull’insufficienza delle borse di studio e delle università stesse sul territorio nazionale (in Italia ci sono 67 università pubbliche e 190 istituti penitenziari), sulla funzionalizzazione dell’università pubblica al lavoro flessibile, in competizione diretta con le università private; su quanto abbiamo introiettato il concetto per cui siamo quello che facciamo.
Basteranno tre minuti di silenzio e potremo continuare a fingere che vada tutto bene. Tre minuti di silenzio, e mentre un’ambulanza porta via il corpo dell’ennesima studentessa che ha deciso di togliersi la vita pochi metri più in là, la commissione chiama il nostro nome. Dobbiamo sostenere l’esame. L’angoscia ci divora ma non possiamo permetterci di rimandarlo: il prossimo appello è fra un mese e sarà già troppo tardi.
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Il paese è piccolo, la gente mormora.. delle cose sbagliate
Questo nuovo anno è iniziato da una ventina di giorni e in paese già due persone mi hanno chiesto di mia madre la quale, se la memoria non mi inganna, a giugno saranno tre anni che è morta.
-OK che non ha voluto maniesti e necrologi, ma qui si raccontano i cazzi altrui come freccia che da arco scocca, passa veloce di bocca in bocca.
Sarà una delle nuove cose a chi dovrò abituarmi in questo nuovo decennio della mia vita.
Dopotutto quello dei trenta mi ha portato:
- una stretta di mano col ceo di tumblr - i miei ultimi meetup - altri viaggi - diverse sorprese - diverse conferme - alcune delusioni - diversi addii - lutti (troppi) - un inestimabile aiuto psicologico professionale - nuovi malanni - una moglie
un figlio - una ristrutturazione (coi problemi pre-durante-post) - una pandemia - una guerra nel Paese accanto a quello dei miei nuovi parenti - una nuova macchina - nuovi giochi - nuovi amici - il paracadutismo - più conoscenza - diete più o meno funzionanti - nuovi occhi (chirurgicamente e metaforicamente) - un sacco di rotture di cazzo - un atterraggio di emergenza - il pollice verde - l'auto senza il freno a mano con una tragedia sfiorata - una insospettabile passione per il barbecue professionale - la comparsa dei capelli bianchi - delle cure termali - nuove scoperte - molteplici fregature - meno denti - i servizi di streaming - sempre più acquisti online
(ho dimenticato sicuramente molte cose tra cui le cipolle di Breme, il riso stagionato, il cabinato arcade col raspberry pi, the Spippolator, il cioccolato e la birra in Belgio, il cibo giapponese in Giappone, lo Spritznar, il mata-hambre, il viaggio di nozze bello e spaventoso, un matrimonio da urlo..)
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Le Tinte Esposte di Luca Venzi. Studi sul colore nel cinema.
DISCLAIMER: Questo elaborato è stato realizzato da me per dei crediti universitari. Quando ho cercato informazioni sul questo titolo ho trovato ben poco online, se ti serve aiuto ti chiedo di non copiarlo spudoratamente ma puoi citare questa analisi senza problemi inserendo questa frase in piè di pagina e nella sitografia: (created 2021, online since JUNE 2024) Romeo Isabella Le Tinte Esposte di Luca Venzi: https://opulenzacinematografica.tumblr.com/post/753265199335833600/tinte-esposte-di-luca-venzi
INTRODUZIONE
Nella storia del cinema l’introduzione del technicolor ha avuto un impatto fortissimo a livello di creazione, di visione e soprattutto di fruizione. I colori che prima erano una scala cromatica monocolore potevano finalmente rivelare le tinte appartenenti allo spettro cromatico.
Luca Venzi nel suo Tinte Esposte approfondisce il tema sull’utilizzo del colore come strumento della formatività cinematografica. Il colore agisce all’interno del film come un elemento espressivo in un arco di modalità molto vasto che può andare dalla pura e semplice presentazione, alla partecipazione e, a volte, alla regolamentazione delle più diverse strategie di costruzione del senso. [1]
Lo studio sul colore, infatti, ha permesso con il tempo di introdurre nuovi studi nel cinema, studi in grado di determinare il legame tra la composizione dell’immagine e ciò che riusciva a comunicare agli spettatori. Il colore ha un forte potere psicologico sul pubblico ed è in grado di scaturirne le emozioni e alterarne quindi lo stato d’animo. Tinte Esposte segue una serie di percorsi e traiettorie dentro e attraverso l’immagine che non è mai una sola ma si veste di svariati significati voluti dal regista che tramite i colori vuole mandare un messaggio o comunicare un certo stato d’animo.
Infatti, il colore è un elemento autonomo all’interno della scena, è trascendente al resto e deve vedersi come per ciò che è. L’audience deve essere in grado di riconoscere un colore nella sua totalità della scena, non solo per qualche elemento che ne fa parte.
L'ANALISI
Il percorso che segue Venzi è attraverso generi e registi, partendo dal musical che è uno dei generi più importanti per l’espressione del colore, d’altronde l’uso del technicolor in bicromia si deve soprattutto ai film musicali prodotti nel lasso di tempo che va dal 1929 al 1930, anche se in questo periodo il colore serve solamente a intensificare la scena e l’orizzonte dell’esibizione. Il boom del colore si avrà però con la tricomia che riuscirà a dimostrare la potenzialità di un elemento che sino ad ora non aveva alcuno ruolo fenomenico. L’uso del colore in maniera narrativa espressiva-simbolica viene promossa da Natalie Kalmus nel suo Color Consciousness [2] dove il colore viene visto come elemento attrattivo ed è proprio grazie a questa sua capacità che le grandi case di distribuzione approveranno l’uso accentuato dei colori nelle esibizioni nei musical. Il colore ha due modalità di espressione:
l’insorgenza, dove il colore attraversa l’immagine ed è la prima cosa che si nota, capace di un’identità d’attrazione
ricorrenza, la ripetizione del colore nel testo che si fa notare attraverso elementi appartenenti allo stesso croma
In Funny Face (Stanley Donen, 1957) di abbiamo un uso del colore che rispetta perfettamente queste due modalità di espressione. La gamma dei colori presenti all’interno del film viene quasi ostentata da Donen che riesce a rendere il cromatismo parte integrante della scena quasi a delinearne le azioni. I colori usati riescono ad essere un legante perfetto in relazione al musical, all’alta moda presente nel film e alle fotografie presenti di Richard Avedon.
Il colore investe lo spazio scenico rendendolo spettacolare. I colori scena dopo scena sembra quasi si vogliano contraddire, si passa dallo slogan “Think Pink” in cui tutta il colore si palesa con insorgenza (la scena con il lungo velo rosa, fig. 1)) e ricorrenza (la scena dove ballano, fig. 2) al colore brillante dei taxi che si perdono per le vie di Parigi e al giallo del cappello indossato da Audrey Hepburn nella scena nella libreria.
L’oscurità della biblioteca, il senso di grande spazio vuoto viene riempito da tinte chiare e brillanti che si adattano perfettamente allo stato d’animo della protagonista. Questo insieme di colori rende questo musical elegante e coinvolgente e perfettamente adatto per spiegare gli elementi di sviluppo del colore.
È interessante come Venzi ritenga che il colore in quanto tale possa essere esibito come testo filmico dalle diversificate funzioni e da svariati significati in grado di alterare la narrazione e le codificazioni extratestuali e non. Tra i coloristi del cinema è impossibile non citare Godard, il suo modo di utilizzare i colori (tre prevalentemente: blu, rosso e bianco/giallo) è parte integrante della produzione dei suoi film che hanno visto un interesse periodico nell’uso di questo elemento. I colori che appaiono più frequentemente in A Woman is a Woman sono il rosso e il blu e la ricorrenza di queste scelte cromatiche sembra quasi avere valenza sulle scelte dei temi affrontati nei film. Ed è proprio in questo film che sempre aver compreso quanto l’elemento del colore fosse importante a livello tematico, tanto che se avesse potuto avrebbe allungato la durata delle singole inquadrature, rallentando i movimenti di macchina per permettere allo spettatore di concentrarsi e cogliere la composizione dei colori costruita in scena. Ma AWIAW è un film veloce e molto vario nelle location e i colori sono in relazione alla caratterizzazione e allo sviluppo narrativo. Angela è il personaggio che motiva l’azione del film, appare per la prima volta in un nightclub dove il colore predominante è il rosso, le sue palpebre sono truccate di azzurro/blu, viene poi mostrata con il suo cappotto bianco e vive in un appartamento dalle pareti chiare. I colori su cui il regista vuole sperimentare si ripetono continuamente e sono sempre presenti per tutto il film.
E qui i colori hanno anche una forte valenza psicologica, Godard vuole far comprendere allo spettatore le vere intenzioni dei personaggi e il loro stato d’animo attraverso i colori a loro accostati.
Emile che è più con i piedi per terra e non vuole avere figli indossa abiti prevalentemente freddi sul blu, l’appartamento che è zona neutrale invece contiene oggetti rossi e blu. Angela che durante tutto il film è accompagnata da una forte indecisione indossa spesso il rosso e il blu insieme, questo denota quanto per il regista fosse fondamentale utilizzare il colore come forma di linguaggio. La tricromia presente nel film può considerarsi quasi come un leitmotiv di accompagnamento al tema narrativo. Ogni scelta cromatica, infatti, ne prevede una successiva opposta, ed è proprio questo che dà ritmo al film e ne scandisce le scene. La tricromia è uno degli schemi di colore meno comuni nei film ma che se saputo usare, riesce ad essere sorprendente e vibrante alla stessa maniera.
Il colore ha quindi una capacità performativa in grado di rappresentare un preciso affetto, una certa sensazione, e di conseguenza, uno stato d’animo, sta quindi al film esporre la connessione tra contenuto e senso. Godard riesce a modellare ciò che si trova tra il dato e il senso, nonostante questi due fattori siano indefiniti ed astratti e lo dimostra in maniera differente in ogni sua opera a colori.
Molto interessante è anche come viene usato il colore nel cinema italiano, all’interno di Tinte Esposte viene affrontato l’uso di questo elemento nel cinema di Carmelo Bene e in quello di Dario Argento. Nel cinema di Bene il colore ha una potenza visuale che riguarda una performance puramente attrazionale e trasfigurante in quello di Dario Argento invece il colore ha un ruolo determinante, quasi come se avesse un ruolo all’interno della trama dei suoi film.
Il cinema di Argento è pervaso dal rosso, il colore saturo del sangue porta lo spettatore a sentire il colore, l’uso infatti dei colori saturi in contrasto l’uno con l’altro, riesce a dare al film un aspetto quasi allucinatorio.
Suspiria (1977) è costruito tutto attorno alla presenza invasiva e divorante del colore, ciò viene accompagnato perfettamente dalla fotografia di Luciano Tovoli che sembra voler alterare il colore della pelle dei personaggi inquadrati.
La fotografia sembra modificare anche il colore della pelle, rendendola più calda, quasi tendente all'arancione. Ciò contribuisce a far risaltare diversi particolari e le scenografie particolarmente dettagliate (per esempio i dettagli geometrici sulle mura dell’accademia che sembrano quasi emergere su tutto). Interessante è sicuramente il colore del sangue utilizzato da Argento, un sangue che si vede essere finto, un’intensità di rosso totalmente diversa da quella delle pareti della struttura dove si sviluppa la storyline del film, quasi a voler evidenziare che è il luogo il posto reale e demoniaco. Il sangue sgorga all’interno delle pareti creando una sorta di dimensione infernale dove è impossibile rilassarsi. Eppure, il salone d’ingresso con le sue pareti blu e e gli ornamenti dorati con le vetrate gialla dona un aspetto quasi rassicurante allo spettatore, come se niente di brutto potesse accadere all’interno di quella struttura.
Molto interessante è l’utilizzo della tricromia per Argento, usa i tre colori primari (blu, rosso e giallo) in una maniera totalmente diversa rispetto a Godard. Questo proprio perché il colore come elemento cinematografico è soggetto al regista.
Il blu in A Woman is a Woman, veste perfettamente la personalità di Emile che è disposto a far andare a letto un altro uomo con Angela per cogliere la sua provocazione e Angela è rappresentata con il rosso, come la passione e il forte desiderio di diventare madre. Certo con Argento abbiamo un film con tematiche e appartenente a un genere totalmente differente ma questo paragone permette di comprendere quanto il colore sia soggetto al volere del regista e della macchina da presa.
Argento conscio di questo suo potere sull’opera sembra quasi giocare con lo spettatore, quasi a volergli lanciare un messaggio e lo vediamo quando cambia la luce improvvisamente in camera di Susy, oppure semplicemente verso la fine del film quando i colori dal rosso e verde passano a una serie di sfumature più tenue che portano lo spettatore a sciogliere la tensione avuta sino a quel momento, quasi come se quelle tonalità scacciassero gli incubi avuti sino a quel momento.
Per Dario Argento il colore è materia, è pura vibrazione e insieme alla fotografia sono in grado di provocare una specie di dinamicità emotiva, Suspiria può per questo motivo, definirsi un film d’autore perché è il regista a decidere come alternare le tonalità dei colori primari.
Sicuramente l’opera di Venzi affronta ampiamente l’importanza del colore come elemento all’interno del cinema e riesce perfettamente a spiegare come in passato, l’avvento del technicolor, abbia e governi tutt’ora l’immagine raccogliendo sulla sua prestazione visuale l’attenzione dello spettatore.
Un esempio calzante è Marnie (1964) di Alfred Hitchcock, il colore viene utilizzato come una sorta di rivelatore della verità, ogni colore che accompagna un oggetto ha un significato ricorrente all’interno del film.
Il giallo è uno dei primi colori che vediamo e viene associato all’utilizzo del denaro per acquisirne benefici emotivi e non. La borsa che Marnie indossa nella prima inquadratura è gialla e al suo interno nasconde del denaro rubato, il padre di Mark invece viene introdotto mentre indossa un gilet dorato.
Ma il rosso è forse il colore che si comporta in maniera più differente e possiede un significato psicologico legato direttamente al passato della protagonista.
Il colore è inizialmente posto in oggetti come i fiori, come dell’inchiostro versato su una camicia o sulla giacca da fantino, è un colore d’accompagnamento che viene minuziosamente posizionato all’interno del film. Quando la protagonista incontra il rosso la natura dell’oggetto passa in secondo piano perché è proprio il colore a turbarla, rendendo così per l’attenzione dello spettatore il colore primario e l’oggetto secondario, invertendo così la normale relazione tra attributo e oggetto.
I fiori rossi rappresentano per Marnie la perdita dell’amore di sua madre e risvegliano il senso di rivalità gelosa incarnata dal marinaio che era quindi suo rivale per ottenere l’amore della madre.
Quindi si può dire che l’utilizzo del colore per Hitchcock abbia un significato primario rispetto all’oggetto che decora, le relazioni con gli oggetti non sono specificate, e solo seguendo il colore si può arrivare al trauma che la protagonista ha avuto in giovane età e ai conseguenti problemi psicologici.
La presenza del rosso nel film funziona come esternazioni dello stato psicologico interiore di Marnie e quindi sono oggettivazioni del suo trauma, di un’esperienza che è stata repressa. Il rosso nel corso del film diventa un oggetto in sé con una propria personalità, un proprio modo di esprimersi ma è bloccato, si sblocca solamente alla presenza di Marnie e della sua visione rendendo quindi lo spettatore partecipe di questa rivelazione che per la protagonista non è chiara.
Ma non è solo il rosso a sbloccare il trauma di Marnie ma anche le tempeste e gli incubi ricorrenti che ha la donna che rielaborano gli elementi cruciali della sua esperienza traumatica infantile.
La sequenza finale del flashback che rivela l’origine del trauma di Marnie è girata magistralmente in quanto i colori che vediamo sono opachi, sbiaditi, come se fossero invecchiati, desaturati. Evocano un passato che non c’è più, passato che però arriva prepotentemente nel presente quando il sangue del marinaio è rosso brillante, saturo, proprio per scuotere il pubblico proprio come lo è Marnie che ha ricordato ogni cosa.
Hitchcock riesce a dare mistero a un colore che non ha niente di misterioso dato che il rosso viene sempre associato al sangue, eppure facendolo diventare un elemento/oggetto di scena riesce a far domandare allo spettatore cosa ci sia davvero dietro quella sfumatura. La verità però è nota a tutti, il rosso ha effettivamente il significato che notoriamente ha e il regista ha voluto giocare dandogli una storia, un passato che nessuno si aspettava e che era stato represso dallo spettatore.
Infatti, la lenta rivelazione del significato del rosso, coinvolge lo spettatore quasi in un processo psicoanalitico, il colore non è solo sangue ma è tutto ciò che riguarda il personaggio principale, la sua storia e le sue relazioni.
In conclusione, possiamo dire che nel cinema hollywoodiano i colori con le loro trasparenze sono in grado di scaturire sensazioni ed emozioni nel pubblico, così come la trama e la descrizione dei personaggi, il colore è un elemento che può alterare lo stato psicologico della fruizione. Ogni regista però riesce a dargli una propria connotazione, il colore può dare profondità ma può anche toglierla ed il pubblico è soggetto all’espressione di questo elemento.
[1] VENZI Luca (2018). Tinte Esposte. Studi sul colore nel Cinema. Cosenza: Pellegrini Editore, p. 12 [2] Natalie Kalmus, 'Color consciousness', Journal of the. Society of Motion Picture. Engineers, August 1935, reprinted in Dalle Vacche and Price (eds)
FILMOGRAFIA
Funny Face (ita. Cenerentola a Parigi), Stanley Donen, Stati Uniti d’America (1957)
Une femme est une femme (ita. La donna è donna) Jean-Luc Godard, Francia (1961)
Suspiria (ita. Suspiria), Dario Argento, Italia (1977)
Marnie (ita. Marnie), Alfred Hitchcock, Stati Uniti (1964)
(CREATED 2021, ONLINE JUNE 2024) Romeo Isabella Le Tinte Esposte di Luca Venzi: https://opulenzacinematografica.tumblr.com/post/753265199335833600/tinte-esposte-di-luca-venzi
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Sto ancora aspettando notizie di un libro di Game Design ordinato online da Feltrinelli, mi doveva arrivare prima di Natale e al telefono mercoledì scorso il servizio clienti (un ragazzo davvero gentile e carino, quella mattina avevo pianto un sacco di tempo) mi ha detto che entro il 19 Gennaio mi fanno sapere qualcosa. È uno dei libri che avevo annotato quando ho partecipato al corso online gratuito di introduzione al Game Design, organizzato tempo fa dall'Event Horizon School.
Aspetto novità anche dal corso di Game Development, dalla magistrale in informatica UniFi, che ho scelto felicemente quando ho capito che il piano di studi della triennale prevedeva due corsi aggiuntivi a quelli obbligatori per il terzo anno.
Qualche giorno fa ho inoltrato la domanda per il servizio civile universale nella croce rossa di Firenze. Non è per niente detto che io venga preso, però sarebbe comunque un'esperienza che mi potrebbe arricchire in vari modi. Soprattutto, con i soldi del rimborso, potrei iniziare a chiedere aiuto psicologico. Potrei tornare in palestra.
Come sapete dal post precedente, nel giro di 7 ore, tra le 10 e le 17 di oggi, è saltato fuori il corso di giapponese.
Non mi stupirei se prossimamente cercassi di rientrare nel giro dei dottori che mi potrebbero permettere di operarmi al polso, prima o poi con il servizio sanitario nazionale. Senza mettere in mezzo la pasticceria, anche solo per gli allenamenti mi sono stra-rotto di essere limitato dalla de Quervain. Se non ho paura non ho paura nemmeno di operarmi.
Per andare in montagna potrei dover guidare anche io, 4 ore andando anche in autostrada, il che è fuori di testa se consideriamo la mia scarsa esperienza alla guida, e devo ancora comprarmi le ruote invernali. Ma se devo lo faccio. Avventuraaa
Meglio fare qualcosa che fare poco e niente, meno tempo spreco meglio è. Sapevo che sarebbe stato difficile studiare all'università, sapevo già che era soltanto quello che dovevo, per aprirmi delle possibilità diverse dalla pasticceria, e immaginavo che avrei avuto difficoltà a motivarmi. Non sono mai stato uno studente modello, nemmeno alle elementari avevo voglia di studiare, lo ricordo perfettamente. Magari è ancora possibile per me andare in avanti in questo percorso, dopotutto 3 esami li ho dati anche se vado super lento. Se mi chiedeste "vuoi lasciare l'università?" vi risponderei di no. Non ho nient'altro da dire, al momento.
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Cyberbullismo: come proteggere i tuoi figli online
Il cyberbullismo è un fenomeno sempre più diffuso e preoccupante, che riguarda soprattutto i bambini e gli adolescenti che usano internet e i social media. Si tratta di atti di violenza, aggressione, umiliazione, minaccia o esclusione, perpetrati attraverso la rete o i dispositivi elettronici.
Come proteggere i tuoi figli online - Scopri cos'è il cyberbullismo, perché è un problema serio e quali sono le strategie migliori
Il cyberbullismo può avere conseguenze gravi sul benessere psicologico e sociale delle vittime, come ansia, depressione, isolamento, scarsa autostima, calo delle prestazioni scolastiche e, nei casi più estremi, pensieri suicidi. Come genitori, è importante essere consapevoli del rischio di cyberbullismo e sapere come proteggere i propri figli online. In questo articolo, vedremo alcuni consigli utili per prevenire e contrastare il cyberbullismo.
Cos'è il cyberbullismo
Il cyberbullismo è quando qualcuno usa la tecnologia per molestare, minacciare, imbarazzare o prendersela con qualcun altro. Può includere: - Messaggi di testo o email minacciosi o offensivi - Foto o video imbarazzanti condivisi senza permesso - Diffusione di pettegolezzi o voci false online - Creazione di account falsi per imbarazzare qualcuno - Esclusione intenzionale di qualcuno da gruppi o attività online
Perché è un problema
Il cyberbullismo può avere conseguenze gravi e di lunga durata. I bambini che subiscono cyberbullismo possono sviluppare: - Depressione, ansia o altri problemi di salute mentale - Calo del rendimento scolastico - Isolamento e difficoltà nelle relazioni sociali - Pensieri suicidi o autolesionismo In alcuni casi estremi, il cyberbullismo può portare al suicidio. È importante intervenire per fermare il cyberbullismo e supportare le vittime.
Come proteggere tuo figlio online
Ecco alcuni modi per aiutare a prevenire e gestire il cyberbullismo con tuo figlio: 1. Parlane apertamente - Spiega cosa sia il cyberbullismo e perché è sbagliato - Incoraggia tuo figlio a parlarti se viene preso di mira o assiste a episodi di cyberbullismo - Riassicuralo che chiedere aiuto non è un segno di debolezza 2. Stabilisci regole chiare sull'uso della tecnologia - Limita il tempo che tuo figlio trascorre online - Controlla quali siti e app può usare e con chi può interagire - Imposta regole di comportamento rispettoso online 3. Monitora l'attività online di tuo figlio - Tieni d'occhio i suoi account sui social media e la cronologia di navigazione - Chiedi di condividere le password in modo da poter monitorare l'attività - Considera l'utilizzo di software di controllo parentale 4. Insegna strategie per gestire il cyberbullismo - Non rispondere o ritirarsi da situazioni online negative - Bloccare gli utenti che inviano messaggi offensivi - Salvare le prove del cyberbullismo e segnalarlo - Parlarne con un adulto di fiducia 5. Coinvolgi la scuola - Assicurati che la scuola abbia politiche contro il cyberbullismo - Parla con gli insegnanti se tuo figlio viene preso di mira - Lavora con il personale scolastico per risolvere il problema Proteggere i nostri figli online richiede impegno, ma prendendo le giuste precauzioni possiamo aiutarli a navigare sul web in modo più sicuro. Agendo insieme possiamo prevenire il cyberbullismo e le sue conseguenze negative.
Migliori software di controllo parentale
Ecco alcuni dei migliori software di controllo parentale disponibili: Qustodio - Permette di monitorare attività su più dispositivi, bloccare app e siti, e impostare limiti di tempo. Disponibile per Windows, Mac, iOS, Android e Kindle. Norton Family - Offre monitoraggio su Windows e Mac, filtraggio dei contenuti, limiti di tempo e geolocalizzazione. Integrato con Norton antivirus. Kaspersky Safe Kids - Consente il parental control su Windows, Mac, iOS e Android. Blocca contenuti inappropriati, monitora messaggi e posizione. Net Nanny - Disponibile per Windows, Mac, iOS e Android. Filtri personalizzabili, report dettagliati sull'attività e rilevamento di contenuti pericolosi. MM Guardian - Permette di bloccare app, monitorare i messaggi, impostare filtri web e ricevere alert. Supporta Android e iOS. Eset Parental Control - Offre filtraggio dei contenuti, limiti di tempo, geolocalizzazione e report. Supporta Windows, Mac, Android e iOS. KidLogger - Monitoraggio stealth su Windows, Mac e dispositivi mobili. Registra messaggi, cronologia web, foto. Mobicip - Filtri web e blocco applicazioni su Chromebook, Windows, Mac, iOS e Android. Adatto per scuole e famiglie. Prima di scegliere, valuta le funzionalità di cui hai bisogno e assicurati che il software supporti i dispositivi utilizzati da tuo figlio. Prova versioni gratuite quando sono disponibili.
Conclusione
Il cyberbullismo può avere un impatto traumatico sui bambini e gli adolescenti. Come genitori, abbiamo la responsabilità di proteggere i nostri figli e insegnare loro un comportamento rispettoso anche quando sono online. Stabilendo regole chiare sull'uso della tecnologia, monitorando la loro attività, parlandone apertamente e insegnando strategie per far fronte al cyberbullismo, possiamo aiutare i nostri figli a navigare sul web in modo più sicuro.
Note finali
E siamo arrivati alle note finali di questa guida. Cyberbullismo: come proteggere i tuoi figli online. Ma prima di salutare volevo informarti che mi trovi anche sui Social Network, Per entrarci clicca sulle icone appropriate che trovi nella Home di questo blog, inoltre se la guida ti è piaciuta condividila pure attraverso i pulsanti social di Facebook, Twitter, Pinterest e Tumblr, per far conoscere il blog anche ai tuoi amici, ecco con questo è tutto Wiz ti saluta. Read the full article
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Consigli per il benessere psicofisico: così vivi meglio e di più
Il benessere psicofisico è da sempre ciò a cui l’essere umano aspira. Si sente parlare dell’importanza della salute mentale, di trovare il proprio equilibrio tra corpo e mente, di seguire la propria strada verso un modo di vivere più sereno e centrato. Un concetto conosciuto nelle religioni o filosofie di vita orientali, come il buddhismo e il taoismo, da oltre 2000 anni e che oggi, sempre di più, si fa strada anche in occidente. In Italia è lo stesso Istituto Superiore di Sanità che, grazie alla ricerche condotte dal Registro Nazionale Gemelli, approfondisce ormai da tempo il concetto di benessere psicofisico, trasformandolo in uno dei maggiori ambiti di ricerca del nostro millennio e studiandone fattori genetici e influenza ambientale. Ma esiste un vero antidoto per trovare il proprio posto nel mondo, con serenità e consapevolezza? Probabilmente la chiave per instaurare un buon rapporto corpo-mente si trova in un mix di fattori. Scopriamo qualche consiglio per vivere meglio. Attenzione all’alimentazione Sembra banale, ma il benessere psico-fisico passa anche dalla salute del nostro intestino e, ancor di più, del nostro corpo in generale. Il consiglio è di consumare pasti sani, colorati, variegati e completi. La famosa dieta mediterranea, definita da medici e studiosi la più semplice ed equilibrata, può essere seguita sia che si consumino prodotti di origine animale sia che si segua un’alimentazione prevalentemente vegetale. L’importante è mangiare la giusta quantità di proteine, carboidrati, grassi e verdure, eliminando gli zuccheri e prediligendo prodotti di origine integrale. L’esercizio fisico Mens sana in corpore sano. Così recitavano gli antichi e il consiglio resta valido anche ai giorni nostri. L’esercizio fisico, se fatto regolarmente, può apportare grandi benefici non solo a livello fisico - appunto - ma anche a livello psicologico e mentale, riducendo stress, liberando le endorfine e andando ad attivare la cosiddetta amigdala, responsabile del corretto funzionamento nostro sistema parasimpatico. La qualità del sonno Fondamentale per ridurre lo stress è soprattutto la qualità del sonno. Il consiglio è quello di abbandonare ogni dispositivo elettronico entro le 18.00 e andare a letto prima delle 23.00 per garantirsi un sonno ristoratore. Gestione dello stress Yoga, meditazione, camminate all’aria aperta. La gestione dello stress può essere affrontata grazie a tutto ciò che oggi la società ci mette a disposizione. Moltissimi sono i corsi in presenza e online da svolgere da soli o in compagnia. I benefici della pratica meditativa sono davvero tanti, dall’abbassamento della pressione ad una maggiore comprovata felicità. Valutare la sottoscrizione di un’assicurazione sulla vita, invece, può servire a vivere con più serenità, abbandonando il carico mentale delle preoccupazioni che ruotano intorno a salute e soldi. Relazioni positive Uno dei primi insegnamenti di chi pratica yoga o meditazione è quello di circondarsi di persone positive. Questo non significa lasciare indietro un amico in un momento di difficoltà, ma trascorrere il proprio tempo con chi non è fonte di negatività e stress. L’aiuto esterno Chiedere aiuto è la più grande forma di benevolenza verso se stessi. Spesso non basta affidarsi a consigli pratici per trovare il proprio benessere psicofisico. Rivolgersi ad un professionista come uno psicoterapeuta o un counselor può aiutare a ritrovare se stessi, conoscersi più a fondo e preservare la propria salute mentale. Foto di Elias da Pixabay Read the full article
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Northeast Brazil: YouTube education
Gruppo 3
Filmato assegnato:
Brasile Nord-Est https://www.youtube.com/watch?v=2gpH7tZ0D5w&t=243s
Stereotipo ribaltato:
L. I social media non servono alla crescita personale/spirituale
Breve descrizione del filmato:
Questo video ci mostra come i social media consentano alle persone di crescere personalmente e/o spiritualmente attraverso il loro utilizzo. In particolare, possiamo osservare come i social media (con alla base la condivisione di video) siano ottime piattaforme per imparare nuove skills ed estendere le proprie competenze su argomenti che ci interessano o di cui non abbiamo molta conoscenza.
Il protagonista del video, un giovane parrucchiere brasiliano, racconta di come i social media (in particolare modo YouTube) lo abbiano aiutato a imparare il mestiere, e di come lo aiutino quotidianamente ad affinare le proprie tecniche e a crescere nel suo lavoro. Il ragazzo considera YouTube come una sorta di scuola, e lo usa spesso per acquisire informazioni e conoscenze da video di professionisti ed esperti nel settore da tutto il mondo, che pubblicano sulla piattaforma il proprio lavoro e le proprie expertise; ad esempio, guarda dei video-tutorial sul canale di un famoso salone di parrucchieri tedesco, che riesce a seguire nonostante la lingua, anche perché Youtube permette di attivare la traduzione automatica in più lingue tra cui il portoghese. Il ragazzo rivela inoltre che, grazie ai video condivisi dai diversi esperti, ha imparato nel tempo a riprodurre acconciature molto richieste e alla moda come quelle dei calciatori famosi (ex: Cristiano Ronaldo e Sergio Aguero).
Dunque, l’utilizzo di piattaforme online come Youtube permette a questo giovane parrucchiere brasiliano di imparare sempre nuove cose e di crescere personalmente e nella propria professione. Il ragazzo ha così l’occasione di migliorare costantemente nel suo campo, e considera YouTube come una sorta di scuola dove può apprendere e formarsi gratuitamente da professionisti di tutto il mondo, con i quali altrimenti difficilmente entrerebbe in contatto.
Al giorno d’oggi, su YouTube e altre piattaforme simili, si ha la possibilità di trovare gratuitamente migliaia di video tutorial, di video DIY (Do It Yourself) o di video di auto-aiuto negli argomenti più disparati (a partire dal campo beauty, passando per quello psicologico, fino ad arrivare al bricolage). Quest’opportunità che le varie piattaforme ci offrono, ribalta dunque lo stereotipo che i social media non siano d’aiuto alla crescita personale/spirituale.
Esempio personale:
Una di noi, durante l’adolescenza ha sofferto di acne. A quel tempo, le sue amiche non sembravano soffrire dello stesso problema e questo la faceva sentire insicura, quasi a disagio. Le sue skills in ambito di make-up erano inesistenti; si era allora affidata ai tutorial di trucco di YouTube per capire come coprire l’acne. Da questi video non solo imparava tecniche e trucchi, ma le veniva consigliato anche quali prodotti comprare. Con ogni nuovo video imparava qualcosa, e finalmente riusciva a sentirsi meglio con la propria pelle quando usciva di casa. Tuttavia, ogni volta che si struccava e vedeva lo stato reale della sua pelle, tornava a sentirsi male.
Un giorno trovò un nuovo video, che parlava sempre di acne, ma questa volta con un approccio diverso: nel video non si vedeva una ragazza che copriva la propria pelle, ma una ragazza che affermava di amarla nonostante potesse sembrare imperfetta. Questo tipo di pensiero le cambiò il modo di vedere sé stessa: l’insicurezza era ancora presente, ma era molto meno severa.
Questo esempio ci mostra come i social media, non solo sono un posto ricco di conoscenza dove poter acquisire o migliorare le proprie skills, ma sono anche un luogo che può mostrarci un nuovo modo per apprezzare le nostre qualità e caratteristiche individuali, insegnandoci così a crescere personalmente.
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Consulto psicologico online: supporto professionale e personalizzato
La Dott.ssa Laura Princivalli offre un consulto psicologico online per affrontare ansia, stress e problemi relazionali comodamente da casa. Attraverso sedute su piattaforme come Zoom e Skype, puoi ricevere supporto qualificato, flessibile e riservato. Ideale per chi cerca un aiuto psicologico accessibile e adatto alle proprie esigenze, con la stessa qualità delle sedute in studio.Scopri di più su Psicoterapeuta Online.
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Guarda il video su Psicoterapia Online di Psicoterapeuta Online
Guarda il video su Psicoterapia Online di Psicoterapeuta Online per approfondire i benefici e le modalità della terapia online. La Dott.ssa Laura Princivalli ti guida attraverso le potenzialità della psicoterapia digitale per il benessere mentale.
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Vicenza: “Restituiamo la serenità”, un percorso rivolto ai genitori per la gestione dello stress
Vicenza: “Restituiamo la serenità”, un percorso rivolto ai genitori per la gestione dello stress. “Restituiamo la serenità ai genitori” è il nome del progetto che con un percorso psicologico di gruppo legato alla genitorialità e alla gestione dello stress, vuole offrire un aiuto alle famiglie per riconoscere e governare le emozioni difficili. Nata dalla collaborazione tra il Lions Club Vicenza Riviera Berica e la Neuropsichiatria infantile dell’Aulss 8 berica, con il patrocinio dei Comuni di Vicenza e di Noventa Vicentina, l’iniziativa è stata presentata a Palazzo Trissino dall’assessore all’istruzione e dai rappresentati delle organizzazioni citate. Il percorso, gratuito e prevalentemente in modalità online, è rivolto principalmente ai genitori dei Comuni della Riviera Berica, da Vicenza a Noventa Vicentina, e se interessate anche alle famiglie di altri Comuni. Il percorso, già partito nei giorni scorsi con cinque coppie, prevede in tutto otto incontri e proseguirà nei prossimi mesi con altri gruppi famiglie. “È un grande piacere dare il sostegno dell’amministrazione – commentano il sindaco e l’assessore all’istruzione – al progetto realizzato da Lions Club Vicenza Riviera Berica e Ulss 8. L’assessorato all’istruzione sarà sempre al fianco delle istituzioni e associazioni che si occupano del mondo dei minori. Nell’ambito dell’educazione infatti non si può agire in maniera isolata ma servono interventi in sinergia e una varietà di proposte. L’obiettivo di questo percorso è ambizioso: offrire ai genitori degli strumenti, attraverso l’aiuto di professionisti, per la gestione dello stress e restituire loro la serenità. Lo scopo non è solo quello di supportare le famiglie ma anche di prevenire eventuali situazioni difficili”. Alle famiglie verranno dati quindi degli strumenti per gestire lo stress e le difficoltà derivanti dalla relazione con bambini e ragazzi, anche con situazioni di vulnerabilità legate a disturbi neuropsichici preesistenti e accentuati dalla limitazione alle relazioni sociali dovute alla pandemia. I genitori di figli con difficoltà sperimentano infatti alti livelli di stress che si possono ripercuotere nell’esercizio del proprio ruolo di madri e padri e nella vita personale. Il percorso, tenuto da due psicoterapeute della Neuropsichiatria infantile, consentirà di imparare a liberare la mente per essere un genitore più consapevole e flessibile alle sollecitazioni dei figli grazie anche alle strategie derivanti dalla mindfulness. I partecipanti verranno inoltre aiutati a concentrarsi su obiettivi fattibili ed efficaci e a ridurre le risposte automatiche negative nei confronti dei ragazzi. Nel caso in cui la difficoltà nella relazione genitore-figlio permanesse, sarà possibile accedere ad un percorso individualizzato e personalizzato con la Neuropsichiatria infantile.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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LA PSICOLOGIA DEL NARCISISTA PATOLOGICO: ESPLORANDO IL PROFILO DEL MANIPOLATORE PERVERSO
Riconoscere e Affrontare il Narcisismo Patologico nelle Relazioni:
Consigli Pratici
Negli ultimi tempi, il Narcisismo Patologico è diventato un argomento di ampia discussione, grazie all'accesso facilitato alle informazioni tramite internet e ai social media. Questo disturbo, caratteristico della società contemporanea individualista, è oggetto di interesse per psicologi, psichiatri, coach, counsellor e persone comuni che condividono le proprie esperienze.
Tuttavia, è importante notare che il Narcisismo non è necessariamente patologico. Esiste un livello sano di Narcisismo che contribuisce alla crescita individuale, promuovendo autostima, autoefficacia e empatia. Questo articolo si concentra su aspetti pratici legati al Narcisismo Patologico, tralasciando l'approfondimento teorico, facilmente reperibile in letteratura.
In questo articolo, esploreremo:
Chi è il Narcisista Patologico (rispetto a un Narcisista sano).
Come identificarlo.
Come gestire una relazione con un Narcisista Patologico.
Il Narcisismo Patologico vs. il Narcisismo Sano
Il Narcisismo diventa patologico quando comporta danni all'altro e si manifesta attraverso:
Bassa autostima: Il narcisista patologico dipende dall'approvazione esterna per mantenere l'ego, senza di essa sperimenterebbe un grave crollo psicologico.
Megalomania: Questo individuo esagera non solo la propria persona ma anche i propri successi, cercando di apparire superiore agli altri.
Mancanza di empatia: Questa è la caratteristica distintiva rispetto al narcisismo sano. Il narcisista patologico non riconosce o considera le emozioni altrui, causando sofferenza senza rendersene conto.
Incapacità di amare: Questo individuo non sa amare autenticamente; i suoi gesti d'affetto hanno scopi manipolatori e di controllo.
Comportamenti Tipici del Narcisista Patologico
I comportamenti del Narcisista Patologico possono variare ma includono:
Love bombing: Durante la fase iniziale, il narcisista patologico cerca di attrarre la vittima con attenzioni e gesti affettuosi.
Cambiamento di comportamento: Dopo aver conquistato la vittima, il narcisista diventa freddo e distante.
Critiche e manipolazione: Il narcisista utilizza critiche sottili, giudizi e silenzi punitivi per manipolare l'altro.
Tradimenti e bugie: Spesso ricorre alla triangolazione, paragonando l'attuale partner con ex per seminare insicurezze.
Riconquista: Se la vittima cerca di terminare la relazione, il narcisista può cercare di riconquistarla, almeno finché non trova una nuova vittima.
Come Gestire una Relazione con un Narcisista Patologico
Terminare una relazione con un Narcisista Patologico è complesso, poiché spesso sussiste una dipendenza affettiva. È fondamentale mantenere un senso di realtà e cercare il supporto di un professionista per affrontare la situazione.
Altri passi includono:
No contact: Smettere ogni tipo di contatto con il narcisista, inclusi messaggi e social media. Questa scelta deve essere supportata da una terapia.
Lavoro psicologico: Rivolgersi a uno psicoterapeuta per affrontare i disturbi derivanti dalla relazione con il narcisista, come depressione, ansia o somatizzazioni.
In sintesi, gestire una relazione con un Narcisista Patologico richiede consapevolezza, supporto professionale e il coraggio di intraprendere un percorso di guarigione personale.
Scopri ora la complessa psicologia del narcisista patologico e impara a riconoscere il manipolatore perverso nelle tue relazioni. Contattami acquisire consapevolezza e proteggerti da comportamenti dannosi.
Tito Bisson
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psicoterapia online
La psicoterapia online è la soluzione che cercano tutti coloro che vorrebbero intraprendere un percorso terapeutico, sentono di aver bisogno di un sostegno psicologiche e, per ragioni logistiche, non hanno ancora iniziato. Per questa ragione la psicoterapia online è indicata per: chi ha giornate troppo piene di impegni ha tempo per la seduta ma non per andare e tornare dallo studio, per chi viaggia molto e non avrebbe la necessaria continuità, per chi non vuole o non può andare fisicamente nello studio, per chi non è convinto dai professionisti disponibili nella sua zona, per gli italiani all'estero e non solo.
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