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Casamicciola, le operazioni di ricerca
Casamicciola, le operazioni di ricerca
La volontaria Valentina racconta: siamo in tanti con vanghe e pale per aprire gli accessi delle abitazioni di Casamicciola Riceviamo dall’”Agenzia Dire” e pubblichiamo CASAMICCIOLA | CITTÀ METROPOLITANA DI NAPOLI – Siamo tantissimi: vedere tante squadre all’opera per prestare soccorso, da ischitana mi ha commossa. Ci sono emozione e tenacia nella voce di Valentina Migliaccio, geologa originaria…
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Che cosa è uno screening?
Ah boh, se lo sai tu, me lo spieghi per favore?
A me hanno solo detto che sarebbe avvenuto dopo che gli ho fatto sapere vita, morte e miracoli della mia situazione lavorativa e finanziaria + garante giapponese (una mia amica).
#ma a quanto pare non è bastato#perché la nazionalità è sempre la cosa più importante#cmq in tutto ciò bisogna dire che sono particolarmente sfigata#perchè una mia amica italiana che si è appena trasferita da Kyoto ci ha messo pochissimo per trovare un posto#che coglioni#agenzia immobiliare in giappone
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#ansa#ansait#ansa ultima ora#ansa lombardia#ansa ultima ora terremoto#ansa veneto#ansa puglia#ansa piemonte#ansa emilia-romagna#ansa toscana#Agenzia ANSA: ultime notizie di cronaca#politica e sport#Scopri sul sito dell'Agenzia ANSA le ultime notizie su cronaca#politica#economia#sport#calcio e cultura dall'Italia e da tutto il mondo#Cosa vuol dire l acronimo Ansa?#In che anno è stata fondata l'Agenzia Ansa?#Come scaricare l'app Ansa?
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Agenzia viaggi definitivi
- Benvenuto nella nostra agenzia di viaggi definitivi. - Buongiorno, io vorrei andare altrove. - Perfetto. Ha già in mente qualcosa? - Vorrei... non so. Partire? - Per dove? - Eh, ben quello il casino. - Non si preoccupi, una soluzione si trova. Noi troviamo destinazioni di ogni tipo per chiunque. Cosa cerca in questo viaggio? - Cerco un posto pacifico. - Pacifico dice? Allora escludiamo quest'area, questa e questa. Poi cosa vorrebbe? - Poi vorrei essere circondato da gente allegra... Felice! - Uh... Allora via questo continente e questo. - Addirittura due continenti? - E questo! - Ah. - Poi? Cosa le piacerebbe? - Poi mi piacerebbe poter gustare l'arte di artiste giovani, libere di esprimersi come vogliono. - Uhm... allora escludiamo anche questa zona. Questa e questa. - Non resta molto. - Cos'altro desidera? - Liberta! Ecco, voglio libertà. - Ah. - C'è qualche problema? - No, no. Certo che no, ma se cerca la libertà allora dobbiamo togliere dalle mete di destinazione anche questo paese, e questo, questo, questo e questo qui. - Cos'è rimasto? - Sul pianeta terra? Niente. - Ah. - Eh. - E su Marte? - Ahahahahahahah! - Nulla anche lì? - Guardi, se lo lasci dire, su Marte non manderei manco mia suocera nel periodo di natale. - E la Luna? - Se chiude un occhio sul fatto di essere circondato da gente felice... - Perchè lì non...? - Ormai la Luna è tutta colonia per gli immigrati irregolari di tutto il mondo. Capisce che... - Caspita... e quindi, cosa mi consiglia? - Se vuole c'è un posto vicino a una spiaggia calda, immerso nella natura, abbastanza solitario... - Interessante. E... lì si sta bene? - Con le bombole da sommozzatore, sì. - In che senso? - È sott'acqua. - Come sott'acqua. - Ormai completamente sotto il livello del mare da un paio d'anni. - Senta, forse è il caso di... - Mercurio sta per essere reso abitabile! - Da X Æ A-12? - Be'... sì. Degno figlio di suo padre. - Senta, sa che c'è? - Non lo dica... - Io tornerei a casa. - Ma no, non si arrenda. - Appunto. Forse è il caso di non arrendersi e riprenderci il mondo che vorremmo.
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Yuriko Tiger personal facebook post 09/24/2023
(No, non ho lavorato per Capcom! Mettiamolo in chiaro!) Anche se una delle mie amiche e colleghe di agenzia, si! Come Juuri 😍 Quest’anno ho fatto solo un giorno da business day per parlare di affari, sabato niente perché ero MORTA dal jet lag e dal viaggio e domenica mi son vestita da Manon perché mi piace, fine (sempre a far i francesi oh). Però chissà… Chissà 👀 Non mi dispiacerebbe visto che il 6 è l’unico titolo a cui sto giocando più degli altri dopo millenni! E mi piacerebbe fare cosplay con una persona che già conosco e so che gli piace il gioco!! Adoro i personaggi egocentrici come Karin (e si era capito) ma ho fatto Manon più per “sfida” pensando ci starci malissimo!! E invece mi ci vedo un sacco 😳 Comunque do un consiglio a chi vuole far diventare il cosplay un lavoro: Le bugie hanno le gambe corte e soprattutto i clienti (o potenziali clienti come aziende), lo notano e si vanno a informare. Per quanto si può dire su di me, ogni mio lavoro è registrato direttamente insieme all’immigrazione 😐. Dire che “non è vero” perché non si sa leggere il giapponese equivale a diffamazione e anche una denuncia. Persona avvisata mezza salvata 🙏🏻 Ve lo dico giusto per visto che molti fanno i furbi dicendo “ho lavorato al TGS” e poi hanno il pass da… Visitatori. Questa storia l’abbiamo già sentita, no? ….. Ecco. Non fatelo. Ci stanno gia alcuni italiani (ovviamente italiani) a puntare il dito sul “eh ma non eri sul palco della Bandai” (non pensate che son scema, conosco più gente di voi e vivo qua da dieci anni. Daje.) Ora vi spiego: I lavori vanno a titoli di contratto! Si, rimango sempre la cosplayer ufficiale di Tekken ma questo non vuole ne’ che son l’unica, ne’ che lavori solo per loro! Ho lavorato a tutti Tekken7 ma non so’ nulla dell’8 perché in 7-8 anni, i team di marketing cambiano e anche le mode. Una delle Xiayou è un’altra mia amica cosplayer quindi son solo felice quando qualche mia collega lavora al mio stesso titolo ✨(era un sacco patata e so quando gli piace Tekken perché abbiamo legato per quello). È proprio brutto vedere solo gente che rosica di continuo.. Divertitevi con il proprio cosplay qualche volta 🥲💦 Avevo dei lavori, non per vantarmi ma non avevo proprio cazzis. Mi sono fatta due settimane in Italia belle piene, atterrata e 6 ore dopo ero MakuhariMesse… MACHICHAPIULASBATTAH. Se ci sono novità, le scriverò 🙂!! Al momento posso solo dirvi: EvoJapan2024 - Aprile Se siete in Giappone per quel periodo, non potete perdervelo 🍵 Ora dormo che provo a combattere questo fuso orario maledetto..
#Juri Han#Manon#Street fighter 6#SF6#Street Fighter#Cosplay#Cosplayer#Cosplay Girl#Cosplayer Girl#コスプレ#コスプレイヤー#コスプレガール#コスプレイヤーガール#ユリコ・タイガー#ユリコタイガー#Yuriko Tiger#Yurikotiger#Yuriope#「エレ」#エレ#「ERE」#Ere7rock#Ere#ERELAST#Psykhere#EronoraMono#Eredalle#Yuriko tiger Is Not Mai Waifu!#Faceboook
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Ogni volta che si parla di riforma fiscale salta fuori che la sx e' un Dracula che dissangua i contribuenti mentre la dx e' una cornucopia da cui escono monete d'oro per tutti. Nessuno di quel campo politico sa rispondere con proposte incisive ma lo fa sempre con argomenti stantii, come la progressivita' delle imposte e la lotta all'evasione fiscale ma sempre rimanendo nelle nebbiose terre di Odino. Un enorme fumo senza un pizzico di arrosto. Allora provo a consigliare qualcosa di molto concreto e di sicuro successo per le casse dello Stato nella speranza che qualcuno raccolga l'idea..
Aliquote progressive (cosi si rispetta la Costituzione) a partire dal 15% per i redditi fino a 30mila ( A differenza del 27 attuale) , 20% da 30a50 mila, 30% per i redditi sopra quella soglia.
Come si vede, un taglio fiscale doppio rispetto a quanto propone la dx con la sua flat-tax al 20%. Poi, pero', le misure per rendere veramente equo a reale tra tutti i cittadini questo poderoso taglio fiscale:
- Uso del contante fino a 100 euro, per il resto, obbligo di carta o assegno.
-Obbigo per le banche di mettere a disposizione di Agenzia Entrate i loro archivi e trasmettere comunicazioni trimestrali dei movimenti bancari di tutti i conto/corrente.
- abolizione del sostituto d'imposta. Anche i dipendenti pagheranno le tasse con la dichiarazione dei redditi.
- pene senza condizionale o benefici di legge per gli evasori sopra i 20mila euro di imposte (irpef e iva).
-istituzione di una banca dati nazionale dove si preveda l'inserimento debitorio dei cittadini che non pagano tasse o imposte pubbliche e che faccia divieto a certi esercenti commerciali ( concessionari, oreficerie, agenzie viaggi, compagnie aeree e ogni sorta di bene durevole) vendere a chi risulta in questa banca dati, fino ad estinguimento del debito maturato. Sei in difficolta' e non paghi? Bene, lo Stato si fa carico per agevolare il pagamento, anche rateizzandolo per anni ma non e' possibile vedere gente che deve dare migliaia di euro allo Stato e si compra il Suv o prenota vacanze alle Maldive, tanto sa che non rischia praticamente niente.
Prova a dire queste cose, sx del cavolo!! Il popolo ti gira le spalle su queste proposte? Forse..ma nessuno potra' dirti che sei un "vampiro", sempre pronto a mettere le mani nelle tasche degli italiani e bastera' a prendere consapevolezza che il problema degli italiani non e' la pressione fiscale ma proprio il concetto di pagare tasse. Un popolo che vuole tutto senza voler dare niente. Insomma, un popolo di merda ( quest' ultima ipotesi mi convince piu' delle altre).
@ilpianistasultetto
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In Australia sta esplodendo uno scandalo intorno alle misurazioni delle temperature nelle stazioni meteorologiche in tutto il paese. Nei giorni scorsi, il Bureau of Meteorology, il dipartimento del governo australiano che si occupa del monitoraggio del clima e delle temperature, ha pubblicato i risultati delle misurazioni termiche, sottolineando – ovviamente col solito allarmismo – un aumento della temperatura di 0,7 gradi (in alcune stazioni anche di un grado) dal 1995 ad oggi. Questa notizia, però, ha scatenato le domande e i dubbi degli scettici, soprattutto tra chi di clima e di temperature ne capisce qualcosa; dunque, sono dubbi e domande che provengono anche dal mondo scientifico, lungi dal poter essere tacciato di complottismo e/o di ignoranza.
La prima incongruenza la fa notare la giornalista Jo Nova. Secondo la Nova, il governo australiano avrebbe installato proprio nel 1995 dei termometri elettronici in tutte le stazioni meteo del paese, in alcuni casi sostituendo gli strumenti al mercurio, in altri casi affiancandoli. Il problema delle apparecchiature elettroniche sta nel fatto che queste misurano la temperatura ogni secondo, per cui sono sensibili anche ad un aumento repentino della temperatura causato da un improvviso passaggio di una corrente d’aria calda; un aumento che i termometri al mercurio non avrebbero il tempo di percepire e tradurre in misurazione termica. Sempre la Nova fa notare – seconda incongruenza – che da più parti si è chiesto al governo australiano di tarare gli intervalli di misurazione della temperatura ad un minuto per evitare proprio queste distorsioni; da BoM hanno risposto che la taratura è proprio di un minuto, una cosa che però non risulta dai dati pubblicati dallo stesso dipartimento. Sulla base di queste caratteristiche, è emerso – grazie anche al lavoro di molti siti investigativi e di ricerca sul clima – che tra i termometri al mercurio e quelli elettronici c’è una differenza di 1 grado, con ovviamente quelli elettronici a misurare le temperature più alte. Oltre alla manipolazione dei dati, secondo il sito di informazione The Daily Sceptic, il governo australiano ha anche omesso i dati delle misurazioni che attestavano temperature più fredde – fatte sia con i termometri elettronici sia con quelli a base di mercurio – proprio per portare acqua al mulino della fantomatica crisi climatica.
Ma il Bureau of Meteorology australiano non è l’unico a giocare coi dati. Il National Oceanic and Atmospheric Administration, agenzia del Dipartimento del commercio degli Stati Uniti, quattro giorni fa ha pubblicato una mappa tutta colorata di rosso per lanciare l’ennesimo allarme: “dal 1885 ad oggi le temperature sono aumentate su tutto il pianeta”, con picchi di più di 1 grado. Peccato, però, che il NOAA non possa fornire alcuni dati di comparazione perché nel 1885 sul pianeta c’erano poche stazioni meteorologiche; come fanno a dire che in Africa la temperatura è aumentata di più di un grado se, nel 1885, nel continente africano non erano state installate stazioni meteo?
Ecco, dunque, che ogni giorno che passa diventa foriero di una nuova truffa sui cambiamenti climatici per diffondere il messaggio della colpevolezza dell’uomo – ovviamente l’uomo semplice, noi che andiamo in giro con la Panda a benzina, mica i padroni che volano coi jet privati – per degli eventi che comunque avverrebbero a prescindere dall’uomo e dalle sue attività. I padroni del mondo non fanno altro che confondere le acque tra cambiamenti climatici – influenzati da forze di una potenza che l’uomo non può nemmeno immaginare, come l’attività solare – e l’inquinamento causato, guarda caso da chi oggi vuole arricchirsi con le bufale sull’economia “green” e tutta la speculazione che vi ruota attorno, causando nuovi danni ancora più gravi per estrarre minerali preziosi necessari per alimentare l’industria “green”.
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avevano ragione i greci che non "conoscevano" i colori....:-(
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Lavorare per vivere
A partire dal 2020 abbiamo imparato a conoscere il fenomeno della “Great Resignation”, ovvero le “grandi dimissioni” dal posto di lavoro (We Forum). Nonostante dopo quasi cinque anni il trend sia rallentato lasciando spazio al fenomeno opposto del “Great Regret”, ossia il “grande pentimento” per essersi dimessi (Cnbc), […]
Priorità al benessere Le motivazioni sono variegate e spaziano dagli aspetti strettamente economici, fino alla difficoltà di conciliare la vita lavorativa con quella privata. Secondo uno studio della più grande agenzia per l'impiego al mondo, Randstad, il 57% dei lavoratori non accetterebbe un lavoro che inciderebbe negativamente sul loro equilibrio tra lavoro e vita privata (Reuters). Forbes scrive che il dibattito sul posto di lavoro post-Covid non è riducibile a una discussione sul lavoro da remoto, ma sta proprio definendo un nuovo contratto sociale, per un futuro con meno lavoro, in cui l'enfasi è sulla ricerca di un modo più sostenibile e significativo per bilanciare la realizzazione professionale e personale.
In cerca di soluzioni I lavoratori non chiedono più flessibilità, la pretendono. Non sono più disposti a sacrificare la propria vita personale per la promessa di una sicurezza del posto di lavoro a lungo termine, né si accontentano di salire i gradini aziendali senza senso o realizzazione. Vogliono costruire carriere attorno alle loro vite, non il contrario. Se la diagnosi è piuttosto chiara, è difficile - per così dire - trovare la giusta cura. Per qualcuno la soluzione può essere puntare a Paesi con statistiche di qualità del lavoro più elevate (Bbc), mentre altri sognano un impiego sempre più personalizzato rispetto alle proprie esigenze (Fast Company).
[via good morning italia]
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Mirabilie
Ieri la più grande agenzia pubblicitaria italiana (così si definiscono, ed è vero) ha comprato una pagina sul Corriere della Sera per "ringraziare" coloro i quali commentando la nuova campagna di Promozione Turistica dell'Italia, commissionata dall'ENIT e dal Ministero del Turismo, Open To Meraviglia, per ringraziarli: "Quando una campagna di promozione turistica rompe il muro dell’indifferenza e riesce a dar vita a un dibattito culturale così vivace come quello acceso in soli 5 giorni da Italia. Open to Meraviglia, rappresenta sempre qualcosa di positivo, (...) Grazie, perché non accadeva da anni che la notizia di una campagna istituzionale suscitasse una eco di tale portata (…) Grazie per le migliaia di visualizzazioni, commenti, meme e per le appassionate discussioni di questi ultimi giorni: ci hanno fatto sentire davvero la più grande agenzia italiana, con un immenso reparto creativo di persone al lavoro sullo stesso concetto".
Mi piace quest'idea che ha l'agenzia, che in questo mestiere davvero è un gigante (la Carmencita di Carosello per il caffè Lavazza, per dire è figlia del genio del fondatore Armando Testa) di cosa sia dibattito culturale: ridere tra lo sgomento e il faceto sul lifting alla Venere del Botticelli, della maglietta a righe per mangiare la pizza, sui posti scelti, sul costo della campagna, sul dominio internet non comprato, sulle immagini stock e così via. Era davvero questo l'obiettivo?
La risposta la dà indirettamente la stessa agenzia: L'obiettivo è quello di promuovere l'Italia all'estero, puntando su un target proveniente da 33 Paesi. Anche e soprattutto su mercati culturalmente molto diversi dal nostro, accendendo l'attenzione in modo facile, diretto e immediatamente riconoscibile su ciò che tradizionalmente contraddistingue l'Italia nel mondo. Parlare dell'Italia significa tener conto di tantissime sensibilità e sfumature. Un capitale culturale e umano così unico e prezioso che spinge tutti a lavorare, ed anche a dibattere, con una straordinaria passione.
Detto in termini un po' brutali, è lo stesso principio che spinse il Direttore degli Uffizi Schmidt a concedere una visita esclusiva e notturna alla più nota influencer italiana con famiglia, per poi poter dire che i weekend successivi la percentuale di visitatori sotto i 25 anni era aumentata del 30%. Una campagna così probabilmente è indirizzata a turisti come questi :
che si fanno i selfie come se fossero ai Tropici, ma sono sui binari di Auschwitz. Non importa molto che, ed è cronaca, persino le città meravigliose scelte come panorama per i finti scatti della nostra venere in lifting davvero si lamentino dell'arrivo massiccio di turisti "mordi e fuggi", dello svuotamento dei centri storici, dell'imborghesimento di aree urbane senza possibilità di reali vantaggi per la comunità che la abitava, e così via.
E per restare un po' polemico, scommetto che i milioni che si sono lamentati dello stereotipo con cui ci presentiamo ai 33 Paesi esteri sono in molti casi quelli che sfottono per esempio i francesi perchè non hanno il bidet (che si chiama così dal francese, termine che vuol dire pony, installato da Christophe Des Rosiers, presso la residenza del Primo Ministro francese ad uso della moglie, Madame De Prie. Grazie alle memorie dell’allora Ministro degli Esteri – nonché amante di Madame De Prie – sappiamo che nel 1726 il gentiluomo fu ricevuto dalla signora, imbarazzatissimo, mentre era a cavallo di uno strano sgabellino a forma di violino intenta a rinfrescarsi).
Per il piacere di tutti gli altri contro gli stereotipi, con l'aiuto di chi vorrà, si possono segnalare delle meraviglie nascoste e poco conosciute del nostro Paese. Inizio io con un posto stupendo
L'anfiteatro Romano di Santa Maria Capua a Vetere, in provincia di Caserta, il più grande del nostro Paese dopo il Colosseo. Tra l'altro vicino c'è Capua e il suo meraviglioso centro Storico Antico e a Sant'Angelo In Formis, una frazione di Santa Maria, vi è una favolosa Abbazia di Sant'Angelo, di epoca Longobardo-Normanna, con affreschi del X secolo.
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Forza e coraggio.
Ieri ho passato un paio di ore con Picci, la dottoressa forense, come sempre tante risate e discussioni serie, anche lei si è molto stufata di questo posto e infatti l'anno prossimo accademico va in Svezia a lavorare, la vita dei ricercatori ho scoperto che è così qualche anno qua, qualche anno la. Poi mentre le dicevo di questo periodaccio mi ha interrotto e detto che dovrei andare via per più di una semplice vacanza di 15gg, che ho bisogno di staccare da tutto, lei conosce bene l'animo umano e sa quali sono le conseguenze di forti divergenze tra l'individuo e l'ambiente che lo circonda. A tale proposito oggi ho scritto su una pagina FB di affitti a Pärnu, ridente cittadina sulla costa ovest che è la meta preferita del turismo estivo degli Estoni e non solo perché pare che ci sia un afflusso notevole anche dalla Finlandia; ho anche contattato la tipa che mi darebbe il lavoro per sapere il periodo lavorativo esatto (da subito fino al 15 Settembre), che ancora non è detto perché potrebbe trovare qualcuno nel frattempo che io trovo un posto dove stare. I prezzi sono più alti di quelli di Tartu perché giustamente si rifanno dell'inverno che presumo sia vuoto, c'è anche da dire che gli annunci sui vari siti sono esclusivamente tramite agenzia, questo porta un pò a gonfiare il prezzo che grava sull'affittuario, la mensilità x 3 una tutta per l'agenzia, sta cosa è na bastardata, ci vorrebbe una regolamentazione legislativa che porti il prezzo ad una percentuale per l'agenzia, oppure l'agenzia dovrebbe far pagare il proprietario visto che è lui che chiede il servizio, come sempre quando si parla di soldi a pagare siamo sempre noi che non solo abbiamo già problemi nel trovare un lavoro decente e dobbiamo pure sborsare il caro dazio. Va bè ci provo in modo serio anche se dovrò pagare un salario per entrare in un monolocale, 1200€ sull'unghia, sperando di non cadere dalla padella nella brace, ma la vita è così, imprevedibile e dionisiaca.
Oggi vado a prendere Luna, la mia chitarra acustica, che il liutaio ha forato per montare il cavo del pickup, speriamo abbia anche controlato il truss road, va bè se non l'ha fatto mi ci metto io. E basta
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La Distinta Concorrenza
Qualche mese fa Dwayne "The Rock" Johnson si è messo in testa di risollevare il il DCU e ha messo come "conditio sine qua non" di riportare Henry Cavill nel ruolo di Superman.
C'è da dire che Dwayne Johnson e Cavill sono rappresentati dalla stessa agenzia di cui il primo mi pare detenga pure le azioni. Parte il progetto con il film di Black Adam dove in finale si rivede Cavill nel ruolo di Superman e tutti più o meno contenti con Cavill che annuncia il suo rientro in WB/DC nei panni dell'Azzurrone in un post su Instagram e contemporaneamente dà il suo addio a Witcher, serie che peraltro a lui non piaceva più per la piega che stava prendendo. Il problema è che Black Adam va male e la dirigenza DC si affida a James Gunn e a Peter Safran per rilanciarsi.
Ottimo, dicono tutti, finalmente anche la DC avrà un universo condiviso al cinema. Poi succede questo:
Così il povero Cavill si ritrova licenziato senza aver ripreso il ruolo di Superman e avendo lasciato Witcher. Vatti a fidare degli amici. Specie se sono come Dwayne Johnson.
Poi succede questo:
Dopo 10 stagioni di di Smallville ancora film sulle origini di Superman? E che due palle! Scusate. Nel frattempo Patty Jenkins (che diciamocelo: non sa fare film d'azione e men che meno quelli di supereroi) non ha convinto i vertici della WB/DC con il terzo film di Wonder Woman o meglio con il suo script. A questo punto la sionista Gal Gadot secondo me è in forte dubbio nel ruolo dell'Amazzone.
Poi succede questo:
Insomma è certo un reboot con il film di Flash che probabilmente chiuderà la precedente versione del DCU mentre Affleck, come ha detto qualcuno, rientrerà dalla finestra dopo essere uscito dalla porta.
Speriamo, ma ormai non ho più molte speranze che là riescano a fare qualcosa di sensato.
Certo che Gunn si sta giocando molto.
#dc comcis#dc universe#warner bros#henry cavill#ben affleck#james gunn#cinecomic#che disastro#ormai è andata
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Cercare un appartamento in Giappone è un'esperienza a sè che in Italia non ho mai fatto (per ovvie ragioni) e che, personalmente trovo tanto stressante (lo è già di suo, poi i giapponesi ci mettono il loro).
(Scrivo quindi queste cose senza sapere niente di come funziona in Italia e in Europa, quindi in caso funziona uguale e bestemmio troppo questo popolo, fatemelo sapere senza problemi).
Partiamo dalle cose belle, quelle che gli stranieri metterebbero nei reels di Instagram mostrando quando il Giappone sia futuristico e attento al cliente.
1. Quando sono entrata in agenzia mi hanno dato un bottiglietta piccola di tè verde
2. Quando vai a vedere un appartamento abbastanza lontanuccio dalla sede, prendono l'auto e ti portano di qua e di là, raccontandoti i pro e i contro della zona
Passiamo alle cose brutte. Costa decisamente troppo.
Traslocare di per sé è caro perché devi pagare il trasporto e (credo) una cifra per la firma del contratto.
In Giappone quando entri in un posto nuovo le spese non si contano.
Esistono prima di tutto 2 voci:
1. 礼金 (reikin) una cifra di ringraziamento per il padrone di casa
2. 敷金 (shikikin) la cauzione, che paghi quando entri ma sono le spese che servono al padrone di casa quando esci (pulizia e altro)
Poi, esistono le spese per l'agenzia che ti fa da garante: una volta entrati si paga dal 40% fino al 100% dell'affitto e poi, in base al tipo di contratto, paghi o una volta l'anno o una piccola somma (tipo l'1% dell'affitto) ogni mese.
Poi il cambio delle chiavi (circa 200€), le pulizie complete, la disinfestazione, altre menate di assicurazione ecc.
Alla fine dei giochi, entri che devi pagare letteralmente un intero stipendio per tutte le spese. Minimo minimo metà stipendio, ma è veramente economico se riesci ad arrivare a quella cifra (e, se ci riesci, vuol dire che c'è qualche altra voce nell'affitto mensile, quindi i soldi se li prendono da un'altra parte).
Poi devi pensare agli elettrodomestici perché qui non ti danno niente: lavatrice, cucina, frigorifero, elettrodomestici, stoviglie, tavoli, sedie, mensole ecc. Zero assoluto, tutto vuoto.
In ultimo, ma non per importanza, ti devi preoccupare se accettano o meno gli stranieri.
Poi, gli spazi. Piccoli, se non piccolissimi. Mi aspettavo una cosa del genere, ma a volte è veramente troppo. Non è difficile infatti trovare monolocali (che monolocali non sono, sono proprio "stanze") di 13-15 metri quadri. Considerando che dentro ci deve essere lo spazio per la cucina e il bagno, quello che rimane è a malapena lo spazio per il letto.
La stanza più grande che ho visto oggi è di 20 metri quadri (non in foto) e, nonostante fosse bella ampia, mi ha fatto pensare che forse sarebbe meglio passare al futon giapponese (così lo metto via in armadio durante il giorno e arrivederci).
Poi l'armadio. Sono femmina ma dei vestiti mi interessa zero e non a caso quando sono venuta 2 valigie sono state abbastanza. La mia roba estiva entra tutta abbondantemente in una valigia sola. Nonostante ciò, in un'altra camera che ho visto l'armadio era talmente piccolo che penso non sarebbe entrato quasi niente di quello che ho. Era molto nuovo e pulito quindi bello tant'è che la ragazza ha detto che è molto in voga... ma, personalmente, dopo che ho visto l'armadio e quanto cupo e buio fosse l'ambiente per me è un grande no. (Foto 3)
L'appartamento che invece era la mia prima scelta perché potrei raggiungere l'ufficio persino a piedi è anche grande abbastanza con un armadio decente, ma non è stato ancora pulito (foto 2) e non sapendo quanto a fondo puliranno sono leggermente impaurita (nonostante io sia zero schizzinosa, ma quando è troppo è troppo).
Poi, quello che loro considerano "importante" sono per me europea solo delle frivolezze. Esempi sono essere vicini a un grande supermercato; se i ristoranti sono più per "gruppi" o se puoi andare da solo; la ragazza che mi ha mostrato i posti mi ha detto che mi consiglia di cambiare tutto della serratura (anche tutte e due se ce ne sono due) perché sono una ragazza (il mondo vede questo paese il più sicuro al mondo eppure le donne giapponesi sono quelle che si sentono meno al sicuro al mondo, perché non sanno che giungla sia fuori). Poi ovviamente mi chiedeva in quale zona preferissi vivere, ma, da straniera, non ne ho la più pallida idea né mi interessa. L'unica cosa che mi interessa è essere vicino all'ufficio, niente più.
Altra cosa che mi ha stranita è la velocità con cui decidono. C'era in programma di andare a vedere un'altra camera, ma era stata appena presa.
Il motivo è abbastanza comprensibile (dal loro punto di vista) perché spesso si cambia lavoro o si è costretti a fare trasferimenti lunghi per lavoro. In più, come mi ha detto la ragazza, le persone che vivono in un posto che non piace sono tante, quindi a un certo punto si decidono e cambiano. Nonostante costi così tanto cambiare stanza... e questa per me è la follia più folle di tutte.
Quando ho incontrato persone adulte di 40-50 anni e passa che vivono nella mia sharehouse mi sono chiesta in parte come facciano... ora considerando quanto pago di affitto con spese incluse e tutte le stoviglie ed elettrodomestici e quanto poco costi solo entrare (50.000 yen che io credevo fossero esagerati) ho capito perché lo facciano. E questo la dice lunga su quanto possiamo essere poveri pur essendo lavoratori in questo paese.
#my life in tokyo#trasloco#appartamento#camera#alla fine dei giochi mi sa che non trasloco più#boh vediamo#poi dite l'Italia....#ah quante mazzate vi darei
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[✎ ITA] Weverse Magazine : Intervista - JungKook: “Un po' sto cambiando” | 20.07.23⠸
🌟 Weverse Magazine 🗞
Jung Kook: “Un po' sto cambiando”
__ Intervista per il rilascio del singolo di debutto solista di Jungkook, “Seven” __
__ di KANG MYEONGSEOK | 20. 07. 2023
Twitter | Orig. KOR | 📸 Foto
Sono 10 anni che è un membro dei BTS. Ora, JungKook sta attraversando i più grandi cambiamenti della sua vita.
Ultimamente, fai spesso lunghe dirette Weverse, in piena notte.
JungKook: In passato, ero abituato ad avvertire la casa discografica prima di fare una diretta e prepararmi, ma una volta ho provato semplicemente ad accendere il telefono e fare per conto mio. Da quel momento, attacco semplicemente la live quando mi sento in vena di compagnia.
Una volta, ti sei pure addormentato di fronte alle/i fan (ride).
JungKook: Quello è perché ogni giorno che passa cerco di ridurre tutto sempre più all'essenziale. Non sto a riflettere troppo sulle cose. Semplicemente, ecco.. resto sull'informale e condivido che cosa sto facendo o cosa succede nella mia vita.
Trovo incredibile che tu riesca a mostrarti esattamente per quello che sei, anche se, dopotutto, sei un membro dei BTS.
JungKook: Sa, incontro sempre tante persone, quando lavoro con il gruppo, che sia una cosa intenzionale o no. In passato ero solito tornare a casa e riposare, subito dopo lavoro, ma ultimamente non è più così, mi sento un po' alla deriva. Me la sono sempre presa con comodo, ma ora voglio stare in compagnia – tipo, passare del tempo con i membri o altre persone. Voglio sentire cos'hanno da raccontare.
È stato buffo vederti, diciamo, camminare sul filo del rasoio mentre facevi allusioni qui e là a “Seven (feat. Latto)”, come quando hai detto “in agenzia andranno fuori di testa”, se ne avessi parlato. Sei semplicemente rimasto sul vago, senza mai esagerare.
JungKook: Credo di poter essere veramente me stesso solo con l'onestà. In un certo senso, sto cambiando. Ora so di dover fare ciò che voglio come voglio. Se faccio le cose come si deve, molte più persone riusciranno ad accettarmi e a capirmi, permettendomi di essere più aperto riguardo chi sono veramente.
Penso questo significhi che stai prendendo più confidenza nel decidere cosa è appropriato e cosa no. E immagino sia lo stesso approccio che usi anche sul lavoro.
JungKook: Esatto. Sono sempre stato il più giovane del gruppo. Ora sto per rilasciare una mia canzone solista. Lavorare da solo è piuttosto diverso. Credo il mio senso di responsabilità, il mio modo di interagire con il prossimo ed il mio modo di pensare siano cambiati. Ci sono molte decisioni da prendere, che non posso limitarmi a schivare dicendo, “Ah, non saprei”. Non sono mai stato il primo a dire la mia, nel gruppo, ma ora ci sono tante cose da fare e di cui mi posso occupare. Credo, di conseguenza, questi cambiamenti siano stati inevitabili.
Ci saranno state anche occasioni, come ad esempio riunioni con lo staff, in cui tuttə ti guardavano con aspettativa.
JungKook: A volte, in momenti simili, avverto il peso delle responsabilità. Ma non è che sono cambiato completamente rispetto a quello che ero prima. Alla fin fine, continuo sempre a fare affidamento sullo staff (ride). Ma credo di aver deciso che non devo dare nulla per scontato o adagiarmi. Vorrei sempre poter lasciare fare allo staff, perché sono tuttə verə professionistə nei loro rispettivi campi, ma capita comunque spesso che io prenda l'iniziativa su cose per cui ho idee e, per il resto, cerco di fare del mio meglio con ciò che lo staff ha preparato per me. Io sono un ballerino ed un cantante—non sono un grandissimo esperto di affari ed aziende. Però è il mio lavoro, quindi cerco di dare loro alcuni spunti e poi, in pratica, cerco di essere flessibile e di adattarmi a seconda della situazione, diciamo? (ride). So che non sarei in grado di occuparmi di tutto, dall'inizio alla fine, e di dire alle altre persone cosa fare, ma non è neppure ciò che desidero. Credo il concetto sia... dare ognuno il meglio di sé e poi lasciare che le cose si incastrino a dovere.
Non è affatto facile mettere tuttə d'accordo.
JungKook: No, davvero. Forse dovrei trovare un modo per venirci incontro... Non saprei (ride). Credo il punto sia riuscire a mantenere un equilibrio tra dare il meglio di sé e prendere ciò che ci viene offerto, pur con i dovuti riconoscimenti per il lavoro del prossimo.
Hai detto qualcosa di simile anche durante una tua recente diretta Weverse: “Semplicemente, ho intenzione di fidarmi del mio istinto e continuare così anche in futuro... Non è detto che questo approccio non risulti in un fallimento, ma voglio fidarmi di me stesso.”
Mi sembra, dunque, che il tuo piano sia lavorare bene con gli/le altrə, pur perseguendo i tuoi obiettivi e facendo affidamento su te stesso e il tuo istinto.
JungKook: Esatto.
E dove ti sta conducendo il tuo istinto, sotto il punto di vista artistico?
JungKook: È tutto ancora piuttosto vago. Io, ecco … ho solo questo grande obiettivo di base, ovvero diventare una grandissima star del pop. Non mi preoccupa quale concept proverò in futuro o nulla del genere. Non ho pianificato in anticipo neppure “Seven”—semplicemente, Bang Si-hyuk PD-nim me l'ha fatta ascoltare, e l'ho trovata talmente bella che ho subito detto, “Oh, voglio assolutamente lavorarci.” Una volta deciso di procedere con “Seven”, ho iniziato a pensare alle promozioni che avrei potuto fare. E anche quello è stato tutto frutto del mio istinto. È così per tutti, però, sa? Basta sentire una canzone e poi, Woah... Questa è proprio bella! (ride) E la cosa fantastica è che non importa di che genere sia un brano—se una traccia è bella, è bella. Ovviamente, può anche succedere che io rilasci una canzone unicamente per gusto personale e poi questa non abbia chissà quale riscontro di pubblico, ma finora non è ancora mai successo. Sì, credo questo sia sempre stato il mio stile di vita. Credo di esser diventato più attento e sistematico nel seguire il mio istinto, mentre in passato quello stesso istinto non aveva basi altrettanto solide, ero ancora un novellino. Quindi, sì, voglio fare ciò che mi ispira, senza stare a pensarci troppo.
In che senso una grandissima star del pop? Tu sei già una grandissima star del pop, no? (ride).
JungKook: No. Io non la vedo così. Ma immagino sia tutto frutto della mia ambizione—del desiderio di essere ancor più apprezzato e diventare sempre più bravo. In una parola: figo. Ecco perché sto facendo tutto questo. Vorrei diventare quel tipo di pop star un giorno—vorrei poter davvero toccare con mano ciò che si prova. Spero prima o poi arriverà il giorno in cui potrò guardarmi dall'esterno e riconoscere di avercela fatta. Quando ci riuscirò, saprò d'essere diventato quel tipo di stella del pop.
La tua esibizione di “Dreamers” alla cerimonia d'apertura della Coppa del Mondo in Qatar non si è forse avvicinata a quel tipo di sensazione?
JungKook: Credo che, in un certo senso, anche quella sia stata questione di istinto. I Mondiali di Calcio sono stati un'altra grandissima opportunità. Quando me l'hanno proposto, mi son detto “Non c'è alcun motivo per rifiutare”, ma vorrei aver fatto un'esibizione migliore, con “Dreamers”. Al pubblico è piaciuta, ma mi chiedo se non avrei potuto fare di meglio.
Nel video dei retroscena, hai detto: “Come ormai saprete tuttə, non sono mai soddisfatto al 100%, quindi non lo sono neppure ora; ma, ad ogni modo, non ho fatto errori e penso sia andata abbastanza bene.” La nostra impressione, però, è che tu ti eserciti sempre sodo e poi, sul palco, fai un ottimo lavoro (ride).
JungKook: Sotto quell'aspetto, sono cambiato molto, rispetto a prima. In passato, se commettevo errori, mi lasciavo scoraggiare e non facevo che torturarmi a riguardo, mentre ora se faccio qualcosa di sbagliato, mi limito a dirmi di fare meglio e continuo ad esercitarmi. Ho iniziato a prendere le cose con più semplicità e calma. Anche quando si sbaglia, non lo si può che accettare: in fondo, “Tuttə commettiamo errori, io non sono da meno”. Ecco perché continuo a cercare di fare del mio meglio.
Che cosa significa, per te, fare del tuo meglio sul palco?
JungKook:Voglio riuscire a diventare molto più naturale. Ho già sviluppato diverse brutte abitudini e la cosa non mi piace. Non voglio che i miei movimenti siano limitati in alcun modo. Preferirei che ogni mia mossa fosse diversa ed unica, anche quando i passi e la coreografia sono simili, invece di essere perfetto e preciso sul dettaglio. Spero di riuscire a dare quell'impressione di naturalezza.
E pensi che la tua performance di “Seven” rispecchi quel tipo di approccio? Non mi sembra poi così carica di tecnicismi o movimenti complessi—anzi, con i tuoi passi e gesti puliti riesci a catturarvi al meglio l'atmosfera generale della canzone.
JungKook: Mi piace che il tutto sembri naturale e volevo provare qualcosa di più rilassato. Ho scelto questa coreografia dopo aver visionato varie proposte. Volevo la performance fosse un goccio più leggera. Desideravo mostrare in che modo sono cambiato. Ma, allo stesso tempo, ho voluto comunque incorporare alcune parti più toste così che la gente, vedendo l'esibizione, pensasse “ma guarda un po' questo!” (ride).
Hai appena descritto “Seven” come leggera. È piuttosto diversa dai brani dei BTS e dalle tue altre canzoni soliste. Com'è stato esprimere qualcosa di così distante da ciò che hai fatto in precedenza?
JungKook: È stato bello. Semplicemente, mi ci sono lanciato. Non sono stato troppo a pensarci. Fallo e basta (ride).
Anche il tuo stile canoro è molto diverso. Non hai usato una voce graffiante o il vibrato, risultando così in uno stile pop leggero ed elegante. Come mai questo tipo di approccio?
JungKook: Prima delle registrazioni, si ascolta la versione demo. È in quella fase che rifletto su quali parti ho bisogno di aiuto, cosa potrei aggiungere e cosa togliere, e solo dopo registro. Sta tutto nel fare mia la canzone, e quando il sound è buono, sono soddisfatto. Nulla di sgradevole; nulla di troppo eccessivo. Solitamente, quando registro, trovo con naturalezza l'atmosfera adatta ad ogni brano. Per quanto riguarda il canto, se c'è qualche parte tecnicamente complessa ovviamente mi trovo un po' in difficoltà nel decidere come dovrei cantarla, ma alla fine riesco sempre a rendere mia la canzone. E credo di essere migliorato piuttosto velocemente, durante le registrazioni di quest'ultimo singolo. Credo di aver imparato molto cantando in inglese. Ora so come suono quando uso l'inglese e ho capito come cantarlo.
È c'è un qualche motivo specifico per questo cambio di stile?
JungKook: Innanzi tutto, è più divertente. Ho provato a cambiare anche il mio modo di registrare: Ogni tentativo, cantavo la traccia per intero, dall'inizio alla fine, e mi è stato molto d'aiuto. Poi il produttore ha sentito una di queste registrazioni e fa, “Oh, credo sia quella buona” ed abbiamo continuato da lì. Mi ha reso molto felice. Non dovevo far altro che cantare. Se qualcosa veniva bene, era approvato, altrimenti riprovavo. E quando si è trattato di registrare il ritornello, l'ho cantato subito, in un solo tentativo. Mi è piaciuto molto questo tipo di processo più rapido ed immediato.
Non deve essere stato semplice, con tutte quelle note alte da raggiungere senza tecniche specifiche. Questo mi ha fatto riflettere, sei proprio un cantante dai tanti talenti naturali. Ti piacerebbe provare altri stili canori?
JungKook: Beh, certo non posso dire l'idea non mi stuzzichi. Voglio usare la mia voce nel maggior numero di modi e stili possibile. È proprio per questo che trovo sia utile canticchiare seguendo i brani di altrə artistə. Credo sia sempre un bene provare cose nuove, anche se ciò significasse non seguire le norme ed i tecnicismi prefissati. Ciò che può apparire sbagliato, potrebbe anche rivelarsi giusto alla fine. Ma non posso neppure rinunciare a ciò che mi rende unico, quindi so che è importante trovare un mio stile e voce personali. Ci sono cose che potrò imparare solo eseguendo “Seven” dal vivo, quindi non mi resta che aspettare che la canzone sia rilasciata per salire sul palco e valutare quali saranno le reazioni, così da capire quale direzione imboccare per il futuro.
Nel testo di “Seven” c'è un verso che dice “È come se tu avessi tutto il mondo sulle spalle.” Immagino descriva perfettamente com'è essere un membro dei BTS. Cosa provi ora che devi esibirti da solo?
JungKook: Mi sento più sotto pressione rispetto a quando sono insieme al gruppo. Ma credo anche il mio modo di affrontare la cosa sia cambiato, visto quanto è mutata anche la mia personalità. Che cosa ha causato questo cambiamento? Probabilmente solo il tempo (ride).
E cosa credi ti abbia portato a cambiare così?
JungKook: Mi sono chiesto perché la gente mi ama e queste riflessioni mi hanno portato all'accettazione del fatto che ci sarà pure una buona ragione per tutto questo amore, anche se non ho ancora capito quale sia. Ciò che conta è che sono riuscito, quanto meno, ad accettare questo amore. E poi, durante una diretta Weverse, ho chiesto: Perché vi piacciamo?
“Perché ci sostenete?”, è questo ciò che hai chiesto.
JungKook: Già. Credo, da allora, di essere cambiato parecchio. Imparando, mano a mano, ad accettarmi, ho capito che non c'è bisogno io sia sempre così riservato e timido.
L'impressione è che tu sia felice di questo amore, ma che, al contempo, tu avverta un maggiore senso di responsabilità.
JungKook: È proprio quell'aspetto ad essere diverso. In passato, credevo di dovermi sforzare e fare sempre meglio—che dovessi farlo per meritarmi attenzioni e riconoscimenti. Mentre ora è l'opposto. So che la gente mi ama e mi vuole bene, quindi ci tengo a mostrare loro il meglio di me. Voglio continuare a lavorare sodo per poter presentare loro sempre cose nuove.
E le donazioni che hai fatto hanno forse qualcosa a che vedere con questa filosofia? Parlo, ad esempio, di quella da un miliardo di won in favore dell'Ospedale Infantile della Seoul National University.
JungKook: Mi fa star bene. Ne sono davvero molto felice. Ultimamente, penso spesso ai bambini più bisognosi, quindi ho voluto dare il mio supporto all'ospedale infantile affinché potesse godere di maggiori risorse e provvedere a costruire nuove strutture. Sono davvero felice e soddisfatto di questa mia iniziativa.
Credo un altro aspetto dell'essere una persona responsabile sia avere cura di sé. Ho notato che stai attento a quanto mangi, quando sei in diretta Weverse. Sono rimasto piuttosto colpito dal tuo autocontrollo anche quando si tratta di un semplice spuntino notturno.
JungKook: Anche se può sembrare io faccia le cose di impulso o sia una persona spontanea e semplice, rimugino costantemente su un sacco di pensieri e riflessioni complessi, tra me e me.
Mi chiedo se sia quello il motivo per cui sei solito cercare la compagnia delle/i fan su Weverse Live quando è notte. Sembri fare tutto ciò che ti passa per la mente, ma sei sempre comunque attento a ciò che devi o non devi fare, ed è per quello, credo, che riesci ad essere così naturale con le/i fan. Anche se sei in diretta Weverse, ti trovi a tuo agio ad allenarti, a cucinare e persino a piegare la biancheria (ride).
JungKook:Non credo di essermi ancora sciolto completamente, ma mi sento un po' più libero – sia dentro che fuori. Questo sono io. Sono semplicemente me stesso. È così che voglio e dovrei vivere. Semplicemente vivere.
Da quant'è che ti sei appassionato alla cucina? Ciò che hai preparato in diretta Weverse è pure entrato in tendenza.
JungKook: Guardo video su YouTube e provo a replicare ciò che sembra appetitoso. Semplicemente, vedo una ricetta su YouTube e mi dico, potrei provarla. È diventata un'abitudine, quindi ora mi chiedo cose tipo, Cosa posso mangiare, domani? Cosa potrei cucinare? Se preparo una data pietanza e viene bene, la cucino anche il giorno successivo. Solitamente seguo le ricette, se ho tutti gli ingredienti, bene, ma a volte mi manca qualcosa, in tal caso capita che provi con ingredienti che non sono affatto previsti. È divertente sperimentare con questo e quello e potrebbe anche uscirne qualcosa di buono.
Ed è così che è nata anche la tua ricetta per i mak-guksu [*tagliolini di grano saraceno in brodo freddo] con la gustosa salsa a base di maionese piccante e olio di perilla, di cui hai parlato su Weverse? Non è un mix poi così scontato.
JungKook: Beh, credo di averli preparati tipo tre volte? Mi piaceva la salsa (ride). Mi sono sempre piaciuti i mak-guksu con il buon vecchio olio di perilla, la ricetta tradizionale: gustosi, non troppo salati e solo leggermente oleosi. E poi mi sono chiesto, e se fossero piccanti? E ancora, Che cosa c'è di piccante? La [salsa] Buldak. Li ho provati con la sola salsa di soia e quella buldak, ma era ancora un po' debole. Volevo fosse un sugo più spesso e cremoso, quindi ci ho aggiunto del latte e della maionese. Ma, mmh... mancava ancora qualcosa. Quindi mi son detto, proviamo ad aggiungere della maionese buldak [*piccante]. Il latte l'aveva resa un po' troppo liquida, quindi vai di tuorlo d'uovo. E aggiungiamo dell'aglio e delle cipolle triturati per inspessirla un po'. Quando ho finito di prepararla, la salsa è risultata deliziosa. Per quanto riguarda la salsa di soia, a volte uso quella normale, altre provo con quella fermentata, ma quella tradizionale è più buona. La salsa Tsuyu va benissimo, quando volete una base di sola salsa di soia, ma se ci aggiungete la buldak, è meglio la salsa di soia normale. E poi c'è la salsa cham. Quella sì che fa la differenza (ride).
In previsione di quest'intervista, ho provato a prepararla come spuntino di mezzanotte, e ad aggiungere un che di piccante al mix dolce-salato, oltre ad un pizzico di acidulo, ed è una ricetta che si lascia proprio mangiare, non se n'è mai stufi. La consistenza dei tagliolini era davvero ottima e, mentre li assaporavo, mi son detto che devi proprio essertela studiata a fondo, per ideare una salsa simile.
JungKook: Esatto, proprio così (ride). A volte preparo semplicemente qualcosa così, di fretta, ma quando ho voglia, mi ci metto di impegno. Ci vuole parecchio tempo per ideare una ricetta per bene (ride).
Ciò significa anche che devi continuamente assaggiare ciò che stai preparando, giusto? Per assicurarti di ottenere il risultato desiderato.
JungKook: Cioè, vorrei che almeno si avvicinasse al risultato desiderato. Ma credo di esserci andato piuttosto vicino. Ragazzə, mi raccomando, assaggiate ogni ingrediente, man mano che proseguite con la ricetta. Così facendo, potrete rendervi conto di che gusto avrà il piatto a seconda di ciò che aggiungete.
Dici che il tuo approccio è, tipo, “Ma sì, una ricetta da poco”, ma non è poi così semplice (ride).
JungKook: Restiamo sul semplice, sì, ma senza andare alla cieca (ride). Non è facile. Perché devo anche preparare la giusta porzione per una persona. Ma sono troppo pigro per entrare così in dettaglio, quindi mi assicuro semplicemente di preparare abbastanza salsa e, anche dovesse avanzare, non è un gran problema. E, in ogni caso, io non mangio solo una porzione. Ma sì, sono sempre alla ricerca di ispirazioni simili per rendere ciò che è complesso un po' più semplice.
È una filosofia che vale anche sul lavoro? Perché apparentemente stai sul semplice, ma in realtà sei molto attento ai dettagli e hai una visione chiara di ciò che vuoi ottenere.
JungKook: Sì, diciamo così (ride).
Allora, com'è tornare sul palco? [Nota: Quest'intervista si è tenuta il 6 luglio]
JungKook: Non vedo l'ora. È un nuovo inizio. Ma, proprio per questo, sono anche piuttosto agitato. Solo di quello sono sicuro, ora come ora..perché il mio progetto non è ancora stato rilasciato. Penso quando uscirà, potrò metabolizzare e valutare meglio il tutto (ride). Devo fare un tentativo, per esserne sicuro. Sono in quella fase in cui cerco di immaginare cosa proverò quando salirò sul palco. E sono agitato, ma anche molto emozionato.
Hai detto che il testo di “My You” è nato dalla domanda 'Cosa accadrebbe se tutto questo dovesse svanire? Se tutto non fosse che un sogno?'. Immagino. data la vita che hai condotto finora, sia normale fare questo tipo di riflessioni. Dopo il tuo debutto, 10 anni fa, sei diventato una star globale e ora stai per intraprendere la carriera solista.
JungKook: A volte ho proprio l'impressione la mia vita sia qualcosa di surreale. Talvolta, non mi sembra ancora possibile, cioè, “Sta succedendo davvero? Lo sto facendo davvero?”. È ciò che provavo quando ho scritto “My You”: E se nulla di tutto questo fosse reale?
Ed è per questo che pensavi alle/gli ARMY? “My You” è dedicata alle/i fan, dopotutto. Sono le persone che ti sono sempre accanto, nel corso di questa esistenza.
JungKook: Senza le/gli ARMY, la mia vita non avrebbe più alcun significato, ormai. Cioè, loro ci sono sempre per me. Ormai la sintonia che c'è tra le/gli ARMY ed io è quasi perfetta. Quando mi faccio una bevuta, non chiamo mai mia madre o mio padre per dire loro, “Sono a casa” (ride). Però lo faccio con le/gli ARMY. Questo è il tipo di persona che sono diventato. È una cosa del tutto naturale, per me. Vorrei semplicemente che fossimo quel qualcuno speciale le/gli unə per le/gli altrə.—nè più nè meno. Loro mi sostengono, quindi voglio potermi mostrare loro per quello che sono, e anche se concretamente siamo distanti, spero il sentimento condiviso sia uno di vicinanza, proprio come amici.
Quindi ora ti è un po' più chiaro il motivo per cui ti sostengono?
JungKook: Se penso a me stesso, a come sono, onestamente non riesco a capire. Non ho una grande stima di me. Perché sono così popolare? È solo perché la mia voce piace? O forse è per come ballo? Non riesco ancora a capirlo—perché tutte queste persone mi amano? Ma, beh, le/gli ARMY sanno apprezzarmi. Anche se non mi è ancora chiaro il perché, non posso ignorare il loro affetto. Quindi ho riflettuto, che senso ha che tutte queste persone mi apprezzino, se poi io non ho fiducia in me stesso? Credo sia quello il motivo del mio cambiamento. Però non ne sono ancora del tutto sicuro...
Però, se cerchi di sdebitarti e fare del tuo meglio, penso sia proprio perché sei consapevole di questo amore.
JungKook: Cioè.. Okay, sì, credo sia andata proprio così.
⠸ ita : © Seoul_ItalyBTS ⠸
#Seoul_ItalyBTS#Traduzione#TradITA#ITA#Intervista#BTS#방탄소년단#Jungkook#전정국#Jungkook_Seven#SEVEN#WeverseMagazine#KangMyeongSeok#200723
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Raccontami di Occhidoro
occhidoro nasce nella cameretta di due peter pan: francesco e giacomo.
giacomo è stato il mio primo art director (in pubblicità si procede per coppie creative: per ogni copy c’è un art, uno scrive e l’altro visualizza) e la colonna portante su cui ho costruito il mio percorso in IED.
è stato amore fin dal primo giorno, ci siamo scelti immediatamente: lui vede il mondo come io lo penso, con gli stessi occhi d’oro che poi hanno dato il nome al progetto che abbiamo portato avanti fino alla tesi di laurea.
il secondo anno di università gli ho fatto leggere una mezza frase che avevo scritto al mattino sul treno: le carezze sono come gioielli da indossare. ho scritto questa cosa pensando al modo in cui si illumina il volto di mia mamma quando riceve un bacio. lui mi ha guardato come faceva ogni tanto, ovvero con quella faccia come dire “ma che cazzo dici fra?”; come se avessi detto la cosa più preziosa di questo mondo. ha sempre avuto una fortissima ammirazione per le cose che gli facevo leggere (forse troppa) che spesso finiva quasi per commuovermi.
insomma, mi chiede il permesso di disegnarci sopra e io gli dico fai pure. anzi frugo nel mio blog e gli lascio qualche altro pensierino. torna la settimana dopo con un disegno bellissimo, dice che vorrebbe aprire una pagina di tatuaggi (lui ha sempre tatuato un po’) con le mie frasi più le sue illustrazioni. per un po’ andiamo avanti così (riusciamo addirittura a trovare qualche disgraziato che si tatua veramente 😅).
poi ci viene in mente di usare i trasferelli (i tatuaggi temporanei, come quelli che si trovano nelle confezioni dei polaretti). dalle frasi passiamo alle storie, insomma il progetto si evolve e noi ci divertiamo da pazzi.
quell’estate andiamo a pesaro (la sua città) e tramite qualche contatto riusciamo ad ottenere uno stand al festival della creatività per vendere i nostri trasferelli e tutto va straordinariamente bene (alla fine rimango a stare da lui praticamente tutta l’estate perché rompendo un po’ le scatole riusciamo a convincere un po’ di gente a farci esporre le nostre cose a qualche altro piccolo evento locale). decidiamo di portare il progetto in tesi e lì qualcosa si rompe: ci viene chiesto di allargare il team ad altre persone e la magia sfuma.
occhidoro non è mai nato per essere un progetto quadrato, studiato a tavolino ma semplicemente dalla nostra voglia di fare letteralmente il cazzo che volevamo. dopo l’università ho avuto l’opportunità di entrare in una grande agenzia, giacomo ha seguito un altro percorso e non ne abbiamo più parlato.
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Gli anni dell’università mi videro fare una vita decisamente bohemienne, fra sesso, droga e alcool. Bologna era popolata già allora da studenti e dottorandi provenienti da mezzo mondo e in questo contesto feci la prima esperienza con un ragazzo di colore. Una mia amica di nome Annalisa, mi invitò un sabato sera ad una festa che si svolgeva in un posto assurdo, una via di mezzo tra un capannone e un grosso garage. C’era musica techno, fiumi di alcolici e droghe di ogni tipo, che circolavano senza alcun ritegno. Annalisa era una che si vantava un po’ troppo per i miei gusti e infatti anche in quell’occasione asseriva di conoscere molta della gente che stava lì, comunque le volevo bene e mi divertivo in sua compagnia. Visto l’ambiente mi ero vestita in maniera adeguata, con un paio di jeans e un maglione e un paio di anfibi. Nel locale c’era un sacco di gente di tutti i tipi. Andai a ballare un po’, ma la musica techno non mi è mai piaciuta e quindi dopo poco iniziai a gironzolare, per un po’ con Annalisa, ma poi lei trovò qualcuno che conosceva davvero e sparì, lasciandomi da sola. Durante uno di questi giri gli misi gli occhi addosso: era alto almeno un metro e novanta, capelli rasati, la pelle nera come l’ebano, un bel fisico definito, almeno così sembrava.
Continuai a gironzolare, diversi ragazzi cercarono di abbordarmi, ma non mi interessavano più di tanto. Invece io cercavo di attaccare discorso con lui ma non ci riuscii mai. Ad un certo punto lo vidi appoggiato al bancone dove servivano da bere e decisi che era la mia occasione. Mi avvicinai a lui e iniziai a parlargli con una scusa. Lui accettò la conversazione, mi offrì da bere e così il discorso andò avanti per un po’. Si chiamava Samuel, era un francese di origini senegalesi e si era trasferito in Italia quando aveva 18 anni. Il padre faceva qualcosa di non ben chiaro per qualche agenzia legata al governo francese e viveva con la madre a Roma, ma lui aveva voluto fare l’università a a Bologna e la stava finendo. Bevemmo e parlammo ancore per un po’, ma ovviamente non mi bastava, così gli proposi di uscire fuori da quel postaccio e lui accettò. Abbandonai Annalisa al suo destino e uscii. Facemmo due passi verso il centro di Bologna e mi resi conto che mi piaceva molto e la mia voglia cresceva sempre di più. Avrei giurato che la stessa cosa valesse per lui. Stavo pensando a come fare per dare un ulteriore impulso alla cosa, ma fu lui a precedermi. All’improvviso, mentre camminavamo, svoltò in un vicoletto all’improvviso e appena fummo dietro l’angolo mi baciò appassionatamente. La sua lingua frullava nella mia bocca, mentre le sue mani possenti sotto il cappotto mi palpavano il sedere. Ci baciammo per un po’, poi vidi lì vicino una vecchia casa in ristrutturazione e gli dissi di seguirmi. Mi intrufolai nel cantiere e riuscii ad entrare in quello che doveva essere l’ingresso. Ovviamente era tutto vuoto, vista la condizione del posto. Mi chinai, gli aprii i pantaloni e… rimasi senza parole! Lo vedevo a malapena nella penombra, ma capii che aveva una dotazione incredibile! Senza indugiare lo presi in bocca e cominciai a succhiarlo. Era talmente grosso che non ci stava. Intanto lui aveva allungato le mani e mi spingeva la testa avanti e indietro. Continuai a leccarlo, mentre con entrambe le mani andavo avanti e indietro sulla sua asta.
La sua eccitazione stava salendo visibilmente, sapevo per esperienza che non sarebbe durato più molto. Lo sentii dire: “Vengo Siiii” e immediatamente sentii il sapore acre del suo sperma nella mia bocca. Io continuavo ad andare avanti e indietro con le mani, mentre con la bocca cercavo di raccogliere tutto il suo nettare, ma era tantissimo e in parte mi colava dagli angoli della bocca, ma non mi fermai, continuai a leccare e ingoiare fino alla fine. Mi diede un fazzolettino per pulirmi, mi aiutò a risollevarmi, poi, senza parlare, mi prese per mano e mi accompagnò fuori. Quando fummo di nuovo alla luce mi baciò di nuovo appassionatamente, anche se la mia bocca sapeva di lui, poi si offrì di riaccompagnarmi a casa. Visto che vivevo con i miei genitori gli dissi che accettavo, ma solo per un tratto. Quando arrivò il momento di salutarsi, mi disse: “Ci possiamo rivedere?” e la mia risposta fu ovviamente si. Ci scambiammo i numeri di telefono e rimanemmo d’accordo che ci saremmo visti presto. Andai a casa e mi masturbai al pensiero di quell’enorme membro nero.
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Selvatica - 15. In bagno
«Hai mai pensato di fare la modella?» le chiese Isotta, in piedi accanto a lei vicino al divano dove erano sedute le sue amiche.
Corinna scosse la testa. Si sentiva osservata da quella ragazza, Federica, che aveva guardato Ante come se volesse saltargli addosso e poi lei come se volesse ucciderla. «A dire il vero no.»
Isotta era famosa per davvero. Aveva capito solo poche ore dopo l'invito di Ante di chi si trattasse e perché lui le avesse sorriso a quella maniera, come se fosse fuori dal mondo. Stando a quanto aveva letto sul web, Isotta a breve avrebbe iniziato la conduzione di un programma tutto suo su Sky, un programma di moda e lifestyle. Quella sera indossava un vestito rosso scuro con lo scollo a barca e le maniche lunghe, lunghi orecchini tempestati di brillanti che le illuminavano il viso ovale, un rossetto dello stesso colore del vestito e i capelli castano scuro portati sciolti e lisci, talmente splendenti da sembrare finti.
«Dovresti iniziare a pensarci. Hai il fisico adatto e il tuo viso è veramente bello. Non trovate anche voi?» Isotta si girò a guardare le sue amiche, di cui ormai Corinna non ricordava più i nomi. Erano tutte bellissime, truccate alla perfezione. Lei a malapena riusciva a mettersi un eyeliner decente.
«Secondo me è troppo selvaggia» rispose Federica. «Guarda quei capelli, sono indomabili. Non te la prendere cara, ma hai un'aria sciatta.»
Le si leggeva in faccia quello che avrebbe voluto dire davvero. Non se la prese, non le era mai importato granché di quello che pensava la gente di lei.
«Invece io trovo che proprio i suoi capelli indomabili siano la sua particolarità. Corinna non ascoltare Federica, lo dice solo perché Ante l'ha scaricata e si è presentato alla festa con te.»
Corinna per poco non sgranò gli occhi. Quelle due avevano detto di essere amiche e Isotta l'aveva appena messa in difficoltà davanti a un'estranea. Lanciò uno sguardo a Federica, la quale rimase impassibile.
«Non è affatto vero che mi ha scaricata. Io e Ante ci sentiamo regolarmente e ogni tanto ci vediamo.»
Isotta la ignorò. «Parliamo di cose serie. Posso farti entrare nella mia agenzia, non ti piacerebbe guadagnare qualche soldo extra e nel frattempo divertirti?»
A quelle parole Corinna si illuminò. Era in effetti l'unica cosa di cui avesse bisogno in quel momento. «Quanto si guadagna?»
«Per un servizio fotografico si può arrivare anche a trentamila, dipende dal tuo grado di notorietà. Poi arriveranno gli sponsor e da cosa nasce cosa. Quanti followers hai su Instagram?»
Non si era mai interessata a quel mondo, e la sua scarsa conoscenza di influencer famose, starlette e presunte tali lo dimostrava, ma forse solo così avrebbe potuto finalmente mettere la parola fine a tutti i suoi problemi economici. Guardò Isotta con improvviso interesse. Davvero l'avrebbe aiutata a entrare nella sua agenzia?
«Ottocento, credo.» Lo disse con un'aria talmente innocente da suscitare ilarità nelle altre.
«Cosa? Dobbiamo assolutamente aumentarli» prese il telefono in mano. «Qual è il tuo nome?»
«Corinna Della Rocca.»
Isotta digitò sulla tastiera del cellulare e iniziò ad analizzare il profilo. Le altre ragazze facevano foto o chiacchieravano tra loro, non prestavano più attenzione a lei. Federica era impegnata in una conversazione e aveva lo sguardo fisso su Ante. Anche lei lo guardò e gli sorrise quando si rese conto che il ragazzo aveva lo sguardo su di lei. Era bellissimo.
«Sei anche fotogenica ma qui devi togliere parecchie foto inutili. Veni, facciamo una foto insieme. La metto nelle stories e dico a tutti di seguirti.» Corinna si accostò alla ragazza. «Sai, potresti sfruttare la tua storia con Ante. Lui è molto famoso, la gente va matta per questo genere di cose...»
Si sentì avvampare. «Oh, ma noi non stiamo insieme. Noi...»
In quel momento si sentì afferrare da dietro.
«Me la stai monopolizzando, Isotta.» La voce di Ante si riverberò in ogni cellula del suo corpo. Era la prima volta che avevano quel contatto così stretto, sentiva tutta la potenza del suo fisico. Le mani sui fianchi irradiarono una scarica di calore fin nella parte più intima.
«Stavamo solo facendo conoscenza. È tutta tua.»
Isotta le strizzò l'occhio, come a voler intendere che sapeva benissimo la natura del suo rapporto con Ante. In realtà non sapeva un bel niente poiché era la stessa Corinna a non saperlo. Per il momento erano solo due ragazzi che si piacevano.
Si voltò a guardare il ragazzo dagli occhi cristallini. Non si era mai resa conto di quanto fosse alto e muscoloso fino a quel momento.
«Cerchiamo un posto più tranquillo» fece lui, prendendola per mano e guidandola verso un piccolo corridoio.
Ante aprì una porta, la porta del bagno. «Entra.»
Corinna sollevò le sopracciglia. «In bagno?»
«Qui non ci disturberà nessuno.»
Fece qualche passo dentro, seguita da lui che chiuse la porta a chiave.
«Ti stai divertendo?» le chiese.
Corinna si sentiva euforica. Aveva appena ricevuto una specie di proposta di lavoro da una ragazza super famosa, una proposta che avrebbe risolto tutti i suoi problemi, ed era da sola in un bagno con un ragazzo bellissimo e strano. Voleva gettargli le braccia al collo, stringerlo forte e ringraziarlo per averla invitata, per averlo incontrato la prima volta. Invece si sedette sul bordo della vasca da bagno color azzurro polvere.
«Mi sto divertendo molto. Che... che mi dici di Federica?» buttò fuori subito. Era l'unica nota stonata della serata.
Ante infilò le mani nei jeans e poggiò la schiena alla parete di maioliche blu e azzurre. «Dovrei dirti qualcosa?»
Corinna lo scrutò attentamente. Non riusciva a scorgere niente di preoccupante, nessun campanello d'allarme che le facesse pensare a una bugia. Ante era completamente tranquillo. Due erano le cose: o era bravissimo a mentire o davvero non c'era nulla da dire. Eppure Federica era sembrata piuttosto sicura.
«Non so, magari che vi sentite?»
Lui accennò un sorriso, provocandole un fremito nello stomaco. Il modo in cui la guardava era così intenso e intimo. «Non capirò mai la gelosia di voi donne.»
«Non sono gelosa!» si affrettò a dire.
Non lo era davvero, cercava solo di capire in che diavolo di situazione si stava cacciando. Cercava solo di capire che tipo di ragazzo avesse di fronte.
«Mi sembra che stasera abbia portato te, qui con me. Mi sembra che in questo momento io sia chiuso in un bagno a parlare con te.»
Corinna lo guardò da sotto le ciglia. Lui le porse una mano, era calda e forte quando la strinse. L'aiutò ad alzarsi, portandosela vicina. Aveva un odore di muschio e di resina, un odore di maschio. Le accarezzò il viso con la punta delle dita, scostando i capelli. L'aria attorno a loro era carica di tensione. Corinna rimase sospesa in quelle pozze azzurre, immobile sotto quel tocco delicato e allo stesso tempo possessivo. Ante si chinò e poggiò le labbra sulle sue, lento cominciò a carezzare le labbra con la lingua. Lei lo accolse, facendosi più vicina, passandogli le mani attorno ai fianchi. Ante le strinse i capelli, le loro bocche che cominciavano a cercarsi sempre più voraci, a scontrarsi.
Corinna si abbandonò a quelle sensazioni, alla sua lingua che la riempiva e poi si ritirava, alle sue mani che la stringevano, forti, decise.
Dei colpi sulla porta li fecero fermare. Ante e Corinna si guardarono e sorrisero.
«Avevi detto che saremmo stati tranquilli» fece lei, prendendolo in giro.
Lui le stampò un altro bacio sulla bocca prima di prendere fiato e aprire la porta. «Andiamo.»
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