#'...l'ho preso a dicembre'
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morte agli impiegati statali
#'salve devo fare il rinnovo della carta d'identità'#'ha appuntamento?'#'sì è [redacted] alle 15'#'mhhh non vedo il suo nome...'#'uhh avevo preso appuntamento sul sito ho la ricevuta'#'ah ma noi abbiamo chiuso il sito perché non andava bene'#'...l'ho preso a dicembre'#'l'abbiamo chiuso poco dopo'#'...e non riuscite a farmela ora?'#'no abbiamo un altro appuntamento tra 40 minuti. deve prendere di nuovo appuntamento'#literally die baby girl. die.
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MarsLogic-Jonalex-come c𝘢zzo si chiama😭😭
𝘱𝘰𝘴𝘵 𝘵𝘪𝘮𝘦𝘴𝘬𝘪𝘱
Alexander era ai fornelli, preparando la cena per se e il suo ragazzo, che, a giudicare dal rumore dell getto della doccia che veniva spento, aveva appena finito di lavarsi. Erano quasi tre anni che vivevano insieme, dopo aver passato tre ulteriori anni a lavorare part time per pagare spese universitarie e racimolare abbastanza soldi per trovare una casa e lasciare il vecchio e minuscolo appartamento che avevano trovato subito dopo il loro 𝘈𝘣𝘪𝘵𝘶𝘳.
Alexander aveva ormai abbandonato il mondo del calcio, a differenza di altri compagni come Peter, Theodore, o Jonas, che avevano intrapreso una carriera calcistica da professionisti, per poi proseguire su quel percorso. Nonostante fosse felice della sua scelta di studiare, ogni tanto si chiedeva comunque come sarebbe stato poter giocare come professionista, se solamente il mondo del calcio a livello agonistico non fosse ancora così chiuso e retrogrado.
I suoi pensieri vennero interrotti dallo scricchiolio delle scale, seguiti poi dai passi scalzi e ben conosciuti del compagno, che non esitò a posizionarsi dietro di lui, appoggiando il petto alla sua schiena e abbracciarlo mollemente dalla vita per non intralciare la mobilità del ragazzo ai fornelli.
Il ragazzo sorrise, sentendo l'umidità dell'asciugamano sulla spalla. Si rigirò nell'abbraccio prendendo a coppa le guance dell'albino, e accarezzandole con i pollici.
Si prese un secondo per ammirare il fidanzato: da tempo ormai aveva smesso di nascondere l'occhio ci cieco quando si trovava insieme a lui o ai suoi amici più stretti, lasciando il viso molto più scoperto e accontentandosi di una semplice triangolare benda nera in pubblico.
"Ti ho detto almeno mille volte che voglio ti asciughi i capelli quando fai la doccia" disse il più basso, passando una mano tra le ciocche chiare del compagno "Non è che grondino d'acqua, su" "Lo vedo, ma comunque non è un buon motivo per girare coi capelli umidi per casa" lo rimbeccò. "Comunque, va ad apparecchiare, qua è quasi pronto".
Senza una parola il polacco ubbidì, non prima di aver rubato un bacio a fior di labbra al più basso. "Ai suoi ordini capitano." mormorò avvicinandosi alla credenza, non riuscendo a trattenere uno sbuffo divertito quando Alexander borbottò uno "Ti ho sentito eh!".
Jonas apparecchiò la tavola, e appena finì di mettere l'acqua in tavola Alexander arrivò con un tegame e un cucchiaio. Iniziarono a mangiare in un silenzio confortante prima che l'albino lo spezzasse con un "Sai chi mi ha chiamato appena entrato in università? Max". "Ah si? Che diceva?" chiese Alexander.
"Ha appena ristrutturato il locale di famiglia, e vorrebbe invitarci all'inaugurazione il mese prossimo. Ha detto anche che molti hanno già detto che verranno, addirittura Theo è riuscito a trovare un po' di spazio per venire".
"Anche lui? Beh, come biasimarlo, è da prima di carnevale che non torna a casa. Sarà comunque un'occasione per incontrarci ancora, è passato veramente del tempo dall'ultima volta che ci siamo visti tutti" dopo il FFI, quando la squadra ormai iniziava a sciogliersi, e nonostante tutti avessero preso strade diverse, erano comunque rimasti in contatto negli anni e cercavano comunque di riunirsi tutti insieme, per quanto fosse possibile per i vari impegni.
"Che ne dici?" chiese l'albino "Io in università non ho esami per il momento, e penso che agli allenamenti mi daranno un giorno di permesso per andare a Francoforte" "Nemmeno io. Quindi dopo lo chiamo per dirgli che ci saremo?" "Facciamo domani, conoscendolo, quante probabilità ci sono che risponda a quest'ora? " rifletté Alek "Giusta osservazione".
Dopo aver finito di sparecchiare si sistemarono sul divano e aprirono Netflix "Se ti addormenti anche stavolta a metà film ti giuro che ti lascio sul divano stanotte." ammonì Jonas, anche se erano parole al vento, tutti e due sapevano bene che non sarebbe riuscito a farlo dormire sul divano nemmeno sotto minaccia.
"Non mi addormento sta volta, e se fosse comunque non lo faresti, mi ami troppoo." canticchiò Alexander, aprendo una birra e prendendone un sorso, per poi appoggiarsi allo schienale del divano affianco al fidanzato.
"No, non mi addormento sta volta" Pensava Jonas, quando, un ora dopo il ragazzo accanto a lui era crollato sulla sua spalla nel bel mezzo di Harry Potter e la Camera dei Segreti.
Sospirò e baciò la testa del compagno, che si sciolse ancora di più al suo fianco. Spense la televisione e lo scosse dolcemente "Alek, andiamo a letto, su." il verde mormorò qualcosa per poi tornare a bearsi della foschia del sonno. "Ale, su, non ti lascio qua sul divano, andiamo." "No..." "Devo veramente portarti in braccio?" chiese retorico, non aspettando neanche di sentire una risposta.
"Dai, vieni qua" disse il polacco, allargando le braccia aspettando che il ragazzo si aggrappasse con braccia e gambe al proprio torso. Una volta che si assicurò il ragazzo fosse ben saldo si alzò e salì le scale verso la loro camera da letto.
Posò il fidanzato a letto, che senza esitare spostò le coperte per mettersi a letto "Ale, hai ancora il binder addosso, non voglio che ci dormi, è pericoloso. " disse Jonas, prendendo dal comò la roba che usavano per dormire.
"Ho sonnooo." sbuffò Alexander, ma nonostante ciò mettendosi seduto e togliendosi di malagrazia prima la felpa, rigorosamente condivisa (rubata a) con Jonas, che ormai si era ben abituato a veder sparire e riapparire vestiti dal suo guardaroba, e poi il binder.
Nonostante avesse iniziato la terapia ormonale oltre un anno prima, non aveva ancora voluto procedere con nessun intervento, preferendo prima finire il percorso di studi universitari. Jonas si avvicinò al letto e aiutò il fidanzato a mettere il pigiama, per poi rimboccargli le coperte e seguirlo a ruota sotto di esse.
Drappeggiò un braccio sopra il fianco dell'altro, avvicinandoselo al petto, e prima che potesse nuovamente cadere tra le braccia di Morfeo lasciandogli un dolce bacio sulle labbra e un "Ti amo" sussurrato all'orecchio. Nonostante fosse buio, sapeva bene che il compagno si era addormentato col sorriso.
#tutto ciò è preso dalla mia dr fatta di unicorni rosa arcobaleni fiorellini e dolore e sofferenza❤#avevo sta roba sulle note del telefono a marcire almeno da dicembre#la pseudo parte 2 di questa cosa è ancora la. con solo le prike due righe. nice👍#ringrazio di aver trovato quella fanfic su efp perché altrimenti non so come avrei fatto#giuro sono stuoendi#i miei frocigermanici❤#inazuma eleven#jonas polak#alexander hausen#il 1 nome della ship l'ho fatto io e non so neqnche come#il 2 sono letteralmente i loro nomi combinsti.#ciao#headcanon
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Tra meno di un mese... Sarà passato un anno da quando ho pubblicato il mio libro... Ho voluto pubblicarlo il giorno del mio compleanno, il primo dicembre. Non l'ho mai letto... Non l'ho mai preso in mano e letto tutto d'un fiato... Si, l'ho sfogliato... Letto qualche pagina... Qualche poesia... Ma faceva troppo male e ho sempre desistito... Credo che sia ora di provare a leggerlo... Oggi è questo che mi impongo di fare... Rivivere la mia storia... 🖤
~ Virginia ~
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Ricadere nelle grinfie di Skyrim è fin troppo facile. Soprattutto da quando l'ho preso per PC a fine settembre. Ma a dicembre ho comprato l'espansione Anniversary su PS4, e sono tornata a giocarlo lì quindi, perché voglio scoprire tutte quelle cose nuove che hanno inserito del Creation Club [...]
#skyrim#ps4#adventure#open world#bethesda#theelderscrolls#the elder scrolls v: skyrim#anniversary#dragonborn#dovahkiin#rpg
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H501
Stamattina ho preso il treno delle 6.49, quindi verso le 7 ho mangiato un maritozzo con la panna piccolo e mi sono bevuta un caffelatte.
Poi sono andata alle poste, ho risolto quel problema del libretto e mi son fatta due chiacchiere con la sportellista.
Poi il posto dove volevo andare a studiare e dove sono stata un paio di volte ai tempi delle superiori era chiuso ed apriva alle 10, quindi ho pensato di girare per via Sannio ed ho visto uno scialletto che mi ha ricordato Galliano x Dior e l'ho preso a 2 euro.
Il signore era felice, prima cliente della giornata.
È di un bel grigio, ispirazione cinese.
Ancora 9.22 quindi niente mi dirigo verso Re di Roma e mi è saltato all'occhio un posto dove passo spesso al quale però non avevo mai dato rilievo.
Poi mi sono ricordata che negli ultimi 8 mesi in cui non sono a Roma si è sempre più sviluppato il concetto di posto dove studiare/lavorare allora sono entrata ed è davvero carino ed accogliente.
Pizza top strepitosa e spremuta arancia+limone fresca.
Sono normale, normalmente felice.
Dal treno sono scesa a Valle Aurelia, poi ho preso la A.
Discorso che ignoravo fino a tempo fa poi una volta dovevo scendere a Spagna ed ho capito il tricketto che mi era sfuggito.
In metro, ad un certo punto, mi sono resa conto che non mi ero resa conto di essere a Roma.
Era normale, era assunto dentro me, stavo viaggiando sul vagone come se fossi uscita di casa da poco. Il viaggio in treno non mi aveva toccata, come se non fosse esistito.
Vale a dire che il Cosmo si è riordinato secondo mio volere.
Mentre all'inizio siamo partiti da uno stato di agitazione verso Giugno fino a diciamo Novembre/Dicembre, poi esso s'è scemato per breve tempo a stato di quiete diciamo 2/3 settimane per poi, solo oggi 21 Gennaio 2023, 8.4 mesi dopo ed ho i brividi, a capire che il suo tempo è finito.
Ho raggiunto ciò che dovevo raggiungere.
È davvero, realmente impressionante, come tutto combaci alla perfezione.
Se ci penso sono esattamente dove dovrei essere (in un detto precedente altalenarsi di momenti molto di sconforto ed apici e picchi di serenità).
Il circolo si è chiuso, va tutto bene.
Sento meglio il senso delle cose.
Ad maiora et sapere aude.
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Ed ecco il mio ennesimo blog, a distanza di anni dai precedenti.
Sentivo il bisogno di un luogo dove essere me stesso, dove potermi mostrare nella mia fragilità, dove mettere per iscritto i pensieri che quotidianamente mi passano per la testa. La vedo come una cosa terapeutica, un modo per sfogarmi nei momenti di difficoltà, come quello che sto passando adesso ad esempio.
Probabilmente a nessuno importerà di questo "diario", ma poco male; lo faccio in primis per me. Se poi qualcuno vorrà affezionarsi e, perché no, scambiare due parole, ben venga, mi farebbe molto piacere.
Breve storia della mia vita: mi chiamo Davide, ho 23 anni e ho deciso di dedicare la mia vita alla musica. La mia formazione è classica ma amo tutta la musica, dai mottetti rinascimentali ai System of a Down. Sono studente in conservatorio e studio musicologia all'università.
Ho vissuto un'infanzia molto felice, di cui ho bellissimi ricordi. Nel periodo del liceo le cose sono cambiate, e da quel momento ho sempre avuto problemi a gestire la solitudine. Ho passato, per motivi che non sto qui a spiegare, un periodo molto buio, in cui mi trovavo a mio agio solamente nella tristezza. Ho iniziato a tagliarmi, e amavo farlo. Un giorno conobbi una ragazza, con cui strinsi un profondissimo rapporto di amicizia. Ci vedevamo nei pomeriggi in un luogo in cui stavamo solo noi, fumavamo e ci confidavamo. Anch'ella autolesionista mi mostrava i suoi tagli, ed io i miei. Passammo qualche mese così, finalmente non mi sentivo solo. Un giorno ci baciammo, iniziò una breve relazione a cui non eravamo pronti, e così ci perdemmo. Se ancora oggi, a distanza di anni, non riesco a smettere di pensare all'autolesionismo nei momenti di difficoltà, è anche perché lo associo a quei momenti, a quel rapporto di amicizia così unico e speciale, al fatto che i tagli ci accomunavano. A vedere le mie cicatrici non posso che pensare a quel periodo, a quegli istanti.
E così il 23 dicembre, preso da un momento di ansia, l'ho rifatto. L'ansia è un problema che mi perseguita da qualche anno, ossia da quando ho finito il liceo e iniziato l'università. Spesso mi capita di provare una forte agitazione e una sensazione di non potercela fare, di non essere all'altezza delle situazioni, di non essere abbastanza.
Ho una bellissima ragazza, con cui sto assieme da più di sei mesi. La amo più di qualunque altra cosa, più di me stesso. Senza lei non so come farei; è la mia forza, sempre disponibile ad aiutarmi, comprensiva, intelligente. Abbiamo un rapporto così bello che prima di farne esperienza pensavo potesse esistere solamente nei film e nei sogni. Lei sa tutto, e mi aiuta il più possibile nei momenti del bisogno. Quando sono assieme a lei sto veramente bene, mi sento vivo, amato, fortunato. Riesco a dimenticare tutto ciò che mi provoca ansia e preoccupazione. Quando lei non è con me invece ne sento tantissimo la mancanza, e ultimamente riconosco di avere un problema a gestire questi momenti di solitudine, in cui provo quasi una sensazione di dolore. Ora come ora non riesco ad immaginare la possibilità di una vita senza lei.
E niente, adesso alterno momenti di serenità, quelli in cui sono assieme a lei o ai miei amici, a momenti di sconforto non appena rimango solo. Questo blog vuole essere una valvola di sfogo per la mia solitudine, per quei momenti in cui sento il bisogno di aiuto. Perché è vero che posso contare sulla mia ragazza e i miei amici, ma chi ha provato queste sensazioni sa che non si può scappare dal parlare prima con se stessi.
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Ho preso un appunto sul telefono. Riguarda la compagna di un amico che vedo poco, ma amo molto. È morta due anni fa, letteralmente da un momento all'altro. Ha lasciato lui e la figlia di un anno e mezzo. Erano tutti insieme quando è accaduto. Non mi era simpatica. Non la trovavo interessante né mi pareva molto dotata sotto il profilo umano, al contrario di lui. Non l'ho frequentata. L'ho solo vista. Eppure, per qualche ragione, alcuni brevi momenti che abbiamo condiviso sono dentro di me. Ogni volta che passo davanti al Colosseo, in via Celio Vibenna, guardo quel palazzo tutto arancione, secondo lei "magnificamente ristrutturato", e penso al giorno in cui lo abbiamo commentato dall'auto, diretti in stazione. Se cammino in via Urbana, non posso fare a meno di ricordare una sera in cui, per compiacerla, sottolineai che sentivo odore di shampoo nell'aria e mi rispose asettica che non poteva essere lei, perché non amava i saponi profumati. Dopo tanti traslochi è riemerso il suo libro di preparazione per l'esame Toefl, che non le ho più restituito e sta là che mi guarda. Quando metto la cravatta di lana rossa e nera che ho comprato a New York, la sento dire al mio amico "dovresti comprartene una", con il suo accento del nord, una sera di fine dicembre. Siamo "un milione di piccoli pezzi", spesso custoditi da chi ci conosce poco, non ci ha amato o ha solo incrociato il nostro cammino per sbaglio. Siamo frammenti inaspettati, segreti e, spesso, sepolti per sempre. Da qualche parte c'è qualcuno che si ricorda di noi, di un soffio di voce, di uno sguardo diagonale, di un avambraccio pallido, mosso con lentezza. È già molto, è già qualcosa. L'appunto l'ho preso di fretta, con una mano sola. Ho digitato "Sandra", ma il telefono ha scritto "s'andrà".
#ninoelesirene#ricordi#emozioni#vita#morte#post mortem#frammenti#racconti#letteraturabreve#amici#memoria
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BRIDGERTON
Bridgerton è una serie televisiva statunitense creata da Chris Van Dusen e prodotta da Shonda Rhimes, basata sui romanzi di Julia Quinn, ambientati nel mondo dell'alta società londinese durante la Reggenza inglese (Regency Era). La serie ha debuttato il 25 dicembre 2020 su Netflix. La serie, ambientata in una utopica Età della reggenza inglese, narra le vicende della famiglia Bridgerton: Lady Violet, i suoi quattro figli Anthony, Benedict, Colin e Gregory e le sue quattro figlie Daphne, Eloise, Francesca e Hyacinthe. Altra famiglia protagonista sono i Featherington, composti dalla madre Portia, Lady Featherington; suo marito, il barone; le tre figlie Philippa, Prudence e Penelope. Siamo nell’alta società londinese nella stagione in cui le giovani donne cercano marito e le madri sono in fermento, intente a trovare una buona sistemazione per le proprie figlie. Protagonista della prima stagione è Daphne Bridgerton che, al debutto nell’alta società, incontrerà il duca di Hastings, Simon, scapolo ambìto e amico di suo fratello Anthony. Per eludere politiche matrimoniali svantaggiose per entrambi, fingeranno di instaurare un legame ma ben presto scopriranno di essere profondamente innamorati l'una dell'altro. Tuttavia, sul loro amore incombe un giuramento che Simon ha fatto molto tempo prima a suo padre.
Parliamo di un altra serie che mi piace molto Bridgerton e una serie meravigliosa basata sui romanzi di Julia Quiin la serie e basata sul primo libro e sulla prima protagonista cioè Daphne, poi ci saranno altri 11 libri ogni libro parla della famiglia Bridgerton composta da quattro fratelli e quattro sorelle,in ogni libro c'è la storia di ogni fratello e sorella, il primo che come ho detto parla di Daphne e stata trasmessa su Netflx, ho adorato ogni singolo episodio devo dire che l'ho vista più di una volta, diciamo più volte perch�� adoro la serie, parliamo di un periodo molto antico e ambientato nel mondo dell'alta società londinese durante la reggenza inglese, parliamo di un periodo molto diverso da quello poche abbiamo oggi, ho adorato la serie non solo per i costumi che fin da quando ero piccola ho sempre adorato quel genere di costume, ma anche per la musica tra cui hanno preso alcune canzoni che conoscono tutti ed e stato fatto un remix rendendo le canzoni ancora più belle,adoro anche il fatto che sembra gossip girl però di quel periodo ecco invece della tecnologia venivano usate le lettere e il giornale, adoro come racconta le storie della società quel suo modo di fare come gossip girl infatti e stata la prima cosa che mi attirata la prima volta che ho visto la serie, ci sono anche intrigi e tanta passione decisamente tanto ma tanto sesso e posso dire che non guasta mai specialmente per il duca Hasting e il suo bellissimo fondo schiena vi posso dire che non vene pentirete, la storia e bellissima Dafne e una donna forte che sa sempre quello che vuole ci sono stati momenti dove sembrava una bambina ma devo dire che alla fine se le cavata alla grande, il Duca e pazzesco sembra un idiota ma alla fine fantastico non solo perchè e bellissimo cavolo e dannatamente sexy gli ormoni a mille tutte le volte che lo guardi anche se devo dire che anche gli altri personaggi non sono male, non solo lui diciamo che ci sono molti personaggi belli ho adorato anche il suo carattere come personaggi entrambi sono fantastici, un altro personaggio che mi piace tra tanti che ci sono e Eloise secondo me anche il suo libro sarà bellissimo adoro la sua forza, il suo voler cambiare il mondo il suo voler diventare una donna forte che non ha bisogno di un marito per andare avanti, mi piace davvero tanto, un altro personaggio che mi piace e anche Penelope non vedo l'ora di leggere anche la sua storia anche lei e molto interessante. La storia non e male anche se alcune cose ti fanno storcere il naso ma parliamo comunque di quel periodo dove la donna non era molto considerata anche se nella serie diciamo che c'è molto femminismo quindi posso dire che non e andata cosi male, le donne non sono delle stupide anzi sono delle donne forti che sanno quello che vogliono, anche se alcune volte seguono le regole di quella società come il dover per forza sposarsi e mettere al mondo dei bambini come se le donne sanno fare solo quello, quindi alcune cose sono non ma altre si, la storia romantica e pazzesca loro due insieme sono fantastici non solo come amici all'inizio che fanno un po ridere ma anche come fidanzati la chimica che c'era in loro due era pazzesca, ho adorato tutta la storia d'amore fin dal primo momento e posso dire che ci sono dei momenti di quel periodo specialmente il corteggiamento che avrei voluto che ci fosse anche adesso, so che sembra troppo antico ma a me e piace molto quel modo di fare meglio di adesso che alcuni lasciano davvero a desiderare comunque ogni puntata e molto bella devo dire che non posso dirne una preferita anche se c'è una scena ma non voglio farvi spoiler dove il Duca fa una dichiarazione cosi bella e romantica un momento davvero speciale che ti fa emozionare in un modo assurdo e cosi romantico quel momento. Netflix ha preso i diritti per gli altri libri quindi usciranno 11 stagioni e devo dire che non vedo l'ora di guardare la seconda stagione sono davvero curiosa, un giorno spero di comprare tutti i libri e di leggerli specialmente il primo libro infine vi consiglio di guardarla su Netflix perchè merita davvero tanto.
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Riflettevo sull'ask che ti hanno fatto che diceva che i videoclip di Ermal fanno fatica a raggiungere anche solo le 500 mila visualizzazioni e anche quello di sanremo ne ha poche in confronto alle altre canzoni di quest'anno (anche rispetto a chi è arrivato più basso in classifica, ovviamente). È vero. Io sto notando un'altra cosa ultimamente, ovvero che Ermal sta perdendo successo e attenzione e la cosa mi spaventa un po'. Da grande fan, mi dispiace tantissimo dirlo ma se guardi Ticketone, i palazzetti del tour che dovrebbe partire tra pochi mesi sono praticamente vuoti. Ha venduto davvero pochissimi biglietti. E no, non credo assolutamente sia per colpa del covid perché molti altri hanno annunciato tour e la gente ha preso comunque biglietti. Non solo I Maneskin che hanno già quasi tutto sold-out, ma molti altri artisti se guardi. Io stessa ho comprato biglietti per concerti, tanto mal che vada o vengono spostati o comunque c'è il rimborso, quindi non è un problema per me. Detto questo, credo che magari una parte del problema si possa attribuire al covid perché per qualche motivo molta gente non se la sente di comprare biglietti -e lo capisco- ma non è solo questo, certamente. Ho una brutta sensazione e temo che il tour dei palazzetti verrà o posticipato di un anno o annullato perché ha venduto troppo poco... eppure la promozione quest'anno l'hanno fatta benissimo per ogni singolo (tutto l'hype per No Satisfaction, Sanremo, e gli ologrammi in stazione!)... certo, a mio personale parere i singoli sono stati scelti malissimo. Fare uscire una cosa così strana e diversa come No Satisfaction dopo due anni di pausa non ha avuto alcun senso. Agli occhi dei non fan ha dato l'idea che fosse cambiato il suo stile di musica e credo che abbia generalmente allontanato piuttosto che avvicinato a lui. Anche "Uno", carina e allegra per carità, ma vogliamo mettere qualcosa di più profondo e bello? Ne aveva tante tra cui scegliere che non fossero canzonette allegre ma leggere
In ogni caso sono preoccupata😢
Proverò ad andare con ordine cercando di rispondere a tutte le cose di cui hai parlato nell'ask.
Partiamo dalla questione dei concerti nei palazzetti. Non ho controllato come sono messe le vendite, quindi mi fido di quello che mi dici tu e sicuramente non intendo attribuire tutta la colpa delle vendite basse alla pandemia, ma secondo me c'entra più di quanto immagini.
Il problema di fondo nel tour nei oalazzetti secondo me è che è stato organizzato con troppo anticipo. Io per prima non avrei mai preso il biglietto a dicembre 2019 (appena annunciate le date) se non me lo avessero regalato, mi rifiutavo categoricamente di comprare un biglietto con così tanto anticipo. Poi c'è stato Natale e quindi il biglietto l'ho avuto comunque perché mi è stato regalato, ma non per mia scelta diciamo.
Ora io non dico che tutti debbano pensarla come me, anzi ci sono persone che non hanno minimamente pensato al fatto che il tour fosse annunciato con estremo anticipo e hanno comprato i biglietti tranquillamente. Il mio discorso era solo per far capire che il fatto di annunciare delle date con troppo preavviso può avere lo stesso effetto di annunciarle con poco preavviso, ovvero mettere le persone nella condizione di non comprare i biglietti.
La pandemia però secondo me ha influito molto sulle vendite e l'ha fatto anche in correlazione al discorso che ho appena fatto. Sempre usando me stessa come esempio, ti dico molto onestamente che prima che il biglietto mi venisse regalato io avevo detto che avrei aspettato almeno fino a marzo 2020 (ovvero un anno prima rispetto a quelle che dovevano essere le date originali del tour) per comprare il biglietto. Poi lo avrei comprato senza dubbio perché era un concerto a cui volevo partecipare ma volevo almeno aspettare che mancasse un anno alla data del live (che già mi sembra un tempo abbastanza ampio). Mettiamo caso che quel biglietto non mi sia stato regalato è che io mi sia attenuta al mio piano originale, quindi arriva marzo 2020 e decido di prendere il biglietto per il concerto di Ermal. A marzo 2020 però arriva anche il covid, e sempre a marzo 2020 iniziano a rinviare i concerti già programmati o addirittura ad annullarli (ancora non mi è andato giù il fatto che io abbia dovuto rinunciare al concerto di Avril Lavigne dopo che la mia amica si era ammazzata per prendere i biglietti). A quel punto, con un virus che si diffonde alla velocità della luce e tutti gli eventi che vengono annullati o rimandati, un clima di instabilità che non si vedeva da tempi immemori, dubito che mi sarei presa il rischio di acquistare il biglietto per il concerto di Ermal. Anzi, non dubito, so che è così perché proprio in quel periodo volevo acquistare i biglietti per altri concerti che mi interessavano e alla fine non ho più comprato niente.
Questo non vuol dire che tutti abbiano ragionato come me, che tutti si siano fatti condizionare dalla situazione in cui viviamo o cose del genere. Sicuramente nel mezzo ci sono tante persone che hanno deciso di non acquistare i biglietti per il concerto di Ermal perché magari hanno perso interesse nel suo modo di fare musica o semplicemente in lui come artista, però penso che il troppo anticipo con cui questo tour è stato annunciato e la pandemia che è arrivata subito dopo abbiano avuto un grosso impatto.
Parlando di possibili annullamenti o ulteriori rinvii, io presumo che il tour verrà rinviato, magari non di un anno ma almeno di qualche mese. È vero che in teoria a dicembre gran parte della popolazione dovrebbe essere già vaccinata (nella mia regione ad esempio da metà giugno apriranno le prenotazioni per l'ultima fascia d'età - 16/29 anni - quindi è verosimile pensare che entro dicembre si possa aver raggiunto una buona percentuale di persone vaccinate) e quindi dovrebbe essere più sicuro poter riprendere gli eventi anche nei luoghi al chiuso e senza preoccuparsi troppo delle distanze di sicurezza. Però non possiamo averne la certezza e la situazione secondo me è ancora troppo instabile per poter pensare di fare eventi simili in totale tranquillità.
Concordo con te sul fatto che la promozione sia stata fatta nel modo giusto per tutti i singoli che sono usciti fino adesso e in parte concordo anche sul fatto che la scelta dei singoli non sia sempre stata accurata, in particolare parlo di "No Satisfaction" (che ormai lo sanno pure i sassi che non mi piace).
Ma per quanto riguarda "Uno" in realtà penso che sia il singolo adatto per questo periodo. Ha delle sonorità che mi ricordano l'estate e sinceramente come singolo estivo, e quindi magari destinato ad avere più trasmissione radiofonica e più popolarità, preferisco una canzone simile che non qualche altra canzone più bella e profonda che onestamente mi darebbe fastidio vedere tra le mani dei locals.
Nulla contro i locals ci tengo a specificarlo ma se come nuovo singolo avesse scelto qualcosa come stelle cadenti o non bastano le mani, che sono canzoni a cui io mi sento particolarmente legata, mi avrebbe infastidita parecchio. Preferisco la scelta di una canzone più leggera e che per quanto mi piaccia non considero tra le mie preferite. Con le canzoni ho un po' questo istinto di protezione per cui quelle che mi piacciono di più vorrei anche che rimanessero quelle meno conosciute.
Per concludere tutto questo discorso, capisco la tua preoccupazione ma dall'altra parte ti dico anche che se il calo di popolarità di Ermal è dovuto a dei fan che si sono distaccati da lui forse è meglio così. Non che io gli stia augurando di rimanere senza fan, però se si sono distaccati forse non erano così fan o almeno non lo erano più e quindi è giusto che ognuno vada per la propria strada.
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kid a e io, un post a punti.
@soggetti-smarriti mi ha chiesto, mesi fa, di scrivere qualcosa riguardo al ventesimo anniversario dell’uscita di kid a. essendo che la vita vera è un po' frenetica in questo momento, riesco a mettermici davvero soltanto adesso. spero mi perdonerete.
(in realtà ho preso in mano il pc con l'idea di scrivere un post sulle tre fasi del mio pormi verso lebron james, però un po' il senso di colpa verso massimone che mi chiede le cose, un po' il fatto che scrivere dei radiohead mi piace sempre un sacco, un po' che non so a quanti possa interessare un post scritto da me su lebron james, o un post scritto da me in generale, o -aspetta- un post scritto da me sui radiohead mio dio cosa sto facendo? perché sto perdendo tempo e facendo perder tempo alla gent
e insomma, kid a.
kid a è uscito vent'anni e passa fa, ma facciamo finta che l'anniversario sia oggi, che a ottobre fa anche un bel freschetto simpatico, vuoi mettere con dicembre che ti alzi, ti lavi al gelo con la stufetta puntata in faccia, cammini fino all'auto in preda all'unione di freddo e sonno, la peggior combinazione che poss
e insomma, dicevamo, kid a.
questo è un post a punti, assolutamente casuali, che racconta delle cose sparse su me e quel disco:
-kid a esce che ho 17 anni e me lo fa ascoltare per la prima volta in assoluto la mia amica milena, che è la stessa che mi ha passato the bends e ok computer. lo ascolto in corriera, andando a scuola, in mezzo alle chiacchiere dei tizi che mi circondano.
(il dialetto veneto, in certe frazioni di campagna che attraversavamo per arrivare alla città dove frequentavamo le superiori, è fatto di zolle e nebbia; quando, come capitava secondo la moda di quei tempi, era incapsulato in giubbotti catarinfrangenti della energie, buffalo alte dieci centimetri e capelli acconciati in spuntoni ritti e lucidi, offriva un immaginario desolante di discoteche di domenica pomeriggio in mezzo al nulla come massimo della vita)
(immaginario che, come il lettore attento capirà, non ha fatto altro che rendere ancora più efficace la creazione di un mondo estraneo e alien(at)o da parte dei cinque tizi della band + il produttore).
è straniante, e al primo colpo ci capisco poco. a parte idioteque, idioteque è una bomba ed è immediatamente la mia preferita del disco;
-idioteque peraltro scopro che è costruita a partire da un sample, e a 17 anni storgo un po' il naso (che è già grande di suo, per cui non è un bel vedere), perché insomma, noi non vogliamo i sample, noi vogliamo che tutto sia originale e suonato e
poi scopro che il sample è una roba che in originale son cinque secondi su un brano sperimentale di venti minuti presi a cazzo, e allora va benissimo uguale raga;
-kid a è uno dei due motivi per cui non presto mai cd da vent'anni (oddio, negli ultimi cinque o sei nessuno ha mai più domandato un cd in prestito, perché non usate più i cd, ma ci siamo capiti). l'altro motivo è italian rum casusu cikti.
in entrambi i casi cd che adoro, in entrambi i casi cd che ho prestato, in entrambi i casi cd che mi sono tornati indietro con la confezione distrutta e, in un caso, col cd stesso pieno di righe sotto, che suonava uguale senza saltare, ma comunque.
in entrambi i casi, manco mi è stato chiesto scusa per averli ridotti così. e allora andate a fanculo e i cd ve li comprate;
(uno dei due tizi ad avermi trattato male i cd era uno scout. vedi a ritenere accettabile la prospettiva di stare per settimane senza bidet in montagna cosa si finisce a fare?)
-in kid a thom yorke comincia a usare la voce in maniera diversa, e non tornerà mai più a farlo come nei dischi precedenti. ammettiamolo, è un po' un peccato;
-ho sempre considerato kid a e amnesiac come lo stesso disco. fa tutto parte delle stesse sessioni in studio, è materiale inciso contemporaneamente e loro stessi all'uscita di kid a hanno sostenuto che, se alla gente fosse piaciuto il disco, avrebbero fatto uscire altro da quelle registrazioni dopo pochi mesi. come in effetti è successo. volendo quindi considerare tutto come un'opera unica, la mia canzone preferita del lotto è i might be wrong, che oltre a essere una canzone della madonna è anche, curiosamente, una delle pochissime canzoni dei radiohead ad avere un testo particolarmente ottimista.
(poi magari invece mi sbaglio io e parla di quando di notte ti alzi per andare in bagno e ti devasti il mignolo sullo spigolo del letto. però la porta della camera è dalla tua parte del letto, quindi sarebbe impossibile devastarsi un piede per andare in bagno, dato che il letto te lo lasci semplicemente alle spalle. è un mistero, oh. però il dolore serve a questo, ad affrontare l'impossibile);
-le ore passate a guardare il libretto nascosto sotto la plastica porta cd. che mi pare che nelle successive ristampe manco lo avessero messo dentro (fai i miliardi e vai a risparmiare su un booklet, pfffff). le pagine traslucide. le immagini cattive, che altro che le copertine dei dischi metal dei miei amici. il personaggio che pensa "amok" e chiaramente è koma al contrario dai, anche perché
-per un bel pezzo sono stato estremamente convinto che kid a fosse un concept album sulla morte, su cosa succede all'anima dopo che si muore e sulle conseguenze della morte di una persona cara su chi resta. uno dei miei primi contributi sul forum che frequentavo all'epoca (che belli i forum, quanto mancano i forum) fu un pezzo lunghissimo su questa cosa, analizzando canzone per canzone;
-in una recensione del disco, segnatamente in una frase riguardante how to disappear completely, avevo letto l'espressione "chitarre sognanti", che un po' mi aveva fatto ridere perché chiaramente è la frase di chi non sa definire qualcosa e allora si butta sul poetico. tuttora quando devo parlare di una canzone e non so cosa dire lancio là un bel chitarre sognanti come inside joke. ma essendo un inside joke tra me e il me stesso 17enne lui non ride mai, con la storia che lui esiste solo nel 2000, sto stronzo. comodo così;
-how to disappear completely prende il titolo da un libro. la mile mi aveva regalato il libro. anni dopo gliel'ho prestato perché voleva farlo leggere al suo ragazzo. poi si è lasciata col suo ragazzo è non ho più riavuto indietro il libro, che aveva lui. il libro è, quindi, scomparso completamente;
-i radiohead in quel periodo avevano questa cosa curiosa di fare i tour dei dischi prima dell'uscita dei dischi stessi. quindi io li ho visti nel 2001, pochi mesi dopo l'uscita di kid a, ma era il tour di amnesiac. io e la mile siamo andati a mestre una mattina, saltando scuola, e abbiamo comprato i biglietti (82 mila lire, porca zozza) in un negozio di dischi in una via laterale di piazza ferretto. quel negozio di dischi non esiste più. non esistono più neanche le lire. il concerto dei radiohead del 2001 invece è inciso a fuoco nel mio cuoricino (oltretutto è stato il mio primo concerto in assoluto), e rimane probabilmente il momento di musica dal vivo più bello della mia intera vita finora. ma ne ho parlato fin troppe volte, quindi taglio corto.
però ecco, lasciatemi ripetere che ho messo io le batterie per fare il bootleg che trovate in internet, dato che il tizio che lo doveva fare (l'admin e creatore di un forum dell'epoca sui radiohead) era rimasto senza. quindi evviva me;
-uno dei due tizi con cui siamo andati al concerto di verona sperava di sentire creep. pffffffffffff.
-kid a, nel tempo, l'ho sentito un sacco.
-con la mile adesso invece ci sentiamo poco, giusto un paio di volte l'anno. però lei sa che le voglio bene uguale.
non rileggo. perdonate gli errori e le ripetizioni.
spero di scrivere qui sopra più spesso.
ve vojo ben.
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Da Dicembre ho iniziato a scrivere poesie. Di colpo ho aperto delle note vuote sul cellulare e ho scritto qualcosa. Non ci avevo mai provato seriamente, prima erano al massimo filastrocche fatte per gioco o cazzatine sparse qua e là. Poi è arrivato questo giorno, ero sulla sabbia, controvento, e ho scritto. Ora sono a circa 40. Le ho fatte leggere a sole 3 persone. Non perché me ne vergogni, ho superato questo mio limite di non far leggere le cose che scrivo. Ho 28 anni. Prendetemi un po' sul serio. Tutti voi (o almeno intorno a me) scrivete commenti imperiosi, fate recensioni senza spina dorsale, vi prodigate a far uscire l'ego da tutti i pori. Perché non dovrei scrivere senza essere preso sul serio? Superato questo limite mi sono accorto che in realtà non importa granché. È tutto un generale sticazzi. Scrivi piccoli racconti? Sticazzi. Scrivi poesie? Sticazzi. Dall'ipersensibilizzazione alla desensitizzazione.
Di quelle 40 non so se qualcuna si salva. Sono sfoghi. Parlo di catene, di rigurgiti emotivi, di tossicità sentimentale. Sono veraci e disilluse. Il commento più strano che ho ricevuto è stato "Gi ma parli sempre di catene? Puoi scrivere anche di cose più felici.". Un commento che mi ha fatto capire un po' di cose sull'indifferenza di questa persona e sul suo "perché sei così?". Poi ho scritto una poesia felice. Il suo commento "ah vedi? Molto meglio". L'ho riletta. Mi ha fatto schifo. L'ho tenuta. Ho continuato sulla vecchia tematica.
Non capisco perché non l'abbia fatto prima. Forse non ne sentivo l'esigenza o perché non riesco a fare autovalutazione di quelle poche parole o perché le scrivo di getto e nel mio immaginario, quello che scrive poesie, ci mette anche settimane per comporne una. Ecco. Queste non sono composizioni. Sono tipo le cipolle in agrodolce. Tagli, metti insieme nel barattolo, fai bollire, mangi. Fatte al momento perché hai preso troppe cipolle e non sai che fartene. I miei eccessi d'empatia finiscono lì. Nelle note vuote. In quelle 40-50 parole. Forse è un buon modo per sentirmi mangiato da me.
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Oggi vi racconto un po' di me.
Questa foto l'ho fatta finito l'allenamento giornaliero ed essermi pesato qualche giorno fa. In questo ultimo mese e mezzo ho totalizzato una perdita di 5 kg. Io ho sempre vissuto un complesso con me stesso e con la mia forma fisica. Mi sono sempre sentito inadeguato e a disagio ogni volta che mi guardavo allo specchio. É stato un anno decisamente difficile, in cui ho preso peso arrivando a 90 kg. Da dicembre quindi ho deciso di mettermi sotto prima con l'alimentazione, mangiando sano e concedendomi pochi sgarri, e da un mese e mezzo sto cercando di rimettermi in forma al meglio. Da un mese e mezzo ho cominciato a fare anche terapia per la gestione dell'aggressività e dei cambi di umore.
Questo forse è il periodo in cui mi guardo e mi sento orgoglioso di ciò che sto mettendo su. Il primo periodo della mia vita in cui mi sento in armonia con tutto ciò che mi circonda e non debba creare castelli di sabbia in cui accettarmi, ma mi sento profondamente immerso in ciò che é la mia vita. Adesso però é importante non mollare e continuare.
Solitamente non condivido sta roba e questo genere di cose, ma ti garantisco, a te che stai leggendo e stai passando un periodo di merda: Tutto passa, ma devi volerlo far passare. Sii il protagonista e scultore di te stesso e della tua vita, senza mai perdere la voglia di fare e di lasciarti anche sorprendere.
-Guopò
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Il 2020 sta per giungere al termine. Mancano tre giorni e ce lo lasceremo alle spalle.
È tempo di tirare le somme, come ogni anno. Quest'anno non potremo andare nella nostra amata Civitella, non potremo correre sotto la neve e non potremo passare ore al bar da Salvatore. Quest'anno non potremo brindare insieme. Quest'anno il 31 dicembre lo passerò guardando il concerto speciale di fine anno dei Bangtan, che sono stati una costante. Che non mi hanno fatta mai sentire sola. Che sono diventati così tanto importanti.
Quest'anno è stato strano, è stato folle sotto ogni punto di vista. Ho vissuto a Glasgow, ho rischiato l'esaurimento nervoso, mi sono interfacciata con responsabilità nuove, sono tornata in Italia, ho trovato un lavoro, sono tornata nello Scoutismo, ho perso una persona a me cara e davvero importante, ho provato a restare in piedi nonostante quel bisogno costante di fermarmi (riuscendoci bene o male), ho finalmente compreso chi ho intorno e ho smesso di avere paura di scegliere.
Ho smesso di avere paura del futuro, ho smesso di avere paura delle incertezze, ho smesso di avere paura di ciò che mi portavo dentro. L'anno a Glasgow è stato la mia rinascita, è stato una finestra spalancata, è stato quello che aspettavo da troppo tempo.
E a me sembra di aver vissuto due vite nel giro di dodici mesi. Assurdo. Totalmente assurdo.
Sono molto soddisfatta di me e della strada che ho fatto. Degli obiettivi che ho raggiunto. Delle decisioni che ho preso. Delle cose che ho capito. E anche delle cazzate che ho fatto.
Ma sono anche insoddisfatta di alcuni aspetti. Aspetti che questa pandemia ha condizionato, aspetti che mi hanno lasciata con un retrogusto amaro in bocca, aspetti di me che non ho ancora migliorato.
Il primo gennaio duemilaventi ho aperto gli occhi e mi sono detta che avrei dovuto essere leggera come quella notte, che avrei dovuto vivere al massimo e senza darmi dei freni da sola come quella notte e ce l'ho fatta. Ho lasciato che dalla mia testa si togliessero molti pesi e ho fatto cose sciocche e folli e cose sensate e responsabili.
Quindi caro 2021 ti attendo, cosa accadrà non lo so però ora so chi sono e chi voglio continuare ad essere.
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Okay, proviamoci.
Ho una paura tremenda, ma scrivo lo stesso, perché scrivere aiuta, da la possibilità alla mente di liberarsi di quello che la tormenta, almeno per un po'.
Per cui davvero, proviamoci Giulia, lui non può farti nulla finché tu sei ancora sveglia. Non può farti niente e non ti farà niente, proviamo a crederci... proviamo.
In una delle notti di dicembre, per essere più precisi, il 15 dicembre 2019, io ho sognato una figura che, per come la vedevo, assomigliava al diavolo, a Satana: volto scarlatto, due grandi corna scure ai lati della testa, e molto possente, con due grandi ali nere dietro la sua schiena; in qualche modo però, ero convinta che non poteva essere lui, perché se Dio non scende sulla terra a preoccuparsi di ciò che facciamo, che motivo avrebbe avuto il diavolo per recarsi a casa mia ad occupare di me?
È entrato dalla porta di ingresso, come se fosse un ospite, e mi ha aiutata ad alzarmi dal divano; ci siamo seduti a tavola e io gli ho offerto un bicchiere d'acqua, del cibo, e gli ho medicato una ferita che aveva sull'addome: ho fatto di tutto perché stesse il meglio possibile, mi spiaceva che quella creatura soffrisse.
Ad un certo punto, lui mi ha parlato... e credetemi, o non credetemi, come preferite, quelle parole mi risuonano ancora nella testa, ogni giorno, ogni ora, ogni secondo, perché sembravano talmente reali da provenire da una persona vera, e non da un'immagine idealizzata dalla mia mente.
《Giulia, mia cara, io sono qui per dirti che tu purtroppo devi andartene via, perché dentro di te ci sono mostri davvero troppo grandi; per quasi vent'anni tu sei stata unicamente un peso, che sia fisicamente che letteralmente si è allargato sempre di più. Lo capisci? A me spiace dirti queste parole, ma devo portarti via. Sulla terra sei solo un peso.》
Mi ha accarezzato la guancia, come se le sue parole potessero ferirmi; in realtà io non lo stavo veramente ascoltando... io volevo solo che lui stesse bene, perché lo vedevo triste, e non sopportavo l'idea che potesse stare così male. Ma lui non aveva ancora finito:
《Giulia. Tu, il 26 dicembre, alle ore 19 e 07, subito dopo aver parlato con il tuo ragazzo, andrai nello sgabuzzino e ti berrai mezzo litro di candeggina, mischiata con amuchina. Ci metterai cinque minuti a morire, te lo assicuro, e poi sarò io a prendermi cura di te.》
A quelle parole mi sono svegliata di colpo, urlando. Tremavo fortissimo, e sudavo freddo. Ho preso il telefono per chiamare mia madre che dormiva nell'altra stanza, ed erano le 3 e 07 del mattino.
Dopo quel sogno mi sono fatta cambiare farmaci: a quanto pare, secondo il mio psichiatra era lo xanax a provocarmi quegli incubi. Ma si sbagliava. Lui infatti è tornato. È tornato altre volte.
L'ho sognato il 20 dicembre: abbiamo passeggiato per il soggiorno senza dire assolutamente nulla, e poi lui mi ha riaccompagnata a dormire; quando mi sono alzata la mattina seguente, ero girata al contrario.
Il 26 dicembre non ho fatto ciò che mi ha chiesto. Mi sono tenuta lontana dallo sgabuzzino e ho ascoltato musica tutto il giorno per evitare di pensarci, anche se nella mia testa le Sue parole erano come una cantilena, non mi lasciavano più.
L'ho sognato successivamente, la notte del mio compleanno. Ho sognato di camminare, e di andare dritta contro lo spigolo del muro di casa mia, iniziando a picchiare la testa, sempre più forte.
E ad un certo punto lui è comparso, e ha iniziato ad urlare:
《Dovevi fare come ti avevo ordinato! Dovevi morire il 26 dicembre, perché così era stato deciso! Ma ora non preoccuparti! Ci penserò io a te! Tu non supererai la primavera, mia cara! Ti ammazzerò io! E ora, sbattila più forte quella testa, non vedo ancora il sangue! 》
Le sue urla mi stavano lacerando, la sua mano ha preso la mia testa e mi ha spinta contro lo spigolo, e nel sogno faceva male, nel sogno volevo urlare, ma non ci riuscivo, non potevo fare assolutamente niente.
Quando mi sono svegliata, per un sobbalzo, non so per che cosa, ero davvero davanti allo spigolo, stavo davvero picchiando la testa contro al muro.
E nulla, lui ritorna, ogni singola notte, nonostante i sonniferi, nonostante le medicine diverse... lui torna e mi dice che mi ucciderà, che non arriverò al 21 marzo, che nessuno mi vuole... cose così.
So che è difficile da credere, e io non vi chiedo assolutamente di farlo, perché non ci crederei nemmeno io se qualcuno me lo raccontasse. Avevo solo bisogno di scriverlo, perché sono veramente sfinita. E forse se lo scrivo qui, mi lascerà un po' in pace.
Chiedo ancora scusa per la lunghezza del testo, per eventuali errori, se vi ho impressionati, per tutto... io ora sto piangendo. Almeno io sto un po' meglio.
Vi voglio bene, grazie.
-Giulia ( @stupid-exaggerate )
#sfogo personale#post sfogo#frasi sfogo#scusate lo sfogo#sfogo mio#momento sfogo#diavolo#satana#sogni#interpretazione dei sogni#citazioni sogni#frasi sogni#sogni appesi#sogni strani#frasi con significato#significato sogni#mi faccio paura#paura del futuro#paura di soffrire#paura#paura di me#non voglio che muoia#non voglio pensare#non voglio più soffrire#non voglio stare male#non voglio vivere#ho bisogno di affetto#ho bisogno di staccare#ho bisogno di sfogarmi
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Sono un professore d'arte, di circa 44 anni, e sto scrivendo questa lettera per coloro che hanno un amico, quindi per tutti.
Oggi è il 19 dicembre, ed il 19 dicembre di vent'anni fa, a quest'ora, ero in auto, parcheggiato fuori dai cancelli di casa della mia ragazza.
Stavo contando le gocce di pioggia sul finestrino in attesa che arrivasse.
Ricordo che la temperatura segnava due gradi, e la cosa che più mi scaldava non era l'aria condizionata della mia macchina, ma il pensiero che presto, molto presto, avrei visto la mia meravigliosa fidanzata correre sotto la pioggia, salire in macchina coi capelli bagnati ed il giubbotto congelato, con la punta del naso rosso e le guance fredde, ed io l'avrei stretta forte, tra le mie braccia, l'avrei coccolata con le mie carezze, coi miei baci.
E avrei spento la radio per poi farle il solletico; non esisteva canzone più bella della sua risata.
Ed in vece, ragazzi, le cose andarono diversamente.
Perché lei si avvicinò lentamente alla mia auto, senza correre, protetta da un ombrello.
Non portava mai un ombrello.
E si rifiutò di salire, obbligandomi ad abbassare il finestrino.
«tra noi è finita», «Io non t'amo più», «la colpa é mia, non tua».
Ricordo ancora il suo sguardo vuoto, privo d'amore, privo di interesse mentre mi guardava.
Ricordo che scesi dall'auto e aspettai sotto al temporale per molto tempo, nella speranza che tornasse da me, ricordo le mie lacrime bollenti mischiate al nevischio, ricordo che piansi tanto, fino a non avere più la voce, e quando mi rimisi in macchina avevo i capelli bagnati, il giubbotto congelato, la punta del naso rosso e le guance fredde.
E lei non ci sarebbe stata a scaldarmi coi suoi baci, con le sue carezze.
La nostra relazione durava da più di sei anni, e lei le pose un punto in meno di sei secondi.
All'epoca avevo poco più di 24 anni, e mi ero appena laureato all'accademia di belle arti.
Ma una laurea non poteva aggiustare il mio cuore rotto.
Da quel giorno smisi di uscire, spensi il cellulare, mi chiusi in camera e mi nascosi tra le coperte del mio letto.
Mi sembrava che il mondo avesse perso colore; ogni cosa era diventata un guscio duro e pesante ed io non ce la facevo più.
Era diventato difficile fare ogni cosa, soprattutto le più semplici, come alzarsi, fare colazione, guardare un po' di TV, fare due passi ... perché era proprio quando entravo nel quotidiano che la sua l'assenza si faceva sentire maggiormente.
Persino bere il caffè divenne impossibile, perché il suo colore scuro mi ricordava i suoi occhioni.
Dopo due intere settimane passate a letto, qualcuno bussò alla mia porta, e nonostante io non risposi, con un cigolio, qualcuno entro nella stanza.
Era Thomas, il mio migliore amico, il mio fratello mancato.
Io e lui ci conoscevamo dalla prima media.
Thomas, coi suoi riccioli color sabbia e la sua spruzzata di lentiggini sul naso, era l'unico in grado di capirmi.
Buttò sul pavimento una pila di vestiti che occupavano la sedia della scrivania, e ci si sedette sopra.
I suoi occhi verdi mi fissarono a lungo, finché, all'improvviso, disse:«Bello, é ora di alzare il culo da questa merda e riperdere in mano la tua vita».
E così, Thomas passò tutto l'inverno con me; mi faceva visita quattro volte a settimana, mi ascoltava, mi lasciava sfogarmi senza giudicarmi, criticarmi o sbuffare.
E quando dico "sfogarmi" intendo che ascoltava tutte le mie lamentele, tutti i miei frigni, tutta la mia collera e tutta la mia rabbia.
Un giorno mi disse «Bello, inizia a fare ordine. Incomincia dalla tua libreria, dal tuo armadio, e per finire riordina tutta la stanza. Poi inizierai a fare ordine anche fra i casini della tua vita. Ma da qualche parte dovrai pure iniziare, no?»
Ecco, Thomas era così.
Era superiore a me, di un'intelligenza fuori dalla norma, laureato con lode nello stesso periodo in cui mi laureai anche io.
È da quando avevamo 12 anni, dalla prima volta che lo vidi, che capii che non sarei mai stato come lui. Lo ammiravo, era il mio eroe, il mio mito.
Dopo circa due mesi tornai ad uscire il pomeriggio, e qualche volta persino il sabato sera, tornai ad ascoltare la mia musica senza pensare costantemente a lei, tornai a ridere senza avere l'amaro in bocca dopo.
Certo, continuavo a pensare che il mondo facesse schifo, che l'amore facesse schifo e che io facessi schifo, ma non mi sentivo più solo.
Era come se le cose avessero smesso di precipitare e schiantarsi al suolo.
Anche gli amici della compagnia mia e di Thomas vennero a trovarmi, consolandomi a modo loro; c'era chi mi prestava un videogioco e chi invece mi consigliava un film perché "mi avrebbe fatto sentire meglio".
In primavera, le ferite che facevano bruciare il mio cuore stavano cicatrizzando lentamente.
Thomas continuava a venirmi a trovare quattro volte a settimana, mi faceva parlare di tutto e di niente; condividevamo spesso il silenzio.
Quell'estate, fu l'estate più bella della mia vita.
Io ed i ragazzi facemmo talmente tante cose da tappezzare un'intera parete di camera mia con foto, da pensarci e sentirmi ubriaco.
L'ultima sera d'agosto, andammo alla festa più grande dell'anno, che si teneva ad un'ora di distanza dalla nostra città.
Ballammo tutta la notte, cantammo a squarciagola ogni canzone, respirammo a pieni polmoni quell'aria ancora impregnata di sale, di mare, di caldo.
Risi fino ai crampi allo stomaco. Per la prima volta mi sentii nuovamente vivo, pieno di sogni, speranze, con una gran grinta che mi scorreva nelle vene.
Mi portò a casa Thomas, nonostante avessi bevuto solo due bicchieri di vodka in quanto volevo ricordarmi perfettamente ogni colore, ogni profumo, ogni parola, ogni emozione.
Arrivammo a casa mia sulle sei del mattino. Mentre mi slacciavo la cintura Thomas mi diede una pacca sulla spalla «Sono felice che ti sia ripreso, bello!». Ricambiai la pacca «Merito tuo, fratello. Grazie» gli dissi, mentre scendevo dall'auto.
Quando mi stesi sul letto, non riuscivo a prendere sonno.
Non avevo mai ringraziato Thomas per tutto l'appoggio che mi aveva dato.
Cazzo, mi aveva letteralmente salvato dal mio dolore, la sua presenza scacciò i demoni dalla mia testa, la sua disponibilità nell'ascoltarmi mi aveva dato il coraggio di tornare a lottare per vivere la mia vita al meglio.
Chiusi gli occhi, promettendomi che l'indomani l'avrei ringraziato di tutto.
Vedete ragazzi, io e Thomas vivevamo a sei minuti di distanza.
E ancora una volta Thomas mi ha insegnato qualcosa; anche aspettare più di sei minuti, può essere troppo tardi.
Quel giorno m'alzai alle due di pomeriggio, con mia madre s accasciata al muro, seduta sulle piastrelle del pavimento in cucina, col corpo scosso da fremiti, con una mano sulla bocca singhiozzante e l'altra che stringeva forte il cellulare.
Era la mamma di Thomas. Stava dicendo «Mio figlio é morto», stava gridando «L'ho trovato due minuti fa in garage.»
Thomas si impiccò nel garage di casa sua, dopo avermi portato a casa quella mattina.
Thomas. Il mio Thomas.
Ragazzi, solo allora mi resi conto che non solo non avevo mai ringraziato abbastanza Thomas per tutto ciò che aveva fatto per me, ma non gli avevo nemmeno chiesto come stava.
Quell'inverno non gli domandai mai come andavano le cose con la sua Denise, convinto che la sua relazione stesse procedendo a gonfie vele, ignaro del fatto che lei aveva tradito lui.
Non gli domandai come mai avesse così tanto tempo libero da dedicarmi, non gli domandai mai cosa pensasse mentre i suoi occhi verdi si facevano freddi quando fissava impassibile fuori dalla mia finestra.
Non gli domandai mai della sua famiglia, se sua madre aveva trovato lavoro e se continuava a litigare con suo padre.
Scoprii solo dopo la sua morte che si erano divorziati quell'inverno.
Fui troppo preso dal mio dolore, per preoccuparmi anche del suo.
Eppure, Thomas riusciva perfettamente a mettere da parte il suo dolore per me.
Fui così egoista a pensare solo a me stesso, alla mia relazione, fui così preso dalle mie ferite che divenni cieco per le sue.
Perciò, ragazzi, se avete un amico, diteglielo adesso.
Diteglielo adesso quanto sono importanti per voi.
Diteglielo adesso quanto significano per voi.
Non lasciate che il vostro dolore vi renda ciechi, sordi e muti per quello altrui.
Prendetevi cura delle persone a cui volete bene, siate presenti nelle loro vite.
Sono passati quasi vent'anni dall'ultima canzone che io e Thomas cantammo assieme, dall'ultimo viaggio in macchina coi finestrini abbassati e l'aria bollente d'agosto che ci schiaffeggiava la faccia, dall'ultima corsa sulla sabbia bollente per tuffarci in mare, dall'ultima nostro selfie, per di più mosso, perché non riuscivamo a smettere di ridere.
Sono passati quasi vent'anni dal suo suicidio, e mai, mai, mi perdonerò per non avergli detto «grazie», per non avergli detto «Fratello, e tu come stai? A cosa pensi prima di addormentarti? Per quale sogno stai combattendo? Come ti senti ? Ho voglia di ascoltarti, parlami di qualcosa, qualcosa di tuo».
Amate i vostri amici, amateli ora, non lasciateli andare a casa senza avergli detto quanto bene gli volete, perché potrebbe essere troppo tardi.
-Alessia Alpi, scritta da me.
(-Volevoimparareavolare on Tumblr.)
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Non riesco a capire cosa sta succedendo ma non posso creare una nuova pagina su Instagram
Sono arrabbiata ma spero che possa risolvere il problema un po' poi tardi che ho tanti progetti da realizzare online. Infatti, non ho mai voluto fare qualcosa di serio su internet ma penso che il momento sia finalmente arrivato. Visto che il mio esame l'ho il 3 dicembre voglio pubblicare qualcosa ogni giorno per tenere traccia del progresso.
Il problema principale però è l'altro esame, cioè il francese che ho il 7 dicembre. Non mi posso immaginare come sarà possibile farcela senza impazzire. Ma ci proverò lo stesso!
Oggi ho cominciato a prepararmi all'esame di italiano:
1) Ho guardato due video di LearnAmo sulla grammatica del livello avanzato ma non preso nessun nota cioè significa che li guarderò di nuovo.
2) Ho imparato 22 espressioni idiomatiche grazie al canale di Lucrezia. Mi resta 7 per finire.
Per quanto riguarda il challenge, l'ho abbandonato perché non avevo (o forse non ho) motivazione. Magari un giorno lo rifarò. Comunque, allo stesso tempo sono produttiva ogni giorno visto che all'università non mi lasceranno stare mai! Compiti, compiti, compiti. Nel dizionario "divertimento" si può trovare ma nella mia vita purtroppo no.
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