#vittoria bianco
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s-memorando · 3 months ago
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Paralimpiadi: giorno 1
I giochi paralimpici sono cominciati alla grande per gli atleti italiani che in una sola giornata hanno conquistato ben 9 medaglie: 2 d’oro, 2 d’argento e 5 di bronzo- Sono arrivate soprattutto dal nuoto, ma andiamo con ordine. La prima medaglia arriva al mattino col ciclismo su pista. Si gareggia i due su un tandem. Davanti una guida e dietro l’atleta non vedente, il titolare della gara, la…
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mapetitefeedeslilas · 3 months ago
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The glorious hot Italian swimming summer show is rocking the Paralympics too 💅🏻 🇮🇹
The heatwave is still in full force and so is my fangirling 💃🏻
Football might have failed the Italian hot girl summer dream, but our swimmers are sure serving it 💅🏻
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alexjcrowley · 4 months ago
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Io domani ho un esame e in testa mia un mese fa già volevo metaforicamente accendere un cero a Max Verstappen, Santo Protettore della Dominazione Assoluta, ma nell'ultimo mese pure lui è entrato nella sua flop era e non mi sento troppo sicura a raccomandarmici. Quindi ho deciso di affidarmi allo spirito di questa silly season 2024 che fa succedere cose improbabili a ogni gara, tanta sfiga, ma anche tante botte di culo. Vedi che fra tutte queste assurdità non esce persino un voto decente per me. Silly Season 2024 ora pro nobis🕯🕯🕯
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ninocom5786 · 4 months ago
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La vittoria olimpica della nazionale italiana di pallavolo femminile ha fatto venire a galla il peggio dell'uomo medio italiano, bianco, eterosessuale, cisgender, basic, alfa, beta, omega e via dicendo con le solite dichiarazioni squallide per sminuire le nostre atlete che hanno ottenuto più medaglie degli uomini. Una visita dall'andrologo sarebbe meglio farla.
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blogitalianissimo · 4 months ago
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Ah bene. Meglio Trump allora. Lui si che proteggerà i palestinesi. Gli Stati Uniti sono amici degli Israeliani, comunque vada. Li hanno sostenuti per anni, e al contrario i musulmani stanno sul cazzo dall'11 settembre. Il pubblico americano non laureato, non sindacalista etc, non ha nessuna intenzione di eliminare Israele, così come non ne ha intenzione nessuno nel mondo tranne la repubblica teocratica iraniana. Almeno non avremmo un putiniano di ferro nella casa bianca, o un cadavere.
(Comunque sì, ho scoreggiato, grazie per la preoccupazione)
Non è che se uno dice la verità, ovvero che Kamala Harris è una sionista di merda, allora sta dalla parte di quell'altro cesso che è comunque la feccia umana. Ma tutto bene? Sei in grado di leggere? Dio cristo cioè mi hai dato velatamente della razzista perché ho fatto notare che la Harris candidata non è la gran vittoria femminista che tutti vogliono far passare, ma per piacere. E lo pensavo pure della Clinton per inciso, donna bianca.
E non c'è bisogno che mi rammenti la posizione americana e occidentale sulla questione palestinese, ma se ti fai qualche ricerchina sulla Harris, prima di vomitare a caso accuse di razzismo nel mio askbox possibilmente, scoprirai che lei è anche più sionista dei suoi colleghi.
Detto questo, finiamola qua, questo ask (come il precedente) puzza di femminismo bianco e liberale, perciò sì faccio come ad UNO e ti rigiro l'accusa
Ps, non credo che risponderò al tuo prossimo ask, perciò risparmiati anche di scrivermi, grazie
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colorfulprincewombat · 11 months ago
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22 DICEMBRE 2014 moriva JOE COCKER, quel soul che arrivava dalle miniere
Oscurò i Beatles con "With a little help from my friend".
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Un tono inconfondibile, un crepuscolo da Sinatra del rock
Joe Cocker, il "leone di Sheffield", la più grande voce blues della storia del rock britannico, è morto all'età di 70 anni.
Per oltre cinquanta (aveva esordito nel 1963 con la band degli Avengers, quando aveva solo 15 anni), aveva segnato la storia del rock con il suo tono roco e caldo, insegnando a un paio di generazioni di cantanti come si potesse cantare il blues ed il soul pur non essendo afroamericani, anzi arrivando dal cuore minerario dell'Inghilterra.
Impossibile non amarlo, come fecero tutti quando salì nel 1969 sul palco di Woodstock e cantò, strappando le note con la carta vetrata della sua gola, una versione incredibilmente intensa di "With a little help from my friend", facendo diventare la sua versione l'originale e cancellando addirittura quella già famosa dei Beatles cantata da Ringo in "Stg. Pepper".
Cocker aveva uno stile inconfondibile, chiaramente ispirato alla lezione dei grandi bluesman afroamericani, ma riportato nel pieno dell'evoluzione del rock, venato di gospel e di psichedelia, sostenuto con l'elettricità e caricato con la passione.
E con queste caratteristiche era riuscito negli anni a diventare la voce più riconoscibile del rock, soprattutto all'alba degli anni Settanta quando con Leon Russell e i mad Dogs & Englishman aveva conquistato l'America con uno straordinario tour e, sull'onda di quel successo, aveva spinto legioni di giovani cantanti a mettersi sulle sue orme. Imitatori del suo stile ce ne sono stati tanti, ma nessuno è riuscito a eguagliare il maestro, che sapeva essere interprete sopraffino, in grado di prendere una canzone scritta da altri e trasformarla in qualcosa di suo.
Era successo così con molte canzoni dei Beatles, dei quali era diventato eccellente interprete, ma anche con molti altri classici del rock, del soul e del ryhthm'n'blues che nei primi anni Settanta aveva inciso in album molto belli, ricchi di brani come la leggendaria "You are so beautiful".
Poi gli eccessi, l'alcol e la droga, molte crisi e difficoltà prima della rinascita, negli anni Ottanta, prima con la clamorosa vittoria dell'Oscar per "Up where we belong", cantanta con Jennifer Warnes e compresa nella colonna sonora di "Ufficiale e Gentiluomo", poi con album del calibro di "Sheffield Steel", e poi ancora con la planetaria affermazione di "you can't leave your hat on", che diventa il brano trainante del film "9 Settimane e 1/2".
Da quel momento in poi, complice la ritrovata serenità personale e familiare, con l'amore della sua vita, la moglie Pam, Cocker ritorna al successo, si trasforma in una sorta di "pontefice" del soul bianco, diventa il "Sinatra" del rock, in grado di invecchiare con infinita classe e saggezza, producendo dischi di ottimo livello, dei concerti sempre emozionanti e attraversare il passaggio del millennio come una star.
Ci manca Joe Cocker, il suo stile appassionato e travolgente, la sua inarrestabile simpatia, la disponibilità di un'artista di altri tempi, per il quale il rock non era mai morto, il soul era il sale della vita e la musica la cosa più importante del mondo.
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fridagentileschi · 1 year ago
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LA BANDIERA DEI QUATTRO MORI, SOS BATTEROS MOROS
Ringrazio un mio amico sardo per la foto e per avermi mandato la storia
''Per conoscere la storia della bandiera dei QUATTRO MORI (come viene appellata dal popolo sardo) occorre percorrere a ritroso la storia fino al periodo in cui i Catalano-Aragonesi presero possesso della Sardegna. Lo stemma dei quattro mori compare per la prima volta nei sigilli in piombo della Cancelleria Reale aragonese. Nell' archivio storico comunale di Cagliari sono conservati alcuni documenti chiusi con tali sigilli, appartenuti a Giacomo II° e Alfonso il Benigno entrambi re d' Aragona. Gli Aragonesi divennero re di Sardegna a seguito della creazione (avvenuta il 4 aprile 1.297) da parte del Papa Bonifacio VIII del regno di Sardegna. Lo stesso Bonifacio VIII dopo la creazione del regno accordo la "licentia invadendi" agli Aragona per permettere agli stessi di legittimare il possesso dell' isola. A seguito della conquista di fatto dell' isola ad opera del sovrano aragonese Alfonso IV nell' anno 1.323 lo stemma con i quattro mori in campo bianco con croce rossa, fu adottato per il nuovo regno di Sardegna. Regno creato dal nulla e poi regalato da generoso Papa Bonifacio VIII alla casata Aragonese. Questo stemma fu in uso dalla casata iberica degli Aragona fin dal XIII secolo. Sul significato intrinseco dei quattro mori raffigurati nello stemma che era in uso da molto tempo da parte degli Aragona vi sono le più disparate versioni. Tutte caratterizzate dal mito e dalla leggenda. Non esiste nessun documento che riporti dati sufficienti che permettano di stabile in che periodo inizio l' adozione di tale stemma a stemma identificativo della casata. Tra le tante versioni conosciute è da mettere in risalto quella che riconduce alla battaglia di Alcoraz combattuta dagli Aragonesi contro i mori (19 novembre 1.096). Nella battaglia il Re Pietro I° sconfisse pesantemente i mori guidati dal saraceno Abderramen. La leggenda narra che dopo la vittoria le truppe aragonesi issarono insieme alle insegne dei Conti di Barcellona (scudo con quattro pali rossi in campo giallo) uno stemma che riportava nei quattro quarti bianchi formati dalla croce rossa (la croce di San Giorgio) la testa di un moro con la benda sulla fronte. La motivazione sulla comparsa di tale stemma fu probabilmente legata al ricordo della battaglia e alla vittoria sui saraceni. Quando gli Aragonesi ricevettero "in dono" la Sardegna decisero di assumere lo stemma con i quattro mori come bandiera del regno di Sardegna.
Il vessillo con i quattro mori fu innalzato dalle truppe aragonesi durante la battaglia (infausta per i sardi) combattuta a Sanluri la domenica mattina del 30 giugno del 1.409 in una località tristemente nota come Su Occidroxiu (il mattatoio). Le truppe sarde innalzavano la bandiera con raffigurato l’albero eradicato (stemma del giudicato d’Arborea (l' ultimo dei quattro regni che ancora teneva testa agli Aragonesi). Istintivamente si può pensare che il vessillo degli Arborea fosse la bandiera in cui tutti i sardi si riconoscevano. Ma non è cosi. La Sardegna medievale era divisa in quattro giudicati indipendenti. Ogni giudicato (un regno a tutti gli effetti) aveva la sua bandiera, il proprio vessillo.
L’albero eradicato era il vessillo di uno dei quattro giudicati, quindi di una parte della Sardegna. Come ben noto tre dei quattro giudicati dopo la regalia fatta alla casata aragonese dal Papa Bonifacio VII, persero l' indipendenza. L' unico giudicato che poteva esprimere la propria piena autonomia e indipendenza nei confronti degli Aragona era il giudicato d' Arborea. In quel preciso momento storico quasi tutta la Sardegna era unificata sotto il controllo di una unica entità statuale: il giudicato d' Arborea. Agli aragonesi rimasero ben pochi lembi di territorio sardo da controllare. Quindi è normale che quel vessillo venisse visto da quei sardi che affiancarono gli Arborensi come la bandiera di tutti i sardi.
La bandiera di BATTEROS MOROS stemma della Sardegna viene sventolata con orgoglio dai sardi dentro e fuori dall' isola. Viene considerata come simbolo di appartenenza alla Sardegna. Ai detrattori della bandiera dei BATTEROS MOROS direi di chiedere a quanti più sardi possibile se non amano questa bandiera, e se intendono cambiarla. Do per scontato che prevalga nelle risposte all' amore e l' insostituibilità dei BATTEROS MOROS.''
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dilebe06 · 1 year ago
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High and Low The Worst Episode 0 + High and Low the Worst
Il nemico del mio nemico è mio amico
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Sono tornati. E più belli che mai.
Non mentirò: fino a quando non ho ripreso in mano la Saga di High and Low non avevo idea di tutti questi nuovi drama/film.
D'altronde dopo High and Low: the story of SWORD, High and Low 2, Road to High&Low, High&Low The Movie e High&Low The Red Rain e gli ultimi due film High & Low: End Of Sky e The Final Mission, uno pensa che finiranno ad una certa!
Ero rimasta alla fine di High and Low e la vittoria dei Nostri contro i cattivi e sapevo che mi mancava solo la serie DTC per chiudere il cerchio di tutta la storia. Certo, avevo adocchiato anche la presenza di The Worst - sia drama che film - ma l'avevo preso più come uno spin-off di High and Low, facilmente saltabile poiché non si parlava più delle vicende dello SWORD.
La mia presa di posizione era centrata In virtù anche del fattore emotivo: nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Cobra, Rocky, HYUGA... sono personaggi così amati e così entrati nel profondo del mio cuore che pensare di poter affezionarmi ad altri personaggi, ad un altra storia, pareva pura utopia.
Pareva.
Perché dopo la serie ad a metà del film successivo, mi sono ritrovata a commentare sorridendo:- " alla fine ti ci affezioni a questi piccoli mostri."
Ma andiamo con ordine:
La serie - tra i due prodotti - è quella che mi è piaciuta meno. Fondamentalmente è una presentazione dei ragazzi che andranno poi ad essere i futuri protagonisti della storia ( esattamente come la prima stagione di HIGH and LOW presentava i propri componenti e basta!) e che almeno qui, non mi hanno fatto morire, onestamente.
Nota a margine per Todoroki, gemma che splende tra la bigiotteria tutta uguale.
Questo infatti è stato il mio problema con i personaggi presentati: mi sembravano tutti uguali. Nessuna particolarità, mania o caratterizzazione che potesse distinguerlo dalla massa di ragazzini intenti a conquistare la posizione di leader.
In High and Low, ogni gruppo aveva delle particolarità che li differenziava dagli altri: I Rude Boy praticavano parkur e proteggevano la loro baraccopoli, i White Rascal si vestivano tutti di bianco e proteggevano le donne ed i bambini e così via... erano talmente diversificati che li inquadravi subito.
In The Worst invece, oltre all'ambizione di conquistare la vetta dell'Oya, di questi personaggi poco si è parlato.
Ed ecco che allora Todoroki splende. Un po' perché l'ho visto leggere un libro - oggetto mistico al pari del Santo Graal - ed un po' perché la sua determinazione a sconfiggere Murayama e prenderle sempre, era davvero ammirevole.
Ho apprezzato come la sua forza non significasse necessariamente la sua posizione di leader - come ci ricorda Murayama - ma è necessario il carisma per conquistare tutti gli studenti e che questo, lo stesso Todoroki lo capisca nel finale, quando accetta Fujio come capo.
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Tra questi baldi giovani alla conquista del trono, vanno notati Tsukasa e Fujio. Se il primo - uno dei più belli, esteticamente parlando - si mostra "dormiente" per gran parte della serie, il secondo passa il tempo con il nonno, facendoci sì vedere il suo buon cuore e l'essere un bravo guaglione ma d'altra parte togliendolo dall'azione per tutta la storia. Infatti Fujio entrerà in scena solo nel film.
Tsukasa poi è quello che mi ha lasciata più perplessa: chiaramente si era iscritto all'Oya per conquistare la vetta al fianco dell'amico ed è bello che si sia "fatto da parte" per amicizia accettando un ruolo "secondario." La perplessità nasce quando lo vedo andare a far a botte con Fujio per superare i propri limiti ed ho pensato che alla fine volesse anche lui partecipare alla corsa per il trono.
Ed invece no.
E la scazzottata allora? che ci siamo andati a fare?!
Va bene, non importa.
Ho visto così tante botte in testa, sediate nei reni e cazzotti in faccia che una rissa in più o una in meno ormai non mi sconvolge manco più.
E finisce così la serie di The Worst, con questi ragazzi che si presentano nelle classi, distruggendo porte, sedie, facce... mentre si urlano addosso imprecazioni ed intanto progettano la conquista del trono.
Ma.
Ma se c'è un trono vuol dire che c'è un RE.
E mi spiace per tutti loro, ma L'UNICO VERO RE è e sarà per sempre Murayama. #stacce
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tutta la sua sobrietà in questa gif XD
Che qui, con questa serie e film si conferma uno dei personaggi più belli ed il mio migliore dell'intera saga.
Potrei scrivere un ode su questo personaggio, facendo notare come abbia preso un liceo di ragazzini e l'abbia trasformato in un gruppo capace di stare sullo stesso piano dello SWORD, di poter sedersi allo stesso tavolo con "i grandi " della città. Come ci ricorda la voce narrante nell'intro " Il Liceo Oya contribuisce alla forza dello SWORD".
Oppure potrei parlare della sua evoluzione da tizio forte che sa solo menar le mani a leader capace sotto i consigli di Cobra. Trasformazione che trova il suo apice sul finire di questa serie, quando Murayama nega agli studenti del tempo pieno la partecipazione agli affari dello SWORD. Capolavoro.
Ed infine potrei parlare della sua maturità sul finale del film, quando ormai diventato uomo, lascia il Liceo per diventare finalmente "grande" ed andare avanti con la sua vita, lasciando il passo alla generazione che verrà.
Perché High and Low, tra botte e amicizia, parla anche di cambiamento e crescita e nessuno più di Murayama ha saputo racchiudere questa tematica.
VOTO: 7+
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E poi c'è il film.
Solo dopo averlo visto si capisce l'intento della serie precedente: un conto è vedere un centinaio di ragazzi sconosciuti che se la suonano di santa ragione. Un altro è vedere i ragazzi a cui un minimo ti sei affezionata, vederli spaccarsi teste, rotule e ginocchi in maxi risse sotto i ponti.
Ed in effetti, funziona. Funziona perché ho onestamente seguito con attenzione questi combattimenti, preoccupandomi un po' per tutti, riconoscendoli e facendo il tifo per ognuno di loro.
Il film segue diversi filoni che si riuniscono poi nel finale:
Mentre lo SWORD è in guerra con i Doubt e la yakuza, gli studenti a tempo pieno della Oya High sono combattuti tra la guerra delle fazioni all'interno della scuola, il conflitto con la Housen Academy e il tentativo di sconfiggere Kidra, una banda di spacciatori che stanno cercando di infiltrarsi nelle scuole locali.
(la vita impegnatissima degli studenti dell'Oya. E' per questo che non studiano. C'hanno da fa'!)
Murayama, che è il leader della Oya High, trova la sua posizione messa alla prova da un gruppo di ambiziosi nuovi arrivati, soprattutto lo studente trasferito Hanaoka Fujio. ( fonte mydramalist)
Ora, questa è un po' una cazzata perché tranne Todoroki, NESSUNO di questi pretendenti al trono ha mai avuto le palle di sfidare in combattimento Murayama. XD
Ovviamente i più attenti hanno già rizzato le orecchie perché leggendo questa trama c'è una parola che immediatamente dovrebbe far alzare in piedi la gente a festeggiare gasata come un furetto sotto steroidi.
Housen.
La Housen.
Ma io infatti vedevo questi ragazzi pelati con l'uniforme e pensavo:-" io questi lo ho già visti. Ma dove? sto nome non mi è nuovo."
Crows Zero docet.
Ed infatti sono proprio loro: la scuola che nel secondo film di Crows Zero si scontrò contro il Suzuran in un epica guerriglia fatta di pugni, calci, risse e mani in faccia.
Aggiungo che vengono presentati con una delle OST più belle e azzeccate di sempre. Appena ascoltata la loro canzone mi sono precipitata a scaricarla!
In questo film si presentano in una veste nuova, con nuovi attori ovviamente, ma sempre ordinati e preparati come piccoli soldatini super efficienti. e ovviamente pelati
Ma c'è di più: se nel film di Crows Zero, loro erano i "cattivi", i rivali da abbattere, questa volta sono dalla "parte nostra" ... nostri alleati. Ed è un piacere conoscerli in questa veste.
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Ho dato il mio cuore a Odajima Yuken, sappiatelo. Con l'addio di Murayama ho trovato una nuova fonte di gioia.
I ragazzi dell'Housen si dimostrano dei delinquenti dal cuore d'oro ( più o meno). Degli specchi dei nostri Oya e vederli combattere tutti assieme è una gioia per gli occhi. Il film infatti, ne approfitta per delinearli e caratterizzarli un po', prima come avversari e poi come alleati.
Tra l'altro, mentre vedevo i ragazzi dell'Housen assaltare un palazzo con delle scale, dopo averle usate a mo' di scudo, pensavo:-" ed io che mi sono emozionata per la battaglia la Fosso di Helm! Guarda questi che stanno a fa'!!! "
Nota di merito poi per Fujio che finalmente viene messo in primo piano ed in relazione con gli altri: come prevedibile risulta avere quel carisma necessario ad unire l'Oya ed in più - per diversificarlo da Murayama - ha quella vena di pazzia ingenua dei bambini che ti lascia piacevolmente sbigottita.
Perché andare sotto casa del Suzuran per spiarne i ragazzi e vedere quanto sono forti è follia.
Mi ricorda un personaggio come Rufy di One Piece: quella sconsideratezza gioiosa che porta il sorriso ovunque vada.
Ma se con l'Housen di toccano i cuori degli amanti di questo genere di drama/film, è con il nome Suzuran che The Worst tocca l'epicità. Prima solo nominato - con riverenza - e poi fattaci vedere solo l'entrata, il film ti alza l'hype a livelli atomici facendoti supporre uno scontro/ sfida / incontro futuro contro i ragazzi del Suzuran.
E ma qui giochi troppo facile! mi sono gasata peggio dei bambini!
Ed infatti andando ai trailer dei prossimi drama/film di High and Low, indovina chi ci sta?!
Tornano i ragazzi della scuola più malfamata del circondario! E l'effetto nostalgia vola altissimo. Io ero anche convinta che non avrei visto più prodotti di High and Low! Ma non si può dir di no all'Housen e al Suzuran.
Tornando al film in questione, due sono le cose che mi hanno lasciata invece più freddina: la prima è la questione di Arata.
L'amico di Fujio che spaccia droga per pagare le spese ospedialiere della madre e tutto il contorno degli amici che si conoscono da bambini è idealmente molto bello. Ma devi farmelo vedere.
Il film e la serie prima ci dicono che Fujio e Takeshi ad esempio sono amicissimi, tanto che il secondo fa da braccio destro al primo, ma non viene mai mostrata questa grande amicizia nata a quanto pare in passato.
Idem per i ragazzi del bar della Nonna. Non basta farmeli vedere da bambini mangiare tutti assieme una volta per farmi percepire la grande amicizia che dovrebbe legarli. Soprattutto se poi ognuno di loro è andato e va per la sua strada.
L'altro problema è lo stesso che riscontro sempre nei drama di High and Low: i villain sono piatti come tavole da surf. Cattivi perché sì, senza nessuna introspezione o profondità che fanno cose malvagie perché gli va. Sono tutti uguali, tanto che da Ranmaru alla yakuza, per passare ai Dubt e adesso a questi Kidra, se ci metti dei cartonati al loro posto, sarebbe uguale.
Detto questo, The Worst è un bel film per chi piace veder menar le mani in modo coreografico:
ha un buon ritmo, una storia un po' contorta per gli standard di questo genere ma che poi si semplifica verso il finale, due grandi ritorni che toccano il cuore dei nostalgici come me e belle scene d'azione.
Il combattimento contro l'Housen prima e il Kidra poi è spettacolare: musiche, inquadrature, montaggio... una bella visione che non può non emozionare gli amanti delle scazzottate.
Con questo film, High and Low di apre a nuovi protagonisti che hanno un ardua missione: non far rimpiangere le colonne portanti di High and Low. Ci riusciranno? Per me è ancora troppo presto per giudicare, avendo visto solo un drama e un film ma voglio dargli fiducia.
Il pezzo forte di High and Low, oltre alle botte e ai bei messaggi d'amicizia, erano i personaggi, le loro personalità e le loro introspezioni.
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Fujio può essere un buon protagonista, diverso da tutti gli altri dello SWORD. Todoroki può interpretare il freddo ma costante contraltare del leader, così come Tsukasa e Jamuo possono diventare interessanti.
Va capito se anche gli altri prodotti di The Worst prenderanno i ragazzi dell'Housen come "protagonisti" o li lasceranno in secondo piano. Ricordo che in High and Low, la serie era iniziata con Cobra ed i suoi amici come protagonisti, per poi virare sugli altri leader dello SWORD, fino ad arrivare ad approfondire Murayama, per dire. Faranno una cosa simile anche per questa storia?
Oh, a me, se mi mettono l'Housen come "protagonisti" mi va benissimo, eh!
Ed infine l'ultima cosa che ci tengo a dire:
per quanto io ami alla follia le storie di ragazzi - di cui il 99% ha superato l'adolescenza da anni - che si gonfiano per diventare il capo della scuola e le storie di scuole VS scuole, onestamente non vorrei vedere di nuovo questa dinamica.
In Crow Zero assistevamo alla scalata di Genji e nel secondo film alla battaglia del Suzuran contro l'Housen. In High and Low The Worst episode 0, seppure in misura minore, abbiamo avuto lotte per la conquista della vetta e con il film, una lotta contro un altra scuola.
Qua si è differenziato con le scuole che si univano contro gli spacciatori ed ho apprezzato il cambio di mood e vorrei che rimanesse così.
Ho un po' paura infatti, di vedere sempre la stessa dinamica sapendo già che la versione di Crow Zero rimarrà imbattibile.
Vedremo cosa accadrà.
Anche perché risulterebbe inevitabile. Con la divisione dei ragazzi dell'Oya in studenti a tempo pieno e part-time, questi ultimi non possono più partecipare agli affari dello SWORD. Ciò significa che se anche i ragazzi di High And Low si trovassero ad affrontare nemici da ogni parte, Fujio e compagnia non potrebbero essere presenti.
Ed ecco quindi che per loro, l'unica possibilità di scontro è con le altre scuole.
Boh, vedremo...
Per adesso...
VOTO: 8
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fashionbooksmilano · 2 years ago
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Bellissime
modi di essere della bellezza femminile a Roma nella fotografia del’900
da un’idea di Vittoria Carli e Natalia Paganelli
Testi di Federico Fellini, Massimo Di Forti, Antonio Mancinelli, Natalia Paganelli
Idea Books, Milano 1989, 40 pagine, 20 foto b/n, brossura, in 8°, ISBN 978-8870170696
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Mostra promossa dal Consorzio Moda Roma - Fiera di Roma Dal 4 al 23 aprile 1989
Questo libro presenta dei ritratti in bianco e nero di figure femminili che sono passate da Roma nel grande periodo degli studi di Cinecittà : da Lina Cavalieri a Ornella Muti, passando da Gina Lollobrigida, Ava Gardner, Anita Ekberg, Silvana Pampanini, o anche Anna Magnani, Isabella Rossellini, Allegra Caracciolo, Domitilla Ruspoli , tra le altre.
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curiositasmundi · 9 months ago
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Fa scandalo quel che ha detto il Papa sull’Ucraina: bisogna negoziare. Fa scandalo perché si scosta da quel che dice la Casa Bianca, da quel che dice Bruxelles, da quel che dice Palazzo Chigi e viene ripetuto da un’informazione conformista: “avanti sino alla vittoria”. Si discosta, quel che dice Papa Francesco, persino da quel che aveva detto lui stesso qualche mese prima: “una pace giusta”. L’unica pace è quella possibile, con le ingiustizie che comporta, con la fine delle illusioni, con i mugugni di chi avrebbe voluto di più, da una parte e dall’altra. Le guerre finiscono in due modi: o uno dei due vince, e c’è la resa, con condizioni o senza. Oppure i nemici negoziano, per uscire da uno stallo, da un equilibrio sanguinoso e dannoso per entrambi, per risparmiare le vite dei propri cittadini. Cosa avrebbe dovuto dire, il Papa: patria o muerte, come un Che Guevara in bianco? Avanti sino all’ultimo ucraino, come i leader europei, Meloni compresa: armiamovi e partite? Avrebbe dovuto illudersi di essere San Francesco che parla con i lupi e convincere Putin a ritornare entro i confini internazionalmente riconosciuti? Avrebbe dovuto dire che non importano i rischi di peggioramento, di nuove avanzate russe ingolosite dallo stallo, di coinvolgimenti di eserciti europei, dell’eterna minaccia nucleare sullo sfondo? Non è stato equidistante tra invasore e invaso, non ha sventolato le bandiere del Bene contro il Male, ha detto una cosa semplice: basta morire e uccidere. Liberi gli ucraini di pensarla diversamente (almeno quelli che non cercano di fuggire dall’arruolamento forzato), liberi i leader europei di sostituirsi a un impegno americano che vacilla, liberi tutti noi di illuderci che, dopo Libano, Siria, Somalia, Afghanistan, Iraq, Balcani, Libia e via sommando imprese della forza andate a male, stavolta la vittoria ci arriderà. Ma libero anche un uomo di buon senso di dire: la guerra è nuda.
Toni Capuozzo
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jose-rossetti · 2 years ago
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"IL FLOP SIERI ORA È NERO SU BIANCO" ▷ REGOLI: "CARO BURIONI, I DATI C'E...
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Sappiate che "cantiamo vittoria", tanto per gli allineati e innoculati volontari non hanno le palle per neanche avere dei dubbi,ma per tutti quelli che hanno fatto il risveglio oppure ci stanno pensando e ancora non hanno deciso,questa non è la prova questo è solo l'inizio per iniziare a fare delle domande e invece che essere derisi di fronte a figli parenti e amici,bisogna che diano delle risposte.
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oltreladistanzaa · 2 years ago
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Guardavo questo foglio bianco e non trovavo davvero nulla da scrivere questa sera, ho lasciato tutto: “al dopo”. Importante il dopo – il- dopo ci sentiamo, dopo ci vediamo, dopo andiamo al mare. Ho saltato già la mia seconda giornata di meditazione, direi che inizio proprio bene, ma questo foglio bianco era troppo sporco di pensieri. Insistono che io debba aprirmi con la gente, ma parliamoci chiaro, perché? Quando mai qualcuno ha avuto bisogno di me? No certo, voglio dire che priorità mi vuoi dare se proprio devo starti accanto?. Ecco queste sono le domande che ogni tanto bisogna porsi. Sotto il ritmo di nuove canzoni dedico qualche poesia, la pioggia culla il rumore sulle finestre. Domani incontro con la nutrizionista, paura, tanta paura ma al tempo stesso mi trovo davvero bene, ti mette a suo agio in ogni situazione anche la più critica, anche se arrivi li piangendo. Ho imparato che nella vita, servono persone positive, che ti stimolano, che ti fanno credere che ci sia un domani  più tranquillo. Questo tipo di tranquillità la riesco a trovare in palestra, anche se la maggior parte delle volte vengo preso in giro, per le tante ore di palestra che faccio, ma in quel momento sei tu e tu, il tuo specchio, manubri e attrezzi. È vero ci sono tantissime persone, molte davvero imbarazzanti, ma nel tempo stesso ognuno che fa qualcosa per sé, la vedo più come una sfida personale per ognuno. Non importa se poi il giorno dopo il pacco dei biscotti è sempre li, una lunga sfida personale, un passo per volta, una caduta che sa di vittoria.
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denny1416 · 2 years ago
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Stavo guardando nuovamente Napoli Velata e penso che da quando Sorrentino ha vinto l'Oscar, tutti cercano di emulare la simbologia che utilizza lui.
O almeno tutti questi registi che vengono a girare a Napoli, cercano di creare pallide metafore di quelle sorrentiniane.
Mi è capitato di pensarlo anche vedendo La vita bugiarda degli adulti, quando Giovanna va da zia Vittoria e compare questo cavallo bianco nei pressi di Gianturco, dove stona tantissimo appunto.
Come a dire che quel cavallo è Giovanna ancora innocente, ancora non bugiarda, ancora non adulta che stona nel mondo della Napoli "bassa".
Qua il regista ha emulato l'idea della capra nella casa di Berlusconi in Loro (Sorrentino, ovviamente).
Il punto è che mi sembra che vogliano fare i furbi, ma in sostanza restano delle copie sbiadite dell'originale.
Guardate invece Mario Martone e Saverio Costanzo che bei lavori hanno fatto ultimamente, dimostrando profondità, originalità, personalità.
E niente so che i miei deliri da snob sul cinema non vi importano, ma è scrivere mi è utile ultimamente.
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roma-sera-giornale · 14 days ago
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La Vittoria dei Repubblicani alla Camera
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magliacal · 29 days ago
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Colore e Orgoglio: La Maglia dell'Eintracht Francoforte Come Simbolo di Appartenenza
1.Introduzione
La maglia dell'Eintracht Francoforte rappresenta molto più di un semplice indumento sportivo; è un autentico simbolo di appartenenza, orgoglio e tradizione. Per i tifosi, indossare la maglia bianca e nera significa essere parte di una comunità unita, legata da una storia ricca e affascinante. Sin dalla sua fondazione nel 1899, l'Eintracht ha costruito un'identità distintiva, e la sua maglia è diventata il veicolo attraverso il quale questa identità viene espressa e celebrata.
In questo articolo, esploreremo il significato culturale della maglia dell'Eintracht Francoforte, analizzando la sua evoluzione storica, il suo ruolo come simbolo di identità, le innovazioni nel design, e l'impatto che ha sulla vita quotidiana dei tifosi e sulla comunità locale. Attraverso questa analisi, diventa evidente come la maglia non sia solo un pezzo di stoffa, ma un potente simbolo che definisce la cultura di un intero club e dei suoi sostenitori.
2.Storia della Maglia
La storia della maglia Eintracht Frankfurt è un racconto che si intreccia con le vicende del club stesso, riflettendo le trasformazioni del calcio e della società nel corso degli anni. Fondato nel 1899, l’Eintracht ha visto l’evoluzione della sua maglia come un viaggio attraverso le epoche, marcando ogni fase con un design e colori distintivi.
Nei primi anni, la completini calcio era semplice e priva di fronzoli, ma già rappresentava l’orgoglio dei suoi giocatori e tifosi. I colori bianco e nero, scelti per la loro simbolicità di forza e unità, sono diventati rapidamente un marchio di fabbrica del club. Con il passare del tempo, questi colori hanno assunto un significato profondo, legandosi non solo ai successi sportivi, ma anche all’identità culturale di Francoforte.
Negli anni ’60 e ’70, l’Eintracht Francoforte ha iniziato a sperimentare con design più audaci, introducendo strisce e nuove varianti di colore. Questi cambiamenti riflettevano non solo le tendenze moda del periodo, ma anche l’innovazione nel calcio, con un crescente interesse per la personalizzazione e l’estetica delle divise. Durante questo periodo, la maglia divenne un simbolo di riconoscimento per i tifosi, che la indossavano con orgoglio sia dentro che fuori dallo stadio.
La vittoria in Coppa UEFA nel 1980 ha segnato un punto culminante nella storia della maglia, conferendole un’aura di prestigio. La maglia di quella stagione, caratterizzata da un design elegante e da un’attenzione ai dettagli, è rimasta nel cuore dei tifosi come un simbolo di trionfo e unità.
Con l’avvento del nuovo millennio, la maglia ha continuato a evolversi, con l’introduzione di materiali tecnologicamente avanzati e un design sempre più ricercato. I club calcistici hanno iniziato a riconoscere l’importanza del merchandising, e la maglia è diventata un prodotto ambito, non solo tra i tifosi, ma anche tra i collezionisti.
Negli ultimi anni, l’Eintracht Francoforte ha fatto della sostenibilità un tema centrale nella produzione delle sue maglie. Utilizzando materiali riciclati e processi ecologici, il club ha dimostrato un impegno verso un futuro responsabile, senza compromettere la qualità e il design distintivo della maglia.
In sintesi, la storia della maglia dell'Eintracht Francoforte è una testimonianza dell’evoluzione del club e della sua cultura. Ogni stagione porta con sé nuovi design e significati, ma il legame con la tradizione rimane forte, rendendo la maglia un'icona che continua a unire generazioni di tifosi.
3.La Maglia come Simbolo di Identità
La maglia dell'Eintracht Francoforte non è solo un semplice capo d'abbigliamento; è un potente simbolo di identità per i tifosi e per la comunità del club. Indossare la maglia bianca e nera significa molto di più che supportare una squadra; rappresenta un forte legame emotivo e culturale che unisce i membri della tifoseria.
Per i tifosi, la maglia è un segno di appartenenza. Quando i supporter indossano i colori del club, sentono di far parte di qualcosa di più grande di loro stessi. Questa identità collettiva si esprime in numerosi modi, dalle celebrazioni nei giorni di partita alle manifestazioni di sostegno in diverse occasioni. La maglia diventa un medium attraverso il quale i tifosi possono esprimere la loro passione e il loro orgoglio, creando un senso di comunità che trascende le differenze individuali.
Il valore simbolico della maglia è amplificato dalle storie personali di coloro che la indossano. Ogni dres rappresenta un legame unico con il club: un regalo di famiglia, un premio per un successo personale, o semplicemente un ricordo di momenti condivisi con amici e familiari. Queste esperienze trasformano la maglia in un tesoro emotivo, contribuendo a costruire un’identità condivisa che si nutre di ricordi e di esperienze collettive.
Inoltre, la maglia è spesso vista come un simbolo di resistenza e perseveranza. Nel corso della sua storia, l'Eintracht ha affrontato sfide e difficoltà, ma la fedeltà dei suoi tifosi è rimasta inalterata. Indossare la maglia durante i momenti difficili, come le sconfitte o le retrocessioni, è un atto di lealtà che evidenzia la determinazione dei supporter a sostenere il club in ogni circostanza. Questo legame duraturo con la maglia riflette una cultura di resilienza che è intrinseca nell'identità dell'Eintracht.
La maglia dell'Eintracht Francoforte funge anche da simbolo di orgoglio locale. In un contesto di globalizzazione e uniformità, essa rappresenta le radici e la storia di Francoforte. Durante le partite, gli stadi si riempiono di tifosi che indossano la maglia con orgoglio, creando un'atmosfera di unità e celebrazione che risuona in tutta la città. I colori del club diventano un segno di riconoscimento e di appartenenza che promuove un forte senso di comunità tra i cittadini.
In conclusione, la maglia dell'Eintracht Francoforte è un potente simbolo di identità che rappresenta l'appartenenza, la resilienza e l'orgoglio locale. Essa non è solo un semplice indumento, ma un elemento essenziale della cultura del club che continua a unire e ispirare i tifosi, rendendoli parte di una storia che va ben oltre il campo di gioco.
4.Design e Innovazione
Il design della maglia dell'Eintracht Francoforte ha sempre rappresentato un equilibrio tra tradizione e innovazione. Ogni nuova stagione porta con sé aggiornamenti e reinterpretazioni che riflettono le tendenze contemporanee, mantenendo però intatto il legame con la storia del club. Questo processo di evoluzione del design non è solo estetico, ma coinvolge anche un forte impegno verso l'innovazione tecnologica.
Tradizionalmente, le maglie dell'Eintracht si caratterizzano per il loro classico schema bianco e nero, ma nel corso degli anni, i designer hanno sperimentato con forme, grafiche e dettagli che rendono ogni versione unica. Le strisce, i pattern e le variazioni di colore hanno aggiunto un tocco di freschezza e creatività, mantenendo sempre al centro l'identità del club. Questi cambiamenti non solo attraggono nuovi tifosi, ma rinnovano anche l'interesse tra quelli storici, creando un dialogo continuo tra passato e presente.
Dal punto di vista tecnologico, l'Eintracht Francoforte ha abbracciato l'innovazione per migliorare le prestazioni sul campo. Le maglie sono realizzate con materiali avanzati che garantiscono leggerezza, traspirabilità e comfort, contribuendo al benessere dei giocatori durante le partite. Questa attenzione alla funzionalità si riflette anche nella progettazione delle maglie, che spesso incorporano tecnologie anti-umidità e di regolazione della temperatura, permettendo agli atleti di esprimere al meglio il proprio potenziale.
Inoltre, la sostenibilità è diventata una componente cruciale del design moderno. Negli ultimi anni, l’Eintracht ha fatto passi significativi verso pratiche di produzione più responsabili, utilizzando materiali riciclati e processi a basso impatto ambientale. Questa scelta non solo riflette un impegno verso la salvaguardia del pianeta, ma risuona profondamente con una generazione di tifosi sempre più consapevoli e attenti all’ambiente. La maglia, quindi, diventa un simbolo non solo di identità sportiva, ma anche di responsabilità sociale.
L'Eintracht Francoforte, attraverso il suo design innovativo, riesce a rimanere al passo con i tempi, senza mai dimenticare le proprie radici. Le collaborazioni con designer e artisti locali hanno portato a creazioni uniche che celebrano non solo il club, ma anche la cultura di Francoforte. Questi progetti speciali, spesso in edizione limitata, rappresentano un modo per connettere il club con la comunità, trasformando la maglia in un vero e proprio oggetto di culto.
In sintesi, il design e l'innovazione della maglia dell'Eintracht Francoforte sono testimoni di un club che sa adattarsi ai cambiamenti, pur mantenendo salde le proprie tradizioni. Ogni maglia non è solo un pezzo di stoffa, ma un manifesto della cultura del club, unendo funzionalità, estetica e impegno verso un futuro sostenibile. Questo approccio fa sì che la maglia non solo rappresenti i colori e l’identità dell’Eintracht, ma diventi anche un simbolo di innovazione nel mondo del calcio.
5.La Maglia nel Quotidiano
La maglia dell'Eintracht Francoforte trascende il confine del campo da calcio, diventando un elemento integrante della vita quotidiana dei suoi tifosi. Indossare la maglia non è limitato solo ai giorni di partita; è un'affermazione di identità e appartenenza che si manifesta in diverse situazioni sociali, contribuendo a creare un legame profondo tra il club e la comunità.
Per molti tifosi, la maglia è parte integrante del loro guardaroba. Viene indossata con orgoglio non solo durante le partite, ma anche in contesti informali come incontri tra amici, eventi sociali e persino al lavoro. Questo fenomeno trasforma la maglia in un simbolo di riconoscimento che permette ai tifosi di esprimere la propria passione in ogni momento della giornata. La visibilità della maglia nell'ambiente urbano serve a consolidare l'identità del club e a rafforzare i legami tra i membri della tifoseria.
Inoltre, le maglie dell'Eintracht Francoforte sono spesso utilizzate come strumenti di socializzazione. Tifosi di tutte le età si uniscono in occasione di eventi speciali, come raduni o feste di comunità, dove la maglia diventa un segno di unione e di amicizia. Questi incontri non solo celebrano l'appartenenza al club, ma offrono anche un'opportunità per instaurare relazioni interpersonali e costruire una rete di sostegno reciproco tra i tifosi.
La maglia trova spazio anche in iniziative di beneficenza e progetti sociali. L'Eintracht Francoforte ha collaborato con diverse organizzazioni per promuovere campagne di sensibilizzazione e raccolte fondi, dove la maglia diventa un simbolo di impegno verso cause più ampie. Indossarla in queste circostanze sottolinea l'importanza del club non solo come entità sportiva, ma anche come attore sociale attivo nella comunità.
In ambito familiare, la maglia viene spesso tramandata di generazione in generazione. Per molti, possedere la maglia dell'Eintracht non è solo un acquisto, ma un rito che rappresenta la continuità di una tradizione familiare. I genitori che vestono i propri figli con la maglia del club non solo instillano un senso di appartenenza, ma creano ricordi duraturi legati al tifo e agli eventi sportivi.
Infine, la maglia dell'Eintracht Francoforte è diventata un oggetto di culto nel panorama della moda sportiva. La sua estetica distintiva ha attirato l'attenzione di designer e influencer, portando a collaborazioni che hanno elevato la maglia a un simbolo di stile urbano. Questo trend ha reso la maglia non solo un simbolo di tifo, ma anche un accessorio di moda, amplificando la sua presenza nella cultura pop.
In sintesi, la maglia dell'Eintracht Francoforte occupa un ruolo centrale nella vita quotidiana dei suoi tifosi. Non è solo un simbolo di appartenenza a un club, ma diventa un mezzo di socializzazione, un veicolo di tradizioni familiari e un emblema di impegno sociale. La sua influenza si estende oltre il campo di gioco, riflettendo la profondità della cultura del club e il forte legame con la comunità.
6.Impatto sulla Comunità
La maglia dell'Eintracht Francoforte ha un impatto significativo non solo sul campo, ma anche all'interno della comunità locale. Essa funge da catalizzatore per la coesione sociale, unendo i tifosi e creando un senso di appartenenza che va oltre il semplice tifo. Questo legame profondo si manifesta in vari modi, riflettendo l'importanza del club nella vita quotidiana della città.
In primo luogo, la maglia rappresenta un simbolo di orgoglio locale. Indossarla è un'affermazione di identità che risuona nel cuore di Francoforte. I tifosi, indossando i colori bianco e nero, esprimono la loro connessione con la città e le sue tradizioni. Questo orgoglio si traduce in un forte sostegno al club, creando un'atmosfera di unità e collaborazione tra i cittadini.
Inoltre, l'Eintracht Francoforte è attivamente coinvolta in iniziative comunitarie che mirano a migliorare la vita dei residenti. Attraverso programmi di responsabilità sociale, il club utilizza la sua visibilità e influenza per affrontare questioni importanti come l'inclusione sociale, l'educazione e il sostegno ai giovani. La maglia diventa così un simbolo di questo impegno, rappresentando un ponte tra il club e la comunità.
Le iniziative di beneficenza, come le raccolte fondi e le campagne di sensibilizzazione, sono spesso associate alla maglia. Tifosi e giocatori partecipano insieme a eventi che non solo raccolgono fondi, ma promuovono anche valori come la solidarietà e l'unità. Queste azioni dimostrano come il club e i suoi supporter possano lavorare insieme per creare un impatto positivo nella comunità.
Inoltre, la maglia funge da strumento di integrazione. L'Eintracht Francoforte è conosciuto per la sua apertura e inclusività, accogliendo tifosi di tutte le origini e culture. La maglia diventa un simbolo di questa diversità, creando un ambiente in cui tutti si sentono benvenuti. Gli eventi in cui i tifosi si riuniscono per indossare la maglia, come i giorni di partita, diventano occasioni per celebrare l'unità nella diversità.
Infine, l'Eintracht Francoforte utilizza la sua piattaforma per affrontare temi sociali rilevanti, come il razzismo e la discriminazione. Attraverso campagne e iniziative di sensibilizzazione, il club incoraggia i tifosi a combattere contro l'intolleranza, facendo della maglia un simbolo di lotta per l'uguaglianza e il rispetto reciproco. Questo messaggio di inclusione e giustizia sociale risuona fortemente all'interno della comunità, rafforzando ulteriormente il legame tra il club e i suoi sostenitori.
In conclusione, l'impatto della maglia dell'Eintracht Francoforte sulla comunità è profondo e multifaccettato. Essa non solo rappresenta l'identità e l'orgoglio dei tifosi, ma serve anche come strumento di coesione sociale, integrazione e responsabilità. La maglia diventa quindi un simbolo di speranza e cambiamento, dimostrando che il calcio può essere una forza potente per il bene comune.
7.Conclusione
In conclusione, la maglia dell'Eintracht Francoforte è molto più di un semplice indumento sportivo; è un simbolo che incarna l'identità, la storia e la cultura di un club profondamente radicato nella sua comunità. Attraverso il suo design distintivo e le innovazioni tecnologiche, la maglia riesce a coniugare tradizione e modernità, riflettendo le aspirazioni e i valori di un'intera tifoseria.
La maglia, indossata con orgoglio dai tifosi, si fa portavoce di un sentimento di appartenenza che supera il confine del campo di gioco. Essa si integra nella vita quotidiana, diventando un elemento di socializzazione e un segno di unità tra i sostenitori. Inoltre, l'impatto positivo che la maglia ha sulla comunità è innegabile: attraverso iniziative di responsabilità sociale e campagne di sensibilizzazione, il club dimostra il suo impegno a favore del bene comune, utilizzando la propria visibilità per affrontare questioni cruciali.
L'Eintracht Francoforte, attraverso la sua maglia, riesce a promuovere valori fondamentali come l'inclusione, la solidarietà e il rispetto. Questi principi non solo rafforzano il legame tra il club e i suoi tifosi, ma contribuiscono anche a creare una comunità più coesa e resiliente.
In un'epoca in cui il calcio e le sue tradizioni sono spesso messi alla prova, la maglia dell'Eintracht rappresenta un faro di autenticità e passione. Essa continua a ispirare e unire generazioni di tifosi, trasformandosi in un emblema di speranza e cambiamento. Con ogni partita, ogni gol e ogni celebrazione, la maglia dell'Eintracht Francoforte si riconferma come un'icona culturale, riflettendo la storia e le aspirazioni di un club che guarda al futuro con determinazione.
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stonewarehouseus · 1 month ago
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Durability Meets Design: Why Lapitec Sintered Stone is Ideal for High-Traffic Areas?
When it comes to designing high-traffic areas, such as kitchens, commercial spaces, and outdoor facades, choosing the right material is crucial. Durability is non-negotiable, but aesthetics should never be compromised either. That’s where Lapitec Sintered Stone comes into play, offering the perfect combination of strength and beauty. Distributed by Stone Warehouse, a leading natural stone distributor in the US, Lapitec Sintered Stone is an innovative stone that outperforms traditional stone materials in many ways.
In this blog, we’ll dive into why Lapitec sintered stone is the ideal choice for high-traffic areas, focusing on its durability, versatility, and stunning design options. Whether you’re considering new countertops, exterior cladding, or flooring, Lapitec can enhance the style and functionality of any space.
What Makes Lapitec Sintered Stone Special?
Lapitec Sintered Stone is not just another engineered stone; it is an advanced, engineered material created from highly refined mineral powders, ensuring a uniform and non-porous surface. It is created using a unique proprietary manufacturing process, ensuring that every slab is of the highest quality. Lapitec sintered stone stands out for its durability, making it ideal for high-traffic areas like kitchens, bathroom vanities, and commercial settings. Its resistance to heat, UV rays, scratches, and stains ensures long-lasting beauty with minimal maintenance.
Unlike some other engineered stones, Lapitec contains no resin or oil derivatives, making it an eco-friendly, high-performance option. This quality guarantees its durability and strength, which is why we highly recommend it for both residential and commercial use.
Key Benefits of Lapitec Sintered Stone
1. Durability for High-Traffic Areas
When designing high-traffic areas, durability is critical. Lapitec Sintered Stone is resistant to scratches, heat, UV rays, and stains. Whether it’s a busy kitchen countertop or an outdoor facade exposed to the elements, Lapitec will stand the test of time. Its mineral composition also makes it resistant to bacteria, ensuring a hygienic and safe surface.
2. Versatility in Design and Application
Lapitec Sintered Stone is available in various finishes, from the glossy Lux Finish to the smooth and velvety Satin Finish, allowing it to fit any design aesthetic. Whether you’re looking for a polished, elegant look or something more understated, Lapitec offers the flexibility you need. It’s perfect for countertops, vanity tops, flooring, wall cladding, and even exterior facades.
Lux Finish: Adds a brilliant shine to upgrade the ambiance of any installation.
Satin Finish: Offers a smooth, velvety texture ideal for creating sophisticated spaces.
3. Environmentally Friendly
Lapitec is not just durable but also eco-friendly. Its resin-free composition and non-porous nature mean it doesn’t absorb harmful chemicals, making it a sustainable choice. By choosing Lapitec sintered stone, you’re not just selecting a material for your home or business, you’re making an environmentally responsible decision.
Explore the Musa Collection: Elegance in Every Slab
One of the standout collections from Lapitec is the Musa Collection, which features a unique veining that traverses each slab’s surface. This collection offers a blend of purity, versatility, and solidity, making it ideal for luxurious applications. Let’s look at some of the standout stones from this collection available at Stone Warehouse.
1. Bianco Angelica: A Sophisticated Choice
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2. Bianco Olimpia: Timeless Elegance for Any Space
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3. Bianco Vittoria: Beauty and Strength Combined
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The Perfect Stone for Every Project
No matter which stone you choose from the Lapitec range, you can rest assured that it offers more than just aesthetic value. Its unique mineral composition makes it a long-lasting, practical solution for high-traffic areas. Here’s why Stone Warehouse recommends Lapitec Sintered Stone for your next project:
Heat-resistant: Ideal for kitchen countertops and outdoor spaces.
Scratch-resistant: Perfect for high-traffic areas.
Stain-resistant: Ensures low maintenance in both residential and commercial spaces.
Antibacterial: Provides a hygienic surface for food preparation areas.
UV-protection: Ensures color stability, making it perfect for outdoor facades.
Care and Maintenance of Lapitec Sintered Stone
Maintaining Lapitec Sintered Stone is easy, thanks to its non-porous surface. A simple cleaning routine with mild soap and water is enough to keep it looking pristine. Avoid harsh chemicals, and you’ll preserve its stunning appearance for years to come. Lapitec’s durability also extends to its ability to resist UV degradation, ensuring that the surface remains vibrant and unblemished, even after years of use.
Conclusion: Redefine Your Space with Lapitec Sintered Stone
Whether you’re designing a modern kitchen, a luxurious bathroom, or a high-traffic commercial space, Lapitec Sintered Stone offers the ideal combination of durability and beauty. Its eco-friendly composition, versatility, and resistance to wear and tear make it a top choice for designers and homeowners alike. Visit Stone Warehouse to explore the Musa Collection and find the perfect Lapitec stone for your project.
Ready to enhance your space with the best sintered stone options? Contact us today and let us help you bring your vision to life.
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