#vittoria bianco
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Paralimpiadi: giorno 1
I giochi paralimpici sono cominciati alla grande per gli atleti italiani che in una sola giornata hanno conquistato ben 9 medaglie: 2 d’oro, 2 d’argento e 5 di bronzo- Sono arrivate soprattutto dal nuoto, ma andiamo con ordine. La prima medaglia arriva al mattino col ciclismo su pista. Si gareggia i due su un tandem. Davanti una guida e dietro l’atleta non vedente, il titolare della gara, la…
#Angela Procida.#Carlotta Gilli#ciclismo#Davide Plevani#Efrem Morelli#Francesco Bettella#Francesco Bocciardo#Lorenzo Bernard#Monica Boggioni#nuoto#Simone Barlaam#Vittoria Bianco
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The glorious hot Italian swimming summer show is rocking the Paralympics too 💅🏻 🇮🇹
The heatwave is still in full force and so is my fangirling 💃🏻
Football might have failed the Italian hot girl summer dream, but our swimmers are sure serving it 💅🏻
#swimming#paralympics#jeux paralympiques#paralympics 2024#paralympic games#carlotta gilli#francesco bocciardo#stefano raimondi#simone barlaam#efrem morelli#vittoria bianco#angela procida#francesco bettella#monica boggioni
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Io domani ho un esame e in testa mia un mese fa già volevo metaforicamente accendere un cero a Max Verstappen, Santo Protettore della Dominazione Assoluta, ma nell'ultimo mese pure lui è entrato nella sua flop era e non mi sento troppo sicura a raccomandarmici. Quindi ho deciso di affidarmi allo spirito di questa silly season 2024 che fa succedere cose improbabili a ogni gara, tanta sfiga, ma anche tante botte di culo. Vedi che fra tutte queste assurdità non esce persino un voto decente per me. Silly Season 2024 ora pro nobis🕯🕯🕯
#max non te la prendere sei sempre il mio prefe#peró fra la macchine e le nottate in bianco non stai facendo troppo bella figura#silly season hai dato una vittoria l*ndo n*rris puoi darne una anche a me#mandami una domanda a piacere come mandasti quella safety car#f1blr#ita f1blr#f1#italian tag
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Stanotte mi sono svegliato e ho cominciato a pensare alle cose più strane, alla Val d'Aosta, alla morte, al Tgr del Molise. Di notte le cose mi appaiono senza senso, di notte intorno a me il nulla nulleggia. Sono andato a vedere che notizie danno al Tgr Molise: "Canna fumaria in fiamme a San Giovanni in Galdo"; "Fotovoltaico fra gli ulivi di Campomarino"; "il Termoli ritrova la vittoria". Più chic il taglio del Tgr Val d'Aosta: "tutto esaurito a Champoluc e Gressoney"; "intenso fine settimana di rientro al Tunnel del Monte Bianco"; "Chamois, numeri in crescita per la località no stress". Si vede proprio il cambio di mentalità, i ghei contro la Pro Loco, il Dasein, l'Essere-nel-mondo, contro l'Entfremdung e l'Entausserung, l'Essere-fuori-dal-mondo. E infatti, precisa come una sentenza, l'ultima notizia dal Molise giunge a conferma: Più che una ferrovia è una via crucis, i lavori infiniti sulle tratte molisane.
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La vittoria olimpica della nazionale italiana di pallavolo femminile ha fatto venire a galla il peggio dell'uomo medio italiano, bianco, eterosessuale, cisgender, basic, alfa, beta, omega e via dicendo con le solite dichiarazioni squallide per sminuire le nostre atlete che hanno ottenuto più medaglie degli uomini. Una visita dall'andrologo sarebbe meglio farla.
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Ah bene. Meglio Trump allora. Lui si che proteggerà i palestinesi. Gli Stati Uniti sono amici degli Israeliani, comunque vada. Li hanno sostenuti per anni, e al contrario i musulmani stanno sul cazzo dall'11 settembre. Il pubblico americano non laureato, non sindacalista etc, non ha nessuna intenzione di eliminare Israele, così come non ne ha intenzione nessuno nel mondo tranne la repubblica teocratica iraniana. Almeno non avremmo un putiniano di ferro nella casa bianca, o un cadavere.
(Comunque sì, ho scoreggiato, grazie per la preoccupazione)
Non è che se uno dice la verità, ovvero che Kamala Harris è una sionista di merda, allora sta dalla parte di quell'altro cesso che è comunque la feccia umana. Ma tutto bene? Sei in grado di leggere? Dio cristo cioè mi hai dato velatamente della razzista perché ho fatto notare che la Harris candidata non è la gran vittoria femminista che tutti vogliono far passare, ma per piacere. E lo pensavo pure della Clinton per inciso, donna bianca.
E non c'è bisogno che mi rammenti la posizione americana e occidentale sulla questione palestinese, ma se ti fai qualche ricerchina sulla Harris, prima di vomitare a caso accuse di razzismo nel mio askbox possibilmente, scoprirai che lei è anche più sionista dei suoi colleghi.
Detto questo, finiamola qua, questo ask (come il precedente) puzza di femminismo bianco e liberale, perciò sì faccio come ad UNO e ti rigiro l'accusa
Ps, non credo che risponderò al tuo prossimo ask, perciò risparmiati anche di scrivermi, grazie
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Short story: Legno e Sangue, pt.3
Eravamo finite entrambe in infermeria. Io perché ero svenuta, Mmh-mmh perché aveva cercato di togliersi i guanti e si era quasi scarnificata le braccia. Uno degli assistenti l'aveva fermata a bastonate e l'aveva spedita a farsi sistemare sia i punti di sutura, sia i lividi. Questo era quello che avevo capito.
Io me ne stavo sdraiata sul fianco, rannicchiata in uno dei lettini medici. Sentivo che lei era in quello proprio accanto al mio. Sapevo che era lei perché aveva fatto il suo solito "mmh-mmh" più volte da quando ero entrata lì dentro; non avevo bisogno di vederla per riconoscere quello strambo colpo di tosse. Di solito Mmh-mmh non aveva un odore particolare, al contrario di Sudore, ma quel giorno dal suo corpo arrivava un gran puzzo di sangue misto a ruggine. Immaginai fosse a causa della pelle lacerata e dei punti di sutura che aveva fatto saltare via. Le avevo gettato solo un'occhiata veloce prima di girarmi dall'altra parte, quando era stata scaraventata lì dentro dall'assistente: il bianco della tunica era pieno di grosse macchie rosse. Una nuvola ferita e grondante carne e pelle. Chissà come mai, mi ricordò il Natale. Sembrava una decorazione natalizia, un fiocco di neve costellato di brillantini rossi.
Non mi piaceva il Natale. Non mi era mai piaciuto. Padre esigeva che un giovane abete innocente venisse preso a colpi di accetta e piantato nel salotto, vicino al camino. L'albero agonizzante urlava, piangeva, gemeva. Poi, rantolava per giorni, in attesa di smettere di esistere. Era come avere un ragazzino con le gambe tranciate in due abbandonato nel soggiorno. Era come portare la morte e la violenza dentro casa. E poi, a Natale Padre e Madre diventavano davvero insofferenti nei miei confronti; lo erano sempre, ma a Natale il loro odio si manifestava in tutta la sua grandiosità. Dovevamo partecipare a un mucchio di cene in famiglia ed eventi sociali e io ero quello che ero, una guasta maledetta che faceva scricchiolare il legno e che parlava con le sedie di noce. Ero impresentabile, ero un problema. Un'incognita: andrà tutto bene o la scalinata di pino dei Martin farà le fusa al passaggio di Vittoria? E questo innervosiva Padre e Madre, li faceva stare sempre sull'attenti, a Natale più che mai. Un incubo.
Ecco, Mmh-mmh mi ricordò il Natale e quello, unito al malessere per lo svenimento, mi fece salire un grosso conato di vomito su per la gola. Iniziai a vomitarmi addosso e l'infermiera corse bestemmiando verso il mio lettino; tirò giù il colletto della mia tunica e mi sbattè un secchio in faccia.
"Che schifo! Vomita e poi chiamami quando hai finito," latrò. Sputai fuori un liquido denso e giallastro, così amaro da bruciarmi la gola e la lingua. Non c'era l'ombra di pezzi di cibo: era bile. Il liquido continuò a uscire dalla mia bocca come un fiume in piena; colpiva il fondo del secchio con una forza tale da rimbalzare e schizzare fuori dal contenitore. E la puzza era terribile, non avevo mai sentito un odore del genere. Non saprei descriverla con esattezza, ma direi che era come se un ratto scabbioso fosse morto e si stesse decomponendo in un cumulo di spazzatura. Roba da far esplodere le narici.
"Che schifo!" Ripetè l'infermiera e scappò fuori dalla stanza, coprendosi il naso con il braccio. E così, io e Mmh-mmh rimanemmo sole. Non c'erano altri adulti con noi, né supervisori, né assistenti, né altre infermiere. Sole. Per la prima volta da quando avevo messo piede in quel posto, ero in compagnia di una mia simile e di nessun altro.
Un fruscio. Un altro fruscio, alle mie spalle. Tessuto contro tessuto, l'improvviso sibilo di un respiro che era diventato più regolare e presente, udibile. Mmh-mmh si era alzata? Sì. Una macchia bianca e rossa all'angolo della mia vista limitata. Ancora, un altro fruscio. Si avvicinò. Tra un getto di bile e l'altro, reclinai la testa per guardarla meglio. Si era abbassata il colletto, tutta da sola. Aveva la bocca libera. Lì al Collegio avere la bocca scoperta era proibito e riuscire a vedere le sue labbra nude e rosee mi sembrò una conquista oscena. Qualcosa di brutalmente illecito.
"Ohi," disse. Guardai — cercai, almeno — le sue braccia. Che macello. Pensai a un aratro che violenta un campo di girasoli, sollevando la terra e graffiando il suolo. La sua pelle livida era un intreccio di tagli e squarci. L'aveva già fatto altre volte? Doveva averlo già fatto, per forza.
Spruzzai un altro fiume di bile. "Mmh-mmh," tossì. Era fastidio? O disagio?
"Scusa sai, non è che lo faccio apposta," gracchiai io. Era la prima volta che parlavo dopo settimane e settimane di silenzio forzato. Fu come estrarre una lama dal fondo della gola.
"Lo so, mmh-mmh," mormorò. "Aspetta. Ci provo." A fare cosa? Allungò quelle sue braccia violacee e martoriate verso di me. Dalle fessure della mia maschera, sembravano due melanzane becchettate da un corvo. Prese tra le mani il mio volto pallido e sconquassato dal vomito, lo fece come se stesse stringendo un coniglietto sperduto.
"Via via, basta così," disse. No, canticchiò. "Via via, basta così."
Il secchio ricolmo di bile scivolò via dalle mie mani e cadde con un rumore disgustoso sul pavimento. Lo lasciai cadere perché quella Sorella stava usando la sua magia su di me. Stavo bene, tutto d'un tratto. Era come se non fossi mai stata male nella vita, neanche una volta. Il vomito? Un ricordo sfocato. Svenire? Una parola senza senso. Quel malessere bruciante e perpetuo causato dalla sofferenza del legno? Una semplice idea. Il dolore dei punti attorno ai gomiti e alle orbite? Un solletico dispettoso. Stavo bene ed era scontato che fosse così. Il mio corpo stava bene, io stavo bene. Tutto andava bene. Tutto sarebbe andato bene. E come poteva essere altrimenti? Ero una leonessa. Un Mogano possente.
"Via via, basta così," cantò ancora. E io avrei voluto che quella canzone non finisse mai, perché era il Paradiso in terra, ma poi Mmh-mmh ritrasse le sue mani e tossì. La magia se ne andò. Il bisogno di vomitare era passato, mi sentivo meglio, sì, più in forze, ma non mi sentivo più bene come prima. Inaccettabile, era inaccettabile non sentire tutto quel benessere.
"Ancora," piagnucolai.
"Scusa, non posso," Mmh-mmh si sedette sul mio lettino. "Così è sufficiente. Sarebbe un guaio vero se ci scoprissero."
"Questa è la tua magia? Guarire?"
"No," mormorò. Aveva una voce dispiaciuta, come se si sentisse in colpa. Ma in colpa per cosa? Era una divinità. Doveva esserlo, per forza, con un potere come quello. Altro che ascoltare i segreti dei mestoli di legno o far ballare i rami delle betulle.
"Io so solo far stare meglio. Sento il male e lo faccio passare. Ma non curo nulla." Mi guardò attraverso le sue fessure. Almeno, mi sembrò così: aveva piegato la testa di lato.
"Sei denutrita e forse hai delle ulcere nello stomaco per tutto lo stress. Ma io non posso farci nulla, posso solo farti sentire meglio."
"Beh, grazie," dissi. "È già qualcosa."
"Il male mi fa stare male," aggiunse, come se non potesse sopportare di essere lacunosa nella sua spiegazione. "Se lo sento, devo fare qualcosa, o sto male anche io. Ma qui non posso fare nulla, non posso parlare, non posso toccare. Al Collegio stiamo tutte male, non è vero? E tu stai male da matti, con quella cosa del legno."
Ecco perché faceva "mmh-mmh". Tutto quel dolore di noi altre la faceva soffrire.
"Come fai a sapere del legno?"
"Non è così difficile capirlo. Basta guardarti e ascoltarti. E poi, so un po' di cose sull'Arte." Disse quella parola come se fosse la cosa più naturale del mondo da dire. Io mi misi a sedere e incrociai le gambe. Sembravamo due matte, così conciate, o due spettri disperati, eppure mi sembrava di star chiacchierando con una mia cara amica. Magari davanti a due tazze di tè fumanti e un vassoio di macarons; ma c'era solo un secchio pieno di bile gialla puzzolente.
"L'arte?"
"L'Arte. Sì. Si chiama così, il nostro potere. O almeno, le Streghe là fuori lo chiamano così."
"Non esistono Streghe là fuori. O vengono ammazzate o finiscono qui."
"Non sempre. Da dove vengo io, ci sono gruppi di Streghe. Sorellanze. Roba proibita e illegale, è ovvio. Ma esistono. Quando i controlli sono meno rigidi, vengono fuori e parlano con le Streghe più giovani. Insegnano." Non era quello che Padre e Madre mi avevano ripetuto fino quasi a trapanarmi le orecchie e avvelenarmi il cervello.
"E da dove vieni? Quale è il tuo cognome?"
"Dufour."
"Ma è un cognome da poveri."
"Io sono povera. Mio padre è un maniscalco. Mia madre batteva a Marsiglia." Lo disse con totale nonchalance.
"Cosa ci fai qui? Qui ci vengono le figlie dei ricchi."
"Sì, ma qualcosa è cambiato. Le Due Dame hanno mandato dei cacciatori di Streghe nei bassifondi delle città e hanno comprato le maledette figlie dei poveracci, in cambio di qualche soldo. I miei mi hanno data via senza volere nulla, erano felicissimi." Assurdo. Padre e Madre avevano con ogni probabilità dovuto devolvere una bella cifra al Collegio per liberarsi di me. Com'è che invece le Sorelle povere venivano comprate?
"Quante qui sono come te? Povere, intendo."
"Almeno una decina, credo. Eravamo di più prima."
"Prima?"
"Alcune sono sparite, da un giorno all'altro, sai? Stavano bene, per quanto si possa stare bene qui, poi all'improvviso puff, sparite. Morte, forse? Forse si sono cacciate in qualche guaio. Forse le hanno cacciate."
"Cacciate? Ma da qui non si esce."
"Però loro sono sparite. Nel nulla. Magari si sono stancati di averle qui e le hanno buttate per strada. Erano un po' dispettose, sai, quelle che sono scomparse. Turbolente. Difficili." Buttate per strada, diceva. Eppure là fuori non c'era nessuna strada. Sembrava di essere in mezzo al nulla. Attorno al Collegio c'erano solo nebbia gelida e distese infinite di tristi campi verde melma. Nessuna strada, nessun villaggio, nessun casotto. Niente di niente. Essere gettate oltre i cancelli, senza cibo e senza aiuti, doveva essere un incubo. Pensai ai neonati deformi che gli spartani abbandonavano sul monte Taigeto. Ma forse…
"È per questo che ti sei tolta i guanti? Vuoi che ti caccino?"
"Anche. Voglio tornare a sentire con le mie mani, di tanto in tanto. E voglio vedere se riesco a farmi espellere."
"E se ti ammazzano, invece?"
"È uguale," si agitò, "vivere così è uno schifo. Non so cosa sia successo alle mie Sorelle, se siano state ammazzate o se le hanno cacciate, ma se c'è anche solo una minima possibilità di poter uscire da qui, voglio tentare. E se schiatto mentre ci provo, va bene così."
"Capisco." Capivo davvero e quel fatto mi spaventò. Tornare a vivere a ogni costo. Anche la morte, se significava morire sapendo perché si muore. Lo capivo, davvero. O forse era la sicurezza che Mmh-mmh emanava mentre pronunciava quelle parole proibite a farmi credere che il suo piano avesse senso?
"Come ti chiami?" Volevo dare un nome a quella Sorella con le braccia martoriate e idee di libertà in testa.
"BRUTTE TROIE MALEDETTE!" Un vaso da notte si schiantò sopra le nostre teste. L'infermiera era tornata.
"CHIUDETE QUELLA BOCCA, CHI VI HA DATO IL PERMESSO?" Avanzò verso di noi tutta paonazza in volto. Io mi rintanai sotto le coperte, terrorizzata, Mmh-mmh rimase lì ferma a guardarla, senza muoversi di un millimetro.
"A VOI PUTTANE GUASTE VI SI DÀ UN DITO E VI PRENDETE TUTTO IL BRACCIO!"
E a proposito di braccia, afferrò Mmh-mmh per il suo, senza preoccuparsi delle ferite aperte, e la trascinò via, verso il suo lettino. Arrivarono anche due assistenti; ci coprirono la bocca immediatamente. Io fui lavata alla bell'è meglio e mi venne somministrato uno sciroppo che sapeva di polvere. Mmh-mmh se la passò peggio: le ricucirono addosso i guanti con una brutalità da macellai, assestandole qualche botta di tanto in tanto per farla stare buona. Poi, diedero anche a lei uno sciroppo, diverso dal mio però. Lo bevve e si addormentò dopo poco, sotto gli occhi dell'arrabbiatissima infermiera.
Mi riportarono dalle altre per la notte. Mmh-mmh rimase lì.
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22 DICEMBRE 2014 moriva JOE COCKER, quel soul che arrivava dalle miniere
Oscurò i Beatles con "With a little help from my friend".
Un tono inconfondibile, un crepuscolo da Sinatra del rock
Joe Cocker, il "leone di Sheffield", la più grande voce blues della storia del rock britannico, è morto all'età di 70 anni.
Per oltre cinquanta (aveva esordito nel 1963 con la band degli Avengers, quando aveva solo 15 anni), aveva segnato la storia del rock con il suo tono roco e caldo, insegnando a un paio di generazioni di cantanti come si potesse cantare il blues ed il soul pur non essendo afroamericani, anzi arrivando dal cuore minerario dell'Inghilterra.
Impossibile non amarlo, come fecero tutti quando salì nel 1969 sul palco di Woodstock e cantò, strappando le note con la carta vetrata della sua gola, una versione incredibilmente intensa di "With a little help from my friend", facendo diventare la sua versione l'originale e cancellando addirittura quella già famosa dei Beatles cantata da Ringo in "Stg. Pepper".
Cocker aveva uno stile inconfondibile, chiaramente ispirato alla lezione dei grandi bluesman afroamericani, ma riportato nel pieno dell'evoluzione del rock, venato di gospel e di psichedelia, sostenuto con l'elettricità e caricato con la passione.
E con queste caratteristiche era riuscito negli anni a diventare la voce più riconoscibile del rock, soprattutto all'alba degli anni Settanta quando con Leon Russell e i mad Dogs & Englishman aveva conquistato l'America con uno straordinario tour e, sull'onda di quel successo, aveva spinto legioni di giovani cantanti a mettersi sulle sue orme. Imitatori del suo stile ce ne sono stati tanti, ma nessuno è riuscito a eguagliare il maestro, che sapeva essere interprete sopraffino, in grado di prendere una canzone scritta da altri e trasformarla in qualcosa di suo.
Era successo così con molte canzoni dei Beatles, dei quali era diventato eccellente interprete, ma anche con molti altri classici del rock, del soul e del ryhthm'n'blues che nei primi anni Settanta aveva inciso in album molto belli, ricchi di brani come la leggendaria "You are so beautiful".
Poi gli eccessi, l'alcol e la droga, molte crisi e difficoltà prima della rinascita, negli anni Ottanta, prima con la clamorosa vittoria dell'Oscar per "Up where we belong", cantanta con Jennifer Warnes e compresa nella colonna sonora di "Ufficiale e Gentiluomo", poi con album del calibro di "Sheffield Steel", e poi ancora con la planetaria affermazione di "you can't leave your hat on", che diventa il brano trainante del film "9 Settimane e 1/2".
Da quel momento in poi, complice la ritrovata serenità personale e familiare, con l'amore della sua vita, la moglie Pam, Cocker ritorna al successo, si trasforma in una sorta di "pontefice" del soul bianco, diventa il "Sinatra" del rock, in grado di invecchiare con infinita classe e saggezza, producendo dischi di ottimo livello, dei concerti sempre emozionanti e attraversare il passaggio del millennio come una star.
Ci manca Joe Cocker, il suo stile appassionato e travolgente, la sua inarrestabile simpatia, la disponibilità di un'artista di altri tempi, per il quale il rock non era mai morto, il soul era il sale della vita e la musica la cosa più importante del mondo.
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LA BANDIERA DEI QUATTRO MORI, SOS BATTEROS MOROS
Ringrazio un mio amico sardo per la foto e per avermi mandato la storia
''Per conoscere la storia della bandiera dei QUATTRO MORI (come viene appellata dal popolo sardo) occorre percorrere a ritroso la storia fino al periodo in cui i Catalano-Aragonesi presero possesso della Sardegna. Lo stemma dei quattro mori compare per la prima volta nei sigilli in piombo della Cancelleria Reale aragonese. Nell' archivio storico comunale di Cagliari sono conservati alcuni documenti chiusi con tali sigilli, appartenuti a Giacomo II° e Alfonso il Benigno entrambi re d' Aragona. Gli Aragonesi divennero re di Sardegna a seguito della creazione (avvenuta il 4 aprile 1.297) da parte del Papa Bonifacio VIII del regno di Sardegna. Lo stesso Bonifacio VIII dopo la creazione del regno accordo la "licentia invadendi" agli Aragona per permettere agli stessi di legittimare il possesso dell' isola. A seguito della conquista di fatto dell' isola ad opera del sovrano aragonese Alfonso IV nell' anno 1.323 lo stemma con i quattro mori in campo bianco con croce rossa, fu adottato per il nuovo regno di Sardegna. Regno creato dal nulla e poi regalato da generoso Papa Bonifacio VIII alla casata Aragonese. Questo stemma fu in uso dalla casata iberica degli Aragona fin dal XIII secolo. Sul significato intrinseco dei quattro mori raffigurati nello stemma che era in uso da molto tempo da parte degli Aragona vi sono le più disparate versioni. Tutte caratterizzate dal mito e dalla leggenda. Non esiste nessun documento che riporti dati sufficienti che permettano di stabile in che periodo inizio l' adozione di tale stemma a stemma identificativo della casata. Tra le tante versioni conosciute è da mettere in risalto quella che riconduce alla battaglia di Alcoraz combattuta dagli Aragonesi contro i mori (19 novembre 1.096). Nella battaglia il Re Pietro I° sconfisse pesantemente i mori guidati dal saraceno Abderramen. La leggenda narra che dopo la vittoria le truppe aragonesi issarono insieme alle insegne dei Conti di Barcellona (scudo con quattro pali rossi in campo giallo) uno stemma che riportava nei quattro quarti bianchi formati dalla croce rossa (la croce di San Giorgio) la testa di un moro con la benda sulla fronte. La motivazione sulla comparsa di tale stemma fu probabilmente legata al ricordo della battaglia e alla vittoria sui saraceni. Quando gli Aragonesi ricevettero "in dono" la Sardegna decisero di assumere lo stemma con i quattro mori come bandiera del regno di Sardegna.
Il vessillo con i quattro mori fu innalzato dalle truppe aragonesi durante la battaglia (infausta per i sardi) combattuta a Sanluri la domenica mattina del 30 giugno del 1.409 in una località tristemente nota come Su Occidroxiu (il mattatoio). Le truppe sarde innalzavano la bandiera con raffigurato l’albero eradicato (stemma del giudicato d’Arborea (l' ultimo dei quattro regni che ancora teneva testa agli Aragonesi). Istintivamente si può pensare che il vessillo degli Arborea fosse la bandiera in cui tutti i sardi si riconoscevano. Ma non è cosi. La Sardegna medievale era divisa in quattro giudicati indipendenti. Ogni giudicato (un regno a tutti gli effetti) aveva la sua bandiera, il proprio vessillo.
L’albero eradicato era il vessillo di uno dei quattro giudicati, quindi di una parte della Sardegna. Come ben noto tre dei quattro giudicati dopo la regalia fatta alla casata aragonese dal Papa Bonifacio VII, persero l' indipendenza. L' unico giudicato che poteva esprimere la propria piena autonomia e indipendenza nei confronti degli Aragona era il giudicato d' Arborea. In quel preciso momento storico quasi tutta la Sardegna era unificata sotto il controllo di una unica entità statuale: il giudicato d' Arborea. Agli aragonesi rimasero ben pochi lembi di territorio sardo da controllare. Quindi è normale che quel vessillo venisse visto da quei sardi che affiancarono gli Arborensi come la bandiera di tutti i sardi.
La bandiera di BATTEROS MOROS stemma della Sardegna viene sventolata con orgoglio dai sardi dentro e fuori dall' isola. Viene considerata come simbolo di appartenenza alla Sardegna. Ai detrattori della bandiera dei BATTEROS MOROS direi di chiedere a quanti più sardi possibile se non amano questa bandiera, e se intendono cambiarla. Do per scontato che prevalga nelle risposte all' amore e l' insostituibilità dei BATTEROS MOROS.''
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High and Low The Worst Episode 0 + High and Low the Worst
Il nemico del mio nemico è mio amico
Sono tornati. E più belli che mai.
Non mentirò: fino a quando non ho ripreso in mano la Saga di High and Low non avevo idea di tutti questi nuovi drama/film.
D'altronde dopo High and Low: the story of SWORD, High and Low 2, Road to High&Low, High&Low The Movie e High&Low The Red Rain e gli ultimi due film High & Low: End Of Sky e The Final Mission, uno pensa che finiranno ad una certa!
Ero rimasta alla fine di High and Low e la vittoria dei Nostri contro i cattivi e sapevo che mi mancava solo la serie DTC per chiudere il cerchio di tutta la storia. Certo, avevo adocchiato anche la presenza di The Worst - sia drama che film - ma l'avevo preso più come uno spin-off di High and Low, facilmente saltabile poiché non si parlava più delle vicende dello SWORD.
La mia presa di posizione era centrata In virtù anche del fattore emotivo: nessuno avrebbe mai potuto prendere il posto di Cobra, Rocky, HYUGA... sono personaggi così amati e così entrati nel profondo del mio cuore che pensare di poter affezionarmi ad altri personaggi, ad un altra storia, pareva pura utopia.
Pareva.
Perché dopo la serie ad a metà del film successivo, mi sono ritrovata a commentare sorridendo:- " alla fine ti ci affezioni a questi piccoli mostri."
Ma andiamo con ordine:
La serie - tra i due prodotti - è quella che mi è piaciuta meno. Fondamentalmente è una presentazione dei ragazzi che andranno poi ad essere i futuri protagonisti della storia ( esattamente come la prima stagione di HIGH and LOW presentava i propri componenti e basta!) e che almeno qui, non mi hanno fatto morire, onestamente.
Nota a margine per Todoroki, gemma che splende tra la bigiotteria tutta uguale.
Questo infatti è stato il mio problema con i personaggi presentati: mi sembravano tutti uguali. Nessuna particolarità, mania o caratterizzazione che potesse distinguerlo dalla massa di ragazzini intenti a conquistare la posizione di leader.
In High and Low, ogni gruppo aveva delle particolarità che li differenziava dagli altri: I Rude Boy praticavano parkur e proteggevano la loro baraccopoli, i White Rascal si vestivano tutti di bianco e proteggevano le donne ed i bambini e così via... erano talmente diversificati che li inquadravi subito.
In The Worst invece, oltre all'ambizione di conquistare la vetta dell'Oya, di questi personaggi poco si è parlato.
Ed ecco che allora Todoroki splende. Un po' perché l'ho visto leggere un libro - oggetto mistico al pari del Santo Graal - ed un po' perché la sua determinazione a sconfiggere Murayama e prenderle sempre, era davvero ammirevole.
Ho apprezzato come la sua forza non significasse necessariamente la sua posizione di leader - come ci ricorda Murayama - ma è necessario il carisma per conquistare tutti gli studenti e che questo, lo stesso Todoroki lo capisca nel finale, quando accetta Fujio come capo.
Tra questi baldi giovani alla conquista del trono, vanno notati Tsukasa e Fujio. Se il primo - uno dei più belli, esteticamente parlando - si mostra "dormiente" per gran parte della serie, il secondo passa il tempo con il nonno, facendoci sì vedere il suo buon cuore e l'essere un bravo guaglione ma d'altra parte togliendolo dall'azione per tutta la storia. Infatti Fujio entrerà in scena solo nel film.
Tsukasa poi è quello che mi ha lasciata più perplessa: chiaramente si era iscritto all'Oya per conquistare la vetta al fianco dell'amico ed è bello che si sia "fatto da parte" per amicizia accettando un ruolo "secondario." La perplessità nasce quando lo vedo andare a far a botte con Fujio per superare i propri limiti ed ho pensato che alla fine volesse anche lui partecipare alla corsa per il trono.
Ed invece no.
E la scazzottata allora? che ci siamo andati a fare?!
Va bene, non importa.
Ho visto così tante botte in testa, sediate nei reni e cazzotti in faccia che una rissa in più o una in meno ormai non mi sconvolge manco più.
E finisce così la serie di The Worst, con questi ragazzi che si presentano nelle classi, distruggendo porte, sedie, facce... mentre si urlano addosso imprecazioni ed intanto progettano la conquista del trono.
Ma.
Ma se c'è un trono vuol dire che c'è un RE.
E mi spiace per tutti loro, ma L'UNICO VERO RE è e sarà per sempre Murayama. #stacce
tutta la sua sobrietà in questa gif XD
Che qui, con questa serie e film si conferma uno dei personaggi più belli ed il mio migliore dell'intera saga.
Potrei scrivere un ode su questo personaggio, facendo notare come abbia preso un liceo di ragazzini e l'abbia trasformato in un gruppo capace di stare sullo stesso piano dello SWORD, di poter sedersi allo stesso tavolo con "i grandi " della città. Come ci ricorda la voce narrante nell'intro " Il Liceo Oya contribuisce alla forza dello SWORD".
Oppure potrei parlare della sua evoluzione da tizio forte che sa solo menar le mani a leader capace sotto i consigli di Cobra. Trasformazione che trova il suo apice sul finire di questa serie, quando Murayama nega agli studenti del tempo pieno la partecipazione agli affari dello SWORD. Capolavoro.
Ed infine potrei parlare della sua maturità sul finale del film, quando ormai diventato uomo, lascia il Liceo per diventare finalmente "grande" ed andare avanti con la sua vita, lasciando il passo alla generazione che verrà.
Perché High and Low, tra botte e amicizia, parla anche di cambiamento e crescita e nessuno più di Murayama ha saputo racchiudere questa tematica.
VOTO: 7+
E poi c'è il film.
Solo dopo averlo visto si capisce l'intento della serie precedente: un conto è vedere un centinaio di ragazzi sconosciuti che se la suonano di santa ragione. Un altro è vedere i ragazzi a cui un minimo ti sei affezionata, vederli spaccarsi teste, rotule e ginocchi in maxi risse sotto i ponti.
Ed in effetti, funziona. Funziona perché ho onestamente seguito con attenzione questi combattimenti, preoccupandomi un po' per tutti, riconoscendoli e facendo il tifo per ognuno di loro.
Il film segue diversi filoni che si riuniscono poi nel finale:
Mentre lo SWORD è in guerra con i Doubt e la yakuza, gli studenti a tempo pieno della Oya High sono combattuti tra la guerra delle fazioni all'interno della scuola, il conflitto con la Housen Academy e il tentativo di sconfiggere Kidra, una banda di spacciatori che stanno cercando di infiltrarsi nelle scuole locali.
(la vita impegnatissima degli studenti dell'Oya. E' per questo che non studiano. C'hanno da fa'!)
Murayama, che è il leader della Oya High, trova la sua posizione messa alla prova da un gruppo di ambiziosi nuovi arrivati, soprattutto lo studente trasferito Hanaoka Fujio. ( fonte mydramalist)
Ora, questa è un po' una cazzata perché tranne Todoroki, NESSUNO di questi pretendenti al trono ha mai avuto le palle di sfidare in combattimento Murayama. XD
Ovviamente i più attenti hanno già rizzato le orecchie perché leggendo questa trama c'è una parola che immediatamente dovrebbe far alzare in piedi la gente a festeggiare gasata come un furetto sotto steroidi.
Housen.
La Housen.
Ma io infatti vedevo questi ragazzi pelati con l'uniforme e pensavo:-" io questi lo ho già visti. Ma dove? sto nome non mi è nuovo."
Crows Zero docet.
Ed infatti sono proprio loro: la scuola che nel secondo film di Crows Zero si scontrò contro il Suzuran in un epica guerriglia fatta di pugni, calci, risse e mani in faccia.
Aggiungo che vengono presentati con una delle OST più belle e azzeccate di sempre. Appena ascoltata la loro canzone mi sono precipitata a scaricarla!
In questo film si presentano in una veste nuova, con nuovi attori ovviamente, ma sempre ordinati e preparati come piccoli soldatini super efficienti. e ovviamente pelati
Ma c'è di più: se nel film di Crows Zero, loro erano i "cattivi", i rivali da abbattere, questa volta sono dalla "parte nostra" ... nostri alleati. Ed è un piacere conoscerli in questa veste.
Ho dato il mio cuore a Odajima Yuken, sappiatelo. Con l'addio di Murayama ho trovato una nuova fonte di gioia.
I ragazzi dell'Housen si dimostrano dei delinquenti dal cuore d'oro ( più o meno). Degli specchi dei nostri Oya e vederli combattere tutti assieme è una gioia per gli occhi. Il film infatti, ne approfitta per delinearli e caratterizzarli un po', prima come avversari e poi come alleati.
Tra l'altro, mentre vedevo i ragazzi dell'Housen assaltare un palazzo con delle scale, dopo averle usate a mo' di scudo, pensavo:-" ed io che mi sono emozionata per la battaglia la Fosso di Helm! Guarda questi che stanno a fa'!!! "
Nota di merito poi per Fujio che finalmente viene messo in primo piano ed in relazione con gli altri: come prevedibile risulta avere quel carisma necessario ad unire l'Oya ed in più - per diversificarlo da Murayama - ha quella vena di pazzia ingenua dei bambini che ti lascia piacevolmente sbigottita.
Perché andare sotto casa del Suzuran per spiarne i ragazzi e vedere quanto sono forti è follia.
Mi ricorda un personaggio come Rufy di One Piece: quella sconsideratezza gioiosa che porta il sorriso ovunque vada.
Ma se con l'Housen di toccano i cuori degli amanti di questo genere di drama/film, è con il nome Suzuran che The Worst tocca l'epicità. Prima solo nominato - con riverenza - e poi fattaci vedere solo l'entrata, il film ti alza l'hype a livelli atomici facendoti supporre uno scontro/ sfida / incontro futuro contro i ragazzi del Suzuran.
E ma qui giochi troppo facile! mi sono gasata peggio dei bambini!
Ed infatti andando ai trailer dei prossimi drama/film di High and Low, indovina chi ci sta?!
Tornano i ragazzi della scuola più malfamata del circondario! E l'effetto nostalgia vola altissimo. Io ero anche convinta che non avrei visto più prodotti di High and Low! Ma non si può dir di no all'Housen e al Suzuran.
Tornando al film in questione, due sono le cose che mi hanno lasciata invece più freddina: la prima è la questione di Arata.
L'amico di Fujio che spaccia droga per pagare le spese ospedialiere della madre e tutto il contorno degli amici che si conoscono da bambini è idealmente molto bello. Ma devi farmelo vedere.
Il film e la serie prima ci dicono che Fujio e Takeshi ad esempio sono amicissimi, tanto che il secondo fa da braccio destro al primo, ma non viene mai mostrata questa grande amicizia nata a quanto pare in passato.
Idem per i ragazzi del bar della Nonna. Non basta farmeli vedere da bambini mangiare tutti assieme una volta per farmi percepire la grande amicizia che dovrebbe legarli. Soprattutto se poi ognuno di loro è andato e va per la sua strada.
L'altro problema è lo stesso che riscontro sempre nei drama di High and Low: i villain sono piatti come tavole da surf. Cattivi perché sì, senza nessuna introspezione o profondità che fanno cose malvagie perché gli va. Sono tutti uguali, tanto che da Ranmaru alla yakuza, per passare ai Dubt e adesso a questi Kidra, se ci metti dei cartonati al loro posto, sarebbe uguale.
Detto questo, The Worst è un bel film per chi piace veder menar le mani in modo coreografico:
ha un buon ritmo, una storia un po' contorta per gli standard di questo genere ma che poi si semplifica verso il finale, due grandi ritorni che toccano il cuore dei nostalgici come me e belle scene d'azione.
Il combattimento contro l'Housen prima e il Kidra poi è spettacolare: musiche, inquadrature, montaggio... una bella visione che non può non emozionare gli amanti delle scazzottate.
Con questo film, High and Low di apre a nuovi protagonisti che hanno un ardua missione: non far rimpiangere le colonne portanti di High and Low. Ci riusciranno? Per me è ancora troppo presto per giudicare, avendo visto solo un drama e un film ma voglio dargli fiducia.
Il pezzo forte di High and Low, oltre alle botte e ai bei messaggi d'amicizia, erano i personaggi, le loro personalità e le loro introspezioni.
Fujio può essere un buon protagonista, diverso da tutti gli altri dello SWORD. Todoroki può interpretare il freddo ma costante contraltare del leader, così come Tsukasa e Jamuo possono diventare interessanti.
Va capito se anche gli altri prodotti di The Worst prenderanno i ragazzi dell'Housen come "protagonisti" o li lasceranno in secondo piano. Ricordo che in High and Low, la serie era iniziata con Cobra ed i suoi amici come protagonisti, per poi virare sugli altri leader dello SWORD, fino ad arrivare ad approfondire Murayama, per dire. Faranno una cosa simile anche per questa storia?
Oh, a me, se mi mettono l'Housen come "protagonisti" mi va benissimo, eh!
Ed infine l'ultima cosa che ci tengo a dire:
per quanto io ami alla follia le storie di ragazzi - di cui il 99% ha superato l'adolescenza da anni - che si gonfiano per diventare il capo della scuola e le storie di scuole VS scuole, onestamente non vorrei vedere di nuovo questa dinamica.
In Crow Zero assistevamo alla scalata di Genji e nel secondo film alla battaglia del Suzuran contro l'Housen. In High and Low The Worst episode 0, seppure in misura minore, abbiamo avuto lotte per la conquista della vetta e con il film, una lotta contro un altra scuola.
Qua si è differenziato con le scuole che si univano contro gli spacciatori ed ho apprezzato il cambio di mood e vorrei che rimanesse così.
Ho un po' paura infatti, di vedere sempre la stessa dinamica sapendo già che la versione di Crow Zero rimarrà imbattibile.
Vedremo cosa accadrà.
Anche perché risulterebbe inevitabile. Con la divisione dei ragazzi dell'Oya in studenti a tempo pieno e part-time, questi ultimi non possono più partecipare agli affari dello SWORD. Ciò significa che se anche i ragazzi di High And Low si trovassero ad affrontare nemici da ogni parte, Fujio e compagnia non potrebbero essere presenti.
Ed ecco quindi che per loro, l'unica possibilità di scontro è con le altre scuole.
Boh, vedremo...
Per adesso...
VOTO: 8
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THoO - EMERALD GREEN - Royal Stones Collection - Eau de Parfum -
Most precious jewel nobody can steal. Emerald and unconditional love go together.
Deeply in love with this scent gem, one of four in the Royal Stones Collection by THoO, and the artistic inspiration behind the creation. A message of endless devotion in the Victorian Age revives in Emerald Green which, more than just a fragrance, is a magnificent tribute to faithful love, epitome of a feeling that never cease to renew and expand itself limitless over time.
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Il gioiello più prezioso che nessuno potrà mai rubare. Di smeraldi e amore incondizionato. E profumi che ne illuminano il ricordo.
È una grande storia d'amore a scandire la narrazione, a collegare e non disperdere i sottili filamenti della memoria. È nella storia del regno britannico, nell'illustre epoca Vittoriana, il regale legame di appassionati amanti, la regina Vittoria e il principe consorte Alberto di Sassonia ad ispirare questa pregevole gemma olfattiva.
Emerald Green, una delle quattro composizioni dell'esclusiva Collezione Royal Stones di THoO, elogia la forza dei sentimenti profondi, le suggestioni e i turbamenti della passione, quella inesauribile energia che si rinnova ed espande oltre il tempo.
'Lo amo, lo amo più di quanto non sappia dire, mai avrei immaginato di trovare così tanto amore sulla terra', scriveva Vittoria nel suo diario. Molte furono le manifestazioni di commozione e trasporto che Alberto le rivolse, non ultimo il sontuoso dono di una parure di smeraldi e diamanti, che disegnò personalmente, in cui spiccava una magnifica tiara (oggi in esposizione permanente a Kensington Palace). La scelta degli smeraldi non fu casuale, la pietra verde è infatti associata alla vivida immutabile freschezza del sentimento.
La fragranza è la trascrizione aromatica del simbolismo di questa gemma preziosa. Dominata da una distinta raffinatezza chypre, ha un piglio affabile, elegante, degno di regalità. L'apertura ha in serbo una limpida vivacità agrumata con mandarino, arancia rossa, bergamotto sfavillante di tonalità verdeggianti, presto conquistate dall'avvento di facette più pungenti balsamiche di pepe rosa, zenzero e cardamomo.
Qui le nuance smeraldo si addensano senza opacizzarsi e tra i freschi riverberi vegetali filtra la lucentezza candida e vezzosa del gelsomino. L'evoluzione si assesta su coloriture più calde e soffici, l'eterea presenza del muschio bianco a moderare l'impeto sensuale del patchouli e la sublime velatura d'antan, come riaffiorata da un dipinto ottocentesco, dell'ambra grigia, a sancire un'emozione di beltà vissuta e mai scordata.
Non serve sottolineare la bellezza di questi flaconi collectible, realizzati artigianalmente, unici nel loro genere.
Creata da Cristian Calabrò.
Eau de Parfum 75 ml. Online qui
©thebeautycove @igbeautycove
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Bellissime
modi di essere della bellezza femminile a Roma nella fotografia del’900
da un’idea di Vittoria Carli e Natalia Paganelli
Testi di Federico Fellini, Massimo Di Forti, Antonio Mancinelli, Natalia Paganelli
Idea Books, Milano 1989, 40 pagine, 20 foto b/n, brossura, in 8°, ISBN 978-8870170696
euro 15,00
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Mostra promossa dal Consorzio Moda Roma - Fiera di Roma Dal 4 al 23 aprile 1989
Questo libro presenta dei ritratti in bianco e nero di figure femminili che sono passate da Roma nel grande periodo degli studi di Cinecittà : da Lina Cavalieri a Ornella Muti, passando da Gina Lollobrigida, Ava Gardner, Anita Ekberg, Silvana Pampanini, o anche Anna Magnani, Isabella Rossellini, Allegra Caracciolo, Domitilla Ruspoli , tra le altre.
20/01/23
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Fa scandalo quel che ha detto il Papa sull’Ucraina: bisogna negoziare. Fa scandalo perché si scosta da quel che dice la Casa Bianca, da quel che dice Bruxelles, da quel che dice Palazzo Chigi e viene ripetuto da un’informazione conformista: “avanti sino alla vittoria”. Si discosta, quel che dice Papa Francesco, persino da quel che aveva detto lui stesso qualche mese prima: “una pace giusta”. L’unica pace è quella possibile, con le ingiustizie che comporta, con la fine delle illusioni, con i mugugni di chi avrebbe voluto di più, da una parte e dall’altra. Le guerre finiscono in due modi: o uno dei due vince, e c’è la resa, con condizioni o senza. Oppure i nemici negoziano, per uscire da uno stallo, da un equilibrio sanguinoso e dannoso per entrambi, per risparmiare le vite dei propri cittadini. Cosa avrebbe dovuto dire, il Papa: patria o muerte, come un Che Guevara in bianco? Avanti sino all’ultimo ucraino, come i leader europei, Meloni compresa: armiamovi e partite? Avrebbe dovuto illudersi di essere San Francesco che parla con i lupi e convincere Putin a ritornare entro i confini internazionalmente riconosciuti? Avrebbe dovuto dire che non importano i rischi di peggioramento, di nuove avanzate russe ingolosite dallo stallo, di coinvolgimenti di eserciti europei, dell’eterna minaccia nucleare sullo sfondo? Non è stato equidistante tra invasore e invaso, non ha sventolato le bandiere del Bene contro il Male, ha detto una cosa semplice: basta morire e uccidere. Liberi gli ucraini di pensarla diversamente (almeno quelli che non cercano di fuggire dall’arruolamento forzato), liberi i leader europei di sostituirsi a un impegno americano che vacilla, liberi tutti noi di illuderci che, dopo Libano, Siria, Somalia, Afghanistan, Iraq, Balcani, Libia e via sommando imprese della forza andate a male, stavolta la vittoria ci arriderà. Ma libero anche un uomo di buon senso di dire: la guerra è nuda.
Toni Capuozzo
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"IL FLOP SIERI ORA È NERO SU BIANCO" ▷ REGOLI: "CARO BURIONI, I DATI C'E...
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Sappiate che "cantiamo vittoria", tanto per gli allineati e innoculati volontari non hanno le palle per neanche avere dei dubbi,ma per tutti quelli che hanno fatto il risveglio oppure ci stanno pensando e ancora non hanno deciso,questa non è la prova questo è solo l'inizio per iniziare a fare delle domande e invece che essere derisi di fronte a figli parenti e amici,bisogna che diano delle risposte.
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Guardavo questo foglio bianco e non trovavo davvero nulla da scrivere questa sera, ho lasciato tutto: “al dopo”. Importante il dopo – il- dopo ci sentiamo, dopo ci vediamo, dopo andiamo al mare. Ho saltato già la mia seconda giornata di meditazione, direi che inizio proprio bene, ma questo foglio bianco era troppo sporco di pensieri. Insistono che io debba aprirmi con la gente, ma parliamoci chiaro, perché? Quando mai qualcuno ha avuto bisogno di me? No certo, voglio dire che priorità mi vuoi dare se proprio devo starti accanto?. Ecco queste sono le domande che ogni tanto bisogna porsi. Sotto il ritmo di nuove canzoni dedico qualche poesia, la pioggia culla il rumore sulle finestre. Domani incontro con la nutrizionista, paura, tanta paura ma al tempo stesso mi trovo davvero bene, ti mette a suo agio in ogni situazione anche la più critica, anche se arrivi li piangendo. Ho imparato che nella vita, servono persone positive, che ti stimolano, che ti fanno credere che ci sia un domani più tranquillo. Questo tipo di tranquillità la riesco a trovare in palestra, anche se la maggior parte delle volte vengo preso in giro, per le tante ore di palestra che faccio, ma in quel momento sei tu e tu, il tuo specchio, manubri e attrezzi. È vero ci sono tantissime persone, molte davvero imbarazzanti, ma nel tempo stesso ognuno che fa qualcosa per sé, la vedo più come una sfida personale per ognuno. Non importa se poi il giorno dopo il pacco dei biscotti è sempre li, una lunga sfida personale, un passo per volta, una caduta che sa di vittoria.
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Stavo guardando nuovamente Napoli Velata e penso che da quando Sorrentino ha vinto l'Oscar, tutti cercano di emulare la simbologia che utilizza lui.
O almeno tutti questi registi che vengono a girare a Napoli, cercano di creare pallide metafore di quelle sorrentiniane.
Mi è capitato di pensarlo anche vedendo La vita bugiarda degli adulti, quando Giovanna va da zia Vittoria e compare questo cavallo bianco nei pressi di Gianturco, dove stona tantissimo appunto.
Come a dire che quel cavallo è Giovanna ancora innocente, ancora non bugiarda, ancora non adulta che stona nel mondo della Napoli "bassa".
Qua il regista ha emulato l'idea della capra nella casa di Berlusconi in Loro (Sorrentino, ovviamente).
Il punto è che mi sembra che vogliano fare i furbi, ma in sostanza restano delle copie sbiadite dell'originale.
Guardate invece Mario Martone e Saverio Costanzo che bei lavori hanno fatto ultimamente, dimostrando profondità, originalità, personalità.
E niente so che i miei deliri da snob sul cinema non vi importano, ma è scrivere mi è utile ultimamente.
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