#violenza su disabile
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Assurdo come in Italia la legge non intervenga severamente contro questi schifosi. Non è normale che con precedenti di due denunce stesse ancora libero ! Come può una donna sentirsi al sicuro se lo stato è il suo primo nemico? E poi c’è gente che dice “questo capita perché queste donne cercano uomini così ”. Io invece penso che nessuna donna cerchi un uomo violento, secondo me i più violenti si nascondono dietro a una maschera che li fa sembrare agnellini. Usano l’astuzia e la dolcezza per conquistarle. Le manipolano e sanno come far innamorare una donna. Quindi queste donne ci si mettono assieme perché pensano che siano bravi ragazzi. Finché non dimostrano di essere maschilisti e violenti. Quindi piuttosto che prendermela con le vittime io me la prenderei con la società, lo stato e con gli uomini che ancora oggi trattano le donne come inferiori e oggetti. E mi piacerebbe che gli uomini capissero che vietare ad una donna di vestirsi come vuole o di avere amici maschi, per paura degli altri maschi è un’assurdità. Prima di tutto sceglie lei se tradirvi o no. Seconda cosa i vestiti non danno il consenso. Perché se le date divieti usando la scusa del tenerci e della gelosia, non siete molto diversi da chi le picchia e le uccide. Io almeno la penso così. Poi se non vi sta bene non mi interessa. Sia queste notizie che i commenti di certe persone sotto esse, mi fanno arrabbiare.
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Livorno: violenza sessuale nei confronti di una studentessa disabile. Professore arrestato
Livorno: violenza sessuale nei confronti di una studentessa disabile. Professore arrestato. Su ordine della Procura della Repubblica di Livorno, i Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Livorno hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un insegnante di un istituto di istruzione superiore cittadino gravemente indiziato del reato di violenza sessuale pluriaggravata ai danni di un’alunna disabile in condizione di gravità.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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ENNA, abusi sessuali su una giovane disabile psichica: 9 indagati.
Basta violenza sulle Donne 08 AGOSTO 2023 13:00(Digital News 24) Enna, tra gli indagati ci sono operati, pensionati, un commerciante e un uomo già condannato per violenza sessuale su una disabile. La Procura di Enna sta indagando su abusi sessuali su una giovane disabile. In tutto sono nove gli indagati per “violenza sessuale aggravata su una persona minorata psichica”. Secondo l’accusa gli…
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Mia Via, l’ultimo romanzo di Michele Visconti
Il Primo della Classe Mia Via di Michele Visconti edito da Giovane Holden Edizioni è l’ultimo romanzo dello scrittore napoletano. Una storia dai ritmi serrati che inchioda il lettore alla pagina tra piani segreti, violenza, pandemia e “brave persone”. Una di queste è certamente Mia, il killer di professione, soprannominata il Primo della Classe, a cui quel lavoro inizia ad andare stretto, nel quale forse è stata fagocitata per caso e dal quale non ha mai lottato per uscirne. La sua fragilità è ben descritta dallo scrittore napoletano che ce la tratteggia in momenti sfuggenti di pura dolcezza e tenerezza con il suo cane, il suo amico disabile e il fratello. La storia è ambientata nell’Italia del 2041 attanagliata da una nuova pandemia. Un gruppo di poteri forti lotta strisciando per destabilizzare il Paese e creare un ordine nuovo. Michele Visconti, classe 1979, è napoletano e da qualche anno vive e lavora a Pescara. È un impiegato presso una società di ingegneria come geometra e ha due principali passioni: la scrittura e il disegno. La scrittura in particolare gli ha regalato non poche soddisfazioni, ottenendo buoni risultati in importanti concorsi letterari, tra cui Dieci piccoli indiani e Premio letterario nazionale Bukowski. Ha pubblicato una raccolta di racconti i Fanta eroi (La quercia editore) e per il Giovane Holden edizioni ha pubblicato Il mondo sommerso (2017), l'uomo con la pelliccia (2018), Croce testa (2020) e Il ponte di ghiaccio (2022). Michele Visconti è di casa a Cinquecolonne Magazine. Lo abbiamo già intervistato in occasione degli ultimi due romanzi pubblicati e lo facciamo anche oggi per farci raccontare qualcosa in più sul nuovo libro e sulla scelta dell’ambientazione. Mia Via di Michele Visconti: intervista all’autore Partiamo dal titolo “Mia Via”. Mi piace, e io so che ha un doppio significato. Lo spieghiamo anche ai lettori? Il titolo richiama il nome della protagonista Mia, ma è inteso anche come la mia strada, la strada di Mia. Quando cominciai a scrivere, avevo intitolato il testo: Pandemia. Poi aggiunsi su dei fogli che avevo stampato, la parola Mia: Mia Pandemia. In fase di pubblicazione però, alla casa editrice non era piaciuto molto. Mi avevano detto che la parola Pandemia non andava bene a quelli del marketing e mi avevano consigliato: Stato profondo. Ho cercato però di conservare la parola Mia, e alla fine ci siamo accordati per Mia Via. Quest’ultimo romanzo mi è piaciuto molto, anche perché ti sei spinto verso un’atmosfera futurista che non avevi mai sperimentato prima. Quanto ti sei divertito a immaginare scenari fuori dalla realtà ordinaria? Ho immaginato un futuro più lontano e più aspro del nostro. È stato un piacere ma in realtà mi è stato utile il trucco, per mettere bene in chiaro che la mia è una storia di fantasia. Se avessi parlato dei giorni nostri, molti avrebbero potuto confondere situazioni reali con le situazioni che ho immaginato. La mia storia è pura invenzione, e l'atmosfera che ho inventato è solo la cornice dei miei protagonisti. I tuoi libri come sempre sono ricchi di contenuti e anche in questo caso ci parli di amicizia, di buoni sentimenti, amori, uomini e donne al bivio e, ahimè anche violenza, tanta violenza. Qual è stata la parte che hai avvertito più impegnativa? Faccio fatica a scrivere di violenza, perché è una cosa mi ha spaventato da bambino. Ora invece mi incuriosisce, ma non sempre sono pronto ad affrontare certi temi, devo sentirmi a mio agio per farlo. È difficile anche descrivere le donne, ma è una cosa che faccio volentieri. Hanno una marcia più ed in ogni situazione portano sempre con sé tanta delicatezza e tanta dolcezza. Cerco nei miei testi di evidenziare delle emozioni, e stati d'animo, nonostante affronti temi molto ardui. Mi auguro di riuscirci almeno un po'. Perché hai scelto di affrontare un tema ancora molto inflazionato (il virus), specialmente nei romanzi? Non hai pensato che avresti rischiato trattando questo argomento? La pandemia è stato un tema molto gettonato, mi è capitato di leggere delle belle cose in merito, osservazioni dal punto di vista economico, psicologico. Come dicevo prima, la casa editrice non ha voluto tenere quella parola nel titolo. A differenza degli altri, non mi sono soffermato molto su quelle che sono state le vicende reali. Mi sono spostato nel futuro proprio per creare distacco, non volevo che si confondesse quel che è realmente successo con il mio testo. Le vicende del virus fanno da sfondo alla mia storia. La protagonista principale è Mia, con la sua forza e la sua fragilità. Credo che sia uno dei miei personaggi più riusciti. Proprio per questo il titolo originale era: Mia Pandemia, proprio per dire: questa è una mia ricetta. Adesso partirai sicuramente in giro per l’Italia a promuovere il tuo romanzo. Hai già programmato qualche tappa? La possiamo anticipare ai nostri lettori? Oddio, in giro per l'Italia mi sembra un parolone. Qualche giorno fa mi ha intervistato una radio di Venezia, ed ho in programma a breve una presentazione presso l'associazione Culturale Amare Pescara di Piacentino D'Ostilio, la moderatrice sarà Veronica Scogna che ringrazio. La Giovane Holden Edizioni aiuta me e gli altri scrittori a promuovere i nostri testi per fortuna. Compatibilmente con gli impegni di lavoro, sicuramente organizzeremo qualche altro evento per pubblicizzare Mia Via. Approfitto di questo spazio, anche per ringraziare tutte le persone che mi sono vicine. Read the full article
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Lecce, lanciarono disabile contro una scalinata e filmarono la scena: indagati 5 minori
DIRETTA TV 4 Aprile 2023 Cinque ragazzi di 16 e 17 anni sono accusati di violenza privata e lesioni perché avrebbero provocato la caduta del giovane durante il cosiddetto gioco della sedia. 3 CONDIVISIONI La Procura per i minori di Lecce ha chiuso le indagini preliminari su un grave episodio risalente alla sera del 20 ottobre del 2021, quando un ragazzo di 19 anni con un ritardo mentale si…
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Il nostro George Floyd italiano...ma come si possono accostare due storie tanto differenti dove l'unico elemento in comune è il colore della pelle? Come se per dimostrare l'esistenza di un problema di discriminazione in Italia, si debba tirare in ballo il nome del morto più famoso, che è un po' quello che succede quando si fanno i concerti per le feste di Paese e per attirare gente da fuori, si mette in scaletta quell'unico nome buono, in mezzo a un mare di signori nessuno, morti ammazzati già da tempo, ma accuratamente dimenticati dai media. Ma glielo vogliamo dire a Riotta e a Giannini, che l'Italia, in quanto a violenza razziale e coloniale, non ha nulla da invidiare agli altri Paesi Occidentali? E che non c'è bisogno di queste contorsioni da ginnasti del benaltrismo, per parlare di quello che succede in Italia? A volte ho l'impressione di vivere in un mondo popolato da avvoltoi, che appollaiati sul trespolo più alto della società, aspettano che qualcuno ci faccia fuori per affrontare l'argomento quando, basterebbe studiare un po'. Aprire un libro di storia.
E magari, visto che si è giornalisti bianchi, ricordare che nel 2008 a Castel Volturno, il clan camorrista dei Casalesi spedì un commando di assassini che a Ischitella - una frazione di Castel Volturno - massacrò 7 ragazzi. Tutti giovani. Tutti neri. Tutti africani e soprattutto innocenti, come dimostrò il processo - al contrario di quello che dissero molti giornalisti subito dopo l'accaduto - che quei bravi ragazzi erano del tutto estranei alle dinamiche della malavita locale. Ma non è finita qui. Nel 2018, esattamente dieci anni più tardi, a Macerata Luca Traini, un terrorista dichiaratamente fascista e legato agli ambienti leghisti, sparò all’impazzata su sei ragazzi africani, urlando "viva l’Italia" con tanto di saluto romano poco prima di essere arrestato. In mezzo a queste due stragi, sia prima del 2008 che dopo il 2018, ci sono stati un numero spaventoso di aggressioni e di omicidi dove il movente razziale era molto più chiaro e palese di quanto non lo sia questa dolorosa vicenda.
In Italia un uomo nero che muore strangolato è INDECOROSO. Allontana i turisti. Rovina l'immagine del Centro Storico. Interrompe la quiete pubblica. Fa perdere soldi ai commercianti. Ed è un problema di sicurezza per i bianchi ricchi, anche se a morire poi è un nero povero. Lo dice Marchetti, membro a quota Lega della Camera dei deputati, in una dichiarazione pubblicata poche ore dopo la morte del povero Alika Ogorchukwu. Qualcuno riprende la notizia definendola uno "scivolone", un "commento inappropriato" ma di base Marchetti dichiara che la differenza tra cento m*rde di cane lasciata tutte insieme nello stesso momento sul marciapiede del Centro di Civitanova Marche, e un uomo nero povero e disabile che viene strangolato, praticamente, non esiste. Il Centro Storico di Civitanova Marche è la vera vittima di questo vile attacco mortale, compiuto da un uomo di cui più volte si sottolinea in maniera del tutto manipolatoria e classista, che è del Sud Italia, che è un operaio emigrato e che ha problemi psichiatrici (il reietto perfetto per la Stampa italiana). Ed ecco che l'immagine degradante di questi due Sud del Mondo - il Salernitano e il Nigeriano - si scontrano nel cuore della quieta ricchezza nordica.
Volete vedere vedere veramente il razzismo? Non cercatelo nella testa di Filippo Ferlazzo. Tanto non otterremo mai la verità. Guardate piuttosto alle parole utilizzate dai media per raccontare Alika. Osservate l'anatomia delle menzogne e della disinformazione, spacciate per verità, come la ricostruzione che voleva un Alika molestatore di donne bianche. Storia di un razzismo e di un sessismo becero, del tutto inventata dai giornali e smentita fortemente sia dalla compagna di Ferlazzo, che dallo stesso assassino reo confesso. Guardate agli immaginari del poveraccio, dello straccione africano e disabile disumanizzato in favore di una narrazione paternalistica che lo voleva in cerca di questa poetica fuga verso la felicità in un Paese europeo. E osservate la ferocia con la quale il suo nome e la sua morte assurda, sono stati sfruttati, sia da Destra che da Sinistra, per parlare delle Elezioni.
Esseri umani ridotti a boccette d'olio destinate ad oleare gli ingranaggi di questa oscena, crudele campagna elettorale dove ti dicono che se non voti il PD dai il Paese a Giorgia Meloni, quando è stato Minniti, ministro degli interni mai ripudiato o buttato a calci in culo fuori dal Partito Democratico per lo scempio delle carceri libiche. Quel razzismo lì va guardato. E quello esiste ed è a piede libero sempre. E continuerà a non subire alcun processo né condanna, anche quando Ferrara Finirà in galera. Abbiamo spedito in prigione Traini, i fratelli Bianchi, Giuseppe Setola, e tutti gli altri, ma intanto, il desiderio di distruzione che li animava, continua a passeggiare libero per strada.
Che sia il Centro patinato di una ricca città turistica, o un ghetto per braccianti dato alle fiamme per dare una lezione a chi si ribella. Il razzismo è una mina antiuomo sotterrata sotto pochi centimetri di ipocrisia e negazionismo. Basta il passo sbagliato. Ed è un attimo che ti ritrovi morto.
No Alika non può essere il nostro George Floyd italiano. Perché negli ultimi cinquant'anni sono successe così tante cose brutte e oscene in questo Paese, che specchiarsi nei disagi del suprematismo bianco americano, è l'ultima cosa che serve a ‘sto Paese per sentirsi un po' meglio. Ricomponiamo la memoria nera, italiana, immigrata. Perché esiste. E il fatto che persino a sinistra, non si riesca a fare meglio di così, ci fa capire che c'è una frattura, un apartheid della memoria storica del razzismo in Italia. Una dimenticanza strutturale, che necessita sempre di un nuovo morto, e di un altro e di un altro ancora elevato a martire, per convincere gli scettici che in razzismo non sta in queste improvvise esplosioni, ma nell'aria stessa che respiriamo. Che imparassero il loro mestiere prima di sproloquiare sulla vita dei neri che muoiono in questo Paese. La base è conoscere la propria storia. E anche la Storia degli immigrati africani e stranieri uccisi dai razzisti, è STORIA ITALIANA. LA NOSTRA.
Djarah Kan, Facebook
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Chiedo scusa per tutte le volte che da bambino ho preso in giro un disabile, per tutte le volte che da ragazzo ho usato la parola “ricchione” come un’ingiuria, per tutte le volte che ho fatto un sorrisino ebete nel vedere passeggiare un uomo (o una donna) con un’identità di genere diversa dalla mia !
Da Uomo delle istituzioni ed Ufficiale di Governo, chiedo scusa a mio figlio, espressione del mio futuro, per essere rappresentato da persone che, senza avere neanche il coraggio di votare in maniera palese, esultano dopo aver affossato una norma che in altri paesi d’Europa è già in vigore da anni!
OMOFOBI non si nasce, SI DIVENTA!
È un pregiudizio che ha radici profonde, che prende forma fin dai primi anni di vita, quando la famiglia, la scuola e la società in genere, non ti EDUCA alla diversità, affermando il principio che ciò che è diverso è SBAGLIATO !
Amministro con orgoglio un piccolo paese del Sud, che ha fatto dell’accoglienza un suo punto di forza, che ha aperto le braccia ai “cugini” albanesi nel 1991 ed ha attivato uno dei primi SPRAR in Italia per rifugiati provenienti da ogni parte dell’Africa sin dal 2014.
La nostra Campomarino da decenni ospita con orgoglio diverse persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender-transessuali, queer ed intersessuali.
Pur non attivo il Ddl Zan, qui vige l’Ordinanza Longo quindi :
- 1 - È fatto assoluto divieto, su tutto il territorio comunale, di avviare azioni di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, istigazione a delinquere e atti discriminatori e violenti per motivi razziali, etnici, religiosi o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento ses- suale, sull’identità di genere o sulla disabilità;
- 2- è vietata ogni organizzazione, associazione, movimento o gruppo avente tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali, religiosi o fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità;
I trasgressori saranno puniti ai sensi dell’ordinanza n. 40 del 9/11/2021 (https://www.comune.maruggio.ta.it/vivere-il-comune/attivita/notizie/item/ordinanza-n-40-2021-misure-di-prevenzione-e-contrasto-della-discriminazione-e-della-violenza-per-motivi-fondati-sul-sesso-sul-genere-sull-orientamento-sessuale-sull-identita-di-genere-e-sulla-disabilita)
Cito indegnamente Aldo Moro ricordando a tutti i miei colleghi delle Camere superiori che “il fine è l’uomo” (e non gli squallidi giochetti della poltrona) !
#ddl zan#stop omofobia#omofobia#diritti civili#diritti umani#LGbt#diritti#resilienza#amarsi#coraggio#frasi forza#amore tumblr#forza e coraggio#c’è più di quel che credi#credi in te
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Ddl Zan, la politica boccia la libertà di essere se stessi: il potere prima di tutto di Gennaro Siciliano Sulla scia del profondo disgusto provato il 27 ottobre, iniziato dall’approvazione del voto segreto da parte della Presidente del Senato Alberti Casellati Vien Dal Mar e culminato con l’orrenda esultanza di quei “ciccioni” impomatati, penso oggi a chi è stato pestato per strada per il solo motivo di essere com’è: transgender, gay, aggraziato, effeminato, penso ad una ragazza mascolina, a un disabile, a un ragazzo sorridente che veste arcobaleno o in rosa, che ride, che abbraccia e bacia un uomo, una donna o tutti e due. Mercoledì è successa una cosa di portata storica: è stata bocciata dalla politica la possibilità di essere se stessi sempre e ovunque in Italia, in assoluta libertà. È stato detto ai nostri figli che essere aggrediti, sbeffeggiati per il solo fatto di essere se stessi non è poi così grave e non merita aggravanti. Ero convinto che il buon senso dei più, alla fine, avrebbe vinto sull’ignoranza della politica. Assolutamente inadeguata a rappresentare perfino se stessa in maniera dignitosa. (...) Le categorizzazioni sono un errore. Mio figlio dovrà poter vivere la propria vita da persona libera da costrizioni sociali. Libero di correre, di amare, di essere curato al meglio negli ospedali, e con la certezza che per strada possa camminare sereno anche vestito di tulle fucsia, e nel caso in cui qualcuno lo aggredisca perché odia il tulle devo avere la certezza che quel pazzo criminale verrà condannato in maniere severa ed efficace. Devono esistere le persone, e la libertà delle persone. Di esprimersi, di essere se stesse, di amare chi si vuole e come si vuole, ovunque, senza il timore di essere additati, aggrediti da gentaglia che dell’esistenza ben poco ha compreso. Ecco, il ddl Zan, affossato dalla politica analfabeta che vive i palazzi di potere oggi in Italia, ha deciso che siamo meno liberi di come dovremmo essere in un Paese che davvero ha vissuto il Rinascimento, quello vero e non quello farlocco di Riyad. (...) Nelle scorse settimane il fascismo è tornato di moda, leggendo i giornali e guardando la tv; anzi pare proprio che il fascismo e il nazismo non se ne siano mai andati dalla mente deviata di alcuni. A quei tempi si legittimava il disgusto per gli ebrei, per i gay, per i disabili. E magari solo il disgusto: pure lo sputo. Era lecito perché rappresentavano il nemico, i diversi che la politica aveva indicato come tali, e quindi immeritevoli di esistere. Esseri inferiori da eliminare fisicamente, rendendo il trapasso il più orrendo possibile. Quando non si difende con forza la libertà di tutti, non ci si schiera contro la violenza, ma si accarezza il fascismo, si accarezza l’odio, e su questo le chiacchiere stanno a zero. La politica ha fallito. Chiunque abbia votato per affossare il ddl Zan ha fallito come politico e mi permetto di dire – non essendo un giornalista assunto e pagato – anche come persone. Perché i propri figli domani potrebbero essere picchiati perché gay e nessuno riceverà la giusta condanna. Hanno tolto la libertà che meritano ai loro stessi figli e nipoti, e in molti casi anche a loro stessi. E se si pensa poi che a muovere metà Forza Italia – che parrebbe aver voluto invece votare a favore del ddl – sia stata la dinamica politica interna, mirata a compattare il centrodestra in vista dell’elezione del nuovo presidente della Repubblica (Berlusconi, Dio ce ne scampi, o Draghi), fa accapponare la pelle. L’interesse politico prima dei cittadini, il Palazzo prima delle persone. Il potere prima di tutto il resto. Come fa accapponare la pelle Matteo Renzi, che dal 40% di consensi ora sta all’uno virgola, e senza vergogna alcuna da politico prende soldi dall’Arabia Saudita, luogo meraviglioso in cui però c’è gente che per legge, piccolo dettaglio, scanna i gay. E mi fanno orrore tutti coloro che hanno motivato la loro opposizione al ddl Zan con argomenti degni dell’episodio di una qualunque serie fantascientifica orrenda. Senatore Andrea Cangini: “E che facciamo, mettiamo anche i ciccioni nella legge Mancino?”; Senatrice Antonella Faggi: “Se Dio ci avesse voluto così, avremmo potuto cambiare sesso da soli”. Ecco, i politici italiani, la maggioranza a quanto pare, hanno chiaramente un livello pre-culturale e sono totalmente inadeguati a rappresentare quanto meno me – e dai commenti che leggo anche moltissimi altri. Su questa linea io non solo vorrei una legge elettorale che mi permettesse di eleggere tutti i politici singolarmente, con nome e cognome, in modo da valutarne la condotta politica in maniera chiara, attribuendo responsabilità personali ad ognuno, ma mi piacerebbero anche una Camera e un Senato che togliessero la possibilità ai politici di celarsi dietro al voto segreto, anche quando sono in esame delicati casi di coscienza. Perché la tutela dovrebbe essere sempre a favore degli interessi della collettività, e solo dopo dei singoli politici, che godono già di numerose prerogative. Loro sono lì per curare gli interessi degli italiani, non i propri, e deve essere chiaro a tutti quando succede il contrario. Dovrebbero essere chiamati onorevoli solo dopo aver adempiuto al proprio dovere con onore e disciplina. Tutti i miei concittadini italiani, sono certo, vogliono la felicità dei propri figli, e se così non fosse ci troveremmo difronte ad un Paese di pessimi genitori.
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Cinema e adolescenza. Harmony Korine e l’underground che diventa mainstreem
Insieme all’arte visiva e alla musica punk, altra mia grande passione è il cinema. Ovviamente parlare di cinema nella generazione Netflix è cosa assai difficile, ma ci sono molte sfaccettature e analisi semiotiche legate ai film indipendenti che solitamente sfuggono ai più. Bene, detto questo, oggi parliamo di cinema indipendente e di quel maledetto genio che è Harmony Korine.
Per cinema indipendente, o indie, si intende la produzione di un film senza l'intervento di una grande casa di produzione (ad esempio una delle grandi major di Hollywood). Le caratteristiche principali di questi film sono essenzialmente due: il basso costo e la completa libertà espressiva lasciata al regista, cosa questa che solitamente spaventa i grandi studi, che preferiscono evitare i film sperimentali per concentrarsi su progetti più sicuri e remunerativi. La cosa che generalmente contraddistingue, quindi, queste pellicole, riguarda il soggetto che è molto più impersonato e cerca di staccarsi dai consueti stereotipi dei vari generi cinematografici, il che li rende dei film del costo di svariati milioni di dollari ad un regista esordiente, specie se ha intenzione di utilizzare attori sconosciuti. Un grande impulso ai film indipendenti si ebbe a metà degli anni ’80 con le prime videocamere, e più recentemente con i modelli digitali, che hanno permesso a schiere di giovani registi di evitare i costi proibitivi delle pellicole 35 mm, dei noleggi delle attrezzature, della stampa dei negozi, ecc. Anche la fase di post-produzione è ora molto più economica, grazie al significativo aumento delle prestazioni dei personal computer, all'introduzione dei DVD e al contemporaneo sviluppo di software semi-professionali sempre più sofisticati (utilizzati per il montaggio, la correzione del colore, i titoli di testa ecc.). La crescente popolarità degli “indie” ha costretto recentemente gli studi di Hollywood a creare delle piccole filiali per poter entrare a loro volta in questo nuovo mercato. Di conseguenza, oggi, non è più così netta la differenza fra ciò che è realmente indipendente e ciò che non lo è: per fare un esempio, il film Eternal Sunshine of the Spotless Mind, noto in Italia come Se mi lasci ti cancello, del 2004, considerato un film indipendente, vanta un cast che non sfigurerebbe in un grane blockbuster, la sceneggiatura di un autore pluripremiato, e un budget iniziale di decine di milioni di dollari. D'altra parte, attori di fama internazionale sono molto attratti dal fenomeno indie, tanto da arrivare ad autoridursi il compenso pur di prendere parte ai progetti più interessanti.
Harmony Korine è una delle figure più emblematiche del cinema indipendente e della scena musicale indie statunitense degli anni Duemila. Nato a Bolinas, il 4 gennaio 1973 e cresciuto a Nashville, all’età di 19 anni scrive lo shock movie “Kids” diretto da Larry Clark. Il film segna la rappresentazione cinematografica dell’adolescenza; ai genitori di metà anni ’90 venne sbattuta in accia in maniera esplicita la vita dei propri figli tra sesso e droga, e per il sesso e per la droga si muore tutti i giorni. Korine veniva proprio da lì: dalla periferia di Nashville e dalla dipendenza dall’eroina, da un ambiente in cui morivano tutti i giorni giovani affetti da AIDS. Due anni dopo questa “botta alla società” dirige il suo primo lungometraggio, GUMMO, elogiato da registi quali Gus Van Sant e Werner Herzog. L'anno seguente Korine dirige The Diary of Anne Frank Part II, un mediometraggio di 40 minuti diviso in tre parti composto da footage realizzati dallo stesso regista (che raffigurano adolescenti in vesti sataniste, un ragazzo che seppellisce il proprio cane, un menestrello che balla e canta) e frammenti di pellicole super 8 saturate di altri film e videoclip. Con la sua seconda opera, Julien Donkey-Boy, deciderà di aderire al Dogma 95, movimento cinematografico creato dai registi danesi Lars Von Trier e Thomas Vinterberg, fondato sul decalogo di precise regole espresse in un manifesto programmatico pubblicato nel 1995 (da cui il nome). La corrente, dunque, non è nata né si è evoluta in modo spontaneo, come invece è avvenuto nella maggior parte dei casi nella storia del cinema. Il decalogo, al quale aderirono subito anche Søren Kragh-Jacobsen e Kristian Levring, è spesso definito anche con il significativo nome di Voto di castità, che lascia intendere lo spirito del movimento, ed è stato stilato e firmato ufficialmente a Copenaghen, lunedì 13 marzo 1995. L'obiettivo, molto ambizioso, era quello di "purificare" il cinema dalla "cancrena" degli effetti speciali e dagli investimenti miliardari. Niente luci, nessuna scenografia, assenza di colonna sonora, rifiuto di ogni espediente al di fuori di quello della camera a mano. Le regole da seguire per raggiungere questo obiettivo sono state espresse in un manifesto scritto. Le regole furono violate già dal primo film e ogni regista, chi più chi meno, ha fatto ricorso nei propri film ad espedienti (musica, luci, scenografie) vietati dal manifesto. Come riportato nel sito ufficiale, in realtà ogni regista può interpretare il decalogo a suo modo. Il 20 marzo 2005, a Copenaghen, i registi hanno firmato il documento che ha sancito la fine del patto a dieci anni di distanza. I dieci anni di esperienza del Dogma 95 hanno portato alla produzione di 35 film. Julien Donkey-Boy è la storia di un ragazzo schizofrenico, interpretato in maniera perfetta da Ewen Bremner che tutti ricordano per Spud in Trainspotting, e da un “adorabile” Werner Herzog che interpreta il padre del ragazzo. Dopo otto anni di assenza dalla scena e una sola sceneggiatura scritta per il Ken Park di Larry Clark, Korine torna alla regia con un film che si vuole avvicinare al cinema canonico: Mister Lonly; storia di un sosia di Michael Jackson che trova una comune di sosia in cui tutti sono perennemente immersi nei propri personaggi. Il film non riceve critiche entusiaste, ed è forse il film minore di Harmony Korine. Prima di dirigere una delle pellicole più importanti di questo nuovo secolo cinematografico, Korine regala al mondo uno dei film più immorali e disgustosi di sempre: Trash Humpers. Nel 2012 partecipa alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia con il suo quarto lungometraggio Spring Breakers, un affresco nichilista e senza pietà sulla gioventù odierna svuotata di ogni ideale e di ogni sensibilità, con protagoniste attrici prese da vari film per ragazzi (per creare un maggiore senso di sberleffo) "sporcate" con il ruolo di giovani criminali.
Gummo è il primo lungometraggio di Harmony Korine, girato nel 1997 e che ne rappresenta perfettamente il decennio. Siamo a Xenia, in Ohio, diversi anni dopo che un tornado ribattezzato Gummo ha devastato tutta la città, costringendo gli abitanti a vivere in una situazione di disagio e precarietà. Il film, costato 1,3 milioni di dollari, ne guadagnò soltanto 117000. Gli abitanti della città in cui è stato girato il film pensarono che stessero girando un film pedopornografico, e andarono a minacciare la crew armati di fucile. Il film racconta il susseguirsi delle giornate di diversi ragazzini, tra bambini e teenager con particolare attenzione per Tummler e Solomon. Tutti sono costretti a vivere male per sopravvivere, ad esempio i due ragazzini quasi protagonisti ammazzano i gatti e li rivendono al macellaio per tirare su qualche soldo. Lo shock del film sta nel disagio dei fatti, nell’oscuro vivere di questi ragazzini e nella volgarità del linguaggio. Violenza non ce n’è a parte qualcuna sugli animali, ma penso che sia finta.
Facciamo un attimo mente locale, qual è lo scopo della maggior parte dei ragazzini? La gara perenne al primo rapporto sessuale, dire parolacce e comprare oggetti praticamente inutili, mentre quello delle ragazzine è quello di sembrare e apparire più grandi. E cosa succede a questi ragazzini così in fermento quando i genitori praticamente non esistono più? Che i ragazzini pagano una disabile per farci sesso, che le ragazzine si mettono il nastro adesivo sui capezzoli per farli sembrare più grossi e un'altra miriade di piccoli eventi che barcamenano tra personaggi improbabili, pervertiti, psicofarmaci ed altri generi di amenità che infastidiscono lo spettatore e lo fanno quasi sentire colpevole. Ci sentiamo davvero sporchi ed anche responsabili per quello che stiamo vedendo. Ed è proprio così, è tutta colpa degli adulti. Questo film ci dimostra che i bambini che crescono con dei genitori poco presenti nella vita di questi, crescono esattamente nello stesso modo in cui crescono i bambini senza genitori. È vero che spesso la prima categoria di genitori sono costretti dalla povertà o a loro volta dai loro genitori a perpetrare un certo comportamento (questo ovviamente per problemi psicologici). E questo trasforma lo spettatore in un doppio spettatore: quello che sta guardano il film, e quello che sta guardando una realtà non molto lontana da lui, quello che spesso si dimentica o a cui non si pensa. Tutti alle elementari o alle medie avevamo compagni simili, e qui li ritroviamo tutti: quelli che pensano che la violenza sia uno scherzo e che la usano sempre e comunque, quelli che già bevono e già fumano, quelli che dicono parolacce, quelli che fanno già sesso senza sapere precisamente cosa sia, quelli che se incontrano il tuo sguardo vengono a spintonarti e ti danno dello sfigato. La descrizione di questi bambini è la stessa descrizione degli adulti ignoranti che popolano le nostre città, che ritroviamo nelle discoteche, nelle scuole, negli uffici, nelle fabbriche, ovunque. E oggi non è che ci sia molto bisogno di andare in giro per ritrovarli, basta guardare il popolo del web. Che dite non siamo tutti un po' responsabili di questa situazione?
Il bambino vestito da coniglio rosa riassume tutte le condizioni psicofisiche della pubertà: l’innocenza ricoperta da una scorza di adulto che non appartiene a questa età. La tecnica registica di Korine in questo film comprende diverse tecniche: comincia con una specie di found footage molto confusionario, tecnica che viene ripresa anche durante il corso del film; poi si passa a dei veri e propri videoclip musicali disagianti, e incolla il tutto con una camera a mano che risulta essere quasi un terzo personaggio sulla scena. Perché questo miscuglio di tecniche così diverse tra loro? Perché deve essere coerente con il fatto che il film deve essere narrato da un ragazzino. Se ci pensate bene un ragazzino di questa età è molto confuso, basta leggere come scrivono sui social network o come raccontano le cose. La fotografia è molto curata e risulta essere abbastanza realistica. Le meravigliose scenografie degradate ed i personaggi vengono illuminati proprio come farebbe madre natura, questo per essere il più attinenti possibile al reale. Korine da bravo regista indipendente ed anche un po' hipster, critica anche molto la cultura pop, e intendo pop nel senso più stretto del termine, ovvero quella che ascolta Madonna, quella che guarda Happy Days e quella che ha Pamela Handerson come idolo, un concetto che porterà a compimento nel suo ultimo, discussissimo film, ovvero quel capolavoro di Spring Breakers. Il ragazzo ubriaco che ci prova con il ragazzo affetto da nanismo africano è lo stesso Korine realmente ubriaco sul set. La colonna sonora è meravigliosa. Oltre alla già citata Madonna e il vecchio pop alla Buddy Holly, troviamo un sacco di brani di vari generi metal, anche estremi; abbiamo ad esempio i Batory, i Mortician, i Brujeria, per poi passare all’ambient di Burzum. C’è un tema che ricorre spesso durante il film che è un brano davvero meraviglioso. L’uso di questa musica non so se vuole essere una critica perché ovviamente il metal estremo non è un genere pedagogico per gli undicenni o i dodicenni. La soundtrack è meravigliosa, una selezione musicale davvero ottima; potreste vedere il film anche solo per questo. Gli attori sono quasi tutti non professionisti, ed è anche un po' ovvio visto che sono tutti molto giovani, ma questo non è affatto un difetto, anzi. Spesso i ragazzini e i bambini sono molto più naturali degli adulti e questo film ne è un esempio perfetto.
Menzione all’astro nascente del cinema indipendente Chloe Sevigny che, oltre a recitare, ha curato anche i costumi. Gummo di Harmony Korine non è un capolavoro, ma è un film generazionale fondamentale per gli anni ’90, che dovrebbero vedere tutti per smuovere le proprie coscienze. I contenuti e le tematiche sono molto forti, è un film davvero pregno di significati. Il regista è davvero un portento, se pensiamo che questa è la sua opera prima e l’ha realizzata a soli 24 anni c’è da rimanere a bocca aperta.
https://www.youtube.com/watch?v=gtY_545-ST8
Valerio Hank Vitale
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Era il lontano 2017. Ad una donna invalida e malata terminale, Sandra Pelosi, che poi tentò anche il suicidio, stavano portando via la casa. In quella storia, tutti vedemmo le uniche cose possibili: tristezza, rabbia. Ma qualcuno no. Qualcuno, come fa capire Sandra, ci vide altro: ci vide un’opportunità. Quel qualcuno era Matteo Salvini.
Il 5 dicembre iniziò a coglierla. Su Facebook, con un post, il battesimo del fuoco: “Stamattina hanno portato via la casa a Sandra, invalida al 100% e malata terminale. Questa è VIOLENZA VERA nei confronti degli italiani! La Lega la aiuterà in ogni maniera possibile!”. Il pubblico reagisce bene. La storia è toccante. C’è la retorica sugli italiani. Bene. E quindi da lì, a cadenze regolari, altri post. Video, contenuti. Anche un sit-in della Lega a Siena, dove Sandra risiedeva. Ma i risultati ottenuti furono praticamente zero. E tutto andò avanti per circa un anno. Fino alla prima metà del 2018 circa. Quella prima metà del 2018 quando ci sarebbero state le elezioni politiche. E lì’ accadde qualcosa.
Accadde che, come dice la donna nell'’intervista, Salvini le mandò un sms: le propose di candidarsi con la Lega. Ma lei, ormai attaccata ad un respiratore per vivere, le rispose no. Spiegò ai leghisti che le ragioni erano due. La prima specchio dell'umiltà: “Come fate a candidarmi? Io sono disabile al 100% da 8 anni”. La seconda specchio di un’onestà intellettuale che in pochi avrebbero dimostrato di avere nelle sue condizioni: “le sue idee non sono le mie, non sono una persona violenta e ho fatto volontariato per tutta la vita”.
Lei credette di essersi spiegata bene. Credette di essersi comportata onestamente. Li aveva sempre ringraziati per il supporto dato. Eppure tutto quello non era bastato. Perché quel “no” aveva forse rovinato qualcosa: l’idea di fare uno show candidando una persona che, proprio fisicamente, non avrebbe avuto possibilità di svolgere un lavoro da parlamentare. Il sospetto che loro volessero questo lei l’aveva comunque avuto. Perché quando lei fece presente che era invalida al 100%, loro le risposero “Anche meglio!”. Anche meglio.
E così tutto finì lì. Vicenda chiusa. Da quel momento in poi, messaggini di Matteo finiti. Leghisti spariti. Finito tutto con un po’ di amaro in bocca. Perché quell’anno di "supporto" a Sandra doveva finire diversamente. Doveva finire con quel diavolo di show che sarebbe stato prendere una donna attaccata ad un respiratore e trascinarla a 230 km di distanza, a Montecitorio. Anche a braccia se necessario. Quello sì, cavolo, che sarebbe stato un gran finale! Ma Sandra ha rovinato tutto. Ha detto no e ci ha fregati. E quindi arrivederci e grazie.
E così oggi Sandra è di nuovo sola. Il sipario è calato. La casa è andata all’asta. Non è rimasto niente. Solo la profonda tristezza di una donna strumentalizzata e poi punita per la sua onestà. Ma anche la nostra di tristezza e solitudine. Morale, intellettuale. Umana. Una solitudine che ci deriva dall'idea che queste persone che hanno fatto ciò, potrebbero un giorno trasformare la società in cui viviamo in un enorme, grottesco e disumano palcoscenico dove il più debole non è né protetto né aiutato. Ma usato. Anzi, per usare un termine più specifico: usato “anche meglio”.
[Di Leonardo Cecchi]
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Convegno dell'OSCAD a Matera, Polizia di Stato e Carabinieri contro le discriminazioni
Convegno dell'OSCAD a Matera, Polizia di Stato e Carabinieri contro le discriminazioni. Si è svolto, nel Cineteatro comunale "Gerardo Guerrieri", il convegno dal titolo "Le vittime dell'odio", promosso dall'OSCAD (Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori) e organizzato dalla Questura e dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Matera davanti ad una platea composta da quasi trecento studenti. Al convegno è intervenuto il Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza con funzioni vicarie, Prefetto Vittorio Rizzi, Presidente dell'Osservatorio per la Sicurezza Contro gli Atti Discriminatori. L'OSCAD – organismo interforze composto da Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri, incardinato presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza, Direzione Centrale della Polizia Criminale – ha tra i suoi obiettivi la prevenzione e il contrasto dei reati di odio (hate crime) e di matrice discriminatoria, motivati cioè da un pregiudizio che l'autore nutre nei confronti della vittima, in ragione della sua origine etnico-razziale, religiosa, linguistica o della sua disabilità. A dare il benvenuto agli illustri ospiti ed alla platea, composta da centinaia di studenti, sono stati il Prefetto della Provincia di Matera, Cristina Favilli e il vice Sindaco Antonio Materdomini in rappresentanza del Sindaco. Il convegno, moderato dal Vice Questore della Polizia di Stato Francesca Romana Capaldo e dalla giornalista materana Rossella Montemurro, ha trattato due argomenti: l'abilismo e la discriminazione di genere. Per il primo panel sono intervenuti il Tenente Colonnello dell'Esercito Gianfranco Paglia, Medaglia d'Oro al valor militare, e l'Agente Tecnico della Polizia di Stato Emanuele Lambertini, campione paralimpico delle Fiamme Oro nella specialità fioretto e spada, che hanno raccontato la loro esperienza di vita, fonte di grande ispirazione per i giovani studenti presenti tra il pubblico. Gianfranco PAGLIA, gravemente ferito alla colonna vertebrale nella battaglia di Mogadiscio il 2 luglio 1993, è tornato a prestare servizio nell'Esercito e ora è anche consigliere ministeriale per le iniziative sportive del personale militare disabile, oltre ad essere capitano della squadra paralimpica della Difesa. Emanuele Lambertini, medaglia d'oro ai campionati mondiali di Terni 2023, ha raccontato dell'entusiasmo con cui affronta le piccole e grandi sfide della vita; è una persona estroversa e ricca di esperienze, nonostante la giovane età: tra le altre cose, suona il pianoforte dall'età di 12 anni e frequenta la facoltà di Ingegneria dell'automazione presso l'Università di Bologna, coltivando il sogno di progettare, un giorno, nuove protesi. Un'altra storia di coraggio è quella di Gaetano Fuso, poliziotto della Questura di Matera, colpito dalla SLA, malattia che non gli ha lasciato scampo. L'ha raccontata la moglie, Giorgia Rollo, che ha spiegato come Gaetano è riuscito a realizzare il suo sogno di rendere il mare accessibile a tutti, anche ai disabili. Questa idea, che con caparbietà ha saputo realizzare sulla spiaggia di San foca, in provincia di Lecce, è stata contagiosa perché, su quell'esempio, altre spiagge attrezzate inclusive sono state aperte: da ultimo, quella inaugurata l'anno scorso proprio qui a Metaponto, in provincia di Matera. Il secondo panel è stato dedicato, invece, alla violenza di genere e ha visto gli interventi del Questore di Matera, Emma Ivagnes, del Comandante Provinciale dei Carabinieri, Giovanni Russo, e dell'Assessora alla Cultura, pari opportunità e parità di genere del Comune di Matera, Tiziana D'Oppido. È stata l'occasione per ricordare che il 25 novembre scorso, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne, il Questore e il Comandante Provinciale dei Carabinieri hanno siglato un protocollo con il Comune di Matera e altri attori sociali, con l'obiettivo di "fare squadra" e rafforzare i servizi offerti alle donne, condividendo modalità operative comuni e favorendo una formazione ad hoc per tutti gli operatori che entrano in contatto con le vittime. Il Colonnello Russo ha parlato dell'impegno dell'Arma dei Carabinieri nella prevenzione e contrasto alla violenza di genere, nonché delle risorse investite nella formazione del personale, nella creazione di strutture investigative ad hoc nella collaborazione interistituzionale, mentre il Questore Ivagnes ha spiegato quali sono gli strumenti a disposizione delle donne per difendersi dalla violenza domestica e dagli atti persecutori, rilanciando l'invito, alle vittime e a chi sia a conoscenza di situazioni di disagio, di rivolgersi alle Forze dell'ordine. Durante il suo intervento, il Questore si è soffermato sull'Ammonimento, misura di prevenzione finalizzata a prevenire la cosiddetta escalation nella commissione di reati sempre più gravi, ribadendo l'importanza del fattore culturale nella lotta alla discriminazione. La fiducia nelle Forze dell'ordine, da parte di chi è vittima, è un altro tassello fondamentale nel contrasto a reati così insidiosi: ne ha parlato specificamente il Luogotenente Gianvito De Benedetto, Comandante della Stazione Carabinieri di Matera, punto di riferimento della signora Lucia, vittima, insieme alle sue figlie, di maltrattamenti e stalking da parte del marito, anche lei intervenuta sul palco. L'empatia e la fiducia instauratesi con la signora, sono state importanti per aiutarla a denunciare i maltrattamenti a cui era sottoposta, raccontando la sua storia di violenze e soprusi durati anni. La signora Lucia ha raccontato, infine, come sia riuscita a venirne fuori, costituendo, in questo modo, un modello per tante altre donne. Durante l'evento, inoltre, sono stati proiettati alcuni video e proposti dei monologhi teatrali molto toccanti: "Le parole hanno un peso", di Tiziano Ferro, è stato interpretato dall'attore Antonello Morelli, mentre la professoressa Rosa Mastrosimone, Presidente del Centro Italiano Antiviolenza "Athena", ha provato a dare voce a quelle vittime che in vita hanno parlato poco o non sono state ascoltate, con la speranza di infondere coraggio a chi può ancora salvarsi dalla violenza a cui è sottoposta. Nel finale dell'evento, magistrale l'intervento del Vice Direttore Generale della Pubblica Sicurezza con funzioni vicarie, Prefetto Vittorio Rizzi, Presidente dell'OSCAD, il quale, attraverso un percorso di riflessione che ha attraversato storia, filosofia e normativa, ha aiutato i presenti a comprendere quale carico emotivo debbano sopportare le vittime di odio. Perché l'odio colpisce non solo con azioni visibili, ma spesso, in maniera più subdola, attraverso parole che fanno male, che hanno un peso e che lasciano un segno indelebile. Si è parlato di discriminazione e di risposta positiva alla sofferenza, dell'impegno portato avanti, tutti insieme, per costruire un mondo sempre più inclusivo, che non lasci fuori nessuno. Perciò, nel segno dell'ottimismo e della positività, si è voluto concludere il convegno con un intervento del comico Dino Paradiso, che ha fatto ridere ma anche un po' riflettere. Il dialogo e la comprensione sono la chiave per superare l'odio e l'intolleranza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Raid dei Casamonica in un bar di Roma: disabile si ribella e viene frustata
#Roma, i #Casamonica colpiscono ancora: frustano a cinghiate una #disabile e pestano a sangue un #romeno, minacciandoli di #morte. #MafiaCapitale
Ve li ricordate i Casamonica? Quelli del tristemente famoso funerale del boss Vittorio Casamonica, corredato di carrozza trainata da cavalli, petali di rosa lanciati da un elicottero e banda musicale d’accompagnamento, che intonava la colonna sonora de Il Padrino? Quelli che per settimane sono stati sulla bocca di tutti, a causa di tale disgustosa sceneggiata, che ha fatto ridere mezzo…
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#Casamonica#clan Casamonica#criminalità#funerali Casamonica#mafia#Mafia Capitale#raid dei casamonica#roma#scandalo Casamonica#violenza su disabile
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Niente fatto da questo governo fascio-razzista-sessista, con a "capo" un Ministro, Salvini che vomita squallide offese sessiste contro le donne che si ribellano e lottano, può essere utile contro la violenza sessuale, i femminicidi delle donne.
Il Codice Rosso (in calce riportiamo una breve scheda) - "per il contrasto alla violenza contro le donne", approvato mercoledì scorso in Senato - non deve far ingannare. Esso non è altra cosa della politica da moderno medioevo, alla Pillon, alla Fontana, ecc.; è l'altra faccia della stessa medaglia.
Meno diritti alle donne, cercando di strappare anche quelli conquistati da anni con le lotte (divorzio, aborto, ecc.), più famiglia (come base di conservazione, oppressione, portatrice di ideologie reazionarie), più repressione, più pene vanno di pari passo.
Non possono essere proprio i responsabili del potenziamento dell'oppressione e peggioramento delle condizioni di vita delle donne, a difendere le donne dalle violenze sessuali. Coloro che sdoganano e danno piena legittimità ai fascisti; chi, Salvini, alimenta, con frasi sessiste su fb, la pancia razzista del suo "popolo" che incita a stuprare Carola (un ministro dei Caraibi si è dimesso per offese sessiste, qui niente di niente); coloro che spargono dai loro social, dai convegni, dalle Tv, una concezione aberrante sulle donne, sono i primi e più pericolosi violentatori.
GLI ASSASSINI DOVREBBERO PROTEGGERCI DAGLI ASSASSINI?
"Il moderno fascismo è l'edificazione a sistema di tutto ciò che è reazionario, maschilista... Le violenze sessuali oggi sono interne ad un clima politico, ad un humus sessista-razzista, sono quasi sempre spinte dalla reazione degli uomini alle donne che vogliono ribellarsi, rompere legami familiari oppressivi..." (Da "Uccisioni delle donne, oggi").
Noi sappiamo bene che la violenza sulle donne non fa che proseguire la discriminazione, il
doppio sfruttamento e oppressione, l'ingiustizia che subiscono le donne nella società capitalista, e mai come in questo periodo la condizione delle donne sta facendo passi indietro su lavoro, salario, sfruttamento del lavoro domestico, di assistenza, ecc.
Ma su questo non ci sono leggi...
E c'è un altro aspetto.
Il Codice rosso serve anche alla campagna di autopropaganda di Salvini e della Lega; è una legge da spendere nella competizione all'interno della compagine governativa e verso l'"opposizione", nella perenne campagna elettorale in corso. Si tratta quindi, ancora una volta, di bassa strumentalizzazione di vite, del dolore delle donne.
Nello stesso tempo, anche con il "Codice rosso" i fondi delle polizie andranno in gestione al ministro dell’Interno, mentre il governo non mette in campo un euro e non accoglie nessuna delle richieste dei centri anti-violenza.
Fondi in più a Salvini = potere in più a Salvini.
Le obiezioni a questa legge sono venute da più parti. Alcuni hanno scritto: "Non si chiarisce il fatto che se ci sono violenze non c’è affido condiviso che tenga, altrimenti mi si spieghi qual è il senso di questa legge se poi la proposta Pillon obbliga le donne denuncianti ad avere a che fare con gli ex mariti per non incorrere in accuse e sanzioni sul mancato adempimento delle regole di affido".
"E’ pura ipocrisia dirsi dalla parte delle donne e poi dare in pasto le donne ai fan dei social in cui le donne vengono minacciate o insultate. E’ ipocrita dirsi dalla parte delle donne e poi condannare quelle che dicono di No a un ministro, al bullismo politico, al mobbing istituzionale".
"Questa legge è solo frutto di una visione paternalista che solletica l’ego dell’eroe che arriva dopo, sempre e solo dopo, che la donna è già stata vittima di violenza. E prima? Durante?".
"Manca in questa legge qualunque attenzione alla prevenzione del fenomeno".
Le donne, il grande movimento di lotta delle donne, espressosi in particolare quest'anno, non si lascerà certo ingannare!
Dietro ogni provvedimento, dietro l'apparenza vedrà la sostanza, vedrà il mostro violento di Salvini e del suo governo che è pervicacemente contro le donne.
UNA SCHEDA DEL "CODICE ROSSO"
Questa legge impone tempi più rapidi e pene più severe, codice rosso in Pronto soccorso e intervento del Magistrato entro tre giorni dalla denuncia, una corsia preferenziale per denunce e indagini sul colpevole, l'aumento delle pene per i colpevoli di reati sessuali, compreso lo stalking.
Maltrattamenti e minacce in famiglia: previsti 7 anni di carcere.
Botte in famiglia: la pena passa a 7 anni di carcere e aumenta se la violenza è stata fatto su un minore, una donna in gravidanza, un disabile o se l’aggressione è armata.
Stalking: pena massima 6 anni e sei mesi.
Violenza sessuale: se commessi da un convivente o coniuge la pena è l’ergastolo, se non esiste rapporto affettivo la pena prevista è di 12 anni di carcere.
Violenza sessuale di gruppo: pena prevista 14 anni
Revenge porn: è stato introdotto un nuovo articolo nel codice penale il 613 ter, inserito dopo il reato di Stalking. Per revenge porn si intende la “diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti”. Questo reato è punito con la reclusione da 1 a 6 anni e il pagamento di una multa che va da 5 mila a 15 mila euro. Aumenta la pena se il colpevole è coniuge o convivente della vittima o se la vittima è una persona di inferiorità fisica o psichica o una donna in stato di gravidanza.
Sfregio al volto: anche il reato di sfregio del volto è stato introdotto nel codice penale. Chiunque provochi danni e lesioni dalle quali ne derivino deformazioni o ferite permanenti del viso, viene punito con 8-14 anni di carcere. Se lo sfregio provoca la morte della vittima è previsto l’ergastolo.
Stop alle nozze forzate e alle spose bambine: è stato inoltre introdotto l’emendamento che punisce chi, per motivazione religiosa o non, obbliga con violenza reale o psicologica di unirsi in matrimonio, anche civile, contro la propria volontà. Per questa violenza è prevista la pena da 1 a 5 anni e sale a 6 anni se la vittima è minorenne.
Il fattore tempo e l’inasprimento delle pene sono aspetti ritenuti determinanti per arginare questa piaga sociale che in Italia provoca ogni 72 ore, la morte di una donna.
Il ddl prevede anche corsi di formazione specifici per gli agenti di pubblica sicurezza e di polizia giudiziaria affinché siano in grado di affrontare il problema, come il sostegno agli orfani.
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Violenza sessuale su ragazzina disabile: condannato a quattro anni
Violenza sessuale su ragazzina disabile: condannato a quattro anni Inflitti 4 anni di reclusione per un pensionato di Licata, V.F.,... #SiciliaTV #SiciliaTvNotiziario Read the full article
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LA RABBIA
Stefano cucchi e gli elettori di Lega Nord sono due facce della stessa medaglia, solo che non ce ne rendiamo ancora conto. Da una parte l'errore giudiziario e i personaggi controversi, quelli con cui il sistema sbaglia più facilmente, ma non paga, dall'altra persone che non si sentono difese da ladri, immigrati, incapaci di accettare i tempi che cambiano, la fine di un'era, invocano Salvini che faccia da tramite perché i paesi del nord tornino con una popolazione bianco candido, immacolato, senza questi neri che si aggirano intorno alle case.Siete ancora confusi? OK, proviamo così.
Chi sono i personaggi controversi con cui lo Stato sbaglia più spesso? Vi faccio un elenco per capire meglio:
a) donne che denunciano violenze domestiche ai carabinieri che non intervengono in maniera tempestiva
b) Donne che hanno paura ad andare in giro da sole il sabato sera, anche fosse per 100 mentri e che non denunciano alla polizia che " Anche loro sono uomini", e poi " Fanno commenti". Perchè no, una donna se il sabato sera viene minacciata, non può andare in minigonna a denunciare, sennò l'apuntato si arrapa.
b) manifestanti in oni occasione, soprattutto al G8. Se dico Diaz vi viene in mente qualcosa?
c)Tutti gli Andrea Alongi del mondo che incontrano il pulotto che ce l'ha a morte con tutti gli Andrea Alongi del mondo e tratta tutti gli spacciatori come merda. Che poi anche se uno vende eroina ai 12 enni e nel tempo libero stupra le 13 enni se non fa resistenza il pulotto non ha nessun diritto di picchiarlo.
d) Transessuali picchiati brutalmente in tangeziale, senza nessuno che li aiuti perchè sono stati picchiati su ordine e sìinterviene solos e da quel qualcuno arriva l'ok per chiamare l'ambulanza, altrimenti si nasconde il corpo
e) La palese connivenza tra forze dell'ordine e malavita in certe zone d'Italia.
In sintesi nello stato Italiano sono legittimati a non avere paura solo quelli che non sono un maschio bianco, adulto, benestante e sano. Io ad esempio sono l'unico nel mio paese a fumare la pipa. Pipa con tabacco, non uso droghe. Più volte la polizia ha fermato questo strano tipo con la pipa, una volta mi hanno ribaltato la tabacchiera a terra e buttato via il contenuto. Non avete idea della paura che ho, basta una pacca troppo forte sulla schiena e io non ci capisco più niente dal dolore, poi lì strillo e da lì ad offesa a pubblico ufficiale è un attimo.
Questo primo punto illustra il collasso di una parte fondamentale dello Stato: quella di difendere TUTTI i cittadini, senza guardare al colore della pelle, all'orientamento religioso o sessuale. Questo è un DOVERE da parte dello Stato, non un servizio che si eroga a seconda se i servizi di Quarta Colonna sugli immigrati. Le forze armate da questo lato cascano male perché siamo nell'epoca dove la reputazione che si ha presso le persone è fondamentale. Ed è importante difenderla con i fatti e con le parole. Se la polizia di Stato non si dota di un servizio per mostrare quello che fa, se non riesce a creare un'immagine obbiettiva e credibile dei servizi che offre, se li offre, se non la smette di auto giustificarsi con la famosa frase " non ci sono i fondi" il ricordo mediatico che resterà più impresso nei giovani è Stefano Cucchi a pochi anni dalla Diaz, casi unici in Europa di violenza da parte delle forze dell'ordine sui cittadini.
2)L'elettore di Lega Nord che lamenta da parte della difesa dello Stato:
la mancata difesa della proprietà privata ( se vengono i ladri la polizia arriva troppo tardi)
Le violenze che gli immigrati perpetuano in giro. Cosa non vera è stat maggiore la percentuale di italiani che hanno effettuato uno stupro rispetto agli immigrati. Quello che volevo far notare è che sia il vecchio sia la giovane non si sentono sicuri per e strade
I vitalizi: Lega Nord nasce come un partito antisistema " Stricieremo fino ad arrivare alle poltrone di Roma!" ( Bossi)
In questo caso l'uomo medio di provincia si sente solo e abbandonato dalle autorità coi propri problemi di fronte allo sfarzo della politica e al suo solito "Lo Stato s'indigna, s'impegna e poi getta la spugna con gran dignità" ( De Andrè).
Questi volti opposti dell'Italia raccontano una verità, la profonda crisi non solo politica, ma di ciò che dovrebbe difendere la politica, la difesa interna. Siamo un popolo stufo di discorsi da piazza di promesse fatte emai mantenute. Gli esempi che ho fatto sopra sono persone vere, persone come Francesca, Laura, Sofia, Asia, Gennaro, Ivo, Ahmed, che hanno una vita in pericolo o il lavoro di unavita in pericolo, e nessuno li tutela. Persone con un contratto precario che non possono permettersi una visita in clinica e per una in ospedale devono aspettare dei mesi, persone che non avranno la reversibilità e nemmeno la pesione, persone che hanno lavorato una vita e si sono ritrovati senza niente perchè qualcuno gli aveva portato via tutto, e non potevano farci niente.
Io da parte mia, ho 24 anni, e l'anno scorso il mio 730 si è preso i pochi presunti incassi di un anno da freelance. Non ho un giorno di pensione nè ho assistenza da parte dello Stato per la mia malattia. Allora penso che mia madre è disabile al 90% ha una carrozzina da 5000 euro con cui gira il mondo, e non la venderebbe per pagarmi le cure nemmeno se le puntassi una pistola alla testa. Sono tutti così, egoisti. Me l'ha detto una delle ragazze che ho intervistato anni fa per le violenze da parte dei titolari nei balneari " è tutto inutile, non puoi chedere aiuto a nessuno. L'unica cosa che puoi fare è trovare una soluzione". Tra un mese parto, vado a lavorare fuori. Aprirò un conto fuori dall'Italia e non verserò più un euro nelle casse di questo paese che non è più capace di darmi nè protezione, nè sanità, nè una buona istruzione. E non perchè faccia schifo, ma perchè tutti insieme, NOI ITALIANI FACCIAMO SCHIFO. Perchè questo fallimento è un nostro falliemento, qualcosa che non siamo riusciti a migliorare.
Vado fuori anche per non pagare le pensioni agli sbirri. Ho pensato che potevo andare a manifestare contro di loro, ma poi ho pensato a Stefano Cucchi.
#stefano cucchi#italia#difendersi#lgbtq#donne#polizia#stato#difesa#servizi#salvini#scrivere#rabbia#emigrare#andarevia
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