#vincenzo catapano
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vesuvianonews-blog · 6 years ago
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Proseguono i controlli della Polizia Municipale per contrastare la presenza di abitazioni-lager 
Proseguono i controlli della Polizia Municipale per contrastare la presenza di abitazioni-lager #bengalesi
Questa mattina, alle prime luci dell’alba, la Polizia Municipale, con la preziosa collaborazione della Polizia di Stato, in sinergia con il Servizio Urbanistica ed il Servizio Demografico Comune di San Giuseppe Vesuviano, ha effettuato nuovi controlli finalizzati a garantire l’applicazione dell’ordinanza di contrasto al sovraffollamento abitativo firmata dal Sindaco Vincenzo Catapano, ed a…
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fondazioneterradotranto · 5 years ago
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L'antichissima e nobile famiglia Imperiale, da Genova in Terra d'Otranto (seconda parte)
primo piano nobile di palazzo Imperiale a Genova
  di Mirko Belfiore
La figura che più di tutti contribuì con le proprie azioni al consolidamento del potere economico e politico della famiglia fu Vincenzo Imperiale (1518-1567), riconosciuto uomo di cultura e titolare, già verso la fine del Quattrocento, di un florido banco.
Vincenzo, uno dei massimi esponenti dell’aristocrazia mercantile genovese, seppe allargare velocemente le maglie finanziarie della famiglia, risultando in molte aree (Roma, Napoli, Sicilia, Bologna, Milano e persino in Spagna) proprietario di rendite, assegnatario di appalti e commerci vari. Non da meno sarà il fratello. Vincenzo, si servì dei proventi dei suoi affari, investendo in una delle sue passioni principali: la cultura della Grecia antica. Le sue competenze e i suoi interessi spaziavano dai grandi volumi d’età classica, come Plutarco e Ovidio, primo nucleo della biblioteca di famiglia, ai dipinti di celebri artisti, il tutto conservato presso il Palazzo signorile fatto costruire nel 1555, in un angolo della succitata Piazza Campetto, dall’architetto Giovan Battista Castello detto il Bergamasco e affrescato nei decenni successivi da Luca Cambiaso e Bernardo Castello, affermati artisti locali.
Famiglia Imperiale di Genova. Nella tela è raffigurato Giovanni Vincenzo Imperiale con la sua famiglia(Domenico Fiasella-Giovanni Battista Casoni, 1642, olio su tela, Genova,
  A testimonianza ulteriore, della poliedricità del ricco finanziere e della profondità di interessi e di amore per la “Grecità”, troviamo la serie di Viri Illustres, gruppo scultoreo di notevoli dimensioni e di pregevole fattura, allestito nella Villa suburbana di Sampierdarena, detta la Bellezza, caratterizzato dalla presenza di statue di grandi uomini dell’antichità greca e modelli d’opere d’arte antica, ulteriore conferma di una tendenza di gusto, che si confermerà nelle generazioni successive.
Gio. Giacomo, figlio di Vincenzo e primo esponente della famiglia che salì alla carica di Doge della Repubblica, rappresenta il prototipo dell’uomo politico, impegnato nel governo della Cosa pubblica e sempre attento agli affari di famiglia. Fece tracciare, nel 1584, Via Imperiale, oggi Via di Scurreria, acquistando e riqualificando l’area prospicente il palazzo di famiglia e creando un tracciato, in asse con il portale dello stesso, che, ancora oggi, conduce alla Cattedrale di Genova. A Gio Giacomo, succedette Gian Vincenzo, sublime punto di incontro di tutte le anime in cui era caratterizzata la famiglia: politica, finanza e cultura seppe coniugare, con risultati eccellenti, le caratteristiche che ogni buon patrizio genovese doveva incorporare, l’abilità negli affari e la predilezione verso le diverse forme d’arte. Gian Vincenzo, oltre a saper raccogliere le redini finanziarie del patrimonio economico lasciatogli dai suoi predecessori e ampliandone ulteriormente i profitti, fu un riconosciuto poeta e un attento collezionista di opere pittoriche e letterarie. Figura di spicco dei circoli letterari cittadini e amico di alcuni dei più importanti uomini di lettere della Genova Seicentesca come il Chiabrera, il Grillo e il Cebà, quanto di autori di fama internazionale come Torquato Tasso, Gian Vincenzo accumulò un ingente patrimonio e una collezione artistica fra le più importanti dell’epoca, che annoverava nomi di artisti del calibro di P.P. Rubens, A. Van Dick, Raffaello, il Veronese, Giulio Romano, Correggio, Annibale Carracci, Tintoretto, Parmigianino, Guido Reni e artisti locali come Luca Cambiaso, Domenico Piola e Bernardo Castello.
Ritratto di Giovanni Vincenzo Imperiali (Anthony Van Dick, 1625, olio su tela, U.S.A., Washington D.C., The National Gallery of Art)_
  Attenti alle oscillazioni del mercato finanziario europeo e vigili su quelle che erano le dinamiche politiche della Corte imperiale spagnola, gli Imperiale seppero destreggiarsi nell’accaparramento di quei mercati finanziari che, all’interno dell’Impero spagnolo, risultavano fra i più redditizi. Il re spagnolo Filippo II, travolto dai debiti e indebolito dall’annosa guerra contro le sette Province Unite, dovette ricorre spesso alle finanze liguri. Questo solido monopolio, impostosi con forza durante i decenni centrali del XVI secolo, già verso la fine dello stesso secolo e gli inizi del successivo mostrò però i primi segni di cedimento: le palesi difficoltà della Corona nella restituzione dei capitali prestati spinse l’élite genovese a rivolgere gradualmente i propri interessi verso ambiti più sicuri; ed è proprio in questa fase che il Mezzogiorno d’Italia divenne “terra di conquista” per chiunque detenesse cospicui capitali, permettendo agli imprenditori della Repubblica di radicarsi senza ostacoli e prepotentemente nel Viceregno napoletano. La “diaspora” di questa ricca oligarchia, che del resto fu fortemente voluta dallo stesso Governo spagnolo, desideroso non solo di nuova liquidità, ma anche di allentare la radicata feudalità locale, dimostrò come i genovesi seppero approfittare, con lungimiranza, della difficile congiuntura asburgica di fine secolo.
Lapide didicatoria, sintesi operato famiglia Imperiale Palazzo Genova
  Il progressivo accaparramento delle attività più redditizie dell’epoca, come l’acquisto di cariche civili ed ecclesiastiche, la gestione delle finanze pubbliche e bancarie, la compra-vendita di feudi e, soprattutto, dei titoli nobiliari ad essi connessi, consentì a questo potente gruppo di potere di conquistare un intero apparato economico come quelle del Vicereame, rivaleggiando con l’antica nobiltà meridionale.
Sala della Gerusalemme Liberata- Bernardo Castello 1617
  Sala delle Gesta di Cimone l’Ateniese, Palazzo Imperiale di Piazza Campetto 2
  Ed è in questo nuovo scenario che si muove Davide Imperiale (1553-1586), figlio di Andrea, a sua volta fratello di Vincenzo, il quale si rese illustre nella battaglia di Lepanto del 1572. Egli partecipò allo scontro con la sua squadra di galee, distinguendosi per il suo eroismo nel proteggere, con una delle sue navi, l’ammiraglia dove si trovava il comandante delle forze cristiane, Marcantonio Colonna, alla quale l’Imperiale, salvò la vita. Secondo la vulgata, Filippo II, entusiasta e impressionato dal coraggio del genovese, gli lasciò in dono il titolo di una serie di feudi situati Vicereame napoletano, il marchesato della città di Oria e le proprietà dei feudi di Francavilla e Casalnuovo, in Terra d’Otranto. In realtà Davide entrò in possesso di questi territori nel 1575, pagando moneta sonante, prototipo di quei genovesi con cui Filippo II continuò a barattare per tutto il ‘500, vendendo terre, uffici e donativi in cambio di buona moneta, con la speranza di poter risollevare le finanze spagnole ormai allo stremo. Inizialmente, fra le condizioni presentate nell’accordo, era previsto uno dei tanti sgravi fiscali dell’epoca, la cosiddetta clausola del “retro vendendo”, patto che consentiva al venditore, quando credeva più opportuno, di riprendersi il feudo restituendo un importo pari a quello pattuito nell’atto di vendita. L’Imperiale non si fece né sfruttare né circoscrivere dal Re e utilizzando la sua dimestichezza negli affari, dettò le sue regole, si impose nell’acquisto di queste terre e approfittando a sua volta del bisogno indispensabile di denaro della Spagna asburgica, arrivò ad ottenere il feudo libero da ogni obbligo. Con queste premesse Davide divenne padrone senza limitazioni, esercitando diritti non solo sulla tassazione di ogni reddito e attività locale, ma anche sulla giurisdizione penale e civile.
Sala Gesta di Cimone l’Ateniese – Luca Cambiaso 1560-62
  La struttura economica commerciale si basava totalmente sull’appalto di tutte le attività più redditizie: sale, carne, olio e farina mentre le funzioni di polizia urbana che riguardavano l’ordine, l’esattezza dei pesi, le licenze, ecc. venivano garantite da un catapano che aveva il compito di vigilare la piazza assistito da due baglivi, mentre la giustizia veniva amministrata da un giudice di nomina feudale. Nelle loro mani il potere feudale seppe coesistere con innovazioni e riforme di ogni genere finalizzate al miglioramento del tenore di vita delle classi più povere tramite l’istituzione di opere e lasciti benefici, la promozione dell’istruzione pubblica attraverso l’introduzione dei Padri Scolopi e lo sviluppo di un programma edilizio volto all’ammodernamento strutturale dei feudi. Il governo di Davide non durò tantissimo anche perché lo stesso morirà accidentalmente, nel giugno del 1575, per le ferite provocategli da Giovanni Battista Doria durante una rissa scoppiata a Finale Ligure nel monastero di Monte Oliveto, tra un gruppo di fuoriusciti della nobiltà vecchia genovese.
Stemma degli Imperiale
  L’erede al feudo Michele I (1565-1616), secondo marchese di Oria e Casalnuovo, nato a San Pietro in Galatina il 17 agosto 1616 e sposato con Maddalena Spinola di San Luca, figlia di Filippo, ebbe parecchi figli (testò il 14 dicembre 1590 notaio L. Chiavari). Dimorò a Genova fino al 1593, anno in cui quasi certamente si trasferì nel suo feudo pugliese, se già nel gennaio del 1594 ritroviamo notizia, nei Libri Battesimali della Matrice di Francavilla, della nascita di suo figlio Filippo, battezzato dall’arciprete Vinciguerra e tenuto in fonte dal nobile napoletano Vespasiano Caracciolo.
Si deve a Michele I, uno dei primi ampliamenti del castello, attuato per accogliere degnamente la famiglia e la sua corte. La nuova residenza venne ingentilita con alcune trasformazioni che poi diverranno radicali nel secolo successivo, portando la struttura originaria da fortezza difensiva a residenza nobiliare. Dopo un ventennale governo di relativa pace e prosperità, alla morte di Michele, Francavilla conobbe un periodo di incertezze.
Infatti, Davide II (1594-1623), terzo marchese, sposo della cugina Veronica Spinola figlia di Giovanni Battista, battezzato a Francavilla nel 1592, non riuscì a governare a lungo, poiché venne ucciso a Napoli il 9 aprile 1623 da un sicario del Marchese di Pescara e di Vasto, nemico degli Imperiale.
Egli lasciò come suo erede il figlio Michelino, nato il 27 luglio dello stesso anno e battezzato a Francavilla. Proprio per la minore età dell’erede, la tutela spettò alla nonna Maddalena Spinola, sostenuta dagli zii del piccolo marchese: Carlo (?-?), Giovanni Battista (1596-1668) e Agostino (?-?), insieme al cardinale Lorenzo, i quali, anche se non introdussero novità rilevanti, dimostrarono una forte sensibilità sociale e culturale operandosi per rendere meno dura la triste condizioni della popolazione. Lorenzo, infine, introdusse arti e mestieri facendo giungere in città orefici, calderari, tessitori, vasai, etc. Uscito di minore età, Michele II (1623-1664), cercò di seguire l’esempio datogli dagli zii, creando i presupposti di una politica fondata non solo sull’agricoltura, ma anche su iniziative di carattere artigianale e commerciale che avrebbero potuto risollevare in modo effettivo e dignitoso le sorti della popolazione. Queste iniziative avrebbero di certo fruttato molto di più, se non fosse sopraggiunta nel Regno di Napoli una particolare situazione politica, caratterizzata da un’intollerabile pressione fiscale e da numerose insurrezioni popolari, di cui la più importante si rivelò quella di Masaniello del 1636.
In questo frangente Michele: “si dimostrò prode cavaliere, correndo nel 1648 in difesa delle province di Bari e Terra d’Otranto e con mille pedoni e trecento cavalli mise alla strette Matteo Crispano, sovvertitore di popoli e ribellatosi contro il governo di Lecce”, imponendosi ai rivoltosi e portando la pace nella regione. Sebbene per questa sua fedeltà alla monarchia spagnola avesse ottenuto nel 1639 il titolo di Principe di Francavilla, tuttavia egli dovette affrontare serie difficoltà. La Spagna, non potendo colpire direttamente la Francia, retta dal cardinale Giulio Mazzarino e avversaria di sempre, decise di scagliarsi contro Genova, ritenuta alleata dei francesi, emanando il 7 maggio 1651 un provvedimento che prevedeva il sequestro di “tutti i luoghi et anco burgensatici che hanno i Genovesi in questa Provincia di Terra d’Otranto”. L’Imperiale fu costretto a dimostrare, sulla base di prove circostanziate, la sua devozione alla Corona ed “espose come avesse aiutato il Viceré nelle passate rivoluzioni; come avesse presa Taranto e come per tali servizi fosse stato nominato Gran Guardasigilli, Gran Camerario e Maggiordomo Maggiore”. Riuscendo a dimostrare la sua innocenza e soprattutto la sua devozione piena e quella della sua famiglia, il nobile rientrò, subito in possesso dei suoi titoli e dei suoi possedimenti.
  Per la prima parte:
L’antichissima e nobile famiglia Imperiale, da Genova in Terra d’Otranto (prima parte)
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quotidianolanotte · 8 years ago
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Napoli, 30 maggio – Dopo 7lunghi anni riprendono i lavori al cantiere della stazione Scampia-Piscinola, posta lungo la linea 1 della metropolitana di Napoli. Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca,fa da testimone a questa impresa ,durante l’inaugurazione del cantiere della stazione. Affianco a De Luca era presente anche il ministro per la Coesione territoriale e per il…
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sportlaziale · 7 years ago
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Il TORNEO APPIO ha festeggiato 40 anni di storia in una giornata unica. Sugli spalti dell’impianto di via di Vermicino, a Frascati, centinaia di tifosi hanno assistito a quattro sfide all’insegna del fair play e del grande divertimento, al termine delle quali tutti i giocatori e le giocatrici in campo sono stati/e premiati/e con i biglietti per assistere alla gara inaugurale del MONDIALE DI PALLAVOLO TRA ITALIA E GIAPPONE, il 9 settembre al Foro Italico. Il tabellone Provinciale – quello in cui hanno partecipato squadre di 1a, 2a e 3a Divisione più retrocesse dalla D a richiesta – ha visto vincere il POLAS nel femminile e il VILLALBA nel maschile, mentre nell’Eccellenza – dedicata a Serie B, C e D – l’unica dominatrice è stata la ROMA 7, in grado di trionfare sia con i maschi che con le femmine. Le prime schiacciate della domenica sono state quelle del PROVINCIALE, con due finali terminate 3-1. Il Polas di Canuti ha superato l’Egan, sconfitto per la seconda volta consecutiva nella finale del torneo, mentre il Villalba allenato da Santoli ha saputo battere in quattro set l’Appio, ribaltando il risultato dopo aver perso il primo parziale. Barbara Pavone e Dario Cavaliere sono stati premiati come MVP. Nell’ECCELLENZA maschile la Roma 7 guidata da Morelli ha conquistato la medaglia d’oro dopo il ko nella finale della scorsa edizione. Per i biancocelesti della Lazio Pallavolo è stato difficilissimo fermare gli attacchi di Fornaro (miglior giocatore della finale) e compagni, vittoriosi per 3-1. Netto e convincente 3-0, invece, per le romasettine nell’atto conclusivo dell’Eccellenza femminile contro il Don Orione, in cui ha brillato la stella di Alice Dotti, MVP della gara. Per la squadra di Scotti, neo promossa in Serie B2, è stato un 2018 da sogno. Il Torneo Appio è intitolato alla memoria di MARIA PINZUTI, storica presidente del club irrimediabilmente colpita, anni fa, da uno dei mali incurabili del nostro tempo: la leucemia. Al suo ricordo è stato nuovamente affiancato quello di FRANCO FAVRETTO, presidente del Comitato Provinciale di Roma venuto a mancare nel 2009. I fondi raccolti nella manifestazione sono stati infatti devoluti all’Associazione per Franco Favretto e, attraverso l’associazione Alfredo Agrò, alla ASL di Roma C a favore dell’Ospedale S. Eugenio, da anni impegnato nello studio, nella prevenzione e nella cura della leucemia. Padrone di casa il VOLLEY CLUB FRASCATI del Presidente Musetti, premiato con una targa ricordo che è andata anche alla FIPAV Lazio, a Giuseppe Recchini e Bernardo Naclerio della Commissione Gare FIPAV Roma e alla Salus Ambulanze. MARIANO RANDOLFI, storico dirigente dell’Andrea Doria Pallavolo, una delle 98 SOCIETà PARTECIPANTI, si è aggiudicato il premio fair play Ivano Ariosto. Presenti alle finali il Presidente della FIPAV Roma CLAUDIO MARTINELLI, il Presidente dell’Appio Roma Pallavolo Pino Rossi, l’organizzatore Marco Albani, il Consigliere della FIPAV Lazio Fabrizio Mares e i consiglieri FIPAV Roma Massimo Iacono e Luca Liguori. FINALE PROVINCIALE FEMMINILE ASD POLAS – EGAN VOLLEY 3-1 (25-11, 25-13, 28-30, 25-11) ASD POLAS: G. Capuano, M.L. Capuano, Cruciani, Gramellini (K), Zampetti, Calabria, Manzoni, Cuiani, Cangialosi, Pierini, Catapano, Lucentini, Pavone. All. Canuti. Dirigente: Tozzi EGAN VOLLEY: Cuda, Furfaro (K). Gliomone, Grano, Luce, Mazzini, Mazzotta, Passari, Sciotti, Viglianese, Cavallari, Ercolano. All. E. Maradei. Vice All. Daddario. Dirigente: A. Maradei ARBITRI: Marco Pazzaglini, Michela Fanelli, Matteo Buzzurro MVP: Barbara Pavone (Asd Polas)
FINALE PROVINCIALE MASCHILE VILLALBA VOLLEY – APPIO ROMA PALLAVOLO 3-1 (21-25, 25-13, 25-23, 25-21) VILLALBA VOLLEY: Cavaliere, De Angelis (K), Gomes, Martinoia, Messina, Ricci, Tirelli, Bozzi, Fabri, Ferrazza, Romanza, Bova, Coppola. All. Santoli APPIO ROMA PALLAVOLO: Caloro, De Vincenzo, L. Franchio, M. Franchio, Marinacci, Marini, Savagnone, Silvestri, Toniolo, Whittle (K), Colaconi, Di Sarra, Del Frate. All. Cataldi ARBITRI: Francesco Saverio Messa, Stefano Stoppa, Mario Bonatti MVP: Dario Cavaliere (Villalba Volley)
FINALE ECCELLENZA FEMMINILE ROMA7 VOLLEY – DON ORIONE PALLAVOLO 3-0 (25-20, 25-19, 25-17) ROMA7 VOLLEY: Rinaldi, Genovesi, Pietrucci, Schifino, Dotti, Pugliese, Bucci (K), Aleo, Bresciarini, Cociteauga, Fiore. All. Scotti. Dirigente: Chifani DON ORIONE PALLAVOLO: Cesaroni, Esposito, Gandolfi, Pio, Albanesi, Rolli, Rumi (K), Santoro, Pesutti, Scopetti, Gioacchini. All. Scafati. Vice All. D’Agostino ARBITRI: Matteo Clema, Renato Greco, Matteo Buzzurro MVP: Alice Dotti (Roma 7 Volley)
FINALE ECCELLENZA MASCHILE S.S. LAZIO PALLAVOLO – ROMA 7 VOLLEY 1-3 (16-25, 25-22, 20-25, 18-25) S.S. LAZIO PALLAVOLO: Del Mastro (K), Rossi, Spampinato, Recupito, Santoni, Sciarra, Martinoia, Lo Campo, Di Coste, Villani, Cirillo. All. Carfì. Dirigente: D’Arpino ROMA7 VOLLEY: Barcan, Bianchi, Morazzini, Casini, Morelli, Teti, Artibani, Fornaro, Mordecchi, Micocci, Amici, Capanna. All. Morelli. Vice All. Pratelli. Dirigente: Leonardi ARBITRI: Massimo Dentoni, Flavia Ficoncini, Mario Bonatti MVP: Fabio Fornaro (Roma 7 Volley)
Torneo Appio, celebrati 40 anni di storia. Polas, Villalba e Roma 7 i vincitori, tutte le finaliste ospiti al Mondiale di Roma Il TORNEO APPIO ha festeggiato 40 anni di storia in una giornata unica. Sugli spalti dell’impianto di via di Vermicino, a Frascati, centinaia di tifosi hanno assistito a quattro sfide all’insegna del fair play e del grande divertimento, al termine delle quali tutti i giocatori e le giocatrici in campo sono stati/e premiati/e con i biglietti per assistere alla gara inaugurale del MONDIALE DI PALLAVOLO TRA ITALIA E GIAPPONE, il 9 settembre al Foro Italico.
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hollywoodjuliorivas · 8 years ago
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The Opinion Pages Our Forger in Chief Alexander George THE STONE FEB. 27, 2017 Continue reading the main storyShare This Page Share Tweet Email More Save 530 Photo “Girl With a Pearl Earring” by Johannes Vermeer. Credit Vincenzo Pinto/Agence France-Presse — Getty Images During the 1930s and ’40s, the Dutch forger Han van Meegeren made a fortune by successfully passing off many of his fakes as authentic paintings by Vermeer. There is nothing exceptional about this except that, looking at van Meegeren’s paintings now, his success seems incomprehensible. His forgeries look nothing at all like Vermeer’s work. How could it have happened that knowledgeable collectors and even experts were taken in by paintings that would be quickly spotted as fakes today? In fact, this is not surprising if one understands how determinations of authenticity are made (aside from chemical analyses of pigments and other materials). What the expert does is to consider the entire known corpus of the artist’s work and decide whether the painting in question appropriately resembles those whose authenticity has already been confirmed. Van Meegeren’s plan was to find an expert whom he thought he could sway into authenticating one of his forgeries, and then to capitalize on the fact that one of his paintings had now entered the collection of allegedly authentic Vermeers, the very collection that served as the touchstone for adjudicating future additions to the collection. The idea worked brilliantly, and indeed its success snowballed. With each new authentication, what was believed to be Vermeer’s corpus came to include more and more van Meegeren forgeries, which only increased the odds that the next forgery would be deemed authentic. After a while, it became impossible to sort out what was a real Vermeer and what a fake simply on the basis of comparisons with works believed to be by Vermeer. Photo René Descartes’s illustration of the coordination of the senses. Credit Oxford Science Archive/Getty Images What van Meegeren had truly mastered was the art of poisoning the wells. In the context of reasoning, the technique stems from the following fact: We do not assess whether a claim is reasonable simply by thinking about that claim in isolation. Usually, we relate the claim to a body of beliefs we already hold. Relative to that corpus of accepted beliefs, we decide whether the new claim is a reasonable one to make. Given this feature of reasoning, one sees how our very capacity to assess claims can be radically undermined if one poisons the body of beliefs relative to which we normally judge matters. If we don’t know which of our background beliefs to trust, then how can we appeal to them in deciding whether to believe a new claim? And since that is usually the only way of deciding these matters, such a poisoning of the wells of belief leaves us powerless to make any further decisions about what to believe. Continue reading the main story ADVERTISEMENT Continue reading the main story Behind every great philosophical skeptic there lies a well poisoner. And there is no more bravura performance in the history of philosophy than René Descartes’s “Meditations on First Philosophy.” He begins by trying to show that none of his beliefs about the everyday world around him can be maintained. These include such obvious beliefs as that he has two hands, that there are other people moving around him, that mountains do not fly, and so on. How does he do this? He poisons the wells! What are the wells in this case, what is the source of our confidence in such beliefs? Our confidence in these beliefs rests on our confidence that our sensory apparatus, our eyes and ears, delivers accurate information about the natural world. What Descartes proceeds to do is sow doubt about the reliability of our senses through a series of ingenious arguments, which includes famously raising the possibility that we are dreaming. He proceeds like the enemy army that sees the inefficiency in denying individual households access to the communal water supply and instead opts for the expedient of well poisoning, which in one fell swoop achieves the general goal. In fact, Descartes eventually does such a thorough job of poisoning the wells of belief that he is left with virtually nothing he can believe at all. Sign Up for the Opinion Today Newsletter Every weekday, get thought-provoking commentary from Op-Ed columnists, the Times editorial board and contributing writers from around the world. Sign Up Receive occasional updates and special offers for The New York Times's products and services. SEE SAMPLE MANAGE EMAIL PREFERENCES PRIVACY POLICY Descartes as it turns out is not himself a skeptic, and he spends the remainder of the “Meditations” trying to pull himself out of the skeptical hole he has dug for himself. He does so to his satisfaction. But it is fair to say that he did not convince most of his readers, and there is still a lively debate as to how, if at all, it is possible to regain one’s footing once the sources of rational belief have been radically called into question. There is a lesson here about the lurking dangers of Donald Trump’s rhetoric and that of his minions. Citizens in a technologically advanced liberal democracy must rely on its scientific community to deliver disinterested information upon which to base their decisions about the policies they would have their elected representatives enact. Citizens are also highly dependent on a probing press to help them judge the performance of their elected representatives. Trump, first as a national candidate and now from the pulpit of the presidency, has not ceased to deny and denigrate the findings of scientific bodies concerning the rate and causes of climate change. In addition, he regularly calumnies individual members of the press and vilifies entire news organizations. They are dismissed as purveyors of “fake news” — a label Descartes’s skeptic might have been delighted to apply to the allegedly untrustworthy deliverances of our sense organs. This behavior is not merely offensive and outrageous. The real problem is that it is dangerous: It poses an existential threat to our democracy. These attacks poison the wells of reasoned public discourse, a prerequisite for a functioning democracy. The problem is not merely that we are being fed a falsehood here, a lie there, though that would be problem enough. The issue is rather that by destroying the citizenry’s confidence in the institutions of science and the press, we risk being deprived of the tools needed to assess what to believe and want. If we cannot trust what vetted scientists or professional journalists tell us, then we will have been rendered rationally impotent. It is damaging to be fed falsehoods or to be outright lied to, but it is utterly debilitating to be deprived of the resources by which to sort fact from fiction. ADVERTISEMENT Continue reading the main story Descartes’s skeptic is a traitor to knowledge: His threats are not directed piecemeal but instead to the entire enterprise of coming to know how things are. The assaults on science and the press by Trump and his followers are not local eruptions of deceit and mendacity but a well-poisoning assault on public rational discourse, a prerequisite for a healthy democracy. Alexander George (@AlexanderGeorge) teaches philosophy at Amherst College. He runs Ask Philosophers, a website where anyone can pose questions to philosophers. His most recent book is “The Everlasting Check: Hume on Miracles.” Now in print: “The Stone Reader: Modern Philosophy in 133 Arguments,” an anthology of essays from The Times’s philosophy series, edited by Peter Catapano and Simon Critchley, published by Liveright Books. Follow The New York Times Opinion section on Facebook and Twitter, and sign up for the Opinion Today newsletter. Continue reading the main story
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sciscianonotizie · 5 years ago
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San Giuseppe Vesuviano, Coronavirus: il Sindaco Vincenzo Catapano ordina la chiusura delle scuole http://dlvr.it/RQf5xH http://dlvr.it/RQf5xH
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sciscianonotizie · 6 years ago
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sciscianonotizie · 6 years ago
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sciscianonotizie · 6 years ago
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quotidianolanotte · 8 years ago
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Portici,De Luca inaugura la biobanca: garanzia e sicurezza per il 96% dei terreni
Portici,De Luca inaugura la biobanca: garanzia e sicurezza per il 96% dei terreni
Portici (Napoli) – Vincenzo De Luca,Presidente Regione Campania,ha inaugurato la biobanca, luogo di conservazione delle diversità biologiche, situata all’interno dell’istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, una delle più importanti d’Italia. L’iniziativa rientra nella rassegma ‘Fattorie Didattiche Aperte’. Insieme a De Luca il direttore dell’istituto di Portici, Antonio Limone, il…
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vesuvianonews-blog · 5 years ago
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Campania, la Lega sceglie i responsabili provinciali. Molteni: “costruiamo un’alternativa in vista delle Regionali”
Campania, la Lega sceglie i responsabili provinciali. Molteni: “costruiamo un’alternativa in vista delle Regionali”
Individuati i responsabili provinciali della Lega in Campania. Lo annuncia il deputato Nicola Molteni, commissario regionale del partito.
-Il senatore Pasquale Pepe (vice presidente commissione Antimafia) ad Avellino. –Luca Ricciardi a Benevento. –Salvatore Mastroianni a Caserta. –Vincenzo Catapano (Sindaco di San Giuseppe Vesuviano) a Napoli. –Nicolas Esposito(responsabile regionale Lega…
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vesuvianonews-blog · 5 years ago
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San Giuseppe Vesuviano: Proseguono i controlli della Polizia Municipale per contrastare la presenza di abitazioni-lager
Questa mattina gli agenti del Comando di Polizia Municipale, guidati dal Comandante Raffaele Tortora, con il supporto degli agenti della Polizia di Stato, agli ordini del Dirigente Dott. Maurizio D’Antonio, hanno effettuato nuovi controlli finalizzati a garantire l’applicazione dell’ordinanza di contrasto al sovraffollamento abitativo firmata dal Sindaco Vincenzo Catapano, ed a debellare la…
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vesuvianonews-blog · 6 years ago
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Premio “Aniello Ambrosio”: a Simona Di Maria ed Ugo Spagna il prestigioso riconoscimento.Suggestiva cerimonia nella gremitissima sala consiliare del Comune di  San Giuseppe Vesuviano
Premio “Aniello Ambrosio”: a Simona Di Maria ed Ugo Spagna il prestigioso riconoscimento.Suggestiva cerimonia nella gremitissima sala consiliare del Comune di  San Giuseppe Vesuviano
Dopo tre anni, grazie alla tenace volontà dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Vincenzo Catapano ed all’importante impulso organizzativo di Silvia Annunziata, assessore al ramo, il premio “Aniello Ambrosio”, è ritornato, finalmente, nella cittadina natale del magistrato Ambrosio.
L’evento voluto da Lilia Giugliano Ambrosio, erede della famiglia di San Giuseppe Vesuviano dove visse e…
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vesuvianonews-blog · 6 years ago
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Il Ministro Matteo Salvini a Nola. Conquistato dal "cocco di mamma ", il dolce del pastry chef Raffaele Caldarelli
“Dolce chiusura” per il Ministro dell’Interno Matteo Salvini in occasione del suo tour elettorale campano. Dopo il comizio a San Giuseppe Vesuviano con il sindaco Vincenzo Catapano il ministro, accompagnato dal suo staff, ha scelto Nola per l’ultima tappa prima del rientro. E quella che doveva essere una semplice “toccata e fuga” si è trasformata in un vero e proprio ‘salotto culinario’. A Casa…
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vesuvianonews-blog · 6 years ago
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Assurdo a San Giuseppe Vesuviano: arriva Salvini, il sindaco chiude le scuole. Verdi: “Lezioni interrotte per permettere un comizio, una decisione del genere rappresenta una vergogna senza precedenti”
“Restiamo basiti dinanzi all’assurda decisione del sindaco di San Giuseppe Vesuviano Vincenzo Catapano di disporre la chiusura delle scuole per lunedì 6 maggio a causa del comizio in piazza che sarà tenuto dal leader della Lega Salvini. In pratica le lezioni saranno interrotte a causa di un soggetto, che tra l’altro è anche ministro dell’Interno, che arriverà in città per fare campagna…
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vesuvianonews-blog · 6 years ago
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Salvini a San Giuseppe Vesuviano e la “memoria corta” del sindaco Vincenzo Catapano
Dopo 25 anni di insulti e offese contro il Meridione, Matteo Salvini sarà a San Giuseppe Vesuviano il prossimo 6 maggio in occasione della campagna elettorale per le elezioni europee del 26 maggio. L’attuale ministro dell’interno sarà dunque in visita nella cittadina vesuviana, la prima in Campania ad essere amministrata dal sindaco leghista Vincenzo Catapano.
L’appuntamento è fissato per le…
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