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Armenian woman from Konya, 1902-04 Lamberto Vannutelli.
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Federico Fubini sul Corriere della Sera.
È appena uscito un lavoro dell’economista Silvia Vannutelli che dovrebbe diventare lettura obbligatoria dei politici eletti. A maggior ragione adesso che si avvicinano le elezioni europee e il ritorno delle regole di bilancio di Bruxelles. Vannutelli insegna alla Northwestern University di Chicago ed è associata al National Bureau of Economic Research degli Stati Uniti. Nel suo ultimo studio, sembra di spiare l’Italia dal buco della serratura
Misure a debito e elezioni, quei 270 miliardi già spesi (ma i consumi ristagnano)
Cosa racconta Vannutelli? In breve, descrive l’impatto politico di un celebre evento di dieci anni fa: il bonus 80 euro del governo di Matteo Renzi. Impossibile dimenticare. Fu lo stimolo più grande mai impresso fino ad allora ai consumi delle famiglie. E si può discutere se fosse opportuno o no, nell’Italia che allora faticava a riprendersi dopo l’infarto della Grande recessione. L’economista Luigi Guiso stima in uno studio recente che quel bonus fece crescere i consumi. Ma è indiscutibile che Renzi volle il bonus in quel momento e in quel modo perché pensava alle europee del 25 maggio 2014. Il premier era appena arrivato a Palazzo Chigi dopo un ribaltamento dei giochi nel suo partito, senza essersi neanche candidato al parlamento l’anno prima: di fatto un organo interno del Pd aveva sfiduciato Enrico Letta e aveva mandato l’allora segretario alla guida del governo. Il nuovo premier aveva bisogno di legittimazione e un modo per cercarla fu di mettere insieme frettolosamente quel bonus da 80 euro al mese calibrato su dieci milioni di elettori con redditi fra 8.145 e 26 mila euro. La misura era finanziata in deficit, solo per l’anno delle europee – anzi per i mesi delle europee – e l’effetto nelle buste paga arrivò nell’ultima settimana di maggio: precisamente nei giorni in cui gli italiani si recavano alle urne.
Era impossibile comprare il consenso in modo più scoperto di così. Allora lavoravo per “Repubblica” e scrissi che l’Italia non aveva bisogno di manipolazioni del bilancio a scopi elettorali. Un ministro di Renzi, mio amico da anni, smise di parlarmi. Vannutelli ora ha fatto i conti, comune per comune del Paese, e calcola che ogni 1% nell’aumento della popolazione beneficiata dal bonus portò 0,18% di aumento dei voti per il Pd. In sostanza, in ogni territorio in cui un 20% della popolazione ricevette gli 80 euro di Renzi la quota di voti per il partito del premier salì in media del 4%. Chi aveva redditi appena sotto o appena sopra le soglie di accesso al beneficio votò molto meno spesso per il partito del premier. Ma il Pd registrò un picco del 40,8%, mai più ripetuto. Non solo. I dati di Vannutelli rivelano anche come gli italiani che ricevettero il bonus per errore e furono costretti a rimborsarlo l’anno dopo – circa 1,5 milioni di persone – in seguito hanno mostrato una tendenza a punire il Pd nelle urne. Ma gli italiani così beneficiati spesero poco: almeno metà del bonus venne risparmiato nel timore di dover affrontare di nuove crisi in futuro.
In ogni caso gli 80 euro funzionarono così bene per Renzi che il premier li rese permanenti. Da allora cercò sempre nuove varianti sul tema, ad ogni passaggio elettorale. Ma perché rivangare ora? Perché quell’episodio rappresenta un modello di qualcosa che si sarebbe ripetuto con maggioranze politiche e in modi diversi nei dieci anni seguenti: Renzi aveva solo reso più esplicita l’arte di mettere soldi in tasca agli italiani, a debito, in vista di una precisa scadenza elettorale.
Proviamo a riassumere qualche esempio nell’ultimo decennio e i relativi effetti politici.
- Il bonus Renzi è costato 73 miliardi di euro in otto anni, mentre Renzi stesso è passato dal 40,8% del Pd nel 2014 al 3% di Italia Viva nei sondaggi oggi.
- Le pensioni con “quota 100” volute da Matteo Salvini, quando la Lega governava con il Movimento 5 Stelle, finiranno per costare 23 di euro fino al 2025, beneficiando circa 400 mila lavoratori. La Lega di Salvini è passata dal 34% delle europee del 2019 – subito dopo aver lanciato “quota 100” – all’8,9% delle politiche del 2022.
- Il superbonus, lanciato dal Movimento 5 Stelle nel 2020 e di fatto sostenuto da tutti i partiti in parlamento, dovrebbe costare a termine circa 105 miliardi.
- Il sisma-bonus lanciato nelle stesse condizioni dovrebbe costare a termine una trentina di miliardi.
- Il bonus facciate, per il quale vale quanto sopra, dovrebbe costare a termine circa 25 miliardi. M5S, che fu il principale promotore di queste tre misure lanciate nel 2020, passa dal 34% delle politiche del 2018 al 15% delle politiche del 2022.
All’elenco si potrebbe certo aggiungere il reddito di cittadinanza, disegnato molto male e costato circa 30 miliardi in quattro anni. Ma sono riluttante a inserirlo nella lista delle regalie a scopo elettorale – benché questa considerazione all’epoca contasse per i 5 Stelle – perché l’Italia nel 2018 aveva senz’altro bisogno di una misura di contrasto alla povertà più robusta di quanto fosse esistito fino ad allora. Sembra invece più tipico della lunga serie di decisioni prese con l’occhio alle urne la misura di riduzione del cuneo fiscale e accorpamento delle aliquote più basse promossa ora dal governo di Giorgia Meloni. Come nel caso degli 80 euro di Renzi, quel provvedimento oggi in Legge di bilancio si rivolge a uno strato sociale che ha sicuramente bisogno di rafforzare il proprio potere d’acquisto. Ma come nel caso degli 80 euro, si tratta di una misura in gran parte in deficit, promossa e finanziata per un unico anno e varata pochi mesi prima delle elezioni europee. Costa, nel complesso, 14 miliardi all’anno. Tra l’altro, persino la riduzione del canone Rai da 90 a 70 è finanziata, per ora, solo per l’anno delle europee.
Bene, ora sommiamo tutte queste elargizioni chiaramente pensate a scopi elettorali negli ultimi dieci anni: il loro costo accumulato fin qui è di 270 miliardi di euro. Si tratta di debito pubblico in più per circa il 13% del prodotto interno lordo. Naturalmente alcune di esse erano almeno in piccola in parte utili o necessarie, eppure sono tutte accomunate da obiettivi politici.
Sono stati centrati? Nell’immediato, sempre: gli autori delle regalie concesse a debito hanno tutti vissuto stagioni di strabordante consenso. Nel medio periodo invece gli effetti sono più complessi. Tutti gli architetti delle misure – meno Giorgia Meloni – hanno conosciuto un declino dei consensi rapido come era stata l’ascesa. Dal 2013 il calo dell’affluenza degli italiani alle urne è stato verticale e così rapido che ormai gli astenuti – cosa mai vista prima – sono più del doppio più numerosi del partito più votato: come se gli elettori avessero perso un po’ di rispetto per la politica (guardate il grafico qui sopra, elaborato da Pagella Politica).
Così il ciclo del populismo economico mostra le sue caratteristiche costanti e crescenti. Si fonda sul bisogno di consolazione dell’elettore, ma ignora le conseguenze dei suoi costi nel tempo. Una sua caratteristica è che i denari spesi, siano pochi per il più minuto dei condoni o una tragica enormità per il più catastrofico dei bonus, non cristallizzano il consenso. Dapprima confortano. Poi i partiti o i leader che hanno concesso iniziano fatalmente e puntualmente a scivolare nei sondaggi. Alcune misure emergono per intuizione non mediata, dai politici al “popolo”. Altre, più spesso, sono intermediate da portatori di interessi che di rado operano alla luce del sole, anche se ormai non fanno più molto per passare inosservati nel suk di Roma.
Il risultato è quasi sempre la disaffezione elettorale verso il politico che ha donato. Renzi presto venne letteralmente detestato. I Cinque Stelle, disprezzati. Ma l’altra costante è che la memoria genetica del populismo economico resta nella società e spinge milioni di elettori e centinaia di gruppi di interesse a cercare sempre nuovi modi stare sul mercato della politica. A cercare la prossima promessa, la prossima scorciatoia. Molti alla base hanno motivazioni e bisogni reali. Partono spesso da domande giuste, a cui magari vengono date risposte sbagliate ma pur sempre risposte, quando invece la vecchia politica negava le domande stesse.
Il risultato però è quello di un criceto che corre, costosamente, sulla stessa ruota. Negli ultimi anni sono stati spesi in Italia circa 300 miliardi a debito in più per sostenere i consumi degli elettori. Eppure l’Istat ci dice che i consumi sono rimasti sempre inchiodati poco sotto o poco sopra i mille miliardi di euro all’anno (stimati in euro costanti del 2015). Impensieriti dal futuro e sfiduciati dalla politica, gli italiani hanno preferito mettere da parte ogni euro concesso di più: in dieci anni i depositi liquidi delle famiglie sono cresciuti, guarda caso, di quasi trecento miliardi di euro.
Forse è tempo che gli elettori esigano dagli eletti risposte meno miopi. Gli uni e gli altri, ormai, sono abbastanza maturi per provarci.
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San Pio X agli Orientali: posto d’onore a tutti i santi Pontefici e Dottori dell’ Oriente
Ai Prelati Orientali giunti a Roma per il XV centenario di San Giovanni Crisostomo 13 febbraio 1908 Ringraziamo vivamente Lei, Signor Cardinale [Vincenzo Vannutelli] e con Lei gli egregi del Comitato pel molto che fecero onde render splendide le feste quindici volte centenarie dell’ insigne Padre e Dottor della Chiesa S. Giovanni Grisostomo, e con Voi ringraziamo il Venerando Patriarca e tutti…
#cattolicità#Chiesa#Costantinopoli#dialogo#dottrina#ecumenismo#Giovanni Crisostomo#oriente#ortodossi#San Pio X#scomuniche#sede apostolica
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DESTAPANDO los PROBLEMAS de las AYUDAS al PARO - VisualEconomik 🇺🇸 Estados Unidos es la mayor potencia económica del mundo. La pregunta es, ¿lo seguirá siendo? No te pierdas los 5 motivos por los que EEUU puede incrementar su dominio económico: https://youtu.be/Y-N1QIy1C28 Si os ha gustado el vídeo, queréis apoyar el proyecto de VisualEconomik, y queréis resaltar vuestros comentarios; recordad que podéis usar el botón de "Gracias". REFERENCIAS ACADÉMICAS: 1. Rebollo-Sanz, Y. F., & Rodríguez-Planas, N. (2020). When the Going Gets Tough… Financial Incentives, Duration of Unemployment, and Job-Match Quality. Journal of Human Resources, 55(1), 119-163. https://bit.ly/3HZGIaa 2. Domènech-Arumí, G., & Vannutelli, S. (2022). Bringing Them In or Pushing Them Out? The Labor Market Effects of Pro-cyclical Unemployment Assistance Changes (No. w30301). National Bureau of Economic Research. https://bit.ly/3JM2P5b 3. Nekoei, A., & Weber, A. (2017). Does extending unemployment benefits improve job quality?. American Economic Review, 107(2), 527-561. https://bit.ly/3Hwhjna 4. Hobijn, B., & Şahin, A. (2013). Beveridge curve shifts across countries since the Great Recession. IMF Economic Review, 61(4), 566-600. https://bit.ly/3XeGNv4 5. Alba, A., Arranz, J. M., & Muñoz-Bullón, F. (2012). Re-employment probabilities of unemployment benefit recipients. Applied Economics, 44(28), 3645-3664. https://bit.ly/3Ys0pgb 6. Card, D., Chetty, R., & Weber, A. (2007). The spike at benefit exhaustion: Leaving the unemployment system or starting a new job?. American Economic Review, 97(2), 113-118. https://bit.ly/3YqSqA7 7. Feldstein, M. (2005). Rethinking social insurance. American Economic Review, 95(1), 1-24. https://bit.ly/3l8224h ¿Quieres ampliar la información que te damos en los vídeos con más detalles e historias curiosas? ¡Entonces síguenos en nuestras redes sociales! 📷 https://bit.ly/3Jk0f6u 🆃 http://twitter.com/visualeconomik 📩 Contacto profesional: [email protected]
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Scipione Vannutelli Mary Stuart on the way to the scaffold, 1861
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Scipione Vannutelli (1834–1894)
Baccanale
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Ettore Vannutelli, After Domenico Zampieri, Il Domenichino - Mosaic of the Cumaean Sibyl, circa 1885.
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Armenian women photographed by Lamberto Vannutelli, 1904. Italian Geographical Society Photo-Archive.
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Lord Holland recounts his meeting with Caroline Murat in Rome in 1830. Even at this point—fifteen years after the execution of her husband, and nine years after the death of her brother Napoleon—she is still being hounded by the Allies, and her movements heavily surveilled and restricted. She is about to be driven from Rome prematurely, while visiting her sick mother. Lord Holland worries that he might even be denied entry into Naples simply for having visited her.
***
From The Journal of the Hon. Henry Edward Fox (afterwards fourth and last Lord Holland) 1818-1830; London, 1923. Pages 374-6.
June 21 [1830]. Rome. In the morning I wrote to Mme Murat expressing my hopes that I might be permitted to call upon her before she went, and begging her to appoint a time. The reply I received was a wish to see me at 3 o’clock. Of course I was punctual. Hortense’s apartment in the Palazzo Ruspoli, which she has lent her during her visit to Rome, I found all sossopra [upside-down]. The dinner was just over and the faquini [porters] were taking away the dinner things from a room full of half-packed trunks, boxes, waste paper, and in fact in perfect disorder. I was kept waiting a short time talking to the black, skinny, grinning dame-de-compagnie, before Mme Murat appeared. I was much struck with the great remains of beauty she still possesses. She is stout, and her figure is not good, but rather thick and stumpy; however, notwithstanding that, she is very graceful and dignified in her motions. Her complexion, which I had heard was blotched and bad, was very clear and her features are regular and small. Her mouth has a very peculiar expression of firmness and decision, which when it relaxes into a smile is uncommonly pretty and playful. She reminded me of the Dme of Bedford, tho’ her person is smaller and more delicate. Her voice is very sweet. She speaks French with a very strong Italian accent, but with great fluency.
When I first saw her she was extremely agitated, having received an intimation that the ten days first accorded her were to be limited to eight, and that she must depart to-morrow. She had sent to appeal, and had protested that having come to Rome to fulfil a sacred duty towards her mother, probably on her death-bed, that she would yield to force alone and not go into her carriage till the military came to order her to do so. Since she has been at Rome there have been no less than twelve meetings of the Corps Diplomatique, and several reams of paper have been filled. She told me, what I own I did not credit till afterwards it was confirmed by Gargarin, that Lord Stuart de Rothesay (who the other day refused to interfere in her behalf about some new lawsuit, because he said he was not authorized to do so by his employers) took upon his own responsibility, without having time to communicate with London, to sign a protest against her being permitted to remain at Rome. How completely we are become the instruments of these rotten old dynasties!!! She was expecting a reply to her last application, and had given her son-in-law, Rasponi, and Vannutelli rendezvous at the Coliseum, whither she begged me to accompany her, if I did not fear being seen in her carriage. Of course I went with her, tho’ I had some apprehension that I might, in consequence, be refused a passport to Naples. She had never seen any of the many interesting sights here, as in all the journies she made thro’ Rome, “ceux qui m’accompagnaient” [those who accompanied me] travelled so fast that she scarcely ever remained more than two or three hours in the town.
She speaks with much agitation at the persecution of the Allies towards her, and said she almost regrets having come, as now when she is torn away from her mother she must make up her mind to never meeting again on this side of the grave. However her vanity is considerably flattered by all the importance the foreign courts seem to attach to her movements, and the persecuting distinction they shew her in contrast to the other members of the Bonaparte family. All ideas of being still an object of admiration to men she has not relinquished, and she owned to me that had it not been for her love for Christine, “elle aura volontiers fait tourner la tête à ce cher Dudley.” [she will gladly have turned dear Dudley’s head.] She has much dignity, and yet nothing repulsive in her manner or the least etiquettical. We walked about the Coliseum for half an hour, while her black skeleton dame-de-compagnie struggled to the summit. At length Vannutelli and Rasponi returned with the ultimate reply of the Cardinal’s Secretary, that they would grant to-morrow, but that on the following day she must leave Rome. She turned very pale, her voice quivered from agitation. “Eh bien, je partirai quand on viendra me chasser. Une insulte de plus ou une insulte de moins ne leur coutera rien.” [Well, I’ll leave when they come to hunt me. One insult more or less will cost them nothing.] We drove by the Temple of Vesta to her mother’s. She was too absorbed to look much about her. I left her at her mother’s door, and went home where I tried to remain very quiet to undo the harm walking about and coming to Rome has done me.
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“Niagara Falls,” Toronto Globe. September 28, 1910. Page 15. ---- Railway Connection Wanted - Proposed Illumination ---- (Special Despatch to The Globe.) Niagara Falls, Sept. 27. - Fenwick village is making every effort to have the Niagara, St. Catharines & Toronto Railway, the Mackenzie-Mann electric line in the Niagara district, build from Welland there. Ridgeway is also working for a line to that village. Municipal officials will shortly hold a conference with the railroad officers. If all the proposed new electric lines in this district are built the county will become a network of railways operated by Niagara power.
The movement to raise thirty thousand dollars to permanently illumniate the Falls with eelctric searchlights will at once be started on both side of the river. To start the ball rolling William Gasler, jun., Niagara Falls, N. Y., to-day announced that he would subscribe one thousand dollars. The other twenty-nine thousand will be raised by popular subscription on both the Canadian and American sides.
At 6 o’clock to-morrow morning Cardindal Vannutelli, Papal Legate, will arrive here from Chicago on a special car over the Michigan Central. After celebrating Mass at the Shrine of Our Lady of Peace, the Cardinal will breakfast with the Community at the Monastery of Mt. Carmel. A tour about the various points of interests in autos will occupy the morning. Dinner will be served at the Hospice. Mt. Carmel at noon. The cardinal leaves at 2.25 for Buffalo to be the guest of Bishop Colton till he leaves for Washington at 10 o’clock.
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DALLE SCATOLE DEGLI ANTENATI CENA COI FANTASMI #bisnonna #tullia #mariatullia #vannutelli #vannutellijeronutti #terrazzo #piazzavenezia #photo #photodepoca #labisnonna #photoricordi #anni20 #photobianconero #rigatonizucchineepancetta #vinobianco #estestest #montefiascone #cantinedimontefiascone #vescovo #bacaratcrystal https://www.instagram.com/p/CBtd126KZoI/?igshid=1ier5d8de3inw
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Vestida para morir
El 8 de febrero de 1587 el verdugo puso fin a la turbulenta existencia de María I, reina de Escocia por la gracia de Dios. Las muertes trágicas dan gran notoriedad a sus desdichados protagonistas, vidas que probablemente no hubieran tenido mayor eco han entrado en las páginas de la historia universal haciendo correr ríos de tinta a lo largo de los siglos. El fin en el cadalso de María Estuardo…
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#Abadia de Westminster#Anthony Van Dyck#Castillo de Loch Leven#Donizetti#François Clouet.#Francisco II de Francia#Maria Estuardo#Maria reina de Escocia#National Portrait Gallery#Palacio de Holyrood House#Scipione Vannutelli
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Scipione Vannutelli (1834–1894)
Sewing in the park
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Vestida para morir
El 8 de febrero de 1587 el verdugo puso fin a la turbulenta existencia de María I, reina de Escocia por la gracia de Dios. Las muertes trágicas dan gran notoriedad a sus desdichados protagonistas, vidas que probablemente no hubieran tenido mayor eco han entrado en las páginas de la historia universal haciendo correr ríos de tinta a lo largo de los siglos. El fin en el cadalso de María Estuardo…
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