#vado a mare e mi sento a casa
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vado via da qui, scrivendo questo testo seduta sulla scala del traghetto che ci riporterà in Italia. sento dentro di me emozioni contrastanti e c'ho davvero un caldo boia nonostante su questa nave ci sia un'aria condizionata della madonna. lascio un posto in cui forse spero di non tornare, un posto che mi ha riservato tristezza, discordie, momenti riflessivi anche felici se vuoi a volte ma probabilmente troppo effimeri per essere considerati veri davvero.
il mare è di tutti quelli che lo sanno ascoltare, mi hai sempre detto. forse ho smesso di ascoltarlo, forse sono diventata sorda e non riesco più a comprendere quello che mi dice.
mi porto via quello stesso mare color azzurro cristallo, un tramonto al faro, l'ultimo (?) e un crepuscolo che piano piano vira dal colore della luce del tramonto al civile, nautico e astronomico prima di lasciare spazio alla notte.
non so bene dire se sia un addio, un ciao o un semplice "massì tanto ci vediamo l'anno prossimo", perché non so nemmeno se ci sarà un anno prossimo.
mi tengo queste foto nel cassettino della memoria in attesa che una nuova luce mi aiuti a capire davvero quale sia la strada di casa.
#e gli occhi han preso il colore del cielo a furia di guardarlo#e con quegli occhi ciò che vedevi nessuno può saperlo#vasto immenso insieme di emozioni discordanti#fine (?)
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Finalmente sono un ferie.
Niente di che per l'Europa, ma qui avere più di 3 giorni di fila di festa è un miracolo di dimensioni astronomiche e di cui dovrei ringraziare tutti i kami giapponesi (anche se non se lo meritano).
Domani cerco di fare l'italiana pure io e vado al mare, anche se non ho un costume e, tra il mio odio per lo shopping e il fatto che molto probabilmente avrò una XXL giapponese, mi sa che è meglio se per una volta non compro su internet (ultimamente sta diventando il mio unico modo per non rimanere senza niente da mettere - e non sto esagerando).
Vorrei già andarmene pure da sto lavoro, ma vabbè che lo diciamo a fare. Ho fatto così tanto per trovare qualcosa che avesse orario flessibile e smartworking e invece comunque lo standard è l'ufficio. Poi ovviamente io ho avuto il grande culo di stare nel dipartimento dei visti quindi c'è sempre un via vai di passaporti immane, per cui se non ci sei tu, il lavoro va sugli altri che già hanno la loro merda da fare, già fanno gli straordinari e quindi via di senso di colpa e di responsabilità... poi uno si chiede perché questi so strani e si ammazzano di fatica: eccovelo spiegato facile facile.
Per questo motivo ultimamente sto pensando di traslocare. Ho trovato un monolocalino bellino a 10 min A PIEDI dall'ufficio (che è centralissimo) con un affitto abbordabile... peccato che qui esiste questa cosa magica chiamata "spese iniziali" per cui tu prima di entrare devi pagare tutta una serie di cose che loro faranno per te (tipo cambio chiavi di casa, pulizia generale, disinfestazione ecc) al prezzo che dicono loro pure se tu non vuoi. Peccato che ste spese iniziali ammontano a MEZZO STIPENDIO e se ti metti a pensare a tutte le cose nuove che vanno comprate (dato che qui gli appartamenti si vendono completamente vuoti e senza elettrodomestici), insomma, non lo so se voglio buttare uno stipendio così. Però dall'altra parte sto vivendo veramente male con sti viaggi continui in treno e ora con sto caldo che ammazza la voglia di vivere di chiunque... se ripenso all'anno scorso in cui non mi avevano ancora assegnato a nessun posto e sono stata tutta l'estate a casa... Madonna che culo che ho avuto e solo ora lo sto realizzando perché è veramente impossibile vivere così.
Ah poi vabbè parliamo in verità di buchi di monolocali dato che sono 20 m2 e sono pure TANTI. Ho visto annunci di appartamenti singoli di 13/15 m2 SENZA ARMADIO a prezzi che manco vi sto a dire. Poi dite la crisi abitativa a Milano e che la gente vive nei buchi a prezzi folli... che ve devo dì.
Inizialmente volevo fare un viaggio al sud per vedere delle amiche che abitano lì però poi tutte loro si sono impegnate con altre persone (perché giustamente le ferie queste sono e se non ci si muove addio) e quindi vaffanculo non sono andata da nessuna parte. Un poco me ne pento, un poco sono talmente stressata che veramente voglio solo morire sti giorni.
Poi considerando che in 1 anno sono stata a Tokyo meno di 10 volte nonostante ce l'abbia potenzialmente a 2 passi, direi che è meglio se me la comincio a girare un poco in più finalmente.
Per il resto come sto? Boh io mi sento sempre peggio. Questa non è vita, questa non è la mia vita. Però che devo fare, che posso fare? Niente posso fare. Posso solo patire, fare come quelli che non ho mai capito: fare finta che vada tutto bene, che questa sia vita; lo fanno tutti quindi lo devo fare anche io.
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Ogni tanto quando vado a trovare i miei faccio qualche foto dal finestrino alla campagna, che in questi anni frequento poco ma che ha fatto da scenario alla mia infanzia e alla mia prima adolescenza e mi è rimasta nel cuore.
C'è chi ha il mare, chi ha la montagna, io ho i campi verdi e gialli sotto un cielo sproporzionato, la nebbia con gli alberi spogli e sfumati nella foschia delle stagioni fredde, le spighe che si muovono pigre nel vento caldo delle ultime giornate di primavera, l'odore della terra dopo un temporale estivo.
Capisco che per chi ha il mare o la montagna questo sembri poco, ma non mi importa. Di tante cose sono invidiosa, ma ho amato la mia infanzia e ho adorato la mia adolescenza e questi spazi, questi colori, i loro odori e i loro suoni mi hanno accompagnato per tutto quel periodo e quando mi ritrovo immersa in questo panorama, anche solo dalla macchina in corsa, mi sento a casa.
#cose mie#in questi giorni#amarcord#mi devo attrezzare per dei giri in bici lo so u_u#così l'effetto macchina del tempo è completo
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Allora, vicenda astiosa (per me).
Io in questi giorni sono un po' polemichetta, sono depre e non accetto le critiche dagli altri. Mi sento una bambina capricciosa, ma tant'è: ognuno ha i suoi difetti.
Detto questo, settimana scorsa è tornata la mia unica amica dall'estero e starà qui per una o due settimane "ci dobbiamo vedereee" "ok, domenica dopo pranzo passo al mare da te" "siii". Domenica dopo pranzo mando un messaggio, due messaggi, una chiamata, due chiamate e alle ore 18 quando ormai ero a casa perché ero al mare dalle 8.30 "scusaa avevo il silenzioso" e vabbè, io scazzata rilancio a una cena "eh no non posso perché ho già una cena" ok, facciamo il giorno dopo "devo fare questo e quello" ok, facciamo un altro giorno "allora io ho una grigliata ma se vuoi possiamo fare aperitivo dopo il lavoro e poi vado alla grigliata". Ora, quando succedono queste cose (perché non è la prima volta) io mi sento combattuta perché da un lato so che non sono il centro del mondo di nessuno e figuriamoci se uno può stare a pensare a me, dall'altro apprezzo il fatto che nonostante ci sia un altro impegno di mezzo mi venga proposto un aperitivo, e dall'altro ancora mi sento sempre quella a cui bisogna concedere uno slot di tempo tra un impegno e l'altro. Io non voglio riempire due ore libere, se la cena la fai con gli altri puoi farla con calma anche con me senza dover farmi fare un aperitivo ci l'ansia del tempo che passa e guardando l'orologio.
So di essere una persona schifosa, ma se da "siii ci vediamo e ci raccontiamo tutto" poi passo a dover prendere appuntamento che neanche in banca mi passa la voglia.
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Spiaggia
Pov. T/n convince Dick a prendersi una vacanza.
t/n entro nell'ufficio di Dick alla centrale di polizia e si sedete sulla sua sedia e resto lì finche la porta dell'ufficio si apri ed entrò Dick.
"tesoro cosa ci fai qui pensa che fossi con le ragazze?" disse Dick. "lo ero poi ho deciso di venire qui ma prima sono passata da sturbucks e ti ho presso il tuo Frappuccino preferito." disse t/n e gli diede il frappuccino. "grazie tesoro, ma penso che ci sia altro." disse Dick.
"hai ragione sono qui anche per dirti che hai bisogno di una vacanza." disse t/n. "tesoro." inizio Dick, ma t/n lo interruppe "tesoro niente Dick stai lavorando troppo non dormi più di tre ore ormai da due settimane devi prenderti una pausa e su questo non si discute." disse t/n testardemente.
Dick sospiro e annui "bene aspetta qui vado dal capo e mi prendo una settimana di vacanza ok." disse Dick. t/n annui sorridendo. Dick usci dal suo ufficio per andare a parlare con il suo capo. Quando torno nel suo ufficio trovo t/n che girava sulla sua sedia.
"tesoro." chiamo Dick facendola fermare. "si ?" chiese t/n. "sono ufficialmente in ferie" disse Dick. "bene andiamo a casa." disse t/n saltando in piedi e battendo le mani. i due uscirono mano nella mano dalla stazione di polizia.
Il giorno dopo
Dick e t/n scesero dall'aereo e presero un taxi per andare all'albergo che avevano prenotato. i due entrarono. "finalmente siamo arrivati alla Hawaii." strillo t/n. Dick rise "sono felice che ti piaccia tesoro" disse Dick.
"lo adoro mettiamoci il costume e andiamo al mare non vedo l'ora di andare a fare una nuotata e poi al pomeriggio andiamo alla spa e sta sera ristorante." disse t/n. "va bene tesoro una cosa alla volta mettiamoci il costume e scendiamo in spiaggia" disse Dick. t/n e Dick si misero il costume e scesero giù in spiaggia e si tuffarono in mare.
Al pomeriggio
"sbrigati Dick abbiamo la prenotazione per la spa alle 16:30 e sono già le 16:25 dai che se no arriviamo in ritardo." disse t/n. "tesoro sono pronto andiamo" disse Dick. Dick e t/n arrivarono alla spa dell'albergo. "buon pomeriggio signori avete prenotato?." disse la receptionist. "si abbiamo prenotato a nome Grayson." disse Dick.
la receptionist controllo il computer. "bene allora questi sono le chiavi per gli armadietti cambiatevi e andate alla stanza 22 per i massaggi e poi la stanza 33 per l'inizio del percorso rilassante." disse la receptionist. "ok grazie mille" disse t/n prese le chiavi e prese la mano di Dick e li porto agli spogliatogli.
Dick e t/n avevano appena finito di fare il massaggio e il percorso rilassante stavano tornando nella loro stanza d'albergo. "la spa e il massaggio è stata l'idea migliore della tua vita mi serviva proprio." disse Dick. "te l'avevo detto che avevi bisogno di una vacanza" disse t/n. "ti giuro che non dubiterò mai più delle tue parole." disse Dick. "ti conviene" disse t/n lanciandogli un finto sguardo serio che fecce scoppiare a ridere tutti e due.
La sera
Dick stava aspettando che t/n fosse pronta per la cena mentre si guardava allo specchio. "tesoro sei pronta." urlo Dick. "si, sono pronta." disse t/n uscendo dal bagno. "allo che ne dici." disse t/n girando su se stessa. Indossava un abito nero elegante.
"tesoro sei magnifica." disse Dick. "grazie anche tu sei stupendo." disse t/n baciando Dick. "è meglio che andiamo a mangiare se non vuoi che cambi idea tesoro." disse Dick. "hai ragione andiamo a cena che sta sera ti aspetta il dessert" disse t/n. "oh mi piace quello che sento." disse Dick. T/n rise "andiamo." disse t/n. "prima le signore." disse Dick aprendogli la porta.
#titantans#fanfic oneshot#fanficion#fanfic on ao3#fanfic on tumblr#dickgrayson#dick grayson x reader
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Viaggio Antonacci
È un'umidità che non ti lascia mai. Non smetti mai di avere freddo, neanche con il sole. Neanche con 14 gradi in un gennaio spaventosamente primaverile. Le coperte non sembrano mai del tutto asciutte. Non appena mi infilo nel letto minuscolo dove sono ospitato lo noto. Sembra di stare su un materassino gonfiabile, in mezzo al mare. Le rocce sono scivolose e le mie scarpe da ginnastica moderne potrebbero essere state un acquisto sbagliato. Certo i colori sono gradevoli. Il baffo rosa simbolo di vittoria padroneggia sopra un verde lime e il classico nero che mai abbandonerò.
Ho lasciato casa per venti giorni quasi. Non capitava da anni. Una volta sistemato Ernesto ho capito che potevo provare ad essere libero. Mi sono sentito solo e costantemente bagnato. Indossavo magliette messe ad asciugare durante la notte sul termosifone che parevano appena estratte da un ciclo rinfrescante dalla lavatrice. Il paesaggio della Murgia al mattino mi ha tolto il fiato. Nascosto in una caverna noto il passaggio delle coppie precedenti. Fazzoletti gettati ovunque. Involucri di preservativi nascosti tra ciuffi d'erba carichi di gocce di rugiada. Le gambe mi facevano male dal camminare e la schiena era sudata. Pensavo fosse ancora l'umidità e invece no, questa volta era la mia fatica.
C'era silenzio rotto solo dal saluto con alcuni passanti. Ho cercato riparo dal sole e l'ho trovato in una piega del torrente che spaccava in due la vallata. "Se non scivolo qua non scivolerò mai più" ho detto ad alta voce e adesso penso di avere ventose al posto delle Nike. Il cuore aveva bisogno di una pausa. La cassa toracica e i polmoni hanno discusso tra di loro, su chi avesse diritto a maggiore spazio. Ho sentito scricchiolii di assestamento. Di notte le gambe tremavano, per il freddo e per i chilometri. Mi sono chiuso in biblioteca quando ho potuto, ho elaborato la fine del manoscritto. Perché le mie storie iniziano tutte minuscole, quasi banali, e finiscono a prendere in giro divinità ed esseri astrali? "Perché ti credi anche tu un Dio" mi hai detto prima di addormentarti. Mi credo un Dio. Sicuramente uno meritevole di bestemmie e altari.
Si chiamano edicole votive e Bari ne è cosparsa come acne sul volto di un adolescente butterato. Ogni arco venera qualcuno. Cerco l'arco dedicato a me e non lo trovo. Anche qua non mi abbandona l'umidità e ora la sento più corposa, le scarpe che ho pagato non so quanto per essere alla moda e togliermi una decina di anni sono piene di tracce di sale. Le signore anziane guardano dalle finestre socchiuse delle case a piano terra. Mi hanno detto come si chiamano questi luoghi ma ho dimenticato. Ho dimenticato ogni volta la strada di casa e l'ho fatto di proposito. Volevo perdermi e trovare il b della matassa da solo. Nessun ristorante aveva posto e nonostante gli innumerevoli dolci mangiati in ogni pasticceria stavo morendo di fame. Vengo cacciato ovunque. Era troppo tardi per pranzare e troppo presto per il tramonto. Noto una di queste case, una coppia di anziani seduta a una tavola apparecchiata guarda svogliatamente il telefono. Quello di lei non prende bene ed è costretta ad allungare le braccia verso la porta d'uscita. Noto un cartello scritto a mano poggiato per terra "Da Carletto", decido di essere coraggioso e mi affaccio. Chiedo di spiegarmi che posto è questo, perché ci sono due tavoli apparecchiati e nessun commensale. Carletto mi invita ad entrare e dice che mi avrebbe sfamato. Gli dico di fare di me quello che vuole, sono il suo pozzo senza fondo. Vado a lavarmi le mani e noto uno spazzolino lasciato in bagno. Sono a casa di Carletto, un ristoratore in pensione da anni che accoglie affamati come me e li sfama con la cucina più onesta mai provata. I piatti in plastica mi ricordano un passato che ancora resiste al sud. Cambiare un'abitudine sembra impossibile. Carletto continua a portare cibo in tavola e io assaggio ogni cosa, anche del pesce crudo, andando contro ogni avvertimento di mia madre. Resto sulla sedia, incollato, a guardare le effigi sacre appese nella stanza di pochi metri quadrati. Entra un altro gruppo di persone, sono loro i veri invitati in casa di Carletto. Li fa sedere e l'accento barese mi riporta alla realtà. Parlo tre lingue e capisco due dialetti e ora sto schivando colpi d'ascia e sputazze e alitate, parole grosse, risate, non capisco nulla e sorrido. Prima di andare via Carletto ci tiene a mostrarmi una gigantografia della star del piccolo viale: un cane ovattato e peloso più simile a un alpaca. Mi dice che si chiama Lollo e che i turisti si fermano per fotografarlo. Non sono abituato a tanta ospitalità. Vorrei dare la colpa a Vienna ma ho capito che non è colpa sua, sono io ad essere cambiato. Mi domando perché Carletto non abbia una mia foto, forse gliela dovrei spedire, grande quanto quella di Lollo.
Forse mi sono sentito più libero in mezzo alle grotte, nascosto da tutto. Davanti al mare mi sento nudo. I pescatori del mattino mi guardano straniti, sono un elemento contrastante per loro. Ho gli occhi affamati, il naso che respira ogni goccia sospesa nell'aria, anche quelle cariche di odori nauseabondi. Le orecchie registrano le onde calme infrangersi sugli scogli. Non è il tirreno, lo noto dalla grazia con cui portano a termine il loro viaggio e perché il sole sta sorgendo dalla linea piatta dell'orizzonte.
È davvero così utopico pensare di poter vivere così? Con le giornate che non hanno più un nome, entrando in case di sconosciuti, in letti abbandonati per le vacanze, cercando un po' di pace tra gli studenti spaventati dalla riapertura delle facoltà, mescolandomi nei banchi di biblioteche millenarie. Parlando di idee, progetti, racconti, ricordi. Mi fa schifo pensare al denaro. I miei più cari amici scrivono nella chat che ci unisce da diverse parti del pianeta "È lunedì! Si torna a produrre!!!" ma produrre cosa? Vendite? Numeri in un computer? Risparmi per andare in vacanze sovraffollate una settimana all'anno? Fotografie interscambiabili da social network?
Durante il volo di ritorno non ho avuto paura. Io che non ho preso l'aereo per 12 anni convinto di essere inadatto al volo. Ho lasciato il sud che si è coperto di nuvole per l'occasione, per non mostrarsi bello come volevo ricordarlo. "Stai tornando verso il grigio, ecco un assaggio dei prossimi mesi". A venti minuti da Vienna arrivano le perturbazioni. Saltiamo. Ci agitiamo. Scosse e vibrazioni. Il capitano interviene per tranquillizzarci ma io proseguo a leggere il libro. Mi giro e vedo persone con la testa tra le mani che pregano una divinità che non farà nulla per loro. Alcuni pregano San Nicola, sicuro uno sta pregando Lollo. Sono indifferente. La morte non mi spaventa più? Mi spaventa la malattia. La lunga degenza. Le file infinite in ospedale. Mi spaventa il lunedì lavorativo dedicato al produrre. Mi spaventano i metri quadrati di un ufficio illuminato a neon. I pomodorini tutti uguali al supermercato. Mi spaventa ferire qualcuno. Far piangere. Ma morire non mi spaventa più.
Atterriamo e ritorno a casa mia dopo averla lasciata in affidamento a due ospiti. L'odore è diverso, hanno fumato dentro. Ovunque. È tutto pulito e ordinato ma noto delle piccole differenze, mi sento come gli orsi della favola di Riccioli d'oro. È il prezzo da pagare per essere stato libero: perdere il luogo che definisce l'inizio e la fine della mia personalità. Aggiusto i particolari cambiati. Apro le finestre. Accendo candele profumate. Resto con la giacca in casa e mi sento tranquillo come lo sono stato nelle ultime settimane. Come sul bus diretto nel nulla delle autostrade calabresi. Ho imparato a inserirmi in ogni contesto senza deturparlo, sono un elemento decorativo esterno che al massimo sorride e ti chiede un caffè.
Faccio colazione al buio, nel palazzo di fronte nessuno è sveglio. Le coperte puzzavano di pelle di fumatori, faccio finta di non pensarci. Il caffè lo ricordavo migliore ma l'ultimo che ho bevuto era in riva al mare prima di baciarci e dirci addio. Vienna si sta svegliando piano. La luce filtra intermittente tra le nuvole come un neon carico di gas esausto che vuole solo andare in pensione ed essere cambiato.
In ospedale la sala d'attesa è gremita di abitudinari come me. Li saluto e canticchio. Ho portato questo con me dall'Italia, canticchiare mentre aspetto. C'erano altoparlanti ovunque anche nelle stazioni più sperdute, nelle fermate del bus più isolate. Non luoghi, come lo è diventata casa mia da quando ho deciso di lasciarla in mano ad altri. Allora canticchio e mi sento a casa. Senza soldi, senza programmi per il futuro, se non andare a riprendere il mio gatto dalle sue vacanze. Riccioli d'oro ha mangiato la mia zuppa, dormito nel mio letto, usato il mio spazzolino e a me va bene così. Ho trovato altrettante caverne altrove e sono tutte uguali quando le riempi canticchiando un motivetto allegro.
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In questo mese di nulla, di attesa dei bandi, di scazzo, di pausa (in realtà da febbraio), ho preso un mazzo dei tarocchi e ho letto un po' di libri. Sta che alla fine ho cominciato a leggere i tarocchi. 2 anni fa comincia con le cose dell'oroscopo e del tema natale. Funzionano? Non sta a me dirlo. L'oroscopo lo trovo un buon rompighiaccio e un modo per poter dire cose alle persone che non direi mai così de botto. I tarocchi sono divertenti, quasi un gioco di dinamiche e incastri. Al momento le carte che mi perseguitano sono "il papa" e l'asso di spade.
Perché inizio sempre cose? Non lo so bene. Questo è anche il periodo dell'uncinetto e dei costumi ma sento la mancanza del treno e di quelle 2 ore al giorno perse nel viaggio. Sto leggendo poco, roba che mi porto un libro da mesi e non tocco un fumetto da un po'. Per i manga levando i soliti, l'ultima infoiata è stata monster. Serie non ne seguo, i film cadenza di uno ogni due/tre giorni. Che faccio allora? Boh
Domani voglio andare al mare, prendo la macchina, vado al mare 30/40 minuti, leggo un po', faccio due foto, disegno un paesaggio che non so disegnare. Poi vado a dipingere in quel buco che ho affittato. Ho circa 50 fogli a3 fatti con lo smalto e qualche tela. Il prossimo step è comprare il rotolo della tela e poi farci dopo il telaio. Ma sai che bello un quadro 1 metro x 1 metro? Una cosa stupenda. Di venderli boh, non ho conoscenze e non faccio mostre. Sono quadri che stanno lì, alcuni mi piacciono altri piacciono più ad altri, penso che funzioni così. Dovrei sistemare quel sito che ho, mettere le foto e sapere che è lì come base, però io sono un totale casino. Sul sito metterei fotografie, disegni e altre robe che sarebbe tipo ordinata come casa, cioè a cazzo.
A febbraio ho conosciuto una tizia. A una cena a casa di tipello finiamo sullo stesso divano a vedere la finale di Sanremo. Lei mi propone di tornare e passare la notte insieme, io le rispondo che non la conosco. Capitano altre due occasioni del genere, intervallate da un bacio random, e la risposta mia è sempre quella. Se non ho una conoscenza profonda, un rapporto affettivo, una chimica forte di cui tendo a fidarmi, nada, non se ne fa nulla.
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20.03.2024
Il controllo di mamma è andato bene. Oggi mi sento giú e forse scrivere mi fa bene piuttosto che immunizzare il mio cervello vedendo stronzate su tiktok, cosa che ovviamente ho giá fatto.
Sono in ansia, un po’ in angoscia forse.
A volte ho la sensazione che il mio cervello abbia biosgno di un costante apporto di stimoli, che stanchezza! Mi sento sempre indietro su qualcosa, sento come ci sia sempre qualcosa che avrei potuto/dovuto fare diversamente o meglio.
Il colloquio non l ho fatto, non ci sono arrivata perchè prima ho fatto un test di excel che ho miseramente fallito, fa ridere ma anche un po’ piangere la cosa. Non mi sono sentita molto mortificata inr ealtá, non avevo studiato se non una settimana prima, cosa potevo pretendere?
Quello ceh piú mi preme in questo momento e su cui sto concentrando le mie energie è la questione casa, voglio vivere da sola. Ma è impossibile o comunque decisamente molto difficile.
Concentro le mie energie su questo quando in realtá dovrei concentrarle sul fatto che sono ingrassata, ancora. Non mi piaccio piú, non riesco a farmi una foto, ma non riesco a smettere di mangiare. Quando mi sento annoiata, nervosa, scocciata, l’unica cosa che riesco a pensare è mangiare, soprattutto dolci. Provo a convincere il mio cervello a fare altro, uscire, fare sport ma non ci riesco. Sta arrivando l’estate/primavera ed io riesco solo a pensare a che non andró mai al mare. Eppure questa non è una motivazione abbastanza forte da farmi smettere.
La maggior parte dei soldi che nond ovrei spendere, li spendo per il cibo, quei 6/7 euro al giorno per comprare schifezze. A volte ho paura di questa cosa, non dicoa lle persone che mangio, che compro patatine e cioccolata. Sono andata da una nutrizionista, mi ha dato degli alimenti da mangiare ma non mi ha convinto, ho addirittura pensato di non mangiare proprio piuttosto che dover cucinare pollo e zucchine per tutta la vita. E quando dico non mangiare, mi riferisco a fare tipo un pasto al giorno. Poi ci penso e vado a fondo di questa cosa, perchè non riesco a farlo? Perchè non mi convinco che è ora di smetterla? Non lo so. Fisicamente non mi sneto bene, non mi piaccio. Forse mi condiziona molto la mia condizione anche di salute per la colite, sono un po’ stanca di questa cosa che ogni passo che devo fare deve essere pensato. “Se esco stasera a cena, domani devo stare a casa” “Se mangio questo, poi devo tornare a casa” “Se vado a Napoli poi devo prendere la pillola” cioè non me lo ricordo piú com’era prima di riconoscere questo disturbo. La gente a volte non lo capisce, ed io faccio anche fatica a spiegarlo, perchè poi succede che mi avvilisco e mangio di tutto e quindi secondo loro sto bene ma sono solo incosciente.
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Leggere mi è sempre piaciuto. È la mia evasione mentale da quando sono stato capace di farlo. Sono stato un tesserato della Biblioteca Ragazzi di Avellino della prima ora (tessera azzurrognola con un numero di iscrizione molto molto basso). La biblioteca è stata per anni il mio rifugio e comunque a casa i libri non sono mai mancati. E continuo a comprarne. Non mi ritengo un lettore forte (lo fui anni fa). Ora viaggio su una dozzina di libri letti all'anno, numero non alto rispetto a un lettore forte ma sicuramente altissimo rispetto alla media nazionale. Seguo una libreria del cuore, provo a far parte di un gruppo di lettura, acquisto più libri di quanti ne riesca a leggere davvero, perché mi piace l'oggetto libro, l'odore della carta stampata, la grafica delle copertine.
Eppure mi sento anno dopo anno una mosca bianca, un resistente di un piccolo gruppo di resistenti in mezzo a una massa di non lettori, spesso ignoranti perché ignorano, e soprattutto perché ti fanno sentire la mosca bianca. Un tempo quando provavi a parlare di libri anche il non lettore si mostrava interessato, quasi aveva rispetto perché nel parlarne lo introducevi in un mondo a lui estraneo ma che narrava di altri "mondi", di storie, di emozioni. Ora no. Ora poco manca che vieni deriso perché compri libri e chiedi timidamente se per caso fosse stato letto un tal libro, senza necessariamente citare scrittoroni e libroni. Mi mantengo basso ma più passa il tempo e più la reazione è tra il sorriso e la risata sguaiata: "Ma chi ha tempo? Tu non hai niente da fare! Ma chi se ne frega! La sera dormo o vedo la tv".
Insomma quelli strani siamo noi, quelli che leggono e che quindi sono un minimo curiosi e quindi un po' (ma non tanto, sempre per non strafare) interessati al bello, alla cultura, al sapere in generale. Le cerchie con cui parlare si restringono sempre più, se ti esponi ti parte l'occhiataccia, ti manca l'interlocutore/interlocutrice, se vuoi frequentare qualcuno/a certi argomenti diventano tabù o spaventano e creano inadeguatezza (mi colpì molto una donna, ai nostri primi appuntamenti, per di più laureata, che esclamò "Sono intimorita dalla tua cultura!" ed io che mi girai pensando che stesse parlando con un altro e non con me). Guai se poi dici che ti piace la musica, che vai a concerti, a teatro, che ascolti certa musica. Finisci immediatamente sul libro nero ed addio, amen, kaput!
È tragica, davvero tragica. Zittisci oppure ti affanni a cercare un argomento che possa interessare: il tempo? Le stagioni? I figli? L'oroscopo… "Sai, io vado ancora al mare" e lì forse parte un vago accenno di interessamento.
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se mi dovessi descrivere in breve saprei bene come fare
amo gli stimoli intensi
sono una persona che cerca il contatto
la musica ad alto volume mi fa sentire a casa e sono a mio agio tra la gente
tra una gita al mare ed una in montagna non saprei scegliere con precisione
dò sempre una forte e decisa stretta di mano
in certi abbracci e in certi occhi mi ci perdo
spesse volte sono assorta nel mio mare di pensieri
mi apro completamente soltanto se penso che ne valga davvero la pena
rido e sorrido sempre
quindi avrò tante rughe quando sarò vecchia
ma, spoiler, non mi frega niente
quando sento e vedo che qualcuno è in difficoltà vado ad aiutarlo anche se non conosco l'altra persona
non ho un eccessivo senso dello humor e sono un po' un'ingenua
canto a squarciagola ogni colonna sonora dei cartoni animati
adoro alla follia cucinare e cantare
dormire con una persona lo reputo un grandissimo atto di fiducia
i miei amici, la mia famiglia e la musica mi hanno salvato la vita.
nice to meet u, my name is Margret 🔮🌼🏝️🦆🍥👽🎐🧩
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16 ottobre 2023
il ridicolo incubo di stanotte? mi ha fatto proprio sentire presa in giro. inizia con me ed E* ad Amatrice, in una struttura non realistica, durante una bufera di neve ed inondazione. chiudiamo tutte le porte e le finestre e rimaniamo dentro, al tavolo, a completare una fotocopia. in tutto ciò c'era questa nuova insegnante alla sua prima lezione, forse era del posto. in ogni caso era terribile, non riusciva. ho passato un'intera ora, dalle 17 alle 18 solo su una fotocopia mentre lei chiacchierava. ad un tratto, poco dopo le 18, mi giro verso E* e le dico "ma non le dici niente?" ed inizio ad elencare tutta la sequela di motivi per cui sta sbagliando. lei mi dice che in effetti ho ragione ma non se ne stava accorgendo perché le stava simpatica. alla fine di questa lezione la stanza davvero si è allagata, ma arrivano degli amici di questa insegnante a salutarla. sono un gruppo di ragazzi e ragazze bellissimi e ben vestiti, dei modelli. vengo a scoprire in modi misteriosi che queste persone conoscono sia N, amica di E, ed A. inizio ad innervosirmi sapendo di avere persone che escono con lei così vicine, anche e specialmente in un contesto lavorativo. il sogno cambia. piove e c'è una bufera di neve ad Ascoli. Io mi trovo costretta a tornare a casa a piedi e su delle strade sterrate di campagna. sono vicina alla costa, sono in un posto non definitivo. cammino ed ho tutti gli stivali bagnati, ricoperta di fango, tra le auto che vanno nemmeno a passo d'uomo, sento il rumore della terra intrisa d'acqua che non riesce più ad assorbirla. ho un lungo cappotto marrone e intorno a me il cielo è surrealmente grigio ma luminoso. dovrebbe star arrivando la sera, e invece. apro il cellulare durante questo cammino che sapevo mi sarebbe costato molto tempo. vado su instagram, come nella vita mondana, ed inizio a guardare delle storie. prima vedo delle storie di E e N* in giro per Ascoli, in locali barocchi e particolari, al riparo dalla pioggia ma vestite come per l'epoca, tra perle e pizzi e gonne e acconciature, tra leoni imbalsamati e divani di velluto. vedo poi anche i miei amici, mi arriva addirittura un messaggio dicendo che F* ha detto qualcosa di dolce su di me. vedo le storie di D, S, Y, che vanno in skate in centro sotto la pioggia, riconosco il tatuaggio di un uroboro fatto da qualcuno, riconosco che si incontrano sia con le altre che con tutto il gruppo di bellissimi ragazzi di cui parlavo prima. ovviamente incluso A. ho addosso un sentimento di solitudine. in tutto ciò ho anche un flash di E* che mi dice qualcosa vestita in quegli abiti, in portoghese. la prego mille volte di ripetermelo, ma non lo fa. alla fine continui a camminare finché dietro di me sbuca A*. prima mi scrive come se fosse niente su telegram. normale conversazione da amici, o meglio, conversazione identica a quelle che avevamo una volta, solo da amici. mi inizia a parlare di tutto il suo percorso di vita, che si allena in questa palestra bellissima al mare esattamente con quel gruppo di ragazzi, che ci esce, che fanno le cose insieme, vanno alle cene di pesce ed ogni aspetto della sua vita è migliorato. poi mi chiede "perché non ti fermi a casa mia nuova, che è di strada?". lì qualcosa mi dice che non è solo amicizia. accetto. e mi ritrovo in questo posto. la casa potrei descriverla a memoria, alla perfezione. sono fuori e mi fa vedere che ha sia un gatto arancione e bianco (che volevamo) che un cane bianco e nero, in un piccolo recintino. ha anche un problema di api, mi dice. lì è tutta imbarazzata, mi dà la mano per entrare, mi racconta della sua vita, lascia che io vada in giro e mi acclimati, ed io finisco col trovare la cucina e sedermi sul divanetto mentre lei è a cercare qualcosa. fuori intanto la bufera continua a impazzare. io sono confusa ma dentro di me penso "hai visto? alla fine doveva finire che ti cercava di nuovo lei e vi rimettevate insieme". e sembrava davvero naturale e bello. lei era piacevole come quando stava bene. al risveglio è stato un inganno molto amaro.
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13/02/2023
c’è una parte di me che è rinata dopo tanta sofferenza, dopo tante lacrime, dopo tante cadute. Quando mi alzo, vedo il sole splendere e sono circondata dalla serenità che la vita non mi aveva mai fatto provare. Tutto sembra andare per il verso giusto, vedo realizzare i miei sogni, mi guardo alla specchio e finalmente mi riconosco: sono diventata la persona che desideravo da tanto tempo. Vivo in una città grande, Roma, da sola e nella mia casetta, mi alzo, mi preparo da mangiare, studio ciò che amo e mi realizzo, esco con le persone che sono entrate nella mia vita da poco. Quello che sto vivendo è un lusso che non mi sarei mai immaginata di avere anche solo un anno fa.
È stato veramente tanto difficile, ma Ho imparato a capire che non sono io il mio nemico, ma che è tutto fuori da me.
Tuttavia, c’è questo altro lato di me che è arrabbiata con il mondo intero e vorrebbe urlarlo, ma non c’è nessuno che voglia ascoltarlo. Un lato di me che vorrebbe solo uscire e far capire che non sono indistruttibile, ma mi sento la persona più fragile del mondo. Basta sfiorarmi per potermi distruggere in mille pezzi. Quando succede ho bisogno di fare dei passi indietro e tornare nella mia vera casa, in quel piccolo paese, prendere la mia macchina e guidare per ore, per far scorrere tutti i miei pensieri, e andare nel mio posto preferito, il mare, e scrivere su quel quadernino. In quel quadernino in cui sono racchiusi tutti i discorsi, le parole, le emozioni che nessuno ha mai voluto sentire.
In momenti come questi, realizzo che forse realmente riuscirò ad arrivare lontano come desidero, con le persone a fianco che mi aiutano e la mia voglia di sognare che non mi ha mai fatto arrendere, ma a volte sento la necessità di fare tanti passi indietro anche solo per un attimo e tornare ad ascoltare quella vecchia versione di me che sta morendo dentro di me.
Per quanto grande diventerò, ho capito che la versione più vera e bella di me è quella piccola bambina che è stata sempre ferita e trascurata per tutta la vita. Ha passato l’intera vita a vedere le persone prendere i suoi sentimenti e frantumarli in mille mezzi, come se il cuore non esistesse o non avesse valore. Avrei potuto diventare come volevano loro, senza anima, ma non l’ho mai fatto, ho sempre voluto urlare al mondo che il cuore ce l’ho, a pezzi, calpestato, distrutto, ma c’è ed è pieno di amore. Per quanto grande diventerò, sarà il mio cuore che mi porterà lontano e la mia voglia di riempire d’amore qualsiasi luogo, azione o persona che mi circondi.
Mi alzo ogni giorno e vado avanti, senza perdere di vista il mio obiettivo finale, ma a volte sento il bisogno di ritornare bambina per un attimo.
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“Dopo il tramonto il mondo intero tace.“
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Alle persone più importanti della mia vita, io ho associato una canzone. Non sempre gliel’ho detto, non sempre gliel’ho dedicata davvero. Alle volte è solo un ritornello che avevo in testa in un momento condiviso. Il mio migliore amico, ad esempio, per me è Those nights degli Skillet; mio fratello True love di P!nk. Beh ecco, tu non lo sai, ma per te io ho fatto una playlist intera. Ho ritrovato te, noi in troppe canzoni. Non me ne sono neppure accorta, l’ho fatta inconsciamente; senza cercarle, senza sforzarmi. Dapprima erano solamente due (Superclassico e Ferma a guardare), che ho ascoltato a ripetizione per settimane; poi se ne sono aggiunte altre, nuove, che volevo sentire subito dopo quelle. Così, in un battito di ciglia, si è creata una vera e propria raccolta. E sai, non sono canzoni inglesi, nonostante io ami i testi stranieri, ne cerchi il significato quando mi sfugge e poi le impari a memoria per saperle cantare correttamente. Sono tutte canzoni italiane; di nuovo, è stato probabilmente il mio subconscio ad agire per me, pensando che avresti colto la bellezza e i riferimenti di quei testi solo se li avessi compresi. E visto che tanto non avrò mai modo di dedicartele, ascoltarle con te sottolineando una frase particolare o cantarle assieme, ho deciso che raccoglierò qui le strofe più belle. Ma anche quelle che sono un pugno nello stomaco ogni volta.
Superclassico, Ernia “Ora che fai? Mi hai fregato, così non si era mai sentito. Io dentro la mia testa non ti ho mai invitata. Vorrei scappare che sei bella incasinata... Ma poi ti metti sopra me e mi metti giù di forza, Sembra che balli ad occhi chiusi, sì, sotto alla pioggia. Poi stai zitta improvvisamente... Ti chiedo, «Che ti prende?» Tu mi rispondi, «Niente» Dio, che fastidio.”
Ferma a guardare, Ernia ft. Pinguini Tattici Nucleari “Poi lo facevamo forte, in piedi sulle porte Dici: «Non ti fermare» Però io guardo le altre E so che d'altra parte Non lo puoi perdonare. Sotto il tuo portone tu m'hai chiesto se ci sto A salire ed era solo il primo appuntamento. Nello stesso punto dopo mesi io ti do Dispiaceri e tu mi stai mandando via dicendo «Non mi fare mai più del male. Ora non voglio più parlare Perché non so restare Ferma a guardare Te che scendi giù dalle scale e te ne vai»”
Pastello bianco, Pinguini Tattici Nucleari “Ti chiedo come stai e non me lo dirai, Io con la Coca-Cola, tu con la tisana thai Perché un addio suona troppo serio E allora ti dirò bye bye. Seduti dentro un bar poi si litigherà Per ogni cosa, pure per il conto da pagare. Lo sai mi mancherà, na-na-na-na.”
Ridere, Pinguini Tattici Nucleari “E non ho voglia di cambiarmi, Uscire a socializzare... Questa stasera voglio essere una nave in fondo al mare. Sei stata come Tiger: Non mi mancava niente E poi dentro m'hai distrutto Perché mi sono accorto che mi mancava tutto. Però tu fammi una promessa Che un giorno quando sarai persa Ripenserai ogni tanto a cosa siamo stati noi.”
Nonono, Pinguini Tattici Nucleari “E spettinata resti qua Perché la più grande libertà È quella che ti tiene in catene. I pugni in faccia che mi dai Li conservo nell'anima Accanto a tutti i "ti voglio bene". Ieri mi sono svegliato (no, no, no) Erano circa le tre. Quando il telefono non ha squillato, Io l'ho capito che eri te. Hai detto: «Impara a vivere da solo» (No, no, no) Ma solo ci sapevo stare. La mia solitudine era un mondo magico Che io ti volevo mostrare.”
L’odore del sesso, Ligabue “Si fa presto a cantare che il tempo sistema le cose, Si fa un po' meno presto a convincersi che sia così. Io non so se è proprio amore Faccio ancora confusione. So che sei la più brava a non andarsene via. Forse ti ricordi... ero roba tua. Non va più via L'odore del sesso, che hai addosso. Si attacca qui All'amore che posso, che io posso... E ci siamo mischiati la pelle, le anime e le ossa Ed appena finito ognuno ha ripreso le sue. Tu che dentro sei perfetta Mentre io mi vado stretto. Tu che sei la più brava a rimanere, Maria, Forse ti ricordi, sono roba tua.”
Andrà tutto bene, 883 “Io e te chi l'avrebbe mai detto. Io che avevo giurato che non avrei fatto Mai più il mio errore di prendere e via Buttarmi subito a capofitto In un'altra storia impazzire per la gloria, Io no. Mi spiace ho già dato E l'ho pagato. Però sta di fatto che adesso son seduto con te In un'auto a dirti all'orecchio che Andrà tutto bene non può succedere Niente di male mai a due come noi.”
Ad occhi chiusi, Marco Mengoni “Da quando ci sei tu Non sento neanche i piccoli dolori. Ed oggi non penso più A quanto ho camminato per trovarti. Resto solo adesso, mentre sorridi e te ne vai Quanta forza che mi hai dato non lo sai e spiegarlo non è facile. Anche se non puoi tu sorridimi; Sono pochi, sai, i miracoli Riconoscerei le tue mani in un istante. Ti vedo ad occhi chiusi e sai perché Fra miliardi di persone ad occhi chiusi hai scelto me.” Sai che, Marco Mengoni “Eravamo davvero felici con poco, Non aveva importanza né come né il luogo. Senza fare i giganti E giurarsi per sempre... Ma in un modo o in un altro Sperarlo nel mentre.” Sembro matto, Max Pezzali “Il tempo si ferma quando siamo assieme Perché è con te che io mi sento bene. Voglio quei pomeriggi sul divano In cui mi stringevi e respiravi piano. Ho perso te e la mia armatura di vibranio. Sembro strano... Sembro matto, matto. Come un tornado hai scompigliato tutto, Mentre dormivo lì tranquillo a letto Hai fatto il botto, dopo l'impatto.” La paura che, Tiziano Ferro “La lacerante distanza Tra fiducia e illudersi È una porta aperta E una che non sa chiudersi. E sbaglierà le parole Ma ti dirà ciò che vuole. C'è differenza tra amare Ed ogni sua dipendenza. "Ti chiamo se posso" O "Non riesco a stare senza". Soffrendo di un amore raro Che più lo vivo e meno imparo. Ricorderò la paura che Che bagnava i miei occhi Ma dimenticarti non era possibile e Ricorderai la paura che Ho sperato provassi, provandola io Che tutto veloce nasca e veloce finisca.”
Vivendo adesso, Francesco Renga “A te che cerchi di capire E che provi a respirare aria nuova. E non sai bene dove sei. E non ti importa anche se in fondo lo sai che ti manca qualcosa. Amami ora come mai, Tanto non lo dirai. È un segreto tra di noi. Tu ed io in questa stanza d'albergo A dirci che stiamo solo vivendo adesso.”
Duemila volte, Marco Mengoni “Vorrei provare a disegnare la tua faccia Ma è come togliere una spada da una roccia. Vorrei provare ad abitare nei tuoi occhi Per poi sognare finchè siamo stanchi. Vorrei trovare l'alba dentro questo letto, Quando torniamo alle sei, mi guardi e mi dici che Vuoi un'altra sigaretta, una vita perfetta Che vuoi la mia maglietta. Che vuoi la mia maglietta. Ho bisogno di perderti, per venirti a cercare Altre duemila volte, Anche se ora sei distante. Ho bisogno di perdonarti, per poterti toccare Anche una sola notte.”
Ma stasera, Marco Mengoni “Senza di te nei locali la notte io non mi diverto. A casa c'è sempre un sacco di gente ma sembra un deserto. Tu ci hai provato a cercarmi persino negli occhi di un altro, Ma resti qui con me.”
Dove si vola, Marco Mengoni “Cosa mi aspetto da te? Cosa ti aspetti da me? Cosa sarà ora di noi? Cosa faremo domani? Potremmo andarcene via, dimenticarci Oppure giocarci il cuore, rischiare. Fammi respirare ancora, Portami dove si vola, Dove non si cade mai. Lasciami lo spazio e il tempo E cerca di capirmi dentro. Dimmi ogni momento che ci sei. Che ci sei, che ci sei.”
Venere e Marte, Marco Mengoni “Certe storie brilleranno sempre ed altre le dimenticherai. Ci sono cose che una volta che le hai perse poi non tornano mai. E se già ti dico porta le tue cose da me Non dirmi è troppo presto perché Io ti prometto che staremo insieme, senza cadere, E ogni mio giorno ti appartiene. Ti prometto che inganneremo anche gli anni Come polvere di stelle filanti. E sarà scritto in ogni testo Che niente può cambiare tutto questo. Incancellabile... ogni volta che mi guardi. Posso farti mille promesse o ingoiarle come compresse E mandare giù queste parole senza neanche sentirne il sapore. Questo mondo da soli non è un granché; sì ma neanche in due. Però con te è un po' meno buio anche quando il cielo è coperto di nuvole. E aspettavi smettesse di piovere, ma sei rimasta tutto il giorno, Io speravo piovesse più forte perché è bello riaverti qui intorno. Certe storie diventano polvere, non ti resta nemmeno un ricordo. Altre invece nonostante il tempo ti restano addosso.”
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Ciao nonna, mi guardo indietro e vedo i pomeriggi che ho passato ad imparare a somigliarti
rivedo il mio sorriso che si fa strada tra le tue parole
e il mare che entra dalla porta quando entri e tra le mani hai una torta appena fatta
rivedo le mani strette alle tue per strada
le fughe da casa per stare un po’ con te
e sentirmi un po’ più a casa
rivedo gli occhi che hai e che io conservo dentro di me
come l’unica cosa da non perdere mai
per guardare il mondo e vederlo un po’ più bello
e anche quando fa male
il tuo ricordo mi salva dal dolore
non è questo l’eterno?
Una vita che cambia il corso della vita di qualcun altro?
Ciao nonna, a volte mi sento piccola e vorrei potermi chiudere dentro le tue braccia
dirti tutto quello che mi passa per la testa
che a volte è così difficile il solo fatto di dover resistere
il solo fatto di essere qui senza di te.
A volte mi sento così inutile che vorrei soltanto riportarti qui per un frammento di tempo pure piccolissimo solo per trovare nei tuoi occhi la parte bella di me
inventarmi mille cose per farti ridere un po’ e sedermi accanto a te e sentirmi importante per un po’.
Sai nonna, a volte ho così tanta paura di non farcela che mi complico le cose da sola e vado in paranoia
a volte ho così tanta paura di non essere abbastanza che vorrei solo tornare indietro e percorrere i passi che mi portano alla tua porta e darti un ultimo abbraccio, uno soltanto, che valga veramente tutto questo tempo perso
a non dimenticarti mai e poi mai
a custodirti dentro.
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Oggi, riflessioni molto personali - ma che sono stata caldamente invitata a condividere... ed eccomi qui :-)
Io e Davide abbiamo iniziato un corso di Tai Chi.
Non sono qui a decantarne la bellezza dei movimenti e i benefici fisici e mentali; qui li dò per scontati. (Non conosci? Dai un'occhiata!)
3 riflessioni diverse.
1.
Ci metto del tempo a capire i movimenti, figuriamoci farli.
Sequenze complesse - e faticose, soprattutto a ripeterle.
Anche quando c'è l'idea, mancano muscoli, equilibrio e propriocezione.
Abituata al senso di competenza, qui invece mi sento una barchetta in mare grosso.
A lezione vado in palla rispetto a cose che ricordo e so fare, provando a casa.
E tutti sono a posto con questa cosa.
Nessuno muore, tanto meno io.
Non mi buttano fuori dal corso.
Nessuno pare deluso.
L'istruttore continua a insegnare e sostenere.
Io imparo qualcosa ogni volta.
Insomma, funziona.
Bellissimo.
Agli storici primi della classe e ai vari 'bambini dotati' là fuori (per chi non mi conosce: ebbi la 'disgrazia' di essere tale),
Ma anche a tutti gli ansiosi, a chi teme di non riuscire, a chi si sente da meno:
C'è una maniera diversa di imparare, fare, essere.
Ci si può nuotare bene.
Trovati una cosa bella ma che proprio non rientra tra quello che già ti riesce, un buon ambiente e un buon insegnante.
E, semplicemente, fai e lascia andare.
(Peraltro, nel Pranic Energy Healing funziona pure così. Le 'doti' non sono importanti: basta applicarsi.
E, dall'istruttore, pianticella e seme ottengono la stessa cura: hanno lo stesso potenziale)
2.
Ma, e con la meditazione?
Uno magari pensa di andare bene e, invece, il fatto è che il tuo insegnante non può guardarti da dentro e correggerti.
Forse è anche per questo che, col lavoro interiore, ci mettiamo più tempo a raggiungere risultati.
Tanta autoillusione gira nel mondo spirituale, bisogna fare attenzione.
Alla fine però, "dai frutti riconoscerete l'albero".
3.
Volere subito risultati è un problema del nostro mindset occidentale.
Non cascarci.
"Innè" vuol dire pazienza, la pazienza dell'applicarsi con fiducia.
Si esclama molto spesso, ritualmente e non, nel Tai Chi Li.
Innè!
Alina Zen
Kung Fu & Tai Chi - Udine
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