Tumgik
#uno zero più ampio
emz26 · 1 year
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Il pensiero anteriore, la bustina del tè e la vecchia bastarda.
Dentro di me si generano tre istanti di pensiero:
il 1° è quello istantaneo, quello che si crea sentendo un suono, un profumo o un immagine, è fulmineo e infantile, è quello che si stupisce e che a volte mi fa sparare delle puttanate indicibili, lo chiamo “il mio pensiero anteriore”, proprio perché arriva prima del pensiero razionale,
il 2° è quello che esamina tutto quello che c’è intorno alla figura scatenate, quello che analizza tutte le interconnessioni tra il soggetto e l’ambiente circostante, quanto gli altri si accorgano dell’accadimento e se io sia l’unico a vedere, provo anche ad immaginare quanto l’evento influenzi le altre persone e quanto di questo gli altri si portino dentro, lo chiamo “la bustina del tè”, perché esattamente come una bustina che viene gettata dentro l’acqua calda , il soggetto interessante lo vedo espandersi e avvolgere con un’essenza profumata tutto quello che lo circonda, ed io come una molecola d’acqua mi lascio conquistare.
Il 3° momento è quello che disarma tutta la bellezza, dissacra tutto quello che gli passa davanti, è feroce e si nutre di distruzione, lo chiamo...o meglio la chiamo “la vecchia bastarda”.
Sono seduto in un dehors di un ristorante, uno spazio aperto molto ampio situato in cima ad una montagna praticamente immerso in un bosco, il muretto alla mia destra mi separa da una ampia via di pietra scura, via che porta ad una marmorea cattedrale, zero macchine, la strada più vicina è ad un chilometro, qui si arriva solamente a piedi o con una seggiovia, l’altezza e l’ombra delle piante mi regalano un po' di refrigerio in questo torrido luglio, il colore dell’ambiente è tendente al giallo ed un buon profumo di fiori freschi si spande nell’aria, nel bosco si sentono frinire dolcemente le cicale e una leggera brezza mi smuove la barba, l’occhio mi cade su un gruppetto di minuscoli animaletti raggruppati sul muretto, sembrano formiche ma non credo che lo siano, mi incuriosiscono, ne rimango ipnotizzato, la cameriera mi porge il piattino con le fragole ricoperte dal gelato, lentamente ne porto un cucchiaio alla bocca, il sapore dolce mi riempie la bocca, sento la crema sciogliersi e fondersi con me, sento il fresco sciroppo percorrermi le vene, in un momento così non si può essere cattivi, Roland di Gilead diceva “non si può essere cattivi e rabbiosi mangiando delle dolci fragole”...concordo.
Continuando lentamente a gustare le mie fragole con il gelato gli occhi mi cadono su di un’opera d’arte vivente, un vecchio di mille anni intento a leggere un libro di mille pagine, indossa dei pantaloni marroni ed una camicia azzurrina, elegantemente sportivo, legge lentamente il suo libro ed ogni tanto si ferma a riflettere sul paragrafo appena concluso, lo vuole assorbire, ti tanto in tanto alza il viso al cielo come a voler far scivolare le nozioni appena apprese dentro di se, quasi le stesse bevendo, dopo la lettura di un passaggio più complesso si alza e muove due passi lungo la via alberata, ma appena afferratone il senso torna subito a sedersi e a riprende la lettura regalandosi un sorso di cocacola, sì, beve cocacola… meraviglioso.
Pensiero anteriore “dio che bellezza,ma, ma, ma avete visto mai un cosa simile, sono paralizzato da quello che vedo”
Bustina del tè ” ma vi rendete conto che un signore di 100 anni è ancora intento ad apprendere, avete visto con quale calma e abilità continua a nutrire se stesso? Ogni volta che una persona assimila un concetto nuovo deve poi farlo entrare in circolo e farlo allineare con tutti gli altri, immagino la cosa come miliardi di galassie sparse nell’universo ognuna rappresentante un assunto ormai consolidato, ogni volta che una nuova galassia entra dentro questo spazio tutte le altre devono cambiare inclinazione, devono mutare un po', spostarsi e forse perdere una parte di loro stesse per far si che la nuova arrivata non risulti come un corpo estraneo e che si integri dentro questo spazio, spazio che compone l’uomo, vi rendete conto di quante galassie abbia un uomo della sua età? Vi rendete conto che vuol ancora cambiare il suo universo? E gli altri, quelli fuori da me, i miei commensali si rendono conto della meraviglia che hanno di fronte?
La vecchia bastarda “sì però!”
in coro “cosa?”
La vecchia bastarda “comprerei libri più brevi, ha un piede nella fossa e potrebbe morire senza finirli”
bustina del tè “Come era? Mangiando fragole non si può essere cattivi e rabbiosi”
La vecchia bastarda “ ma acidi e realisti sì”
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ambrenoir · 2 years
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L'esperimento "Universo 25" è uno degli esperimenti più terrificanti nella storia della scienza, che, attraverso il comportamento di una colonia di topi, è un tentativo da parte degli scienziati di spiegare le società umane.
L'idea di "Universo 25" è venuta dallo scienziato americano John Calhoun, che ha creato un "mondo ideale" in cui centinaia di topi avrebbero vissuto e riprodotto.
Più specificamente, Calhoun costruì il cosiddetto "Paradiso dei topi", uno spazio appositamente progettato in cui i roditori avevano abbondanza di cibo e acqua, oltre a un ampio spazio vitale.
All'inizio, ha collocato quattro coppie di topi che in breve tempo hanno iniziato a riprodursi, con conseguente rapida crescita della loro popolazione.
Tuttavia, dopo 315 giorni la loro riproduzione ha iniziato a diminuire in modo significativo. Quando il numero di roditori raggiunse 600, si formò una gerarchia tra loro e poi apparvero i cosiddetti "disgraziati". I roditori più grandi iniziarono ad attaccare il gruppo, con il risultato che molti maschi iniziarono a "collassare" psicologicamente.
Di conseguenza, le femmine non si proteggevano e a loro volta diventavano aggressive nei confronti dei loro piccoli.
Col passare del tempo, le femmine hanno mostrato comportamenti sempre più aggressivi, elementi di isolamento e mancanza di umore riproduttivo. C'è stato un basso tasso di natalità e, allo stesso tempo, un aumento della mortalità nei roditori più giovani.
Poi apparve una nuova classe di roditori maschi, i cosiddetti "bellissimi topi". Si rifiutavano di accoppiarsi con le femmine o di "combattere" per il loro spazio. Tutto ciò di cui si preoccupavano era il cibo e il sonno. Ad un certo punto, "bei maschi" e "femmine isolate" costituivano la maggioranza della popolazione.
Secondo Calhoun, la fase della morte consisteva in due fasi: la "prima morte" e la "seconda morte". Il primo era caratterizzato dalla perdita di scopo nella vita al di là della semplice esistenza – nessun desiderio di accoppiarsi, crescere giovani o stabilire un ruolo all'interno della società.
Col passare del tempo, la mortalità giovanile ha raggiunto il 100% e la riproduzione ha raggiunto lo zero. Tra i topi in via di estinzione, è stata osservata l'omosessualità e, allo stesso tempo, il cannibalismo è aumentato, nonostante il fatto che ci fosse cibo in abbondanza.
Due anni dopo l'inizio dell'esperimento, nacque l'ultimo bambino della colonia. Nel 1973, aveva ucciso l'ultimo topo nell'Universo 25. John Calhoun ha ripetuto lo stesso esperimento altre 25 volte, e ogni volta il risultato è stato lo stesso.
Il lavoro scientifico di Calhoun è stato utilizzato come modello per interpretare il collasso sociale e la sua ricerca funge da punto focale per lo studio della sociologia urbana.
Attualmente stiamo assistendo a parallelismi diretti nella società di oggi... uomini deboli e femminilizzati con poche o nessuna abilità e nessun istinto di protezione, e femmine eccessivamente agitate e aggressive senza istinti materni.
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L'esperimento "Universo 25" è uno degli esperimenti più terrificanti nella storia della scienza, che, attraverso il comportamento di una colonia di topi, è un tentativo da parte degli scienziati di spiegare le società umane…
L'idea di "Universo 25" è venuta dallo scienziato americano John Calhoun, che ha creato un "mondo ideale" in cui centinaia di topi avrebbero vissuto e riprodotto. Più specificamente, Calhoun costruì il cosiddetto "Paradiso dei topi", uno spazio appositamente progettato in cui i roditori avevano abbondanza di cibo e acqua, oltre a un ampio spazio vitale. All'inizio, ha collocato quattro coppie di topi che in breve tempo hanno iniziato a riprodursi, con conseguente rapida crescita della loro popolazione. Tuttavia, dopo 315 giorni la loro riproduzione ha iniziato a diminuire in modo significativo. Quando il numero di roditori raggiunse 600, si formò una gerarchia tra loro e poi apparvero i cosiddetti "disgraziati". I roditori più grandi iniziarono ad attaccare il gruppo, con il risultato che molti maschi iniziarono a "collassare" psicologicamente. Di conseguenza, le femmine non si proteggevano e a loro volta diventavano aggressive nei confronti dei loro piccoli. Col passare del tempo, le femmine hanno mostrato comportamenti sempre più aggressivi, elementi di isolamento e mancanza di umore riproduttivo. C'è stato un basso tasso di natalità e, allo stesso tempo, un aumento della mortalità nei roditori più giovani. Poi apparve una nuova classe di roditori maschi, i cosiddetti "bellissimi topi". Si rifiutavano di accoppiarsi con le femmine o di "combattere" per il loro spazio. Tutto ciò di cui si preoccupavano era il cibo e il sonno. Ad un certo punto, "bei maschi" e "femmine isolate" costituivano la maggioranza della popolazione. Secondo Calhoun, la fase della morte consisteva in due fasi: la "prima morte" e la "seconda morte". Il primo era caratterizzato dalla perdita di scopo nella vita al di là della semplice esistenza – nessun desiderio di accoppiarsi, crescere giovani o stabilire un ruolo all'interno della società. Col passare del tempo, la mortalità giovanile ha raggiunto il 100% e la riproduzione ha raggiunto lo zero. Tra i topi in via di estinzione, è stata osservata l'omosessualità e, allo stesso tempo, il cannibalismo è aumentato, nonostante il fatto che ci fosse cibo in abbondanza. Due anni dopo l'inizio dell'esperimento, nacque l'ultimo bambino della colonia. Nel 1973, aveva ucciso l'ultimo topo nell'Universo 25. John Calhoun ha ripetuto lo stesso esperimento altre 25 volte, e ogni volta il risultato è stato lo stesso. Il lavoro scientifico di Calhoun è stato utilizzato come modello per interpretare il collasso sociale e la sua ricerca funge da punto focale per lo studio della sociologia urbana.
Attualmente stiamo assistendo a parallelismi diretti nella società di oggi... uomini deboli e femminilizzati con poche o nessuna abilità e nessun istinto di protezione…
e femmine eccessivamente agitate e aggressive senza istinti materni.
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arcobalengo · 1 year
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POLITICA E LEADERSHIP
Da quando sono diventato un “volto noto” della rete, ricevo ogni tanto delle lettere di qualcuno che mi invita a fondare un partito politico. “Hai molto seguito - mi dicono – e hai certamente la credibilità sufficiente per diventare un buon leader politico.”
Ora, a parte che il termine “molto seguito” è relativo, e limitato al nostro mondo: una persona può anche avere molto seguito nell’ambito della cosidetta controinformazione, ma se poi traduci questi numeri in percentuali assolute, a livello nazionale, ti ritrovi improvvisamente a galleggiare intorno allo zero virgola. In altre parole, a livello nazionale non ti conosce (quasi) nessuno.
Ma non è questo il problema: se uno ha la convinzione e la passione, parte comunque dal quel poco e da lì va avanti. Come dice il proverbio, Roma non fu fatta in un giorno solo.
Il vero problema è un altro, e sta tutto nella parola “leadership”.
Questa idea novecentesca del “trascinatore delle folle” è ormai diventata obsoleta. Nel passato il leader era necessario perchè “lui sapeva” tante cose, e quindi poteva mostrare la strada a chi non le sapeva. Il leader era informato, gli altri no, e quindi poteva guidare. Ma oggi l’informazione è onnipresente e accessibile a tutti, i social permettono un dibattito continuo, e non c’è nulla che uno non possa sapere se ha voglia di saperla.
Se vuoi conoscere la verità sui crimini di Big Pharma puoi farlo. Se vuoi conoscere la verità sul grande inganno della creazione della moneta puoi farlo. Se vuoi conoscere la verità sul caso Kennedy, sull’11 settembre o su qualunque altro evento storico importante, puoi farlo.
Sta quindi al singolo cittadino, nel pieno utilizzo del suo libero arbitrio, di scegliere se e su cosa informarsi volta per volta. E quindi, di sceglier quali armi avrà a disposizione, per combattere le sue battaglie future.
Un cittadino informato è un cittadino armato e pronto a combattere. E a quel punto il “leader carismatico” non serve più a nulla. Anche perchè un leader di quel tipo deve essere necessariamente accentratore, e nessuno oggi può avere la presunzione di essere così infallibile da accentrare in sè tanto potere decisionale, e quindi tante responsabilità.
E poi, con un leader unico, diventa facilissimo trasformarlo in un bersaglio mediatico e affondare insieme a lui l’intero movimento con poche bordate. (Citofonare Grillo per maggiori informazioni).
Con un movimento senza leadership, invece, diventa impossibile colpire i suoi mille componenti singoli. Ne togli uno di mezzo, e altri cento prendono il suo posto.
Durante il Covid, ciascuno di noi ha combattuto la propria battaglia, condividendo le informazioni e determinando volta per volta quali scelte fare, senza bisogno di nessuno che gli indicasse la strada.
Oggi ciascuno di noi deve diventare leader di sè stesso, e possiamo tutti combattere la stessa battaglia, perfettamente alla pari, perfettamente informati, spingendo tutti nella stessa direzione, senza necessariamente dover mettere un volto e un nome a capo di questo movimento.
Ovviamente, rimane comunque il problema della rappresentanza politica. Ma questo è un discorso molto ampio, perchè bisogna mettere in discussione la effettiva possibilità di essere determinanti, agendo dall’interno di un sistema marcio alla radice. Sono sempre di più le persone – me compreso – che ritengono questo ormai impossibile (citofonare Meloni, per maggiori informazioni). Sarà quindi necessario raggiungere prima un peso specifico importante, all’interno della società, prima di poter determinare eventualmente qualche cambiamento significativo nel sistema stesso.
In sintesi: oggi siamo qualche milione, sparsi in tutta Italia, ma uniti da un sentire comune. Quando questo numero sarà almeno raddoppiato, se non triplicato, si potrà cominciare a ragionare in termini di influenza effettiva sul corso della storia.
Fino a quel giorno, ciascuno di noi dovrà continuare a combattere le sue battaglie quotidiane, per far sì che quel numero aumenti il più velocemente possibile. Anche i nostri nemici stanno correndo, nella direzione opposta. Ci stanno venendo incontro, alla velocità di un treno.
Massimo Mazzucco
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stefandreus · 2 years
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eh cara psicotizia so cosa puoi aver intuito e devi verificare...
...d'altronde se mi parli di movimenti stereotipati, ma suvvia mi perdoni eh, dopo anni di zero diagnosi mi son letto qualcosa no, spettro ehm neurodivergenze ehm? non sto mai fermo a parte, si vede, poi le unghie, la barba l'ho dimenticata, il dondolio non so se è dei momenti di stress ma...cioè si sorry.
prendi il RESTO, tutto il RESTO poi. Ho scoperto che amo le routines. Senza mi blocco. Adesso infatti sono apatico, ma faccio qualcosa che magari non ha senso. Oppure si.
vabè al massimo ne escluderemo una. sicuro neuro/normotipo o come cavolo si dice adesso non sono.
OH finalmente una che ha uno sguardo più ampio sulle cose e chiede cose che gli altri "ah 15 anni di psicoroba vabè terapia stica"
comunque pensavo che LED, pubblicità tv, rumori della gente dessero fastidio a tutti. ALMENO i LED dai, sono freddi e intensissimi
e il CONTATTO FISICO e VISIVO, almeno due metri please e guardo dove mi pare :D.
(seriamente, vedi un pò che ci rientro? ma sai che roba? forse mi illudo, non che sia bello eh, ma tanto bene non ci sto quindi...a venerdì prossimo dove prendevo il fumo quant'era buono)
P.S. ho pensato di scrivere 'sto post appena sono uscito e mentre correvo per la statale o provinciale o quel che è. Prima cosa da fare mentre entri in casa. sti ca delle bollette, manco le pago io. Sta sul termosifone. CIAO
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Ciao Métissagers e un augurio per un splendido Settembre a tutti voi!
Vi presento la copia zero di “Educare l’identità culturale - Una Guida per crescere consapevoli delle proprie culture e tradizioni”, da oggi disponibile online.
L'emozione di vedere pubblicato un libro che racchiude la propria esperienza professionale è un misto di orgoglio, sollievo e speranza. Orgoglio per aver trasformato il proprio percorso e le proprie conoscenze in qualcosa di tangibile, condivisibile con un pubblico più ampio; sollievo per aver finalmente completato un progetto che ha richiesto impegno e dedizione; e speranza, perché il desiderio è che il libro possa raggiungere ovunque ci sia interesse, bisogno o curiosità di conoscere mondi diversi. È un invito a esplorare nuove prospettive, a entrare in contatto con storie lontane dalla propria esperienza quotidiana, e a trovare modi nuovi per interagire e crescere attraverso il dialogo con l'altro.
La guida, frutto di 14 anni di intense e profonde ricerche sul tema della pluriculturalità e del mondo dell’interculturalità, rappresenta un’opera complessa e ricca di significato. È stato realizzato attraverso un'analisi meticolosa di esperienze vissute, studi teorici, interviste e raccolte di testimonianze da persone di culture diverse. Il processo di ricerca ha incluso l'osservazione sul campo, la partecipazione a progetti interculturali e la collaborazione con esperti e comunità da tutto il mondo. Questi 14 anni di lavoro hanno permesso di esplorare come le identità culturali si intrecciano e si influenzano reciprocamente in contesti sociali, educativi e professionali.
Il libro non solo documenta queste dinamiche, ma le analizza per evidenziare l'importanza dell'interculturalità nella costruzione di società più inclusive e rispettose delle diversità. La sua incidenza sulla vita di moltissime persone "Mixed" — ovvero con un background culturale misto — è stata profonda. Ha offerto a queste persone uno specchio in cui riconoscere la propria identità complessa e ha fornito strumenti per navigare le sfide quotidiane di appartenenza e riconoscimento culturale. Inoltre, ha ispirato dialoghi, riflessioni e politiche volte a valorizzare le differenze culturali come una risorsa piuttosto che come un ostacolo.
Educare l’identità culturale significa aiutare le persone a riconoscere, comprendere e valorizzare le proprie radici culturali e quelle degli altri, promuovendo una consapevolezza critica e una capacità di dialogo interculturale.
Significa fornire strumenti per esplorare e comprendere come le culture — intese come un insieme di valori, credenze, comportamenti, tradizioni, lingue e pratiche — influenzino l'identità personale e collettiva.
Significa promuovere la capacità di comunicare e interagire in modo efficace con persone di diverse culture. Questo implica sviluppare competenze di ascolto attivo, empatia, apertura mentale e la capacità di negoziare significati e valori differenti.
Significa insegnare a esaminare criticamente le proprie convinzioni e quelle della propria cultura, così come quelle degli altri, al fine di promuovere un pensiero autonomo, flessibile e aperto al cambiamento.
Significa anche promuovere l’inclusione, l’uguaglianza e la giustizia sociale, incoraggiando azioni che riducano le disparità culturali e sostengano il diritto di ogni individuo a essere rispettato nella sua unicità.
Significa includere l’insegnamento del rispetto per le altre culture, sfidando stereotipi, pregiudizi e discriminazioni. Significa imparare ad apprezzare la diversità culturale come una fonte di arricchimento e di crescita personale e sociale.
Educare l’identità culturale è un processo che mira a formare persone consapevoli delle proprie radici e aperte al mondo, capaci di interagire con empatia e rispetto, contribuendo alla costruzione di comunità più inclusive e coese. La guida rappresenta un ponte che collega le esperienze interculturali, aprendo nuove vie di comprensione, accettazione e interazione tra mondi apparentemente lontani ma profondamente interconnessi.
L’ho concepito con grande passione e rispetto della mia esperienza personale e di quella di centinaia di Mentee che in tutti questi anni mi hanno dato fiducia ed hanno creduto che un futuro migliore, da qualche parte, esiste già.
Vorrei spendere due parole sulla copertina che tanto ha sollevato interrogativi e perplessità.
L’illustrazione è opera del bravissimo artista @Nicola Grotto, che ringrazio di vero cuore per aver colto ciò che voglio trasmettere e per la pazienza nel tradurre ogni particolare (colori inclusi) nel riferimento destinato. Sono rappresentati i miei tre ragazzi, Mixed (Quadroon a dirla precisamente), nella loro espressività naturale in temi particolarmente scomodi.
Mi è stato fatto più di un appunto sulla bimba con espressione di sorpresa nella copertina. Letteralmente è stato osservato che la sua mimica è inquietante ed il fatto di averlo messo in primo piano, rende le persone poco confortevoli.
Vorrei spiegarvi che tutto ciò che faccio, dico e condivido nella mia vita ha sempre un senso ben preciso. Senso, ovviamente per me, investita di libertà d’espressione come tutti i folli, visionari e outsiders audaci. Ma quel senso cerco di condividerlo e farlo interagire con il senso degli altri, nella speranza di imparare sempre qualcosa di nuovo e di trasmettere, a mi volta, qualche cos’altro. Quindi ringrazio quanti hanno espresso la loro opinione dandomi l’opportunità di spiegare il mio punto di vista.
L’espressione di quella bimba (il cui nome è Madison), con occhi sgranati e bocca aperta di stupore e incredulità, rappresenta un mix di sensazioni ed emozioni a affermazioni razziste, discriminatorie e vessatorie: lo stupore, il disagio e il fastidio che si prova dinnanzi a situazioni plateali di pregiudizi e disparità.
La sua espressività rappresenta una reazione spontanea e genuina di shock e incomprensione di fronte a parole o comportamenti che percepisce come ingiusti, crudeli o profondamente sbagliati. Rappresenta l’innocenza e la purezza data dalla loro visione del mondo, ancora priva di preconcetti negativi. Mostra come, agli occhi di un bambino, le affermazioni razziste o discriminatorie siano estranee e prive di senso. Racconta una forte empatia e sensibilità indicando che è profondamente toccata dalle parole offensive, anche se non direttamente rivolte a lei. Questa empatia può nascere dalla comprensione istintiva che tali affermazioni feriscono altre persone. Vuole simboleggiare, infine, rifiuto innato e immediato oltre il rifiuto di concetti negativi quali odio, ostilità o intolleranza, comunicando una volontà inconscia di prendere le distanze da idee e concetti che percepisce come ingiusti o moralmente sbagliati.
Insomma, non trovo nulla di inquietante se non uno stupore può essere particolarmente potente perché mostra quanto i pregiudizi siano estranei alla mente di un bambino, sottolineando che odio e discriminazione non sono istintivi, ma appresi.
Se lo leggerete, vi chiedo di lasciare una vostra riflessione e/o commento su quanto avete compreso.
“Educare l’identità culturale - Una Guida per crescere consapevoli delle proprie culture e tradizioni” di Luisa Casagrande
Pagine: 346
Lingua: Italiano
ISBN: 979-8336328721
AMAZON STORE: https://amzn.eu/d/hcrLjoP
Wizzy!
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notiziariofinanziario · 7 months
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Silicon Box ha pianificato un investimento di 3,2 miliardi di euro in Italia
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Silicon Box ha finanziato l’avvio di un impianto di produzione di semiconduttori, il primo di questo tipo nell’Unione Europea. La notizia è stata resa pubblica da Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, insieme a Byung Joon (BJ) Han, co-fondatore e ceo di Silicon Box, dopo un incontro tenutosi a Palazzo Piacentini. L’iniziativa di Silicon Box di stabilirsi in Italia s’inquadra nell’obiettivo dell’Unione Europea di riacquistare il 20% della capacità produttiva globale di semiconduttori entro il 2030, con l’intento di promuovere una visione per una catena di approvvigionamento di chip che sia resiliente e distribuita in modo equilibrato a livello geografico. Facilitare lo sviluppo di tecnologie emergenti Con quartier generale a Singapore, la compagnia è riconosciuta per la sua specializzazione nelle tecnologie di integrazione di chiplet, imballaggio avanzato e test. Questa iniziativa è destinata a rispondere alla crescente necessità di assemblaggio di semiconduttori – con un occhio di riguardo al mercato europeo – per facilitare lo sviluppo di tecnologie emergenti, inclusi gli usi avanzati nell’ambito dell’intelligenza artificiale, del calcolo ad alte prestazioni e dei componenti per la mobilità elettrica. In arrivo 1.600 posti di lavoro diretti Una volta operativo a pieno regime, l’investimento dovrebbe creare 1.600 posti di lavoro diretti, senza contare gli ulteriori impieghi indiretti che nasceranno sia durante la costruzione dell’impianto sia successivamente, nel più ampio contesto dell’ecosistema di fornitori e logistica correlato.L’impianto sarà situato nel Nord dell’Italia. La fase di progettazione e pianificazione è già in atto, tuttavia l’avvio delle costruzioni è subordinato al via libera della Commissione Europea. La fabbrica verrà edificata e gestita in linea con gli obiettivi net zero dell’Europa, minimizzando l’impatto ambientale e l’impronta di carbonio. Investimento in linea con il Chips Act L’investimento da parte di Silicon Box si colloca perfettamente all’interno della strategia europea delineata dal Chips Act e allinea l’Italia alla visione di Bruxelles per la microelettronica. Nel contesto europeo, Silicon Box si configura come il pezzo mancante per consolidare la catena del valore, rappresentando il primo investimento significativo nell’area dell’elaborazione avanzata di backend per i chiplet. A livello nazionale, questo rafforzamento del settore si muove in sintonia con la strategia chips italiana, che si focalizza sulla progettazione di chip, lo sviluppo di nuovi materiali e l’assemblaggio avanzato. La strategia nazionale per la microelettronica L’Italia è uno dei principali produttori europei di microchip, con una forte presenza nella microelettronica per l’automotive, l’industria e l’aerospazio, e un vantaggio competitivo in diversi ambiti. Per rafforzare questa filiera, il Governo ha formulato una strategia italiana per la microelettronica, redatta dal gruppo interministeriale composto da Mimit, Mur e Mef. La strategia propone un insieme di strumenti: iniziative per promuovere la ricerca e sviluppo, fondamentale per un settore altamente tecnologico e per portare in Italia investimenti e posti di lavoro qualificati, e iniziative per sostenere le imprese nazionali e attrarre investimenti esteri nella manifattura che contribuiscano a far crescere l’ecosistema italiano, incentivando lo sviluppo di ‘cluster’ specializzati. Per portare avanti queste iniziative, il Governo ha inoltre costituito un Comitato Tecnico Interministeriale incaricato di orchestrare e monitorare l’attuazione delle politiche pubbliche in materia di microelettronica, guidando la traiettoria dello sviluppo del settore in Italia. Il Comitato si avvale della Fondazione Chips.IT come policy advisor tecnico. Urso: “Miriamo ad assumere un ruolo di leadership in questo settore” “Gli ultimi eventi a livello globale hanno messo in evidenza l’importanza di sviluppare una catena di approvvigionamento per i semiconduttori in Europa che sia più solida. Il governo italiano sta posizionando i chip e la microelettronica al centro delle sue strategie a lungo termine” – ha sottolineato il ministro Urso. “Questo progetto dimostra ancora una volta la nostra capacità di attrarre l’interesse dei principali attori tecnologici a livello mondiale e conferma l’ambizione dell’Italia di assumere un ruolo di leadership in questo settore. Crediamo fermamente che questa nuova infrastruttura stimolerà ulteriori investimenti e innovazioni nel nostro Paese”. “L’Italia è stata la nostra scelta preferenziale per espandere la nostra presenza a livello globale” – ha dichiarato BJ Han. “Siamo convinti che l’innovazione nei nostri Paesi sia spinta da valori culturali affini, che includono la curiosità, la passione e un costante impegno verso l’eccellenza”. Read the full article
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enkeynetwork · 8 months
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lamilanomagazine · 9 months
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Bari, presentato questa mattina il piano urbanistico esecutivo CostaSud
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Bari, presentato questa mattina il piano urbanistico esecutivo CostaSud Questa mattina il sindaco Antonio Decaro ha presentato il piano urbanistico esecutivo Bari CostaSud che sarà ora trasmesso ai Municipi prima di essere sottoposto all'approvazione del Consiglio comunale. "Oggi presentiamo la vera sfida urbanistica per Bari immaginando la città del futuro e tenendo fede ad un impegno preso con i cittadini - ha dichiarato il sindaco Antonio Decaro -. Il Piano Costasud promuove la ricucitura del territorio dal punto di vista urbanistico e sociale e consente la connessione fisica tra la città e il suo mare ed interesserà tutta la zona a sud/est con la realizzazione di un parco costiero lungo sei chilometri che va da Pane e pomodoro a San Giorgio. Questo progetto prevede un nuovo modello per lo sviluppo urbano che ne valorizza le componenti naturali e che tiene insieme il patto città-campagna del PPTR, la conservazione degli usi agricoli ed il reticolo agricolo di collegamento tra via Gentile e il mare. Attraverso una pianificazione urbanistica di ampio respiro gli obiettivi principali di tutela della costa, della campagna e delle lame si accompagnano ad una forte riduzione delle volumetrie, fino al 50%, e ad una ancor più pronunciata riduzione di consumo di suolo, fino al 63%. Spesso sentiamo parlare di atti di pianificazioni urbane a "volumi zero", questo non significa che quegli strumenti urbanistici non prevedono costruzioni ma vuol dire che le volumetrie previste nella programmazione precedente restano inalterate. Col Piano Costasud noi siamo quindi andati oltre la pianificazione a "volumi zero" redigendo un piano urbanistico esecutivo a "volumi sotto zero" perché riduciamo sensibilmente la capacità edificatoria prevista in quella parte di territorio dall'attuale piano regolatore, lavorando con gli strumenti della perequazione e della compensazione che ci permetteranno di trasferire le volumetrie previste per le aree che vogliamo tutelare nelle zone già urbanizzate riducendole sensibilmente. Questa operazione di rigenerazione urbana ci permetterà di salvaguardare il territorio ed allo stesso tempo di compattare la città esistente. Ma CostaSud è anche altro: rappresenta un'anticipazione del PUG che interessa un territorio di 935 ettari e circa 27.400 abitanti e, contemporaneamente, l'adeguamento della strumentazione urbanistica al PPTR che è un altro passaggio fondamentale nella strategia urbanistica della città. Tutto questo in una zona che oggi presenta un forte degrado fisico e sociale ma che crediamo possa essere invece il motore di un nuovo sviluppo sostenibile e ambientale della Bari del 2030. In questo percorso si inserisce l'intervento infrastrutturale per la realizzazione del "parco pubblico Bari CostaSud", che l'amministrazione sta portando avanti da diversi anni e che oggi vede progettazioni approvate per quattro lotti sui sei previsti. I cantieri saranno avviati a partire già all'inizio del prossimo anno, grazie ai fondi del PNRR che finanzia l'opera per 86,25 milioni permettendoci di progettare lo sviluppo della città mantenendo come punto fermo la tutela dell'interesse pubblico". IL PIANO COSTASUD IN SINTESI Il piano per CostaSud è uno strumento urbanistico che, anticipando i criteri formatori del nuovo Piano urbanistico generale (PUG), si configura anche come variante di adeguamento, per la parte di città che ne è interessata, della strumentazione urbanistica vigente al Piano Paesistico e Territoriale Regionale (PPTR). Questo strumento urbanistico ridisegna lo spazio urbano e le aree che lo circondano su una superficie complessiva di circa 935 ettari, interessando direttamente i 27.400 abitanti del quartiere Japigia ma anche, per gli effetti che dovrà produrre in termini di miglioramento del confort abitativo e di integrazione delle dotazioni territoriali, l'intera comunità cittadina. Guardando alle quantità, il piano per CostaSud prevede una riduzione delle superfici dedicate all'insediamento pari a circa 91,8 ettari (1.462.000 mq - 544.000 mq), con una riduzione del consumo di suolo pari al 62,80% e un decremento delle quantità edificatorie totali pari a circa 1.245.000 mc (2.490.000 mc - 1.245.000 mc), cioè pari al 50% delle previsioni complessive dell'attuale PRG. In relazione agli aspetti ambientali di maggior rilievo, il Piano esecutivo promuove la realizzazione di 216 ettari di Parco, l'impianto di 3885 nuovi alberi, l'insediamento di 58 ettari di orticoltura urbana, la realizzazione di 26 km di percorsi ciclo-pedonali, la riqualificazione di 2,3 ettari di paesaggio dunale, il recupero di 5,4 ettari di macchia mediterranea. Il piano per CostaSud è dunque, in primo luogo, un progetto ambientale di grande respiro, che attua le previsioni del PPTR. Contemporaneamente propone un progetto di costruzione e rigenerazione dei quartieri, integrando la città nuova nella città esistente e dotando il sistema urbano risultante di una robusta struttura di spazi aperti. Le nuove quantità residenziali proposte riducono quelle dei piani precedenti e le ricollocano, secondo un differente modello di città, liberando infine le aree agricole dalle previsioni edificatorie residue, così come richiesto dal PPTR. Questo progetto si compone di una serie di aspetti che lo qualificano dal punto di vista ambientale: 1. In primo luogo il recupero del paesaggio costiero, che si attua attraverso la realizzazione di un grande parco di scala metropolitana che si sviluppa su sei chilometri di costa dal centro di Bari fino alla foce della Lama San Giorgio. Per le aree del parco costiero, caratterizzate dalla presenza di maglie a differenti destinazioni urbanistiche secondo il previgente PRG – incluse quelle a "terziario direzionale" di Punta Perotti e di Torre Carnosa – l'attuazione del parco è accompagnata da misure che rimuovono dalla fascia costiera le quantità edificatorie, ricollocandone solo una parte nei settori di ricomposizione e densificazione individuati dal piano (SRD), interni alla città esistente. Questo sarà praticabile attraverso il meccanismo della perequazione urbanistica. 2. La riattivazione dei paesaggi agricoli compresi tra i quartieri e la ferrovia è innescata dal progetto del parco costiero e dall'intervento diretto dell'operatore pubblico. Qui si realizzano attività agricole con una forte caratterizzazione sociale. La riqualificazione del paesaggio agricolo è estesa alle aree a sud di via Gentile dove l'agricoltura è oggi ancora ben presente. In questi suoli, gravati oggi da previsioni edificatorie del tutto incongruenti, il piano attua la costruzione del patto città-campagna prevista dal PPTR, prevedendo la realizzazione di un parco agricolo di scala metropolitana caratterizzato da forme di agricoltura multifunzionale. In questo caso, come anche per la promozione del parco agricolo metropolitano, la ricostruzione del "patto città campagna" del PPTR su aree prevalentemente destinate dal Piano Quaroni a nuova edificazione avviene attraverso una sostanziale riduzione del consumo di suolo. L'espansione residenziale a nord della strada statale (maglia 21 di PRG) e quella prossima alla "Lama Cutizza" (comparto 3 della maglia 22 di PRG), compresa in una parte di territorio messa in sicurezza dall'intervento di mitigazione del rischio idraulico effettuato dal Comune, vengono ridotte e riallocate (in parte) altrove, per fare spazio alla vocazione agricola del territorio, coerentemente con le prescrizioni del Piano paesaggistico. 3. La rigenerazione dei quartieri esistenti e il completamento delle aree oggi caratterizzate da un'urbanità debole e frammentaria è obiettivo prioritario del piano, supportata dalla struttura di scala vasta della città-paesaggio. La forma di città che il piano propone si compone dunque di un sistema di spazi aperti che lavora a scale differenti e costruisce ambienti residenziali di qualità capaci di rendere i quartieri più confortevoli e attrezzati a rispondere alle sfide del cambiamento climatico. Allo stesso tempo le operazioni di ricomposizione e densificazione perseguono l'obiettivo di riscattare i quartieri dalla loro condizione di perifericità, dotandoli della massa critica necessaria a divenire "parti di città" e non più frammenti sparsi di urbanizzazione. Il processo di ricomposizione corrisponde alla scelta di costruire la città sulla città e garantisce la possibilità di costruzione di una significativa quota parte di edilizia sociale a servizio della popolazione barese. Le nuove edificazioni svolgono dunque nel piano un ruolo di completamento e di ridefinizione dei quartieri esistenti. 4. Da ultimo, la riformulazione dell'assetto infrastrutturale dell'intero settore è obiettivo rilevante indirizzato alla costruzione di una città ben connessa e resiliente, dove le infrastrutture sono di supporto alla socialità quotidiana e non barriera tra le cose. La revisione dell'assetto infrastrutturale è finalizzata alla riqualificazione della grande quantità di superfici d'asfalto che oggi occupano gli spazi tra gli edifici, senza offrire né una connessione efficace né uno spazio di qualità.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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editorialstaff2020 · 11 months
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Quando la ricarica dell’auto elettrica crea una foresta da 100 milioni di alberi
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Atlante e Mastercard danno il via a una partnership: per ogni pagamento con carta di credito, debito o prepagata alle colonnine della società del Gruppo NHOA, saranno piantati due alberi nel contesto del programma Priceless Planet Coalition
E se pagare non fosse solo intuitivo e rapido, ma facesse anche bene al clima? È la proposta alla base dell’ultima iniziativa di Atlante, società del Gruppo NHOA impegnata nella costruzione del più ampio network di ricarica rapida e ultra-rapida per veicoli elettrici del Sud Europa. Una rete che è alimentata al 100% da energia da fonti rinnovabili.
Dal 27 settembre, presso le colonnine dell’azienda situate all’aeroporto di Fiumicino e a Mantova, è possibile pagare con carta di credito, di debito o prepagata. Una sperimentazione che punta ad offrire ai clienti semplicità di utilizzo, trasparenza dei prezzi e flessibilità nel percorso verso un futuro caratterizzato da una scelta di metodi di pagamento sempre più ampia. E se la carta si appoggia al circuito Mastercard, per ogni sessione di ricarica Atlante pianterà due alberi.
L’iniziativa rientra nel programma Priceless Planet Coalition, con cui la seconda emittente globale di carte di credito unisce le forze con una rete di aziende partner per piantare 100 milioni di alberi entro il 2025 in collaborazione con il Conservation International e il World Resources Institute.
Sostenere la diffusione delle auto elettriche è vitale per centrare gli obiettivi di emissioni nette zero e rispettare il target più ambizioso dell’Accordo di Parigi, quello fissato a +1,5°C di riscaldamento globale rispetto all’epoca pre-industriale. Ed è anche uno dei pochissimi ambiti – insieme alla crescita del fotovoltaico – i cui trend attuali sono allineati con questi obiettivi, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia.
Unire auto elettriche e riduzione delle emissioni tramite riforestazione significa potenziare ancora di più i benefici che possono derivare dal passaggio graduale verso modelli di mobilità più sostenibili. In questo senso, la partnershiptra Atlante e Mastercard punta sia a semplificare la transizione verso l’e-mobility sia ad una vera e propria opera di riforestazione.
“Mastercard non solo è leader globale dei pagamenti elettronici ma anche un’azienda che con la propria spinta innovatrice da decenni ci ha accompagnati attraverso l’evoluzione tecnologica, entrando di diritto nelle nostre consuetudini quotidiane. Allo stesso modo io credo fortemente che Mastercard accompagnerà la rivoluzione della mobilità elettrica rendendo ancora più semplice e immediato l’accesso alle nostre infrastrutture di ricarica”, ha commentato Stefano Terranova, CEO di Atlante.
Link: https://www.rinnovabili.it/mobilita/veicoli-ecologici/auto-elettriche-atlante-mastercard-ricarica-assorbe-co2/
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personal-reporter · 1 year
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Le ultime novità sul mercato delle auto elettriche
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L'industria automobilistica sta attraversando una profonda trasformazione grazie all'evoluzione costante delle auto elettriche. In un mondo sempre più focalizzato sulla sostenibilità ambientale, le case automobilistiche stanno investendo massicciamente nello sviluppo di veicoli elettrici sempre più avanzati, efficienti e convenienti. Ecco le ultime novità sul mercato delle auto elettriche che stanno catturando l'attenzione di appassionati e consumatori di tutto il mondo. 1. Autonomia sempre maggiore Uno dei principali ostacoli da superare per le auto elettriche era la loro autonomia limitata rispetto alle controparti a combustione interna. Tuttavia, grazie agli avanzamenti nelle tecnologie delle batterie, le nuove generazioni di auto elettriche stanno dimostrando un aumento significativo dell'autonomia. Aziende leader come Tesla, Nissan e Volkswagen hanno lanciato modelli in grado di percorrere oltre 600 chilometri con una singola carica. 2. Ricarica ultra veloce La questione della ricarica è stata affrontata con nuove soluzioni innovative. Le stazioni di ricarica ultra veloce stanno diventando sempre più comuni, consentendo agli automobilisti di ricaricare le loro auto in pochi minuti anziché ore. Questo sta contribuendo a ridurre l'ansia da autonomia e rendendo le auto elettriche una scelta più pratica per molte persone. 3. Variegata scelta di modelli Il mercato delle auto elettriche sta diventando sempre più variegato, con una vasta gamma di modelli disponibili per soddisfare diverse esigenze e gusti. Dalle compatte alle SUV di lusso, le opzioni sono in continua crescita. Ciò sta attirando un pubblico più ampio verso l'adozione delle auto elettriche. 4. Integrazione di tecnologie avanzate Le auto elettriche non sono solo veicoli a emissioni zero, ma stanno anche ridefinendo l'esperienza di guida attraverso l'integrazione di tecnologie all'avanguardia. Schermi touchscreen di grandi dimensioni, sistemi di guida autonoma di livello sempre più elevato e connettività avanzata sono diventati elementi comuni in molte auto elettriche di recente produzione. 5. Competizione crescente La crescente domanda di auto elettriche ha dato luogo a una competizione accesa tra i produttori. Aziende automobilistiche tradizionali e nuovi attori del settore stanno gareggiando per guadagnare una fetta di questo mercato in crescita. Questa competizione sta portando a ulteriori innovazioni e alla riduzione dei prezzi, rendendo le auto elettriche più accessibili. Read the full article
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tecnoandroidit · 1 year
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Recensione Dacia Spring 23: le novità della piccola elettrica economica
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La Dacia Spring è un'automobile elettrica che si distingue per il suo approccio economico e accessibile alla mobilità green. Prodotta da Dacia, una sussidiaria del gruppo Renault, la Spring è stata appositamente progettata per soddisfare le esigenze di guida urbana, offrendo un'alternativa a basso costo e a zero emissioni per gli automobilisti cittadini.
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Con un design semplice e funzionale, la Dacia Spring mira a democratizzare l'adozione dei veicoli elettrici, rendendoli accessibili a un pubblico più ampio. In questa recensione, esploreremo in dettaglio le caratteristiche, le prestazioni e il valore offerto dalla Dacia Spring, valutando se riesce a soddisfare le aspettative come vettura elettrica economica e pratica per il traffico cittadino. Questa è la versione aggiornata del 2023. Abbiamo già testato e recensito il modello dell'anno scorso e adesso siamo pronti a vedere quali sono i miglioramenti portati dal noto marchio.
Design ed esterni:
Parlando del design, la Dacia Spring conserva lo stile semplice e funzionale che caratterizza i modelli della casa automobilistica rumena. Rispetto al modello precedente, non sono state apportate modifiche estetiche rilevanti. Tuttavia, un'interessante novità è rappresentata dal logo Dacia rinnovato, che si fa notare sia sulla calandra anteriore che sul portellone del bagagliaio. Questo nuovo logo conferisce alla Spring un aspetto più moderno e al passo con i tempi.
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La Dacia Spring è una vettura compatta a cinque porte, con un design snello e proporzioni equilibrate. Le linee pulite e sobrie conferiscono un'immagine senza fronzoli, ma allo stesso tempo accattivante. Nonostante le dimensioni compatte, la Spring offre un'abitabilità adeguata per i passeggeri e uno spazio sufficiente per il carico nel bagagliaio.
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In generale, il design della Dacia Spring è funzionale e senza eccessi, ma non manca di una certa eleganza semplice. Sebbene non abbia subito modifiche estetiche rilevanti rispetto al modello precedente, il nuovo logo aggiunge un tocco di freschezza e modernità. Per coloro che apprezzano uno stile sobrio ma contemporaneo, la Spring potrebbe soddisfare le loro aspettative. Le dimensioni sono rimaste invariate, la Spring è a tutti gli effetti un piccolo crossover e indossa ancora cerchi da 14".
Interni e sistema multimediale:
All'interno, la Dacia Spring 2023 offre uno spazio aperto e accogliente. La cabina può comodamente ospitare quattro adulti. Con ampio spazio per la testa e un angolo di flessione delle ginocchia di 100 mm, i sedili posteriori tuttavia possono accogliere adulti di statura non troppo alta. La sensazione di spaziosità contribuisce anche al comfort generale dell'abitacolo. I passeggeri anteriori dispongono di 23,1 litri di spazio aggiuntivo nel grande vano portaoggetti, nei vani delle portiere e nella scatola portaoggetti centrale. I passeggeri posteriori hanno tasche dietro i sedili anteriori.
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Per contribuire a ridurre le distrazioni del conducente, è presente un display digitale da 3,5 pollici tra i quadranti, e il riconoscimento vocale di Google o Apple può essere attivato semplicemente premendo un pulsante sul volante.
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Come opzione disponibile, il sistema multimediale con navigazione Media Navigation include un elegante touchscreen da 7,0 pollici, navigazione satellitare, radio DAB, compatibilità con Apple CarPlay e Android Auto, Bluetooth e una presa USB. Sono disponibili anche opzioni come il climatizzatore manuale, gli specchietti retrovisori regolabili elettricamente e una vera ruota di scorta. In questo caso l'essenziale è meglio, infatti il sistema operativo di bordo è fluido e veloce, anche di molti sistemi multimediali di auto ben più costose della piccola Spring.
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Sul tunne centrale troviamo la leva del cambio cromata a manopola che è molto facile da utilizzare, con sole tre posizioni: D (drive), N (neutro) e R (retromarcia). Il sistema di assistenza al parcheggio opzionale fornisce assistenza visiva e acustica grazie a tre sensori radar ad ultrasuoni sul paraurti posteriore e a una telecamera posteriore, con le immagini visualizzate sullo schermo multimediale con linee guida dinamiche.
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Infine il bagagliaio, così come abbiamo visto sul modello dell'anno scorso della Dacia Spring è davvero generoso per la sua categoria. Con circa 290 litri e se ribaltiamo il sedile posteriore la capacità di carico aumenta notevolmente. Purtroppo però, il sedile si ribalta in un unico blocco, senza la configurazione 40-60 o tunnel centrale, ma da un veicoo economico non ci aspettavamo diversamente.
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Prestazioni e guidabilità:
Passando al sistema di propulsione, la Dacia Spring presenta un motore elettrico che è stato mantenuto invariato rispetto al modello precedente. Tuttavia, c'è un'interessante novità per coloro che cercano una maggiore potenza: è disponibile una versione più potente della Spring, denominata Extreme, che offre un incremento di 20 cavalli rispetto alla precedente. Questo significa che è possibile optare per una variante con una potenza di circa 65 CV.
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Il motore elettrico offre numerosi vantaggi su strada: ottima risposta all'accelerazione (125 Nm di potenza immediata), assenza di cambi di marcia, funzionamento silenzioso e raffinatezza migliorata, con zero emissioni di scarico durante l'utilizzo. La Dacia Spring dispone di numerose caratteristiche di sicurezza standard, tra cui limitatore di velocità, ABS, ESP, distribuzione elettronica, sei airbag, chiamata di emergenza (pulsante SOS), attivazione automatica dei fari e frenata di emergenza automatica.
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Passando all'esperienza di guida e al comfort offerti dalla Dacia Spring, la vettura si dimostra agile e adatta all'ambiente urbano. Grazie alle sue dimensioni compatte, è facile manovrare e parcheggiare in spazi stretti, rendendo la guida in città più agevole. Il motore elettrico fornisce una buona coppia immediata, consentendo accelerazioni fluide e reattive durante gli spostamenti cittadini.
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Da notare che la Spring non è progettata per offrire un lusso sofisticato, ma piuttosto una soluzione pratica ed efficiente per la mobilità urbana. Il livello di isolamento acustico all'interno dell'abitacolo è adeguato, anche se potrebbe non essere completamente privo di rumori esterni. Tuttavia, considerando il segmento di prezzo e il suo scopo principale come vettura economica, la Spring offre un comfort soddisfacente per gli spostamenti quotidiani.
Autonomia e ricarica:
La batteria al litio della Dacia Spring è rimasta la stessa, con una capacità di 26,8 kWh, che consente di mantenere l'autonomia dichiarata di circa 230 chilometri nel ciclo WLTP 300 km nel ciclo WLTP City.
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Questa autonomia è ideale per gli spostamenti urbani e per le distanze giornaliere tipiche dei pendolari. Tuttavia, la vera novità è l'introduzione della ricarica veloce a 30 kW come optional. Questo significa che ora è possibile ricaricare la batteria della Spring in tempi più ridotti, consentendo un rapido recupero dell'autonomia e una maggiore praticità durante i viaggi più lunghi.
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In Europa, la distanza media di guida giornaliera è di 31 km nel segmento delle auto cittadine. Sulla base di questo dato, la Spring avrebbe bisogno di una sola ricarica della batteria ogni settimana. L'autonomia può essere migliorata di quasi il 10% semplicemente premendo il pulsante ECO sul cruscotto, grazie a un limite di potenza di 23 kW anziché 33 kWh e un limite di velocità massima di 100 km/h.
Conclusioni e prezzi:
In conclusione, la Dacia Spring 2023 è un veicolo elettrico compatto che offre una soluzione pratica e conveniente per la guida urbana. Con un'autonomia adeguata sia per le città che per le zone rurali, la Spring si adatta alle esigenze quotidiane di spostamento.
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Offre prestazioni adeguate per un uso urbano grazie al motore elettrico reattivo e alla sua guida silenziosa. La sicurezza è una priorità con le numerose funzioni di assistenza alla guida e le caratteristiche di sicurezza standard. La Dacia Spring 2023 rappresenta un'opzione accessibile e sostenibile per coloro che desiderano passare all'elettrico e vogliono spendere poco. Il modello base Essenzial parte da 21.450,00 €, mentre il modello da noi in prova, la Expression da 23.150,00 €. Trovate tutti gli allestimenti disponibili e i prezzi aggiornati sul sito ufficiale Dacia. Per maggiori informazioni e dettagli, vi invitiamo a guardare la nostra recensione su YouTube. Read the full article
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autolesionistra · 4 years
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Sarei curioso di qualche aggiornamento sul tema banane.
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Riassunto delle puntate precedenti (gli esperti agroalimentari perdoneranno una certa superficialità): 
tutte le specie (pardon, cultivar) commercializzate commestibili sono sostanzialmente ibridoni e pistolamenti dalle due varianti Musa acuminata e Musa balbisiana aventi come scopo del gioco di aumentare la polpa, far sparire i semi e magari rendere il frutto più robusto per il trasporto.
Arriviamo quindi nella prima metà del XX secolo, con una varietà (la Gros Michel) priva di semi e ampiamente commercializzata. Ma come cantava quello, per fare l’albero ci vuole il seme e per fare il seme ci vuole il frutto. Circa. Sergio Endrigo per problemi metrici non infilò nella canzone la propagazione vegetativa, con la quale si aggira pure quel problema.
Ricapitolando: aree sterminate con una monocultura a zero variabilità genetica. Cosa potrebbe andare storto?
Negli anni ‘50 da questa roulette russa parassitaria partì un colpo: il fungo Fusarium (non legato al quasi omonimo e ugualmente nefasto opinionista/saggista) meglio noto come “malattia di Panama” (non legata ai quasi omonimi Papers) che nel giro di una decina d’anni spazzò via la Gros Michel da campi e negozi e sancì l’avvento della Cavendish (quella che oggidì si identifica tipicamente come banana).
Non so se qualcuno nato intorno agli anni ‘40 vi abbia mai parlato di quanto le banane ai suoi tempi fossero più saporite. Mi è capitato un paio di volte, pensavo fosse uno di quei momenti tipo “da giovane saltavo i fossi per la lunga” ma potrebbe esserci un fondo di verità. Chissà.
Noterete però che la dinamica non è cambiata di molto: siamo (di nuovo) ad una monocultura a zero variabilità, è cambiato solo il giro commerciale che rispetto agli anni ‘50 è ancora più ampio.
E puntualmente è uscito l’update della malattia di Panama, la versione Tropical Race 4, una variante multiplatform che gira anche su Cavendish (e ormai lo sappiamo: quando iniziano a comparire dei numeri in fondo, che sia covid o scuola di polizia, butta malissimo).
Questa variante impazza in maniera seria ormai da una ventina d’anni e ho letto sia previsioni ultracatastrofiste (it’s the end of the banana as we know it) che tecnoprogressiste (faremo nuove banane indistruttibili, anche se sapranno un poco di pongo), ed ero curioso di un qualche parere/aggiornamento sul tema da qualcuno più informato di me.
Poi, sì, la banana si porta dietro una serie di problemi etici ma più che per le nostre comunque pasciute fruttiere viene da preoccuparsi per un giro commerciale di svariate miliardate e con ripercussioni enormi su paesi che hanno già i loro problemi. Però viste le vagonate di quattrini che stanno investendo in nuove e meravigliose banane, viene proprio da pensare che abbiamo imparato la lezione sui limiti di questo modello di sviluppo. Ci rivedremo presto al cinema per Panama Disease: Tropical Race 6 - la vendetta.
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der-papero · 3 years
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Andiamo a rubare con Papero - Lezione 6 (parte 4) - Come conquistare il mondo
Ormai state diventando così bravi e preparati che un po' mi pento di avervi insegnato tutte ste' robe, mi si potrebbero ritorcere contro.
Lo so che siete in hype, ma vabbè, ormai è tardi per tornare indietro.
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Sappiamo come è un indirizzo di una casa da attaccare, sappiamo per quali porte entrare, a questo punto non ci resta che un ultimo aspetto: in quale zona colpire.
Adesso abbiamo un intero pianeta a nostra disposizione. Dove potremo mai trovare una casa bella grande, senza allarmi, con tanto bottino dentro e con tutte le porte aperte?
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Sì, il Queens non è male come zona.
Ma come ci arriviamo fin lì? Vediamo come sono stati distribuiti gli indirizzi IP in tutto il pianeta e dove trovare un registro che li contenga.
Tutte le combinazioni di indirizzi IP sono state distribuite nel mondo dallo IANA, ancora una volta, divise in 5 grandi blocchi:
AFRINIC, che gestisce l'Africa
ARIN, che gestisce l'Antartide, il Canada, una parte dei Caraibi e gli USA
APNIC, che gestisce tutta l'asia Est/Sud-Est e l'Oceania
LACNIC, che gestisce il resto dei Caraibi e tutta l'America Latina
RIPE NCC, che gestisce l'Europa, l'Asia centrale e occidentale e la Russia
Qui potete leggere il dettaglio:
Piccola nota: gli indirizzi IP si sono esauriti nel 2011, non ve ne sono più disponibili. Per tale motivo, venne creata nel 1998 una nuova versione di indirizzi IP, chiamata IPv6, che non tratterò perché ai fini pirateschi non ce ne frega niente. Se riceverò abbastanza richieste sull’argomento, farò una side lesson dedicata.
Notate la prima colonna della tabella disponibile all'indirizzo web IANA, c'è una notazione CIDR. Ad esempio, RIPE NCC si è beccato un range 5/8, vuol dire 5.0.0.0/8. Per tutti coloro che non sognavano una regione gialla mentre spiegavo, vuol dire un range da 5.0.0.0 a 5.255.255.255, ovvero 2^(32-8) = 2^24 = 16.777.216 indirizzi (numero teorico, bisogna poi togliere tutte le sottoreti e i broadcast, ma è per capire l'ordine di grandezza). Ovviamente non si è beccato solo quel range, ma anche 2/8 ed altri.
^ = elevamento a potenza
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Ogni singolo gruppo è stato poi frazionato (andando ad usare maschere di rete sempre più strette) su base paese e su base Internet Provider.
Non so se esiste un database più aggiornato, ma uno consultabile online diviso per paese e Internet provider, che non richieda di registrarsi per ottenerlo, l'ho trovato al seguente indirizzo:
Qui trovate una lista di paesi con i relativi fornitori Internet e il loro range di indirizzi IP.
Ad esempio, se guardiamo la Bosnia Herzegovina, troviamo che la Telemach d.o.o. Sarajevo ha preso l'intervallo 5.43.64.0 fino a 5.43.127.255. Convertendo in notazione CIDR, è 5.43.64.0/18, che corrisponde a 2^(32-18) = 2^14 = 16384 indirizzi.
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Ok, vi starete chiedendo come ho fatto...
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Beh, basta guardare i valori!
I primi 2 numeri non cambiano, quindi i primi due gruppi da 8 della maschera saranno tutti uno (11111111 - 11111111). Il terzo valore cambia, andiamo a guardare l'equivalente in binario: 64 = 01000000, 127 = 01111111. I primi due bit non cambiano, tutti gli altri sì. Allora la terza parte della maschera sarà 11000000. L'ultima parte sarà ovviamente tutti zero, perché sappiamo che non possiamo avere buchi. Quindi abbiamo 6 + 8 zeri, che fa 14. I relativi "uni" saranno 32 - 14 = 18. Et voilà :)
Chiaro, no? 🤨
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Ora, su un intero pianeta, andare a caso è un tantinello complicato. Premetto che, come ho sempre detto, ci vuole molta pazienza, il vantaggio qui è che non dovete stare col culo all'addiaccio come nel caso delle reti WiFi, ma potete benissimo lasciare il PC a frullare. A seconda di quanto complicato ed esteso sarà il vostro attacco, potrebbero volerci da una 15ina di minuti a diversi giorni.
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Chiudo questa parte con alcuni consigli dettati dall'esperienza, che non significano necessariamente che vi aiuteranno a fiutare qualcosa di concreto, ma che possono essere un buon punto di partenza per trovare il famoso ago nel pagliaio.
1. Dato un paese, scegliete i provider che hanno intervalli di rete quanto più ampi possibili. E' molto probabile che le reti domestiche si trovino lì. In prima battuta, dobbiamo puntare a sistemi configurati da sprovveduti, se vogliamo aumentare le nostre chance di successo. Non che in ambito aziendale non se ne trovino, ma dovendo ragionare in termini di probabilità, meglio iniziare dai pesci piccoli.
Se guardate, per fare un esempio, il range dedicato a Telecom in Italia, scoprite che il più ampio è 79.0.0.0 => 79.63.255.255, ovvero più di 4 milioni di indirizzi. Ecco, una quota delle reti domestiche si trova lì.
2. Dovendo scegliere tra i paesi da colpire, scegliete quelli infrastrutturalmente messi male, o quelli notoriamente con più smanettoni. Albania, Romania, Bulgaria, Polonia, Latvia, diverse aree della Cina, sono tutti esempi di zone papabili. I russi sono smanettoni e di imprudenti se ne trovano, ma occhio agli honeypot, sono notoriamente anche i più stronzi. Non mi sono mai avventurato in America e in paesi africani, ci sto guardando in questi giorni. In Italia ho paciugato un po' su reti Telecom, anche lì ho trovato qualcosa. La mia è solo una considerazione di maggiore probabilità o meno, massimo rispetto per albanesi, rumeni, bulgari and so on. Una volta preso possesso di una macchina, potete attaccare anche paesi più difficili da lì.
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3. Non esagerate col range. Una maschera da 22 (quindi 2^(32-22) = 2^10 = 1024 macchine) terrà impegnato il vostro attacco per almeno una mezz'ora, se non di più, volendo colpire i soli servizi principali. Direi che potete iniziare con quella, col tempo imparerete a tarare la maschera sulla base della vostra pazienza, e anche sulla densità delle prede in quella sottorete. Se volete allargare la maschera, allora parallelizzate l'attacco: con una maschera da 21, ottenete due sottoreti con maschera da 22, una col 22esimo bit pari a 0, l'altra col 22esimo bit pari a 1. Potete far girare 2 volte il programma d'attacco sul vostro PC, dando ad ogni istanza una sottorete diversa, oppure usare 2 PC. Insomma, sfruttate le risorse che avete per diminuire il tempo. Ricordate: ogni bit in meno sulla maschera raddoppia il numero di PC da attaccare e, con una molto larga approssimazione (vedremo nella lezione sui firewall cosa significa), anche il tempo.
Nella prossima parte parleremo di ...
Port Scan!
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armoniaprivata · 3 years
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Gelosia
Era nell'aria da tempo.
Da quando stiamo insieme, circa sei mesi, qualche volta nei nostri giochi e nelle nostre fantasie sono entrate altre coppie, o uomini o
donne non ben identificati, storie fatte un po' per ridere e un po' per eccitarci e, la visita ad un club privé, è stata sempre messa in preventivo.
Cosi questa mattina gliel'ho detto candidamente:
"Elena stasera andiamo al privé?"
Lei, divertita e un po' ironica come al solito, mi risponde: "Mi farai scopare da dieci maschiacci?"
"Perché no? Se ti piace l'idea..."
"Idiota"
Ridiamo insieme e, mentre mi abbraccia, con una mano arriva a toccare il mio sesso, a voler capire se fosse una scusa per far l'amore, un
pretesto.
Ci è sempre piaciuto fantasticare su una donna che la stuzzichi, ed a me piacerebbe da morire vederle e magari, mentre "giocano",  io farei sesso con Elena.
Una fantasia ben radicata nella mia mente. Il discorso cade lì, ma mi ripropongo di riprenderlo nel pomeriggio. Sono le sette di sera quando e ci stiamo preparando per uscire a cena. È il momento giusto e le ripeto la domanda. Questa volta capisce che sono serio, e che stamattina non stavo scherzando.
E' perplessa ma, appena avute tutte le raccomandazioni del caso, accetta.
Cambio di programma allora. Cena veloce a casa con un silenzio molto rumoroso, ma anche eccitazione per una trasgressione mai fatta prima.
Arrivano le dieci e mi chiede come vestirsi.
"Devi essere la più figa di tutte, come sempre"
Sorride, le piace essere al centro delle mie attenzioni.
"Che ne dici del completo in latex? Quello cortissimo? E sopra, l'impermeabile nero, quello che usiamo per andare in giro quando sotto sei completamente nuda! Che ne pensi?"
"Si. Si può fare"
La osservo mentre si veste.
Scelta perizoma.
Apre il primo cassetto del mobile della camera da letto. Decine e decine di perizoma che spuntano.
Il forziere del mio tesoro. E lei è il mio gioiello più prezioso. Comincia a scegliere e a provare.
"Non metterlo. Ti voglio stramaledettamente porca, per la gioia dei miei occhi"
Mi guarda fisso negli occhi, e un misto di amore esensualità mi colpiscono.
Si avvicina e mi stampa un bacio sulle labbra sussurrando:
"Allora sarò porca come piace a te."
Si siede sul letto.
Scelta autoreggenti.
Calze a rete leggere, con
grosso elastico decorato che rimarrà in bella vista sotto il
miniabito.
Arrapante.
Apre l'armadio e prende la scatola in basso a sinistra, la scatola dei nostri giochi, la scatola delle nostre perversioni.
L'apre ed ecco apparire il micro abito in latex. L'abbiamo usato solo una volta, appena comprato, circa tre mesi fa.
Via un po' di polvere ed ecco che lo indossa.
Le calza a pennello e le fa delle curve spettacolari: vita stretta, fianchi precisi, rotondi. Scollatura davanti chiusa da lacci che le stringono il seno e lo comprimono.
Eccitantissimo.
La aiuto a chiudere la lampo posteriore e noto con stupore che è veramente
cortissimo.
Non lo ricordavo minimamente.
Praticamente sopra c'è scritto
"Scopami".
Prende l'altra scatola, quella con gli stivali. Comincia ad
indossarli, non senza difficoltà, ma le calzano come fossero una seconda pelle.
Da leccare.
Passa agli accessori: come ornamento per il collo mette una fascettina di raso nera, mentre, come orecchini, usa due piccoli fili argentati.
Di classe.
Si lega i capelli dietro, con una coda lunga e molto sexy. Selvaggia. La copia sensuale di Eva Kant.
Ora è pronta, si alza e, già sapendo la risposta, mi domanda:
"Sono abbastanza figa così?"
"Quasi quasi non usciamo più, ci ho ripensato e ti butto sul lettone!"
Ridiamo.
Indossiamo i nostri soprabiti e usciamo.
Entriamo nell'ascensore e mi avvicino per baciarla, ma si scosta, usando come
pretesto che le si sarebbe tolto il rossetto appena messo. Colore rosso deciso!
Accetto controvoglia e proseguiamo.
Saliamo in auto e ci avviamo.
"Ci vorranno circa trenta minuti per arrivare".
Dopo una decina di minuti si sbottona il soprabito, come se mi volesse invitare a fare qualcosa, mi fissa e sorride. L'invito è troppo goloso e comincio ad accarezzarle le cosce. Divento sempre più ardito e comincio ad avvicinarmi al pube. Il suo miniabito mi permette di "giocare" senza problemi e, per aiutarmi, allarga un po' di più le gambe e scivola un pochino più in basso sul sedile; è più comoda nel sentire il suo piacere.
Ora posso toccarle senza problemi il clitoride e infilarle anche un paio di dita senza problemi.
Il suo sesso liquido la contorce e, per il piacere, si morde il labbro superiore.
"Ma non è che andiamo a finire fuori strada?"
Mi domanda con voce rotta dal godere.
"Speriamo di non andare addosso a nessuno, altrimenti come faremo a spiegargli come sei vestita?"
Ridiamo insieme.
Siamo giunti a destinazione. Imbocco il cancello segnalato dalle fiaccole e percorro il viale selciato fino al parcheggio.
Non ci sono molte auto, ma in compenso sono tutte di grossa cilindrata. La nostra, in confronto, sembra pronta per la demolizione. Parcheggio, scendo dall'auto e da buon cavaliere le vado ad aprire la portiera. Rimane meravigliata e stupita e mi ringrazia in francese: "Mercì beaucoup".
Le rispondo a modo mio: "Enchantè mademoiselle"
Ridiamo di nuovo insieme.
C'è un misto di allegria e complicità tra noi. Le è sempre piaciuto ridere e questo è un motivo per cui stiamo insieme.
La faccio ridere e la faccio sentire bene.
Entriamo e comincio a scrutare l'ambiente. L'ingresso è luminoso e ci avviciniamo alla reception. Ci chiedono di mostrar loro la tessera di soci e, appena
scoperto che siamo "novizi", ci fanno compilare dei moduli e ci danno tutte le notizie e ci istruiscono sui comportamenti.
Dopo mezz'ora di nenia e dopo che si è formata una fila alla cassa, tra cui quattro ragazzi e due coppie che già allegramente si baciano tutti insieme, passiamo al guardaroba.
Appena Elena si toglie l'impermeabile un misto di
gelosia e di piacere si danno battaglia in me. Vedo gli occhi dei ragazzi dietro noi che la stanno spogliando con lo sguardo e stanno abusando della sua bellezza. Ora ho paura che se la portino via, sento il freddo della gelosia e della paura che mi attanaglia. Dentro me penso che, forse, venire qui è stato un errore...
Proseguiamo.
L'ingresso della sala è ampio e scuro, un sordo rumore di musica nell'aria ma, appena un inserviente ci apre la porta della sala discoteca, siamo avvolti e inghiottiti dalle note musicali ad alto volume. Entriamo sorridenti e affascinati dallo sfarzo del posto. Molte persone ballano ed alcune donne che si esibiscono in eccitanti lap-dance.
La fisso negli occhi, la prendo per mano e la porto in mezzo alla sala. E' bellissima e voglio ballare con lei, voglio che la vedano tutti.
E' eccitante vederla ballare con quel vestito, e vedo che anche gli altri la guardano e commentano fra di loro.
Dopo alcuni tentativi di approccio, anche di cattivo gusto, ci andiamo ad accomodare su un divanetto rosso. Ci sediamo e noto che, appesi ai muri, ci sono centinaia di quadri di natura erotica e che, in ogni posto e in ogni dove, è pieno di kleenex.. Sorridiamo, facendo un paio di battute sulla mania della pulizia. Ci si avvicina una coppia all'apparenza nostra coetanea e chiede se possono accomodarsi vicino a noi.
"Naturalmente" è la mia risposta.
Si presentano e noi facciamo altrettanto, e cominciamo a parlare del più e del meno, per rompere il ghiaccio. Lei è una ragazza molto bella: bionda, occhi azzurri, labbra carnose e peccaminose. Il suo vestito è molto scollato e si nota che è senza reggiseno come Elena.
Porta una quarta, è molto abbondante di seno ed Elena sa che una donna cosi mi piace molto. Avrà una trentina d'anni, li porta bene ma non è molto alta, al massimo arriverà al metro e settanta grazie ai dieci
centimetri di tacco che le guarniscono una caviglia sottile; nulla a che vedere con la però.
In piedi Elena è alta come me. i suoi piedi e le sue gambe sono inguainate da stivali col tacco alto undici centimetri.
Da vertigini.
Lui, invece, è un uomo sulla quarantina, rasato a zero come la moda impone, con una giacca e una camicia firmate e con un paio di mocassini di pelle che, nell'insieme, mi fanno pensare che sia un imprenditore o qualcosa del genere.
Faccio un confronto con
me stesso. Io jeans e camicia fuori. Al massimo sembro un impiegato di quarto livello. Mentre chiacchieriamo vedo le occhiate dell'uomo
insinuarsi tra le gambe di Elena; cerco di intromettermi, mi alzo, faccio un po' di confusione per distoglierlo dal suo fare.
Ancora gelosia.
Ancora stupore in me.
Niente, continua a guardarla lì e lei non sembra affatto indispettita, anzi allarga leggermente le gambe affinché Fulvio, mi pare quello il suo nome, possa sbirciare meglio.
Gelosia, ma anche piacere nel constatare che Elena è desiderata da altri. Fulvio e Gloria ci spiegano come funziona il locale, e ci fanno notare che ci sono delle camere preposte a fare
sesso, dove i singoli possono solo guardare attraverso delle grate e possono entrare solo se invitati da una coppia. Gloria si alza dal divanetto, si avvicina a me e mettendomi una mano sulla gamba mi chiede se vogliamo andare a provare una di quelle stanze tutti e quattro insieme.
Le rispondo affermativamente ma che, al momento, non vogliamo fare assolutamente uno scambio di coppia. Mi sale l'idea di fare sesso con Elena, mentre gli altri ci guardano e mentre noi guardiamo altri che scopano. Siamo al centro del mondo. Ci guardano e desiderano, ma solo noi decidiamo il gioco. Sento uno strano potere in me.
Ci alziamo e ci avviamo al piano superiore. La musica dietro di noi si fa più debole. Ora sento solo il mio cuore battere e domando a Elena
cosa ne pensa.
"Ti scoperò come non ho mai fatto!"
Mi fulmina con i suoi occhi verdi.
Diabolica espressione.
Mai vista cosi, sembra eccitata come non mai, forse solo quella volta che ci
siamo messi a fare sesso al terrazzo del Gianicolo con la gente che passava e che non capiva se quello che vedeva fosse realtà o immaginazione. Ora la mia sensazione di potere si trasforma in paura.
Mi volto e vedo una decina di uomini seguirci, alcuni con le mani sopra la patta dei pantaloni, i più sfacciati addirittura dentro. Arriviamo in un corridoio dove ci sono molte stanze. Ognuna ha il suo nome e il suo tema: Kamasutra, Etrusca, Olimpo, Antica Roma, S/M, Medioevo,
Inferno.
Ognuna, sicuramente, ha la sua storia da raccontare.
Ci dirigiamo, o meglio Fulvio ci conduce in quella che per lui è la sua preferita: Kamasutra.
Una porta rossa, grande, contornata da colonne
romane o greche. Non le riesco a distinguere perché l'architettura non è mai stata il mio forte.
Poco più in là le famose grate. Fulvio fa entrare prima le donne e poi fa passare me, entra e chiude la porta.
Appena entrato il blu mi acceca, la luce è soffusa, ma si riflette nei miei occhi attraverso il grande specchio che ho di fronte. Alle altre
due pareti quadri di Manara mi fanno capire il perché del nome della stanza. Ora mi sento un po' in imbarazzo mentre i nostri due "amici"
cominciano a scambiarsi effusioni. Le mani di Gloria cominciano a sbottonare la camicia e slacciare la cravatta di Fulvio. Lui invece comincia a levarsi la giacca. Io guardo Elena, i suoi occhi sono sempre diabolici e mi si avvicina all'orecchio e mi dice:
"Spogliati amore che stanotte ti faccio rinascere!" e, mentre lo fa, mi da un piccolo morso al lobo dell'orecchio destro. La mia mente è confusa ed eccitata; le salterei addosso e me la scoperei, ma penso
anche alla grossa quantità di sperma che quel letto e quel divanetto hanno dovuto subire.
Cazzo sono confuso.
Mi volto di nuovo e ora vedo
anche i sei uomini di prima che si masturbano allegramente bofonchiando
qualcosa.
Mi gira la testa mentre mi si avvicina Elena e mi da un bacio passionale spingendomi la lingua in bocca. Gloria è rimasta in perizoma e sbottona i pantaloni al suo partner mentre lui bacia e morde il suo seno e i suoi capezzoli ambrati. Le sue areole sono scure e grosse come quelle di una ragazza mulatta e il suo capezzolo largo ma non lungo. Ora che ha finito il suo lavoro si inginocchia davanti a Fulvio e gli sfila il cazzo dalle mutande.
Comincia a prenderlo in
bocca mentre mi guarda fisso negli occhi. Elena non si spoglia, d'altronde quel vestito è stato indossato per quel motivo. Mi prende
per mano e mi conduce vicino al divanetto. Si siede e comincia a slacciarmi i jeans. Gloria continua a muoversi sul cazzo del suo compagno, ma i suoi occhi sono fissi su di me, per farmi eccitare, per
farmi forse andare da lei affinché le faccia leccare anche il mio.
Elena imita la sua nuova amica, e mi guarda negli occhi. Vede che il mio sguardo è fisso sull'altra e, mentre continua a masturbarmi, mi chiede se voglio che Gloria la aiuti nel suo lavoro. Mi volto e guardandola fissa nel suo verde, le confermo che non la cambierei con nessuna donna al mondo.
Gloria intanto si stacca da Fulvio e si avvicina a me, come se telepaticamente avesse colto l'invito.
Ora lei è dietro di me, in piedi, e mi passa una mano sul sedere scoperto; passa un dito nel solco e con la punta delle dita arriva a toccare i
miei testicoli: "Posso giocare con voi?" chiede guardando Elena.
Il diavolo che si è impossessato di lei risponde affermativamente. Mi fanno sedere sul divanetto e cominciano a leccarmi in due; vedo le loro lingue toccarsi più volte, e forse non solo per caso. Elena lo riprende in bocca, mentre l'altra si dedica con minuziosità assoluta ai miei testicoli.
Fulvio è nell'angolo che si masturba da solo, e ci osserva divertito.
La mia mente comincia a pensare, troppo per quel momento.
Già immagino che lui chieda di fare la stessa cosa a Elena, e mentre vedo che Gloria
sprofonda tutto il mio cazzo nella sua gola, la vedo alzarsi e dirigersi verso l'altro. Gli altri al di fuori della stanza continuano a masturbarsi, chiedendo di poter partecipare a scopare "queste due gran troie".
Così le chiamano.
Un no si alza flebile dalla mia bocca, ma è troppo basso il mio tono, o forse è stato detto soltanto dalla mia mente. Vedo Elena che si inginocchia davanti a lui e che comincia a toccarlo, comincia a leccargli la cappella e poi tutta l'asta. La mia eccitazione cresce, incredibile.
Non pensavo che vederla spompinare un altro provocasse tanto piacere in me. Gloria continua a lavorare sul mio cazzo, se lo passa sulle areole e sui capezzoli. Mi chiede se voglio scoparla. Non so cosa le ho risposto, so solo che si è alzata e mi si è seduta sopra. Il suo culo ha inghiottito il mio cazzo senza problemi; comincia a cavalcarmi, ma il mio sguardo è solo per Elena,
che continua a spompinare quel bastardo.
So che fra un po' anche lui se
la scoperà, ma non riesco a fermarli. Non riesco e non voglio.
I nostri sguardi si incrociano e vedo che le sue labbra mi sussurrano "Ti amo".
Si alza, appoggia le mani alla testa del divano, alza una gamba e mi fa godere del suo spettacolo. Il bastardo è dietro di lei e comincia a leccarla. Ora Elena mi guarda attraverso lo specchio e
controlla che ancora mi stia inculando la porca. Vedo Fulvio alzarsi e infilarsi un preservativo e affondare il suo cazzo dentro di lei. Geme, e ogni gemito è una spada che mi trafigge lo stomaco.
Mi sento trafitto, ferito, e intanto mi inculo questa tizia che non conosco e che vorrei non aver mai conosciuto. Un paio di minuti e non ce la faccio più, faccio alzare Gloria, che mi guarda sbigottita, vado verso Fulvio che continua a spingere il suo sesso dentro di lei.
"Lascia! Ora abbiamo finito di giocare"
Lei si volta, e ancora il suo
volto diabolico mi guarda e mi sfida.
"Inculami".
Non me lo faccio ripetere e in quella posizione, una volta scansato il "bastardo", la penetro con forza, quasi con rabbia. Sento il piacere
crescere in lei, ad ogni spinta violenta inarca sempre di più la schiena, abbassa il culo per goderne appieno.
La scopo e dallo specchio vedo la coppia che ora tromba allegramente dall'altra parte della stanza, mentre i masturbatori incalliti fuori della stanza sono ancora lì, nel pieno della loro attività, nel pieno delle loro godute e sborrate. Io ora non penso a niente, voglio solo Elena, e scopiamo. Si masturba mentre cede sotto i miei colpi, sento che sta per venire e anch'io sto per farlo. Il suo urlo di piacere si diffonde nella stanza mentre il mio seme le inonda completamente lo sfintere.
Ci rilassiamo per un paio di secondi, sfilo il mio cazzo e un rivolo di sperma le esce dal buchino. Mi inginocchio dietro di lei e la pulisco con la lingua; le lecco anche la fica per assaporare i suoi umori, mentre i suoi occhi sognanti mi ripetono in silenzio l'affermazione fatta poco prima.
"Ti amo anch'io Elena."
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corallorosso · 4 years
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La scuola è tra i luoghi meno a rischio contagio? Io ho i miei dubbi Nelle ultime settimane, uno studio di Sara Gandini e altri autori sulle scuole e il rischio Covid-19 ha attirato l’attenzione di numerosi media italiani incluso il Corriere della Sera che ha dedicato ampio spazio alla ricerca. Secondo la prima autrice, che ha dichiarato in precedenza come altri che “la scuola è un luogo sicuro”, i risultati della sua ricerca sono sufficientemente solidi per convincere il governo a riaprire le scuole il prima possibile. Lo studio, nonostante il grande clamore mediatico e gli endorsement di politici come la ex ministra Azzolina, non è mai stato pubblicato su rivista scientifica – e quindi non è ancora passato sotto le forche caudine della peer-review. Uno studio italiano che invece ha superato la peer-review della rivista Eurosurveillance indica che la trasmissione nelle scuole della provincia di Reggio Emilia si è verificata in un numero di casi non trascurabile, in particolare nella fascia di età 10-18 anni, ovvero nelle scuole medie e superiori. La pericolosità della scuola era stata inoltre sottolineata da analisi apparse su riviste prestigiose come Science, Nature e Lancet. Il comitato tecnico scientifico indipendente del Regno Unito (Independent SAGE) nota che per aprire le scuole in modo sicuro dovremmo affidarci a dei dati (tempestivi) non a delle date. Tuttavia, il periodo di riferimento dello studio di Gandini e altri è relativo a una fase molto precoce della seconda ondata, dal 20 settembre all’8 novembre, 2020, quando il rischio di contagio era quindi relativamente basso. Inoltre, è importante considerare il pericolo addizionale creato dalle nuove varianti, molto più letali e rapide nella trasmissione. A tale proposito, i risultati dello studio di Gandini e altri suonano piuttosto datati. Sappiamo bene che la chiusura delle scuole è un problema serio per i ragazzi in termini di benessere psicologico e comportamenti legati alla salute, specialmente tra quelli che vivono in famiglie di basso stato socioeconomico. Ma sappiamo bene anche quali sono le condizioni per mettere le scuole in sicurezza. (...) “In situazioni con alti livelli di trasmissione nella comunità, la prevalenza di COVID-19 all’interno della scuola è influenzata dalla prevalenza nella comunità”. (...) quando la pandemia è fuori controllo nel territorio è impossibile ridurre i contagi senza chiudere le scuole. La seconda condizione per avere delle scuole davvero sicure è adottare strategie basate su tamponi rapidi (ogni 3-5gg) al fine di identificare in modo tempestivo i nuovi contagi a scuola e suggerire l’isolamento di 10 giorni per tutti i casi positivi al test. I soldi buttati in banchi a rotelle dovevano essere utilizzati per sistemi di sorveglianza epidemiologica, diagnosi di massa e monitoraggio dei focolai. In alcuni casi, i risultati provenienti da questi test rapidi devono essere confermati dai tamponi molecolari, molto più affidabili. Sono necessari tracciamenti tempestivi con un sistema di sorveglianza epidemiologica rapido e procedure di isolamento efficaci e rigorose, oltre ad altri interventi come le mascherine, pulizia dei locali, lavaggio delle mani e l’aerazione delle aule. Senza questi interventi, frasi come “la scuola è sicura” rimangono pie illusioni. Infine, è bene chiarire cosa s’intende per “scuola sicura” e quanto si vuole alzare o abbassare l’asticella della sicurezza. Per chi crede che “ogni contagio è un contagio di troppo” e che le strategie “Covid zero” di paesi come Taiwan, Australia, Nuova Zelanda, Vietnam, Singapore (quelli che hanno avuto poche decine o centinaia di morti) siano percorribili, la scuola così com’è non è per niente sicura. Chi invece accetta il fatto che sia inevitabile continuare ad avere altre migliaia di decessi, ed è trascurabile il fatto che una parte di questi provengano dai contagi a scuola, ha deciso che una proporzione di vite umane sono sacrificabili sull’altare di alcuni altri valori della società. Forse è un caso che la prima autrice dello studio, così ampiamente diffuso dal Corriere della Sera, nonostante non sia mai apparso in una rivista scientifica peer review, abbia in passato fatto affermazioni come queste: “Il virus deve diffondersi, perché più persone sviluppino immunità, e sia possibile curare l’infezione anche con il plasma di pazienti guariti“. E poi: “L’età media dei deceduti è 81 anni e il rischio riguarda soggetti con due o tre patologie croniche. Molti precisano infatti che la causa di morte non è ‘per’ Covid-19 ma ‘con’ il Covid-19. I migliori modelli predittivi per l’Italia stimano che avremo al massimo 4 mila decessi Covid-19 alla fine dell’epidemia”. O forse no. Roberto De Vogli Professore, Università di Padova
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