#uniformi militari
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witekspicsoldpostcards · 1 year ago
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Italian postcards with uniforms of soldiers from: France, Austro-Hungary & Germany.
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tuttomilitare · 2 months ago
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Tutto Militare ti aspetta per offrire la migliore selezione di articoli militari:
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scienza-magia · 10 months ago
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Chi ha inventato veramente la stampa?
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Quando si parla di questo argomento, la prima persona che viene in mente a tutti è il tedesco Johannes Gutenberg, l’orafo e poi tipografo tedesco al quale fu commissionata nel 1453 la stampa di 180 copie della bibbia. La sua invenzione dei caratteri mobili, cioè utilizzare delle unità mobili per duplicare un testo su carta, fu una genialata, per il XV secolo. Questo procedimento, che permetteva una pubblicazione delle opere più veloce e in grande quantità, diede un  enorme impulso alla divulgazione e alla circolazione dei libri. Ma è stato veramente lui il primo ad inventarla? In realtà…no! O perlomeno, sarà stato anche il primo in Europa, ma se ci rivolgiamo verso oriente, per i caratteri mobili possiamo tornare indietro fino all’XI secolo. Infatti intorno al 1045, durante la dinastia Song, l’inventore cinese Bi Sheng creò dei caratteri incisi nella porcellana, che però li rendeva molto fragili e quindi facilmente danneggiabili. Per questo motivo non erano molto adatti ad una stampa su larga scala. Il suo sistema fu però migliorato a più riprese: prima intorno al 1300 ad opera di Wang Zhen, un ufficiale di corte che creò dei caratteri mobili incisi nel legno, ma che, come quelle create dal suo predecessore, non potevano essere riutilizzate a lungo, e più tardi, intorno al 1490, dal tipografo Hua Sui, che riuscì a creare dei caratteri utilizzando il bronzo.
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Illustrazione di un'antica macchina tipografica europea in legno Ma se parliamo di caratteri in metallo, allora per le prime stampe possiamo tornare ancora più indietro, fino alla Corea del 1234, dove il politico Choe Yun-ui pubblicò una cinquantina di copie di un libro che descriveva le tipologie di uniformi che i militari e i civili dovevano indossare durante le cerimonie. Tutto questo quindi molto prima delle pubblicazioni di Gutenberg. Non a caso c’è chi pensa che in Europa la stampa sia arrivata proprio dall’oriente verso la fine del XIV secolo, ma non c’è ancora nulla di certo. Invece, la maggior parte degli studiosi concorda sul fatto che la tecnica di Gutenberg fu quella che si diffuse maggiormente nel mondo. Ma prima ancora? In realtà, potremmo tornare ancora più indietro e fare un tuffo tra gli antichi Sumeri, se vogliamo. Infatti già questa remota civiltà della Mesopotamia, che si sviluppò tra il IV e il III secolo A.C. riuscì a creare delle stampe rudimentali utilizzando dei sigilli cilindrici fatti di pietre dure o ossa, e di cui si servivano per stampare sull’argilla dei simboli amministrativi o religiosi. Tanti esemplari di questi cilindri e delle rispettive stampe si possono ancora oggi osservare al museo del Louvre di Parigi. E sull’Italia si può dire qualcosa? Ovviamente riguardo al nostro paese dobbiamo tornare molto più avanti nel tempo, infatti dopo Gutenberg le stamperie si diffusero rapidamente in tutte le principali città europee, ma soprattutto in Italia che fu una delle nazioni che spinsero maggiormente la diffusione dei libri. La prima opera pubblicata nel nostro paese fu un libro di grammatica latina per giovani, stampata nel 1465 in un monastero di Subiaco, nel Lazio. Inoltre non possiamo non ricordare Gianbattista Bodoni, il tipografo piemontese che intorno al 1790 creò a Parma il carattere tipografico che porta il suo nome: il font Bodoni, appunto. Read the full article
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Spagna, il "finto colpo di Stato" e la battaglia con lanci di farina e uova
Da oltre 200 anni a Ibi, nella regione di Alicante, in Spagna, si tiene Els Enfarinats, una festa tradizionale, che consiste in una battaglia a colpi di farina e uova.  Vestiti con uniformi militari, gli “Infarinati” organizzano un finto “colpo di Stato” occupando l’ufficio del sindaco e stabilendo leggi assurde mentre la fazione opposta (“La oposicio”) prova a impedirlo. Chi viola le nuove leggi…
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fashionbooksmilano · 5 years ago
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Album
225 fotografie di italiani in uniforme dal 1860 al 1945
Luigi F. Imperatore e Franco Mesturini
Ermanno Albertelli Editore, Parma 1989, 156 pagine, ISBN 9788885909052
euro 25,00
orders to:     [email protected]
ordini a:        [email protected]
twitter:@fashionbooksmi
instagram:         fashionbooksmilano, designbooksmilano      tumblr:                fashionbooksmilano, designbooksmilano
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aitan · 3 years ago
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Se investi tanti soldi in armamenti e nel mantenimento della macchina bellica (generali, caserme, ufficiali di ogni ordine e grado, vettovagliamento, trasferte, paghe di sergenti, tenenti, soldati e soldatini, corsi di aggiornamento, tecnologie innovative di controllo del territorio e di invasione, cyberattacchi, spie, ricerca di strumenti avanzati di distruzione, psicofarmaci, campagne di propaganda militare e militarista, uniformi, medaglie e scarponi), se tieni armi e munizioni ad invecchiare negli arsenali e nei magazzini e gli eserciti inattivi e inoperosi per lungo tempo, se senti sfuggire il consenso e diminuire il patrimonio pubblico (che hai in larga parte investito in munizioni e armamenti), prima o poi la fai una bella guerra di conquista che rimette in moto la storia e dà senso alle crescenti spese militari del tuo armato Paese.
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Se no è come avere una Ferrari chiusa ad ammuffire in garage. Che poi, quel raro giorno che la tiri fuori, mica puoi andare a prendere il latte al bar all’angolo guidando a 30 all’ora e fermandoti ad ogni semaforo? La devi far sfogare la bestia. Devi sentire rombare il motore. E ti butti a 200 all’ora sulla provinciale senza pensare che all’improvviso un bambino può attraversare la strada per andare a scuola o per recuperare un pallone.
Da In armi, inermi e disarmati
Opinioni di un disfattista, seconda parte.
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yoshimihasegawa · 3 years ago
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#Repost @ruggierodesantis with @make_repost ・・・ Perché indossiamo i nostri abiti? O meglio, in altre parole: perché siamo tanto attratti dalla bellezza? È probabile che come specie gli esseri umani abbiano questa propensione innata a cercare la bellezza in tutte le possibili incarnazioni del suo ideale astratto. Questo insopprimibile desiderio ci porta ad agire sul mondo che ci circonda per dargli una nuova forma e creare degli oggetti con le nostre stesse mani. L’archetipo dell’abbigliamento attuale è il lounge suit Inglese, l’abito maschile formale che abbina due pezzi, giacca e pantaloni, ricavati da un medesimo tessuto. Si può dire che l’abbigliamento moderno sia nato in Inghilterra e qualsiasi indagine sulla sartoria italiana risulterebbe incompleta se non si facesse menzione dei progenitori britannici. Per le sartorie di Savile Row, che si svilupparono nel periodo delle due guerre mondiali in concomitanza con una maggiore richiesta di uniformi militari, gli abiti dovevano essere la manifestazione fisica della quintessenza del gentiluomo inglese. Tuttavia, si prestava maggiore attenzione alla struttura e alla silhouette in generale, piuttosto che agli elementi decorativi. L’abito “su misura” si caratterizza per un taglio strutturato che valorizza con naturalezza il fisico di chi lo indossa. Ogni singolo punto di cucitura ha una sua precisa funzione. Mentre gli italiani e i francesi si sono dedicati a perfezionare tanto le cuciture strutturali quanto quelle decorative fatte a mano, la tradizione inglese pone abitualmente l’accento sull’aspetto strutturale: se le macchine da cucire garantiscono cuciture più uniformi e resistenti, non c’è motivo di ricorrere a quelle fatte a mano. Questo efficiente razionalismo è alla base della visione britannica contemporanea dell’attività artigianale. Gli italiani, tuttavia, hanno scelto un approccio totalmente differente, facendo delle cuciture a mano un caposaldo della propria estetica, aspirando a creare abiti confortevoli e dalle linee morbide che diventino il naturale complemento di chi lo indossa. https://www.instagram.com/p/CR31OqKrWAF/?utm_medium=tumblr
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oydis · 5 years ago
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Loreena Military Uniform
I wanted my first post to be about a project I put my heart and soul into. It’s a simple edit of the base game outfit for the astronaut career, but I’d like to think I spruced it up a bit. What is different: skirt (duh!), all details in gold/silver with bright shine, and now the color of the stars on the shoulders matches with everything else :)
The colors reflect my own taste and a general idea of how a proper uniform should look; plus a joke-shade in tiffany blue.
Perks include:
Female, Teen to Elder
Base Game Compatible
36 swatches (18 main outfit colors, each comes with gold or silver details)
color-tagged
all LODs
custom shadow, specular and normal maps
disabled for random
More info and download link after the cut
As I mentioned, this is a simple edit, but it was still a struggle for a beginner such as myself. However, I’m pretty proud of how it turned out in the end. It might look like there’s little difference, but the devil is in the details and I really, really, really wanted those buttons to be metallic and all the details to be shinier. Also, as soon as I noticed that the stars on the shoulders were a different shade of gold than everything else on the uniform I couldn’t unsee it.
Stay tuned for a recolor of the EA version in the same palette I used here. I also wouldn’t rule out another simple edit of those pants.
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I’m sorry for the poor quality of the pictures, my pc is old and it can’t handle high graphics. This also means that there could be issues I couldn’t notice. If that’s the case, do let me now and I will try and see if I can fix it. I’m no expert so I might not be able to, but I will still try :)
Loreena Military Uniform
This post is now outdated, find the new, improved version of Loreena .:HERE:.
Stay safe and happy simming!
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downloads   ||   my cc posts   ||   recolors of my cc   ||   ☕️
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corallorosso · 4 years ago
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"FU ADOTTATO UN METODO CHE LA CHIESA CONSIDERAVA CRISTIANO, OSSIA GENTE CHE SI ALZA IN VOLO E NON ARRIVA A DESTINAZIONE." I VOLI DELLA MORTE (VUELOS DE LA MUERTE) I vuelos de la muerte furono una pratica di sterminio attuata durante la Guerra sporca in Argentina e in Cile nell'ambito del cosiddetto Processo di Riorganizzazione Nazionale(1976-1983). Mediante i vuelos de la muerte migliaia di dissidenti politici, o ritenuti tali, furono gettati in mare vivi e sotto l'effetto di droghe da appositi aerei o elicotteri militari. Come avvenivano i voli della morte? I detenuti che venivano trasladados ("trasferiti", termine usato dagli aguzzini per indicarne l'eliminazione definitiva), di norma erano raggruppati nel sottosuolo di un Centro di Detenzione Clandestino. Qui gli ufficiali comunicavano loro che sarebbero stati trasferiti ad un centro di detenzione situato nel Sud del paese, e che quindi sarebbero stati sottoposti ad una vaccinazione per evitare il diffondersi delle malattie durante il volo. In realtà, quest'ultima consisteva in un'iniezione di tiopental sodico, che aveva lo scopo di addormentare le vittime (ma non di ucciderle). A questo punto i detenuti, vivi ma incoscienti, venivano spogliati, caricati su camion, trasportati al più vicino aeroporto militare e imbarcati sugli aerei. La maggior parte dei detenuti veniva lanciata ancora in stato di incoscienza, ma vi sono alcuni casi in cui qualche vittima si sia risvegliata e sia stata buttata a mare in stato cosciente. Come venne testimoniato dall'ex repressore dell'ESMA Adolfo Scilingo, tutti gli ufficiali, a turno, prendevano parte all'operazione, che durava all'incirca un'ora e mezza. (...) In un'intervista di Martín Castellano a Adolfo Scilingo (4 ottobre 1997), quest'ultimo afferma: «I voli furono comunicati ufficialmente da Mendía (viceammiraglio della Armada, la marina militare) pochi giorni dopo il golpe militare del marzo 1976. Ci è stato spiegato che le procedure per lo smistamento dei sovversivi nell'Armada si sarebbero svolte senza uniformi, indossando solo scarpe da ginnastica, jeans e magliette. Ci ha spiegato che nell'Armada i sovversivi non sarebbero stati fucilati, giacché non si volevano avere gli stessi problemi avuti da Franco in Spagna e Pinochet in Cile. E neanche bisognava "andare contro il Papa", ma è stata consultata la gerarchia ecclesiastica ed è stato adottato un metodo che la Chiesa considerava cristiano, ossia gente che si alza in volo e non arriva a destinazione. Davanti ai dubbi di alcuni marinai, si è chiarito che "i sovversivi sarebbero stati buttati nel bel mezzo del volo". Di ritorno dai voli, i cappellani cercavano di consolarci ricordando un precetto biblico che parla di "separare l'erba cattiva dal grano".» Sebbene vi siano pochi dati in proposito, la sparizione dei cadaveri dei desaparecidos tramite il lancio da aerei sembra essere stato un metodo molto diffuso, in aggiunta a quello delle tombe clandestine. I Centri Clandestini di Detenzione (CCD) collegati a questa pratica erano soprattutto la ESMA, l'Olimpo, la Perla, il Campito. In particolare, quest'ultimo centro clandestino fu allestito in prossimità dell'aerodromo appunto per facilitare il trasporto dei detenuti agli aerei. L'Aeronautica uruguaiana ha ammesso nel 2005 di aver effettuato voli della morte in collaborazione con le Forze Armate argentine(Operazione Condor). (...) Fabio Casalini
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lemandro-vive-qui · 3 years ago
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"Non vorrei vivere in un mondo senza cattedrali. Ho bisogno della loro bellezza e del loro splendore contro i colori sporchi delle uniformi militari. Amo le parole potenti della Bibbia. Ho bisogno della forza della loro poesia. Ne ho bisogno di contro la decadenza della lingua, e alla tirannia delle vuote parole d'ordine. Ma esiste un altro mondo nel quale non voglio vivere: il mondo in cui il pensiero indipendente viene demonizzato e le cose migliori che ci è dato sperimentare vengono bollate come peccati. Un mondo nel quale il nostro amore è rivendicato da tiranni, oppressori e assassini. Non c'è nulla di più assurdo che esortare le persone dal pulpito a perdonare esseri di tal fatta, e persino ad amarli. Ed è per questa ragione che non possiamo solo mettere in disparte la Bibbia, dobbiamo buttarla via completamente. Parla solo di un Dio che si compiace di se, affettatamente superiore. Nella sua onnipresenza, il Signore ci osserva giorno e notte. Annota il nostro agire e il nostro pensiero. Ma cos'è un uomo senza segreti? Senza i pensieri e i desideri che lui, e lui solo, conosce? Il Signore Iddio non considera che ci ruba l'anima con la sua sfrenata curiosità? Un anima che dovrebbe essere immortale? Ma chi in realtà vorrebbe essere immortale? Che noia sarebbe sapere che ciò che accade oggi, in questo mese, in questo anno, non conta? Niente ha importanza. Nessuno qui sa che cosa vorrebbe dire esserci in eterno. Ed è una benedizione il fatto che non lo sapremo mai. Ma una cosa ve l'assicuro: sarebbe un inferno questo eterno paradiso dell'immortalità. È la morte, e solo la morte, a conferire all'attimo la sua bellezza e il suo terrore. È solo in virtù della morte che il tempo è vivo. Perché il Signore ignora tutto questo? Perché ci minaccia con una eternità che può significare un'intollerabile desolazione? Non vorrei vivere in un mondo senza cattedrali. Ho bisogno dello splendore delle loro vetrate. Della loro fresca quiete. Del loro imperioso silenzio. Ho bisogno della sacralità delle parole. Della sublimità della grande poesia. Ma ho parimenti bisogno della libertà e di ribellarmi contro ogni forma di crudeltà del mondo. Perché l'una è niente senza l'altra. E nessuno mi costringerà a scegliere."
[Night Train to Lisbon - 2013]
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tuttomilitare · 7 months ago
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Medagliere a 13 Posti su Tre File: Un Simbolo di Eccellenza e Dedizione
Siamo lieti di presentare il Medagliere a 13 Posti, confezionato in esclusiva per un nostro affezionato cliente, un'opera d'arte realizzata su tre file che onora il coraggio, la dedizione e l'eccellenza del personale militare. Questo medagliere è il risultato di un'attenta selezione di medaglie prestigiose, ciascuna con un significato speciale e un valore inestimabile.
Il nostro medagliere è realizzato con estrema cura e precisione, utilizzando materiali di alta qualità per garantire durata e resistenza nel tempo. La disposizione su tre file permette una visibilità ottimale di ogni medaglia, enfatizzando l'importanza e il significato di ciascuna.
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academybdsm · 5 years ago
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Lesson 26 🙄
"DRESS CODE"
Nell'ambito BDSM, il dress-code è un codice di regole che definisce l'abbigliamento appropriato per eventi o luoghi di socializzazione e incontro, come club privè o feste private.
Il dress code deve essere rispettato in maniera curata e attenta, e impone in modo piuttosto rigido quali abbigliamenti siano consentiti, e quali invece siano fuori luogo.
Spesso la sanzione per l'inosservanza del dress code consiste nell'esclusione dalla festa o dalla situazione di incontro; il dress code funge in questo senso come una sorta di parola chiave, che individua i soggetti appartenenti alla comunità distinguendoli da tutti gli altri.
La regola basilare riguarda la funzione erotica dell'abbigliamento, che deve in ogni caso risaltare per feticismo o per esibizionismo o appetibilità sessuale.
Sono dunque da escludersi abiti come jeans o t-shirt, e in linea di massima tutti gli abbigliamenti di uso quotidiano o domestico, quali tute o pantaloni comodi, scarpe da ginnastica etc.
L' abbigliamento che di norma viene adottato nei dress code più usuali, prevede: abiti di gomma, di latex o di pelle, uniformi militari, in particolare per gli uomini, con esclusione per lo più di uniformi naziste, che in alcuni paesi sono considerate sconvenienti.
Uniformi scolastiche, soprattutto per le donne. Abiti formali da lavoro, modificati con accessori per sottolineare il ruolo dominante o remissivo del soggetto (ad es. la frusta, o il collare).
Abiti particolarmente provocanti o esibizionisti, soprattutto nel caso di soggetti sottomessi, in particolare donne; questo abbigliamento può prevedere anche l'esposizione di parti erotiche del corpo come il seno o le natiche.
Il mero abbigliamento intimo, con l'uso tuttavia di capi di uso non quotidiano, come la guepiere, il corsetto, o per gli uomini il perizoma, ovvero di intimo di latex o fetish.
Feste BDSM: tutte le regole per partecipare:
... questa particolare fantasia, ci porta col pensiero alle feste del genere Eyes Wide Shut, e vi aspettate la parole d’ordine, non è vero?
In realtà, le tinte indecenti qui si applicano fino a un certo punto, non c’è segretezza ma caso mai riservatezza (indispensabile!) e… dimenticatevi la scena dell’orgia!
Se fate parte del 20% di persone che mette in atto i desideri attinenti alla sfera del BDSM, un ottimo modo per saperne di più può essere frequentare le feste BDSM che si svolgono in tutta Italia, ottime occasioni per incontrare delle persone e imparare qualcosa di nuovo.
Come trovare le feste BDSM? La prima cosa da fare è una ricerca su Google: provate a cercare “Feste BDSM” seguito dalla vostra città o da quella più vicina. Se proprio vi va male, cercate il capoluogo della vostra regione o un’altra grande città nei dintorni.
Alcune feste sono organizzate da discoteche o club privé, e in questo caso si tratta solitamente di feste a tema dove potrete comunque trovare appassionati del genere.
In altri casi gli organizzatori sono associazioni o persone che praticano BDSM da molti anni
👑 (Tratto dal web)
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Israele, 200 terroristi nascosti nello Shifa dopo 7 ottobre
“Questo posto dopo il 7 ottobre ha costituito un nascondiglio per circa 200 terroristi di Hamas che avevano partecipato alle stragi e che sono scappati qua”: lo ha affermato il portavoce militare israeliano Daniel Hagari parlando dell’ospedale Shifa di Gaza, dove oggi Israele ha compiuto un’incursione. Hagari ha aggiunto che i militari hanno trovato “uniformi di cui membri di Hamas si sono…
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fashionbooksmilano · 6 years ago
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Auktionhous Andreas Thies EK
39.Auktion  „Der Expertenmarkt“
Andreas Thies e. K. , Nürtingen 2009, 269 Seiten
euro 30,00*
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„Der Expertenmarkt“
 Militärhistorische Antiquitäten – Allgemein Fliegertruppe 1. Weltkrieg Orden und Militaria 1933 – 1945
 39. Auktion  -  12. bis 13. Juni 2009
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flickr:                   fashionbooksmilano
instagram:          fashionbooksmilano
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love-nessuno · 5 years ago
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Il Tricolore
Il tricolore italiano quale bandiera nazionale nasce a Reggio Emilia il 7 gennaio 1797, quando il Parlamento della Repubblica Cispadana, su proposta del deputato Giuseppe Compagnoni, decreta "che si renda universale lo Stendardo o Bandiera Cispadana di Tre Colori Verde, Bianco, e Rosso, e che questi tre Colori si usino anche nella Coccarda Cispadana, la quale debba portarsi da tutti". Ma perché proprio questi tre colori? Nell'Italia del 1796, attraversata dalle vittoriose armate napoleoniche, le numerose repubbliche di ispirazione giacobina che avevano soppiantato gli antichi Stati assoluti adottarono quasi tutte, con varianti di colore, bandiere caratterizzate da tre fasce di uguali dimensioni, chiaramente ispirate al modello francese del 1790.
E anche i reparti militari "italiani", costituiti all'epoca per affiancare l'esercito di Bonaparte, ebbero stendardi che riproponevano la medesima foggia. In particolare, i vessilli reggimentali della Legione Lombarda presentavano, appunto, i colori bianco, rosso e verde, fortemente radicati nel patrimonio collettivo di quella regione:: il bianco e il rosso, infatti, comparivano nell'antichissimo stemma comunale di Milano (croce rossa su campo bianco), mentre verdi erano, fin dal 1782, le uniformi della Guardia civica milanese. Gli stessi colori, poi, furono adottati anche negli stendardi della Legione Italiana, che raccoglieva i soldati delle terre dell'Emilia e della Romagna, e fu probabilmente questo il motivo che spinse la Repubblica Cispadana a confermarli nella propria bandiera. Al centro della fascia bianca, lo stemma della Repubblica, un turcasso contenente quattro frecce, circondato da un serto di alloro e ornato da un trofeo di armi.
L'epoca napoleonica
La prima campagna d'Italia, che Napoleone conduce tra il 1796 e il 1799, sgretola l'antico sistema di Stati in cui era divisa la penisola. Al loro posto sorgono numerose repubbliche giacobine, di chiara impronta democratica: la Repubblica Ligure, la Repubblica Romana, la Repubblica Partenopea, la Repubblica Anconitana.
La maggior parte non sopravvisse alla controffensiva austro-russa del 1799, altre confluirono, dopo la seconda campagna d'Italia, nel Regno Italico, che sarebbe durato fino al 1814. Tuttavia, esse rappresentano la prima espressione di quegli ideali di indipendenza che alimentarono il nostro Risorgimento. E fu proprio in quegli anni che la bandiera venne avvertita non più come segno dinastico o militare, ma come simbolo del popolo, delle libertà conquistate e, dunque, della nazione stessa.
Il Risorgimento
Nei tre decenni che seguirono il Congresso di Vienna, il vessillo tricolore fu soffocato dalla Restaurazione, ma continuò ad essere innalzato, quale emblema di libertà, nei moti del 1831, nelle rivolte mazziniane, nella disperata impresa dei fratelli Bandiera, nelle sollevazioni negli Stati della Chiesa.
Dovunque in Italia, il bianco, il rosso e il verde esprimono una comune speranza, che accende gli entusiasmi e ispira i poeti: "Raccolgaci un'unica bandiera, una speme", scrive, nel 1847, Goffredo Mameli nel suo Canto degli Italiani.
E quando si dischiuse la stagione del '48 e della concessione delle Costituzioni, quella bandiera divenne il simbolo di una riscossa ormai nazionale, da Milano a Venezia, da Roma a Palermo. Il 23 marzo 1848 Carlo Alberto rivolge alle popolazioni del Lombardo Veneto il famoso proclama che annuncia la prima guerra d'indipendenza e che termina con queste parole:"(…) per viemmeglio dimostrare con segni esteriori il sentimento dell'unione italiana vogliamo che le Nostre Truppe(…) portino lo Scudo di Savoia sovrapposto alla Bandiera tricolore italiana."
Allo stemma dinastico fu aggiunta una bordatura di azzurro, per evitare che la croce e il campo dello scudo si confondessero con il bianco e il rosso delle bande del vessillo.
Dall'unità ai nostri giorni
Il 17 marzo 1861 venne proclamato il Regno d'Italia e la sua bandiera continuò ad essere, per consuetudine, quella della prima guerra d'indipendenza. Ma la mancanza di una apposita legge al riguardo - emanata soltanto per gli stendardi militari - portò alla realizzazione di vessilli di foggia diversa dall'originaria, spesso addirittura arbitrarie.
Soltanto nel 1925 si definirono, per legge, i modelli della bandiera nazionale e della bandiera di Stato. Quest'ultima (da usarsi nelle residenze dei sovrani, nelle sedi parlamentari, negli uffici e nelle rappresentanze diplomatiche) avrebbe aggiunto allo stemma la corona reale.
Dopo la nascita della Repubblica, un decreto legislativo presidenziale del 19 giugno 1946 stabilì la foggia provvisoria della nuova bandiera, confermata dall'Assemblea Costituente nella seduta del 24 marzo 1947 e inserita all'articolo 12 della nostra Carta Costituzionale. E perfino dall'arido linguaggio del verbale possiamo cogliere tutta l'emozione di quel momento. PRESIDENTE [Ruini] - Pongo ai voti la nuova formula proposta dalla Commissione: "La bandiera della repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a bande verticali e di eguali dimensioni". (E' approvata. L'Assemblea e il pubblico delle tribune si levano in piedi. Vivissimi, generali, prolungati applausi.)
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popolodipekino · 5 years ago
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“anche questa passerà“
[...] il giornalista radicale Carleton Beals, corrispondente del “Nation”, giunto in Italia nel 1921, e perciò testimone dell’avvento del governo fascista. In ottobre, nei giorni e nelle ore che precedettero l’ingresso a Roma delle squadre fasciste vittoriose, egli abitava insieme alla moglie in via della Croce Bianca, una strada che allora attraversava il Foro romano, in una casa sita a fianco delle organizzazioni sindacali.  Poté perciò osservare, nel corso delle tre notti che precedettero l’ingresso dei fascisti a Roma, bande di saccheggiatori fascisti che “stazionavano all’esterno e scaricavano i caricatori dei loro fucili contro le finestre o sparavano senza sosta alle luci delle case adiacenti”. Ancora il 30 ottobre Beals e la moglie “erano stati improvvisamente fatti segno a colpi di arma da fuoco non appena avevano messo i piedi fuori dal portone”. Per il giornalista radicale lo Stato forte era dunque giunto in Italia, ma egli faceva risalire tutto al fallimento dell’occupazione delle fabbriche del settembre 1920. Fu dunque testimone attento del rapido crollo del movimento operaio, del voltafaccia della monarchia, dell’inettitudine della classe dirgente liberale e dell’affermazione del fascismo. Beals denunciava le responsabilità di una burocrazia disonesta che, pur di rimanere al potere, aveva sostenuto per decenni ogni fazione violenta. Attaccava anche l’atteggiamento tenuto dai giornali americani e dai loro corrispondenti da Roma, i quali “passavano sopra questi fatti per il timore di disturbare il Mito Americano di una Europa in ripresa”. Osservava che se un evento così violento fosse avvenuto in un paese di lingua spagnola del continente americano, “per mantenere l’ordine, avremmo subito inviato marines, sotto il mantello della dottrina Monroe”. Sottolineava inoltre il carattere minoritario della rivoluzione fascista e come in Italia potesse avere luogo una guerra civile senza la partecipazione delle masse. Poteva accadere perché nel nostro paese né il governo né le leggi erano stati mai rispettati, e a determinare il corso degli eventi erano sempre state le minoranze attive capaci di occupare le piazze e di imporre la loro volontà a causa del fatalismo delle masse. [Nota. Ricorda Camillo Cianfarra, che stava assistendo all’ingresso da Porta Flaminia delle raccozzate truppe di Mussolini, che un uomo anziano, vicino a lui,osservando le squadre fasciste mentre sfilavano, aveva commentato: “ Anche questa passerà”.] Nelle convulse giornate del 28 e 29 ottobre egli poté testimoniare come la popolazione, nella sua stragrande maggioranza, rimanesse del tutto estranea agli eventi che stavano precipitando. Anche il governo sembrava all’oscuro di quanto stava accadendo, perché i fascisti si erano impadroniti del telegrafo e degli uffici postali. Le stesse autorità militari brancolavano nel buio, affidandosi a pattugli di ciclisti “che pedalavano furiosamente per le strade del paese per scoprire dove il grande esercito delle camicie nere era accampato”, e che tornavano “pedalando furiosamente per riprtare centinaia di voci contraddittorie”. Spostandosi nei vari quartieri della città egli ci consegna una cronaca delle convulse giornate, conclusesi con l’ingresso a Roma delle raccogliticce squadre fasciste. Racconta che nell’ora della mobilitazione fascista cominciò a piovere, senza che vi fosse altro segno di vita. Aveva allora preso a percorrere le strade della città, notando che i soldati mobilitati, “come rigidi pupazzi di legno”, attendevano “rannicchiati nei portoni delle piazze centrali, inzuppati nei cortili aperti”, ma che “nessun nemico era in vista”, come se “la rivoluzione e la controrivoluzione stessero aspettando che il cielo si schiarisse”. Beals coglieva il grottesco della situazione in quei soldati che in finto atteggiamento di guerra avevano il compito “di far rispettare uno stato d’assedio mai firmato, emesso da un ministro dimissionario ma ancora in servizio”. Si era anche spostato a piazza del Popolo e aveva preso ad attendere seduto al tavolo di un caffé, raccogliendo il sarcasmo dei rari passanti su questa singolare rivoluzione e sulla pioggia che “darà un taglio a tutto”. Si era portato poi a via del Tritone, e attraverso piazza Barberini aveva raggiunto il quartier generale fascista, dove aveva notato alcuni giovani che stazionavano armati all’ingresso. Beals aveva deciso allora di visitare i centri del potere. Al Quirinale non aveva notato nulla di insolito, “nemmeno un guardia in più”. Davanti al parlamento notò le “due uniformi grigio-oliva come in ogni giorno dell’anno”, e al Ministero dell’interno “due compagnie al completo di soldati, fradici e tremanti”. Egli continuava a chiedersi stupito dove fossero i fascisti, dove fosse la rivoluzione. Infine, qua e là, negli ampi cortili di alcuni dei palazzi del centro, intravide “distaccamenti di cavalleria, in attesa sotto la pioggia, in attesa dei fascisti, in attesa di ordini dal dimissionario governo, in attesa delle decisioni del re”. Ormai stanco, se n’era tornato alla sua pensione senza neanche più la voglia di verificare la consistenza della voce che aveva preso a circolare sui ventimila fascisti accampati sulla via Nomentana. [...]
da M. Canali, La scoperta dell’Italia. Il fascismo raccontato dai corrispondenti americani, 2017
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