#una di quelle cose che mi fanno scoppiare la testa
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demoni
nel mio corpo risiedono soltanto demoni, di un angelo che voglia custodirmi non si intravede neanche l’ombra. sono rinchiusa in questa cella da anni, anni che sembrano secoli, spenta, prosciugata, rassegnata osservo tutti i miei demoni dallo spioncino di questa gelida cella che gentilmente mi ospita, li guardo decidere per me, decidere della mia vita, tutti sorridenti. mi trovo in questo buco nero, ci sono loro a farmi compagnia, mi sussurrano “fallo” in continuazione, a volte gridano e mi fanno immaginare scene che nessuno vorrebbe vedere, mi fanno immaginare morta, sempre in modi diversi, e ormai da un po’ ho iniziato a trovare conforto in quelle immagini che qualsiasi altra persona troverebbe raccapriccianti. tolgono un pezzo di vita dal mio corpo ogni giorno, la cella si fa sempre più piccola e man mano diventa più fredda. tutt’intorno non c’è niente, mi riempie solo un immenso vuoto fin dentro le ossa. sento il rumore, il rumore mi fa uscire fuori di testa, genera in me reazioni talvolta incontrollabili, e tutto l’odio che ho dentro lo proietto sul mio corpo mescolandolo alla rabbia che non mi abbandona mai, e ad ogni proiezione corrisponde una cicatrice, e ad ogni cicatrice corrisponde una storia che non vorrei mai dover raccontare, e ad ogni storia corrisponde un motivo per il quale preferirei di gran lunga essere morta. a volte sento bussare alla porta, ogni volta che la apro, di fronte a me ci sono loro: i miei demoni. ve li presento. uno è, appunto, la rabbia. eppure, se gli altri fossero in grado di vederlo con i loro occhi, penserebbero sia il più calmo, buono e gentile di tutti. perché rabbia è timido, si nasconde dagli altri, ma dentro questa cella fa un macello, semina caos da tutte le parti. il secondo che vale la pena nominare è odio, questo mi da il tormento perché sono la sua vittima migliore. per quanto possa estendersi anche al mondo esterno, il suo luogo preferito in cui scoppiare sarò sempre io, odio mi odia, ma io sono odio e odio è me e questo significa, per forza di cose, che io mi odio. lui è il demone che urla più forte di tutti. poi c’è solitudine, che se ne sta in disparte e cerca di non essere pesante, fa quasi tenerezza, poverino. ma quando si fa sentire, si fa sentire così forte da toglierti il respiro. lui è il mio preferito, ma forse è solo perché penso di meritarlo, è come se lo avessi invitato a vivere dentro di me senza pagare l’affitto. e poi ce ne sono altri mille, e quelli che ho nominato continuano a moltiplicarsi, e nessuno di loro sembra volersi spegnere mai, e tutti insieme sono immortali e gridano, gridano, gridano tutto il giorno e tutta la notte senza interruzioni.
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Ira, studentessa universitaria in cerca di sistemazione temporanea...
Come ogni mercoledì mattina mi sveglio nel mio letto divano,devo solo programmare la mia giornata,mi aspetta la lavatrice,è proibitiva si deve fare sempre dopo le 19 di sera,credo che sia una questione di risparmio energetico, sono riuscita a trovare questa mansarda per poco o quasi niente,quello che me l'affitta è un signorotto sulla settantina o poco più, credo abbia una famiglia,abbiamo in condivisione la cucina,ogni tanto sento qualche telefonata,a volte sono di lavoro,ex colleghi di lavoro anche quelli vecchi,probabilmente alla ricerca del posto fisso,soltanto una volta mi è capitato di sbirciare la chiamata di una ragazza probabilmente sua figlia,di sicuro ne ha una di figlia,vedo la foto appesa alla parete,due codini in testa,una foto dell'asilo.La fortuna di questa sistemazione è che non devo dare troppe spiegazioni sulla mia vita,sul mio passato,il Sud America fa male, ancora adesso mi sveglio con le gambe doloranti,non finirò mai di odiare i militari,si chiama Sistema di Sicurezza Nazionale, io la chiamo frequenza,una lunga intermittenza, a volte semplicemente sorrido di fronte al mio stato d'animo a volte la sofferenza si ferma e mi fa guardare al mio passato come per dire,non ti dimenticare, rimani viva,resta nel presente,ma non dimenticare mai,anche se le gambe ti faranno male sempre,sarai per sempre te,Aurelia,una lunga intermittenza, il cuore batte ancora,resta ancora con me.Il signorotto è sincero,non fa troppe domande,se ne intende della vita,è stato un sondatore, ha viaggiato moltissimo, credo che abbia girato il mondo per ragioni di lavoro,il Sud America lo co conosce molto bene,non abbiamo mai toccato l'argomento militari,la repressione brutale tacitamente approvata dalla sua gente,il Sud America è la sua ambiguità, quelle sfumature che fanno ancora male,come poterti dire io sono quella parte di te che non riesci ancora ad accettare,sicura del fatto che non riuscirei mai ad esprimere cosa sia veramente l'IRA ,tradotto Irish Republican Army, o semplicemente definirla attraverso la corrente,una scossa elettrica, mi basta la corrente elettrica per raggiungerti ovunque tu sia sarai sempre con me.L'imprevvisto ci fa male,quel non poter provvedere,le lacrime ci scorrono lungo il viso,quel filo che viene tranciato via,il cuore lo senti scoppiare,senti fisicamente il dolore,lo senti pulsare fino a tremare,non riesco a farti sentire il mio dolore,non riesco a dirti L'IRA sono io,una furia, Aurelia è viva,corre,mangia,beve,si innamora,ama la vita più di ogni altra cosa al mondo,sono riuscita a conoscere,persone,amori,muovermi,lavorare,mi sono laureata,ho conosciuto venezia, Ca' Foscari,il mio relatore Shaul,preso all'ultimo momento. Non c'è un programma predefinito per conoscere le persone,non esiste schema per inquadrarle,er definirle,non ci sono le razze,i colori,le religioni, esisto come essere umano,con le mie debolezze,mi sono persa di nuovo,finito di lavorare a Marghera faccio rientro a casa,non trovo più la strada,ma ecco che ci sono due ragazze, mi indicano il percorso, il mio senso dell'orientamento è catastrofico,sono costretta a fidarmi anche se non voglio,le mie barriera sono altissime.Finalmente rientro a casa,sono ospite da una ragazza,sicura è lesbica,per educazione non esprimo niente,sono contenta di rientrare,devo trovare un altra sistemazione, le lesbiche le definisco come dei fardelli invadenti.Tra le altre cose ho pagato il mio pernottamento a venezia,ad aprile ho altri appuntamenti, quindi non posso rimanere.Dopo la mia laurea ,trovare un posto di lavoro fisso è stato difficile, la mia resistenza a determinate condizioni di lavoro sono sempre al limite,la necessità di muovermi,non mi è concesso di rimanere ferma,ho cambiato paesi,ho vissuto in Bolivia,in Argentina e adesso in Italia,devo muovermi costantemente,ci sono sempre piani nuovi e diversi,l'Italia è uno di quei pochi paesi in Europa che non conosce il terrorismo Islamico, definiamo il King come una furia cieca,un qualcosa che si muove nell'anima,la riesci proprio a piegare la Germania.
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(via La lettera di [mini]marketing)
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Lettera anonima 💕✨
Ad un certo punto della notte, dovrebbe essere vietato svegliarsi di punto in bianco e pensare al cellulare.
Dovrebbe essere vietato tenerlo sotto al cuscino, prenderlo e iniziare a controllare.
Controllare se quel messaggio tanto atteso fosse arrivato proprio nel momento in cui abbiamo chiuso gli occhi,
con la speranza incastrata tra le ciglia.
Per una chiamata.
Avevo bisogno di te, quindi ho pensato di scriverti qualcosa, sono le 3:00 e non ho sonno, cioè in effetti sì, ma sono sveglia ad ascoltarmi le canzoni di Birdy miste a quelle dei Green Day, e pensando a te.
Mi manchi così tanto sai? Beh dicevo, vorrei che fossi qui con me e quindi boh dato che adesso non possiamo vederci, ho deciso di lasciarti questo ‘messaggino’ se così possiamo chiamarlo. Prima di leggerlo, per favore, ascolta questa musica come sottofondo: https://youtu.be/2rn-vMbFglI , che è una delle poche canzoni che mi fa pensare a te. Ci tenevo a scriverti già da mezzanotte perché l'ho sempre visto come un giorno speciale questo.. Ma non ho trovato subito le parole giuste da usare.. Oramai dopo tanti e tanti mesi passati insieme non so quanti messaggi ti ho scritto ma c'è sempre qualcosa che mi è sfuggito..
Forse non te lo dico spesso, ma amo quando mi rendi tua, tua e di nessun altro, e quando mi dai un bacio sulla testa e mi fai sentire più piccina, ma protetta. E ti chiedo scusa per tutti i miei sbagli, per tutte le mie mancanze.. Che sono tante, lo so. Lo so perché sono tante le volte che mi rimproveri. Non sono come mi vorresti, non lo sono nemmeno lontanamente e non so che darei, invece, per renderti fiero di me. Noto che i nostri screzi a lungo andare ci feriranno sempre più.. Per favore amore mio, se non sarò abbastanza matura nell'ammettere i miei errori aiutami tu. Dimmi sempre quello che provi, senza accusarmi o ferirmi se non è necessario. Cerca di comprendere le mie paranoie e le mie gelosie e i miei gesti e i miei dubbi. Io sono pronta a starti vicino, abbracciarti, capirti. Mi prenderò cura di te, sempre. Voglio starti accanto quando gioirai, per poter vedere la tua spensieratezza nei tuoi occhi ed esserci anche quando il dolore ti pervaderà il cuore, perché sai bene anche tu amore, che la vita ci fa affrontare tanti ostacoli prima di raggiungere la felicità. E perdonami se a volte non ti ascolto e parto in quanta con le mie idee, se non ti dimostro spesso ciò che significhi per me. Dovrei farlo ogni giorno, lo so bene. Perdonami se non sono abbastanza bella, se non ti invidiano tutti ad avere una ragazza come me e se non merito i complimenti che mi fai. Sai bene che mi fanno ridere perché trovo che non mi si addicano. Perdonami se sono incostante nel fare le cose, se ho le mie fissazioni, se sono strana. Perdonami se le ferite del passato non si cancellano, se ti do la colpa di tutto senza rendermene conto. Vorrei che mi capissi senza dover parlare, non mi accorgo invece che sono io la prima a non farti avvicinare e a nasconderti se c'è qualcosa che non va, per poi scoppiare all'improvviso. Perdonami se sono diventata così emotiva da piangere anche mentre scrivo questa lettera, perché temo che forse leggendo queste verità tu ti renda conto che non meriti di certo una come me. Nella vita ho sempre desiderato qualcosa. E sarà banale, ma ora che ho te mi sono accorta di quanto sia futile il resto. Il rumore della felicità, per me, coincide con il suono della tua voce. In tutto questo tempo l'amore che sento per te non ha smesso un solo istante di crescere e non smetterà di farlo nel tempo che
verrà. Grazie di essere entrato con prepotenza nella mia vita quando non volevo nessuno, quando credevo che ormai amare fosse solo un'utopia (che bimba che ero). Mi hai insegnato ad amare senza riserva, mi hai insegnato cosa significhi dedicarsi completamente ad un'altra persona, ad ammettere i propri errori quando è necessario. Ora mi trovo ad amarti in un modo che neanch'io credevo di poter fare. Sei il mio fidanzato, il mio migliore amico.. E mi stimoli sempre ad essere migliore. Ciò che ci lega è così unico e speciale da non poter essere sicuramente racchiuso in cinque lettere che sono sulla bocca di tutti. Perché noi questa storia l'abbiamo costruita pezzo dopo pezzo, con i nostri insaziabili baci, con le nostre litigate all'ordine del giorno, con svariati pianti da parte di entrambi, con l'allegria che racchiude le giornate passate insieme, con gli abbracci per strada, con le promesse mantenute e anche con quelle venute meno. Ti ho mostrato ogni sfaccettatura di me, il mio lato da bambina, i miei valori, le mie debolezze e anche l'orgoglio che ogni tanto caccio e che tu tanto odi. E se un giorno capita che vai via da me, poi torni e infondo mi dimostri che non mi abbandoni mai. Tu sei l'unico per cui valga la pena litigare e dannarsi ogni giorno. Non voglio un ragazzo perfetto, ne ti voglio uguale a me.. Ti voglio così, come sei. Mi hai fatto scoprire il vero senso delle parole: amare, vivere, ridere. C'è una vita intera davanti a noi, ti va di viverla insieme? Perché tu sei l'amore della mia vita. E io non vedevo l'ora di dirtelo.
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Domenica 1 agosto 2021, Mulino, 22:22
Sono seduta in sala da sola al buio davanti al computer mentre piango silenziosamente. Ad e Am sono in sala che giocano alla Play, IL è di sopra in camera, non so cosa stia facendo, Mc non so dove sia, mentre i miei genitori sono in sala da pranzo a guardare qualcosa alla tv probabilmente stanno già dormendo. Vorrei stare vicino a loro, vorrei guardarli giocare alla play, vorrei essere in camera di sopra a chiacchierare e ridere, vorrei stare nel divano coi miei a guardare un film insieme e commentarlo facendo battute. Lo vorrei tantissimo. Ma non riesco a fare nessuna di queste cose.
Non riesco a parlare, a fatica respiro mentre le lacrime continuano a scorrermi nelle guance. Sento delle fitte violente all'addome che mi tengono mezza paralizzata perché se mi muovo il dolore peggiora. Mi colano le lacrime dagli occhi e dal naso e mi sto bagnando il collo e i capelli e non riesco ad asciugarmi. Mi sento come se fossi fatta di pietra invisibile. Non riesco a raggiungere nessuna delle persone che amo, non riesco a stare in loro compagnia, ho paura di scoppiare a piangere, preferisco farlo piano qui in un angolo al buio senza che nessuno mi senta. Sono brava in questo, riesco a piangere molto silenziosamente se mi impegno. Non è vittimismo, spero che nessuno delle persone che conosco mi veda mai in questo stato pietoso, mi ODIEREI ancora di più se sentissi che provano pena per me, se pensassero che io stia solo cercando attenzioni. Non vorrei mai essere vista in queste condizioni. Mi sento come se mi fossi cagata addosso e avessi dei pantaloni bianchi al matrimonio di qualcuno in mezzo ad un parco in cui tutti mi vedono perché attirati dalla puzza. Questo è come mi sento ora, non vorrei essere guardata da nessuno mentre sto qui sopra a vomitare parole e a pulirmi la merda dai pantaloni. Ho passato uno dei weekend più belli dell'anno, ero al raduno di PL in una casa in collina nella valle affianco alla nostra. Sono felicissima, niente è andato storto, sono state ore bellissime una dopo l'altra. Eppure eccomi qui che piango in preda ad un attacco di panico che a malapena mi lascia scrivere e vomitare parole qui sopra. Mi scoppia la testa, ho abbassato al minimo la luminosità dello schermo perché ogni fotone mi trafigge il cervello come uno spillo, vorrei urlare e gridare aiuto, ma non posso farlo. Non posso cambiare così tanto la vita della mia famiglia, devo tenere duro e continuare a comportarmi a modo, senza nulla di strano. Non voglio dargli preoccupazioni. Voglio che siano fieri di me, voglio che mi vedano forte e capace di farcela da sola. Non voglio che pensino MAI che io possa farmi del male. Io voglio vivere, non voglio ammazzarmi. Non lo farei mai. Proprio perché non voglio essere un peso per nessuno di loro voglio tenere duro per più tempo che posso. Posso farcela, ho una vita bellissima. Un ragazzo meraviglioso, due gatti stupendi che amo come due figli e anche di più. Un sacco di amici VERI, belli, che mi amano così come sono, e so che sanno che non sono del tutto sana in testa, ma mi accettano così, ci giocano anche ci scherzano a volte, e questo mi fa sentire normale e accettata. Mi fa sentire amata e quando riesco a bere alla fonte del loro affetto per me è una delle cose più belle del mondo. Purtroppo ci riesco molto raramente perché è come se avessi una costante patina intorno al cuore che lo rende impermeabile alle robe belle che gli altri hanno per me. Razionalmente le vedo e le apprezzo, ma le emozioni positive, non arrivano sempre. Devo immaginarmele e ricrearle nella mia mente, non arrivano spesso al cuore e allo stomaco, non le sento sulla pelle. Non le vivo, le immagino cercando di capirlo dai loro gesti e dalle loro espressioni facciali. Le immagino e quindi immagino anche come dovrei reagire se stessi davvero provando e sentendo quelle emozioni.
Però, quando ho quei giorni fortunati in cui sento tutto, lì è l'apoteosi. Quando provo delle emozioni mi scuotono fino alle ossa, mi fanno venire i brividi e sono bellissime, sono potentissime, mi stancano da morire, ma dio dio dio se ne vale la pena. Anche solo il pensiero mi ha fatto andare con la mente a ricordi belli in cui le ho provate fortissimo e già questo mi sta facendo bene, non sto piangendo più, mi sta facendo respirare. Mi sento come se stessi bevendo un bicchiere d'acqua freschissima, quel tipo di sollievo lì. Forse, forse (forse), sta servendo a qualcosa scrivere qui sopra.
Se è bastato questo per bloccare l'attacco di panico, proverò anche le prossime volte. Vado a sciacquarmi la faccia e cerco di stare un po meglio per andare dalle mie sorelle, che domani riparto e voglio godermi a pieno la loro compagnia.
Qua è molto fresco, si sta benissimo. Il caldo delle ultime settimane mi stava uccidendo. Finalmente si respira. Sta cambiando il vento. Spero di portare un po' di questo fresco anche a casa mia.
#diario#bpd#bpd blog#bpd splitting#living with bpd#bpd stuff#bpd problems#panic attack#attacco di panico#sfogo#aiuto#diario borderline
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19/01/2021
Yoloo, ok non pensavo di scirvere con tanta velocità dato che ho creato il profilo poco tempo fa ... ma hey la mia mente è un uragano di pensieri.
Oggi ovvero ieri dato che sono le 03:30 del 19/01 è stata una giornata abbastanza tranquilla, la mia classe ha scioperato però mi sono comunque alzata per le 9:50 dato che dovevo fare dei giri ovvero andare in cartoleria ahhahahah
mi sono fatta una bella camminata e ho comprato un pacco di evidenziatori, so che può sembrare stupido ma io ero troppo felice in quel momento, ero al settimo cielo, ho comprato gli evidenziatori della stabilo pastello, e giustamente direte cos'hanno di speciale? bè sono il pacchetto di evidenziatori da 6 mi pare e li volevo da quando sono piccola, so che può sembrare stupido ma i miei non me li avevano mai comprati perchè lo ritenevano uno spreco di soldi.... oggi invece con i soldi vinti a natale sono riuscita a comprarmeli e niente ero veramente contenta ahaahahah
Poi ho stampato delle mappe che mi servivano per scuola e infine sono tornata a casa, ho sottolineato le cose da studiare e poi ho pranzato.
Oggi non sono riuscita a studiare , non avevo realmete voglia però non posso permettermi di non studiare i miei hanno troppe aspettative su di me, insomma 8 di media e il pianto se prendo un 6, a volte vorrei davvero essere come mio fratello è intelligente ma non studia sta sul 6 raso e non si preoccupa della scuola, i miei un pò lo stressano ma alla fine fanno le gioie per un suo 7, quanto vorrei fosse così anche per me, loro dicono che non gli importa ma io lo so che non è così, le vedo le facce deluse da un mio 6 o da un mio 7.... quindi come dicevo prima tanta pressione e ansia di non riuscire.... come si può capire l'ansia è una costante nella mia vita.
Verso le 18 mio padre mi ha accompagnato in palestra e ho finito 10 minuti prima così ho chiamato i miei e gli ho chiesto dove fossero e dicendogli che al massimo andavo a piedi a casa, che non faceva niente, anche se in realtà faceva tanto per me, quindi alle 20:30 nel completo buio sono tornata a casa da sola a piedi, mia madre mi ha chiamato quando ormai ero a buon punto e mi ha chiesto se mi doveva venire a prendere ma io ho tifiutato anche perchè ci poteva pensare prima e poi mi ha detto che qualunque cosa potevo chiamarla, io giustamente gliel'ho detto "tanto che mi deve succedere non siamo in un film" ed effettivamente non sono in un film, è andato tutto bene tranne per un paio di ragazzi che mi hanno messo un po' d'ansia, mia madre l'ho provata a chiamare in quel momento ma non rispondeva nessuno. In fondo dovevo aspettarmelo è tipico di loro.
sono tornata a casa e ho cenato, mi sono vista dei film fino a poco fa e poi mi sono messa nel letto, lo stress accumulato in quelle poche ora si è fatto sentire e quindi eccomi qui a scrivere per liberare la testa ed evitare di scoppiare a piangere per la pesantezza che sento sul petto con mio fratello accanto.
Un po' ha aiutato ma neanche troppo, mi sento sempre fuori posto, è una brutta sensazione sapete, come se fossi sempre, nel posto sbagliato al momento sbagliato, come se nessuno davvero mi volesse accanto. vorrei sentirmi importante per qualcuno a volte, mi aiuterebbe.
Vabbè buona notte :3
enjoy my blog :)
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3/11/2020
anche oggi la stessa storia. passo un paio di giorni tranquilli perchè sono lontano da casa e mi viene anche l’idea che magari sono io la cattiva, che sono io che voglio vedere sempre il marcio e mi sento anche in colpa. poi succede qualcosa che mi fa ricordare perchè vedo sempre il marcio, semplicemente perchè c’è. ed è tantissimo. ho vissuto una vita che ha fatto pena dal primo giorno all’ultimo, ho dovuto sopportare incroci di famiglie, portaceneri di cristallo che volavano sopra la mia testa e prendere colpi che non mi meritavo. però sono io la cattiva, sono io quella che se alza un po’ la voce deve essere zittita. oppure dovrei dimenticarmi di quando a 6/7 anni entrando in casa ho trovato quel pezzo di merda con le mani al collo di mamma e l’ho dovuto buttare in terra con una forza fisica che una bambina non dovrebbe neanche avere? o di tutte le volte in cui papà non c’era e se ne approfittava per rubare in casa? o i segni sul collo che mi ha fatto con le unghie qualche anno fa? o forse devo dimenticare tutte le volte in cui sono stata incolpata e picchiata per le cose che ha fatto lui, mi devo dimenticare le siringhe nascoste, i vetri della doccia frantumati, i carabinieri a casa ogni mese, tutte le volte in cui sono scappata da nonna perchè papà non c’era, tutti i giorni che ho passato a digiuno e poi quando finalmente potevo mangiare sono stata chiamata palla di grasso, tutte le volte che “non vali niente”, “sei una merda”, “sei solo una stronza opportunista che pensa ai cazzi suoi”, tutte le bugie che ho dovuto dire per passare una giornata fuori casa tranquillamente o tutte quelle che mi chiedevano di nascondere a vicenda. tutte le recite in cui tutti andavano ad abbracciare i genitori ed io andavo dalle maestre, tutte le volte in cui anche se faceva caldo a scuola non mi potevo togliere il grembiule perchè avevo i vestiti macchiati sotto. tutte le volte in cui mi sono vergognata come una ladra anche ad esistere vicino a persone che avevano tutto al loro posto ed io ero sempre quella che aveva bisogno di qualcosa, che aveva qualcosa di rotto o non lo aveva direttamente. tutte le volte in cui le cose per me sono state riciclate, in cui ho avuto più insulti che ti voglio bene e la percentuale dell’uno supera quello dell’altro in maniera abnorme. tutte le volte in cui sono dovuta stare zitta, ferma, ho dovuto nascondere tutto quello che succedeva per paura di essere portata via, tutte le volte in cui stando dai nonni avevo sempre i vestiti puliti, i capelli ordinati, venivo svegliata con un bacio e con una colazione sul tavolo e con tutte le attenzioni che un bambino dovrebbe avere. tutte le volte in cui non mi hanno fatto mancare nulla anche se non mi sono mai permessa di chiedere neanche una briciola, tutte le volte in cui nonna capiva come stessi anche se mi sforzavo di non farlo vedere, lasciandomi di sasso quando poi mi diceva “Myriam lo so che non stai bene, anche se non mi vuoi dire il perchè” perchè ero convintissima non se ne accorgesse come tutti gli altri. tutte le volte che papà veniva a cagliari solo per vedermi prima di andare a scuola, tutte le volte che appena incassava la prima cosa che faceva era portarmi a mangiare una bistecca solo noi due. tutte le volte che mi chiedeva di prestargli 50 euro e me ne ridava il doppio per ringraziarmi, tutte le volte che l’ho visto soffrire in silenzio perchè mi vedeva stare male. tutte le volte in cui quando avevo mal di pancia di notte e non riuscivo più ad alzarmi dal gabinetto per i dolori nonna mi portava un cuscino e si sedeva per ore sul bordo della doccia per farmi compagnia. la volta in cui ho chiamato mia zia per chiederle come si usasse la lavatrice perchè non ne potevo più di non avere mai nulla pronto e forse ero in prima o seconda media. tutte le volte in cui mi sono venuti attacchi di panico e avevo paura di morire in quel momento e mi guardavano come se stessi facendo finta. tutte le volte in cui ho inziato a scrivere lettere di addio perchè me ne volevo andare veramente, perchè non aveva senso continuare a vivere una vita del genere e poi mi sono sempre presa a schiaffi e mi sono insultata ancora di più per aver considerato veramente di farlo. tutte le volte in cui non ho avuto nessuno da guardare per tranquillizzarmi, tutte le volte in cui i regali di natale mi sono stati tirati addosso con le urla solo per averli chiesti, come fanno tutti i bambini. ed io non mi sono mai nemmeno mai permessa di insistere. tutte le volte in cui passavo giornate intere con i nonni solo giocando con una ranocchia di plastica, e tutte quelle in cui invece sono stata chiamata interessosa ed opportunista. tutte le volte in cui non vedevo l’ora di crescere per diventare indipentente. poi sono cresciuta. sono cresciuta e dopo tutti gli schiaffi che ho preso, dopo le urla che ho gettato, dopo un abuso, dopo essermi attaccata morbosamente a persone che mi hanno usato ed hanno approfittato del mio essere fragile e bisognosa di affetto per i loro scopi, dopo aver perso mio papà, l’unico sostegno che mi è rimasto, oggi, oggi non ce la faccio più. oggi mi fa male la gola dalle urla, oggi guardo gli ultimi mesi ed ho imparato ad occuparmi delle poche cose che ancora non sapevo fare. oggi vengo ancora vista come una stronza, come un pezzo di merda, oggi vengo vista come quella senza cuore a cui non frega un cazzo di niente. oggi si permettono a dare colpe al mio papà anche se non c’è più. si permettono di rinfacciare tutte le volte in cui non c’era lavoro e lui provava lo stesso a cercarlo. oggi sputano sul suo nome ed ho una rabbia che cresce e mi fa scoppiare la testa ed ho solo voglia di urlare così tanto ma così tanto che mi scoppia veramente la testa e mi fanno male anche le orecchie. e invece sto zitta. sto zitta a scrivere perchè è l’unica cosa che psoso fare, l’unico modo che ho per non perderla definitivamente la testa. ho bisogno di fare un pianto ad alta voce, ho bisogno di farne uno così grande da racchiudere tutti quelli che non ho mai potuto fare da 10 anni a questa parte, ho bisogno di fare un pianto che mi lasci serena e non mi sono mai sentita sicura di poterlo fare. non ho ancora trovato un posto in cui poterlo fare veramente.
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- Ciao.
- Ciao bellissimo, cerchi compagnia?
- Quanto vuoi?
- Dipende per quanto mi vuoi.
- Tutta la notte.
- Ti costerà parecchio.
- I soldi non sono un problema.
- Allora non ci sono problemi.
- Come ti chiami?
- Irina.
- No, questa sera no.
…
- Bella casa.
- Grazie.
- Ha un tocco femminile.
- Spogliati.
- Okay, vedo che sei uno che va subito al sodo.
- E mettiti questo.
- È un pigiama.
- Un pigiama di Totoro, sì. Mettitelo.
- Va bene.
- Cosa sono quelle?
- Le mie mutandine. Ti piacciono? Se vuoi posso…
- Toglile. Metti queste. Cotone, fascianti, da mercato. Sciogliti i capelli per favore e struccati. E se te lo chiedo hai le tue cose.
- Ho le mie cose?
- Sì, prendi.
- Che è?
- Una coppetta mestruale. Fai con comodo, io ordino due pizze.
…
- Eccomi.
- Stai bene.
- Grazie.
- Che pizza prendi?
- Boh, prosciutto e funghi.
- No.
- No?
- Assolutamente no. Devi prendere una pizza normale e poi incasinarla. Ribaltare completamente la ricetta come se ne andasse della tua stessa vita. E poi cambiare idea ogni cinque secondi mentre sto al telefono con il prontopizza.
- Vediamo… una verdure, ma con gli sfilacci e le melanzane al posto dei carciofi, i pomodorini al posto dei peperoni, i funghi al posto delle zucchine. E gli chiedi se possono mettere della mozzarella di bufala…? E se me la fanno al kamut. Ma sai che invece magari prendo un calzone. Secondo te il sushi è ancora aperto?
- Sei brava.
- Oh, è il mestiere mio.
- Dai, vieni qui sul divano.
- …
- Che fai?
- Ti monto sopra.
- Ma no. Mettiti qua accanto. Sbracata.
- Sbracata?
- Esatto. I calzini di spugna sul tavolino. Ogni tanto puoi anche grattarti una tetta se vuoi. Tieni, qui ci sono i popcorn al caramello e qua il telecomando. Scegli cosa vuoi vedere.
- Scelgo io?
- Sì. Però dev'essere una cosa che odio. Tipo La Casa degli Spiriti, Il Paziente Inglese, un film iraniano o una cosa giapponese di durata purgatoriale su questo che fa il violoncellista ma poi si trova a lavorare in un'agenzia di pompe funebri.
- Mi piace Ferro 3.
- Perfetto. Oh, è importante però che neanche a metà film ti addormenti. E se ti chiedo se stai dormendo, mi rispondi “no” nel sonno, così a me tocca vedermelo fino ai titoli di coda.
- Come un pirla?
- Come un pirla.
…
- Sveglia, è finito.
- Oh, scusa mi sono addormentata. Mi sa che ho pure sbavato.
- Eri perfetta.
- Che si fa adesso?
- Andiamo in camera da letto.
- Oh, finalmente scopiamo.
- No!
- No?
- No!
- E quando scopiamo?
- Boh, sabato, domenica, chissà. Ci aggiorniamo quando abbiamo un attimo libero. Adesso andiamo a letto e basta. Prima però ci laviamo i denti.
- Okay.
- Insieme.
- Okay.
- E tu fai la pipì.
- Ah, lo sapevo che eri un cazzo di feticista.
- No. Fai la pipì e intanto mi racconti della tua giornata. Di qualche stronza di collega che t'ha detto qualcosa di brutto e tu e tutto il giorno che ci stai male, perché pensi sempre che le persone siano migliori di come sono. E mi dici che hai paura, che ogni tanto ti senti sola e che ti giudichi sempre più duramente di tutti. E temi di essere una fallita.
- Va bene. E tu che fai?
- Io mi lavo i denti e non ti ascolto.
…
- Tisana?
- Te sei sicuro che non vuoi un pompino?
- Un che?
- Un pompino?
- Un…?
- Pompino.
- Più piano.
- Poooompiiiinoooo.
- Spelling.
- Pi. O.
- Non capisco.
- Io uso la mia bocca per…
- Ah. Quello. No. No, grazie. Come accettato. Digestiva o buonanotte.
- Eh?
- La tisana, digestiva o buonanotte.
- Buonanotte.
- Ottima scelta.
- E adesso?
- Adesso.
- Sì, adesso che vuoi che faccia?
- Vediamo. Okay. Adesso beviamo la tisana e poi dormiamo. E all'inizio stiamo abbracciati, ma poi abbiamo caldo e finiamo per dormire schiena contro schiena. Può essere che ogni tanto ci dedichiamo una mano, ma l'avvicinamento avviene solo in caso di correnti gelate o terrori notturni. Prima però guardo un attimo il cellulare, te giochi al gioco in cui devi servire sushi a giapponesi bidimensionali e interrompi solo ogni tanto per chiedermi chi è la troia con cui sto chattando. Al che io ti spiego che è mia cugina e litighiamo furiosamente. E poi domani l'Ikea e la sera il compleanno di uno dei tuoi cinquecento parenti. E tu mi sistemi la barba, e meglio con gli altri pantaloni, e ci metti due ore a fare qualsiasi cosa, e c'è sempre un problema, un casino, una tempesta in un bicchiere d'acqua o una vespa in soggiorno. E prima di un cinema impieghi il doppio del tempo per fare qualsiasi cosa. E reggi sta cazzo di scala. E mi descrivi forma, dimensioni e massa delle tue feci. E fai tanto senza che io te lo chieda. E sai di me cose che non t'ho manco detto. E intuisci fragilità, e fai un casino dietro l'altro per metterci un cerotto sopra, ma anche se la situazione di solito poi peggiora va bene uguale. E mi fai dei regali bruttissimi. E mi costringi a parlare dei miei sentimenti, anche se porca puttana, io di sentimenti ne ho quattro e ad un certo punto, pur di chiudere la conversazione, comincio a inventarmeli. E non c'è mai il numero giusto di cuscini sul letto. E non smetti mai, mai di parlare durante uno streaming. E la mattina metti Jack Johnson. E la notte ti svegli otto volte per pisciare. E ascolti attenta il 63% delle mie storie che se ci pensi dopo tutto sto tempo non è neppure male come percentuale. E mi incoraggi e mi persuadi e mi convinci e mi costringi e mi fai scoppiare la testa, ma anche trovare sempre quella mano dall'altra parte del… dall'altra parte del…
- Ehi.
- Uhm.
- Stai bene?
- Sì.
- Sicuro?
- Sì.
- Da quanto stavate insieme?
- Cinque anni.
- …
- …
- Era bello?
- Peggio, era unico.
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Ricordare Max Payne 3
‘Per come la vedo io esistono due generi di persone: quelli che passano la vita a costruirsi un futuro e quelli che la trascorrono a ricostruire un passato. Per troppo tempo io ero rimasto nel mezzo, nascosto nell'ombra.’
2001. Ho quindici anni e tutto quello che voglio è giocare a Max Payne fino a farmi sanguinare gli occhi. Perché una cosa così non si era mai vista. Molto più di un semplice videogioco: adulto, cupo, drammatico, cinico. NOIR.
Dimenticatevi pure tutte quelle cose che oggi appaiono scontate come le coperture o la rigenerazione automatica della salute. Tutto ciò nel 2001 non era ancora stato minimamente concepito.
C’eri tu, la tua arma, i tuoi antidolorifici e un’orda di gente da ammazzare. Era bellissimo.
Il lavoro messo in piedi da Remedy -superlativo- aveva un unico difetto: Max Payne e Max Payne 2 erano dannatamente brevi. Brevissimi. Erano un assaggio di perfezione per un ragazzo cresciuto a pane, action movies ed eroi solitari. Il primo Max ti trascina dentro la storia, ti rapisce, perché c’è la volontà di scoprire cosa diavolo è accaduto alla propria famiglia, alla propria bambina, al sogno americano andato in fumo. E in men che non si dica è finito.
Ma come? Serviva un seguito, che arriva. Impiega anche poco. Due anni, ma il problema si ripete. Storia appassionante, personaggi immortali ma la durata è di nuovo troppo breve. La sensazione è quella di soddisfazione misto frustrazione, perché si ha tra le mani un capolavoro, un qualcosa che mai nessuno era riuscito a mettere in piedi fino a quel momento e cazzo finisce subito. Come le cose più belle. Poi il vuoto.
Quasi dieci anni dopo iniziano a circolare voci. Rockstar metterà in piedi Max Payne 3, Remedy ha ceduto la licenza.
Ho paura. Quando escono, le prime immagini mi lasciano interdetto. Abbandonati i toni grigi di New York per passare ai colori caldi del Brasile, abbandonata la giacca di pelle per le canottiere. Pelato, stanco, appesantito, Max Payne è tornato e i dieci anni si fanno tremendamente sentire. Ma stiamo parlando di Rockstar dannazione, non può affondare uno dei suoi cavalli di battaglia, l’antieroe per eccellenza. Devo fidarmi.
E infatti. Max Payne 3 esce il 18 Maggio 2012, il 18 sera io sono attaccato alla mia console- altro salto incredibile rispetto ai primi due giocati sul computer- e ho una paura maledetta di non riuscire a gestire al meglio il mio alter-ego preferito.
Oggi, due mesi dopo, si conclude la storia.
Grazie Rockstar.
Perché in quattro anni di X-Box 360 non ho mai affrontato niente di simile.
Max Payne 3 è tutto quello che chi ha amato alla follia i primi due capitoli vuole avere tra le mani. Gli anni passano, le tecniche si aggiornano, le coperture finiscono inevitabilmente dentro al gioco, ma non si rivelano elementi fondamentali e lo spirito originario rimane intatto.
Io le chiamavo ‘Azioni alla Max Payne’: insensato senso del coraggio, schiena dritta e tuffi a viso aperto in bocca a una tonnellata di stronzi da ammazzare. Ci sono ancora e sono fondamentali durante l’avanzamento del gioco, come è fondamentale il bullet-time, allora autentica rivoluzione, oggi graditissimo ritorno. Torna pure l’eterna sfiga di Max, il classico ‘uomo giusto, nel posto sbagliato, al momento sbagliato’ e soprattutto quello che nei primi due capitoli ha caratterizzato così tanto il prodotto Rockstar: la storia appassionante, densa di contenuti, di intrecci, finalmente profonda al punto giusto, lunga al punto giusto. Dio, la lunghezza di questa storia è la bellezza, è il vero valore aggiunto, è quel momento in cui alla fine di una sezione preghi ce ne sia un’altra e scopri che non sei nemmeno a metà. E godi. Un sacco.
Una cosa che Rockstar ha tenuto nascosto ai fan accaniti per farli scoppiare a piangere una volta svelata. Il Brasile è il centro della scena ma ci sono dei flashback, a New York, in cui rivediamo quello che era il vecchio Max, come sarebbe stato allora con le tecnologie di oggi. Ed è una cosa per cui si perde letteralmente la testa.
Lati negativi di questo capitolo? Rockstar non ha tradotto il gioco in italiano. La traduzione dei primi due capitoli era fatta a regola d’arte e ammetto che sentire una voce diversa da quella di Giorgio Melazzi potrebbe far storcere il naso più di un giocatore. Ma i doppiatori originali fanno un lavoro eccellente e la differenza non si nota più di tanto una volta intrapresi i primi capitoli. Se masticate piuttosto bene l’inglese fate a meno dei sottotitoli. In caso contrario, beh, la speranza è quella di non avere problemi di vista. Dimensioni ridotte e colore che si amalgama fin troppo bene con l’ambiente circostante.
Per il resto il gioco è un enorme Must-Have. Se non avete mai giocato a Max Payne, oltre ad essere delle persone orribili, fate ancora tempo a recuperare i primi due capitoli, dopodiché correte in negozio e arraffatevi questo ultimo capitolo. E tornate a farvi sanguinare gli occhi.
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Capitolo II
Apro gli occhi gradualmente, ricoperto da centinaia di coperte e vestito ancora come ieri sera.
Se il rumore della pioggia viene ovattato dalla finestra, non posso dire lo stesso per il cellulare, che vibra da ore. Con il busto, mi slancio verso il comodino per afferrarlo.
Sami mi ha chiamato tre volte.
Ancora stordito e stanco, ignoro completamente tutte le sue telefonate, concentrandomi soltanto sull’ultimo messaggio che mi ha inviato. Sforzare gli occhi ora come ora mi uccide, ma si tratta di Sami, non posso evitarlo.
“Mi stai ignorando”
Sami, 15:14
Sbuffo, prima di ributtarmi all’indietro e coprirmi la testa con un cuscino.
Sapeva della festa, sapeva che sarei tornato tardi. Eppure è qui, a lamentarsi di me, con me. Sarebbe potuto venire anche lui da Giuditta se gli fosse davvero così importato di parlarmi stamattina.
“Mi sono appena svegliato”
15:23
Ora continua a entrare e uscire da Whatsapp per sembrare impegnato a scrivere ad altre persone.
Come pensavo, cede in qualche minuto.
“Avevi detto che avremmo fatto colazione insieme”
Sami, 15:25
“Sono tornato a casa alle sette e sono crollato poco dopo… ci vediamo stasera, se vuoi”
15:26
Mi alzo dal letto, a fatica.
Mi sento un po’ stralunato, ma per il resto non è esattamente la peggior post-sbronza della mia vita.
“Christian, tu vuoi vedermi?”
Sami, 15:29
Alzo lo sguardo al soffitto, prima di concentrarmi sulla pioggia fuori dalla mia finestra. Sospiro.
“Passo a prenderti alle otto”
15:31
Qualche mese fa era facile. Non gli dovevo niente: si usciva, si parlava… c’erano molte cose da dire. Sono bastate un paio di settimane per rendere Sami un po’ più indigente a livello emotivo. Ha bisogno di costante attenzione, o pensa ci sia qualcosa che non va.
Lo perdono perché è stressato: le sue scelte universitarie principali l’hanno rifiutato e ha giusto un test d’ingresso in Economia tra qualche giorno. Nel caso non passasse neanche quello, sicuramente comincerebbe a sentirsi un fallito.
Sia chiaro che Sami Martinez-Cucchi non è ciò che definirei uno studente modello. Madre argentina, padre italiano, è sempre stato molto più concentrato sul lato sociale del liceo che sui libri da studiare. E’ stato eletto per quattro volte su sei come rappresentante d’Istituto, perfino l’anno in cui non si è quasi mai presentato a scuola ed è stato bocciato.
Non ha voti eccezionali, né prospettive lavorative chissà quanto ambiziose. Quello che lo rende un partito appetibile è sempre stata la sicurezza che irradia, sia a livello personale, che economico. Si pone in un modo molto diretto e sicuro: è un attivista per i diritti sociali, è colto, adora la vita ed è nato in una delle famiglie storiche di Cordello. Perciò, ha già un futuro preparato apposta per lui, nel caso l’università gli andasse male.
I Cucchi sono i macellai del paese da generazioni, di conseguenza Sami non è soltanto pieno di soldi rispetto alla maggior parte di noi, ma potrebbe finire a lavorare in macelleria insieme al fratello maggiore Luigi, figlio del primo matrimonio del padre.
Detto con franchezza, non riesco a immaginarmi Sami chiuso lì dentro... e sono sicuro che nemmeno lui muore dalla voglia di rispettare la tradizione di famiglia.
E’ un ragazzo molto magro ed è particolarmente impressionabile. Lo scorso Halloween, quando ancora non stavamo insieme, ha vomitato addosso a una ragazza vestita da zombie perché le parti in latex del trucco lo disgustavano troppo.
Sami che sclera dopo due giorni nella macelleria del padre sarebbe sicuramente una pitch interessante per una sitcom di serie B, ma nella realtà non farebbe altro che distruggere il retaggio dei Cucchi.
Provo a riaddormentarmi per qualche ora, ma il pensiero del bacio con Giuditta mi lascia un senso di angoscia che non va proprio a braccetto col tipo di persona che sono. O almeno, che cerco di essere.
Non sono mai riuscito a comprendere perché mai omettere la verità dovrebbe essere diverso dal mentire. Ora sono protagonista di una situazione in cui sono obbligato a non parlare, e penso di aver capito la differenza.
Non penso di dover confessare a Sami quello che è successo, anche perché comporterebbe ulteriore stress per un qualcosa che è nato e morto davanti al cimitero del paese da due ragazzi fatti e stralunati. Ormai Giuditta sarà già sull’aereo, è ufficialmente riuscita a scappare. Che senso avrebbe allungare la stranezza di quel momento e pagarne le conseguenze quando lei avrà già deciso al posto mio che quel bacio non significava niente?
Mentre salgo sulla Peugeot di mio padre, mi accorgo di quanti mozziconi di sigarette sono sparsi in giro per la vettura. Cerco di raccogliere alcuni di quei piccoli pezzi giallognoli a mano, ma più ne prendo, più sembrano aumentare.
Quando noto un lungo capello rosso incastrato nel sedile posteriore sinistro, mi fermo un attimo. Nella mia testa parte una ruota della fortuna con i nomi e le facce di tutti i suoi colleghi, e nessuno rispetta l’identikit.
Decido di non fare troppe domande: Sami mi aspetta, e probabilmente mio padre ha dato un passaggio a qualche sconosciuta. Mi interesserebbe sapere come mai quel lungo filamento rosso non sia nel posto davanti, ma non penso sia il caso di chiedere.
E’ già tanto che abbia lasciato la macchina a casa oggi. Capita poche volte che vada a lavoro a piedi, soprattutto ora che l'aria si sta facendo fredda e l'intero vicinato sta tirando fuori dai propri armadi pellicce e giacconi autunnali vari.
La radio funziona meglio del solito, e comincio a insospettirmi sul perché stasera la vita sembra volermi viziare.
Arrivo davanti a casa di Sami in pochi minuti.
Lui è lì, bellissimo. Si guarda attorno come se non sapesse che sono arrivato, giusto per farsi ammirare.
Sta finendo la sua Marlboro gold appoggiato al muretto in mattoni davanti al giardino della sua villetta.
Indossa la mia felpa XXL verde smeraldo e dei jeans scuri, e ha questa smorfia in viso che mi ricorda un carlino.
Suono il clacson per trenta secondi, e con la faccia più sorpresa che uno come Sami possa assumere, mi saluta con un bel dito medio. Scoppia a ridere mentre si avvicina, alzando lo sguardo al cielo pavoneggiando involontariamente la definizione del suo pomo d’Adamo.
Apre la portiera e mi bacia, prima di sedermisi di fianco e mettersi immediatamente la cintura.
Mi rollo una stizza mentre gli chiedo dove vuole andare.
“Hai cenato?”
“No.”
“Sushi?” propone, speranzoso.
Interrompo il mio rollare per guardarlo, supplicante: “Non p-”
“Offro io.”
Sospiro, senza smettere di guardarlo.
“Vedilo come un modo per pagarti la benzina.”
Il mio problema con Sami non è mai stato il suo insistere per offrirmi cose, proprio perché in cambio l'ho sempre portato ovunque, dato che lui non ha la patente. Seguendo questo ragionamento, però, io sono sempre e comunque più viziato da lui che l'opposto.
E’ molto bravo a convincere le persone. Dimostrando molta sicurezza, riesce a trasmetterla anche agli altri. E, nel mio caso, fa in modo che mi ritrovi al buffet del ristorante asiatico appena fuori Cordello.
Non ho mai capito perché sia sempre così poco luminoso: a malapena riesco a vedere cosa sto mettendo nel piatto, e le luci neon violacee sicuramente non aiutano a capire se i rotoli che sto prendendo sono al salmone o al tonno.
Inoltre, mi trovo un po’ disorientato anche perché i rimasugli mentali della litigata che ho avuto oggi pomeriggio con Sami continuano a ronzarmi nella testa come un’orda di mosche, e l’idea di nascondergli del bacio con Giuditta non mi fa stare certo meglio, per quanto mi stia autoconvincendo che non è stato qualcosa di importante.
Dovevo staccarla dalle mie labbra comunque, mi dico, o almeno non corrispondere. Sami può essere una piattola a volte, ma non si merita che non gli dica niente.
Il problema è che più aspetto, più questo fatto si intensifica. E’ un palloncino che si gonfia, e ho paura mi possa scoppiare in faccia se aspetto troppo a lasciarlo andare.
“Come sta andando con i test?” chiedo a Sami, come per sovrastare le voci nella mia testa.
Ci siamo seduti a un tavolo vicino alla finestra, così quella poca luce naturale da fuori riesce a far sembrare il ristorante qualcosa di diverso da una darkroom.
Mentre si infila in bocca un intero involtino primavera, annuisce: “le ultime simulazioni che ho fatto oggi pomeriggio le ho passate, quindi teoricamente bene.”
Non mi guarda negli occhi, come se volesse evitare il mio giudizio.
“Tu? Trovato niente?”
Le persone che in una conversazione mi passano la palla in questo modo sono sempre e comunque quelle che non vogliono parlare di qualcosa che li preoccupa.
“No.”
Sami annuisce, tirandomi uno sguardo gelido. Ha delle lentiggini che mi fanno impazzire, spero rimangano anche in autunno e inverno.
“Posso chiedere ai miei se vuoi… cioè, se passo il test.”
Annuisco a mia volta, ma le pause di silenzio tra i nostri interventi stanno prendendo il sopravvento.
Sento come se avessi due corvi sulle spalle.
“Scusami per oggi” gli dico: “Ero troppo stanco per venire a fare colazione, non è che non volevo vederti.”
“Oh, no, no, figurati. Scusami tu se l’ho messa subito sul personale.”
Abbassa la testa, tirandosi su le maniche della mia felpa: “Però ho una proposta da farti.”
Inarco il sopracciglio, senza smettere di giocare con le bacchette.
“Domani. Zaricci, io e te.”
“… non hai mica l’esame tra tre giorni?”
“Tra due, Christian. Ma torneremmo la sera, quindi avrei tutta la notte per ripassare.”
“Ma non possiamo andare dopo il tuo test?”
Lui nega, ridendo. E’ fuori di testa.
Zaricci è la mia metropoli, sono due ore e venti di treno da Cordello ed è uno di quei posti che sogno da quando ho otto anni. Ci sono andato in gita un paio di volte alle medie e superiori, ma non l’ho mai potuta scoprire per i fatti miei, o almeno evitando di visitare chiese e cattedrali varie. Sami me l’ha proposta spesso in questi mesi, ma con l’Esame di Stato e altri impegni vari da parte di entrambi non siamo mai riusciti ad avere il nostro momento di escapismo estivo nella capitale.
Zaricci è considerata la Londra italiana. Ha una rete di musei ed eventi molto ampia, una vita notturna e studentesca impressionante, una miniera di opportunità lavorative e, ovviamente, è un posto in cui non potrei permettermi di vivere neanche se vendessi tre quarti dei miei organi al mercato nero. Sami pure avrebbe dovuto fare da pendolare nel caso fosse stato ammesso nell’università privata della città. In particolare, è risaputo che Marketing sia un corso molto competitivo, quindi la lettera di rifiuto non è stata una sorpresa per nessuno.
So che se ne andrà da Cordello, prima o poi. Glielo si legge negli occhi quando una persona si sente incastrata in un posto, e non ci vuole un sesto senso o abilità paranormali per capire che Sami è un ragazzo che partirà per altri lidi da un momento all’altro, senza preavviso.
E’ nella sua natura, non è statico. Penso sia il lato del suo carattere che apprezzo di più: mi fa sentire meno morto perché è sempre pieno di idee e progetti di cui mi rende partecipe.
“Sami, non lo so. Devo chiedere ai miei.”
Lui sbuffa, appoggiando le bacchette al tavolo.
“Dai, digli che hai un colloquio di lavoro. O che vai a mandare curriculum in giro.”
Lo guardo con tenerezza, negando con il capo. Non sarebbe una cattiva idea, ma sicuramente una bugia, quindi mi sto già mettendo in testa che stanotte la passerò a cercare posti in Zaricci dove lasciare il mio CV.
Non amo mentire, e lo sto già facendo. Eviterei di giocare con il karma.
Sondaggio: 7 Maggio 2019, 12:00 pm
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Quando spezzi un’anima a metà
Oggi, 2 Aprile
Ho cominciato a scrivere, a raccontare di me perché sento che solo così potrò affrontare tutta realtà, la verità. Sono qui seduta sul pavimento di camera mia, con il computer sulle ginocchia, pronta a fare i conti con me stessa. Ho finito la simulazione di seconda prova con due ore di anticipo e per una volta mi sono sentita realizzata, confesso ho scritto tante cose sbagliate ma ero e lo sono tuttora convinta di aver dato il meglio, e poi infondo è solo una simulazione.
Ti chiederai che cos’ho da raccontare di così importante? Bene, ora comincia il viaggio.
Fine novembre, 2018
Esattamente 10 giorno dopo mi hai riscritto con una scusa inutile, mi hai stupita, tu che mi cerchi ma sai non ci ho fatto caso. È cominciato tutto quella sera, assurdo, da quel messaggio, stupido, quasi inutile, ci siamo scritti giorni e giorni. Tu che mi dici che c’è una ragazza io contenta per te, io che ti dico che non va bene nulla con il mio ragazzo, ma fossero quelle le cose importanti, parlavamo di stupidate, con frasi frecciatina ci raccontavamo di noi, delle nostre giornate. Quanta poca attenzione ci ho posto, quel modo che io sottovalutavo, ribadivo a me stessa ‘è solo un amico’; come no.. i giorni passano, come al solito, solo che c’eri tu e io ti rispondevo solo quando ero da sola. Chissà perché.
8 Dicembre 2018
Dopo due anni abbiamo finalmente deciso di vederci, dopo che la tua super bionda ha deciso di lasciarti da solo su due piedi tu piombi da me a chiedermi se mi va di fare un giro. E perché no? Organizzo tutto in modo tale che mia madre non scopra che usciamo, il tuo ritardo abnorme quasi mi fa saltare il piano ma c’è il mio amore, di quel tempo che mi regge il gioco. Sorrido ancora se ci penso, a noi due. Così strano è stato vederti, dopo due anni, nessun cambiamento anzi tu eri sorpreso a vedermi, come se fosse la prima volta che mi vedevi, in effetti dopo due anni e poco più era così. Direzione paesino carino, tu guidi io che cambio canzoni, ma tutto di una naturalezza inimmaginabile. Io che chiedo di te e tu che ti stupisci del mio interesse, dico un’amica ti chiede di te, di come ti vada. Un pomeriggio come tanti se non fosse stato per le domande scomode, per tutte le varie frecciatine e l’invito a cena che ho declinato causa fidanzato che mi aspettava da un’ora sotto casa. Non mi è piaciuto, quel giorno mi hai fatta sentire strana, come fuori posto. Mi hai talmente scossa che alla sera pensavo a te, il mio ragazzo non mi interessava. Il mio problema di aver dato peso alle parole mi ha fregato ancora una volta. Accipicchia a me e maledetto che mi hai fregata.
Esattamente una settimana dopo io lascio il mio ragazzo tu che fai? Mi dici che se ho bisogno di parlare mi chiami o usciamo, io ero già fuori con le amiche a divertirmi. La mia storia era arrivata al capolinea ma non perché eri arrivato tu, mi hai solo aiutato a capire che avevo bisogno di altro.
23 Dicembre 2018
Come previsto, usciamo. Si va a comprare i regali per natale insieme, indeciso se portarmi fuori a cena o meno alla fine ceniamo insieme. Mia madre che pensa che sono fuori con le mie amiche e invece no, sono con te a cercare di capire a che punto vuoi arrivare. Mi guardi il culo, mi scruti come se ti stessi analizzando, ed era così sì, mi offri la cena e ti soffochi quasi appena accenno che io a te ci tengo. Un’uscita come tante altre direte, ed è vero, non è successo nulla di che, se non cose che solo io e lui sapremo e che forse solo io ricorderò, come uno scherzo beffardo del destino.
Ci sentivamo ogni giorno, che voi ci crediate o meno ogni giorno ci si sentiva. Dopo capodanno, dopo che lui insisteva nel trovarsi usciamo. E ora la vita, aveva deciso di farmi un bruttissimo scherzo, e anche lui ne era complice.
3 Gennaio 2019
Finalmente, direte. Il tutto parte come al solito lui che viene a prendermi a casa, io che scelgo la meta e la musica. Ad essere sinceri si intravedeva già che lui era titubante, ma io non ci facevo caso, lo ritenevo solo una possibile persona con cui uscire, mi era stato vicino insomma, nulla di chè, di certo non credevo in un reale interesse nei miei confronti. Lui che mi dice che ha chiuso con l’altra ragazza, e io che penso? A nulla se non, vediamo qual è il tuo prossimo passo. Giretto in un altro paesino carino, l’uscita che mi è meno piaciuta, forse perché lo stavo già iniziando a capire che tutto quello che mi stava capitando sarebbe stata la più grande fregatura. Come due anni fa, quando mi piaceva. Ebbene sì signori, io ero follemente persa di lui, chissà che aveva di così particolare, mica me lo ricordo. La serata si conclude andando a vedere le stelle. Il freddo che faceva, e proprio lì chiusi in macchina, uno accanto all’altro lui mi prese la mano, la strinse, come se volesse dire io ci sono, la strinse così forte che mi scaldò il cuore. Giuro io ero immobile, mi stavo assaporando la pelle d’oca, mi stavo gustando la soddisfazione. Ebbene sì, vi chiederete e dopo? E dopo mi baciò, mi baciò in modo semplice, in quel momento capii che non lo sentiva, certo ero sbalordita perché non me lo aspettavo anche se lo avevo pensato 2 minuti prima, assurdo. Ma lui non sentiva quello che sentivo io, non era un gesto sentito. Nemmeno a negarlo, mi mandò un messaggio in cui diceva di averlo sforzato e che comunque ce la saremmo vissuta con calma. Niente di strano, direte, se non fosse che mi ha baciata anche quando sono scesa dalla macchina, mi ha chiesto se andavo via con lui la mattina seguente, mi ha riempita di parole come ci sei sempre stata, che è verità assoluta, che mi ha abbracciata, che mi ha fatto scoppiare l’anima, mi ha fatta sentire in un altro posto, che ha scavalcato quel muro che nemmeno io riuscivo a superare. Come mi è entrato lui nell’anima nessuno l’ha fatto mai, come ho abbassato la guardia con lui non l’ho fatto mai, avessi solo ascoltato il mio sesto senso.
Dopo una settimana circa mi scarica, con un semplice sento solo attrazione fisica, fosse quello il problema. Confesso dopo quella sera avevo pensato di interessargli, come non pensarci? Ma il culmine di questa storia arriva ora con lui che prima mi accusa di essermi costruita castelli con successivo vittimismo informandomi che è uno stronzo incallito ed egoista e ci sono altri ragazzi che mi faranno stare bene e che persone come lui devono essere lasciate perdere. Un discorso degno di premio della dialettica se non fosse che ogni singola parola era una bugia, se non fosse che io, ragazza, donna, dalle palle , ho speso una settimana per farlo ragionare e fargli capire che si stava sbagliando, che tutto era partito da lui e l’unica cosa che doveva fare era quella di assumersi le sue responsabilità. Maturità a parte la sottoscritta ci ha perso troppo tempo, non contenta ha deciso di andare fino in fondo.
Passano i mesi, ci si sente a stento, quasi come se fossimo sconosciuti, si litiga di più ci si parla di meno. Due mesi dopo, lo rivedo, mentre si allena, assurdo, come il caso mi fotta ogni volta. Gli mando un messaggio e lui con una serenità di quelle ‘sei qualcuno di importante per me’ chiede se voglio un passaggio, la fortuna ha voluto che fossi già a casa. Non contenta, gli lancio una frecciatina e lui mi risponde dicendomi che nel weekend ci saremmo visti. Punto a mio favore penso, per una volta ha abbassato l’orgoglio. Non ci sentiamo quasi mai per tutta la settimana se non che arriva venerdì e con un messaggio, dicendomi che non gli sembra il caso, che mi rispetta e che non vuole ferirmi preferisce non uscire. Lasciami sulle spine e poi rifiutami che scateni un terremoto. Terremoto fu, litighiamo, e con vari riferimenti a un interesse reciproco mi dice che io e lui a litigare faccia a faccia non riusciremmo mai. Tento, come mia ultima volta, anche se non fu così, di vederlo, lui mi rifiuta dicendomi che ha parenti. Incasso il colpo ma lui sembra aver cambiato atteggiamento ma ciò non cambia nulla, qualche messaggio e poi ognuno ritorna agli affari suoi. Entrambi d’accordo decidiamo di uscire la domenica. Vado incontro alla disfatta di me stessa, per sempre.
17 Marzo
Usciamo, all’inizio un imbarazzo da parte sua e le mie continue frecciatine perché chi non avrebbe voluto tirargli uno schiaffo e chiedergli che gli passa per la testa? Ma la realtà è che nemmeno lui sa che cosa vuole, non lo sapeva e non lo saprà mai. Si dilunga in discorsi raccontandomi di lui, privilegiandomi con qualche aneddoto, lo becco a guardarmi più di qualche volta, sempre di nascosto. Mi dice frasi che fanno pensare a un ennesimo interesse, ti penso, ma come va con i ragazzi e varie inutili frasi a cui la sottoscritta non facevano nessuno effetto se non schifo. La perla è stata il ci vediamo ci sentiamo andiamo dove vuoi e facciamo qualche guida insieme prima di fare l’esame di patente. Come no. Dopo avergli spiattellato in faccia per l’ennesima volta che deve prendersi le sue responsabilità, dopo averlo massacrato, giustamente, era il minimo. Mi ha sottovalutata, già. Non ci sentimmo più se non per me che gli provai a scrivere, sbagliai sì ma testarda come sono dovevo provarci, non volevo avere rimorsi. Inutili furono le persone che mi dissero che dovevo lasciar perdere, io ci provai comunque perdendo e ritrovando me stessa.
Vi dico, non rincorrete nessuno, no fatelo nemmeno se siete i più testardi. Sprecate forze, la parte migliore di voi per persone che non vi meritano, persone che sono riuscite a strapparvi il sorriso, che vi hanno fatto sentire inutili. Chi ti riempie di tante parole , ricordatelo, non sa mai bene ciò che vuole. E non dipende dal carattere, dal’età, se tu vuoi qualcosa te la vai a prendere. Non importa se tu ritieni che ci sia qualcosa, non importa quanto tu ci spera, se quella cosa deve essere tua, lo sarà. Lo potrò ringraziare, lo so già perché mi ha fatto capire che di persone come lui io non ne ho bisogno, nonostante i bei momenti che ricordo con un sorriso, nonostante le passioni in comune che mi hanno fatto pensare che lui era quello giusto, il modo con cui mi sfiorava, chi se lo scorda più. Sono però consapevole che merito di meglio, merito chi mi porterebbe in capo al mondo, merito una persona a cui piaccia fuggire, dal mondo con me e non da un futuro noi, non merito chi deve essere convinto per stare con me, non merito chi se ne approfitta della mia rara gentilezza, del mio essere empatica, del mio altruismo, della mia testardaggine, del mio modo di amare. Perché io sono così, io ci scommetto su di te, se tu mi dimostri che ne vali la pena io ci scommetto, mi gioco fino al’ ultima carta e la mia carta, l’ultima, la più importante, era proprio me stessa. Non l’avevo giocata mai, chissà che hai fatto per convincermi, e le notti passate a chiedermi come potevi farmi questo, a me, che sono sempre stata presente anche quando tu stesso ti voltavi le spalle, come hai fatto, tu, a non apprezzare la sincerità, come hai fatto a mollare tutto. Egoismo o meno, non meriti nulla, non meriti nemmeno di trovare la persona che ti sfiori l’anima, non meriti di trovare un amore incondizionato, di quelli che non te li scorderai mai. Tu prendi tutto e poi scappi via,lasciando un vuoto enorme. Sono cambiata, sono più forte, sono più me stessa tu rimani il solito stronzo senza anima. Riderò a vederti morire dentro quando non potrai più parlarmi, quando io non mi metterò più in gioco per scorticarmi l’anima, per scoprirti il cuore, quando tornerai da me e con una scusa mi dirai ‘ci facciamo un giro questo weekend’.
Tutto è bene quel che non è mai cominciato, io da oggi in poi vivo però.
@frasidicartavelina
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sono ancora sveglia e un milione di pensieri nella testa.. penso che mo mi alzo e vado a prendere le gocce perchè mi sento scoppiare in petto e vorrei solo addormentarmi
tanto ho quelle no? esistono le medicine per alleviare certi problemi..
peccato non sapere che non sono come quelle che prendi per il mal di testa o il mal di pancia, che le prendi, ti alleviano il fastidio e ritorni normale, peccato che quelle si ti calmano l’agitazione e ti fanno addormentare così non pensi, ma non ritorni normale. Te le prendi e intanto provi vergogna per dover ricorrere a certe cose perchè non sei abbastanza per nessuno che possa dirti un “Ti voglio bene, e ci sono per te” che equivale almeno a 10 gocce. E mentre ti fanno effetto ti senti solo stordito con il sapore di schifo in bocca e quando ti svegli ti sembra che ti sia passato un treno sopra e sei stanca di fare tutto
preferirei morire piuttosto che vivere una vita a prendermi farmaci solo per svegliarmi il giorno dopo e per compensare il fatto che non ci sia nessuno che riesca a volermi bene veramente, accettarmi per quella che sono e scegliere di avermi accanto facendomi sentire apprezzata e amata per come sono... perché la verità è questa e non importa di quante persone io mi possa circondare non ce n’è una soltanto che è disposta a tenermi veramente facendomi sentire “qualcuno che conta” perché vanno sempre via tutti, non importa se io ci abbia messo sempre tutto il bene e il mio cuore. E non mi basta amarmi da sola, a nessuno basta e a me ancora di più. Perché ho bisogno di dare tanto.. ma ho bisogno anche che quella che sono e quello che do sia visto come qualcosa di bello da qualcun’altro, altrimenti non può avere senso niente di quello che faccio perché quello che faccio fa parte di quella che sono e io ho bisogno di essere accettata in questo cazzo di mondo e non lo sono e non lo sarò mai, non mi sentirò mai abbastanza perché da me si va soltanto sempre via
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Weezer - Hurley
Poi un triste giorno mi porteranno via
Ma io non sarò morto
Perché anche quando non ci sarò più, avrete comunque in testa questa canzoncina idiota
(da: Time Flies)
1. Memories
Ricordi
Pisciare nei bicchieri di plastica prima di salire sul palco
Giocare a calcio con una pallina ai tempi in cui gli Audioslave erano ancora i Rage
Guardare tutti i fricchettoni olandesi che vomitavano e poi facevano sesso
Ascoltare la musica techno sul bus mentre ci guadagnavamo l’assegno
I ricordi mi fanno venire voglia di tornare a quei tempi, a quei tempi
Tutti i ricordi mi fanno venire voglia di tornare a quei tempi, a quei tempi
Tutti i ricordi, come facciamo a tornare a quei tempi, a quei tempi?
Voglio tornare di nuovo a quei tempi
Far incazzare i giornalisti e raccontare bugie sciocche
Ce l’avevano la sensazione che ci fosse sotto qualcosa dagli sguardi che facevamo
A dire il vero, non sapevamo cosa stessimo facendo buona parte del tempo
Quanto eravamo sicuri di noi stessi e di come affrontare la vita
I ricordi mi fanno venire voglia di tornare a quei tempi, a quei tempi
Tutti i ricordi mi fanno venire voglia di tornare a quei tempi, a quei tempi
Tutti i ricordi, come facciamo a tornare a quei tempi, a quei tempi?
Voglio tornare di nuovo a quei tempi
Adesso ho un sacco di persone di cui mi devo occupare
Non so mai quando mi stanno per chiamare per andare a fare un po’ di spesa
Sento i bambini che piangono e c’è il prato da tagliare
Devo pensare un po’ a divertirmi, perché mi annoio da maledetti
I ricordi mi fanno venire voglia di tornare a quei tempi, a quei tempi
Tutti i ricordi mi fanno venire voglia di tornare a quei tempi, a quei tempi
Tutti i ricordi, come facciamo a tornare a quei tempi, a quei tempi?
Voglio tornare di nuovo a quei tempi
2. Ruling Me
Controllo su di me
“Drin drin”, fa il tuo telefono
Tu fai finta di non essere a casa
Mi ignori, ma a me questa cosa mi fa eccitare
Lucidalabbra rosso, trecce nere
Un look da cui dovrei stare alla larga
A noi ragazzi ci fa impazzire per voi
Completamente affascinato
M’immagino già quel contatto che magari non avverrà mai
Con la pioggia, con il sole
Tutti hanno bisogno di qualcuno da poter sognare tutta la notte
Tutto il dolore, e i modi in cui mi fai perdere la testa
Non è un mistero come mai governi su di me
Ci siamo incontrati la prima volta in mensa
Il mio nervo ottico ha fatto sbam!, boom!
Non avevo mai osservato un volto così bello
Mia dolce signora, non prenderti gioco di me
Se sono una manopola, non abbassarmi
Non puoi vincere la partita se passi l’asso
Sono frustratissimo
Quest’amore è in ritardo, mi sa
Facciamolo galoppare
Con la pioggia, con il sole
Tutti hanno bisogno di qualcuno da poter sognare tutta la notte
Tutto il dolore, e i modi in cui mi fai perdere la testa
Non è un mistero come mai governi su di me
Non sto più scherzando
Quest’amore fa soffrire, poco ma sicuro
Ti sento, ti vedo, ho bisogno di te
Con la pioggia, con il sole
Tutti hanno bisogno di qualcuno da poter sognare tutta la notte
Tutto il dolore, e i modi in cui mi fai perdere la testa
Non è un mistero come mai governi su di me
Non è un mistero come mai governi su di me
3. Trainwrecks
Rottami
Dormiamo tutto il giorno e scateniamo la notte
Ci alziamo per far scoppiare un’altra battaglia
Ci baciamo e poi ci morsichiamo
Siamo dei rottami
Tu non fai i mestieri e io sono uno sciattone
Dai i numeri perché mi licenziano da ogni lavoro
Non aggiorniamo i nostri blog
Siamo dei rottami
Alla gente piace un sacco dirci cosa dobbiamo fare
Ma è solo perché sono gelosi di noi due
Scaviamo nel divano per cercare due spicci
Prendiamo il taxi perché abbiamo sfasciato tutt’e due le macchine
Ma spacchiamo ancora i culi
Siamo dei rottami, rottami
Spacchiamo ancora i culi
Siamo dei rottami
Secondo noi è da sfigati arrivare in orario
Vivere sulle spalle degli amici non è un crimine federale
Un giorno metteremo a tacere tutti i criticoni
E ci imbucheremo a una festa di Diddy in incognito
Cadiamo ma poi ci rialziamo
Siamo dei rottami, rottami
È la storia della nostra vita
Siamo dei rottami, rottami
È la storia della nostra vita
Siamo dei rottami
4. Unspoken
Implicito
Ogni mattina, ogni giorno, spero di avere un’occasione di andarmene
Alla sera, ogni notte, sogno di avere un’occasione di sistemare tutto
A ogni occasione che mi si presenta, scommetto sul sole in cielo
E se mi porti via questa cosa non ti perdonerò mai, non capisci?
La nostra vita cadrà a pezzi
Il nostro odio sarà implicito
Me le sento addosso quelle catene di metallo
E imprigionano la speranza che mi impedisce di impazzire
Posso contrattaccare, certo che posso
Perché sono forte abbastanza da dimostrarti che sono un uomo
E quanto odio quello che fai quando il tuo veleno filtra dentro e ridi di me
E se mi porti via questa cosa non ti perdonerò mai, non capisci?
La nostra vita cadrà a pezzi
Il nostro odio sarà implicito
A ogni occasione che mi si presenta, scommetto sul sole in cielo mentre tramonta e sparisce dalla vista
E quanto odio quello che fai quando il tuo veleno filtra dentro e ridi di me
E se mi porti via questa cosa non ti perdonerò mai, non capisci?
La nostra vita cadrà a pezzi
Il nostro odio sarà implicito
E se mi porti via questa cosa non ti perdonerò mai, non capisci?
La nostra vita cadrà a pezzi
Il nostro odio sarà implicito
5. Where’s My Sex?
Dov’è il mio cazzino?*
Il mio cazzino me l’ha fatto la mamma
L’ha fatto a maglia con le sue mani
Fare i cazzini è una tradizione di famiglia
Andando indietro ai tempi dei cavernicoli
Erano lì che giravano tutti confusi
Poi hanno capito come si faceva
E han detto “accidempoli, che figata!”
Ma adesso io sembro un pazzoide preistorico
Che cammina in giro senza il cazzino
Dico “Dov’è il mio cazzino?
Pensavo fosse qua sotto la panca, ma non c’è
Non ho idea dove se ne sia sparito
Sto facendo tardi, non posso fare tardi
Non posso uscire senza il mio cazzino
Fa freddo fuori se mi si bagnano le dita dei piedi
E la gente penserà che sono un alieno che passa da queste parti per fare amicizia”
A Meg piace nasconderlo
Dice che si diverte un sacco
Magari è sotto al tappeto o infilato dentro a una scarpiera
O è lì che gira nella lavatrice
Cerca sempre di ripulirmi
Ci aggiunge il detergente e il Bounce per eliminare l’elettricità statica
Ci vorrà ancora un’ora o di più prima di essere pronto a uscire dalla porta
Dico “Dov’è il mio cazzino?
Pensavo fosse qua sotto la panca, ma non c’è
Non ho idea dove se ne sia sparito
Sto facendo tardi, non posso fare tardi
Non posso uscire senza il mio cazzino
Fa freddo fuori se mi si bagnano le dita dei piedi
E la gente penserà che sono un alieno che passa da queste parti per fare amicizia”
Gente, mi sentite che parlo?
Lo so che siete tutti felici e contenti
Non è che avete una monetina da prestarmi, per favore?
Fratello, sorella, avete tempo?
Io sono senza cazzino sul piede
Cazzino nel cassetto
Cazzino nelle scarpe
O cazzino sul pavimento
Dico “Dov’è il mio cazzino?
Pensavo fosse qua sotto la panca, ma non c’è
Non ho idea dove se ne sia sparito
Sto facendo tardi, non posso fare tardi
Non posso uscire senza il mio cazzino
Fa freddo fuori se mi si bagnano le dita dei piedi
E la gente penserà che sono un alieno che passa da queste parti per fare amicizia”
* Questa è una di quelle canzoni assolutamente impossibili da tradurre. Il senso del testo è che Rivers parla continuamente di “sex”, ma in realtà intende “socks”, infatti con la parola “sesso” la canzone non sembra avere troppo senso (anche se…), mentre sostituendola con “calze” diventa tutto più chiaro. Il giochino regge in inglese, non purtroppo in italiano. Calzino/Cazzino è il “meglio” che abbia trovato -per ora.
6. Run Away
Scappare
Pensavo che saremmo stati amici per sempre
Ora tutto deve finire
E anche se il mondo va avanti
E tutto deve cambiare
Quando guardo il cielo di notte vedo la mia anima
Vedo le lucine che brillano l’una per l’altra lassù
Siamo noi che facciamo l’amore nella Via Lattea prima di mandare tutto all’aria?
Ehi, tu, non abbiamo quasi più tempo
E lo sai che è la verità
Voglio scappare da qua insieme a te stanotte, stanotte
No, a volte vorrei essere una casa in fondo al tuo isolato
Potresti sfondarmi tutte le finestre col lancio di un sasso
E far passare il dolore, farlo tornare un altro giorno
Ci sono tante di quelle cose che vorrei dire su di te
Non abbiamo quasi più tempo
E lo sai che è la verità
Voglio scappare da qua insieme a te
Pensavo che saremmo stati amici per sempre
Ma tutto deve finire
E così il mondo va avanti
Perché tutto deve cambiare
E adesso sei lì da solo
Seduto di fianco al telefono
Ti chiedi come mai
E tutti piangeranno stanotte, stanotte, stanotte, stanotte
7. Hang On
Resta in attesa
Un giorno verrò a cercarti
E saprai che cosa intendo fare
Saprò le parole da dire per attirarti vicino a me
Tante di quelle volte ci eravamo giurati che era finita
Ma come i trifogli l’amore cresce alla velocità della luce
Resta in attesa finché non ti rivedo
Sarò ben più di un amico
Lo sai che questa non è la fine, per cui resta in attesa
Questo era solo un primissimo inizio
Ho tante altre cose che trattengo nel cuore
Attendo l’occasione di farti vedere come aspiro a essere
Tante di quelle volte ci eravamo giurati che era finita
Ma come se io venissi dal sole, ti intiepidisci nei miei confronti
Resta in attesa finché non ti rivedo
Sarò ben più di un amico
Lo sai che questa non è la fine, per cui resta in attesa
Resta in attesa fino al sorgere dell’alba
Butteremo via tutti i nostri guai
Lo sai che questa non è la fine, per cui resta in attesa
Dolcezza, finché respiro e mi batte ancora il cuore vengo a cercarti
Resta in attesa, resta in attesa, resta in attesa
Resta in attesa, resta in attesa, resta in attesa
Resta in attesa finché non ti rivedo
Sarò ben più di un amico
Lo sai che questa non è la fine, per cui resta in attesa
Resta in attesa fino al sorgere dell’alba
Butteremo via tutti i nostri guai
Lo sai che questa non è la fine, per cui resta in attesa
Resta in attesa, resta in attesa, resta in attesa
Resta in attesa, resta in attesa
8. Smart Girls
Ragazze sveglie
Da dove arrivano tutte queste ragazze sveglie?
Non so se riuscirei a sceglierne solo una
Da dove arrivano tutte queste ragazze sveglie?
Qualcuno mi dica come procurarmene una
Per terra, in macchina
Sulla sedia di un bar
Dovunque vada ne trovo qualcuna
Ragazze sveglie
Non stancano mai ‘ste ragazze sveglie
Ragazze sveglie
Vorrei essere un bad boy in questo momento
Il me reale vuole uscirci disperatamente
Lo so che sapete di cosa sto parlando
Ho la sensazione che mi potreste far vedere come si fa
Sul pullman, sul treno
In nave, sull’aereo
Mi sto innamorando
Come hai detto che ti chiami?
Ragazze sveglie
Non stancano mai ‘ste ragazze sveglie
Dormono come mamma le ha fatte
Yumi, Sherie, Alison, Mary
Quale di loro voglio sposare?
Sono tutte ragazze sveglie
Sono tutte ragazze sveglie
Sheena, Lola, Fabiola
Non lo sapete che mi fate perdere la testa?
Da dove arrivano tutte queste ragazze sveglie?
Non so se riuscirei a sceglierne solo una
Da dove arrivano tutte queste ragazze sveglie?
Qualcuno mi dica come procurarmene una
Lisa, Brittany, Paula, Whitney
Quale di loro vorrei accanto a me?
Sono tutte ragazze sveglie
Sono tutte ragazze sveglie
Debbie, Donna, Tatiana
Non lo sapete che mi fate perdere la testa?
Ragazze sveglie
Non stancano mai ‘ste ragazze sveglie
Dormono come mamma le ha fatte
Ragazze sveglie
A proposito di ragazze sveglie
Non chiedo altro che ragazze sveglie
A proposito di ragazze sveglie
9. Brave New World
Grande mondo nuovo
È da un po’ che ho paura di fare una mossa
Ho ancora tantissimo da dimostrare
Mi sa che è ora di far vedere di cosa sono capace
Le cose non saranno più come prima
Magari faccio spegnere la fiamma che brucia
Oppure magari dimostro di valere ben più di quanto pensassi
Siamo all’alba di un grande mondo nuovo
Non so dove stiamo andando, ma so che ci arriverò
Siamo all’alba di un grande mondo nuovo
Basta esitazioni, ormai è troppo tardi per tornare indietro
Potete accompagnarmi
Oppure se il vostro destino non è quello
Potete scegliere di andare per la vostra strada se volete
Vi augurerò tutto il meglio
Ma ci sono delle cose che devo fare
Non posso più aspettare, devo andare avanti
Siamo all’alba di un grande mondo nuovo
Non so dove stiamo andando, ma so che ci arriverò
Siamo all’alba di un grande mondo nuovo
Basta esitazioni, ormai è troppo tardi per tornare indietro
E appena faccio quest’azione vedremo una reazione a catena
Tutti quanti sbocceranno alla luce del sole
Non ci piace uscire dal nostro rifugio
Ma ci sono tante di quelle cose che ci aspettano là fuori se solo aprissimo gli occhi per vederle
Siamo all’alba di un grande mondo nuovo
Non so dove stiamo andando, ma so che ci arriverò
Siamo all’alba di un grande mondo nuovo
Basta esitazioni, ormai è troppo tardi per tornare indietro
10. Time Flies
Il tempo vola
Ho festeggiato un altro compleanno
Poteva diventare il giorno peggiore della mia vita
Mi sono un po’ ubriacato e mi sono preso male e mi sono svegliato triste
Mi son guardato allo specchio, avevo delle linee intorno agli occhi
Come vola il tempo quando ci si diverte
Come vola il tempo quando si vive sempre in fuga
Più ci do dentro, più mi rendo conto che il tempo vola
La vita avanza veloce e io sono rimasto quasi senza benzina
Il tempo non è dalla mia parte
Sono ancora in gara e faccio fatica a tenere il passo, ma ne vale la pena
C’è un’altra bella sorpresa che mi aspetta dietro l’angolo
Come vola il tempo quando ci si diverte
Come vola il tempo quando si vive sempre in fuga
Più ci do dentro, più mi rendo conto che il tempo vola
Eh, già, eh, già, il tempo vola
Eh, già, eh, già, il tempo vola
Poi un triste giorno mi porteranno via
Ma io non sarò morto
Perché anche quando non ci sarò più, avrete comunque in testa questa canzoncina idiota
E io sarò lì a guardare giù con gli occhi che brillano
Come vola il tempo quando ci si diverte
Come vola il tempo quando si vive sempre in fuga
Più ci do dentro, più mi rendo conto
Come vola il tempo quando ci si diverte
Come vola il tempo quando si vive sempre in fuga
Più ci do dentro, più mi rendo conto che il tempo vola
11. All My Friends Are Insects
Tutti i miei amici sono insetti
Ho un amico che è un lombrico
Scava sottoterra nelle profondità del suolo
A volte quando piove esce fuori
E parliamo di com’è andata la giornata
Ho un’amica che è una farfalla
Vola di fiore in fiore a bere il dolce nettare
Insieme a centinaia di amiche, dormono sugli alberi di notte
Ho un amico che è una libellula
Gironzola tutto il giorno e volteggia in aria
È colorato e meraviglioso
Ha delle ali forti e potenti
È la libellula
Sono questi i miei amici anche se sono insetti
Hanno un grande ruolo nel nostro mondo anche se sono insetti
Ho un amico che è un lombrico
Ho un’amica che è una farfalla
Ho un amico che è una libellula
Sono i miei amici, e sì, sono tutti insetti
12. I Want to Be Something
Voglio diventare qualcosa
4 del mattino e il mio coinquilino va avanti a russare
Per cui esco a fare due passi per strada
Il vento sopra di me sembra che mi spinge e mi tira e mi strattona
Ma mi fa vedere tutti i posti in cui potrei volare
Voglio diventare qualcosa prima di morire
La sento che mi arde dentro questa cosa
Voglio diventare qualcosa, non so perché
Voglio avere la consapevolezza che quantomeno ci ho provato
Vedo molto chiaramente che le probabilità sono tutte a mio sfavore
E che nessun altro crede minimamente in me
Sono totalmente solo, e devo affrontare la mia paura
Non ho scelta: devo andare avanti ad andare avanti
Voglio diventare qualcosa prima di morire
La sento che mi arde dentro questa cosa
Voglio diventare qualcosa, non so perché
Voglio avere la consapevolezza che quantomeno ci ho provato
E se tutti i miei sogni si avvereranno un giorno, avvereranno un giorno
Non mi dimenticherò la sensazione che provo oggi, provo oggi
Sono davvero colpito
Voglio diventare
Voglio diventare
Voglio diventare
Voglio diventare
Voglio diventare
Voglio diventare
Voglio diventare
Eccomi qua, eccomi qua
Voglio diventare qualcosa prima di morire
La sento che mi arde dentro questa cosa
Voglio diventare qualcosa, voglio sentire qualcosa
Voglio avere la consapevolezza che quantomeno ci ho provato
13. Represent
Rappresentare
Sono proprio stufo che tutti cercano di dirmi cosa devo fare
Se ho bisogno di un vostro consiglio, allora tranquilli che vengo a cercarvi io
Non è che sono arrivato nella posizione in cui mi trovo per puro caso
Mi sfianco di lavoro oltre ogni limite per avere anche solo mezza opportunità
Come affronti la partita conta
Saper sopportare il dolore conta
Mica vuoi arrivare in alto mentendo, rubando o barando
Cosa ne pensa la tua gente conta
Tu rappresenti la tua famiglia
Ma è solo uno dei tanti motivi per capire che la differenza tra vincere e perdere conta
Perché non vediamo un po’ chi fa le magie in un bell’uno contro uno?
Vedrai che sarò solidale con te quando avrò vinto io
Sembrerebbe proprio che tu abbia i muscoli per battermi se la forza fosse l’unica cosa che serve
Ma io sulle mie abilità ci campo di rendita e ti punirò ad ogni errore
Lo sai che come affronti la partita conta
Saper sopportare il dolore conta
Mica vuoi arrivare in alto mentendo, rubando o barando
Cosa ne pensa la tua gente conta
Tu rappresenti la tua famiglia
Ma è solo uno dei tanti motivi per capire che la differenza tra vincere e perdere conta
Di qui a cent’anni ricorderanno questo giorno
Tu dove sarai collocato?
E che cosa diranno?
Io il mio nome lo vedo tutto illuminato
La gente grida il mio nome
Dipende tutto da te
La troverai la tua strada?
Come affronti la partita conta
Saper sopportare il dolore conta
Mica vuoi arrivare in alto mentendo, rubando o barando
Cosa ne pensa la tua gente conta
Tu rappresenti la tua famiglia
Ma è solo uno dei tanti motivi per capire che la differenza tra vincere e perdere conta
Cosa ne pensa la tua mamma conta
Tu rappresenti la tua famiglia
Ma è solo uno dei tanti motivi per capire che la differenza tra vincere e perdere conta
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«Da oggi in poi, ogni volta che sentirò dire “Poteri Forti” penserò a questa foto.» (Nanni Cobretti)
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#Ravenfirerpg 🔞🔞🔞🔞 #Minirole with Shoto _ 18/08/2020
« Dio... » * La nota vocale del cellulare si invia grazie al pollice di Blake che si sposta dallo schermo. L’altra mano, quella libera, afferra la maniglia e va ad aprire quella maledetta porta. Se trova Shoto nel modo in cui si immagina, oggi lo fa affogare di gemiti. Se lo sta giurando, lo sta giurando a se stesso. Deglutisce e, ormai deciso, entra. * « Dove sei? » * La voce è densa di pensieri sensuali, o forse soltanto di un’eterna possessione che sente crescere all’interno di sé. * Shoto Ryuck *inutile dire che, nei minuti che Blake ha passato davanti la porta a crederla chiusa, Shoto si è preparato ad accogliero come si deve* Sul divano amore....vieni a prendermi... *mormora abbastanza forte da farsi sentire mentre è sdraiato sul divano, senza maglietta e con i jeans sbottonati che sembrano star per scoppiare talmente sono stretti sulla sua erezione. In testa ha ancora quella coroncina d'alloro in fronte che risale alla sua laurea, mentre lo guarda con le guance e le labbra rosse, voluttuoso come un giovane Bacco* prendimi.... Blake Edward Hill * Inutile dire che Blake è uscito appena reduce dalla foto che ha pubblicato poco prima e, quindi, ha dei jeans neri strappati e una giacca di pelle nera senza maglia. Sbatte la porta, violentemente. Non ha nemmeno la morfina con lui, ha portato soltanto la sua eccitazione. Quella c’è... e cresce quando sente la sua voce dal vivo. Shoto è fottutamente eccitante, è biblicamente perfetto, in qualche sorta di modo. * « Mh. » * Mugola e in un balzo è lì, di fronte al divano, a guardare l’asiatico mezzo nudo. Chiude gli occhi e prende un respiro, vorrebbe proprio.. drogarsi di lui, confessarsi con lui, farsi di lui. Deglutisce ancora e si avvicina per osservarlo meglio. * « Luccichio... L’alloro... Le guance... Sembri un.. angelo. Mi ecciti. » Shoto Ryuck *lo guarda e si alza in piedi, avvicinandoglisi lentamente, pericolosamente, come un felino che sta per balzare sulla preda per divorarla ed è così...Shoto è pazzo di Blake e tutto ciò che didera in questo preciso istante è avere le labbra e l'erezione del suo amato ovunque* Più che ad un angelo, io pensavo a Bacco o Dioniso, il dio dell'ebbrezza. In suo onore si tenevano delle feste orgiastiche in cui si ci ubriacava, drogava e scopava tutto il tempo *ha le labbra che sfiorano le sue mentre gli racconta tutte quelle cose e gli libera quell'opera d'arte che è il suo petto dalla giacca di pelle* Blake sento che impazzisco se non mi tocchi subito....non ce la faccio più... Blake Edward Hill * Gli occhi cerulei di Blake sono posati su Shoto e non si muovono minimamente, è come se fossero incollati per sempre su quel corpo che ondeggia lentamente verso di lui. Shoto gli sembra la nuova reincarnazione dello Spirito Santo, o qualcosa del genere insomma. Blake ne è pazzo, ne è straordinariamente cotto e resterà così forse per sempre. La voce del veggente scorre veloce, vola via addirittura, ma eccita, lo eccita. D’altra parte sta dicendo cose di cui lui non ne è a conoscenza, ricorda solo le immagini di Bacco perché l’ha tatuato, ma nulla più. * « Il mio Dio dell’ebbr... Shoto. » * Conclude, ma in realtà non conclude esattamente niente. Sa solo che quello “scopava” gli ha fatto letteralmente pulsare l’erezione ed ora le sue mani si stanno allungando verso il fondoschiena dell’altro. * « Sei. Mio. Mio. » * Ed è così che prova ad affondare il suo viso nel collo del ragazzo. * Shoto Ryuck *gli occhi di Blake sono incollati su Shoto e gli occhi di Shoto su Blake...sono ipnotizzati e ammaliati l'uno dall'altro, proprio come quando si sono conosciuti e la festa attorno a loro sembrava essersi fermata o svanita. Shoto ha i guanti di pizzo, ovviamente, i preferiti di Blake,e passa le mani sul suo petto ormai nudo, ammirandolo con devozione, amore e passione* Blake...il mio amore....sei mio e io sono tuo, per sempre. In vita e dopo la morte. *sembra quasi il giuramento di un matrimonio, è la verità, non c'è "finchè morte non vi separi" per loro...Shoto non potrebbe mai separarsi da lui, Sospira nel sentire le di lui mansi sul fondoschiena, piegando poi il capo di lato per fargli più spazio sul collo, nella speranza che lo divori mentre preme il corpo contro quello del maggiore, in preda all'eccitazione*
Blake Edward Hill * È un parlare migliore di far chiacchierare le loro lingue. Quegli occhi, ora ipnotizzati gli uni agli altri, si stanno parlando, si dichiarano amore a vicenda ed è magnifico sentirlo crescere intensamente in quel modo così animalesco eppur così dolce. I guanti di pizzo strusciamo sul proprio petto e Blake non può non guardarli, in silenzio, prima di compiere qualche azione. * « Si... » * Sospira, ma non ha capito bene cosa gli ha detto Shoto, o meglio il come gliel’ha detto o si sarebbe spaventato. Ha la fobia dei matrimoni, troppo, tanto ed è una fortuna che l’eccitazione l’ha annebbiato un po’. Arrivato al suo collo, affonda i denti, le labbra, la lingua. Lo mangerebbe se potesse, perché Shoto è buono, è come quei frutti passionali ed estivi del tutto eccitanti. Non parla, piuttosto fa un passo verso il divano ed una mano si muove agile verso il bordo dei jeans. * « Fra poco ti spoglio tutto. Mi fai perdere il controllo... » Shoto Ryuck *lo ama, più di qualunque cosa o persona al mondo... Non può vivere senza di lui. La sua vicinanza, i suoi occhi, il suo tocco, lo fanno scoppiare si di passione, ma soprattutto d'amore. Si sente pieno, innondare e scoppiare. Si sente amore allo stato pure che tocca amore allo stato puro e non può fare a meno di pensare, incredulo, che se Blake avesse davvero intenzione di chiedergli di sposarlo un giorno, lui accetterebbe* Ti amo... *sospira nel sentire i suoi baci sul collo e mugola ai suoi morsi, niente lo eccita più di quando lo morde con fare un po' animalesco, possessivo, Shoto spera sempre che restino i segni per poterli guardare e guardare* Togli il fra poco.... Spogliami.... Mangiami.... Perdi il controllo ti prego... Ho bisogno di te *è come burro fuso fra le sue braccia, mentre tutto ciò che desidera è essere nudo e coperto solo dalle sue mani che lo toccano, possiedono e marchiano ovunque. Intanto con le proprie labbra si fionda su quelle del maggiore, alzandosi sulla punta dei piedi scalzi per colmare la differenza d'altezza, mentre con le mani passa dal petto alla schiena e lo accarezza, percorrendo con le dita ogni linea di ogni tatuaggio. Vorrebbe esserci, su quella pelle.... E vorrebbe lui sulla sua... Lo vuole da star male. Vuole Blake in ogni modo possibile, perché teme ancora di svegliarsi un giorno e scoprire che tutto questo amore che sta provando è solo un sogno, che Blake è solo un sogno* Blake Edward Hill * Non vi è nulla se non quell’amore denso, fin troppo denso nel cui navigare. Una volta, una donna gli disse che avrebbe navigato in un amore denso e straniero. Al tempo aveva pensato che quella donna fosse una pazza, che egli era destinato unicamente a Johanna ed invece... Invece è Shoto. Shoto è tutto, Shoto è quella densità a cui la sua vita già tendeva prima di conoscerlo, o forse tende soltanto da quando ha incontrato i suoi occhi. Che gliene frega, a Blake, a lui che è felice soltanto ad averlo fra le braccia in quel preciso istante. I suoi occhi si sciolgono così come i suoi movimenti che, inevitabilmente, diventano più possessivi, più arroganti eppure pieni d’un amore espresso male in un certo qual senso. Sì, perché Blake ha fatto cose strane ultimamente, perfino scappare da un negozio d’anelli, ma comunque è lì, saldo a quel cuore da veggente. * « An-ch’io.. » * Sussurra tra un bacio ed un morso. Vuole riempirlo di lividi, davvero. Per la prima volta sta pensando a volerlo allo stato brado ed è strano per un “ fervido” cattolico, ma non per un dooddrear. Non parla più, i suoi pensieri si silenziano quando Shoto gli supplica quasi di perdere il controllo. Sente crescere l’entusiasmo dall’interno, da ovunque, ma è solo quando il minore si alza in punta di piedi che, in un solo gesto, Blake lo prende in braccio. Passione contro passione, bacino contro bacino, voglia di lui che sale fino a toccare il picco. Il picco. Chiude gli occhi. La mente ed il cuore lo stanno già spogliando contro la parete, anzi no, forse lo stanno facendo anche le sue mani. *
Shoto Ryuck *per Shoto il dolore e i lividi hanno sempre significato solo una cosa, suo padre e la sua violenza....ma con Blake è tutto così pieno d'amore. Si sente come avvolto da un'immensa coperta d'amore ed è Blake quell'amore. E' come se tutto ciò che avesse vissuto precedentemente nella vita non esistesse e ci fosse solo lui. Solo Blake. Solo amore. Guardare quei lividi domattina lo farà sorridere come l'idiota innamorato che è. Non può fare a meno di perdere a sua volta il controllo a quei morsi e gemere, gemere come un matto, mentre si avvinghia a lui, al suo corpo e gli divora le labbra in quel bacio, mordendole e succhiandole, gemendoci e sospirandoci contro. Non appena è senza vestiti si struscia su di lui, animalesco quanto il doodread pur non essendo come lui. Non ce la fa, non resiste più, ne ha bisogno ora. Sfrega le mani sulla schiena, cerca di graffiare pizzica la sua pelle ma quegli stupidi guanti gliel'impediscono. Cerca dli sbottonargli i pantaloni con una mano mentre l'altra va fra i capelli lunghi e li stringe forte, pazzo di lui* Blake Edward Hill * La violenza è una concezione alquanto strana per Blake e forse fin troppo bestiale per uno come lui, per uno che è stato condannato ad essere un dooddrear, ma che in realtà è il più fragile fra i fragili. È stata forse quella violenza, quel turbine di morte, a spingerlo verso le crisi che adesso lo perseguitano e che lo faranno per il resto dei suoi giorni. Se non avesse visto suo nonno morire per colpa.... Se non avesse assorbito tutta quella violenza, Johanna... No, Blake, non puoi lasciarti andare totalmente. Finiresti per perdere, finiresti per perderlo. Ed è questo che la sua mente ripete a se stessa mentre le sue mani lo spogliano con rapidità, voracità, ma con una certa delicatezza, per così dire. Per quanto Blake divori Shoto, egli si tratterrà sempre, cercando di evitare di fargli del male, perché ne ha una fottutissima paura, ha paura di non sentire più sulla sua pelle i gemiti, i sospiri e perfino il sudore di Shoto. Ad uno ad uno, come i petali della rosa nera regalata dal ragazzo, i vestiti di Shoto cadono per mano di Blake e si sparpagliano, parlando d’amore e, forse, anche di un pizzico di ossessione. Nonostante Blake indossi i guanti neri in pelle, le sue mani scorrono veloci su quel corpo che egli conosce perfettamente ormai. Una mano va ad aiutare Shoto sui propri pantaloni mentre con lo sguardo lo mangia, interamente. * Shoto Ryuck *si lascia spogliare quasi fosse una bambola, la bambola di Blake...non si era mai immaginato in questo modo nei suoi precedenti rapporti sessuali, anzi. Per lui erano solo un fare sesso e poi addio, semplice e pratico. Non c'era seduzione, non c'era gioco, niente che gli facesse perdere tempo. Per questo con Blake, anche la pratica sessuale più oscena, per Shoto è pregna del loro amore. Perchè non si farebbe toccare in quel modo da nessuno che non sia il suo Blake. Lo guarda arrendevole, completamente stravolto dall'eccitazione, mentre implorante cerca di togliergli almeno un guanto* Ti prego....ti prego....almeno uno....toccami... *non sopporta che non lo accarezzi a mani nude, perchè vorrebbe tanto farlo Shoto, gliele passerebbe ovunque le mani, ma non può senza vedere cose orribili e rischiare la morte. Una volta che sono entrambi solamente in biancheria, Shoto struscia il suo bacino contro quello del maggiore, dannatamente affamato di loro due, del loro amore* Blake...non ce la faccio già più....prendimi.... Blake Edward Hill * Blake non aveva mai avuto l’occasione di sfiorare e di spogliare un’altra persona con la stessa intensità che usava con Shoto. Era una cosa estremamente innovativa per lui, seppur vi utilizza i guanti. In ogni panno donato al suolo, vi è un pezzo vivo di Shoto che le sue labbra possono finalmente baciare e Blake non si imbarazza nel divinizzare tutto del suo partner. È Shoto, è suo, è un po’ il suo dio. Vorrebbe,anzi, imparar di più per cercare di trasmettere bene ciò che sente. Blake non di sente per niente arrivato, infatti, non è il Blake di un tempo dove ogni cosa era sacrilegio e, nonostante ciò, andava bene così. I guanti che ricoprono le mani di Blake sembrano partecipare ad un gioco di seduzione, sono pacate, eleganti eppure rudi, possessive al medesimo tempo. Quelle mani stanno giurando di toccare per sempre soltanto Shoto, Blake lo sente, percepisce la loro richiesta e sorride, completamente avvolto da Amore. È quando incrocia lo sguardo arrendevole di Shoto che il Dooddrear si sente quasi venir meno dall’eccitazione e da altre mille sensazioni a cui non sa dare neppure un nome. * « Soltanto uno... Sfilalo tu.. » * Gli occhi tremendamente cerulei del dooddrear si intensificano mentre avvicina la mano sana e ricoperta di guanto alla bocca di Shoto. Sta trattenendo un lieve sorriso stupidamente umano, ma in fondo, anche se non sorride mai, in quel momento lo fa perché è davvero felice. Una volta che tutti i petali sono al suolo e Shoto si struscia su di sé, Blake non può che accarezzare i fianchi con la mano guantata e finire per sussurrare sulla sulla pelle: * « Mh.. Mr Luccichio.. »
Shoto Ryuck *nel mero esercizio sessuale a cui Shoto si dedicava prima di conoscere Blake, non si è mai fatto spogliare in quel modo da qualcuno. È come se Blake si stesse liberando delle sue vesti di carne per baciare, toccare e fare l'amore direttamente con la sua anima... Ed è la sensazione più bella del mondo. Se sono i suoi occhi, possono guardarlo completamente nudo dalla testa ai piedi e Shoto mai si vergognerà o ritrarrà dal suo sguardo, perché sente di appartenergli totalmente* Blake.... Amo follemente le tue mani...più di tutto forse.... *toglie in guando dalla mano che forse lui non vorrebbe scoprire, quella dove parte della falange appartenente al mignolo, manca. A Shoto non importa un bel niente, bacia quella mano e quel dito, poi se la poggia sulla guancia e chiude gli occhi, felice. Come se se respirasse solo quando il maggiore lo tocca a mani nude, è bellissimo* Blake....ti amo, ti amo più di me stesso.... Sono tuo, completamente
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- DAY 7 -
AMORE SBOCCIATO
L’aveva finalmente invitata in camera sua, in quel luogo che le aveva sempre precluso perché troppo intimo, perché in quella camera da letto era racchiuso tutto il suo mondo. Lo aveva accolto durante la sua infanzia, protetto mentre dormiva sereno nella culla, ascoltato tutti i suoi segreti, raccolto ogni sua lacrima e intrappolato ogni risata. Ma adesso stava per esplodere. Il rapporto che si era creato tra lui e la ragazza stava sgretolando tutto, come un muro che crolla colpito da un fulmine del temporale. Per questo non aveva più potuto tacere a quella vocina che sentiva nella sua testa che lo invitava a chiedere: “Perché non sali in camera mia?” E cosi era successo. E lei subito, con uno dei suoi sorrisi più raggianti, aveva accettato. E tu, di tutte le tue preoccupazioni precedenti te ne sei dimenticato. Le fai strada, senti i suoi passi, leggeri ma decisi, premere sugli scalini in truciolato, creando un rumore sordo che si accompagna ai tuoi, più lenti e titubanti, chissà cosa dirà appena la vedrà? Arrivate così in fretta davanti a quella porta anonima, ma che hai sempre imparato a riconoscere anche nel buio, come se i corridoi che conducevano a quella stanza in realtà fossero come le strade che conducono a casa. Giri la maniglia e apri la porta. Aspetti che lei faccia un passo avanti, e timoroso abbassi lo sguardo. Silenzio. È snervante. Vorrà andarsene ora? “Non ci credo! Quello è un telescopio!” Ed alzi gli occhi stupito. La bocca non ha potuto non aprirsi in un muto verso di meraviglia. Difronte alla porta difatti stava l’enorme finestra che guardava al cielo. E lei non ha visto altro che quella. Non ha visto altro che ciò che ti è più caro in quella stanza. Quel telescopio, davanti al quale tanto hai riflettuto, dentro il quale hai visto sogni e speranze, mondi lontani, antichi, dimenticati. Ad ogni costellazione affidavi una tua paura e sempre avevi pensato che nessuno le avrebbe mai scoperte. “Hey! Come si usa?”. Ed eccola lì, sprezzante, che ti chiede di ripercorrere insieme tutte quelle emozioni. Ti avvicini, ti ci inginocchi davanti, sul quel morbido cuscino verde mela ormai logoro. Regoli le lenti, cerchi di mettere a fuoco il più possibile l’obiettivo. “Che costellazione vuoi vedere?” “La padella” Ed eccolo lì il suo lato infantile che emerge nei momenti più assurdi. “La… padella?”. Ogni volta ti sconvolge e non sai cosa rispondere. La sua genuinità ti spiazza come sempre e ti chiedi a che cavolo di costellazione si riferisce. “Ma si! Quella che somiglia tanto ad un pentolino con il manico!” E tu sei ancora più confuso. E ti sorprendi di come sappia confonderti i pensieri con le parole più semplici, come sappia mandare all’aria ogni tuo progetto quando ti guarda negli occhi. Ci pensi su, ma nulla. “Sei sicura?” “Certo! È famosissima. La si vede ovunque quando viaggi”. Ed allora inizi a concentrarti, a decifrare quegli indizi suoi tipici di chi paragona ciò che vede, e non conosce, alla sua realtà. Dannati cuochi! Nulla. Fai passare nella testa tutte le costellazioni che conosci, che hai sempre studiato, ma non te ne ricordi neanche una simile alla sua. Allora lei si alza, forse l’hai delusa con la tua incompetenza, ma invece si avvicina alla tua scrivania. Sembra non far caso alla pliche di fogli che la ricopre. La osserva. Sembra cercare qualcosa. E poi, come se avesse pescato un pesce in un fiume, afferra una tua vecchia penna abbandonata lì da tempo. Cos’altro vorrà fare? Osservi tutto in religioso silenzio. Ti si risiede accanto e tira su la manica del suo maglione beige che, lo sai, dalla prima volta che lo hai visto, hai pensato che si abbinasse perfettamente ai suoi occhi scuri e i capelli nocciola. “Guarda. Te la disegno” Gira il polso sinistro verso di sé ed inizia, con finta precisione, a calcolare i punti della stella. Uno Due Tre Quattro Cinque Sei Ed eccola lì che compare la costellazione della padella, disegnata sulla sua pelle leggermente ambrata. Unisce poi i punti, come i giochi che i bambini fanno sulla rivista della madre quando l’abbandona sul divano. “Ma quello è il Grande Carro! Fa parte della costellazione dell’Orsa Maggiore” E finalmente capisci. Scoppi in una risata e lei ride con te. Tu hai sempre saputo che lei, in fondo, è rimasta ancora una bambina legata ai suoi ricordi e non ha perso quei suoi occhi innocenti che tutto interpretano a modo loro, in un modo che un adulto descriverebbe insensato. Ma tu ci hai fatto l’abitudine e quasi provi gelosia per quegli occhi che riescono sempre a guardare oltre le apparenze, a vedere le cose più complicate e spiegarle come le più semplici. Ma a te sono sempre piaciute le cose fuori dagli schemi. “Ho capito”. Ti sei avvicinato al telescopio quasi senza neanche te ne accorgessi. “Ecco, guarda. È quella” E lei ti si avvicina, siete spalla contro spalla, appoggia il viso allo strumento e la senti trattenere un verso di stupore. “E’ stupenda! Brilla tantissimo! Sembra così vicina che pare la si possa afferrare solo allungando la mano”. E tu sai cos’altro è stupendo, solo non hai il coraggio di toccarla, nonostante sia così vicina a te. Muove il telescopio, osserva ogni astro della sua costellazione ed ogni volta sorride, felice. Poi tutto d’un tratto si ammutolisce. Il suo sguardo si fa serio ed emerge la donna che alberga in lei. “E la tua?” La guardi interrogativo. “Qual è la tua costellazione preferita?”. Ti porge la penna. E tu sei ancora più confuso. Non potresti semplicemente dirglielo? Ovvio che no. Non hai mai avuto bisogno di parole per parlare con lei. Afferri la penna ed in quel momento noti il suo polso. Non è mancina come te, ma ti ha offerto la penna con la sinistra. Il “tatuaggio” era lì, visibile. Ed allora la imiti, come hai sempre fatto. Perché in fondo sai che, nonostante l’età, lei a volte è molto più matura di te. Ha già capito le cose da tempo. Uno Due Tre Quattro Ed ecco che sul polso compare la tua costellazione, più semplice, più ovvia. “E’ il Cancro” “E’ bella! Somiglia alla lettera K tutta storta, come quando la scrivevo alle elementari!” E ti sorride con gli occhi. Quelle due pozze scure ora ancorate a te. E credi di affogare. Ti manca il respiro. “Sai, quando ero piccola, quando facevo lunghi viaggi con i miei genitori, ovunque andassi quelle stelle non mi abbandonavano mai. Sono speciali per me”. E tu rimani in silenzio credendo di non aver capito. Chi era il soggetto della frase? Ti sei perso tra i lineamenti del suo volto ed hai lasciato che le sue labbra confondessero il messaggio come l’acqua che storpia l’immagine quando si muove. C’è silenzio fra voi, eppure sembra ci siano sussurri nell’aria. Sottili voci che non ti lasciano, che ti spingono sempre di più verso di lei. Poi la realtà prende il sopravvento, e il tuo cervello recepisce l’informazione. E tu perdi la poesia. Fanculo alla natura umana. Ci pensi su, poi rispondi. “Anche io quando ero bambino guardavo spesso le stelle quando i miei erano fuori per lavoro e rientravano solo dopo settimane”. E poi ti accorgi che quello è solo un ricordo. Ti rendi conto che quel momento, fra un attimo, non sarà altro che passato. Ed abbassi lo sguardo. Vorresti fermare il tempo. Ma non puoi. Sei solo un essere umano in confronto all’infinità dell’universo. La tua vita si misura in secondi rispetto a quella delle stelle. E ti senti debole. Poi alzi lo sguardo. E provi un’invidia infinita. Eccola lì, la stella, immortale, di fronte ai tuoi occhi. Quella che è riuscita a toglierti i battiti del cuore. Quella che ti ha rubato il respiro, la vita. Quella che ha fermato il tempo nel momento in cui i vostri sguardi si sono scontrati per la prima volta in quel giorno poco prima della Vigilia di Natale. Non dice niente. Ovvio, come potrebbe. Le stelle brillano, non parlano. E per te, lei, ha sempre brillato. Da quanto tempo ormai non aprivi più la finestra, la sera? Giusto. Da quando hai iniziato a credere che le stelle fossero molto più belle quando cadono. E tu, disgraziato, ne hai raccolta una. O forse è meglio dire il contrario? Perché è proprio quello che sta accadendo. Ti afferra gentilmente la mano e te la solleva, in modo che entrambe siano davanti ai vostri volti. Come un pianista accarezza i tasti prima di dare inizio alla sinfonia, lei intreccia delicatamente le sue dita sottili fra le tue, più ruvide. Poi il cambiamento. Preme col palmo e lascia che le vostre mani aderiscano perfettamente, come il fiore che ancora saldamente le sue radici alla roccia. E in quella posizione scomoda te ne rendi conto. Anche i vostri cieli si sono uniti. E tutto in te riprende a girare. Ti sorride, come sempre ha fatto in tutta quella serata. E tu ti senti scoppiare dentro. Non dici nulla. Non ci riesci. Non sai da che parte cominciare. Eppure… Eppure sembra che lei abbia capito ogni tua parola. E quel sorriso ascolta, paziente, l’esplosione del tuo animo. Crolli. Sei felice. Una lacrima solitaria si fa strada sulla tua guancia. E poi il tuo universo si rivoluziona. La storia incomincia. Non ti ha mai lasciato andare. E senti un calore, soffice, premere sulle tue labbra. È il bacio dell’Origine: Amore.
(Storia scritta da me. Non copiarla o ripostarla su altri siti per favore)
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