#un passaggio sicuro
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O il mondo era più sicuro quando io avevo diciotto anni o mi è andata di culo tipo quella volta in cui a Lucca ho accettato un passaggio da uno sconosciuto perché avevo sbagliato bus e dovevo fare la prova di ammissione all'università e non sarei mai arrivata in tempo. Io pazza pazzissima
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LETTERA AD UN VIGLIACCO
Non ci pensi più...?
Non ti domandi che fine possa aver fatto...?
Non puoi essere riuscito ad abbandonarlo senza un pensiero, senza un rimorso...
Non puoi averlo dimenticato... Siete stati insieme solo un po' di tempo... Per te la faccenda stava diventando troppo ingombrante...dovevi pensarci prima...Lui è cresciuto...Tu volevi andare in vacanza...Tu volevi la tua libertà... Ma come hai fatto...?
Semplice...rapido... un gesto veloce...come se niente fosse... Lo hai fatto salire come al solito sull'auto....
Per precauzione però hai cambiato strada, sei andato più lontano, per essere sicuro che lui non sarebbe riuscito a tornare a casa. Lo hai forse legato a un palo...?
E una volta tornato a casa avrai fatto finta di averlo perso...Avrai finto di essere dispiaciuto....Se si è salvato...lui certo non dirà nulla... la situazione avrebbe potuto essere perlomeno imbarazzante...Sai, no...e poi lo sai come li chiamano quelli come te... lo sai vero?
Forse, però, dentro di te, da qualche parte, ogni tanto, ci pensi...Pensi alla carezza, l'ultima carezza che gli hai dato con finta indifferenza, sapendo che non lo avresti mai più toccato...
Oppure risenti le sue urla di dolore e di disperazione che ti sono rimaste nelle orecchie quando lo hai buttato dall'auto, magari dopo avergli spezzato le zampe...E non puoi fuggire perché lo rivedrai sempre...lo rivedrai in tutti i cani che incroci....
Nello sguardo degli altri cani...loro guarderanno e sentiranno quello che c'è dentro di te....non hai scampo...
I tuoi amici portali sempre con te. E se per strada ne trovi qualcuno meno fortunato, dagli un passaggio verso una nuova vita.
Gabriella Dimastrodonato
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L'AUTONOMIA CON IL CULO DEGLI ALTRI
In una intervista al Corriere Graziano Delrio racconta che nel 2016, quando era ministro delle infrastrutture disse a Zaia che il progetto della Pedemontana non stava in piedi. Come noi diciamo da anni, avevano gonfiato i flussi di traffico. In poche parole se tu prevedi il passaggio del doppio delle vetture al giorno rispetto alla realtà l'opera non sta in piedi. L' aveva segnalato un rapporto di Cassa depositi e prestiti e uno studio di Jp Morgan. Non occorre una laurea a Cambridge, basta saper fare due più due. Delrio suggerì a Zaia di cambiare il progetto. Zaia decise di andare avanti da solo. Lui sa come si fa. Così abbiamo distrutto il territorio, abbiamo consumato suolo in una Regione ridotta ad una colata di cemento e dobbiamo pagare 300 milioni all'anno al Consorzio.
Da anni è tutta una foto di inaugurazioni di tratti dell'autostrada divina, della panacea di tutti i mali, del miracolo zaiano. Una autostrada inaugurata infinite volte. Non si trovano più nastri da tagliare. La stampa genuflessa esalta il Doge. Lui sorride, sardonico, esulta, spesso assieme al compare Salvini. Il gatto e la volpe. O forse il gatto e il somaro, perché uno che fa queste cagate non è di sicuro una volpe. Eppure in molti lo diciamo da anni. Lo abbiamo continuato a ripetere. Il buco, il disastro della finanza pubblica non era prevedibile, era previsto. Abbiamo assistito anche alla tragedia comica, di Zaia, il grande amministratore, che invitava i veneti ad essere solidali, ad usare la Pedemontana. Una barzelletta davvero bizzarra. Vuoi essere buono oggi? Ti senti fedele agli oppressi? Senti una autentica empatia per gli ultimi? Fatti un giro nella Pedemontana. Dal Vangelo secondo Zaia, il vangelo dell'asfalto.
Adesso i nodi sono venuti al pettine. La realtà ha squarciato il velo della propaganda. I conti non tornano, i conti scoppiano. Era scritto. Cosa fa Zaia? Va a Roma chiedendo che l'opera venga nazionalizzata.
Ricapitolando: la Regione fa un'opera che non regge, lo Stato con il ministro Delrio dice a Zaia di cambiare progetto o di andare avanti da solo. Zaia si prende la responsabilità di andare avanti e fallisce. E adesso, a fallimento appurato, certo, indubitabile, chiede a Roma di ripagare i suoi danni. È proprio un bravo amministratore. Mi prendo la responsabilità di fare pagare agli altri i miei vergognosi errori. Autonomia è una parola molto bella. Deriva dal greco e significa "essere legislatori di sé stessi". Questa però è l'autonomia dei leghisti, l'autonomia con il culo degli altri.
Carlo Cunegato, Facebook
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Calcite boat found in the tomb of Tutankhamun
Barco de calcita encontrado en la tumba de Tutankhamón
Barca di calcite trovata nella tomba di Tutankhamon
(English / Español / Italiano)
The calcite boat found in Tutankhamun's tomb is a remarkable artifact discovered by Howard Carter in 1922.
This piece was found almost intact on the floor of the tomb. It is very fragile, as it is made of semi-transparent calcite, and measures about 70 cm. high x 71 cm. long.
Boats had great significance in Egyptian culture, symbolizing the journey to the afterlife. The alabaster boat, along with the box, was probably to serve the young pharaoh in the afterlife, ensuring his safe passage through the eternal waters.
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El barco de calcita encontrado en la tumba de Tutankhamón es un artefacto notable descubierto por Howard Carter en 1922.
Esta pieza se halló casi intacta en el suelo de la tumba. Es muy frágil, ya que está hecha de calcita semitransparente, y mide unos 70 cm. de alto x 71 cm. de longitud.
Los barcos tuvieron gran significado en la cultura egipcia, simbolizando el viaje al más allá. El barco de alabastro, junto con la caja, probablemente iba a servir al joven faraón en el más allá, asegurando su paso seguro a través de las aguas eternas.
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La barca di calcite trovata nella tomba di Tutankhamon è un manufatto straordinario scoperto da Howard Carter nel 1922.
Questo pezzo è stato trovato quasi intatto sul pavimento della tomba. È molto fragile, poiché è fatto di calcite semitrasparente, e misura circa 70 cm di altezza x 71 cm di lunghezza.
Le barche avevano un grande significato nella cultura egizia, simboleggiando il viaggio verso l'aldilà. La barca di alabastro, insieme alla scatola, era probabilmente destinata a servire il giovane faraone nell'aldilà, assicurandogli un passaggio sicuro attraverso le acque eterne.
Crédito a: Edu Ba
#antico egitto#ancient egypt#antiguo egipto#egyptian culture#cultura egizia#culturaegipcia#tutankhamun#howard carter
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LE NUOVE TURBINE ELETTRICHE SALVANO I PESCI
Le centrali idroelettriche e le dighe forniscono enormi quantità di energia pulita nel mondo, contribuendo in modo essenziale alla lotta al cambiamento climatico. La loro presenza, tuttavia, può rappresentare un ostacolo per i cicli e i fenomeni naturali come la vita dei pesci e i processi riproduttivi.
In una centrale idroelettrica l’acqua viene convogliata attraverso turbine per far girare le pale che alimentano i generatori. Le pale feriscono o uccidono circa il 22% dei pesci che le attraversano. Le centrali idroelettriche tentano di ovviare a questo fattore, tenendo i pesci fuori dalle loro turbine, modificando il loro percorso con reti o attraverso canali di deviazione. Ciononostante, la mortalità dei pesci è un elemento che il settore idroelettrico sta cercando di eliminare. Per questo motivo è stata inventata una turbina che permette ai pesci di attraversarla rimanendo illesi. Il sistema Restoration Hydro Turbine dell’azienda californiana Natel Energy è stato progettato per consentire il passaggio sicuro del 99% dei pesci attraverso la turbina, grazie all’impianto di lame con bordi d’attacco disegnati con smussature, curve e inclinature che riducono al minimo gli impatti, senza compromettere l’efficienza. La nuova turbina adotta un design più olistico, creando strutture più naturali, più vicine alle dighe dei castori che alle dighe in cemento.
L’energia prodotta nel mondo dall’idroelettrico rappresenta circa il 20% del totale e copre il fabbisogno di circa 1 miliardo e mezzo di persone, senza produrre emissioni nocive e con limitati impatti ambientali; un settore che sta evolvendosi anche nell’utilizzo delle maree e delle piogge.
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Fonte: Natel Energy; foto di Piat Van Zyl
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NUOVA BIO:
Ciao a tutti.
Nel corso della mia vita ho scritto innumerevoli volte chi io sia e su chi io sia davvero.
Un espressione che ho coniato è stata "quando penserai a me, pensa a tutte le cose sbagliate" e forse, anche io sono ultima per sentirmi prima, anche io sono ancora le cose sbagliate.
Molte volte io mi vedo come una Dea(non prendetemi per pazza), non come se fossi venerata ma come se mi venerassi io: mi vedo preziosa, proprio come le cose piccole che non costano niente, ma che hanno un grande valore come la gentilezza e il calore di un abbraccio. Quando pensi a me pensa al vento fresco sulla faccia: sono puro spirito che incontra la materia, amore che si sente non solo tra le gambe ma dentro al cuore; e perché no, anche con il desiderio di amare in modo carnale, concreto, sicuro e stabile. Ma molte volte, riflettendo, incontro la mia solitudine, non quella di chi è arrivato a capolinea ma quella di chi è da solo con sé stesso: essere l'artefice del mio destino, essere quella bambola, magari non vuota ma piena di occhioni grandi color nocciola che dentro c'hanno pure il proprio cuore e qualcosa di più; o i capelli folti arruffati che più li accarezzi più li vuoi arruffare perché vuoi prenderti tutto e lasciare il tuo passaggio. Quando pensi a me pensa alle cose che vanno a puttane, molte volte vorrei sulla pelle tramite segni rossi o tramite carezze: non è da tutti farsi vedere fragili, deboli, con la forza che viene meno e che ti porta a cadere e a dimenticarti davvero chi sei fino a depositarti come incresciosa e dimenticata polvere sui mobili. Ho capito che incontro solo e soltanto anime disgraziate, anime che hanno sofferto e che per un po'di calore hanno deciso di bruciare: maybe i am in this type of people. Se ti parlo di me ti parlo di un principe e di una principessa, ti parlo di un maschiaccio e di una femminuccia, ti parlo del principe che ho dentro: lui ti sorride, ti tende una mano, è gentile e sicuro di sé avanza con regalità nella vita; cammina con dignità come un leone senza mai perdere la tenerezza verso sé stesso e chi lo circonda: è dignitosamente autorevole. Poi vorrei parlarti della principessa: lei è il fuoco bruciante che alimenta la notte e la illumina, è quella forza dirompente di chi deve ed è forte oltre che scomoda. Lei è quella forza che ti spinge ad alzare la testa, lei è la mano che trovi in fondo al tuo braccio per essere rialzata* dopo ogni brutta caduta: è il coraggio, è quella voglia matta e sinuosa di esistere e viversi, è come se fosse una lupa che esiste nel cosmo. Se ti parlo di me ti parlerò della mia voglia matta di vivere senza slanci, perché so che le passioni, quelle vere e vivide le vivo nel qui ed ora. Ti parlerò delle mani che ho dato e che mi hanno incontrato, non solo sulle mani ma sul viso: schiaffi morali. Ti parlerò di me, del mio mondo, del mare e di mille altre cose: ti parlerò del tuo sorriso che sa essere bellissimo perché hai affrontato così tante cose che splende come le più luminose stelle nelle notti più belle di giugno.
Ti parlerò del dolore e di quanto è difficile affrontarlo, specie col cuore fragile che c'ho, o forse con la testa mia bastarda incazzata che non smette di avere pensieri e di pensare. Voglio un cuore di scorta, ma proprio quando ti vedo sorridere insieme a me capisco traboccante di orgoglio per me stesso, felicità, forza amore e pazienza assieme a mille altre debolezze. Ti parlerò di come aggiusto me stessa per far vedere il cuore, perciò leggimi, come se fossi una poesia piena di musica ma dal significato nascosto come fiori ermetici e delicati, questo perché l'amore è quel sentimento che si sente subito ma che si capisce quando si cresce. Perciò amami, amati, con tutto quello che hai addosso; questo perché io ho tutto di me e prendo tutto di te, se ne vale la pena. Perciò ricordatelo anche tu nonostante tutto anima disgraziata: anche tu hai un bellissimo sorriso. -Valentina, Joshua.
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𝗗𝗶𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗔𝘃𝘃𝗲𝗻𝘁𝗼
𝟭° 𝗱𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟯
Caro diario,
questo mese di dicembre mi sta stremando, sembra non finire mai.
In piena notte ho fatto di necessità virtù, quindi essendo rimasto a piedi con l'auto ho fatto l'autostop. Mai fatto prima in vita mia
Devo dire che ho avuto un discreto successo con il pollice all'insù, visto anche l'orario e la mia faccia, alla terza automobile mi hanno caricato.
La prima era un'auto di lusso e sappiamo bene che con le auto di lusso non si danno passaggi in piena notte. A parte qualche caso che ho potuto vedere con i miei occhi, ma si trattava di signorine lungo il bordo delle strade, altrimenti non è etichetta dei benestanti fare queste cosa. Non si sa mai cosa rischiano.
All'interno della seconda auto c'era una coppietta, lei mi ha guardato quasi come a dire "seeeee certo, proprio a te diamo un passaggio", mentre lui ha volutamente girato lo sguardo dall'altra parte.
La terza auto si ferma, li raggiungo. Sono tre extracomunitari. Mi guardano fisso e seri, molto seri. Rimango di sasso. Poi quello davanti dal lato passeggero, rivolgendosi agli altri due, dice:
- Oh, sembra brava persona.
- E se ci ruba? - risponde quello seduto dietro.
- Tu cosa dici? - dice di nuovo quello davanti rivolto a chi guida.
- Mmh, così sembra Gesù, tutto bagnato. Dai vieni - risponde quello alla guida, che mi invita anche con un cenno della mano.
- Infatti sono un povero Cristo - rispondo d'istinto facendo il brillante... con dei, probabili, mussulmani. Che idiota sono stato.
Non capendo se fossero seri o se mi stessero prendendo in giro, decido di salire. Del resto non mancavano molti chilometri a casa mia.
- Grazie - dico con un filo di voce quasi in tono reverenziale - grazie mille
- Noi non dare passaggi agli sconosciuti, molto pericoloso - dice quello che guida e gli altri due si mettono ridere.
Noto che quello seduto con me continua a fissarmi con molta insistenza, è uno molto alto si vede. Si fanno quattro chiacchiere sul perché fossi a piedi, su che lavoro facevano loro e da dove venivano. Insomma discorsi di normale routine.
Ma il tizio al mio fianco non ha mai parlato e mi fissava sempre tra il serio, il perplesso e il pensieroso.
Poi a un certo punto spalanca gli occhi, me ne sono accorto perché al buio con la loro pelle scura gli occhi e i denti erano uno spettacolo pirotecnico.
- Adesso mi ricordo di te - mi dice puntandomi il dito
In quel momento non avevo compreso se fosse una minaccia, un'accusa o una rivelazione spirituale.
- D-di me? Ti ricordi di me? - chiedo
- Si, tu uscivi da una pisseria con pissa in mano. Io passavo a piedi e avevo chiesto un'informasione. Tu ricorda?
- Io? - rispondo come quando mia madre mi accusava di aver sbafato tutta la Nutella - sei sicuro?
- Si, mi ricordo di te. Poi tu messo pissa in bagagliaio e dato me passaggio a casa.
A quel punto come da un cassettino dei ricordi lontani mi esce un ricordo, di me che con una pizza calda nel cartone stavo per tornare a casa. Il tipo di colore sudato con un enorme zaino che mi incrocia sul marciapiede e mi chiede le indicazioni per un Comune della Val Seriana. Mi ricordo che con il dito gli indicai la direzione, quella che in effetti stava seguendo, salvo poi rendermi conto che a quella destinazione mancavano dodici chilometri.
Mi ricordo che glielo feci notare e alla domanda se avrebbe percorso tutta quella strada a piedi, lui rispose allargando una mano con uno sguardo che diceva "pensi che abbia altre alternative?".
Fu allora che buttai la "pissa" calda nel bagagliaio e gli diedi un passaggio. Mi ricordo che continuava a ripetermi che io ero davvero una brava persona, a mani giunte, durante tutto il tragitto.
- Ma si ora ricordo - gli dissi
La conversazione e i ricordi finiscono, sono davanti a casa.
Scendo li ringrazio e al tipo della "pissa" stringo forte la mano.
- Questo è karma - gli dico.
- Chi casso è karma? - mi risponde stranito.
Caro diario, siamo al primo giorno dell'Avvento e qui da me sono già passati i tre re Magi. Sotto il segno di una stella cometa di nome karma. Ma che non tutti conoscono.
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The Last of Us: Un viaggio sofferto ma che vale la pena compiere
The Last of Us è risultata essere la serie più attesa del 2023 e inevitabilmente quella che rientra tra i titoli più gettonati nel prossimo futuro, uno di quei titoli di cui si è parlato e si parlerà con ancora più passione e insistenza per diversi motivi: prima di tutto perché il videogioco a cui si ispira è uno di quelli che ha lasciato il segno, sia nel suo settore che nell'immaginario popolare, diventando uno dei titoli più noti e apprezzati da parte del pubblico, videogiocatori e non; in secondo luogo perché rappresenta il tipo di gioco a cui si presta sempre attenzione, essendo formato da una componente narrativa e cinematografica molto marcata e costruita in modo magistrale; infine, ma non per ultimo ma non meno importante, si tratta di una produzione HBO, che è da sempre sinonimo di qualità e di un certo tipo di televisione che sa coniugare alla perfezione autorialità e appetibilità per il pubblico.
The Last of Us: un'immagine dal teaser trailer della serie HBO
Mi sono approcciata alla serie di The Last of Us, carica di speranze, curiosità, ma anche timori, perché è facile disattendere le aspettative quando sono molto alte, ma anche per la difficoltà intrinseca di un progetto del genere che deve necessariamente parlare a due tipi diversi di pubblico: quello televisivo che può essere a digiuno del materiale di partenza e quello che ha già vissuto questa storia pad alla mano, a cui è più difficile proporre le stesse suggestioni senza il valore aggiunto dato dal partecipare in prima persona all'azione. A conti fatti, e dopo aver guardato tutti i 9 episodi che compongono la prima stagione che adatta il primo dei due giochi, posso dirmi soddisfatta del risultato.
Di che parla The Last of Us?
Ma da che spunto prende il via la trama di The Last of Us? Cercando di non fare spoiler ma accenando giusto qualcosina per chi non ha avuto modo di provare il video gioco di Naughty Dog del 2013 o nel più recente remake per nextgen del 2022: ci muoviamo in un mondo post-apocalittico, in cui la razza umana ha già perso la sua battaglia contro un agente patogeno, che proviene dai funghi e rende gli infetti simili a zombie, è stata decimata e vive in piccole comunità che cercano di riorganizzarsi. Un contesto oramai già consolidato, perché dall'esplosione della pandemia e dal prologo della serie sono passati ormai vent'anni, e sullo sfondo di questa nuova umanità seguiamo Joel, cinquantenne ormai disilluso e con una forte ferita emotiva alle spalle, che si ritrova a dover fare una consegna particolare: Ellie, una ragazzina di quattordici anni.
The Last of Us: Pedro Pascal e Bella Ramsey in una scena della serie
I due si trovano a dover viaggiare lungo gli Stati Uniti per raggiungere la destinazione, mettendo alla prova il loro rapporto interpersonale che si andrà definendo lungo il cammino, per superare quelle inevitabili diffidenze che albergano nel cuore di entrambi, in quello di Joel ferito da una grave perdita vent'anni prima così come in quello di Ellie, adolescente che ha avuto la sua dose di dolore e non ha mai lasciato il recinto (relativamente) sicuro della zona di quarantena. Un viaggio lungo, duro e denso di pericoli e incontri di ogni sorta che metterà alla prova e segnerà entrambi per sempre.
Da un media all'altro, gli inevitabili cambiamenti
The Last of Us: un momento di tensione della serie HBO
Questa in sintesi la storia del gioco The Last of Us che la serie HBO riprende non senza le dovute modifiche e riscritture nel passaggio da un media all'altro: quello che funziona quando è lo spettatore, ovvero il giocatore, ad agire in prima persona non è detto che funzioni nell'essere solo osservatore passivo dell'azione ed è uno dei motivi che hanno portato a non eccedere sul fronte action, perché avrebbe snaturato l'approccio character driven del gioco. Alcuni di questi cambiamenti riguardano svolte narrative, altri sono fatti a monte, in fase di ridefinizione della storia a dieci anni dal debutto, e uno di questi, per esempio, è il mezzo con cui l'infezione si trasmette, non più veicolata attraverso le spore che costringevano i personaggi del gioco a indossare in determinati luoghi chiusi delle maschere, che avrebbero costretto a nascondere in alcune situazioni i volti degli attori, ma attraverso dei viticci e, in modo più tradizionale per il genere, il morso. Si rinuncia quindi all'originalità e le potenzialità narrative di un espediente fuori dal comune per trasmettere ed evocare il pericolo, ma se ne introduce un altro ugualmente interessante. In definitiva non cambia molto ai fini pratici nella costruzione ed evoluzione del racconto.
Raggiungere un nuovo pubblico, espandere un mondo
The Last of Us: una scena
Quello menzionato sopra è solo un esempio del modo in cui The Last of Us nella sua versione seriale diverge da quanto già vissuto dai videogiocatori, in una costruzione narrativa che vive della necessità e difficoltà di evocare e rispettare l'originale, ma propone anche elementi che possano stupire e stimolare gli spettatori già a conoscenza della storia. Una difficoltà comune a questo tipo di adattamenti, che ad esempio gli autori di The Walking Dead avevano aggirato con efficacia nel passare dalla carta allo schermo, mantenendo dinamiche simili ma non sempre relative ai medesimi personaggi. Nel caso dell'adattamento di The Last of Us si è scelta una via differente che passa anche per un approfondimento della mitologia della serie: si dà più spazio al passato, come si può intuire già dalla primissima sequenza del primo episodio, dando allo spettatore qualche informazione in più su come si è arrivati alla situazione che fa da sfondo al viaggio di Joel ed Ellie, ma si aggiunge anche qualche deviazione dal flusso principale della storia per dar più profondità alle figure che i protagonisti si trovano a incrociare sul loro cammino, che diventano piccoli spaccati di vita vissuta nel mondo pandemico della serie.
The Last of Us: Pedro Pascal e Anna Torv in una scena
Si snellisce così il viaggio nel suo complesso per evitare di girare narrativamente a vuoto e proporre troppi episodi in cui la storia progredisce poco dal punto di vista pratico: già così, dopo un inizio di grande impatto. Si è scelta, quindi, la strada della linearità e sintesi per quanto riguarda la costruzione della storyline principale, evitando di proporre una sequenza di scontri tra i protagonisti e gli antagonisti di turno al solo scopo di mettere in scena ulteriori sequenze d'azione e allungare il brodo.
Joel ed Ellie
Ti possono tradire solo quelli di cui ti fidi
Una scelta che sulla lunga distanza abbiamo apprezzato, ma che avrebbe rischiato di spostare troppo l'equilibrio della serie rispetto al gioco, il cui cuore narrativo e tematico sono Joel ed Ellie, vero punto di riferimento per i giocatori: The Last of Us era la loro storia e riducendo il tempo in loro compagnia, anche a fronte di inserti mirati a raccontare e dar spazio a ciò che li circonda e che incrociano, rischiava di far perdere il focus del racconto. Un rischio evitato da uno dei principali meriti della produzione HBO guidata da Craig Mazin (già autore di Chernobyl per lo stesso canale cable americano) e lo stesso Neil Druckmann: Pedro Pascal e Bella Ramsey, gli interpreti dei due protagonisti nella serie. Se la storia del The Last of Us seriale resta così viva ed emozionante anche in questo adattamento è perché i due interpreti regalano una prova di grande efficacia. Pedro Pascal è un Joel smarrito nel suo dolore, ma solido e deciso dove serve; Bella Ramsey propone invece una Ellie differente da quella a cui ci siamo legati nel gioco Naughty Dog ma ugualmente autentica e viva. Soprattutto, funzionano insieme nel mettere in scena le dinamiche interpersonali che poco per volta si sviluppano tra i rispettivi personaggi, quella fiducia da conquistare per dar vita al legame che vediamo nascere e consolidarsi in modo graduale ma inequivocabile. Il viaggio in loro compagnia è così coinvolgente ed emozionante, capace di guidarci con partecipazione d'animo verso la loro destinazione e un riuscito finale di stagione, anche laddove l'azione latita e ci si limita a seguirli nei loro spostamenti e le loro chiacchierate, anche quando non si va oltre lo star seduti attorno a un falò.
Il livello produttivo HBO si conferma per The Last of Us
Si nota, come sempre, l'elevato livello produttivo di casa HBO, nella (ri)costruzione di un mondo post-apocalittico in grado di risultare d'impatto oltre che coerente con quanto già noto a chi ha giocato l'originale: Joel ed Ellie attraversano sì luoghi desolati e desolanti, fatti per lo più di ampi spazi e poche reliquie della nostra umanità, ma anche città abbandonate a loro stesse che, soprattutto in alcuni scorci dei primi episodi, colpiscono per dettaglio e portata. Il rischio di già visto è dietro l'angolo, perché non è la prima serie che ricalca questo tipo di ambientazione, ma è bilanciato da alcune location particolarmente riuscite e ricche di dettagli in termini di scenografie, come il centro commerciale che fa da sfondo a una delle sequenze più riuscite.
The Last of Us: una scena della serie
La differenza, però, la fa ancora una volta l'accompagnamento musicale, quella splendida colonna sonora firmata da Gustavo Santaolalla che già avevo amato nella controparte videoludica e che si mantiene ugualmente efficace e toccante nel fungere da filo conduttore e contrappunto emotivo per la traduzione targata HBO di quel mondo allo sbando in cui i protagonisti si trovano a dover sopravvivere.
In conclusione The Last of Us nella sua incarnazione seriale funziona ed emoziona. Le poche perplessità che avevo sono state bilanciate da due importanti elementi: da una parte le interpretazioni dei due protagonisti, con Pedro Pascal e Bella Ramsey che danno vita a dei Joel ed Ellie vivi e vissuti, coerenti con gli originali seppur personali; dall’altra la conferma del valore aggiunto della colonna sonora di Gustavo Santaolalla, efficace a supporto delle immagini della serie quanto lo era stata per l’azione e le emozioni del videogioco.
Perché mi piace 👍🏻
Pedro Pascal e Bella Ramsey, vero punto di forza della serie, che riescono a dar vita a Joel ed Ellie e alle loro dinamiche in modo coerente eppur personale.
La colonna sonora di Gustavo Santaolalla, vero e proprio valore aggiunto del videogioco ed ora anche della serie HBO.
Il livello produttivo HBO, che si conferma elevato anche in questo caso e cerca di aggirare la sensazione di già visto, inevitabile per un’ambientazione post-apocalittica.
L’approccio al racconto, che sceglie di approfondire il mondo in cui ci si muove guardando oltre Joel ed Ellie senza perdere l’importante focus narrativo sulla coppia di protagonisti…
Cosa non va 👎🏻
… ma riduce di molto l’azione rispetto a quanto accadeva nel videogioco, prestando il fianco alle critiche di una parte di spettatori.
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Davanti gli armadietti, giù nel magazzino, Sanji si sbottona la camicia. Per farlo non aspetta che l'altra recuperi le sue cose ed esca nel corridoio, non aspetta mai, e lei commenta sempre in qualche modo.
ㅤㅤ« Da meno di un anno », aveva confermato Nami ad una signora in cassa. Così lui l'aveva guardata e lei, di nascosto dall'interlocutrice, aveva riso sventolando la mancia. Stavano insieme – perché la domanda era stata quella – a quanto pareva, per venti dollari. « Sìì signora, è un ragazzo d'oro— ». Aveva questo modus sul lavoro, ammiccava al cliente coi tempi giusti, nei modi giusti e con disarmante complicità... faceva parte della mansione di cameriera ingraziarsi la gente, a sentir lei.
« Sei silenziosa. »
« — sì, sto andando. » È tranquilla, lo suona almeno. Lui freme, e si domanda se si percepisca il tormento in cui giace, la tensione con cui esegue i consueti movimenti.
La segue con la coda dell'occhio, prima che inforchi definitivamente la via delle scale, decide di piazzarglisi davanti. Solo un minuto- o due, il tempo di capire se ci ha visto bene.
« È strano. »
A fermarsi per rispondere la vincola esclusivamente l'educazione, 'ché Sanji non le ha ostruito il passaggio. « Che vada via? Non direi » piega appena di lato la testa, smaliziata; è decisa insomma, continuerà su quella linea di finta tontaggine.
Il cuore a lui non accenna a rallentare.
« È strano, il tuo silenzio » si appoggia alla parete piastrellata con un fianco, braccia conserte; dunque la soppesa, dilata i tempi.
« C'è qualcosa che vorresti dicessi? » arcua le sopracciglia.
Non ho niente da dire, è piuttosto sicuro significhi questo. Eppure negli occhi accesi lui vi legge il contrario, risposte a domande che non osa porre. Quanto può esser saggio risvegliare speranze sepolte? « Domani sono di riposo. »
« Io no » si poggia al muro anche lei, a specchio.
« Lo so » lui scivola più avanti.
« Mhh » non si ritrae.
« mh-mh. »
« E sai anche come mi stai guardando già da prima? »
Mira a inibirlo, lo sa, e comunque non lo modifica lo sguardo, semmai lo infittisce. « No... come? »
Lei socchiude gli occhi, lo scruta. Dovrebbe essere un passetto ciascuno, in amore e nel corteggiamento. Con Nami quando uno va avanti l'altra gioca a soffiargli in faccia, l'altra gli ricorda con una sola occhiata quante volte gli ha dovuto dire di no, da ragazzino in preda agli ormoni. Quindi occorre ascoltare il colore della voce, cogliere la piega in cui rimangono le labbra, se fremono leggermente là dove s'affanna a nascondere l'euforia tipica dei sentimenti.
« Da adolescente alla prima cotta » si è rimessa dritta, mento sollevato in un'innocente pungolatura.
« E ti sembro alla mia prima cotta? » gli esce roco, risultato di una gola che non vuol collaborare, però in qualche modo provocatorio se detto a quei pochi centimetri. Aleggia un 'ancora ', sottinteso lì da qualche parte.
« Non lo so... » vaneggia, bugiarda. Gliela fa piacere di più quella ritrosia, il tentativo d'invalidazione protratto fino all'ultimo. Quante volte lo ha fregato con questo atteggiamento, quante volte lo ha scoraggiato? Rabbia, quella sana, quella che nutre per il sé che per tanto tempo ha rinunciato, diventa ardore. « ... sembrerebbe di sì. »
Ormai ribolle, fuori non sa se il sangue abbia deciso di fargli prendere totalmente un altro colore. Non si permette di quietare nulla, non serve più, ora è lei che lo sta guardando da innamorata, dritto in faccia. La bacia. Non c'è assaggio; lei contraccambia con la stessa voracità, è quasi un dispetto.
Gli tremano le mani nel tenerle il viso. Le sue, più sottili, gli scavano l'addome, la schiena; gelide, avide... senza incertezza. Ondeggia, vacillano, non c'è equilibrio. La percepisce ridere, non si offende finché col resto del corpo s'impegna a rimanergli incollata.
« Ba-umh-basta » è lei, n
aturalmente; esce dal bacio con un po' d'affanno, « a dopodomani abbiamo detto? » Scherza, nel liquidarlo così.
« Non vuoi venire da me? » troppo veloce, troppo disarmato.
Ci sta pensando. È seria quando parla, dolce, « un'altra volta Sanji, sono stanca sul serio ».
Sguinzaglia un « dormiremo », disperato. « Dormiamo— » lo ripete mormorando, ma non è credibile se incombe sul suo collo, se si abbassa con cautela, con paura celata, fretta di toccare, sentire finché può; se continua attirandola a sé, saggiando le labbra, lentamente, se le bacia, lambisce con la lingua e intrappola gentile con le dita, quando lei fa per replicare. « — da me » ammonisce gentile, guardandola negli occhi. Lei li rotea veloce, sconfitta. « Va bene » cantilena dolce, ed è il più bel suono che lui le abbia mai sentito emettere. « A casa mia però, preferisco. »
« Come comanda. »
( ... )
L'aveva messa tra le storie in evidenza, dove le faceva gli auguri di compleanno.
La rimuove che son trascorsi cinque mesi dalla rottura.
Armeggia su instagram sdraiato sul divano, una coperta stropicciata disordinatamente a contrastare un principio di fresco. La foto nel profilo invece, l'unica sopravvissuta di quelle che li ritraevano insieme, risale a quando erano ancora colleghi. Sta in mezzo ad una serie di altre cinque, ciascuna con altri del lavoro; qualcuno si ripete, Nami figura solo nella terza. La didascalia cita 'What a blessing to have spent this year with you all and your beautiful soul'.
Non archivia.
#sanji x nami#sanji#nami#one piace#fanfiction#italia#taz skylar#emily rudd#nami x sanji#sanami#sanami fanfiction
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Meno male che la prossima è l'ultima settimana
Io,ieri: comunque visto che la settimana scorsa ho avuto il covid e la prossima è l'ultima, se vuoi giovedì e venerdì cancelliamo le ferie e lavoro, per me non è un problema, continuo il passaggio di consegne. Capo: no, no tieni le ferie, devi consumarle. Io: sicuro? Capo: sì, rilassati. Capo, oggi: per caso hai tempo di vedere quella cosa? E di fare quell'altra cosa?
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Compiacere non significa dare piacere.
Compiacere non porta al piacere.
Compiacere è avere paura di non essere abbastanza da qualche parte.
È aver imparato a soddisfare i bisogni e le aspettative degli altri per sopravvivere.
Cioè per ricevere uno sguardo amorevole, l‘accettazione, il permesso, il diritto di esistere.
Per essere visti.
Per sentirsi al sicuro.
Chi è bravo a compiacere gli altri vive nella frustrazione di non riuscire mai a soddisfare il proprio bisogno.
Ma soprattutto di non riuscire a sentire mai la propria verità e autenticità.
Impariamo presto a leggere cosa si aspettano gli altri da noi.
I figli di genitori rigidi, esigenti, ansiosi, oppressivi per esempio diventano impeccabili a muoversi come marionette.
Perdono spontaneità, vitalità, energia.
Per molte donne compiacere è l’unico modo di amare ed è come ritrovare quel momento di gratificazione che arriva dall’aver fatto contento papà !
O mamma, a seconda dei casi.
Ma in fondo non sono contente.
Sono solo abituate.
Sono solo comode.
Quella comodità scomoda che inizia a fare male con gli anni.
Per gli uomini compiacere nelle relazioni è mettersi al sicuro. Non fare danni. Non fare rumore. Non fare agitare la mamma. Non farla stancare. Non fare incazzare papà.
È un’arte fine di trattenersi e rimpicciolirsi.
Le relazioni basate su questa energia compiacente sono vulcani spenti.
Tutto rimane sotto e brucia senza farsi vedere.
Senza fumo e senza odore.
Una natura morta.
Una guerra fredda.
Basta uno dei due a svegliarsi dal grande sonno perché il castello di sabbia crolli.
E quello è un passaggio epico di grande inizio.
Ho lavorato con una donna che si sta svegliando e provo una tenerezza grande nell’ osservare i suoi primi passi autentici nel mondo.
SI ! I primi passi autentici dopo i cinquant’anni.
Alleluia !
Non è troppo tardi per giocare a carte scoperte.
In questi giorni nessun castello sta più in piedi.
Fidati della de-strutturazione.
Della di-struzione.
Della de-costruzione.
Se non guardi dentro, non potrai mai riconoscere cosa c’è fuori davvero.
Non potrai mai sentirti fuori, se non abiti dentro.
🖤
Buone sacre morti
Fede
#Tantrasciamanico#femmininosacro
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Caro 2022,
che Anno strano che sei stato!
Ricordi quanta paura avevo prima del Tuo arrivo? Questo perché per Me rappresentavi un po’ come l’anno della crescita non di certo definitiva, ma comunque sostanziosa. Alla soglia dei 40 infatti pensavo che sarebbe stato tutto più complicato e difficile. Ora che stai per andartene, posso senz’altro affermare che sei stato tutto questo e pure di più ma sono lieta anche di constatare che se sono ancora qui significa che sono riuscita a resistere a tutte le tempeste che hai scatenato nel Mio Cielo, uscendone pure più forte di prima. Se dovessi definirti in un’unica parola di sicuro sarebbe questa: Resilienza. Ciò che non uccide fortifica e le Tue sciagure mi hanno fortificato alla grande, arrivando a fare molto di più pure, come mettermi di fronte ai Miei limiti, alle Mie paure, per sfidarle mentre le guardavo in faccia, senza farmi intimorire. Ho affrontato molte sfide, alcune sono riuscita a vincerle, altre invece no, l’importante però è non essermi arresa per timore di fallire. In passato mi sarei fatta imprigionare dai dubbi e dalle paranoie e soprattutto dalla Mia bassa autostima, che spesso mi porta a sentirmi sbagliata, inadeguata poiché incapace di impormi. La maturità acquisita in questi Tuoi 365 giorni mi ha donato la forza di credere più in Me Stessa, riscoprendo e riscoprendomi, arrivando infine a difendermi e quindi anche ad amarmi di più. Se dovessi usare un’altra definizione per definirti di certo sarebbe: Amor Proprio. Ho cercato infatti di dedicare più tempo e spazio a Me Stessa, valorizzandomi e coccolandomi maggiormente. Imponendo il Mio volere. Ho trovato coraggio per difendermi da chi mi ha trattata di merda, perseguitandomi con ingiusti atteggiamenti e le proprie patetiche accuse. Lo stesso coraggio che mi ha donato la straordinaria energia per poter combattere guerre silenziose. Ebbene si anche con Te, sono andata avanti nella Mia Nobile Missione: non mettermi all’altezza di persone che valgono poco e niente, rispondendo agli attacchi con la Mia arma migliore: il silenzio, lo stesso che non mi delude mai e poi mai! Alcune di queste stesse guerre non sono ancora finite ahimè, spero che il Tuo successore possa aiutarmi a metterle finalmente alle spalle. Una cosa è comunque certa la dignità e il rispetto per Me Stessa continuano a venire prima di tutto.
2022 Ti devo tanto perché nonostante le difficili prove alle quali mi hai sottoposto fino all’ultimo, mi hai donato anche tantissime cose belle, come l’Amore, la stima e la fiducia di chi mi sta intorno ma anche da parte di coloro che ho conosciuto lungo il corso dei Tuoi giorni. Quanti incontri magnifici ho avuto la fortuna di fare. Quante sorprese sbalorditive mi hanno strabiliato il cuore! Quanti elogi e complimenti ho ricevuto che mi rendo conto di aver perduto perfino il conto. Diversi luoghi ho visitato, alcuni nuovi altri riscoprendoli. Quanto ho scritto e quanto ho sognato, anche ad occhi aperti, la Mia specialità! Quanta Musica nuova e non mi ha donato la carica per affrontare ogni singola Tua Stagione. Quanta infinita Passione e vitalità ho buttato fuori ad ogni singola ora del Tuo passaggio. Sono convinta che non mi posso lamentare di Me Stessa e ne sono felice. Quanti segni mi hai lanciato e lasciato per farmi capire di essere nella strada giusta, esortandomi a perseguirla, giacchè sei convinto che riuscirò a raggiungere ciò che sto cercando. Nonostante l’arrivo degli Anta sono rimasta pressoché la stessa, identica ragazza di un tempo, solo con qualche consapevolezza in più, lasciando stupiti tutti poiché convinti di non dimostrare assolutamente questa Primavera tonda. Che sollievo è stato scoprirlo! Elenina dunque continua ad essere la Peter Pan che è sempre stata, anche a questa età. Insieme abbiamo fregato il tempo dunque anche se è trascorso in un lampo. I Tuoi mesi infatti sono letteralmente volati, anche tra siccità e caldo africano, freddo pungente ed influenze varie che a tratti sembravano perfino interminabili.
Caro Anno, Ti devo dire Grazie anche perché mi hai fatto ritrovare una parte della Famiglia che temevo perduta e che invece l’Amore ha fatto il modo di farci riunire di nuovo. A proposito d’Amore, come ho già avuto modo di dire, l’ho avvertito costantemente vicino, nonostante a tratti mi abbia fatto soffrire parecchio. Menomale però che resiste insieme a Me.
Insomma tutto questo per dirti che hai lasciato il SEGNO proprio come volevo. Addio, non Ti dimenticherò mai!
#ciao ciao#ciao#addio#2022#bye bye 2022#fine anno#bilancio#il mio bilancio dell'anno 2022#io#me stessa#pensieri#pensare#riflessioni#riflettere#stati d'animo#sensazioni#amore#amare#difficoltà#sfide#vita#vivere#forza#coraggio#non mollare#speranza#reagire#volontà#forza di volontà#io scrivo
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..... Seconda parte
Codice Genesi:
Fomenteremo l'animosità tra di loro attraverso le nostre fazioni. Quando una luce risplenderà tra uno di loro, la spegneremo con il ridicolo o la morte, come meglio ci si addice. Faremo in modo che si strappino il cuore a vicenda e uccidano i propri figli. Realizzeremo questo usando l'odio come nostro alleato, la rabbia come nostro amico. L'odio li accecherà totalmente, e non vedranno mai che dai loro conflitti emergiamo come loro governanti. Saranno impegnati a uccidersi a vicenda. Si laveranno nel loro stesso sangue e uccideranno i loro vicini per tutto il tempo che riterremo opportuno. Ne trarremo grande beneficio, perché non ci vedranno, perché non possono vederci. Continueremo a prosperare grazie alle loro guerre e alle loro morti. Lo ripeteremo ancora e ancora finché il nostro obiettivo finale non sarà raggiunto. Continueremo per farli vivere nella paura e nella rabbia attraverso immagini e suoni. Useremo tutti gli strumenti che abbiamo per realizzare questo. Gli strumenti saranno forniti dal loro lavoro. Faremo in modo che odino loro stessi e i loro vicini. Nasconderemo loro sempre la verità divina, che siamo tutti uno. Questo non devono mai saperlo! Non devono mai sapere che il colore è un'illusione, devono sempre pensare di non essere uguali. Goccia dopo goccia, avanzeremo nel nostro obiettivo. Conquisteremo la loro terra, risorse e ricchezza per esercitare il totale controllo su di loro. Li inganneremo facendo loro accettare leggi che rubano la poca libertà che avranno. Stabiliremo un sistema monetario che li imprigionerà per sempre, mantenendo loro e i loro figli indebitati. Quando bandiranno insieme, li accuseremo di crimini e presenteremo una storia diversa al mondo perché possediamo tutti i media. Useremo i nostri media per controllare il flusso di informazioni e il loro sentimento a nostro favore. Quando tenteranno di opporsi a noi li schiacceremo come insetti, perché valgono meno di loro e non potranno mai difendersi perchè toglieremo loro le armi. Recluteremo alcuni di loro per realizzare i nostri piani, prometteremo loro la vita eterna, ma la vita eterna non l'avranno mai perché non sono dei nostri. Le reclute saranno chiamate "iniziati" e indottrinate a credere false riti di passaggio ai regni superiori. I membri di questi gruppi penseranno di essere tutt'uno con noi senza mai conoscere la verità.
Non devono mai imparare questa verità perché si rivolteranno contro di noi. Per il loro lavoro saranno ricompensati con cose terrene e grandi titoli, ma mai diventeranno immortali e si uniranno a noi, mai riceveranno la luce e viaggeranno tra le stelle. Non raggiungeranno mai i regni superiori, poiché l'uccisione della loro stessa specie impedirà il passaggio al regno dell'illuminazione. Questo non lo sapranno mai. La verità sarà nascosta davanti ai loro occhi, così vicina che non saranno in grado di concentrarsi su di essa fino a quando non sarà troppo tardi. Oh sì, così grande sarà l'illusione della libertà, che non sapranno mai di essere nostri schiavi. Quando tutto sarà a posto, la realtà che avremo creato per loro li possederà. Questa realtà sarà la loro prigione. Vivranno nell'autoillusione. Quando il nostro obiettivo sarà raggiunto, inizierà una nuova era di dominio. Le loro menti essere vincolati dalle loro credenze, le credenze che abbiamo stabilito da tempo immemorabile. Ma se mai dovessero scoprire che sono nostri pari, allora moriremo. Questo non dovranno mai saperlo.
Se mai dovessero scoprire che insieme possono sconfiggerci, agiranno. Non dovranno mai, mai scoprire cosa abbiamo fatto, perché se lo scoprono e si uniscono,
noi non avremo un posto dove andare. Una volta che il velo sarà caduto loro sapranno chi siamo le nostre azioni saranno rivelate e ci daranno la caccia e nessuno di noi sarà più sicuro e al riparo. Questo è il patto segreto mediante il quale vivremo il resto delle nostre vite, presenti e future, poiché questa realtà trascenderà molte generazioni e la durata della vita. Questo patto è suggellato dal sangue, il nostro sangue. Noi, quelli che dal cielo alla terra sono venuti.
⤵️
Questo patto non deve mai e poi mai essere conosciuto per esistere. Non deve mai e poi mai essere scritto o parlato perché se lo è, la coscienza che genererà rilascerà la furia del PRIMO CREATORE su di noi e saremo gettati nelle profondità da dove siamo venuti e lì resteremo fino alla fine dei tempi dell'infinito stesso".
Questo patto Ve l'ho riproposto per la seconda volta, per chi non è a conoscenza lo divulghi .
Il PATTO SEGRETO DEGLI ELOHIM per ingannare il nostro libero arbitrio e ragirare il TALAT.
Le tue celebrità preferite sono solo i loro portavoce, gli iniziati, i loro fanti. Questa è opera degli Ebrei, prima lo capisci e prima comprendi il grande male. La Storia non è quella che loro hanno scritto per noi, la Storia va riscritta completamente.
Sono dei parassiti e dovranno andare via ❗
😡😡😡😡😡😡😡😡
Da codice genesi (Telegram)
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Un violento temporale nel nord-ovest del Nevada ha condizionato nei giorni scorsi l’edizione del 2023 del Burning Man, il popolare festival statunitense in cui decine di migliaia di persone si riuniscono ogni anno nel deserto Black Rock per creare una specie di città provvisoria, bruciare un’enorme scultura antropomorfa di legno, smontare tutto e andarsene. Nella giornata di lunedì, dopo un miglioramento delle condizioni meteorologiche e del terreno, i partecipanti hanno cominciato a lasciare l’area del festival dopo che diversi eventi in programma erano stati posticipati o annullati, e circa 72mila persone erano rimaste isolate a causa del pantano che impediva a loro o a chiunque altro di attraversare il deserto.
[...]
Si ritiene che il temporale dei giorni scorsi sia stato il più lungo e intenso mai passato sul deserto di Black Rock durante un’edizione del Burning Man, un festival di arte e musica piuttosto unico, che si tiene in questa sede dal 1991 ma esiste dal 1986, e il cui biglietto di ingresso costa 575 dollari (circa 532 euro). L’eccezionalità dell’evento meteorologico e le sue conseguenze pratiche immediate hanno aggiunto elementi di attualità a un lungo dibattito sul festival, di cui si parla da anni per altre ragioni: le sue caratteristiche atipiche – non è un festival musicale, come il Coachella o Woodstock – e l’evoluzione che ha subìto nel corso del tempo.
Il Burning Man è oggi considerato non più un evento della controcultura statunitense come lo era all’inizio, alla fine degli anni Ottanta, ma il raduno noto per essere frequentato anche dai CEO della Silicon Valley e da altre persone ricche e famose, che a volte raggiungono il deserto con jet privati, atterrando in un piccolo aeroporto provvisorio, e poi alloggiano in camper di lusso. Mark Zuckerberg e Elon Musk sono tra i più famosi frequentatori abituali del festival, per esempio, anche se quest’anno non si è visto nessuno dei due. Di sicuro c’erano invece, tra gli altri, il produttore discografico Diplo e il comico Chris Rock, andati via sull’auto di un loro fan dopo aver attraversato otto chilometri di fango a piedi, ha scritto Diplo.
[...]
Non è la prima volta che i partecipanti si trovano in difficoltà al Burning Man, che si tiene alla fine dell’estate e nei primi anni era organizzato in una spiaggia a San Francisco. Dopo l’annullamento delle edizioni del 2020 e del 2021 a causa della pandemia, l’edizione del 2022 si era svolta in condizioni di caldo estremo, con temperature fino a 39 gradi, che avevano reso ancora più difficili da sopportare le otto ore in coda trascorse dalle persone per lasciare il deserto alla fine del festival.
L’edizione del 2023 era cominciata con qualche giorno di ritardo per le conseguenze del passaggio dell’uragano Hilary, che aveva rallentato i lavori di allestimento della città provvisoria. All’inizio del festival c’era stata inoltre una manifestazione di un gruppo di ambientalisti, di cui si era parlato anche perché si era sparsa la voce infondata che alcuni di loro fossero armati. I membri del gruppo, poi allontanati con la forza dalla polizia (armata), avevano occupato l’unica strada di accesso a Black Rock City, sostenendo che gli attuali fenomeni di consumismo del festival siano antitetici alla controcultura originaria del Burning Man. Reggevano cartelli con la scritta «Abolire il capitalismo» e «La Terra ha bisogno del nostro aiuto».
Piogge intense come quelle degli ultimi giorni sono relativamente insolite tra agosto e settembre nel deserto Black Rock: solo nella giornata di venerdì è caduta la quantità di pioggia che normalmente cade in tre mesi. La parte conclusiva dei nove giorni di festival è peraltro quella più affollata, perché include le molte persone che arrivano per assistere all’incendio della gigantesca scultura di legno.
[...]
Da alcuni anni gli organizzatori del Burning Man cercano di rispondere alle critiche segnalando il loro impegno in progetti di sostenibilità ambientale e compensazione delle emissioni di gas serra. In un loro rapporto sulla sostenibilità ambientale nel 2023 hanno indicato, tra le altre cose, un nuovo programma sperimentale di installazione di pannelli solari nella città provvisoria. Gli attivisti ritengono che le misure siano insufficienti per mitigare gli effetti del riscaldamento globale.
Accartocciando uno dei volantini distribuiti dagli attivisti durante la protesta lungo la strada di accesso a Black Rock City, una persona che stava raggiungendo il festival ha detto al Guardian: «Ho dei pannelli solari, sul mio camper, mentre i manifestanti sono arrivati qui in macchine normali. Stanno letteralmente aggravando il cambiamento climatico».
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Recensione a caldo della Serie Broken World di Kate L. Mary
Sarà colpa delle temperature bollenti, non lo so, ma mi sentivo proprio in vena di qualche recensione a caldo. E tra gli ultimi libri che ho letto figurano i romanzi di questa serie zombie che, nonostante io non ami gli zombie, mi ha comunque colpito.
La serie è inedita in italiano ed è formata da 6 libri, più un settimo che è una specie di spin off e un ottavo che è una specie di sequel ambientato anni dopo la serie. Io qui in questa sede vi parlerò solo della serie principale di sei libri.
1. Broken World
2. Shattered World
3. Mad World
4. Lost World
5. New World
6. Forgotten World
Link: Link: https://amzn.to/3O1ermD
Trama: Quando un virus mortale si diffonde nel paese, Vivian Thomas parte per la California nella speranza di vedere la figlia che ha dato in adozione. Poi la sua macchina si guasta e lei si trova di fronte a una scelta. Arrendersi o accettare un passaggio da due fratelli che sembrano dei poco di buono: Angus e Axl. Vivian sa che l'offerta comporta dei rischi, lei è una donna sola e attraente perchè faceva la spogliarellista di lavoro e loro sono due uomini robusti, ma è pronta a tutto pur di raggiungere sua figlia, perciò accetta e sarà la sua salvezza. Il virus si sta diffondendo in mdo fulmineo e quando il gruppo arriva in California, la maggior parte della popolazione è stata spazzata via. ma il peggio è che poco dopo i morti iniziano a tornare in via come zombie. Vivian e gli altri si rendono conto che la mancanza di elettricità o acqua corrente è l'ultimo dei loro problemi, ma anche che avere avuto una vita dura da bassifodi ha preparto sia lei che i fratelli a quanto li aspetta: un mondo pericoloso senza più regole. Ora Vivian deve capire come essere madre nelle circostanze più spaventose, far fronte agli sbalzi d'umore aggressivi di Angus e risolvere la sua crescente attrazione per il fratello minore Axl. Durante la ricerca di un posto sicuro dove andare, raccolgono un pomposo miliardario che potrebbe essere la risposta a tutti i loro problemi. Fidarsi di lui significa addentrarsi nel deserto del Mojave e possibilmente rischiare la vita, ma con le strade invase e nessun altro a cui rivolgersi, sembra che potrebbe essere la loro unica possibilità di sopravvivenza.
Punti a favore della serie:
1. Nonostante il tema zombie qui sia trattato in modo classico non risulta comunque banale, e viene dosato bene, non è mai troppo, anzi sono più gli umani che gli zombie qui a fare paura spesso.
2. I personaggi non sono mai troppo buoni, troppo perfetti, troppo eroi, troppo positivi o troppo negativi, ma hanno molte sfumature sia di bianco che di grigio, nessuno è del tutto buono o del tutto cattivo, tutti hanno difetti, tutti si scoraggiano, tutti si deprimono, tutti si incavolano. Non ci sono eroi qui, come è normale in circostanze così estreme l’egoismo regna spesso sovrano, anche se vorrebbero loro stessi che non fosse così.
3. La scrittura non è male, semplice, scorrevole, forse alcune scene sono un po troppo telefonate e i pensieri di lacuni personaggi poco coerenti a ratti, ma nulla di grave.
Punti a sfavore della serie:
1. Il fatto che la serie non contenga eroi o personaggi particolarmente eroici o generosi o carismatici un po si fa sentire. La loro assenza è realistica, ma un po’ deprime perchè in tali circostanze tutti vorrebbero degli eroi o personaggi positivi a controbilanciare la disperazione del momento, ma qui non si fanno sconti e alla lunga il lettore si deprime pure lui. Anche la storia d’amore principale, che comunqe non è super centrale alla storia, non è poi così positiva viste le circostanzee non mi ha mai convinto del tutto.
2. Meglio non affezionarsi ai personaggi siete avvertiti anche se sembrano importanti l’autrice non risparmia quasi nessuno.
3. le ambientazioni non sono male ma non sono super approfondite quando in alcuni casi sarebbe utile lo fossero. Alcune cose vengono introdotte ma non spiegate mai bene.
A volte sembrava quasi che l’autrice dopo averci mostrato un lato positivo di un personaggio dovesse per forza smontare il nostro entusiasmo mostrandoci subito un suo lato negativo e i lati negativi in quasi tutti i personaggi superavano i lati positivi, ma nel complesso la serie è comunque scritta bene e specie il secondo libro è molto bello, il mio preferito tra tutti, perciò se siete in cerca di una lettura post apocalittica con zombie che non sia troppo assurda o stupida o banale o stereotipata o splatter e sapete leggere in inglese, ve la consiglio veramente. Secondo me se siete fan della serie THE WALKING DEAD dovrebbe piacervi. Inoltre la serie non manca di citare anche famosi film con zombie.
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Selvatica - 2. Imprevisti
Ante scese dall'auto e tornò a grandi falcate verso il portone della sua abitazione, sbuffando per la perdita di tempo. Era atteso ad una cena con uno sponsor ed era già in terribile ritardo. In macchina si era accorto di aver lasciato il cellulare a casa e doveva recuperarlo. Poggiò la mano sulla maniglia del portone nel momento in cui una ragazza gli si scaraventò addosso.
«Ehi, stai attenta.» Ante le lanciò un'occhiataccia. Ci mancava solo una fan che lo fermasse per una foto.
«Ascolta, posso entrare un attimo con te?»
La voce della ragazza tremava un poco e lui si accigliò, scrutandola con più attenzione. Aveva le guance arrossate e il fiato corto. Stava scappando? Ma no, forse lo aveva riconosciuto da lontano e aveva corso per raggiungerlo.
Lei voltò più volte la testa indietro, verso la strada. «Solo un paio di minuti...», continuò con tono supplicante.
Anche lui spostò lo sguardo verso la strada. Non aveva tempo da perdere, ma c'era qualcosa negli occhi della ragazza che lo fece fermare. «C'è qualcuno che ti sta seguendo?»
Lei esitò. «Sì, sì. Un ragazzo, mi seguiva. Fai finta di parlare con me.»
Ante capì che la ragazza non voleva una foto o un autografo da lui. Probabilmente non lo aveva nemmeno riconosciuto. Sbuffò, per l'ulteriore seccatura, e la fece entrare. «Vado di fretta. Qui non puoi stare senza permesso, quindi seguimi.»
«Grazie.»
Con la ragazza che lo seguiva a pochi centimetri di distanza, si diresse verso l'ascensore. Sperava solo che il suo ritardo non indispettisse i due signori che doveva incontrare. Non gli piaceva arrivare tardi agli appuntamenti, specie quelli di lavoro.
«Come ti chiami?»
La voce delicata, dalle note basse, della ragazza lo distolse per un attimo dal nervosismo che stava iniziando a vibrare dentro di lui. La guardò in volto. Gli occhi castano chiaro erano grandi e la paura si nascondeva dietro quello sguardo che voleva apparire sorridente. Aveva bellissimi riccioli castani lunghi fino alla vita e delicate labbra rosse come le guance, accaldate dalla corsa.
«Ante. Tu?»
«Corinna. Non sei italiano?»
«No. Sono croato.» Possibile che non lo conoscesse? Aveva giocato in serie A per diverso tempo e ora giocava per il Milan. Era abbastanza famoso. Poggiò con la schiena contro la parete metallica dell'ascensore e incrociò le gambe. «Che ti è successo?»
La ragazza spostò lo sguardo dal suo. «Niente, c'era... un ragazzo che mi... importunava.»
Ante continuò a fissarla. Qualcosa nella voce della ragazza lo mise in allarme. Mentiva, ma non avrebbe saputo dire riguardo a cosa. «Lo conosci?»
Lei scosse la testa, tornando a guardarlo. «No, no. Che fai qui in Italia?»
Stava deviando il discorso. «Gioco a calcio. Nel Milan.»
Corinna strabuzzò gli occhi. «Tu sei un giocatore di serie A?» nascose lo sguardo dietro la mano. «Che figuraccia», sussurrò.
Ante si concesse di sorridere. Le guance della ragazza avevano assunto un adorabile colorito rosa scuro. «Sì ma non mordo, tranquilla.»
«Beh, scusami per questa cosa», balbettò.
Ante uscì dall'ascensore e aprì la porta di casa. Si diresse a grandi passi verso la camera da letto, dove era sicuro avesse lasciato il cellulare. Lanciò in aria i vestiti rimasti sul letto, tirò via le lenzuola. Porca miseria, non c'era. Lo cercò nel bagno, poi nella sala. Era sul divano. Tirò un sospiro di sollievo mentre leggeva i messaggi da parte del suo agente. Niente di preoccupante, ancora non gli aveva chiesto dove fosse e che fine avesse fatto. Era ancora in tempo.
Lanciò uno sguardo a Corinna, era rimasta immobile vicino all'ingresso e si guardava intorno.
«Vuoi un po' d'acqua?»
«No», scosse la testa. I suoi grandi occhi lo catturarono per un istante. Sembrava spaesata e indifesa.
«Io devo andare, sono veramente in ritardo.» Non poteva più aspettare.
A quel punto la ragazza si irrigidì. «Non è che potresti darmi un passaggio a casa con la macchina? Loro potrebbero essere qui fuori.»
Ante sollevò le sopracciglia. «Loro?» I dubbi sula sua sincerità cominciarono a farsi più consistenti. «Avevi detto che era un ragazzo solo.»
Dentro era un fascio di nervi. Si avvicinò alla ragazza, lei si stringeva le braccia in vita e cercava di evitare il suo sguardo. Le toccò un braccio affinché lo guardasse, aveva da fare e lei doveva andarsene. Poteva trattarsi di una messinscena, poteva essere una svitata come tante.
Si accorse che tremava come una foglia. No, lei non stava mentendo perché voleva abbindolarlo, come aveva iniziato a pensare. Lei stava mentendo solo perché era spaventata. C'era davvero qualcuno che la infastidiva.
Avrebbe voluto aiutarla, sapere di più, ma aveva una cena importante e non poteva dar retta a Corinna. Non poteva nemmeno lasciarla in casa sua. Sospirò e fece scivolare lo sguardo lungo il suo corpo. Indossava una graziosa gonnellina a scacchi rosa scuro e marrone e un paio di stivaletti, un maglione rosa.
«Senti Corinna, io devo andare. L'unica soluzione che posso offrirti è quella di venire con me.»
Lei lo fissò. «Con te? Dove? Hai appuntamento con la tua fidanzata? Io non voglio essere d'intralcio ma sono sicura che se spiegassi alla tua ragazza la mia situazione non ci sarebbero problemi. Lei potrebbe capire.»
Ante roteò gli occhi al cielo. Parlava un pochino troppo per i suoi gusti. «Tranquillizzati, non c'è nessuna ragazza. È una cena con il mio procuratore e uno sponsor.»
Uscì di casa, invitando Corinna a fare lo stesso. Sembrava ancora più spaesata di prima. In che diavolo di situazione si stava cacciando? E se Corinna fosse stata davvero una schizzata, una pazza in cerca di attenzioni? Entrò in ascensore e schiacciò il pulsante per il piano terra.
«Allora. Se dobbiamo fare finta di conoscerci voglio sapere almeno qualcosa di te. Quanti anni hai? Che fai nella vita?»
«Sono molto in imbarazzo. Non so cosa dire.» Manteneva gli occhi bassi, evitando il contatto diretto coi suoi.
«Inizia a rispondere alle mie domande.»
«Ho ventidue anni, studio storia dell'arte e lavoro in un negozio di intimo. Dietro l'angolo.»
Ante la guardò con un sorriso. «Però, ti dai da fare.»
«C'è qualcosa che dovrei sapere io di te?»
«Sono croato, ho ventisette anni e gioco nel Milan.»
«Già. Ma cosa dovrò dire ai tuoi amici? Come mai ci conosciamo?»
«Parla il meno possibile, lascia fare a me. Capito?»
Lei annuì, sorridendo un poco. Prima di uscire dal palazzo, Corinna esitò qualche secondo sulla soglia, scrutando bene la strada. Poi corse in macchina. Ante rise per la reazione che gli era sembrata eccessiva. Poi però si ricordò delle parole della ragazza. Tornò serio e le gettò un'occhiata.
«Ti va di dirmi che cosa ti è successo davvero?»
«Te l'ho detto. C'erano due tipi che mi stavano importunando.»
Si vedeva che non aveva voglia di parlarne, ma lui voleva capire. «Quindi sono due.»
«Sì.»
«E li conosci.»
«No, davvero.»
Non se l'era bevuta ma decise di lasciar perdere. La conosceva da dieci minuti, di sicuro non si sarebbe aperta con lui. La osservò mentre infilava la cintura di sicurezza, sembrava più calma. Forse a fine serata sarebbe riuscito a farsi dire qualcosa di più.
In quel momento aveva altro a cui pensare, questioni più urgenti. Ingranò la marcia e partì.
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