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#un modo c'è sempre
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un modo c'è sempre.
Ilaria Sansò
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jabeur · 5 months
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youtube recced me the jannik ao championship point and i watched it and i've been crying for 5 minutes
#vaffanculo vedete io quando non vedo né sento per anche solo un giorno o due nessuno parlare di jan#niente titoli clickbait niente santificazioni niente opinioni stupide niente cose drammatiche non vere idiote ecc#poi mi guardo semplicemente jan che gioca a tennis. niente più niente meno. solo il suo tennis e il suo sorriso e i suoi abbracci al team#e mi ricordo cazzo quanto gli voglio bene#e in questi momenti divento super emotivo perché cavolo in un certo senso l'ho visto crescere questo qui...#e boh ci sto provando a tune out tutto il “rumore” intorno a jan perché mi rovina tutto sempre di più purtroppo#però minchia devo praticamente stare senza social e internet per evitarlo ormai#però eh quando lo faccio e poi appunto mi trovo passatemi il modo cringe di dirlo “solo con jannik” e il suo tennis. beh niente vale tutto#non so se niente di ciò abbia senso lol è che mi manca ma tipo#non necessariamente solo perché è infortunato e solo che per un po' non lo vedrò (a roma :( )#ma anche perché è un po' che non riesco a leggere e sentire parlare di lui senza dover tipo. nuotare tra chilometri di melma controcorrente#non so se è la mia subconscia irritazione che ammetto di avere a volte quando qualcuno che conosco/tifo da tanto diventa famoso#un po' sì forse però ne ho parlato vagamente con altre persone che lo seguono da un po' e dicono la stessa cosa quindi um magari non sono i#è diventato davvero insopportabile il modo in cui si parla di jan e a me dispiace perché credo sinceramente che si meriti il successo#e più che il successo l'amore e l'ammirazione delle persone e il riconoscimento del suo talento#però cristo non così. è diventato la nuova sensation e intendo in senso più derogatory possibile#appena c'è una notizia su di lui se non vado direttamente alla fonte (lui stesso al massimo il suo team) non so letteralmente mai la verità#è tutta merda clickbait e drammatica e palesemente esagerata e sono pieno! che palle!#non la voglio l'attenzione sul tennis se dev'essere così. lo dico onestamente#vabbè rant finito. andate in pace. ti voglio immensamente bene gianni del mio cuore#e cercherò di ignorare tutto il nonsense che c'è in giro sul tuo conto così non me ne scordo più <3
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kon-igi · 5 months
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QUA CI SAREBBE STATO UN TITOLO ALTISONANTE MA QUESTA VOLTA NO
Trovo difficile spiegare quello che sto per raccontarvi, non perché provi vergogna o esitazione ma perché ho impiegato 23 giorni a capire cosa stesse succedendo e tutte le volte che mi fermavo con l'intenzione di parlarne, sentivo che le parole scritte non avrebbero reso il senso di quello che stavo provando.
Questa volta lo butto giù e basta, ben consapevole che le parole immiseriscono ciò che una volta fuori dalla testa non sembra poi così universale o interessante.
L'errore più grande che ho fatto in questi cinque anni (conto un anno prima della pandemia ma forse sarebbero pure di più) è stato credere di avere un equilibrio emotivo tale da poter prendere in carico i problemi e le sofferenze delle persone della mia famiglia.
Non solo, mi sono fatto partecipe e a volte risolutore dei problemi dei miei amici e una volta che sono stato in gioco mi sono reso disponibile ad ascoltare chiunque su questa piattaforma avesse bisogno di supporto, aiuto o di una semplice parola di conforto.
Ho sempre detto che una mano tesa salva tanto chi la stringe che chi la allunga e di questo sono ancora fermamente convinto.
Ma per aiutare qualcuno devi stare bene tu per primo, altrimenti ci si sorregge e si condivide il dolore, salvo poi cadere assieme.
In questi anni ho parlato molto di EMPATIA e di sicuro questa non è una dote che mi manca ma c'è stato un momento - non saprei dire quando e forse è stato più uno sfilacciamento proteso nel tempo - in cui non ho potuto fare più la distinzione tra la mia empatia e la mia fragilità emotiva.
Sentivo il peso, letteralmente, della sofferenza di ogni essere vivente con cui mi rapportavo... uno sgangherato messia sovrappeso con la sindrome del salvatore, insomma.
Sovrastato e dolente.
Mi sentivo costantemente sovrastato e dolente e più provavo questa terribile sensazione, più sentivo l'impellente bisogno di aiutare più persone possibile, perché questo era l'unico modo per lenire la mia sofferenza.
Dormivo male, mi svegliavo stanco, mangiavo troppo o troppo poco, lasciavo i lavori a metà e mi veniva da piangere per qualsiasi cosa.
Naturalmente sempre bravo a dispensare consigli ed esortazioni a curare la propria salute mentale ma lo sapete che i figli del calzolaio hanno sempre le scarpe rotte, per cui se miagola, graffia e mangia crocchette, bisognerà per forza chiamarlo gatto.
E io l'ho chiamata col suo nome.
Depressione.
La mia difficoltà, ora, a parlarne in modo comprensibile deriva da un vecchio stigma familiare, unito al fatto che col lavoro che faccio sono abituato a riconoscere i segni fisici di una patologia ma per ciò che riguarda la psiche i miei pazienti sono pressoché tutti compromessi in partenza, per cui mi sto ancora dando del coglione per non avere capito.
All'inizio ho detto 23 giorni perché questo è il tempo che mi ci è voluto per capire cosa sto provando, anzi, per certi aspetti cosa sono diventato dopo che ho cominciato la terapia con la sertralina.
(per chi non lo sapesse, la sertralina è un antidepressivo appartenente alla categoria degli inibitori della ricaptazione della serotonina... in soldoni, a livello delle sinapsi cerebrali evita che la serotonina si disperda troppo velocemente).
Dopo i primi giorni di gelo allo stomaco e di intestino annodato (la serotonina influenza non solo l'umore ma anche l'apparato digestivo) una mattina mi sono svegliato e mi sono reso conto di una cosa.
Non ero più addolorato per il mondo.
Era come se il nodo dolente che mi stringeva il cuore da anni si fosse dissolto e con lui anche quell'impressione costante che fosse sempre in arrivo qualche sorpresa spiacevole tra capo e collo.
Però ho avuto paura.
La domanda che mi sono subito fatto è stata 'Avrò perso anche la mia capacità di commuovermi?'
E sì, sentivo meno 'trasporto' verso gli altri, quasi come se il fatto che IO non provassi dolore, automaticamente rendesse gli altri meno... interessanti? Bisognosi? Visibili?
Non capivo ma per quanto mi sentissi meglio la cosa non mi piaceva.
Poi è capitato che una persona mi scrivesse, raccontandomi un fatto molto doloroso e chiedendomi aiuto per capire come comportarsi e per la prima volta in tanti anni ho potuto risponderle senza l'angoscia di cercare spasmodicamente per tutti un lieto fine.
L'ho aiutata senza che da questo dipendesse la salvezza del mondo.
Badate che non c'era nulla di eroico in quella mia sensazione emotiva... era pura angoscia esistenziale che resisteva a qualsiasi mio contenimento razionale.
E ora sono qua.
Non più 'intero' o più 'sano' ma senza dubbio meno stanco e più vigile, sempre disposto a tendere quella mano di cui sopra - perché finalmente ho avuto la prova che nessun farmaco acquieterà mai il mio amore verso gli altri - con la differenza che questa voltà si cammina davvero tutti assieme e io sentirò solo la giusta stanchezza di chi calpesta da anni questa bella terra.
Benritrovati e... ci si vede nella luce <3
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der-papero · 2 months
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Come primo mese da padre, al di là delle battute che ogni tanto pubblico qui, è stato abbastanza duro.
Non che io le rimproveri nulla, ci mancherebbe. Come biasimare una persona che, dalla sera alla mattina, si ritrova un povero stronzo nella propria vita, senza aver avuto la possibilità di poter dire la sua, ed essere anche costretta suo malgrado a doverla accettare, quando nulla era dovuto a nessuno, solo perché le è andata di sfiga (certo, c'è di peggio, ma sempre di sfiga si tratta, è andata molto meglio al gatto di Ilaria, per capirci). Razionalmente l'ho sempre accettato, ma una cosa è dirla, una cosa è viverla, e io l'ho vissuta male, molto male, il suo tenermi a distanza, il suo volermi evitare a tutti i costi, quasi come a dire "so che devi essere il mio papà perché l'ha detto un burocrate qualsiasi, ma almeno non mi rompere il cazzo", e diciamo che così ho fatto, pieno di rabbia e delusione ci siam divisi, vivevamo come due studenti universitari che condividono una casa, ognuno per conto suo, e così è stato per giorni, non ci ho dormito per diverse notti, e non riuscivo a trovare una soluzione, nonostante ci provassi in tutti i modi, una via per comunicare, un modo per trovarsi, quelle robe di cui tutti sembrano capire tanto qui sopra e poi a nessuno funziona. Esausto e avvilito, mi sono arreso e ho fatto finta come se non esistesse più, se non nei miei stretti doveri, perché rompere le scatole mai, a nessuno.
Poi, non so bene cosa sia successo, un giorno si è svegliata e mi ha detto ti voglio bene, così, di botto, lasciandomi come un cretino. E non perché le servisse qualcosa o avesse un po' di melassa da smaltire, era sincera, si sentiva dal suo abbraccio. E da allora sembra come se stessimo insieme da sempre, la mia scrivania è piena di disegni che mi dedica, mi tira via dai meeting, ci tiene a dire davanti a tutti che passare il tempo con me è tutta un'altra cosa, e che vi devo dire, io ho ritrovato il sorriso, il sonno e la gioia di vivere. Non saprò mai perché, e non lo voglio manco sapere.
Personalmente sono contrario a mostrare foto che non sono mie, quindi qui non ci sarà mai, e pur se volessi legalmente parlando non potrei. Questi racconti sono le mie foto con lei, perché chissà, se non schiattiamo tutti forse riuscirà a leggerle queste parole un domani, e ci faremo insieme una bella risata e un bel pianto su.
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odioilvento · 23 days
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Sono ormai cinque anni che sono nel campo sanitario, l'ho scelto per imparare certe cose pratiche che mi sarebbero potute servire in futuro, ma credo di stare imparando anche altre cose, sia non pratiche sia di me stessa.
L'empatia è una delle principali. Ti metti nei panni dell'altro e soddisfi i suoi bisogni primari, ma non solo quelli. Io sono un semplice OSS, ma fare questa parte del lavoro ti permette di conoscere bene le persone, che in quel momento sono anche pazienti.
Prima in RSA, adesso in ospedale. Vedi continuamente malattie, sofferenze ed anche morte. Io non ho mai avuto problemi a vedere, pulire, parlare di vomito, scariche, urina, sangue, escreato, lesioni da decubito, tanto che dopo un po' ti abitui a parlarne anche mentre mangi, riesci a scollegare le due cose, diventa tutto routine.
E poi c'è il fine vita, ti abitui in un certo senso anche alla morte.
Prima accudivo una persona per farle finire la sua vita nel migliore modo possibile, adesso i pazienti che mi passano davanti sono tutti diversi. Chi sta un giorno e mezzo, chi rimane settimane. Chi torna a casa sulle sue gambe, chi dopo giorni, leggi in consegna: attende hospice. E ti chiedi in qualche modo perché.
Hai già visto infarti che non si riescono a recuperare. Hai già visto chi non si cura e dopo due settimane a casa torna in ospedale un mese. Hai già visto tante persone, tanti caratteri, tante storie di vita, ma poi arriva quella che ti lascia con i pensieri. Quella che non è anziana, quella che deve fare tante cose ancora, quella che entra per un dolore, ma il problema non è lì. Quella che fino ad un minuto prima è in piedi, autonoma, e poi le dicono che deve restare a letto, che arriva il medico a parlarle. Quella che cambia la luce degli occhi dopo che forse non le hanno neanche detto tutto davvero, ma che ha capito tutto lo stesso.
E rifletti che forse non vedrà il Natale. Che avrà mille cose da sistemare. Che non sta reagendo, non si sta arrabbiando, non sta piangendo. E ti chiedi come reagiresti tu. Perché io so benissimo cosa vorrei, lo dico sempre alle persone intorno a me, ma ti devi trovare nelle situazioni prima di sapere veramente come reagirai. E pensi al "dopo di noi", a tutto quello che sarà dopo di me...
E pensi a come la vita ti cambia, quello che ti succede ti cambia, quello che vedi negli altri ti cambia. Di quanto la vita sia breve, imprevedibile, a volte bastarda.
E l'empatia ogni tanto ti molla ed hai bisogno di raccontare come stai, per buttare fuori quello che stavolta non è uscito a fine turno, uscendo semplicemente dalla porta del reparto. E ringrazi chi ti ascolta. E chiedi scusa perché ti senti un po' in colpa perché stavolta hai dovuto raccontare e ti sembra di aver lasciato un pezzo di dolore in chi ti ha ascoltato.
Boh, anche questo mio sfogo è un modo per buttare fuori, e quindi chiedo scusa anche a voi se mi avete letto fino qui. Grazie.
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falcemartello · 2 months
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Il 6 Agosto di 79 anni fa il lancio della prima bomba atomica sul Giappone.
Polverizzarono all'istante più di 70000 persone ed altrettanto morirono per cro negli anni successivi.
Lo ricordiamo oggi come il primo lancio di bombe chirurgiche e democratiche di chi da li a breve penso' che in fondo, lanciarne un'altra, non era poi così disumano perché la pace prima di tutto.
I criminali di guerra USA non dovranno comparire davanti ad un tribunale militare stile Norimberga, non verranno mai giudicati.
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Il Giappone voleva arrendersi. Lo aveva detto chiaramente a più riprese e loro, gli Usa, lo sapevano. Lo sapevano perfettamente!
Ma non gli bastava una resa, a loro non è mai bastato raggiungere l'obiettivo della pace, non gli è mai importato nulla di tutto ciò. Hanno sempre mirato a mostrare al mondo intero uno strapotere militare criminale per i propri vantaggi economici e per riscrivere la storia a proprio piacimento. L'obiettivo è stravincere e umiliare gli avversari spargendo sangue e macerie, soprattutto per dare benzina al motore della propaganda Hollywoodiana, per fare in modo che tutti pensino di essere di fronte al paese perfetto che salva sempre il mondo dai cattivi e che persegue la democrazia per sé e per conto terzi.
Nessuno ancora oggi, almeno nella parte occidentale, chiama le bombe atomiche sganciate a Hiroshima il 6 agosto e a Nagasaki il 9 agosto del 1945 "crimini di guerra". Nessuno in quel pezzo di mondo occidentale ha il coraggio di pronunciare questa frase nonostante siano stati inceneriti in mezzo secondo centinaia di migliaia di civili bambini, donne e anziani Giapponesi che non c'entravano nulla. Il crimine di guerra più atroce della storia pari solo ai crimini di guerra israeliani ai danni dei Palestinesi.
In quel lontano 1945, come dicevamo, il ministro degli esteri Giapponese aveva inviato un messaggio al suo ambasciatore a Mosca. Quel messaggio diceva che volevano far finire la guerra perché ormai si erano resi conto di essere stati sconfitti. In sostanza avevano offerto la resa a patto che l'imperatore non subisse ritorsioni. Cosa peraltro successa anche dopo le bombe atomiche perché gli Usa imposero che l'imperatore diventasse un loro fantoccio. Oltre a questo c'è un'altra cosa altrettanto importante, c'è il Memorandum MacArthur: questo documento riporta ben cinque richieste di resa arrivate agli Usa da alte personalità Giapponesi che agivano per conto dell'imperatore.
Ma agli USA non interessava nulla. Loro dovevano sganciare quelle bombe, bruciare vivi civili e contaminare per le successive generazioni un intero territorio per far vedere al mondo intero, soprattutto alla Russia che era stata già designata come prossimo avversario strategico di avere a disposizione queste armi nucleari. Qualcuno nei ranghi dell'esercito statunitense propose di sganciare le bombe in un'isola remota per evitare una strage. Ipotesi scartata perché quando sei un criminale naturale nato da un genocidio, la cosa più importante è continuare a delinquere. Allora come oggi.
Questa è storia che viene scientemente tenuta nascosta subdolamente. Infatti in nessun libro di storia dei cicli di istruzione nel mondo occidentale la si trova. Intere paginate sullo sbarco in Normandia mentre le bombe atomiche relegate come nota a margine. Esattamente come la battaglia di Stalingrado dove venne sconfitto Hitler per mano del sangue Russo. Ma non può essere cancellata. Bisogna fare in modo che non venga cancellata, costi quel che costi! È necessario coltivare la memoria per non essere fuorviati dalla propaganda che continua a trattarci come degli imbecilli.
Si continua a far credere, con ogni metodo possibile e immaginabile, che ci sia un paese detentore di verità e giustizia. Un paese che si erge e viene eretto a più grande e perfetta democrazia del mondo. Credo che queste siano le bugie più grandi della storia dell'umanità. Ma non perché lo dica io, semplicemente perché i fatti smentiscono categoricamente questa narrazione. Parliamo dello stesso paese che, ed è bene rammentarlo continuamente, a oggi è stato l'unico a sganciare l'atomica. Senza alcuna motivazione. Solo perché avevano deciso così...
GiuseppeSalamone
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firewalker · 8 days
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L'incoerenza di genere sfida la filosofia interpersonale
Post ad alto contenuto di imbarazzanti ovvietà da boomer e strafalcioni dettati da ignoranza becera dell'argomento riguardo i quali sono contento di discutere per saperne di più e per migliorarmi. Ne scrivo proprio per avere una discussione proficua. Abbiate pietà, sono nato e cresciuto negli anni ottanta del secolo scorso.
Seguitemi un attimo. Io sono Firewalker, ho una certa altezza, un certo peso, una certa capigliatura. Se cambio capigliatura, se ingrasso o dimagrisco, sono sempre Firewalker.
Ho avuto un incidente anni fa e ho cambiato il legamento crociato anteriore sinistro. Nonostante quel cambio, sono sempre io. Se perdo l'intera gamba continuo a essere io. Se perdo tutti gli arti sono comunque io. Se mi cambiano il cuore sono sempre io.
La leggenda vuole che ogni sette anni cambiamo tutte le cellule del nostro corpo (che poi dubito sia vera questa cosa, soprattutto per alcuni tipi di cellule, ma facciamo finta che). Comunque a 14 anni siamo sempre la stessa persona di quando avevamo 7 anni, giusto?
C'è una vecchia storiella che racconta che nel corso della manutenzione a una barca, questa piano piano vede sostituito tutto il suo legno con del legno nuovo.
E allora, quanti pezzi di me devo cambiare, quanto legno della barca devo sostituire, per fare sì che quella persona non sia più io, che quella barca non sia più la stessa barca?
Non so per le barche, ma la mia idea è che io risiedo nel mio cervello. Il mio cervello (la mia mente... la separazione tra cervello e mente è un altro paio di maniche. Per me sono la stessa cosa, facciamo finta che sia così per tutti per semplicità di discussione) decide come mi muovo, cosa faccio, come reagisco, decide il mio carattere, decide i miei interessi, decide le mie passioni, i miei amori, le mie antipatie. Io sono il mio cervello.
Probabilmente, se guardiamo la questione in maniera egoriferita, è lapalissiano, ed è per tutti così. Il problema è quando guardiamo gli altri. Se io conosco Marco, lo conosco con la sua altezza, col suo peso, con la sua capigliatura, oltre che con i suoi modi di fare e con i suoi interessi. Lo riconosco per il suo aspetto, e magari ho piacere a stare con lui per il suo cervello, ma non è quello che mi indica la sua identità, non è quello che me lo fa riconoscere. Per me Marco è un corpo esterno da me, per Marco lui è il suo cervello.
Ecco il punto del discorso.
Ci vuole un salto qualitativo da parte mia per riconoscere che Marco non è il suo braccio o il suo collo messi insieme a tutto il resto. Marco è il suo cervello. Questo salto qualitativo non è fatto da tutti, forse perché non ci pensano, forse perché non sono d'accordo con la mia affermazione "è così per tutti", ci hanno ragionato sopra e per loro ha importanza anche la corporeità. Forse è un problema culturale (inteso proprio come conoscenze delle varie sfaccettature di questo argomento).
Il fatto è che se Marco ha una incoerenza di genere e il suo cervello gli dice di essere Angela, ecco che potrebbe non accettare più le parti del corpo che ha, perché vive la sua realtà, il suo cervello, non è allineato. Qui si sfocia nella disforia di genere, che è un malessere generato da questa incoerenza di genere.
In qualunque modo la viva Angela, il fatto è che non vive da sola. È circondata da persone che gli dicono che si chiama Marco, che ha il corpo di Marco, e che magari non accetta il fatto che sia Angela a "pilotare" il corpo che vedono.
Gli altri devono far caso al fatto che Angela non è il suo corpo, ma il suo cervello. Devono improntare il rapporto con gli altri ad un livello superiore per poter notare questa cosa e, come detto, non tutti lo fanno. Anzi, per molti non è pensabile che Angela esista, esiste solo Marco, che è quello che loro vedono. E se Marco dice di essere Angela, allora ha un problema mentale (per alcuni è il demonio, per altri è una moda...), perché non è possibile che non si accorga di essere Marco, deve fare finta per forza.
Senza contare poi che, magari, la situazione è anche più complicata. Me li immagino pensare "sei Marco, cosa significa che non ti senti ne maschio né femmina?"
Non ho ancora trovato il modo migliore per rapportarmi con queste persone (quelle che non riconoscono Angela), so solo che la divulgazione è spesso osteggiata o marginalizzata in settori di nicchia, perché per capire certe cose (anche solo vagamente, come penso e spero di fare io) bisogna sbatterci la testa contro più e più volte, e non tutti c'hanno voglia di faticare su questo.
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luluemarlene · 7 months
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C'è una persona, dove lavoro io, di una decina d'anni meno di me, con la quale sono entrata in confidenza
Scoperto di essere molto simili in tema di fantasie sessuali , abbiamo iniziato a raccontarci un po' di esperienze. Quello che lo distingue totalmente da me è che lui, le sue avventure, le vive con la bella e giovane moglie o comunque sempre con il suo consenso.
Sono naturisti, scambisti, e mi ha raccontato di giochetti che, devo ammettere mi hanno eccitato sempre molto
Una volta mi disse che avevano partecipato ad un festino dove la bella S. era stata messa in una gogna ed era rimasta a disposizione di uomini e donne per ore. Insomma hanno trovato il modo di dare spazio alle loro perversioni all'interno della coppia, ed io non posso far altro che invidiarli, ovviamente.
Lui aveva 23 anni quando mi confessò che gli facevo molto sangue e da allora non ha mai smesso di scoparmi con gli occhi. Era già fidanzato, ma dopo il matrimonio ha iniziato a provare a tirarmi dentro ai loro giochi con la complicità della neo mogliettina , ma nn mi sono mai sentita di mischiare il lavoro con il piacere, nonostante abbia sempre trovato piuttosto eccitante il suo sorriso con le fossette ai lati.
Insomma, per farla breve (sono quasi le due di notte e io crepo dal sonno) , ieri gli parlo delle fotografie viste su un social a contenuti espliciti che frequento, di gabbiette in plastica lucida o in freddo metallo e dei cazzi rinchiusi e frustrati su cui erano montate.
Conosce il mio passato, sa che ne possedevo una e sa che sto aspettando la consegna della prossima , così ho trovato piuttosto naturale raccontargli di quanto il mio cervello si senta "rapito" da quel tipo di strumento, gli ribadisco la sensazione di onnipotenza, di possesso ma anche di protezione . La verità è che al pensiero mi schizza l'ormone dritto in fica, dopo avermi masturbato il cervello.
Lo stesso effetto che mi fa pensare alla cintura di castità, quando mi impedisce di scopare, ma non di gocciolare come una stalagtite di ghiaccio al sole o... una lurida troia .
So che ha uno strumento simile alla gabbietta che si è autocostruito, con tutta una serie di punte che, ogni volta che sta per diventargli duro, si conficcano nella cappella.
Una gabbietta di metallo alquanto singolare.
Mi racconta che spera sempre che sua moglie lo obblighi a venirci a lavorare con quel coso. Lei, però, è sí una gran porca, ma nn ha smanie di controllo, e poi è nuovamente incinta e ha momentaneamente perso interesse per questi giochi.
Naturalmente non posso esimermi dal fare la stronza e gli dico cosa gli farei fare io con lo strumento costrittivo.
Credo che iniziata la descrizione della mia lingua tra una fessura e l'altra gli fosse già diventato duro, così passo a descrivere bene quanto il succhiare la punta sbavando saliva dentro e fuori lo strumento potesse essere davvero eccitante per entrambi... Ecco che mi manda affanculo e esce dall'ufficio ridendo.
Tutto normale insomma.
Questa mattina, però, entra in ufficio e mi mette sulla scrivania un paio di chiavi.
Il mio sguardo interrogativo dura davvero pochissimo e in un nano secondo so già a cosa servono
"L'hai indossata? "
Dice di no ma mi spiega che ne ha portate 3:
la prima, quella con le punte, già la conosco, la seconda è una vera e propria gabbia di metallo con chiusura personalizzata da lui, la terza è un cazzo di strumento ad impulsi elettrici, quella per i cani, che ha modificato e applicato ad una gabbietta per poterla indossare
Tralasciamo il fatto che avessi già le mutandine zuppe, ma quando mi ha chiesto di scegliere quale dovesse mettere, ho davvero pensato di correre nel cesso a masturbarmi
(in realtà l'ho fatto ma non gliel'ho detto)
Mi ha detto che l'altro mazzo di chiavi ce l'ha sua moglie e che per lei andava bene ne tenessi uno io.
Ho scelto quella con le punte, perché volevo soffrisse un po'
e perché mi ha confessato di non sentirsi sicuro a darmi in mano il telecomando di quello che procura scosse elettriche. Dice che sono PERICOLOSA e che sul lavoro sarebbe difficile nascondere la situazione
Quanta saggezza!
Io lo vedevo già in ginocchio a contorcersi in mezzo al piazzale dell'azienda.
Gli ho promesso che, se si comporterà bene, lo porterò a pranzo fuori e quando "ballerrà" sulla sedia col cazzo torturato a dovere, diremo che soffre di
epilessia 😁
Ovviamente ho cercato, con le giuste parole, di farglielo venire duro ogni volta che potevo e le sue smorfie di dolore mi dicevano quando ci riuscivo. Poi gli ho detto che, tutto divertente, tutto figo, ma comunque, non avremmo scopato .
Mi ha guardato con quel sorriso che da sempre mi spiazza e uscendo ha detto
"Inizia a giocare, poi vediamo"
Durante il pomeriggio sono salita in magazzino per controllare del vestiario e non riuscivo a smettere di pensare a quella gabbietta
I pensieri si accavallavano ai ricordi di quello che era stato , e potevo sentire l'odore del cazzo recluso, sentivo il gusto della plastica mischiata all'urina
Ho pensato che dovevo masturbarmi e voltamdomi per andare via me lo sono trovato di fronte
-"Vuoi vederlo" ?
Si cazzo, volevo!
Volevo vederlo, toccarlo assaporarlo
Vedevo la sua smorfia si dolore mentre aspettavo si slacciasse i pantaloni, guardavo le sue mani tremare ed ero compiaciuta.
Poi eccolo lì, nella gabbia lucente, chiuso da un lucchetto appeso al suo piercing
Ops!! avevo dimenticato di dirvi che ha una cannula che gli entra nell'uretra fermato da un piercing ? Cristo. Avrei potuto sborrare immediatamente .
Lo guardavo come guardo la cioccolata dopo un mese di dieta e credo di aver sentito un rivolo di saliva colarmi dal mento
"Vuoi toccarlo"?
Lo stronzo aveva pieno potere: era lui quello ingabbiato, ma ero io quella sopraffatta, soggiogata
Appena l'ho toccato ho sentito il mio clitoride allungarsi verso quell'oggetto diabolico
La capella era gonfia e bollente, usciva dal cilindro e nascondeva le punte del metallo conficcato alla base di essa
Un cazzo moscio che stava per esplodere!!!
"Vuoi leccarlo"?
L'ha detto tra i denti, mentre cercava di non abbandonarsi al dolore, consapevole fosse proprio quello ad eccitarlo tanto da farlo grugnire come un maiale
L'ho leccato. Ho preso prima in bocca l'anello e poi sono scesa lunga la cannula, fino ad incontrare la carne
Respirava sempre più forte e guardandolo mi sembrava che ormai non fosse più lì. Ero sola con le mie voglie, le mie fantasie, le mie pulsioni.
Ho sentito le chiavi nella tasca, ma questa volta non avrei ceduto all'impulso di liberazione così ho iniziato a succhiare cazzo e metallo, sentendo gusto di ferro, di sale, di sesso
Ho infilato tutto in bocca, ho sentito il piercing conficcarsi nel retro della gola
Lui aveva la testa rovesciata all'indietro e vacillava sulle gambe. Lì ho iniziato a pisciare, a colarmi addosso urina senza nemmeno accorgermene.
Ho battezzato il momento col liquido paglierino e masturbandomi ho fregato il mio sesso tanto forte da rischiare di incendiarlo.
Mi ha distratto il gusto del sangue, il suo.
Da sotto la capella le punte erano così penetrate e la cappella così gonfia che da alcuni punti uscivano minuscole goccioline rosse
Credo sia stato quello a farmi venire, insieme all'idea che avrei confessato tutto all'uomo che stavo aspettando e che poi mi avrebbe punita.
Gli ho lavato le scarpe e ho goduto come una cagna, leccandomi le dita, e leccando lui.
Si è appoggiato ad una stagiera per non cadere e ammetto, per un momento, di essermi maledetta per non avergli permesso di sborrarmi giù per la gola.
Mi ha guardato con gli occhi fuori dalle orbite e ha detto :
"Ringrazio il cielo di non averti dato in mano quello ad impulsi elettrici... rischiavo la vita, cazzo"
Buonanotte.
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scogito · 25 days
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Cosa accade quando stai nella tribù sbagliata? Ossia quando frequenti o instauri legami con persone non allineate a te? (per allineamento intendo persone che hanno una tua simile Gioia esistenziale).
Accade che ti spegni. Punto. Anzi di solito prima ti ammali e poi ti spegni.
Non importa come, non importa in quali tempi e se combatti, non importa se la tua vitalità riesce a soddisfare tutto l'ambiente, perché tanto sarà sempre troppo risucchiata e bruciata. Non importa se credi che sia tuo dovere, se pensi di cambiare le cose, se vuoi l’onore del sacrificio e se ti convinci che è solo l'ultima volta.
Lascia perdere queste cazzate, che sono tipiche della mente e tipicamente mentono. L'unica cosa che devi fare è scollare il culo da lì; e se c'è "l'amore della tua vita" che magari è amore solo nella tua testa, vale lo stesso.
Qualsiasi condizione relazionale se ti fa reprimere, sopprimere e deprimere, è una condizione che in qualche modo il tuo corpo e la tua psiche stanno rigettando.
Bisogna comprendere che tipo di valore ha il dolore che vivi.
Mi auguro che il buonsenso sappia distinguere tra la crisi di un momento e uno stile di vita. Tra responsabilità e bisogno. Prima di non porre limiti quando si dovrebbe e arrivare al capolinea sostenendo che gli altri non si sono mai accorti te.
Il dovere di ognuno è in ogni caso mettere in pratica l'amor proprio.
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kon-igi · 6 months
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LA FESTA DEL PAPÀ È DIVISIVA
Ma oramai non credo che esistano argomenti di condivisione comune sui quali poter fare affermazioni nette e aspettarsi che tutti siano d'accordo.
Il cielo è blu? Ma va'... il cielo è celeste! No, guarda che è nero ed è un fenomeno di rifrazione dei raggi solari sull'atmosfera. Ti sbagli, è giallo! Sì, però togliti quel sacchetto dell'Esselunga dalla testa. Basta! Il cielo è marrone con radici che penzolano. Zitto tu che sei morto!
La scelta del giorno della festa del papà, poi, coincide con quel santo del calendario che credo abbia avuto il peggiore martirio fra tutti, cornuto, mazziato e ringrazia pure. Cioè, come papà sfigato il primo posto se lo prende di sicuro Darth Vader ma perlomeno aveva una spada laser e il suo arco di redenzione è stato più appassionante.
Insomma, la festa del papà è divisiva per due ragioni, una sociale e l'altra personale.
Da una parte, è una ghiotta occasione perché alcuni frignino che non esistono più i papà di una volta, tutti pipa e cinghiate, e che anzi, se andiamo avanti così non esisterano più nemmeno gli uomini, dall'altra è che al netto di tutto, i padri molte volte più che festeggiati spesso vanno perdonati.
Adesso come adesso, i papà sul mercato sono figli o nipoti del patriarcato, nel senso che difficilmente non avranno assorbito per osmosi familiare e sociale l'idea di quello che deve essere il ruolo di un genitore maschio all'interno della famiglia.
In sintesi il pater familias.
[maledetto genitivo ellenico ma sono cose mie]
Quando io e la mia compagna dobbiamo fare cose importanti che implichini decisioni tecniche, burocratiche, meccaniche, matematiche o notarili, il mio gesto preferito è questo
Tumblr media
perché tutte le volte il venditore di auto parla rivolgendosi a me che distinguo le macchine solo per il colore, l'avvocato quando io risolverei tutto con il trial by combat e la commercialista dove io opterei per il baratto.
Io sarei il pater familias, quindi automaticamente il detentore delle decisioni familiari e è invece è la mia compagna quella che prende le migliori, senza spargimenti di sangue o una pila di conchiglie che l'enel non accetta come forma di pagamento.
Sì, vabbè... non sa accendere la motosega o da che parte si impugna un coltello da lanciare e se proprio dobbiamo dirla tutta non riesce neanche ad accendere il fuoco nel camino (cosa che le rimprovero sempre ricordandole che erano le vestali ad accudire il Fuoco Sacro del focolare domestico). Poi però c'è quell'altra che disegna tubi e motori idraulici usando termini strani tipo 'valvola di massima' o 'dislocamento positivo' e quell'altra ancora che snocciola a memoria le caratteristiche di ogni macchina o moto e parla per due ore di maderizzazione e di vendemmia in neve carbonica.
Questo per dire che i ruoli sono solo ruoli ed è solo questione di abitudine... le abitudini cambiano e ci si abitua al nuovo.
Quindi buona festa a quella persona alla quale dovrebbe essere solo chiesto, dopo la fornitura di migliaia di gameti scodinzolanti, di amare in modo vasto e profondo chi non ha mai chiesto di essere portato su questa spaventosa e bella terra, ricordando che amore non è mai possesso, conferma od orgoglio.
L'amore per i propri figli è essere partecipe della gioia che abbiamo insegnato loro a conquistarsi da soli.
E per concludere, si può essere padre amorevole pure senza aver mai partecipato con un singolo spermatozoo.
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singinthegardns · 3 months
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Ci sono persone che non vuoi vederle tornare ma in qualche modo sono sempre lì. Persone che quando le vedi ti mancherà sempre un po' il fiato come se tornasse a galla tutto quello che avete passato. Persone che quando le senti nominare diventi un po' triste e vorresti che il mondo chiudesse il sipario per un po’. Ci sono persone che puoi andare avanti, sorpassarle, anche amare qualcun altro ma tanto in qualche modo amerai ancora sempre un po' tutto quello che è stato, nonostante sia passato, soltanto perché c'è stato.
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vaerjs · 24 days
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La mia fase luteale si manifesta ogni mese in modo diversi. Ogni volta però c'è un episodio in particolare in cui tutte le mie energie confluiscono e si scaricano.
Ieri sera la scintilla è scattata quando m. è tornato a casa con un regalo a sorpresa per me. Io non ho mai ricevuto regali, non mi piacciono: mi costringono a fronteggiare le aspettative delle altre persone anche quando voglio starne lontana. Le sorprese in più mi sbattono in faccia la mia impossibilità di controllare tutto ciò che accade e come accade. L'ultimo libro che ho letto mi ha di nuovo messo davanti a una lezione che nella mia vita ha trovato diversi modi di presentarsi: non puoi controllare tutto. La vita scorre come un fiume. Tu puoi scorrere come l'acqua e vivere il cambiamento, oppure essere una roccia che cerca di opporsi inutilmente alla corrente, con fatica e frustrazione. Per quanto io voglia essere il fiume, mi comporto sempre più spesso come la roccia, che nel suo delirio di onnipotenza crede di poter controllare il percorso dell'acqua.
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blogitalianissimo · 3 months
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Un'altro paradosso incredibile italiano è che è illegale fare spot elettorali in tv, (legge creata per via di berlusconi per ovvi motivi) ma in questo modo l'italiano medio (che statisticamente è povero e a malapena arriva a fine mese) non ha ne' tempo ne'interesse ne'risorse per cercare da solo i programmi elettorali di ogni partito
Questo significa che l'italiano medio, finirà sempre per essere esposto di più alle idee dei partiti di maggioranza che ricevono più tempo in televisione il resto dell'anno
Questa legge fatta per impedire ad un partito forte di diventare ancora più forte, paradossalmente affossa tutti i partiti più piccoli i quali rappresentanti non sono invitati alla maggior parte dei programmi di informazione
Quindi anche se un partito più piccolo volesse fare promesse populiste per farsi votare, non avrebbe nessuno ad ascoltarlo
Hai ragione, assolutamente, ed è per questo che servono persone carismatiche e con le idee chiare a rappresentare la minoranza. È ingiusto che siano così limitati i partiti di minoranza, ma quel poco spazio che ti danno devi saperlo sfruttare, e sinceramente non c'è un leader di "sinistra" adatto da questo punto di vista. Forse solo De Luca che è stato l'unico in grado di rivoltare la Meloni come un calzino, però boh, lui non è che abbia simpatie nel PD e credo che finito il mandato come presidente di regione non farà altro.
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susieporta · 1 month
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La mancanza d'amore genera sempre una mancanza d'essere.
Quando non siamo amati, o non ci sentiamo amati, abbiamo la netta percezione di non valere nulla. Soprattutto se questo accade quando siamo piccoli con i nostri genitori.
Se l'altro ci ama, se soddisfa le nostre aspettative di essere riconosciuti, di ricevere affetto, cure, gratificazioni, noi ci sentiamo visti.
Sentendoci visti, ci riflettiamo nei suoi occhi come in uno specchio, nel quale vediamo, finalmente, noi stessi.
È l'atteggiamento di cura, di amore, di interesse da parte dell'altro importante nei nostri confronti, a creare in noi la convinzione di essere qualcosa.
Qualcosa che è degno di essere amato.
Il valore che ci viene dato dall'altro, ci incoraggia a dare valore a noi stessi, e a considerarci come delle persone che hanno il diritto di esistere.
E proprio grazie a questa convinzione, che viene rinforzata attraverso l'atteggiamento dell'altro e mediante le interazioni tra noi e lui, che noi creiamo in noi stessi una nostra identità.
Il nostro io.
Se tutto questo viene a mancare, oppure risulta zoppicante, intermittente, o ambiguo; se l'amore dell'altro e il valore di cui ci investe risultano a corrente alternata, noi cominciamo a dubitare di noi stessi.
Avviene nel nostro intimo, nella nostra interiorità, quello che Claudio Naranjo chiama obnubilamento dell'essere.
Questa perdita del nostro essere, intesa come vuoto d'essere, non può essere messa da parte.
Da adulti, infatti, proviamo questo vuoto d'essere che ci spinge ad una ricerca spesso drammatica, tormentata e angosciante.
Potremmo dire che tutta la nostra esistenza si avvita di continuo all'interno di un labirinto invisibile rappresentato da questa assenza.
Il nostro stesso carattere non è altro che una formazione reattiva compulsiva, drammatica e spesso inconsapevole, alla mancanza del nostro essere o alle parti mancanti di esso, che sentiamo come tormento diffuso e indefinito nella nostra anima.
Ora, il problema è che noi andiamo a cercare la conferma di queste nostre parti mancanti, o del nostro essere stesso, servendoci di aspetti fallaci, maschere comportamentali e illusioni cognitive, che in qualche modo possono ricostruire in noi, anche attraverso il feedback degli altri, un'immagine compensatoria di quella presenza d'essere che, a qualche livello, sentiamo mancarci.
Alcuni lo fanno attraverso il perfezionismo perché in questo modo ottengono un qualche tipo di riconoscimento, dagli altri e da loro stessi.
Altri lo fanno attraverso il servire indefessamente le altre persone, fino allo sfinimento.
Altri ancora attraverso il dominio, il controllo, la rabbia esplosiva o implosiva.
Altri ancora attraverso il senso di colpa, il giudizio di sé, il vittimismo, il tutto ricoperto dalla patinata vernice rinforzante della virtù morale.
Questi atteggiamenti sono tutte modalità compensative attraverso le quali noi cerchiamo il nostro essere laddove non c'è.
E più lo cerchiamo attraverso queste modalità compensative, più ce ne allontaniamo.
Il trucco è comprendere che dietro alle nostre paure, mancanze e bisogni esistenziali negati, si nasconde quell'essere che tanto cerchiamo all'interno di comportamenti stereotipati, di formalità vuote e di astrazioni.
Se ne sta acquattato nel vuoto, pronto a farsi scoprire e al tempo stesso a lasciarsi costruire da noi, se ci dedichiamo a noi stessi con amore, gratitudine e semplicità.
Il nostro essere, come un seme cui viene data la possibilità di germogliare se piantato nel terreno giusto, emergerà da sé.
Dobbiamo solo avere fiducia nella potenza realizzativa della vita stessa.
©Omar Montecchiani
#quandolosentinelcorpodiventareale
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ec-chi-mo-si · 2 months
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Ho bisogno di cambiare. Forse questa è l'unica cosa che so al momento. E' tornato il buio, è tornato prepotentemente, come non mai e non so come affrontarlo. Sinceramente non so cosa sia andato storto nella mia vita, in quale momento o in quali momenti mi sono perso. Non è la prima volta che mi accade, ho avuto i miei periodi no ma non sono mai stati così visibili, esposti al mondo. C'è un mondo di rabbia dentro me che ho sempre saputo gestire ma ultimamente no, basta veramente un cazzo e come una bomba sono pronto ad esplodere. Questo mi fa tremendamente paura, anche perché non importa chi ci sia dall'altro lato e si ritroverà a beccarsi tutto il mio odio. Odio, odio per cosa? Questo ancora devo capirlo. Nella mia vita ho sofferto si, come tutti e meno di molti ma questo non può e non dovrebbe giustificare nulla. Sono bloccato, non riesco a vivere, e quando poi lo faccio e torno alla normalità è sempre peggio, ogni volta fa un po' più male. Forse la parte peggiore è vivere quegli attimi di felicità che mi mancano perché sono un ingordo, ho bisogno di sentirmi pieno, a volte anche un po' apprezzato ma allo stesso tempo non sono capace di gestirlo. Ho imparato che non sono mai contento di nulla, non mi basta mai e quindi come si fa? Come posso sopraffare questo mio modo di essere? Sono sempre in conflitto con me stesso, come se ci fossero due personalità che a volte convivono nello stesso momento e questo crea un conflitto enorme, vado in tilt. Spesso penso che l'unica soluzione sia quella di isolarmi, di mandare tutti via, le persone sono sempre state bene senza di me, possono continuare a farlo per il resto della loro vita. Ma della mia che ne sarà, deve davvero finire così? Deve essere davvero "un solo attimo di beatitudine può forse colmare una vita intera?". Non sono pronto a questo, non sono pronto a vivere un futuro misero fatto di solitudine, ne ho già vissuta tanta, ad un certo punto deve arrivare il mio momento no? Forse il mio momento è già arrivato e l'ho perso? Ed ora che si fa? Come supero tutta la tristezza che sento in ogni centimetro della mia pelle? Tutta questa tristezza che a volte non ha fatto parte della mia vita per alcuni attimi. Ci si abitua mai a stare male? Dobbiamo davvero vivere una vita di merda quando potremmo essere felici? Non lo so, ho perso il libretto delle istruzioni di questa vita. Ho perso tanto e sto continuando a perdere, sto continuando a perdermi. Aspetto un po' di luce in questa oscurità, una mano che forse mi tiri su anche se so che dipende tutto da me. Da me, appunto, questo è il problema più grande. Ho sempre provato a fare tutto da solo nella mia vita e questo è il risultato, un "uomo" a pezzi che distrugge tutto ciò che tocca. In fondo volevo solo una vita, una famiglia, una casa e dei figli, ed invece eccomi qui, io e i miei demoni a pensare su come farla finita. Ho bisogno di cambiare, ma per cambiare devo cambiare me, non so se ci riuscirò.
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angelap3 · 3 months
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Dal mio diario..... Che avevo già postato, nel mio vecchio blog.
Gentilmente chiedo di non fare nessun reblog, grazie.
A casa di Chiara, una fra le mie più care amiche di sempre, c'è un baule magico in cui amorevolmente lei vi custodisce alcuni tra i ricordi tangibili che in qualche modo mi riguardano: regali, lettere, biglietti di giornate felici trascorse insieme ciondolando per mostre, musei e concerti, un pacchetto di sigarette con una fatina incisa sopra, un amuleto serbo e un maglioncino nero con maniche a sbuffo che le avevo prestato per un incontro importante e che indossare le donava un'espressione talmente dolce sul viso, che ho desiderato fosse esclusivamente suo per sempre, con l'illusione così di poterla sapere eternamente lieta.
Quel baule odora di rose e di violette in modo tanto prepotente da percepirne la fragranza a distanza di qualche metro.
Sorpresa, frugando con le mani fra le nostre memorie, ho esclamato: "Accidenti, che profumo!"
Chiara, sorridendomi con un accenno di imbarazzo negli occhi mi ha sussurrato: "Sei tu. Quel baule è impregnato di te, c'è la tua essenza ed è il profumo più dolce del mondo, quello della mia migliore amica."
È stato un momento di tenerezza infinita e lo voglio depositare qui, in modo da non scordarlo, mai.
ASSOLUTAMENTE....... NO..... REBLOG
GRAZIE.
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