#tre di notte
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è finita ho messo la playlist di musica classica oops
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Come si fa a dimagrire e a non riprendere peso praticamente subito dopo?
No, seriamente. Come si fa???
#conto le calorie#poi non riesco a dormire e mangio di notte#tutto il giorno affamata in sofferenza#ci ho messo tre settimane a perdere tre chili ed è bastata una settimana di super stress e sono quasi al punto di partenza#mi sento male#personal#scusate#tw eating disorder#eating disorder#BED
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a girl can't even fuck up in peace anymore
#i am. the a girl#in sostanza ho chiuso per sbaglio l'acqua al condominio per aprire quella da me e Quel Tizio ha aspettato tutta la notte#solo per svegliarmi alle sei e farmi sto pippone sul fatto che ho danneggiato la proprietà etc etc etc#per un quarto d'ora#quando So che se n'è accorto prima delle 6 perché non solo l'ha detto lui stesso ma ieri dopo aver (pensavo) aperto l'acqua ho visto#qualcuno fuori la porta che abbassava pure la maniglia ma poi non ha fatto niente#e ora con tutti questi fatti davanti#l'unica deduzione oggettiva che posso fare è che non ci sia nessun altro tranne noi e lui nel palazzo perché se ci fossero state altre#persone si sarebbero lamentate prima sicuramente dato che non l'ho chiusa alle tre di notte#ceh quando l'ho chiusa era abbastanza prima di mezzanotte comunque un orario in cui molta gente è ancora sveglia tranquillamente#quindi. quest'uomo si è letteralmente seduto nel suo appartamento senza acqua willingly per tutta una sera e tutta una notte e stamattina#si è willingly vestito e preparato senza lavarsi per fare sta cosa#assurdo.#io ieri sera mentre mi lavavo ho visto che l'acqua usciva strana però pensavo fosse perché l'avevo appena aperta#boh raga l'assurdo
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Napoli, un morto e tre feriti nella notte di festa per lo scudetto
Notte di festa e di sangue e Napoli. La città festeggia lo scudetto ma il bilancio è tragico: un morto e tre feriti durante una sparatoria
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sei di chi pensi mentre ti masturbi alle tre di notte
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HO UN LINFOMA E FARÒ DEL MIO PEGGIO
Fra un mese compio 51 anni e pochi giorni fa ho scoperto di avere un Linfoma Non Hodgkin. È una patologia abbastanza aggressiva ma è stata presa in tempo. Ed è ben curabile, perché la scienza sta facendo passi da gigante nella cura dei linfomi.
Vivo a pochi passi di distanza da un ospedale all'avanguardia che mi ha preso in carico. Sotto molti aspetti, sono davvero fortunato e privilegiato rispetto a molte persone.
Quale sarà il mio atteggiamento di fronte alla malattia? Mi conosco bene e posso prevederlo, perché c'è una parola che lo definisce con precisione. È una parola significativa, addirittura emblematica, che riguarda il mio tasso di maschitudine alfa. Come potete intuire, non mi riferisco a "guerriero", quindi le metafore belliche possiamo tranquillamente metterle da parte.
La parola misteriosa è "mammoletta". Sì, sarò una mammoletta. Questo vuol dire che non vi darò lezioni filosofiche. Non diventerò un maestro di vita pronto a snocciolare grandi verità come "quello che non ci uccide ci rende più forti", "le sofferenze fanno parte dell'esistenza", "l'importante è apprezzare le piccole cose".
Sarò una mammoletta perché lo sono sempre stato, per esempio quando ho scoperto di avere una massa all'inguine. Era un rigonfiamento, duro come un sasso, grande come una pallina oblunga. La mia reazione? Due settimane senza far nulla. Mi sono detto: "Magari passa. Vuoi vedere che fra qualche giorno non ci sarà più? Non ho voglia di affrontare visite ed esami per un falso allarme. Odio gli ospedali".
Questo mio atteggiamento nasce anche da un'idea completamente sbagliata e irrazionale: la paura che gli esami possano creare malattie dal nulla. In pratica una zona oscura del mio cervello ragiona (si fa per dire) più o meno così: sei perfettamente sano, fai l'esame e ti trovano qualcosa. Lo so, non c'è niente di logico in questa convinzione, ma la mia mente non è mai stata fatta di pura logica.
Per quasi due settimane ho cercato di non pensarci anche perché ero in preda all'imbarazzo. Tra tutti i posti, proprio all'inguine doveva capitarmi? Ma la massa non ha dato cenni di sparizione e alla fine mi sono attivato.
Ho riscritto cinquanta volte il messaggio su WhatsApp prima di inviarlo alla mia dottoressa per fissare una visita, perché ogni volta il testo mi sembrava una molestia sessuale: "Buona sera, dottoressa, ho questa massa dura all'inguine e vorrei chiederle un appuntamento per mostrargliela". "Buona sera, dottoressa, ho un rigonfiamento...". Dopo un numero incalcolabile di tentativi, ho trovato le parole giuste e ho scritto un messaggio asettico, inequivocabilmente sanitario, con un perfetto stile burocratico ospedaliero.
Sono stato una mammoletta nei tre mesi e mezzo necessari per giungere alla diagnosi.
Sono stato una mammoletta nel giorno della TAC con mezzo di contrasto. Quella mattina sono giunto all'ospedale in autobus, dopo una notte insonne. Alla fermata ho controllato la cartella che conteneva i documenti. C'erano referti di ecografie, pareri medici e soprattutto l'impegnativa da presentare per svolgere l'esame. Ho controllato perché sono una persona molto precisa, di quelle che tornano indietro mille volte per verificare di aver chiuso il gas. "Non manca nulla", mi sono detto. Ho rimesso i documenti nella borsa. Ho raccolto le forze, mi sono alzato dalla panchina e ho raggiunto l'accettazione dell'ospedale. Senza la borsa. Vi lascio immaginare questa sequenza di eventi: imprecazione, insulti molto pesanti rivolti contro me stesso, corsa a perdifiato verso la fermata. La borsa era ancora lì. Nessuno me l'aveva fregata.
Per fortuna scelgo solo borse brutte.
Sono stato una mammoletta in occasione della PET, che ha rispettato un copione simile a quello della TAC. Venivo da una notte insonne e non ero in grado di comprendere istruzioni elementari, perché la mia intelligenza svanisce quando affronto esami medici. Mi chiedevano di porgere il braccio sinistro e porgevo il destro. Mi chiedevano il nome e recitavo il codice fiscale.
Sono stato una mammoletta quando mi hanno comunicato il risultato della biopsia. Per un considerevole lasso di tempo non ci ho capito nulla. La mia coscienza era come una trasmittente che passava una musica di pianoforte triste sentita mille volte in TV: quella che certi telegiornali usano per le notizie strappalacrime.
Ora guardo al futuro e la mia ambizione non ha limiti: raggiungerò nuove vette nel campo del mammolettismo. So di essere fortunato per molti motivi: l'ematologo, un tipo simpatico, mi ha rassicurato. Le terapie esistono e sono molto efficaci.
Ma mi lamenterò tantissimo, perché non voglio correre il rischio di essere considerato una persona ammirevole da qualcuno. Non lo ero, non lo sono e non lo sarò mai. Rivendico il diritto di essere fragile e fifone. Lasciatemi libero di essere una mammoletta. Per citare un motto di Anarchik, il mio piano è questo: farò del mio peggio.
[L'Ideota]
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Bellissima, grazie all'autore ❤️
" Gli amici sono quelle stelle
che si accendono
quando il cielo, si dimentica di farlo.
Quelli che ci trovano
quando neanche noi, sappiamo dove siamo.
Sono quelli che sanno il tuo caos a memoria
che bevono il tuo silenzio
senza fare domande
e ti dicono che va tutto bene
anche se hai un nodo in gola
che neanche il mare scioglierebbe.
Sono quelli che camminano accanto a te
anche quando ti perdi
nelle tue stesse scarpe
che ti lasciano cadere
ma poi ti insegnano a volare
perché sanno che a volte
si cresce meglio nel vuoto.
Gli amici sono quelli
che prendono la tua tristezza
la mettono in tasca
e la trasformano in una canzone
che ti prestano i loro sogni
quando hai perso i tuoi
che sanno sorridere nei tuoi occhi
anche quando tu hai smesso di farlo.
Gli amici, quelli veri
sono quelli che ti vedono alle tre di notte,
mentre cerchi di capire dove hai sbagliato
a innamorarti di nuovo
e invece di dirti “te l’avevo detto”
ti passano la birra e ascoltano.
Sono quelli che ti dicono "stai sbagliando"
e poi sbagliano con te
così, tanto per non farti sentire solo.
E alla fine, quando tutto si spegne
gli amici sono quel “ci sono”
che ti salva, che ti raccoglie
sono il pezzo di te che non sapevi di avere
la risposta a tutte le domande
che non hai mai osato fare.
E allora capisci che gli amici
sono l'unico posto
dove la vita non fa mai male.
Gli amici, sono il posto più bello
dove impari a restare"
Autore : Andrew Faber
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Padova, via Trieste pieno centro, un giorno di ordinaria follìa.
Una VITTIMA nigeriana delle politiche accoglione sinistre, pregiudicato sfd (senza fissa dimora) cui è stato negato il sussidio (i sinistri fan così con tutti: fingono di sollevarti e poi ti lasciano cadere), disperato esce fuori di testa: ma che ci sono venuto a fare qui, avevan detto soldi e faiga per tutti; si arma di ascia e minaccia la gente in giro per strada, la sera: datemi quel che mi avevano promesso, ho PAGATO per arrivare sin qui! Le seconde VITTIME del sinistrismo woke, la gente che lavora e gira per spendere quel poco o quel tanto, fugge terrorizzata.
Al che non può più esimersi dall'intervenire la terza categoria di VITTIME delle politiche buoniste sinistre: i poliziotti. I quali PER ORE provano a "convincere" il disperato: non possan rischiare di far la fine di certi cowboy milanesi al posto di blocco. Uno gli intima l'alt, l'altro spruzza spray al peperoncino. Tutto inutile. La scena assume i caratteri della farsa, ricorda l'inseguimento del poliziotto Fabrizi al ladro Totò: "guardi che io sparo un colpo in aria a scopo intimidatorio!", " Ma io non m'intimidisco...".
Avanti così PER ORE, fino a notte inoltrata. Probabilmente contavano di coglierlo nel sonno, forse sono le nuove procedure. Alla fine, alle cinque di mattina, la vittima uno s'è rotta i coiomberi, si scaglia brandendo l'ascia sulle vittime tre, le quali per difesa personale - ma seguirà accertamento degli Appartnicki della viggile maggistrattura - gli sparano alle gambe.
Riusciamo a trasformare ogni tragedia in farsa. E' l'ignoranza.
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Mi metto in tiro per riconquistarti
Cos’ha quella sciacquetta che io non ho? Ce l’ha forse coi campanellini? Hai ritrovato la tua piena mascolinità, con lei? Mi scopi al massimo una volta al mese e sbrighi la vicenda in tre minuti. Io per parte mia ho deciso che stasera ti farò impazzire. I nostri figli li ho spediti da mia madre. Ho fatto un lungo bagno con rari e costosi sali ammorbidenti che vengono dalla miniera di vattelapesca e mi sono accuratamente incremata e depilata. So che mi vuoi liscia come il raso. Perché, come un tempo mi sussurravi all'orecchio, arrapato e innamorato, la tua lingua deve poter correre libera sulla mia pelle di seta per fermarsi ad assaporarmi solo su alcune zone che preferisci. O dentro le mie parti intime.
Quando vuoi e come vuoi, perché tu resti il Signore e Padrone del mio corpo tutto. Perciò non devi mai trovare ostacoli. Mai. E io lì a squagliarmi di gioia e piacere nel sentirmi tanto desiderata da te. Tutto svanito magicamente. Stasera: riscossa. Mi sono profumata abbondantemente ovunque di quella colonia che mi hai regalato e che quando la indosso ti fa perdere la testa. Sia benedetta. Ho comperato della nuova lingerie frou-frou che sono sicura ti colpirà. Indosserò un vestitino cortissimo e sexyssimo. Sai: per una moglie quarantacinquenne tradita, ferita ma sempre innamoratissima, combattere con un’amante giovane può essere una battaglia durissima.
Le caverò gli occhi prima o poi, alla puttanella, vedrai. O magari la coltiverò e me la scoperò, meglio. Al solo pensiero mi eccito già. Io ho dalla mia che ti conosco bene, il mio corpo è già ben rodato ed elastico nell’accoglierti ovunque e so esattamente quali giochetti da fare e ricevere ti fanno impazzire. Stasera te li chiederò e te li farò tutti, a costo di stancarmi, di arrivare alle due di notte. Malgrado tu mi farai arrossare la fica o sanguinare l’ano. A costo di slogarmi le mascelle e ferirmi la gola, perché vorrò fare indigestione del tuo succo d'uomo. E poi quando avremo finito, metterò la sveglia perché dopo un’ora di sonno al massimo ti scuoterò per ricominciare.
Fino al mattino. Sono un anno e dieci mesi che vado in palestra tre volte a settimana e sudo, mi sforzo e rassodo. La domenica mattina corro per un’ora. E poi yoga, dieta: a pranzo due olive e una costa di sedano. Poi, tisane dimagranti, zero dolci e stretching quotidiano. Devi sapere comunque che finalmente da qualche tempo in palestra un tuo coetaneo, un gran bel fusto in verità, s’è accorto di me e mi sorride, mi offre il caffè, mi chiede consigli su varie cose, si intrattiene con me di continuo. Mi dice anche ripetutamente e guardandomi fissa negli occhi che con la moglie non fa più l’amore da tempo. Infine, invariabilmente si offre con insistenza di accompagnarmi a casa.
E adesso senti quest'altra: nello spogliatoio femminile c’è anche una donna mia coetanea che mi adora e che, me l’ha fatto capire chiaramente, vorrebbe approfondire la nostra amicizia. Molto bella e affascinante: una persona fine, colta, alta e biondissima. Confesso che malgrado cerchi di respingere l’idea, penso a lei sempre più spesso. Per ora ho declinato sempre tutto cortesemente. Ma sono, i loro complimenti, dei deliziosi colpetti alla mia autostima. E intuisco inequivocabilmente che entrambe queste persone vorrebbero passare a ben altri “colpetti” da darmi, con grande soddisfazione dei loro e miei sensi. Qualche sera di queste vedrai. Intanto, per stasera sono ancora innamoratissima di te e ti voglio, ti voglio, ti voglio…
RDA
RDA
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La vita, proprio la vita
e io ho aspettato
Ha piovuto tutta la sera, tutta la notte e io ho aspettato ma tu non sei arrivata, e se qualcuno è arrivato certo non eri tu sono uscito in strada o sul balcone, non ricordo, e la pioggia scendeva, senza tregua, tutta la sera, tutta la notte, a meno che non siano state le stelle ad arrivare il cielo, l’eterno, il tempo dal principio, che è arrivato e mi è passato attraverso, così che la pioggia, se è piovuto, è arrivata e tu no, e io non ho mai detto a nessuno quanto è stato doloroso aspettare, quanti dischi ho suonato e tutte le canzoni parlavano di te, anche quelle che non parlavano affatto di te, anche il cielo parlava di te e il tempo, l’eterno, la pioggia, o se non di te della tua assenza, perché non sei arrivata e quella notte ho compreso il vero significato di buco nero, non solitudine, non dolore, non tragedia, non sole morto, ma qualcosa del genere, perché un buco nero è quando non arrivi quando decidi di vivere senza di me
no, non l’ho mai detto a nessuno, con quale dolore ho atteso, quanto è stata lunga la notte, che ogni minuto mi entrava dentro come un coltello smussato
e si piantava lì, che la notte mi si era avvolta intorno al collo come filo spinato, poi è arrivato il giorno e ha stretto più forte
Identico è il cielo, identico è il tempo e l’eterno è eterno, credo che sia una sequoia, ma forse non hai mai dovuto aspettare qualcuno che non è arrivato a meno che invece l’abbia provato e questo sia il motivo per tutti i buchi neri del cosmo, trecentomila all’ultimo conteggio
ecco quante volte non sei arrivata
Ricordo che non volevo sopravvivere alla notte, nemmeno vedere un nuovo mattino sorgere senza di te, avevo vent’anni e qualcosa e volevo morire
Come puoi continuare a battere chiedevo al cuore, nella tenebre del sangue
troppo giovane per sospettare che il cuore è il più vecchio muscolo del mondo, è un trattore ostinato, un pulsar costante
ma per molti mesi, molti, molti lunghi mesi, sei stata tu il mio inizio e la mia fine, chiudevo gli occhi e vedevo solo te che quella notte non sei arrivata, non hai risposto quando ho telefonato, e due giorni dopo ecco una lettera, scritta con una penna nera, diciamo una lettera da parte dell’amore, con l’inchiostro di un buco nero
Trent’anni più tardi salgo su un autobus ed eccoti lì, seduta davanti con in braccio un nipotino di tre anni, forse quattro, sei seduta con lui come a chiedere scusa per non essere arrivata quella notte di dicembre di tanto tempo fa quando la pioggia o le stelle sferzavano i vetri in Karlagata, mi si piantavano in fronte e l’eterno si era tramutato nella tua assenza e pensavo di morire
Ma se ti ricordi, il cuore è un trattore ostinato per questo posso prendere quell’autobus trent’anni dopo, vivo, con la barba, qualche cicatrice lasciata dalla vita, e tu sei lì e la vita, proprio la vita sta in mezzo tra me e te
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Io non ero nata per fare la puttana. A scuola ero bravissima. Intelligente. Morto papà, ci siamo trovate in seria difficoltà. Io, mia madre e il mio fratellino Elia più piccolo di me di dieci anni. Mamma aveva un lavoro precario e malpagato. A stento sapeva fare la sua firma. L'hanno messa in mezzo: una grossa storia di prestanomi e fatture false. Ed è finita dentro.
Dovevamo cavarcela, io ed Elia. Gli assistenti sociali, dei bassifondi fondamentalmente se ne fregavano: troppo lavoro. Cincischiavano. Un ricco commerciante della zona, vedovo, si è offerto dapprima di farci mangiare, poi di pagare delle bollette. Inevitabilmente, ha chiesto qualcosa in cambio. Da subito. Ero vergine, giovanissima, ingenua. Ma già una donna sviluppata. L'avrei potuto mandare in galera, se avessi voluto.
Ma poi come avremmo mangiato. Quando ha saputo che avevo solo tredici anni è impazzito: mi voleva tutte le sere. All'inizio ho pianto di rabbia. Poi ho iniziato pure a godere, visto che comunque dovevo farlo. I vicini hanno fatto un po' di chiacchiere; le voci corrono. L'hanno denunciato ed è finito dentro per direttissima. Pure lui. Ma ormai avevo imparato tutto: come far drizzare il cazzo agli uomini maturi, cosa piace loro e soprattutto avevo capito che essere giovanissima mi dava un enorme potere contrattuale.
Sono finita subito con un anziano protettore: che mi faceva lavorare tantissimo, ma mi trattava male. Sberle e sottomissione psicologica. E ogni sera, prima di farmi andare coi clienti, voleva il mio culo. Ne andava pazzo. Una mattina, invece di tornare a casa, ho preso Elia e siamo scappati con l'incasso della nottata. Sono stata l'amante esclusiva di un'agiata farmacista zitella a cui mi ero rivolta per un aiuto appena fuggita.
Quando dopo tre mesi ho capito che mi voleva in esclusiva e che avrei dovuto rinunciare alla mia libertà, che avrei dovuto mandare Elia in un istituto da lei scelto, le ho rubato un po' di soldi, d'oro e siamo fuggiti di nuovo. E quindi oggi eccomi qui: sempre puttana, ma cerco di gestirmi da sola. Ho imparato a tirar fuori gli artigli. Dentro la borsetta ho sempre spray e coltello. Per questo il mio soprannome è 'l'arrotina'. Grazie a Internet seleziono anche i clienti. 100 euro in macchina in campagna per una sveltina.
Se vuoi anche culo e bocca: 200 euro, pagamento sempre in anticipo. 800 euro per una notte intera. Però per una notte voglio il pagamento con bonifico anticipato e solo così vengo a domicilio. Chiedo e offro massima igiene. Preservativo d'obbligo e pasto a carico tuo. Elia lavora giù al porto, ha diciotto anni e si gestisce da solo. Comunque è bellissimo e le colleghe spesso gliela danno gratis, lo ospitano, lo sfamano. Lo divorano. Quindi sono libera di muovermi, anche in trasferta. Interessa?
Aliantis
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I genitori di oggi controllano
i voti scolastici in tempo reale,
ma non sanno dove sono i figli
alle tre di notte.
- Paolo Crepet
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Ci sono state raccontate due grandi falsità su Cleopatra: innanzitutto, non era affatto una bellezza convenzionale; in secondo luogo, non era neanche egiziana. Gli storici hanno cercato di spiegare come una donna sia riuscita a sottomettere gli uomini più potenti del suo tempo, ma i documenti storici testimoniano che Cleopatra non era semplicemente una seduttrice, bensì una donna di intelligenza straordinaria.
Plutarco scrive di lei che era incredibilmente affascinante, anche se non bella nel senso classico del termine. Racconta che fosse impossibile dimenticarla. Cleopatra aveva una voce così melodiosa e magnetica da incantare chiunque le parlasse.
Era una donna dotata di un’intelligenza eccezionale.
Cleopatra era profondamente istruita e padroneggiava diverse discipline, tra cui matematica, astronomia, oratoria e filosofia. Fu la prima e unica sovrana della dinastia tolemaica ad abbracciare la religione e la cultura egiziane. Nessuno dei suoi predecessori aveva mai mostrato interesse per le tradizioni del popolo che governavano: tutti veneravano esclusivamente gli dèi greci.
Inoltre, Cleopatra era una poliglotta straordinaria: parlava almeno nove lingue. Fu la prima tra i Tolomei a imparare l’egiziano, una lingua che nessuno prima di lei si era mai preoccupato di studiare, nonostante governassero l’Egitto. Tra le altre lingue che conosceva c’erano l’ebraico, l’etiopico, l’arabo, il persiano e il latino.
Cleopatra ebbe quattro figli: il primogenito, Tolomeo XV Cesarione, probabilmente nato da Giulio Cesare, e tre avuti da Marco Antonio. I gemelli, figli di Antonio, portavano nomi che in traduzione significano "Sole" e "Luna".
Dopo la morte di Cleopatra, Cesarione fu giustiziato da Ottaviano, il figlio adottivo di Cesare. Gli altri figli furono portati a Roma per essere allevati. Si sa che la figlia si sposò con un re della Mauretania, ma il destino degli altri figli rimane avvolto nel mistero.
Cleopatra e Marco Antonio morirono insieme. Avevano deciso che, in caso di sconfitta, si sarebbero suicidati. Antonio si tolse la vita con la spada, mentre si crede che Cleopatra abbia usato il veleno di un serpente.
La regina, rinchiusa in una stanza con le sue ancelle, fu minacciata da Ottaviano: se si fosse suicidata, avrebbe colpito i suoi figli. Nonostante ciò, Cleopatra decise di togliersi la vita. Secondo i romani, un servo le avrebbe portato un serpente nascosto in un cesto di fichi, ma molti storici ritengono più probabile che Cleopatra avesse nascosto del veleno in una forcina cava tra i capelli.
Prima di morire, Cleopatra scrisse una lettera a Ottaviano chiedendo di essere sepolta accanto a Marco Antonio. La sua morte fece infuriare Ottaviano, poiché lo privò del trionfo di esibire la regina sconfitta.
Ad oggi, la posizione esatta della tomba di Marco Antonio e Cleopatra rimane sconosciuta. Esistono solo ipotesi e supposizioni.
Così si concluse la vita di Cleopatra, un’incredibile sovrana, ultima regina d’Egitto e ultima rappresentante della dinastia tolemaica. Con la sua morte, l’Egitto perse la propria indipendenza e divenne una provincia dell’Impero Romano. La caduta di Cleopatra segnò la fine della grande civiltà egizia.
Informatevi meglio, prima di scrivere cazzate, mondo di Tumblr.
Notte ✨✨✨
(Angela P.)
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L'orsa Kj1, ritenuta pericolosa, è stata abbattuta. Era entrata in contatto con l'essere umano 11 volte, ma in 22 anni. Poche ore fa, di notte, Fugatti ha firmato il decreto di abbattimento di #KJ1.. in un orario in cui il Tar non puo intervenire. Di mattina presto è stata uccisa dai forestali guidati dal radiocollare; aveva tre cuccioli che ora rimangono soli. Vergogna a lui e a chi lo ha eletto.
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NOME DI BATTAGLIA GALLO
Quello nella foto è Adriano Barbieri e tra una settimana compirà 100 anni. Nel '44 il suo nome di battaglia era Gallo e militava tra i partigiani nella zona di Ca' Malanca, dove operava la 36° Brigata Garibaldi "Bianconcini" al comando di Luigi Tinti, nome di battaglia Bob. In ottobre, accerchiati dai tedeschi, 700 partigiani tentarono lo sfondamento delle linee nemiche scatenando la famosa battaglia di Purocielo. Per tre giorni sostennero una durissima controffensiva, tra i mortai tedeschi e le bombe degli Alleati, appostati appena oltre le linee. Furono 57 i caduti tra i ribelli. Nonostante ciò, la notte del 13 ottobre iniziò la difficile manovra di sganciamento. A fare da guida c'era Sesto Liverani, nome di battaglia Palì, del distaccamento "Celso Strocchi". Così ricordò l'evento il partigiano Galassi: "Per tre notti camminammo al buio, in silenzio, in mezzo ai tedeschi. Sembravamo ombre. Non si sentiva né una parola, né lo scalpiccio dei piedi. Gli ordini dal comando venivano passati lungo la fila, fino all’ultimo. Così, presso il Muraglione trovammo gli inglesi". Oggi Ca' Malanca è un luogo unico in Romagna, sede di un centro documentale sulla Resistenza e di una mostra permanente in ricordo dei tantissimi che armi in pugno si lanciarono contro i traditori fascisti. Gallo c'era quel giorno e c'era anche oggi, a ricordarci che il fascismo esiste a va distrutto. Oggi come ieri. Con ogni mezzo necessario.
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UNA VOLTA HO SCRITTO DUE COSE
Non importa quali e dove.
La prima la scrissi tanti anni fa - tredici - e a mia discolpa posso dire che ero un individuo profondamente diverso, più rabbioso e ipergiudicante, ma di fatto questa cosa scatenò tutta una serie di reazioni nei confronti di una persona che fu costretta a sparire per il pubblico lubidrio.
Io ero già 'famoso' - le virgolette vi dicono quanta compassione mi faccio solo a usarlo, questo aggettivo - e questa persona una perfetta sconosciuta che, non si era forse comportata in modo simpatico ma lo squilibrio tra la mia capacità di insultarla - e soprattutto farla insultare - e la sua capacità di difendersi era ENORME.
Tre anni fa, quasi quattro, invece, in pieno Covid decisi di affrontare l'argomento pandemia e vaccino su una pagina FB creata all'uopo e lì potei toccare con mano lo squilibrio tra me e loro... nel senso che di sicuro io ero più competente ma loro erano di più e quindi mi ritrovai, fisicamente, a non riuscire più nemmeno a rispondere o interagire perché gli insulti, le accuse e gli auguri di morte erano così variegati e numerosi che cominciai a provare sconforto e, a tratti, amarezza.
Sia 13 anni fa come 3 anni fa l'errore fu tutto mio, nel senso che mi illusi di avere una verità più vera di quella di altri e che alla fine questa verità avrebbe prevalso.
Verità...
La stessa parola che hanno usato Selvaggia Lucarelli e Lorenzo Biagiarelli, per amor di ricerca della quale hanno massacrato mediaticamente una poveraccia che voleva fare pubblicità al suo locale con una recensione gay friendly farlocca e che poi s'è ammazzata per la disperazione.
Una cosa la voglio dire, a voi tutti, me 'famoso' compreso...
Non siamo così importanti.
Io sono un cinquantenne sovrappeso che guadagna 1300 euro al mese e si sveglia urlando nel mezzo della notte. Nei prossimi vent'anni probabilmente mi verrà un tumore o un accidente cerebrovascolare e prego già da ora Crom di farmi schiattare alla svelta per non diventare un doloroso peso per le persone che amo. Magari un giorno vi chiederete perché non posto più e qualcuno vi dirà che sono morto dilaniato tra le lamiere della mia macchina dopo esser volato giù da un monte.
Dove sarà tutta la mia 'importanza' e a che cosa sarà servita?
Quindi, per cortesia, non parlatemi di 'ricerca della verità' quando non siete altro che dei miserevoli strisciaschermo con due o tremila follower che usano il pollice opponibile giusto per afferrarsi le caccole in fondo al naso.
Giornalismo di inchiesta e ricerca della verità... Mauro de Mauro e Heidegger si stanno rigirando così tanto nella tomba da aver perforato la crosta terrestre e io a quegli ignobili individui vorrei dire una cosa, consapevole che lo squilibrio di potere tra me e loro è così grande da non temere che abbiano a soffrirne.
Il giornalismo di inchiesta e la ricerca della verità si fanno per denunciare grandi ingiustizie e schierarsi dalla parte delle vittime, mentre voi siete solo frignanti individui meschini che neghereste di aver rubato la marmellata pure se vi colasse dalle orecchie.
Se per le masse siete quel tipo di eroi, allora ricordate di tenere sempre il passo e di non cedere mai perché la vostra gente ha coltelli, forchette e tanta fame... ed è un attimo che il prossimo pasto diventiate voi.
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