#trasformismo
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cosevita · 2 years ago
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Cosa è vita seconda una persona che una volta... ha pensato di TOGLIERSELA (svoltando invece con brio)?
Vai su » https://youtu.be/y7-nM3C3hjc
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sandboy · 2 years ago
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brachetti.
...ancora un po’ di tempo per godersi l’incredibile jukebox brachettiano e volare grazie a questo meraviglioso e straordinario peter pan mai cresciuto in mille favole e più, perché tasera quell’isola fatata e surreale  esiste davvero... #arturobrachetti
Restare bambini per sempre, continuare a emozionarsi e meravigliarsi, leggeri e felici, questo il messaggio che a fine spettacolo vuole consegnarci Arturo Brachetti – leggenda del cosiddetto quick-change – con il suo Solo, se messaggio deve per forza esserci, basta anche solo l’emozione di fronte a uno spettacolo del genere, che va visto almeno una volta nella vita, possibilmente. Benvenuti a…
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gregor-samsung · 7 months ago
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" Il fascismo non era, come credevano i liberali, una parentesi, una malattia pur grave ma non mortale, bensì l'esplosione virulenta di mali endemici dello sviluppo della società italiana (la mancata Riforma, il Risorgimento rivoluzione fallita, il trasformismo della classe dirigente dopo l'Unità, la prima rivoluzione industriale avvenuta a vantaggio del Nord e a danno del Sud), e di vizi cronici del popolo italiano (cinismo, indifferenza, «o Francia o Spagna purché si magna», e prima di tutto il proprio «particulare»): anche Rosselli avrebbe ripetuto il giudizio di Gobetti, per cui il fascismo è stato «l'autobiografia di una nazione che rinuncia alla lotta politica, che ha il culto dell'unanimità, che rifugge dall'eresia, che sogna il trionfo della facilità, della fiducia e dell'entusiasmo».* Ma non era neppure, come credevano i comunisti, un momento necessario e finale del grande conflitto storico tra la borghesia nell'ultima fase imperialistica e il proletariato nella sua prima fase rivoluzionaria, bensì l'espressione catastrofica e insieme irrazionale di una grande crisi di civiltà, in cui non soltanto l'Italia e la Germania ma tutto il mondo civile era stato coinvolto. Se solo un fatto rivoluzionario poteva mettere fine al fascismo, questo fatto doveva dar vita a un regime diverso tanto dalla democrazia liberale prefascista quanto dal comunismo sovietico. Questo fatto rivoluzionario era la Resistenza, purché fosse intesa non come guerra di liberazione nazionale e neppure come guerra di classe, ma come guerra popolare attraverso cui avviene non soltanto lo scardinamento del regime prefascista a cominciare dall'istituto monarchico, ma anche la rigenerazione di un popolo oppresso da secoli di governi di rapina: come guerra politica (non soltanto militare o civile) che, proprio in quanto guerra politica, avrebbe addestrato il popolo alla nuova democrazia. Uno dei compiti in cui si riconobbero la maggior parte dei gruppi che parteciparono alla Resistenza sotto l'insegna del Partito d'Azione fu quello della trasformazione della guerra di liberazione nazionale in «rivoluzione democratica», o altrimenti lo sbocco della Resistenza in una nuova società in cui fossero poste le premesse per l'attuazione di una «democrazia integrale». "
*Carlo Rosselli, Socialismo liberale, Torino, 1979, p. 117.
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Norberto Bobbio, Profilo ideologico del Novecento italiano, Garzanti (collana gli elefanti / saggi), 1990, pp. 183-184.
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vintagebiker43 · 1 month ago
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Se Elly Schlein vuole dimostrare di essere la guida giusta del PD la deve smettere di cercare l'alleanza con gente dedita al trasformismo tipo Conte e Renzi.
Il PD deve dimostrare di essere un partito che può contare sulle proprie forze e tornare a curare gli interessi di chi lavora onestamente. Di quella gente che, con le proprie tasse, ancora regge il peso di una intera nazione e non merita un governo di incapaci come quello attuale.
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myborderland · 4 months ago
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"Ne detesto il qualunquismo, il razzismo, il classismo,,l'egoismo, l'opportunismo, il trasformismo, la mezza cultura peggiore dell'ignoranza, il rancore, il coacervo di mali nazionali che lei incarna in blocco, nessuno escluso, al punto di essermi convinto che se c'é una figura simbolo degi orrori dell'Italia, una creatura di carne ed ossa che tutti li racchiude, questa è Angela, mia madre".
Antonio Franchini Il fuoco che ti porti dentro Marsilio Editori
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ilpianistasultetto · 2 years ago
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David Bowie, ovvero, uno nessuno centomila. Un poliedrico, un mutante, un immenso cantante. Uno che e' sempre partito da dietro ogni volta che usciva una nuova moda musicale, prima affiancava, poi sorpassava di slancio. Quanti luoghi, quanti mondi, quanti personaggi. Un mimo, uno chansonnier, uno col rossetto, un pin-up. Uno che ha sempre riempito le orecchie dei suoi fans di incubi futuristi e sogni americani. La musica di Bowie e' estetica, ambiguita', trasformismo, onirismo, vibrazioni visionarie sparse dentro intere galassie. Un glam-rocker, un cantante in calzamaglia, un extraterrestre libero da tabu' sessuali, uno ziggy redentore. Quante maschere, quante canzoni. Anzi, piu' che canzoni, inni rock cesellati da una voce inimitabile. @ilpianistasultetto
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curiositasmundi · 5 months ago
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Diciotto mesi fa, nel centenario della Marcia su Roma, la destra di origine fascista è andata al governo in Italia. Il piano era lineare, riguardava l’Europa e l’Italia. Dopo diciotto mesi, e cioè con le elezioni europee e con importanti amministrative nel nostro paese, il piano era rimasto lo stesso: battere le forze della tradizione costituzionale per avere la capacità di guidare il cambiamento della direzione dell’Europa. Il piano in sintesi era: fuori i socialisti dal governo dell’Ue. Dopo diciotto mesi possiamo domandarci: il piano si è avverato?
Per essere onesti con noi stessi, dobbiamo anche chiederci su quali pilastri si è appoggiato il governo di destra per sconfiggere le forze della sinistra, del progresso e della Costituzione.
In primo luogo ha cercato un legame con le varie destre italiane, e le ha legate con la criptovaluta delle riforme false, che non sono riforme possibili neanche per loro, ma sono solo spezzoni di annunci che servivano a pagare le classi dirigenti della destra, per tenerle unite.
Ma Meloni ha anche puntato su cooptazioni opportunistiche dalle tradizionali classi dirigenti. Il cui opportunismo viene classificato sempre con benevolenza: non un trasformismo, ma una maturazione evolutiva. Alcuni fenomeni sono inspiegabili: abbandoni di commissioni, o annunci di allontanamenti, poi ritorni, abbandoni di fondazioni. Movimenti che hanno sempre tenuto coperte le ragioni oscure di questo nomadismo delle nomenklature.
Ma nelle europee è avvenuto qualcosa di importante: in Europa i socialisti non sono stati espulsi dalla maggioranza. Anzi, la maggioranza è stata confermata. E anche in Italia è avvenuto qualcosa di importante: una parte di nuovi elettori – gioventù, élite democratiche – si è mossa nell’area progressista, tornando nel campo della lotta politica, che aveva abbandonato.
Il riflesso si è avuto nell’improvviso precipitare di La Russa e camerati a sostenere che va abolito il secondo turno delle amministrative. Il fatto ridicolo è che il presidente del Senato ha chiesto la modifica dopo il ballottaggio, quando ha visto che l’esito non giovava più alla destra, e anzi aveva dato un movimento univoco: la destra perde voti, la sinistra li guadagna. Quindici giorni fa la destra era certa della vittoria, aveva già assegnato le città: di cinque capoluoghi, uno certo, Bari, uno incerto, Firenze, e tre sicuri a destra. E invece il risultato è stato cinque a sinistra.
Questa sconfitta avrà conseguenze: nella ricerca di obiettivi per accelerare la fine del governo di destra. Soprattutto ha indebolito la destra italiana in Europa. Oggi non si parla più di una guida italiana della destra europea, ora Meloni deve trovare un sostegno nel presidente ungherese Viktor Orbán per trovare un governo disponibile a darle qualche appoggio, e comunque per tentare di non essere esclusa.
Si apre dunque un fronte nuovo. Il fronte progressista si deve mettere in moto. Primo, per sconfessare la campagna illusionistica di riforme impossibili, cioè di questa falsa moneta con la quale si paga un’alleanza di quattro destre, tutte concorrenti, tutte pronte a giocare la partita autonomamente se la sinistra sarà in condizioni di presentare un piano di grande riordino del sistema politico italiano.
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rideretremando · 2 years ago
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BENEDETTO CROCE SOTTO SPIRITO. UN RITRATTO PER ANNIVERSARIO (2015)
Esattamente un secolo fa, poche settimane prima che l’Italia entrasse nella Grande guerra, Benedetto Croce stese di getto il “Contributo alla critica di me stesso”, oggi disponibile nelle edizioni Adelphi con le note aggiunte a margine nei decenni successivi. Il “Contributo”, scritto alla soglia dei cinquant’anni, è il pezzo più autobiografico di un filosofo che, come Catullo “voleva essere totus nasus”, vorrebbe “essere giudicato tutto pensiero”. Si tratta, è vero, di una “autobiografia mentale”, o comunque di una ‘vita esemplare’; ma per sorprenderci, all’autore basta ritrarsi sdraiato su un sofà mentre rimugina sul suo sistema nascente.
Siamo davanti a un trionfo della prosa crociana: della sua musica rotonda, della sua patina antiquaria, ma soprattutto del suasivo movimento con cui il filosofo dimostra che le analisi più sottili sono traducibili in un motto di sano buon senso. Trionfa, qui, anche il più insistito leitmotiv etico di Croce: quello dell’“operosità” che sola medica le ferite della vita, come il piccolo Benedetto apprese in un collegio di preti borbonici. Ed è impossibile non sorridere, riconoscendo il puntiglio del futuro filosofo laico nel ragazzo che prima di confessarsi “distingue” i peccati e li scrive su un foglietto.
La formazione di Croce cambia segno dopo il terremoto di Casamicciola, che nel 1883 annienta la sua famiglia e lo seppellisce per ore sotto le macerie. Il superstite è accolto allora nella casa romana del politico Silvio Spaventa, cugino del padre e fratello del filosofo Bertrando. Il lutto, lo spaesamento, l’adolescenza: non stupisce che questa miscela abbia precipitato il giovane in una crisi d’ipocondria; e l’ostentato contegno olimpico dell’adulto deriva forse da questo periodo oscuro. “Quegli anni”, confessa l’autore del “Contributo”, furono “i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino”. Nella Roma del trasformismo, Benedetto si chiude in biblioteca. Ma a scuoterlo è Antonio Labriola, che con le lezioni sull’etica di Herbart gli offre un appiglio a cui aggrapparsi nel naufragio della fede. Croce ricorda di averne recitato più volte i capisaldi sotto le coperte, come una preghiera. È con questo bagaglio che nell’86 torna a Napoli per rifugiarsi negli studi storici; e solo il bisogno di chiarirne il metodo lo convince nel ’93 a stendere la prima memoria filosofica. Poco dopo, ad allargarne gli orizzonti interviene ancora Labriola, che lo contagia con la nuova passione marxista. Croce, però, l’affronta col suo stile di formidabile ruminante. S’immerge in un corso sistematico di economia, e quando è ormai più ferrato del maestro, espelle dalla materia appena digerita una componente essenziale, quella della militanza, per trasformarla in puro fertilizzante delle sue ricerche. Nel 1900, il socialismo che agita l’Europa gli appare nient’altro che una parte di sé già superata. Mentre lo stesso senso del dovere che lo porterà al governo con Giolitti e alla presidenza del Partito Liberale gli impone di soccorrere le istituzioni napoletane, il commissario scolastico Croce si prepara a entrare nelle scuole con ben altra efficacia attraverso l’“Estetica”, la sua opera più famosa e volgarizzata. Subito dopo la sua pubblicazione fonda con Gentile la rivista “La Critica”, braccio secolare dell’idealismo italiano, e vi applica la propria teoria dell’arte diffondendo un gusto tutto spostato sull’Ottocento. Qui Croce sente di aver raggiunto un maturo “accordo con me medesimo e con la realtà”. Inizia così un percorso che per tre lustri somiglia a una inarrestabile marcia di conquista: il patto con Laterza, il completamento del sistema, i saggi su Hegel e Vico, la polemica vittoriosa contro l’epistemologia…
Il “Contributo” segna il culmine di questa marcia, rallentata poi da guerra e fascisti. Lo spettacolo che offre è invidiabile; eppure il lettore non può non sentir salire da queste pagine compatte un involontario umorismo. Perché l’autore, malgrado le dichiarazioni di sobrietà e le ombre che già gli offuscano il panorama, sprizza soddisfazione da tutti i pori. L’insolita nudità del testo evidenzia il rapporto tra le sue compiaciute pose giovesche e la rimozione del lato notturno dell’esistenza. La soluzione genialmente semplificatrice di molte questioni sfiora la tautologia, e ogni domanda fastidiosa è liquidata come un problema mal posto (se “il pensiero vero è semplicemente il pensiero”, il pensiero falso è solo “il non-pensiero (…) il non-essere”). Anziché diventare leopardiano, il ragazzo che ha sperimentato sulla sua pelle la crudeltà della Natura cicatrizza le ferite convincendosi che la Storia consiste nel dispiegarsi di una verità ascendente “a claritate in claritatem”, ed esibendo il sublime filisteismo goethiano che sarà di Lukács e Thomas Mann.
È questo superiore equilibrio a indisporre i letterati giovani, quelli che in forme più esili hanno reagito come lui al positivismo: il romantico refoulé Cecchi, lo scettico Serra, e il teppista Papini, secondo cui il nuovo maestro d’Italia sogna una nazione “composta di tanti bravi figlioli (…) lettori assidui del Giannettino”. Dal clima ‘decadente’ e agitatorio nel quale si muovono questi giovani, il filosofo tiene presto a smarcarsi. Prende le distanze da D’Annunzio, ma anche dall’hegelismo. Eppure questi distinguo non cancellano alcune affinità cruciali. Cecchi nota che sia l’idealista sia l’imaginifico pongono l’arte sull’infimo gradino della scala intellettuale, tacendo sulle angosce che derivano all’uomo da un’esistenza sempre incompiuta e da una natura irriducibilmente estranea. Quanto a Hegel, è vero che Croce ne rigetta la mitologia; ma proprio negli anni Dieci fa a sua volta della necessità storica un mostro autorizzato a nutrirsi di corpi umani. In realtà, il culto hegeliano del fatto compiuto e l’arte pura costituiscono gli esiti logici della cultura da cui Croce proviene, perciò quando il filosofo li rifiuta appare incoerente con le sue premesse. L’estetica crociana si accorda col detestato Pascoli, non con l’amato Carducci. E sulla Storia, l’autore del “Contributo” ricorda di avere appreso dal suo Marx, sciacquato nell’Arno machiavellico, che ha tutto il diritto di “schiacciare gl'individui”. Ma solo nel ventennio diventa evidente, oltre allo iato tra ‘teoria’ e ‘pratica’, anche la marcia indietro ideale: all’assoluto lirico si affianca allora la funzione civile della letteratura, mentre lo Stato Leviatano sfuma nell’etica liberale.
A questo proposito, nelle note più tarde, Croce ammette di avere sottovalutato il valore della libertà, e di essere stato poco accorto davanti al fascismo in ascesa. Nel ‘15, però, prevale ancora la tendenza a far coincidere intuizione ed espressione, volontà e azione. Come altri pensatori contemporanei, Croce cerca così di superare i dualismi ottocenteschi tra spirito e materia, vita e scienza. Di Hegel lo attrae appunto il suo organicismo, anche se gli ripugna la sua brutale omogeneizzazione dei fenomeni. Nel proprio sistema introduce la dialettica degli opposti, ma si preoccupa che non distrugga i distinti. Vuole tenere insieme il circolo dello Spirito e lo sviluppo dialettico della Storia: Vico e Kant da una parte, Hegel dall’altra. Tuttavia, nell’idealista del primo Novecento vince la giustificazione dell’esistente. La Storia procede di bene in meglio, l’irrazionale è appena l’ombra del razionale. Di questa rimozione ha dato un’ottima parodia Paolo Vita-Finzi in un apocrifo crociano dove il pontefice di Palazzo Filomarino, con consequenzialità macabra e gioconda, spiega che il male include “germi di bene” come un cannibale “può includere un missionario”.
A un passo dalla Grande guerra, insomma, il filosofo ritiene ancora che il pensiero possa governare dall’alto la realtà. Appena licenziato il “Contributo”, fa il suo dovere di suddito in un conflitto a cui non crede, ma evita il nazionalismo culturale: all’adesione pratica corrisponde un orgoglioso rifiuto teoretico. È l’abito della distinzione col quale si opporrà sempre alle ideologie che tendono a travolgere tutti gli argini. Ma inutilmente: perché la vocazione del Novecento è appunto quella di cancellare ogni limite, bellico e sofistico. E alla fine Croce ne prenderà atto, trasformando la categoria dell’“utile” nella vitalità “selvatica” che buca le forme dello spirito. Sfiorerà così l’esistenzialismo, ma non farà il passo che l’avrebbe costretto a lasciare le sponde civili del suo Ottocento: sensibilissimo alla cronaca, resterà tuttavia convinto di poter incarnare una figura di filosofo ancora classicista.
Questa figura non va però confusa con la maschera del pensatore pompier che ci ha proposto tanto Novecento, e a cui manca completamente il gusto della concretezza che riassume la lezione più feconda dello “storicismo assoluto”. “La perfezione di un filosofare sta (…) nel pensare la filosofia dei fatti particolari, narrando la storia”, dice Croce nel “Contributo”: perciò “l'astrazione è morte”. In questo senso, molta fenomenologia si è rivelata assai più astratta dell’idealismo che intendeva superare, perché mancava di intuito ermeneutico di fronte alla vita, ed era dunque destinata a smarrirsi nel farraginoso gergo pragmatistico che predica l’andata “alle cose stesse” ma non la pratica mai. Lo stesso vale per le suggestioni insieme esoteriche e terragne criticate da Croce prima in Gentile e poi in quell’Heidegger che secondo lui disonorava la loro disciplina. Queste filosofie, finte mistiche intimidatorie e velleitarie, confermano la convinzione crociana secondo cui il purus philosophus è un purus asinus. Croce considerava una delle sue maggiori vittorie la ridicolizzazione del Filosofo tutto occupato dall'Essere: e infatti niente testimonia meglio la sua successiva sconfitta della restaurazione di questo mito, in varianti sacerdotali o pedantesche.
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alephsblog · 2 months ago
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Ora, al di là delle chiacchiere, della propaganda e della ipocrisia che circondano e accompagnano il concreto comportamento politico di alcuni partiti personali del cosiddetto “campo largo”, non possiamo non arrivare a due sole conclusioni politiche.
In primo luogo il “campo largo” non è una coalizione politica e di governo. Il “campo largo” è un puro strumento di potere che prescinde radicalmente dalla politica e dai contenuti politici e programmatici. Come, del resto, dicono quasi tutti i giorni i capi dei partiti personali - Italia Viva, Azione e i 5 stelle - l’un contro l’altro armati e senza esclusione di colpi. Una pura operazione di potere che non ha nulla a che fare con la cultura di governo, con la cultura delle alleanze e con un progetto politico credibile costruito insieme e condiviso da tutti. Insomma, una pura e semplice operazione trasformistica.
In secondo luogo, e questo è forse l’elemento politico ancor più grave, tutto ciò segna una profonda regressione sul terreno della garanzia di avere un seria e credibile democrazia dell’alternanza. Una regressione che riporta indietro le lancette della storia politica del nostro paese ad una stagione dove prevaleva una feroce e spietata contrapposizione ideologica. Con la differenza che, adesso, resta la contrapposizione feroce e spietata ma sono scomparse le ideologie e quindi il tutto si riduce ad uno squallido ed inguardabile trasformismo politico e personale.
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micro961 · 5 months ago
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Il Cervello - Estranei
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Il nuovo singolo di Il Cervello - In radio dal 7 giugno
E' fuori il nuovo singolo ''Estranei'' di Il Cervello, disponibile su tutte le radio dal 07 giugno.
"Estranei" è tratto da una storia vera: la mia. La copertina del singolo raffigura “L ’Appeso” dei tarocchi, dodicesima carta degli arcani maggiori. Nel mio caso rappresenta la mia uscita da una relazione tossica e la consapevolezza di accogliere il cambiamento, perché tutto è sempre e in continuo mutamento, anche se non sembra. Inoltre, il titolo “Estranei” si riferisce a quel momento in cui, persone importanti per noi, diventano perfetti sconosciuti. Oltre il rap e il punk rock, ho introdotto anche sonorità indie/britpop, sono un grande fan dei Blur di altre band del genere e hanno ispirato la composizione di questo mio nuovo lavoro. E’ un brano romantico, energico e al contempo ballabile.
Antonio Preziosi nasce ad Avellino nel 1991, si trasferisce a Roma all’età di 18 anni per proseguire gli studi in cinema, sceneggiatura, musica e inizia parallelamente la carriera di giornalista. In passato ha militato in band del panorama alternative, metal e punk italiano. Nella Capitale si lega al mondo della spiritualità, alla tarologia, al trasformismo e al mondo dell’esoterismo: temi ricorrenti all’interno dei suoi testi, della sua arte e nell’estetica, fino alla svolta solista con la creazione nel 2017 dell’alter-ego Il Cervello, progetto artistico inizialmente di stampo rap metal che porta dal vivo anche all’estero, ad Amburgo e Berlino, città in cui ha vissuto dal 2017 al 2019. Pubblica nel 2018 il suo primo EP, Spirale, nel 2021 l’album La Crisi, collaborando insieme al fumettista Miguel Angel Martin per la copertina e nel brano “Eterni Rivali” con Olly Riva degli Shandon e The Magnetics. Nel 2024 è al lavoro sul nuovo album di cui Estranei è il primo singolo estratto in cui l’artista mescola il suo passato, presente e futuro musicale su una sola linea retta.
Etichetta: Mendaki publishing - https://www.instagram.com/mendaki_publishing/
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cosevita · 2 years ago
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Cabina Blu ha tirato il freno a mano, quindi ha girato a 180° la sua vita.
» https://youtu.be/y7-nM3C3hjc
#storiedivita #cosevita #gay #lgbt #lgbtqia #divinabergamo #trasformismo
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fashionluxuryinfo · 10 months ago
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AL WORLD BEAUTY CELEBRITIES DI RAFFAELE SQUILLACE, LE ECCELLENZA DEL BEAUTY INTERNAZIONALE
Ospite d’onore la star del Make-up internazionale Stefan Subotic
Si è svolta al Teatro Adriano di Piazza Cavour in Roma, la prima edizione del WORLD BEAUTY CELEBRITIES la kermesse internazionale che ospita le live performance delle star mondiali del Make-up, ideata dal noto Beauty Designer Raffaele Squillace, prestigiosa firma del Made Italy e prodotta da GLOBAL FASHION SYSTEM.
La manifestazione condotta da Janet De Nardis, ha visto grande protagonista la star del Make-up internazionale Stefan Subotic. Arrivato da Belgrado per la prima volta in Italia, è riconosciuto a livello universale un mago del trasformismo estetico e del Make-up glamour.
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silviascorcella · 1 year ago
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Borse EDR LAB a/i 2017: gli anni ’20, i ’90 e l’eterno made in Italy
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Le sorprese riservate dalla nuova generazione della creatività, quella che ascolta le ragioni del cuore e la curiosità delle mani laboriose, mentre con l’occhio attento scruta quel posto regolato da meri numeri che è il mercato, e tàc! dà forma ad un oggetto che diventa un mondo con dentro altri mondi: avete presente?
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Esatto, quelli chiamati “indipendenti”: dalla massa standardizzata dei gusti e dei consumi, innanzitutto, quelli che prediligono un’idea che è una declinazione personalissima della bellezza autentica, quella ben fatta perciò realizzata dalla saggezza artigiana. Ecco, EDR LAB è una realtà così: indipendente dal coro massificato, perché in ascolto diretto del proprio animo creativo, e dei desideri altrui da soddisfare in pienezza!
Sembra una sigla brevissima, un acronimo astratto, invece il nome racchiude tutta l’umanità di una persona vera, in carne e ossa e passione per la progettazione di accessori, borse in primis, ça va sans dire: lei è Elena Di Raimondo ed il suo “lab” è un posto del tutto speciale, dove andare a scoprire le sue creazioni, tra le quali la nuovissima collezione dedicata all’Autunno-Inverno 2017-18 in corso. Ma non solo… suspence, ci torneremo fra poco, nel laboratorio di Elena Di Raimondo. 
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Che adesso si faccia subito spazio alla collezione a/i 2017! S’intitola “Twenties Rock”, e già il titolo è una dichiarazione vera d’intenti, primo fra tutti quello di stupire sempre chi la borsa la sceglierà! Le borse di Elena Di Raimondo, infatti, han questa caratteristica peculiare di non fermare mai il desiderio sulla propria apparenza, ma di accompagnarlo a sorprendersi, ed inevitabilmente a divertirsi, nella sostanza composita che le distingue.
Una borsa: tante identità, materiali che si accostano a creare nuovi visioni, dettagli che si raggruppano per solleticare tutte le sfaccettature della femminilità vanitosa, eclettica, poetica eppur grintosa! Nella collezione a/i 2017, come si accennava, tutto ciò accade già dall’ispirazione: siamo nel secolo scorso, saltiamo da un decennio all’altro con nonchalance elegante, più precisamente un attimo ci godiamo lo chic intenso degli anni ’20 brulicante di nuova vita delle mode, dei ghirigori ipnotici dell’art déco, dei decorativismi entusiasti che nelle borse si traducono in tessuti raffinati, cavallino e velluti, textures geometriche e tinte dense, la leggerezza seducente delle piume e la brezza suadente delle frange sottili.
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Ed ecco, voilà! Dentro quest’evocazione di una Parigi d’antan, delle sue vie su cui s’affacciano i caffè, delle sue carte da parati intriganti, arriva la sferzata del salto negli anni ’90. Adieu Paris, ora s’accendono i riflettori sulle rockstar in concerto, sulle borchie tonde che ne illuminano gli outfit, i tessuti neri operati e laminati, catene a pioggia scintillante e frange più spesse. 
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Un vero trasformismo! Che attraversa tutte le creazioni firmate EDR LAB: lo zainetto diurno diventa una borsetta notturna, la novità di stagione irrompe, ovvero la Studs Circle, tonda e mutevole da tracolla a pochette, le Flag Intercambiabili son sempre presenti ad assecondare le volubilità del gusto del momento con tante varianti della patta, tante quante se ne vogliono, fino a crearle direttamente in laboratorio.
Ed eccolo, siamo tornati al lab: quel luogo unico nel suo genere, nel centro storico di Modica, dove Elena Di Raimondo ha dato forma ad un mondo unico, un laboratorio che è anche una boutique, ovvero un posto bellissimo dove per acquistare la borsa ci s’immerge tra i gesti e i suoni del lavorio artigiano, tra le pelli e le stoffe, gli aghi e i fili che la assemblano, la creatività instancabile di Elena sempre pronta a creare una borsa perfettamente made in Italy, su misura di qualsiasi desiderio.
Silvia Scorcella
{ pubblicato su Webelieveinstyle }
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cinquecolonnemagazine · 1 year ago
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De Luca e Fedez, show tra tatuaggi e trap: "Ti voglio bene: metti una camicia e ti candido"
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(Adnkronos) - No ai tatuaggi per i 50enni, bocciatura per la musica trap, sì alla candidatura di Fedez. Vincenzo De Luca show a Muschio Selvaggio, nel podcast di Fedez e Mr. Marra. Il governatore della Campania è ospite nella puntata in cui viene dedicato ampio spazio alle nuove generazioni, alle esigenze e ai problemi dei giovani.  De Luca e Fedez De Luca in passato ha criticato apertamente le persone tatuate: in studio, si trova accanto a due persone che "non hanno un centimetro di pelle libera... Un ambientino accogliente", dice il presidente della Campania, che si presenta con un messaggio per Fedez, 'stangato' per il celeberrimo bacio con Rosa Chemical al Festival di Sanremo 2022: "Eri avvinghiato ad un mollusco, un lombrico e ti slinguazzavi… Non lo fare più". I tatuaggi Capitolo tatuaggi: "Il mio pregiudizio è per i 50-60enni che hanno crisi di giovanilismo", sintetizza De Luca. Al governatore viene sottoposto un brano di musica trap, pochi secondi e "direi che può bastare… Il testo? Non ho capito niente, chiederò a Rocco Hunt e mi faccio fare la traduzione".  Il governatore viene aggiornato sulle guerre tra rap che anche in Italia, in particolare a Milano, sono entrate nella cronaca: "Dall’America arrivano gli esempi più idioti e demenziali… Shiva? Non lo conosco, lo proporrei per il metodo pedagogico Singapore: la polizia municipale è dotata di un frustino di bambù, ti danno venti frustate tra capo e collo…".  "Credo che voi, al di là degli impiastri che vi mettete addosso, abbiate una grossa responsabilità" verso il mondo giovanile. "Abbiamo ragazzi che hanno adottato comportamenti ed espressioni dei personaggi nei telefilm. Mi sciocca che ci siano ragazzi, il sabato sera, con il 'ferro' in tasca. Io ritengo che abbia pesato negli ultimi 20-30 anni la perdita del principio di autorità: in tante realtà, lo Stato non c'è. Ragazzi che sparano con pistole ad acqua ai professori… Queste cose negli altri paesi comportano il blocco nel percorso formativo di una persona".  Napoli e Campania Si parla di Napoli e della Campania: "Nei quartieri popolari la camorra ancora offre lo stipendio a chi fa il palo nella piazza dello spaccio. Dobbiamo ancora lavorare molto da questo punto di vista. E' chiaro che queste situazioni nascono più facilmente in un contesto che offre poche opportunità". Capitolo 'politica': "C'è un punto che separa il trasformismo dal realismo politico: bisogna avere l’onestà di dire ai cittadini italiani 'ho cambiato idea per questo motivo'… Altrimenti, sei un trasformista...". La politica riesce a coinvolgere i giovani? "Io mi metto nei panni di un ragazzo: quando sento un esponente politico, reggo 30 secondi... Immagino un ragazzo quanto possa reggere". De Luca sul Partito Democratico Nel Pd, come giudica la leadership di Elly Schlein? "I contenuti programmatici sono flebili. La dialettica? Peggio". Pierluigi Bersani? "Un amico, ma è il padre di una puttanata politica come Articolo Uno...". Negativo il giudizio sul governo: "Il sud è stato tradito e calpestato completamente. Bisogna creare un'alternativa, serve un programma che possa persuadere la maggioranza degli italiani: è difficile tenere insieme solidarietà e sicurezza, povera gente e ricchi". Lo candiderebbe Fedez? "Assolutamente, secondo me vai bene. Con una camicia accollata e un dolcevita" per coprire i tatuaggi. "Un po' di trucco? Non esageriamo...".  Chiusura "col botto" Il finale, a sorpresa, è nel messaggio che De Luca rivolge direttamente a Fedez: "Fatti dire un'ultima cosa. Avrei dovuto sfotterti per come stai combinato, invece ho esigenza di dirti una cosa. Hai avuto un'esperienza umana terribile: hai affrontato un tumore, hai avuto un'operazione chirurgica e un secondo intervento. Hai affrontato queste prove della vita con coraggio e generosità, hai utilizzato questi momenti difficili per dare coraggio agli altri. Hai dimostrato di essere un uomo e io ti voglio bene". "Mi ha quasi fatto commuovere, contraccambio", la replica di Fedez, sorpreso e toccato.  [email protected] (Web Info) Read the full article
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lamilanomagazine · 1 year ago
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Riforme istituzionali, stati di emergenza per eventi meteorologici e “Piano Mattei” all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di venerdì 3 novembre 2023.
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Riforme istituzionali, stati di emergenza per eventi meteorologici e “Piano Mattei” all’ordine del giorno del Consiglio dei Ministri di venerdì 3 novembre 2023. Si è riunito venerdì 3 novembre presso Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri. In agenda le riforme istituzionali e le delibere per gli stati di emergenza, a seguito degli eventi meteorologici che hanno colpito l’Italia negli ultimi giorni. Il Consiglio dei ministri si è riunito venerdì 3 novembre 2023, alle ore 11.42, a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Giorgia Meloni. Segretario, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Su proposta del Presidente Giorgia Meloni sul tavolo le riforme istituzionali e la semplificazione normativa Maria Elisabetta Alberti Casellati. È stato approvato un disegno di legge costituzionale per l’introduzione dell’elezione diretta del Presidente del Consiglio dei ministri e la razionalizzazione del rapporto di fiducia. La riforma costituzionale ha l’obiettivo di rafforzare la stabilità dei Governi, consentendo l’attuazione di indirizzi politici di medio-lungo periodo; consolidare il principio democratico, valorizzando il ruolo del corpo elettorale nella determinazione dell’indirizzo politico della Nazione; favorire la coesione degli schieramenti elettorali; evitare il trasformismo parlamentare. Inoltre, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale Antonio Tajani, ha approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti per il “Piano Mattei” per lo sviluppo in Stati del continente africano. Il “Piano Mattei”, di durata quadriennale, avrà l’obiettivo di potenziare le iniziative di collaborazione tra Italia e Stati del Continente africano, promuovere uno sviluppo economico e sociale sostenibile e duraturo di questi ultimi e prevenire le cause profonde delle migrazioni irregolari. È stato approvato, su proposta del Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida, in esame definitivo, il disegno di legge di delega al Governo in materia di florovivaismo, volto a costituire un quadro normativo organico in materia di coltivazione, promozione, commercializzazione, valorizzazione e incremento della qualità e dell’utilizzo dei prodotti del settore florovivaistico e della relativa filiera. Anche il Ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti, ha confermato, in esame preliminare, un decreto legislativo che introdurrà disposizioni in materia di accertamento tributario e di concordato preventivo biennale. Focus importante anche sulle disposizioni per gli stati di emergenza correlati agli eventi atmosferici. Il Ministro per la protezione civile e le politiche del mare Nello Musumeci, ha deliberato lo stato in emergenza, elencando i territori coinvolti, a conseguenza degli eventi meteorologici, predisponendo indicazioni in merito alla gestione economica organizzativa della situazione.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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emilianobertelli · 1 year ago
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