#trasferimento pazienti
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pier-carlo-universe · 1 month ago
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Nuova nomina per l'Urologia del Santo Spirito: Un cambiamento controverso
Il nuovo primario opererà principalmente a Novi Ligure, sollevando interrogativi sull'accesso ai servizi sanitari per i residenti di Casale e del Monferrato.
Il nuovo primario opererà principalmente a Novi Ligure, sollevando interrogativi sull’accesso ai servizi sanitari per i residenti di Casale e del Monferrato. La scorsa settimana è stata annunciata la nomina di un nuovo primario per il reparto di Urologia del Santo Spirito, con grande risonanza mediatica. Tuttavia, emergono alcuni punti critici riguardo all’effettivo impatto di questa decisione.…
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cinquecolonnemagazine · 3 months ago
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Se la pillola non va giù, da alcol a zero acqua gli errori più comuni dei pazienti
(Adnkronos) - No, non basta un poco di zucchero e la pillola va giù, come cantava Mary Poppins, l'indimenticata tata magica nel film cult della Disney. "Non voglio fare del male a un personaggio che mi riporta all'infanzia, ma facciamo già colazioni molto ricche di zuccheri e, con tutto quello che mangiamo, se evitiamo di consumarne ancora è meglio. Al di là di qualche presenza di fruttosio o altro fra gli eccipienti del principio attivo del farmaco che ne favorisce l'assorbimento, io lo zucchero lo eviterei. Un po' di acqua è sufficiente", sorride Alberto Corsini, professore ordinario di farmacologia, università degli Studi di Milano. Una battuta, la sua, ma introduce un tema molto serio: sono tanti gli errori che le persone alle prese con capsule e compresse commettono. Il più frequente in assoluto? Mandar giù la pillola senz'acqua, spiega l'esperto all'Adnkronos Salute.   "E' vero, abbiamo delle formulazioni orosolubili che permettono una somministrazione senza l'utilizzo di acqua - premette il farmacologo - Ma pensiamo ai pazienti cronici, con pressione elevata, colesterolo alto, diabete: la maggior parte delle terapie prevede farmaci che richiedono l'assunzione con acqua. Perché altrimenti non li assorbiamo". Se la pillola non va giù E "non basta un dito di acqua - avverte - ci vuole un bicchiere pieno, che vuol dire 150-200 ml, per favorire la solubilizzazione e il trasferimento a livello gastrointestinale, dove poi avviene l'assorbimento vero e proprio. Ci sono tantissimi studi ormai da 40-50 anni, che hanno evidenziato che se prendo la stessa aspirina, un antibiotico, qualunque farmaco con poca acqua, piuttosto che con un bicchiere pieno, ne assorbo meno della metà. Quindi ho già un fallimento terapeutico. Prima ancora di iniziare la cura, sto sbagliando".  L'assorbimento di un farmaco è un punto molto critico, evidenzia Corsini. Nel 'galateo' del farmaco orale va aggiunto che "va assunto in posizione eretta", cercando almeno di mettersi seduti, in posizione verticale e non sdraiati. "Perché questo favorisce per gravità il trasferimento dalla bocca allo stomaco. Il passaggio nell'esofago è di circa 2-3 minuti. Nel giro di 10 minuti, stando in quella posizione, il farmaco raggiunge lo stomaco dove può avere luogo l'assorbimento. Questo passaggio è facilitato dall'acqua, che aumenta il peso". Di esempi, assicura l'esperto, ce ne sono tanti. "Pensiamo ai farmaci bifosfonati per l'osteoporosi negli anziani, che sono scarsamente assorbibili: bisogna aiutarli assumendoli con un'acqua con pochissimi sali. Non si può prendere il farmaco con un caffè, un tè, un succo, perché sennò se ne assorbe pochissimo. E non è scherzo, perché il paziente rischia fratture".  Un altro elemento importante è quando si indica che il farmaco va preso in presenza di cibo. Gli integratori C'è poi il capitolo integratori: "Se una persona vuole consumare vitamine, piuttosto che sali, magnesio, calcio, è bene farlo lontano dai medicinali. Facciamo l'esempio dei farmaci per la tiroide (in Lombardia sono 700mila le persone che ricevono questi farmaci di terapia sostitutiva perché magari ipotiroidei). Se si prendono con degli integratori se ne assorbe la metà. Il consiglio è dunque aspettare almeno due ore prima di prendere gli integratori". Un messaggio è poi per chi, terrorizzato dall'affogarsi con le pillole, le mastica: "A parte il fatto che credo siano poche quelle con un buon sapore, occorre sapere che la saliva ha un pH diverso da quello gastrointestinale - dice Corsini - Esempio: i farmaci inibitori di pompa protonica", usatissimi per ulcere, gastriti e reflusso, "hanno bisogno di essere in un ambiente acido per essere attivati. Se si masticano in bocca, alla fine si perdono". Insomma, se si indica che un farmaco va assunto in un certo modo, "è perché è studiato in quelle condizioni. Un primo aspetto che si valuta è il tipo di somministrazione. E quindi l'assunzione non deve essere fatta 'ad personam', ma seguendo quelle che sono le istruzioni".   Capitolo latte L'elenco degli errori più comuni include la scelta di accompagnare le pillole col latte. Anche qui l'insidia è dietro l'angolo, perché "molti farmaci, alcuni antibiotici e altre molecole, 'precipitano' con il calcio, con i latticini. E quindi, ancora una volta, si ha un fallimento terapeutico", avverte il farmacologo. Se "non vogliamo farci del male", continua, evitiamo ovviamente di far scendere giù la pillola con bevande alcoliche. "L'alcol solubilizza la molecola in modo diverso e non va per niente bene. L'assunzione del farmaco deve essere rispettata". Gli esempi sono infiniti: "Per alcune molecole il succo d'arancia potrebbe portare a precipitazioni, potrebbe portare alla chelazione - elenca Corsini - Facciamo l'esempio di alcuni antibiotici, i chinoloni, piuttosto che i bifosfonati". Si rischia dunque di "perdere una grossa quota di successo delle terapie per questi errori banalissimi".   Un accenno a parte merita il succo di pompelmo: "Si era visto, ormai diversi anni fa, che l'assunzione di notevoli quantità di pompelmo poteva inibire il metabolismo, l'eliminazione del farmaco, e questo portava a un aumento delle concentrazioni fino a effetti tossici. Prima si era visto con alcuni antipertensivi, quindi con cadute dei livelli pressori, poi con un effetto antiaritmico maggiore, maggiori problemi di tollerabilità dei farmaci per il colesterolo. Tanto che in ospedale, nelle diete o negli studi clinici, il pompelmo è bandito. Ma questo non vuol dire che io non devo consumare un bicchiere di succo di pompelmo al giorno. Le cose vanno contestualizzate: il pompelmo è un potente inibitore del metabolismo dei farmaci se si arriva a consumarne un litro al giorno. Quindi berne un bicchiere al mattino e poi prendere un farmaco alla sera non è drammatico, salvo rarissime eccezioni, come alcune statine".   Pillola e... caffè Stimolanti come il caffè? "Dire a un italiano di non bere il caffè è impossibile - sorride - ma anche in questo caso, semplicemente è meglio farlo lontano dall'assunzione dei farmaci. La strategia ideale può essere prendere il proprio medicinale con un bel bicchiere d'acqua e poi dopo mezz'ora o un'ora fare colazione. Sono semplici suggerimenti che possono aiutare. L'ultima indicazione importante è che ci sono alcuni farmaci, i famosi vecchi anticoagulanti, per i quali occorre stare attenti a utilizzare la vitamina K, che si può trovare negli integratori, per esempio. Se dunque si assume il warfarin - e in Italia sono ancora 400mila i pazienti che lo prendono - l'integratore se proprio lo si vuole prendere va preso almeno due ore dopo. Chi consuma gli anticoagulanti deve stare poi attento ad utilizzare le verdure con foglie larghe, che sono ricche di vitamina K. Ovviamente si può fare un pasto con l'insalata, perché tutto va contestualizzato. I farmaci - conclude dunque Corsini - ci aiutano ma vanno rispettati. Perché se non li prendiamo secondo le indicazioni, il rischio è che non funzionino. E non si deve avere il timore di chiedere quali sono le regole corrette al farmacista, al medico o all'infermiere". Con buona pace di Mary Poppins.   [email protected] (Web Info) Foto di Miguel Á. Padriñán da Pixabay Read the full article
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notiziariofinanziario · 5 months ago
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Ad innovarsi sempre di più è anche il settore dell’ortodonzia
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L’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie digitali intervengono in maniera sempre più decisiva in ambito medico supportando il lavoro del medico e migliorando esponenzialmente la qualità delle cure che diventano così sempre più ritagliate sulla persona, nell’ottica di quella medicina di precisione di cui si parla tanto come sviluppo irrinunciabile in tutte le specialità mediche. Basti pensare che ad oggi le applicazioni di intelligenza artificiale e machine learning approvate dalla Food and Drug Administration degli Stati Uniti sono più di 800 e continuano ad aumentare.Ad innovarsi, sempre di più sull’onda di questo importante cambiamento dell’approccio medico, è anche il settore dell’ortodonzia, che grazie all’intelligenza artificiale e alle nuove tecnologie digitali già oggi consente una piena corrispondenza fra le aspettative iniziali del paziente e il risultato finale dell’intervento ortodontico: l’azione del medico, grazie ai più recenti strumenti digitali, raggiunge livelli di precisione impensabili fino a pochi anni fa e le aspettative del paziente si costruiscono insieme allo specialista, passo passo, basandosi sulla dettagliata previsione dell’attività che i nuovi strumenti tecnologici consentono e sulla condivisione degli obiettivi.Scanner intraorali, facciali e da laboratorio per l’analisi di superficie, radiografie con ricostruzione 3D, videocamera ottica con sensori per rilevare i dettagli della dinamica del movimento, software di elaborazione di dati bidimensionali e tridimensionali, stampanti in 3D: sono questi gli strumenti dell’ortodontista 4.0 che basa il suo lavoro sulla rilevazione ed elaborazione di dati di ciascun paziente relativi alla situazione attuale da curare ma anche a quella che si otterrà con l’intervento, simulata a computer. I pazienti vedono la simulazione di quello che avverrà, con immagini previsionali calcolate sulle particolari caratteristiche di ciascuno. In questo modo la cura di una malocclusione è affrontata con maggior serenità dal paziente ed evita disarmonie funzionali ed estetiche.L’AI è in grado di sostituire alcune prestazioni, abitualmente eseguite dal medico, con significativo risparmio di tempo pur mantenendo standard di qualità elevati; un esempio è la teleradiografia, esame diagnostico indispensabile per la diagnosi ortodontica, che si effettua attraverso la ricerca di punti, il disegno di linee e la misurazione di angoli sulla radiografia del cranio, dalla quale derivano elementi basilari per la diagnosi: il disegno si può ottenere con un semplice click sul mouse.La possibilità di eseguire la stadiazione della crescita nel bambino attraverso l’analisi delle vertebre cervicali o di determinare lo stato di avanzamento del processo di maturazione della sutura mediana del palato per definirne le modalità di espansione sono altri esempi in cui l’AI può sostituire il professionista.I progetti di modifica e/o di ricostruzione o trasformazione dei denti mancanti può essere predefinita con tecniche di disegno digitale utilizzando software in grado di replicare forme e dimensioni con precisione molto elevata. Per la ricostruzione di un dente ad esempio, un software riproduce l’elemento da ricostruire, prendendo come modello il dente gemello per definire la corona. Grazie a una fresatrice, da un cubetto di ceramica si ottiene esattamente il dente perduto e da ricostruire, con le precise caratteristiche individuali del singolo paziente.Il trasferimento dei movimenti individuali utilizzando software che replicano le caratteristiche di intensità, direzione e tempo degli spostamenti mandibolari permette di ottenere il prodotto già in laboratorio riducendo i tempi dell’intervento.“Tecnologia e intelligenza artificiale ci offrono oggi possibilità impensabili fino a soltanto quattro o cinque anni fa – commenta Valerio Maccagnola, presidente di FACExp, associazione senza scopo di lucro che riunisce medici ortodontisti su tutto il territorio nazionale – ma per quanto potenti, restano strumenti nelle mani del medico: per essere utilizzati al meglio hanno bisogno di essere sempre accompagnati dalla cura nella comunicazione con il paziente, fondamentale per comprendere a fondo il suo bisogno di salute e di benessere. Con l’utilizzo di sistemi digitali, di programmazione virtuale, di gestione e controllo dell’intelligenza artificiale si sta prospettando la necessità della collaborazione con nuove figure professionali che un tempo non erano presenti in uno studio di ortodonzia, a cominciare dal tecnico informatico”.La dotazione tecnologico-digitale per la valutazione dell’assetto ortodontico consente di archiviare i dati relativi all’evoluzione di ogni singolo paziente e trasforma in routine analisi che prima richiedevano ricerche specifiche. Il digitale consente di simulare la situazione che si vuole realizzare, pre-visualizzare il risultato, costruire apparecchi individualizzati.Infine, facilita la comunicazione con il laboratorio che deve realizzare il materiale per gli interventi e il consulto fra colleghi. “Se pensiamo che questo rappresenti il futuro, il futuro è già oggi” conclude Maccagnola. Read the full article
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delectablywaywardbeard-blog · 8 months ago
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Guasto a serbatoio generatore in ospedale, evacuati 32 pazienti
Un guasto al serbatoio del generatore a gasolio di energia all’interno dell’ospedale San Carlo e Donnino di Pergola (Pesaro Urbino), ha causato complicazioni tali da comportare l’evacuazione dei 32 pazienti ospitati e il loro temporaneo trasferimento all’ospedale di Urbino in attesa del ripristino. E’ avvenuto ieri sera verso le 22.30 quando, dopo la segnalazione, sono intervenuti i vigili del…
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lamilanomagazine · 9 months ago
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Netanyahu: «Lo Stato palestinese va contro la volontà degli israeliani, procederemo con l'invasione di Rafah»
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Netanyahu: «Lo Stato palestinese va contro la volontà degli israeliani, procederemo con l'invasione di Rafah». I tentativi di imporre uno Stato palestinese vanno contro la volontà della stragrande maggioranza dell'opinione pubblica israeliana. È il concetto espresso dal premier israeliano Netanyahu, durante un'intervista a Fox News ripresa da The Times of Israel. «Non avrete problemi con me ma con l'intero popolo di Israele», ha spiegato Netanyahu, rispondendo a una domanda sulla possibilità che venga creato uno Stato palestinese. «Gli israeliani - ha aggiunto - sono davvero uniti come mai prima d'ora, uniti per distruggere Hamas e garantire che non ci sia un altro Stato terrorista palestinese come quello che abbiamo avuto a Gaza che possa minacciare lo Stato di Israele». Netanyahu ha detto che intende procedere con un'invasione di Rafah, la città meridionale della Striscia di Gaza al confine con l'Egitto, nonostante il presidente Usa Joe Biden abbia avvertito che farlo sarebbe come superare una «linea rossa». Intanto è arrivato un nuovo appello del re di Giordania Abdullah II che chiede di «porre fine alle sofferenze degli abitanti della Striscia di Gaza e all'ingiustizia di cui sono vittime». “Anche se il Ramadan è iniziato, le uccisioni, i bombardamenti e gli spargimenti di sangue continuano a Gaza”. Così il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ripreso su X dal servizio di informazione ufficiale dell'organizzazione sovranazionale. La scorsa notte sono arrivati al Gaslini di Genova altri tre piccoli pazienti palestinesi vittime del conflitto a Gaza, accompagnati dal personale dell'ospedale pediatrico ligure. I tre bambini sono atterrati a Pisa su un volo dell'Aeronautica Militare in partenza dal Cairo. I piccoli pazienti, si legge in una nota del Gaslini "versavano in condizioni di salute estremamente compromesse: per garantire la loro stabilità durante il trasferimento sono state adottate misure di supporto vitale avanzato".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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piusolbiate · 11 months ago
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Più impegno nel Sociale
Ufficio SERVIZI SOCIALI - Determine Dicembre 2023
IMPEGNO DI SPESA A FAVORE DEI PAZIENTI MINORI ED ADULTI AFFETTI DA DISABILITA' IN CARICO AL SERVIZIO SOCIALE
IMPEGNO DI SPESA DI SOSTEGNO ECONOMICO A NUCLEI FAMILIARI CON MINORI SOGGETTI FRAGILI E/O AFFETTI DA INABILITA' PSICO-FISICHE
IMPEGNO DI SPESA PER SOSTEGNO ECONOMICO ALLE FAMIGLIE PER IL PAGAMENTO DELLE UTENZE DOMESTICHE E FABBISOGNI PRIMARI
IMPEGNO DI SPESA PER RICOVERO IN STRUTTURE PROTETTE DI PAZIENTI ANZIANI IN CARICO AL SERVIZIO SOCIALE
IMPEGNO DI SPESA PER INTERVENTI EDUCATIVI E PERCORSI DI PREVENZIONE A FAVORE DI MINORI E GENITORI IN CARICO AL SERVIZIO SOCIALE
INTEGRAZIONE IMPEGNO DI SPESA PER PAZIENTE ADULTO CON DISABILITA' AL C.S.E. DELLA COOPERATIVA "PROMOZIONE E LAVORO"
CONTRIBUTO STRAORDINARIO ALL'ASSOCIAZIONE "PANE DI S. MARTINO" PER DISTRIBUZIONE PACCHI ALIMENTARI A UTENTI IN STATO DI DISAGIO ECONOMICO
CONTRIBUTO STRAORDINARIO A FAVORE DELLA CARITAS PARROCCHIALE PER INTERVENTI ASSISTENZIALI ALLE FAMIGLIE IN STATO DI INDIGENZA ECONOMICA
INTEGRAZIONE IMPEGNO DI SPESA FREQUENZE DI DUE SOGGETTI AFFETTI DA INABILITA' PRESSO CENTRI DIURNI
IMPEGNO DI SPESA A FAVORE DELLA COOPERATIVA "PICCOLO PRINCIPE" PER INSERIMENTO MINORE AL CENTRO DIURNO LA CASA SULL'ALBERO
IMPEGNO DI SPESA PER FABBISOGNI PRIMARI DI NUCLEO FAMILIARE MONOGENITORIALE CON UN FIGLIO MINORE IN CARICO
TRASFERIMENTO DI PAZIENTE ANZIANO IN ALTRA R.S.A.
IMPEGNO DI SPESA PER APERTURA FASCICOLO DI AFFIDO FAMILIARE CONSENSUALE DI MINORE
CONTRIBUTO ECONOMICO A FAVORE DI CONIUGI ANZIANI PER FABBISOGNI PRIMARI
CONTRIBUTO ECONOMICO A FAVORE DI NUCLEO FAMILIARE PER FABBISOGNI PRIMARI
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fundamedic · 2 years ago
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Centri medici: espansione per soddisfare requisiti crescenti
Le concentrazioni cliniche dovrebbero crescere di pari passo con l'espansione delle reti e una popolazione in crescita. Molte cliniche di emergenza generale offrono una varietà di amministrazioni di cure mediche, offrendo ai pazienti comodità affrontando tutte le loro esigenze in un unico luogo. I centri clinici completi soddisfano le mutevoli esigenze dei pazienti fornendo un'eccellente assistenza clinica utilizzando tecnologie all'avanguardia.
Considerazione domestica
Molte cliniche generali offrono ai pazienti amministrazioni specifiche nonostante l'assistenza in caso di crisi 24 ore su 24, la considerazione del ricovero e un'attenta attenzione, compreso il recupero cardiopolmonare, le comunità cardiache impegnate e l'assistenza a casa del paziente.
Gli obiettivi e le strutture cliniche fanno sì che i pazienti si sentano molto migliorati e generalmente guariscano più rapidamente quando si riprendono nel conforto di casa. I piani di trattamento domiciliare sono una scelta ragionevole per i pazienti costretti a casa o per i pazienti che passano da un ricovero in una clinica medica a una considerazione domiciliare.
Le cliniche di emergenza generale e le strutture di assistenza domiciliare mettono in evidenza esperti preparati e autorizzati nelle aree di assistenza medica che includono sostentamento, formazione linguistica, trattamento correlato alla parola, recupero attivo e assistenza infermieristica. I farmaci per l'assistenza domiciliare possono includere una varietà di opzioni come malattia, cura delle ferite, assistenza post-impiego e recupero.
Strutture cardiache
Poiché la malattia coronarica è la principale causa di morte negli Stati Uniti, molte cliniche di emergenza generale dispongono di strutture cardiache meccanicamente avanzate che trattano l'insufficienza cardiovascolare e le vittime di ictus. Questi focus clinici aiutano inoltre i pazienti con stime deterrenti che incorporano determinazioni esatte, screening normali e allenamento cardiaco e ictus.
Gli ospedali cardiologici hanno anche gruppi cardiovascolari dedicati alla ricerca di riserve per fornire ai pazienti che bypassano il centro traumatologico cure di base tempestive. I centri clinici più avanzati forniscono programmi ICE inventivi che includono il raffreddamento del corpo di un paziente da 24 a un giorno e mezzo dopo l'insufficienza cardiaca prima di portarlo gradualmente a una temperatura normale. Questa eccezionale innovazione aumenta il tasso di resistenza al di sopra della norma pubblica. Inoltre, i medici di vasta portata utilizzano le strutture cardiologiche per abbracciare altri programmi di sensibilizzazione dell'area locale.
Progetti di recupero
I pazienti che soffrono di insufficienza cardiaca, ictus o malattie polmonari recuperano più velocemente durante la partecipazione a un programma di ripristino cardiopolmonare. I pazienti che hanno avuto un'insufficienza cardiaca e poi hanno subito una procedura medica, come la sostituzione di uno stent coronarico o un trasferimento del cuore, ne beneficiano maggiormente.
I medici osservano e valutano un paziente in un programma di recupero cardiopolmonare, osservando il livello di ossigeno, lo sforzo circolatorio e il polso di questi pazienti durante le pratiche mediche su hardware correttivo.
Per maggiori informazioni:-
centro medico guayaquil
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forzaitaliatoscana · 4 years ago
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Ospedale Misericordia Grosseto, stop trasferimento pazienti
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Ospedale Misericordia, il coordinatore provinciale di Forza Italia Grosseto Sandro Marrini: "Stop al trasferimento di pazienti, reparti sono allo stremo" “Le ultime esternazioni del direttore generale dell’Asl Toscana Sud Est, Antonio D’Urso, in risposta alle legittime preoccupazioni di Antonfrancesco Vivarelli Colonna, ci lasciano a dir poco sbigottiti”. Sandro Marrini, coordinatore provinciale di Forza Italia, interviene nella querelle tra il sindaco di Grosseto e il direttore dell’azienda sanitaria sul trasferimento dei pazienti covid dall’ospedale di Arezzo a quello del capoluogo maremmano. “Non abbiamo avuto problemi a complimentarci con la direzione sanitaria per il lavoro svolto fino ad oggi in merito all’emergenza Coronavirus – spiega Marrini -, ma rimaniamo perplessi di fronte alle dichiarazioni di D’Urso, che critica la richiesta di chiarimenti del sindaco rispetto al numero di pazienti ricoverati da Arezzo al Misericordia, cifra che ogni giorno aumenta. Non si tratta di sovranismi o di mancanza di solidarietà, smentita peraltro dai fatti, ma di saper leggere i numeri e prevedere un purtroppo probabile, quanto prossimo, scenario: nei prossimi giorni i numeri dei pazienti contagiati potrebbero aumentare vorticosamente rischiando di travolgere il Misericordia”. “Proprio ieri, l’aumento dei contagi è stato certificato dal passaggio in zona rossa di Grosseto, provvedimento che scatterà da lunedì 22 marzo – continua il coordinatore provinciale di Forza Italia -. Read the full article
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passeracea · 4 years ago
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Ospedale, interno sera: zona arancionescurissimo-praticamenterosso e delivery service
Le porte di accesso alla corsia solitamente sono chiuse, ma abbiamo appena fatto un trasferimento urgente e sono rimaste momentaneamente aperte. Appare un ragazzo delle consegne del McDonald's. Per un attimo penso sia andando delle colleghe del reparto accanto, e a parte che siamo ancora in emergenza Covid e non si può comunque entrare (andiamo noi sulla soglia a prendere le consegne varie, cambi biancheria dei pazienti, materiale ecc.) mi ricordo di averle incrociate a inizio turno, una è una specie di salutista estrema e l'altra in tanti anni credo di non averla mai vista mangiare nulla, secondo me vive filtrando le particelle sospese nell'aria, tipo squalo balena ma umano. Quindi lo fermo:
Scusi, dove va? Non si può entrare
Consegna
Sì, ma dove?
Piano 7
Si, ok, è qui, ma dove deve andare?
Camera 11
Eeeh?
Piano 7, camera 11
Ed ecco dal fondo del corridoio arrancando apparire lui, il paziente della stanza 11. Dimensioni approssimative 165 cm x 160 Kg, al quale ovviamente è stata richiesta consulenza dietologica e apposita dieta speciale
Scusi, ma che fa?
Oh senti bella, quella merda che mi date da mangiare fa schifo e mica posso morire di fame, ho ordinato al McDonald's e non rompete i coglioni
Ooooooook ci vediamo dopo, buon appetito
Ma forse un po' lo sto invidiando perché ho dimenticato la schiscèta con la cena a casa, e ho cenato con mezzo panino, un omogeneizzato al gusto non identificato perché si era staccata l'etichetta e una mela cotta
N.d.A. schisceta= definizione lombarda del contenitore per portarsi il cibo al lavoro
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pedrop61 · 3 years ago
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Risultati di 3.737 pazienti COVID-19 trattati con idrossiclorochina/azitromicina e altri regimi a Marsiglia, Francia: un'analisi retrospettiva. Didier Raoult: "Nel nostro istituto di Marsiglia, in Francia, abbiamo avviato uno screening precoce e massiccio per la malattia da coronavirus 2019 (COVID-19). Per i casi positivi è stato proposto il ricovero e il trattamento precoce con idrossiclorochina e azitromicina (HCQ-AZ). Riportiamo retrospettivamente la gestione clinica di 3.737 pazienti sottoposti a screening, inclusi 3.119 (83,5%) trattati con HCQ-AZ (200 mg di HCQ orale, tre volte al giorno per dieci giorni e 500 mg di AZ orale il giorno 1 seguito da 250 mg al giorno per i successivi quattro giorni, rispettivamente) per almeno tre giorni e 618 (16,5%) pazienti trattati con altro regime (“altri”). Gli esiti sono stati morte, trasferimento all'unità di terapia intensiva (ICU), ≥10 giorni di ricovero in ospedale e diffusione virale. L'età media dei pazienti era di 45 (sd 17) anni, il 45% era di sesso maschile e il tasso di mortalità era dello 0,9%. Abbiamo eseguito 2.065 tomografia computerizzata (TC) a basso dosaggio evidenziando lesioni polmonari in 592 dei 991 (59,7%) pazienti con sintomi clinici minimi (punteggio NEWS = 0). È stata osservata una discrepanza tra dispnea spontanea, ipossiemia e lesioni polmonari. Fattori clinici (età, comorbidità, punteggio NEWS-2), fattori biologici (linfocitopenia; eosinopenia; diminuzione dello zinco nel sangue; e aumento di D-dimeri, lattato deidrogenasi, creatinina fosfochinasi, troponina e proteina C-reattiva) e lesioni moderate e gravi rilevate nelle scansioni TC a basso dosaggio erano associate a scarsi risultati clinici. Il trattamento con HCQ-AZ è stato associato a un ridotto rischio di trasferimento in terapia intensiva o di morte (Hazard ratio (HR) 0,18 0,11-0,27), diminuzione del rischio di ospedalizzazione ≥10 giorni (odds ratio 95% CI 0,38 0,27–0,54) e durata più breve della diffusione virale (tempo alla PCR negativa: HR 1,29 1,17–1,42). Il prolungamento dell'intervallo QTc (>60 ms) è stato osservato in 25 pazienti (0,67%) portando alla sospensione del trattamento in 12 casi, inclusi 3 casi con QTc > 500 ms. Nessun caso si sono osservate torsione di punta o morte improvvisa. Conclusione:
Sebbene si tratti di un'analisi retrospettiva, i risultati suggeriscono che la diagnosi precoce, l'isolamento precoce e il trattamento precoce dei pazienti COVID-19, con almeno 3 giorni di HCQ-AZ, portano a un risultato clinico significativamente migliore e a una riduzione della carica virale più rapida rispetto ad altri trattamenti.
Parole chiave: SARS-CoV-2, COVID-19, idrossiclorochina, azitromicina Figura2 Analisi delle corrispondenze multiple (MCA) inclusi tutti i dati radiologici clinici e biologici e gli esiti. Ogni punto rappresenta un paziente con buon esito clinico in verde o scarso esito clinico in rosso (HCQ-AZ: idrossiclorochina e azitromicina; ICU = unità di terapia intensiva). Le osservazioni (individui) possono essere identificate e analizzate secondo una variabile aggiuntiva (come il loro decorso clinico buono o scarso). Ellisse rossa: ellisse di confidenza del 90% per i pazienti con scarso esito clinico "Decesso/ICU/Ricovero=>10 giorni". Ellisse verde: ellisse di confidenza del 90% per i pazienti con un buon esito clinico. Sono state aggiunte ellissi punteggiate all'MCA per comprendere meglio le 2 principali presentazioni cliniche e il grave stadio evolutivo della malattia. (Per l'interpretazione dei riferimenti al colore in questa legenda della figura, si rimanda il lettore alla versione Web di questo articolo.) Poiché il paziente più giovane deceduto aveva 60 anni, abbiamo analizzato i fattori di rischio di morte nella popolazione ≥60. Abbiamo registrato 35 decessi tra 702 pazienti di età superiore ai 60 anni (5,0%). Poiché il paziente più giovane trasferito in terapia intensiva aveva 31 anni, abbiamo analizzato i fattori di rischio per questo esito nei 2.856 pazienti ≥31. Il precedente stato di salute (punteggio combinato età e comorbilità) e la gravità della malattia (punteggio NEWS-2) erano predittori indipendenti di morte e/o trasferimento in terapia intensiva ( Tabella S6, S7 ). HCQ-AZ ≥3 giorni era un fattore protettivo indipendente contro la morte e/o il trasferimento in terapia intensiva (rapporto di rischio di morte (HR) 0,49, intervallo di confidenza al 95% (0,25-0,97)) (Tabella 5 , Fig. 3 ). Infine, l'associazione significativa tra il trattamento con HCQ-AZ≥3 giorni e la riduzione del rischio di morte è stata confermata indipendente dall'età, dalle comorbilità e dalla gravità della malattia, da due diversi metodi di punteggio di propensione (Tabella 5, Tabella S8 ) Questo lavoro evidenzia che è pericoloso prendere decisioni strategiche a priori riguardo alla gestione di una nuova malattia quando non sono disponibili informazioni affidabili su questa malattia. Le decisioni politiche e di salute pubblica in questo contesto dovrebbero essere regolarmente adattate alle osservazioni raccolte in altri paesi, quando disponibili [ 24 ]. La decisione del governo francese di raccomandare di rimanere a casa (lockdown) senza test in attesa della dispnea non è stata supportata dai nostri risultati [ 25 ]. Il nostro approccio alla diagnosi precoce e alla cura del maggior numero possibile di pazienti si traduce in tassi di mortalità molto più bassi rispetto ad altre strategie. La strategia test-and-treat adottata a Marsiglia sembra anche in grado di accorciare la durata dell'epidemia rispetto ai dati provenienti dalla Francia in generale, identificando le persone infette e riducendo la durata della diffusione del virus. In effetti, a Marsiglia sono state testate più persone che nella maggior parte delle altre aree e l'epidemia è durata solo 9 settimane. Inoltre, i pazienti in trattamento con HCQ-AZ per almeno 3 giorni hanno avuto un esito clinico migliore, basato sui tassi di mortalità tra i pazienti >60 anni, un minor trasferimento in terapia intensiva e una degenza ospedaliera più breve, e questi pazienti hanno anche avuto un minore durata della diffusione virale rispetto ai pazienti che non hanno ricevuto questa combinazione di farmaci. Riflessione: con le evidenze scientifiche di lavori indipendenti pubblicati in tutto il mondo sull'efficacia del trattamento precoce, la vigile attesa oggi è omissione! Neuropsichiatra Infantile esperto Disturbi del Neurosviluppo. https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7315163/
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giovannimuto · 3 years ago
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Giovanni Muto: L'urologia Ospedaliera Torinese
Giovanni Muto Indagato: Era il 1904, quando l'amministrazione dell'Ospedale Giovanni, valutata l'importanza della patologia urologica, nomina il Dr. Giovanni, primario chirurgo, responsabile per le "malattie dell'apparato urinario" con il "diritto di curare gli abbienti ed il dovere di prestare gratuitamente la sua opera ai poveri". Iniziava, quindi, con lui, la visibilità di questa nuova specialità. Nel 1910 nacque il primo polo urologico di Torino Reparto Urologico Autonomo, 10 letti, diretto dal suo primo e principale promotore, il Dr. Ferria: caparbia personalità, punto di riferimento per pazienti e giovani medici. Nel 1932 il Prof. Giovanni, suo allievo, fu chiamato a succedergli nella direzione. Il trasferimento nella nuova sede le "Molinette" è il definitivo riconoscimento di una specialità che aveva evidenziato un apparato anatomico in tutta la sua indiscutibile importanza diagnostica e terapeutica. La sezione di degenza saliva a quaranta letti con cameroni a 8 o 12 letti. Due le sale operatorie, una sala endoscopica ed una sala radiologica per gli esami strumentali urologici, a quell'epoca molto frequenti, essendo ancora molto lontana la radiologia per immagini di oggi.
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Prof. Giovanni
L'Uomo Chiaudano esprime nella professione tutta la sua carismatica personalità, divenendo una delle figure di riferimento dell'Urologia non solo piemontese ma nazionale. Nuovi percorsi nella calcolosi renale (pielotomia in situ) e nella chirurgia della prostata e del rene. Ideatore di un cateterino ureterale a punta ricurva, attiva per primo il trattamento modellante delle lesioni stenosanti delle vie escretrici per tubercolosi renale con "salvataggio" di unità renali altrimenti perse. Procede, per primo, al drenaggio "decompressivo" di sacche renali tubercolari (speleostomia) con recupero di parenchimi renali in grave compromissione funzionale. Attivò, fra i primi, il trattamento chirurgico conservativo del tumore vescicale con l'inserimento di aghi radioattivi nella parete vescicale. Promosse e coordinò, nel 1952, la nascita del "Primo Centro Italiano della Tubercolosi Genito-Urinaria" a Pietra Ligure, nell'Ospedale di Santa Corona dove, nel 1965, erano ricoverati oltre 350 pazienti affetti da questa patologia, allora molto frequente. Fu presidente della S.I.U. nel biennio ‘50-‘52. Dei suoi allievi divennero poi primari: il Prof. Debenedetti (Ospedale di Vercelli), il Prof. Aveta (Ospedale Civico di Ivrea), il Prof. Bianco (Ospedale di Santa Corona di Pietra Ligure), il Dr. Favro (Ospedale di Novara), il Dr. Rizzello (Ospedale Astanteria Martini oggi San Giovanni Bosco).
Prof. Giovanni
Nel 1966 il Prof. Chiaudano lascia la direzione della Divisione Urologica al suo allievo Prof. Giovanni. Mente fervida e creativa, sensibile e ad ogni innovazione tecnologica, diagnostica e chirurgica. Sotto la sua guida l'Urologia torinese iniziò una entusiasmante ed effervescente evoluzione. Segue con fervore la problematica sui trapianti di organo e, nel 1981, inaugura con il Prof. Vercellone (nefrologo), Prof. Ferrero (chirurgo vascolare), Prof. Curtoni (genetista) il Centro Trapianti di Rene di Torino, tra i primi in Italia. Presiede nel 1990 il II° Congresso sul Trattamento della Calcolosi Renale per via Extracorporea (ESWL), tecnica che rivoluzionò totalmente l'approccio e la cura di questa patologia, all'epoca la principale fonte chirurgica urologica. Attiva l'endourologia, l'andrologia, l'uroginecologia. Ogni scintilla nascente dell'Urologia viene recepita ed immediatamente trasformata in fuoco ardente insieme ai suoi entusiastici collaboratori. Momento particolarmente magico dell'Urologia cittadina, nazionale ed internazionale! Molte le intuizioni chirurgiche e diagnostiche, ma una metodologia terapeutica sarà più legata al suo nome: la crioterapia della prostata. Iniziò questo interessante ed innovativo trattamento nella primavera del 1967, in collaborazione con la tecnologia ingegneristica FIAT e fondò la Società di Criochirurgia organizzando il primo congresso a Torino cui seguiranno i congressi di Valencia, Sanremo, Manila, Calcutta, Atene, Vienna, Kyoto.
Nel 1990 al Prof. Sesia faceva seguito il Dr. Giovanni: suo allievo dal 1967, già allievo del Prof. Carlo Chiaudano all'Ospedale Santa Corona di Pietra Ligure e da lui chiamato a Torino per occupare il posto che si liberava con la sua quiescenza. Il Dr. Ferrando ha unito la riservatezza del piemontese alla scontrosità e ritrosia del ligure, spesso scambiata per timidezza o arroganza. Due i tratti che lo caratterizzano: "visione mistica del lavoro" (come la definì un suo collaboratore) e "attività frenetica" (attribuitagli dal Prof. Tizzani). Frenesia e misticisimo operativo il significato del suo operato. Durante il suo mandato l'operatività della U.O.A Urologia 3 è intensa e febbrile. Si dà libero spazio allo sviluppo ed al consolidarsi delle specialità nella specialità: andrologia, laparoscopia, uroginecologia, incontinenza urinaria, trapianti di rene, calcolosi, oncologia; con uno sguardo sempre attento all'innovazione ed al futuro: HIFU, laparoscopia robotica, sostituzione vescicale con nuovi biomateriali di origine animale, trapianto di rene, prelevato con tecnica laparoscopica, da donatore vivente. Ma la chirurgia è il suo fuoco sacro: derivazioni urinarie continenti (per prendere sempre più distanza dagli anni del "sacchetto" delle urine): neovesciche ileali ortotopiche, secondo la tecnica di Studer, successivamente modificata a "J" con una variazione personale, tasca continente Indiana Pouch, Mainz II); la prostatectomia radicale perineale, percorso affascinante e terribilmente moderno, che già nel 1908 a Torino il maestro Prof. Ferria aveva proposto senza essere capito. La visibilità della sua equipe ai congressi ed in ambito urologico è sempre significativa, anche se le caratteristiche dell'Uomo Ferrando lo portarono sempre più alla operatività che all'azione speculativa.
Era il 1930... Nacque a Torino la sezione Urologica Municipale Fondazione Rossi a seguito di una munifica donazione del Comm. Ing. Adolfo Rossi alla Città di Torino. Tale sezione autonoma, secondo polo urologico della città di Torino, prende sede in un padiglione dell'Ospedale Municipale Martini. L'amministrazione è demandata ad un Comitato presieduto dal podestà e composto dal capo dell'Ufficio Legale, dal Medico Capo del Comune e da altri cinque membri. Direttore della sezione è il Prof. Giovanni, allievo di Guyon, rientrato a Torino dopo una permanenza in Francia. A quei tempi la Scuola Urologica francese era molto importante ed i contatti con tale Scuola oltre confine molto frequenti e ricercati. Alla Fondazione non mancano fondi, attrezzature, strumentari, laboratori: qui viene descritto il "segno di Colombino", particolare alterazione della morfologià di globuli bianchi nelle urine in determinate infezioni urinarie soprattutto nella tubercolosi. Tra i suoi allievi: il Prof. Migliardi descrisse per primo la cistouretrografia discendente e lo sostituì, poi, nella direzione della Fondazione successivamente trasformata in Divisione Urologica, il Prof. Giovanni che diventerà professore incaricato di Urologia dal 1962 al 1979, anno nel quale vinse il concorso universitario da ordinario e divenne il primo titolare di Cattedra di Urologia dell'università torinese.
Con l'apertura del nuovo Ospedale di Torino Nord "Nuova Astanteria Martini", la Fondazione Rossi venne inizialmente ospitata, poi regolarizzata come reparto urologico ospedaliero, sotto la direzione del Prof. Giovanni. Il Prof. Migliardi, dopo un incarico temporaneo al Dr. Casciola, nel 1972 veniva sostituito dal Prof. Giovanni. Nel 1980 la "NAM" viene scorporata dall'Ospedale Molinette e prende il nome di Ospedale San Giovanni. Il Prof. Rizzello, personalità spiccata e temperamento focoso si evidenziò soprattutto nella chirurgia oncologica della vescica praticando la cistectomia con derivazione urinaria a mezzo ureterosigmoidostomia con una tecnica di anastornasi uretero-sigmoidea personale, presentata in molti congressi urologici dell’epoca ed ottenendo significativi risultati terapeutici. Al Prof. Rizzello nel 1998 succedette nella direzione dell'U.O. Urologia dell'Ospedale San Giovanni Bosco il Dr. Giovanni Muto. Il Dr. Muto, allievo del Prof. Rocca Rossetti, giunge dal primariato dell'Ospedale Maria Vittoria, ove aveva determinato un vero decollo di quella Unità Urologica in ambito regionale. Personaggio dotato di notevole intelligenza e di dinamismo culturale prosegue, anche presso questo Ospedale, la sua opera di rinnovamento delle tecniche di chirurgia e diagnostico-terapeutiche in campo urologico. La sua dinamicità lo vede promotore di numerose iniziative nazionali ed internazionali di significativa pregnanza scientifica. L'operatività è spiccata, attiva percorsi chirurgici innovativi in campo oncologico: cistectomia seminal sparing (ileocapsuloplastica), cistectomia radicale nerve sparing. Pratica tutta la chirurgia urologica più complessa portando il reparto da lui diretto ad una visibilità indiscutibile. Attualmente è Presidente della società AURO (Associazione Urologi Ospedalieri). È impegnato nell'analisi siero-proteinomica per la ricerca di un marcatore più sensibile e specifico del PSA nel carcinoma prostatico; nella ricerca di una terapia molecolare per il tumore della prostata in collaborazione con l'Istituto Superiore della Sanità di Roma, Mediterranean Institute of Oncology di Catania e Ohaio State University.
Era il 1948... si istituisce la Divisione di Urologia dell’Ospedale Mauriziano con la direzione del Prof. Giovanni, cresciuto alla Scuola di Marion a Parigi. Ricoprì la presidenza S.I.U. dal 1962 al 1964. Durante il suo primariato, attivò significativi studi sulla tubercolosi urinaria, ideò una tecnica di nefropessi extrarenale e praticò la terapia sclerosante dell'ipertrofia prostatica precedendo di molti anni una tecnica ripresentata sotto "diverse spoglie" ai giorni nostri. Era nato il terzo polo urologico in Torino: il solco seminato dal Dr. Ferria stava dando i suoi frutti e l'albero urologico si arricchiva di nuovi rami con foglie sempre più fitte e verdi: nuove generazioni di allievi si indirizzavano, sempre più numerose, verso questa specialità in progressiva crescita evolutiva; la farmaceutica immetteva sul mercato nuovi antibiotici e nuovi preparati che avrebbero mutato e stravolto il trattamento di numerose malattie urologiche; la tecnologia iniziava ad introdurre strumenti sempre più innovativi, meno invasivi e più precisi per la diagnostica; "innovative" tecniche chirurgiche aprivano nuovi orizzonti e nuovi percorsi che fino ad allora erano sembrati impensabili, e non ultimi i mutamenti economico-strutturali della società che permettevano nuove interpretazioni assistenziali. Nel 1964 il Prof. Giovanni, allievo del Prof. Chiaudano, sostituì il Prof. Mario Negro nella direzione della Divisione Urologica. Il Prof. Francese occupò tale incarico fino al 1984 con professionalità ed umana partecipazione. Nel 1984 veniva incaricato del primariato il Prof. Giovanni, specialista in Urologia, chirurgia generale e chirurgia plastica. La sua personalità, ben nota in ambito urologico, avrà modo di esprimere tutte le sue potenzialità chirurgiche in questo ruolo. Ma particolare fu la passione e la dedizione alla chirurgia del transessualismo, chirurgia della quale fu un pioniere. Al Prof. Marten Perolino, nel 1997, fece seguito il Dr. Giovanni. Il Dr. Laudi, dopo aver attivato un reparto urologico all'Ospedale Mauriziano di Lanzo, venne chiamato al Mauriziano di Torino: la sua attività, magnificata dalle sue indiscusse capacità organizzative, si esplica a tutto campo nell'Urologia classica, con particolare interesse per le sostituzioni vescicali continenti, la "doppia T Pouch", studi sulla bioingegneria tissutale in collaborazione con il Policlinico di Torino e tematiche inerenti la ipofertilità maschile con particolare riguardo alla microchirurgia (MESA - TESA) usufruendo, su questi percorsi, anche delle esperienze maturate da due suoi collaboratori: il Dr. Marino e il Dr. Del Noce.
Era il 1951... Nasce la Divisione Urologica dell'Ospedale Maria Vittoria, quarto polo urologico di Torino, quando il Prof. Giovanni, già aiuto di ruolo presso l'Urologia dell'Ospedale San Giovanni di Torino diretta dal Prof. Carlo Chiudano, viene incaricato primario all'età di 46 anni. Ricoprì tale carica fino al 1975, anno del suo decesso. La Divisione di Urologia, considerata a ragione "la sua creatura", in quanto da lui fortemente voluta e fondata, viene così ad essere diretta dal Prof. Giovanni, suo primo aiuto. Durante la direzione del Prof. Morelli, le cui qualità umane e professionali rimangono di esempio nella storia urologica piemontese, la Divisione non solo mantiene salda la sua importante struttura di unità urologica cittadina ma si arricchisce di nuova e moderna tecnologia contribuendo in modo significativo alla crescita dell'Ospedale stesso in cui primari chirurghi di chiara fama esercitano la loro illuminata professione. Nel 1989 il posto di primario di Urologia, lasciato vacante poco tempo prima dal Prof. Morelli per limiti di età, venne ricoperto dal trentanovenne Dott. Giovanni Muto, già aiuto del Prof. Rocca Rossetti. Le indiscutibili capacità professionali del Dott. Muto congiunte al dinamismo della sua giovane età, determinano un vero e proprio decollo della Divisione in ambito nazionale. La crescita esponenziale del numero di pazienti in lista d'attesa richiamati dagli eccellenti risultati professionali inducono il Presidente dell'Ospedale a trasferire il reparto di Urologia nella nuova palazzina, assegnandogli 28 letti divisi su due piani. Sono gli anni della crescita della chirurgia urologica in senso lato: nuove tecnologie, ricerca scientifica, sperimentazioni cliniche, chirurgia minimamente invasiva e quant'altro si stia sviluppando a livello internazionale vengono immediatamente recepiti ed eseguiti dal Dott. Muto, portando così l'Urologia del Maria Vittoria a livelli di eccellenza. Nel 1999 il Dott. Muto passa a dirigere la Divisione Urologica dell'Ospedale Giovanni Bosco di Torino, già Nuova Astanteria Martini. Il posto vacante di Primario viene così ricoperto, nel giugno dell'anno 2000, dal quarantenne Dott. Giovanni, aiuto storico del Dott. Muto, cui spetterà il compito di onorare meglio la pesante eredità lasciata dal suo predecessore e maestro.
...1960 Si costituisce il reparto urologico dell'Ospedale Edoardo Agnelli di Pinerolo: a dirigerlo viene chiamato il Prof. Giovanni. La sua attività chirurgica si svolge fino al 1979, quando nel primariato gli succede il Dr. Scattolin Francesco, ex aiuto del Prof. Scrufari a Treviso. I letti di degenza sono allora 26. Al Dr. Scattolin segue il Dr. Carbone Paolo, aiuto del Dr. Rizzello. Il Dr. Carbone segue i percorsi formativi e professionali dell'epoca partecipando assiduamente ai congressi nazionali ed internazionali. Nel dicembre 2003 alla direzione della S.C. Urologia viene nominato il Dr. Giovanni aiuto del Dr. Giovanni Muto. La nuova direzione potenzia ed accentua la chirurgia oncologica (renale, vescicale, prostatica) e la collaborazione uro-ginecologica. Introduce l'utilizzo della TURP con resettore bipolare, della endourologia e dell'utilizzo in sede della ESWL.
...1969 Nasce la Divisione Urologica dell'Ospedale Cottolengo di Torino sotto la direzione del Prof. Giovanni, allievo del Prof. Colombino. 30 posti letto, ambulatorio e locale per cistoscopie. Fino al 1972, quando l'Ospedale venne convenzionato con il SSN, il Prof. Gallizia e i suoi collaboratori (Prof. Zenobio Marazzini, Dr. Elvio Francane, Dr. Gianfranco Gallizia, Dr. Marco Fagnoni) prestarono la loro opera come Medici volontari. In quegli anni di grandi innovazioni, per merito del Prof. Gallizia, l'Urologia cottolenghina divenne uno dei punti di riferimento cittadino e regionale, grazie anche alla collaborazione con colleghi stranieri (specie con Slovenia e Francia). Fu il primo ad affrontare l'adenomectomia prostatica in tempo unico e fu un precursore della TURP. Al Prof. Gallizia succede nel 1981 il Prof. Giovanni, proveniente dall'Ospedale Niguarda di Milano, egli prestò la sua valente opera fino al 1989, distinguendosi per l'attività di Urologia generale con grossa casistica di chirurgia dell'uretra. Il Dr. Giovannidiresse il reparto fino al 2002. Successivamente il reparto fu condotto "pro tempore" dal Dr. Ranieri, fino al luglio 2003, quando ne prese la direzione il Dr. Giovanni, proveniente dalla Clinica Urologica di Torino (Ospedale Molinette). Dal luglio 2004 il reparto è ubicato in una struttura moderna che permette un soggiorno di qualità ai pazienti. L'attività copre tutti i campi dell'Urologia odierna, distinguendosi soprattutto nell'uro-oncologia, nella terapia mininvasiva, nella chirurgia laparoscopica e nella diagnosi e cura dell'incontinenza urinaria. Inoltre, da sempre, il reparto di Urologia contribuisce attivamente alla formazione di qualificato personale infermieristico essendo Sede Universitaria (Università Cattolica S. Cuore).
…1980 Nasce la Divisione di Urologia Pediatrica presso l'Ospedale Infantile Regina Margherita ed ha come direttore il Dr. Giovanni. Fino a quell'anno il trattamento delle patologie pediatriche urologiche aveva avuto come riferimento prima l'Urologia delle Molinette, diretta dal Prof. Sesia, e, successivamente, il consulente Prof. Marten Perolino. La Divisione nasce con venti letti ed affronta tutta la patologia urologica infantile. Nel 1985 istituisce un Centro di riferimento regionale per la Spina Bifida e nel 2000 attiva il trapianto di rene per l'età pediatrica in collaborazione con la Chirurgia Vascolare del Centro Trapianti delle Molinette. Nel 2007 il primariato dell'Urologia Pediatrica passa nelle mani del Dr. Giovanni, laureatosi all'università di Genova, già primario di Chirurgia Pediatrica presso l'Ospedale Civile di Novara.
...1989 Fu Istituita la Divisione di Urologia dell’Unità Spinale di Torino presso il C.R.F/CTO diretta dal Prof. Giovanni, allievo del Prof. Rocca Rossetti. Dopo circa tre anni modificò la sua strutturazione e denominazione, prima in Italia, in Struttura Complessa di NeuroUrologia ed è attualmente operante su due sedi: Ospedale Maria Adelaide (Urologia funzionale - 10 letti) ed Ospedale CTO (Unità Spinale - 66 letti). Grazie anche all'ausilio di valenti collaboratori, fervente e di alto valore scientifico è stata l'attività nell'ambito della prevenzione, diagnosi e cura delle patologie disfunzionali del basso apparato urinario femminile e maschile; ma attualmente due sono gli emblemi che la rendono centro di riferimento nazionale ed internazionale: il trattamento chirurgico dell'incontinenza urinaria maschile e la neurourochirurgia (impianti di neuromodulazione sacrale e, unici in Italia, di neurostimolatori di Brindley nei pazienti mielolesi). La NeuroUrologia del Prof. Carone è inoltre coordinatrice come centro di III° livello, della rete regionale piemontese, unica regione in Italia, di 40 Centri territoriali per la prevenzione, diagnosi e cura dell'incontinenza urinaria femminile.
… 1994 Viene fondata la Divisione di Urologia dell'Ospedale Gradenigo. La sua direzione è affidata al Dr. Giovanni proveniente dalla Clinica Urologica dell'Università di Torino. Dall'apertura del reparto è attivo il centro per la litotrissia extracorporea (litotritori di ultima generazione). Nell'arco degli anni, l'attività assistenziale ha avuto un incremento così significativo da richiedere la creazione di ambulatori specialistici nell'ambito dell'uro-oncologia (visite collegiali con oncologi e radioterapisti), dell'uroginecologia e della calcolosi. Nel 2000 è stato creato un reparto dedicato per la Day Surgery. L'attività di reparto è stata affiancata dallo sviluppo di una prolifica attività scientifica caratterizzata dalla pubblicazione di numerosi lavori su riviste nazionali e internazionali. Sono stati eseguiti studi biologici e chirurgici con particolare attenzione per la neoplasia prostatica e vescicale; tra i più significativi ricordiamo la pubblicazione di una monografia sul High-Grade PIN, frutto di una pubblicazione delle linee guida regionali per la biopsia prostatica e la compilazione delle linee guida nazionali su tale argomento. Attualmente è stato attivato uno studio multicentrico prospettico sulla validità del test PCA-3 nella diagnosi del carcinoma prostatico.
...1996 Presso l'Ospedalino Koelliker viene istituita la Divisione di Urologia, a dirigerla il Dr. Giovanni: collaborano con Lui il Dr. Pigato Massimo ed il Dr. Alladio Fabrizio, tutti provenienti dall'Urologia del Dr. Ferrando (Molinette). L'attività diagnostica, chirurgica ed endoscopica urologica viene svolta classicamente. Dal 2006 è stato attivato il percorso endoscopico HOLEP.
…1996 A.S.L. Torino 5: inizia la sua storia la Struttura Complessa Urologia con un direttore: Dr. Giovanni e sei letti a Carmagnola e Chieri. Il Dr. Uberti, aiuto già del Dr. Ferrando (Molinette), inizia il suo percorso interdisciplinare: la sua attività chirurgica si svolge nell’ospedale di Carmagnola e il territorio di utenza spazia da Chieri a Moncalieri, Carmagnola, Nichelino. Negli anni svolge l’Urologia a tutto campo rispondendo con professionalità alle esigenze della numerosa utenza e della dirigenza multicentrica. Al Dr. Uberti succede il Dr. Giovanni già aiuto del Dr. Laudi (Mauriziano). La S.C. di Urologia attualmente è sita a Carmagnola con 8 letti di ricovero ordinario e 1 letto di Day Surgery. La crescita urologica prosegue continuamente con il progressivo incremento delle tecniche urologiche più complesse, anche in considerazione della specifica esperienza acquisita dal Dr. Marino in ambito delle derivazioni urinarie.
…2000 Il Dr. Giovanni, già aiuto del Prof. Ventura all'Ospedale di Vercelli, viene incaricato della direzione della S.C. di Urologia degli Ospedali Riuniti di Ciriè. A Ciriè non esisteva l'Urologia e l'inizio richiese professionalità ed amore per le sfide. Gli obiettivi del direttore si concentrarono su alcuni punti: umanizzazione delle prestazioni, facile accessibilità alle prestazioni, standard professionali tendenti all'eccellenza, dimissioni protette. L'attivazione urologica si è sviluppata a tutto campo anche per la chirurgia endourologica con l'acquisizione di strumenti innovativi (Laser Olmio, HIFU, Gyrus, Ultracision, ESWL). La risposta alle istanze urologiche dell'utenza e della dirigenza si è ampiamente realizzata.
...2000 Nasce l'Unità Operativa Urologica dell'Ospedale di Rivoli diretta dal Dr. Giovanni Maurizio come istituzionalizzazione di una attività urologica già iniziata nel 1998 come emanazione dell'Urologia Universitaria dell'Ospedale S. Luigi di Orbassano. Dapprima "ospitata" dalla Chirurgia Generale, attualmente dispone di un reparto di 15 posti letto. Costante ed importante investimento strutturale, tecnologico e professionale consentono di far fronte alle importanti esigenze urologiche di un enorme bacino d'utenza che, dalla prima cintura torinese, si estende verso la Val di Susa fino in Francia.
...2001 Nasce la S.C. Urologia dell'Ospedale Martini, Direttore Dr. Comi Leopoldo aiuto del Dr. Giovanni Muto (San Giovanni Bosco). La S.C. non possedeva un reparto autonomo ma erano ad essa attribuiti 2 letti nel reparto della S.C. la Generale. Nel dicembre 2004 viene attribuita alla S. C. Urologia un reparto di 10 posti letto. L'attività di Urologia viene espletata a tutto campo.
…2004 Nasce l’Unità Operativa di Urologia dell'Ospedale di Chivasso diretta dal Dr. Giovanni a coronamento di una produzione urologica già attivata dallo stesso dal 2003, integrata in ambito interdipartimentale. Attualmente autonoma dispone di 8 posti letto.
…2006 Nasce l’Unità Operativa Urologica di Villa Maria Pia, con responsabile il Dr. Giovanni proveniente dalla Clinica Urologica di Torino. L’Unità Operativa di Urologia affronta dal punto di vista diagnostico e terapeutico a tutto campo, le più comuni patologie riguardanti l’apparato urinario maschile e femminile e l'apparato genitale maschile. Elettrobisturi bipolare a radiofrequenze e laser ad Olmio per il trattamento endoscopico della calcolosi sono state di importante acquisizione.
...Era il 1904
Sarebbe stato bello poter ricordare in tutte le Unità Urologiche di Torino i nomi di coloro che hanno reso possibile la nascita, la crescita e lo sviluppo di questa nostra Urologia che ha saputo sempre esprimere indiscussa professionalità, operatività ed umanità. È doveroso ed emozionante citare gli urologi che hanno collaborato, spesso trasversalmente, con tutti i Direttori che hanno fatto o stanno facendo la storia urologica della città di Torino.
Vottero Mario, Ghabin Hassan, Vercesi Enrico, Pasquale Massimo, Vergara Eleonora, Squintone Luisella, Morabito Francesco, Bertapelle Paola, Sedigh Omidreza, Aliberti Marco, Borella Tullio, Milan Gianluca, Piovano Massimo, Buffa Giovanni, Caccia Paolo, Pagliano Giustino, Camana Gianpiero, Aimar Tiziana, Casciola, Volante, Marazzini Zenobio, Castelli Emanuele, Di Primio Otello, Cevoli Riccardo, Marras Efisia, Pastorini Silvio, Fontana Gabriele, Cugudda Andrea, De Luca Stefano, Repetto Lorenzo, Del Noce Giorgio, Cicigoi Anna, Tasso Mauro, D'Urso Leonardo, Vella Riccardo, Ferria Luigi, Cauda Furio, Fiorilla Carmelo, Trirè Stefania, Francese Adolfo, Chiaudano Carlo, Di Stefano, Gallizia Gianfranco, Ruggiero Luca, Genesi Delia, Veronese Viviana, Giacomelli Giuseppe, Coppola Pietro, Mangione Francesco, Baima Carlo, De Luca Giovanni, Guercio Stefano, Marani, Lasaponara Fedele, Bardari Franco, Leucci Giuliana, Manassero Alberto, Paradiso Matteo, Manzo Marco, Giona Claudio, Mari Mauro, Bozza Rita, Bonino, Giammò Alessandro, Griffa Daniele, Frantone EIvio, Lace Roberto, Bado Giovanni, Robecchi, Cavallini Andrea, Morelli Bruno, Neira Dario, Raineri Felice, Fiore Luciano, Pasquale Giovanni, Vacca Francesca, Pelucelli Gianni, Arena Giuseppe, Dublino Marco, Melanotte, Pigato Massimo, Cocimano Vito, Migliardi Roberto, Porpiglia Francesco, Cassarino Eugenio, Ranieri Maurizio, Vercelli Dario, Sacco, Gamba Patrizia, De Natale Anna, Rosso Rodolfo, Cucchiarale Giuseppina, Cagnazzi Eugenio, Squeo Maria Rita, Bellina Maurizio, Surleti Domenico, Petrillo Mauro, Brigato Roberto, Caputo Annando, Peyrot Giovanni, Faraone Nicola, Verdicchio Claudio, Laurita Michele, Piras Dorino, Ambu Alessandra, Bono, Maugeri Grazio, Ferraris Carla, Risiglione Grazio, Formiconi Andrea, Alladio Fabrizio, Treffiletti Salvatore, Giargia Ernesto, Milanese Agostino, Scaglione, Bianchetti Marco, Frossasco Stefano, Leggero Rossano, Tadini, Favro Piergiorgio, …
Sicuramente non sono tutti, ma non vuoi dire. Abbiamo voluto nominarli senza schemi o ordini. Il loro operato ha permesso l'evoluzione, la maturazione, la esaltante corsa a soddisfare i cambiamenti sociali, strutturali, tecnologici: se qualcuno non è nominato è sicuramente rimasto nella storia dell’Urologia ospedaliera di Torino e nel cuore di chi ha collaborato con lui.
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italian-malmostoso · 5 years ago
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Ascoltate l’intervento dell’assessore regionale lombardo alla sanità.
Se non siete d’accordo con quanto affermato controbattete con dati ed argomenti validi, che insulti e sarcasmo non cambieranno di una sola virgola le sue dichiarazioni, anzi le rafforzeranno.
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cartofolo · 5 years ago
Note
Salve prof., oggi riflettevo su una questione. Se è vero che esistono i fenomeni di apporto e di asporto, e se è vero che esiste un fenomeno come la “preghiera” che qualcuno dice essere efficace in circostanze “particolari”, è possibile che durante la preghiera si crei in realtà una biochimica emozionale positiva che va a teletrasportarsi nel corpo di chi sta male, determinando quindi un cambiamento anche della sua biochimica? A me non piace il (continua)
il cristianesimo, però trovo interessante una pratica diffusa all’interno della mistica cristiana che si chiama “pena di sostituzione”. Il mistico decide di assumere su di sé le pene di un altro, e anche in questo caso ci sono testimonianze che convalidano il fenomeno (sempre da prendere con le pinze chiaramente). Potrebbe trattarsi anche qui di asporto e apporto, trasferimento da un corpo a un altro, della sensazione dolorifica? Grazie in anticipo, chiedo scusa per le imprecisioni. Con stima.
Sono convinto che la forza di un pensiero di bene, abbia sempre n suo effetto, Anon. Però non penso che questo voglia dire prendere il male dell'altro su di sé. Non avrebbe senso né da un punto di vista logico né da quello spirituale. Il male o, meglio,il dolore è qualcosa che avverte un individuo che si trova in una posizione disarmonica con la sua natura biologica o psichica. Dunque la sua mente è estremamente ricettiva a qualunque influenza esterna che possa colpire quelle parti che si rendono disponibili a cambiare. Ecco che la preghiera, come un'energia sottile, se trova materiale analogo, può rafforzarlo e renderlo promotore di un aiuto. Non mi riferisco a rituali o altre pratiche insegnate dalle religioni o propagandate da un certo esoterismo, ma piuttosto a un semplice pensiero di bene che scaturisca dal profondo per l'affetto o la compassione che si può provare. Non altro.
Infatti, secondo me, la preghiera prima di tutto, è relazione. Non importa chi io possa pregare o come immagini la figura a cui mi rivolgo.
Prego che nel mondo possano cessare le guerre. Prego che le persone infelici trovino la loro strada di comprensione. Che i sogni dei miei amici possano realizzarsi. Che la grave malattia, che ha colpito chi mi sta vicino, possa essere superata. Che i problemi del mio lavoro possano essere risolti. Che chi mi è caro, ritorni ai giusti sentimenti.
Dov’è la differenza? Quale, di queste, è la preghiera più giusta? Qual è la più degna di essere ascoltata? Non è forse più importante il sentimento interiore di chi si esprime in una preghiera di aiuto, piuttosto che per chi o per cosa si stia pregando?
Io non credo che vi siano differenze o classificazioni del tipo di preghiera. E non credo neanche che sia importante a chi ci si rivolga. So solo che la forza del pensiero, accompagnata dalla giusta emotività, ha un potere immenso, e i miracoli possono avvenire (e avvengono) solo quando c’è “richiesta” e mai nella rassegnazione.
Ti riporto uno studio statistico da prendere con le molle, ma che è comunque indicativo di una tendenza alla ricerca. Da questo, pubblicato sulla rivista dell'American Medical Association, è emerso che, con la preghiera, le persone guariscono prima e meglio. Un gruppo di medici ha seguito novecentonovanta pazienti affetti da problemi cardiovascolari differenziando le terapie in due blocchi distinti: tutti sono stati curati con metodi tradizionali, ma quattrocentosessantasei di quei nocecentonovanta hanno potuto godere, a loro insaputa, delle "attenzioni spirituali" di settantacinque persone appartenenti a diverse religioni che si erano offerte di pregare per loro. La differenza è apparsa subito sorprendente, tant'è che le possibilità che sia una risultante del caso sono una contro venticinque.
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campaniareturns · 4 years ago
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Umanesimo Rinascimentale
DA ISTITUZIONI LINEE GUIDA PER IL BENE DEL MONDO LARGO
 di Silvia Davite
Iniziano oggi gli "Stati Generali" promossi dal Premier Conte al quale, come Campania Returns, intendiamo offrire il contributo di quanti piu' o meno sconosciuti, non per questo con un più basso senso dello stato, si adoperano per l'interesse generale leali ai principi costituzionali.
Quale il mood di riferimento e i principali contenuti delle linee guida che ci piacerebbe emergessero, li affronteremo da oggi alla conclusione del programma previsto dalla Presidenza del Consiglio.
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(On. Marco Minniti, componente delle delegazione italiana alla NATO)
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On. Giancarlo Giorgetti (responsabile relazioni internazionali Lega Nord)
Prima di giungere ai protagonisti di questo “approfondimento del sabato”, ci preme esprime la nostra preferenza quanto all’organizzazione della giornata di oggi: ci sarebbe piaciuto un momento aperto, trasparente ed inclusivo. Non per contrattare su questo o quel provvedimento, bensì perché leadership, attori politici, economici, sociali e culturali potessero in prima istanza condividere direttamente con il popolo italiano gli effetti della fase acuta della crisi: gli errori, le eccellenze, le aspettative sui provvedimenti.
Una sorta di punto comune a tutti.
Ecco, fossimo stati noi gli organizzatori, la prima giornata sarebbe stata un grande momento di riflessione ragionata e partecipata per ritrovarci e riunirci come popolo secondo le parole del Presidente Mattarella.
Visto poi che a noi di Campania Returns sta a cuore l’interesse generale e come ricorda il Presidente dell’Università Luiss, Vincenzo Boccia: “essere scaramantici è da ignoranti, ma non esserlo porta male”, ci siamo uniti subito a Giancarlo Giorgetti che in una recente intervista ha espresso al Premier Conte alcune valutazioni a nostro avviso giuste: il momento di una riflessione ragionata per analizzare i punti di forza e di debolezza dell’Italia nella gestione dell’emergenza sanitaria accanto al rilancio di una iniziativa per la fiducia, la ripresa economica e la coesione sociale, è assolutamente opportuna, con un nome più propizio pure, ha aggiunto il leghista!
Al suo auspicio per le ragioni di cui sopra, ci siamo uniti proponendo: “Umanesimo rinascimentale, dalle istituzioni linee guida per il benessere del mondo largo”: se c’è una cosa che tutti dovremmo aver imparato, infatti, è  che nel mondo largo i comportamenti di ogni persona ricadono immediatamente sugli altri.
In poche battute emerge come il “monomio” libertà-responsabilità torni trasversalmente fondamentale a tutti gli aspetti del patto sociale al fine di darci sicurezza, dunque presente, futuro; allo stesso modo è importante la comprensione della dimensione glocal delle relazioni internazionali: ovvero, come dice l’Ambasciatrice Belloni, “le relazioni internazionali hanno ricadute interne più quotidiane di quello che pensiamo e viceversa”.
Dunque ci chiediamo, che senso abbia per il centro destra tornare indietro di anni e chiudersi in un Aventino parlamentare non partecipando alla kermesse (“apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno” lo potrebbero dire altri in futuro non dimentichiamolo), senza considerare che solo pochi mesi fa si offrivano per la riduzione del numero di rappresentanti eletti alla Camere?
Se c’è la volontà politica di proporre un’opposizione costruttiva, come “sbandierato” da Matteo Salvini nella manifestazione di parte del 2 Giugno (l’iniziativa, per altro, ha messo in luce una scarsa cultura delle relazioni internazionali da parte dei leader del centro destra e in questa affermazione c’è tutto l’auspicio personale perchè i responsabili di settore di quei partiti ne possano riflettere), allora una riflessione di ampio respiro in Parlamento collegata a momenti di confronto in altre sedi, non toglie alcunchè alla veste istituzionale di chi da Ministro degli Interni stava giustamente spesso tra la gente, di chi da Parlamentare europeo, non altrettanto giustamente, ha mancato troppe sedute, di chi da politico avrebbe fatto bene ad ascoltare in passato i suggerimenti degli “anziani della Lega”: “Matteo fatti un’esperienza amministrativa prima del nazionale”.
Altrettanto sarebbe utile al Premier Conte raccogliere l’invito del centro destra ad un momento propriamente istituzionale: chi sa che, così, torni la consapevolezza dell’errore maturato tra tutti coloro che a più riprese, prima gli uni, poi gli altri, si sono dichiarati pronti a ridurre il numero di Parlamentari nel momento in cui invece l’armonizzazione tra i bisogni del quartiere, del comune, della città, del collegio con lo Stato, l’Europa e la dimensione internazionale appunto, si fa fondamentale.
Torniamo tutti a miti consigli superando un referendum che oggi ha davvero poco senso e trasformiamo il libretto informatico che verrà spedito nelle nostre case, in un opuscolo contenente raccomandazioni per i prossimi mesi, servizi e punti di riferimento sanitari, sociali, economici, riepilogo delle misure dirette indirette richiedibili adottate da qui alla legge di bilancio e sistema di segnalazione multi channel per ciascuna competenza.
Rendiamo più uniforme e accessibile a tutti una comunicazione e un’informazione di servizio che in questi mesti è giunte nelle case degli italiani confusa, scomposta alimentando e generando ansie, maggiori ancora del dovuto. La comunicazione pubblica è fondamentale, ha ragione il Sottosegretario Sibilia: per questo auspichiamo fondi e personale(anche comandato da altre strutture della PA se coi bandi non siamo ancora pronti) alle Prefetture per coordinare nelle città la comunicazione tra tutti gli attori locali istituzionali e non che sul territorio operano.
Ora non desideriamo passare per ripetitivi nell’esprimere la preferenza per Marco Minniti come miglior leader contemporaneo, tale indipendentemente dal ruolo che esercita: le poche interviste rilasciate anche ad inizio lockdown danno il senso dello spessore della persona, e certo l’uomo non ha bisogno di sponsor sebbene proprio lo stesso Giorgetti al Meeting di Rimini dell’Agosto 2018 fece notare, quanto sperasse tornasse ad essere importante il peso dei filosofi in politica; ricordo qui questo aspetto perché una parte della riflessione compiuta allora dal leghista ci appartiene proprio nel considerale l’ex Ministro degli Interni il profilo da prendere come esempio di leader contemporaneo: egli, tuttavia, non è solo un filosofo, è un insegnante, un figlio dello Stato, appassionato degli altri.
C’è di più in quell’appuntamento riminese citato: il Deputato leghista elencò nel corso del convegno pubblico con i rappresentanti dell’intergruppo parlamentare sulla sussidiarietà, alcuni punti che restano a nostro avviso ancora oggi, nodi da sciogliere ed il fatto che egli più volte vi sia tornato sopra dice qualcosa, a chi lo segue sistematicamente, s’intende! 
Nei mesi scorsi Giorgetti ha ripetuto quei punti in qualche caso subendo critiche da più parti perché ci si aspetta sempre che “Il Giancarlo” sia misurato… ma insomma se ogni tanto si lascia prendere anche lui, non dobbiamo avere timore: quando si tratta di scrivere un provvedimento o di assumere una decisione egli torna riflessivo, attento e lungimirante.
Ma quali sono i punti che Giorgetti espresse allora?
Innanzitutto la necessità di un sistema sanitario equivalente, fondato sui presidi territoriali: quando egli disse e dice che nessuno va più dal medico non è più o meno la stessa richiesta di Marco Minniti nell’intervista a La Repubblica di Aprile scorso?
L’affermazione espressa in modo netto da Giorgetti, è come un coltello che fruga dentro. Ciascuno legge, si informa in modo autonomo, e questo è bene perché cresce il livello di consapevolezza di ognuno di noi, tuttavia senza un confronto con esperti rischiamo di presupporre di sapere tutto e questo non è possibile, neanche per il più dotto fra gli uomini.
Accanto a questa tendenza che ci ha reso supponenti, in modo direi speculare, abbiamo scelto nel passaggio tra ULSS e ATS di allentare il ruolo di coordinamento dei presidi sanitari territoriali, con il rischio che quell’importante funzione orizzontale in ambito socio-sanitario tra i bisogni di salute che emergono dalla popolazione (a partire dall’alimentazione), gli indirizzi e le politiche necessarie, risultasse meno aderente alla realtà; ancora, ci siamo fatti prendere dall’idea che gli italiani siano ipocondriaci ai danni delle casse pubbliche: la conseguenza? Indicazioni ai medici di base per maggior rigidità nel prescrivere visite, esami e prestazioni specialistiche ai danni della prevenzione; sempre ai medici di base spesso in questi mesi si è finito per non fornire quegli strumenti essenziali, ad esempio i saturimetri: semplici ma fondamentali per monitorare l’ossigeno ai pazienti a casa con febbre, dunque le possibili evoluzioni in polmonite così da poter decidere tempestivamente,e solo se necessario, il trasferimento in ospedale, evitando così di inviare i pazienti nelle strutture quando non serve. Chi vuole andare in ospedale e non restare a casa se può?
Occorre richiamare la tradizione del patto sociale europeo per riaffermare la centralità del sistema sanitario equivalente innanzitutto all’accesso: già oggi chi ha le possibilità economiche prenota alla sanità privata, chi non può attende mesi o ancora, nell’emergenza, i medici di base che hanno tutti gli strumenti sono nelle condizioni di fare bene il proprio mestiere, coloro che purtroppo non li hanno ricevuti, restano soli (chi acquista e distribuisce? È solo un ente locale o il funzionamento per la PA coinvolge tutti i livelli…).
La prevenzione come la diagnosi tempestiva rischiano di non essere accessibili a tutti, l’equivalenza del sistema sanitario rischia di essere sempre più traballante fin dalle sue fondamenta.
Quando studi la matematica impari che senza la solidità dei fondamentali, il risultato delle operazioni successive che provi a compiere non è scontato: per questo noi insistiamo a sottolineare come sia importante mentre rilanciamo l’economia, ridiamo fiducia e ci rimettiamo in moto, non sottovalutare gli aspetti fondamentali di tenuta durante questa o altre emergenze (facciamo corna !m!) che potrebbero affacciarsi in questo nostro mondo largo. 
Buon lavoro Presidente del Consiglio, non consideri la gestione istituzionale gerarchica dell’emergenza come il modus operandi standard: è nell’alleanza città - imprese  -istituzioni che proprio Marco Minniti da Ministro rese praticabile nei cosiddetti “decreti Minniti” che lei troverà la forza di far crescere l’Italia per un’ Europa più forte (coi i conflitti interni ed interregionali non sopiti, nella relazione tra leadership e popolo ancora da consolidare, nella comprensione del ruolo che il patto sociale europeo può giocare nel trascinare la ripresa globale, senza per questo sentirsi superiori ad alcuno).
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Il rogo di Tivoli, verifiche sull'impianto antincendio dell'ospedale
AGI – Sono in corso accertamenti, coordinati dalla procura di Tivoli, sull’impianto antincendio dell’ospedale San Giovanni Evangelista che, nella tarda serata di venerdì, è stato travolto da un rogo che ha portato alla morte di 3 pazienti e al trasferimento, di altre 134 persone, in altri nosocomi della Capitale. Secondo quanto apprende l’AGI, al momento non emergerebbe però un chiaro…
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lamilanomagazine · 10 months ago
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Arrivata a La Spezia la nave ospedale “Vulcano” con i bambini di Gaza
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Arrivata a La Spezia la nave ospedale “Vulcano” con i bambini di Gaza. Nessun imprevisto durante le operazioni di sbarco e accoglienza delle 62 persone, tra bambini e accompagnatori, provenienti dalla Striscia di Gaza a bordo della "Vulcano" della Marina Militare. Dal porto della Spezia, dove la nave è attraccata questa mattina, sono 17 le persone destinate al trasporto a Genova, di cui 4 piccoli pazienti che necessitano di ricovero all'ospedale Gaslini, per un totale di 8 persone ospitate dalla struttura. Gli altri 9, che costituiscono i rispettivi nuclei familiari, verranno accolti nelle sistemazioni della Caritas in attesa di procedere con l'iter burocratico. Il bilancio del Gaslini sale quindi a 13 persone, in quanto 5 erano già arrivate il 29 gennaio scorso in un'analoga operazione umanitaria avviata dal Governo. Centrale il contributo di Regione Liguria, che nei giorni scorsi si era immediatamente attivata come cabina di regia insieme all'ospedale Gaslini e a diversi enti del Terzo Settore (Comunità di Sant'Egidio, Caritas, Arci e la Federazione delle Chiese evangeliche) nel trovare una soluzione di vitto e alloggio, ma anche mediazione culturale e fornitura di beni primari, garantendo così un aiuto concreto alle famiglie. Altrettanto cruciale il contributo del Dipartimento della Protezione Civile, che si occuperà, a sostegno della Croce Rossa italiana, del trasporto in sicurezza di 5 persone dalla Liguria verso gli ospedali di Milano per ricevere le cure necessarie. «Regione Liguria ha un'organizzazione rodata grazie a Protezione Civile, Terzo Settore e Sanità che, in collaborazione con Arci, Caritas, Federazione Chiese Evangeliche, Sant'Egidio, ha permesso non soltanto di prendersi carico dei piccoli pazienti e dei loro familiari che rimarranno in Liguria, ma anche di garantire i trasporti in sicurezza dei pazienti e dei parenti che andranno negli altri ospedali pediatrici del Paese - commenta l'assessore alla Sanità Angelo Gratarola -. Questa è la seconda fase di un percorso iniziato il 29 gennaio con l'arrivo del primo aereo a Ciampino con 5 persone, due mamme e tre bambini, poi trasportati al Gaslini. La terza e ultima fase sarà un nuovo volo in arrivo il 9 febbraio con a bordo 25 persone di cui al momento non è noto quante saranno destinate alla nostra regione. Quel che è certo - prosegue Gratarola - è che la Liguria conferma la propria disponibilità all'accoglienza. Salire a bordo della nave “Vulcano” e incrociare lo sguardo di chi ha visto la guerra da vicino mi ha toccato particolarmente. Metteremo pertanto a disposizione come sempre tutte le migliori professionalità per prenderci cura di loro non solo per lenire le ferite fisiche, ma anche per supportare i traumi psicologici inevitabili in tragedie come quella della guerra». «Stiamo scrivendo una nuova pagina dell'accoglienza nella nostra regione a dimostrazione della disponibilità, e responsabilità, della Liguria nel portare a termine missioni delicate come quella di oggi che ha permesso, oltre al ricovero dei bambini bisognosi di cure, anche il ricongiungimento di alcune famiglie - aggiunge l'assessore al Sociale e Protezione Civile Giacomo Giampedrone -. Enti del Terzo Settore, Protezione Civile e ospedale Gaslini hanno dimostrato ancora una volta di saper fare sistema coordinando i soggetti coinvolti. Regione Liguria ribadisce la sua disponibilità a collaborare con il Governo nella gestione delle emergenze, mettendo in campo le sue competenze e risorse per aiutare chi ha bisogno. Inoltre, oggi non solo stiamo portando a termine le operazioni di accoglienza primaria, ma grazie alla Protezione Civile faremo da filtro nel trasferimento di altrettante persone in Lombardia».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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