#tragitto
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themhac · 2 years ago
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nella vita vorrei avere la stessa sicurezza della persona che hanno appeso su due balconi uno striscione con scritto "napoli campione d'italia 2022-23"
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pier-carlo-universe · 4 months ago
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Il Libro di Chi Viaggia Ogni Giorno: Un Percorso tra Lavoro, Amore e Nuove Avventure. Di Alessandria today
Una riflessione su chi affronta viaggi quotidiani, che siano verso un lavoro, un amore o verso nuove scoperte, esplorando le motivazioni che spingono le persone a intraprendere questo percorso.
Una riflessione su chi affronta viaggi quotidiani, che siano verso un lavoro, un amore o verso nuove scoperte, esplorando le motivazioni che spingono le persone a intraprendere questo percorso. Ogni giorno, milioni di persone viaggiano verso una meta, che sia il luogo di lavoro, la casa di una persona amata o una destinazione che rappresenta l’ennesimo inizio di una nuova avventura. Che si…
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akknda · 2 years ago
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all this anxiety for WHAT
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demonecelestiale · 2 years ago
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stamattina era una bellissima giornata di sole e non capite il fastidio che mi ha dato
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falcemartello · 4 months ago
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🧵“Se i pannelli solari potessero parlare”.
Sono un pannello fotovoltaico al silicio monocristallino, sono grande 2.094x1.038x35mm e peso 24 kg. Fui costruito a Xi’An in Cina e oggi sono in un campo fotovoltaico vicino Avellino. Sono bello, vero? Seguitemi nel mio racconto!
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Per la mia costruzione nella fabbrica di pannelli PV più grande del mondo, alacri operai cinesi misero insieme 1.128 grammi di preziosi wafer al silicio monocristallino collegandoli con 72 grammi di sottilissime interconnessioni in rame su un letto di 2.352 grammi di alluminio.
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A ricoprire il tutto, 1.032 grammi di EVA protettivo e 19.416 grammi di vetro temperato purissimo. Per completare l’assemblaggio furono necessari ben 3.250 kWh di energia elettrica cinese, di cui il 67% da combustibili fossili che produssero 1.276 kg di emissioni di CO2.
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Per andare da Xi’An a Shanghai via TIR insieme ad altri 349 pannelli come me, occorsero ben 1.000 litri di gasolio, circa 3 a testa. Poi, da lì, per raggiungere Amburgo (11 kNM), la nave cargo dovette bruciare ben 5.300.000 litri di “bunker oil”,
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un gasolio molto grezzo e viscoso con alto contenuto di zolfo, che, divisi per 1.400.000 di noi (4.000 container x 350 moduli), furono circa 4 litri a testa. Infine, per il tragitto da Amburgo ad Avellino via TIR ci vollero ulteriori 1.000 litri di gasolio, 3 a testa.
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Giunto ad Avellino, per la mia installazione ci volle un ulteriore litro di gasolio che portò il totale a 11, cioè 113 kWh di energia e 30 kg di CO2 emessa.
Lì, considerando l’insolazione annua di Avellino, il mio rendimento di conversione solare/elettrico e perdite del 6% circa per giunzioni e inverter, in 20 anni produrrò circa 8.200 kWh netti in rete.
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Infine, quando esalerò l’ultimo respiro, per smantellarmi, smaltirmi e riciclare i miei componenti occorreranno, ahimè, ulteriori 900 kWh circa di energia elettrica italiana che daranno luogo a 222 kg di emissioni CO2.
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Tirando le somme, a fronte di 4.263 kWh di energia spesa e 1.528 kg di CO2 emessa, avrò prodotto 8.200 kWh in 20 anni, cioè 3.937 kWh netti (197 kWh/anno) emettendo 1.528 kgCO2, 388 gCO2/kWh. Il mio EROEI sarà 8.200/4.263 = 1,92.
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Vi domando: ne sarà valsa la pena per il globo?🤔
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kon-igi · 13 days ago
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UN QUALCOSA DA NON CREDERE
Mi affaccio dal finestrino. Pur essendo un tardo autunno, l'aria non è ancora fredda e il sole sembra emanare un tiepido calore che filtra attraverso le nuvole.
Guardo alla mia destra; la massicciata della ferrovia taglia in due i campi, parallela alla strada che sto percorrendo con la mia macchina, ma nessun treno con cui perdere la gara di velocità. Pazienza. Improvvisamente i binari si inerpicano su un vecchio ponte di pietra e mi tagliano in due la strada. Io sono costretto a passarci sotto, meglio così che un palloso passaggio a livello. Però…
Aggrotto le sopracciglia ma un BIP mi segnala che ho finito il metano nel serbatoio.
Lo sapevo - penso - lo sapevo ed è per questo che ho preso questa strada invece della solita perché più avanti c'è un distributore di
METANO
recita il cartello, e più piccolo 50 METRI A DESTRA.
Percorro cinquanta metri - non uno di più - e poi svolto a destra.
Il distributore sembra uscito da un disegno di Richard Scarry, quello degli allegri animaletti antropomorfi che fanno cose da umani: stranamente pulito, quasi profumato, con le strisce verde pistacchio e celeste nautico che paiono appena pitturate e una signora sorridente che mi dice 'Oggi si sta proprio bene fuori! Facciamo il pieno?'
Anche se non è più obbligatorio uscire dal veicolo durante il rifornimento, io preferisco sgranchirmi la schiena e prendere una boccata d'aria. C'è un piccolo giardinetto tra le pompe e l'ufficio e dalla panchina posizionata strategicamente sotto un acero campestre intuisco, sorridendo, che quello d'estate è sicuramente un bel rifugio dalla calura. Inoltre dietro alla panchina, appena oltre la recinzione, l'ombra è assicurata anche dagli alti steli del mais che col vento stanno sbattendo contro la rete di metallo.
L'occhio mi cade su un posacenere.
Non è proprio un posacenere ma immagino che venga utilizzato come tale dai clienti e dai gestori per spegnere le sigarette fumate di corsa mentre i serbatoi si riempono.
Nello specifico si tratta di una scatoletta di tonno appoggiata su un trespolo di metallo, forse un vecchio porta estintori.
Aggrotto le sopracciglia, a onor del vero non per la prima volta.
Il posacenere è in mezzo al prato, lontano dalla strada ma lontano anche dalla panchina sotto l'albero. Troppo lontano perché sia comodo e attorno alla panchina nessuna traccia di mozziconi buttati a terra. Avranno pulito - mi dico ma poi vedo che nel tragitto che va dalle pompe alla panchina l'erba è calpestata fino a mostrare il terriccio, mentre il trespolo del posacenere è in mezzo a erba intonsa.
Mi avvicino e prendo in mano la scatoletta: da lontano sembrava di tonno e lo è decisamente anche da vicino… ovviamente il tonno dentro non c'è ma l'etichetta serigrafata recita TONNO PYTHON IN OLIO DI OLIVA. La porto al naso e cerco di distinguere i vari odori - pesce, nicotina, metallo, olio - aggrotto ancora le sopracciglia, avvertendo un sottile mal di testa farsi largo tra gli occhi.
Questo non è l'odore di una lattina di tonno usata come posacenere - sussurro a mezze labbra - questa è una lista di odori, una lista precisa di odori separati
La volto e ne guardo il fondo... Prodotto in PBD - Sagan Industries, Lyssa Inc.
E poi capisco.
Guardo la panchina, l'acero, il campo di mais e, oltre, la ferrovia, su cui non passano treni.
Ma certo…
Mi dirigo verso la tipa del metano che sta aspettando davanti alla mia macchina: braccia lungo i fianchi, schiena dritta, immobile. Non la vedo in faccia perché è voltata ma posso immaginare la sua espressione.
Quando sono a un metro da lei prendo la rincorsa e poi sollevo la gamba, stampandole una pedata di piatto in mezzo alle scapole e lei vola via, andando a sbattere contro la pompa.
Si volta veloce con un espressione di disappunto e mi dice HEY! poi l'espressione cambia ancora e sorridendo - Oggi si sta proprio bene fuori! Facciamo il pieno?
Allora allungo una mano e le tolgo dal taschino un taccuino e un pennarello. Lei sorride, come se nulla fosse.
Mi avvicino al posacenere e intanto comincio a scrivere qualcosa su una pagina.
Sai - dico a voce alta ma con tono calmo - a volte se graffia e miagola non c'è nemmeno bisogno di guardare troppo per intuire che è un gatto e capisco che questo meccanismo ti sia stato molto comodo però… PERO'… il raggio minimo di curvatura per un binario ordinario si distribuisce perlomeno su 300 metri e la deviazione è solo di pochi gradi, NESSUN TRENO TI CORRE ACCANTO E POI DEVIA DI 90° A TAGLIARTI LA STRADA SU DI UN PONTE!
Poi, dimmi, quale contadino con un po' di cervello seminerebbe un filare di mais a pochi centimetri da una recinzione metallica senza lasciare lo spazio di 2 metri per il dente esterno della spannocchiatrice? E poi, dai… IL MAIS A NOVEMBRE?!
Ma il tuo errore più grosso è stata La Firma...
Potevi metterla ovunque, persino dentro lo sciacquone della toilette o anche tatuata sul culo della benzinaia, ma no, tu volevi che fosse ben visibile! E allora ricorda questo la prossima volta: la teoria del Desire Path ci insegna che un tragitto viene percorso solo se è comodo, altrimenti vengono scelte altre scorciatoie. Nessuno avrebbe usato mai quel posacenere perché troppo lontano dalla panchina ma non c'erano mozziconi in giro, da nessuna parte. Era pulito ma puzzava lo stesso di sigaretta, nonostante ci fosse una patina di olio… se pulisci la cenere pulisci anche l'olio ma la tua intenzione era solo metterti in mostra, non fare un lavoro preciso e professionale.
Adesso basta così ! - e sollevo verso il cielo il taccuino aperto su cui avevo appena finito di scrivere
raise exception ("wake up!")
L'ambiente circostante perde improvvisamente colore e luminosità, i contorni degli oggetti cominciano a sfumare e tutto viene avvolto da un grigio spento che infine diventa nero.
Mi sveglio.
Mi stacco dalle tempie gli elettrocateteri percutanei in silicone e guardo lo schermo del portatile, su cui svetta la riga di codice del taccuino.
Ancora non ci siamo, Lyssa - mi lamento in direzione della Vasca Axolotl in cui galleggiano i banchi proteici del Databurst Brain - non ho acconsentito ad addestrarti se poi commetti questi errori dettati dalla tracotanza e dal poco impegno. Ora devo andare ma la prossima volta esigo che da Intelligenza Artificiale Metagenerativa quale sei tu faccia un lavoro migliore!
Quando sto per uscire dal laboratorio, lo schermo vibra di un nero leggermente meno scuro Vedrai - sussurra una voce femminile dagli altoparlanti - ti prometto che la prossima volta non te ne accorgerai nemmeno.
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Per tutti i nuovi iscritti, ripropongo qualche racconto 😉
GINEVRA
Qualche giorno fa avevo un appuntamento alle 17, davanti ad un albergo di cui non ricordo il nome.
Non ci sono mai arrivata, è saltato tutto all'ultimo momento.
Ultimamente va così:
belli, passabili, simpatici, discretamente o altamente interessanti, poco importa.
Tanto, una scusa per non incontrarli, la trovo sempre. Mercoledì però ero convinta e preparata, con il baby doll e le autoreggenti.
Mi sono eccitata nel bagno dell'ufficio a pensare al momento in cui finalmente, qualcuno che nn fosse mio marito, fosse riuscito a violare questo tempio
Non succede da tempo ormai e ho pensato che l'ingegnere , dopo anni di tentativi, avesse finalmente vinto la bambolina.
Pensando a lui mi sono accarezzata da sopra le mutandine... carezze fugaci, giusto per sentire la prominenza delle grandi labbra, aspettando che il liquido della mia fica bagnasse la stoffa
Mi piace andare in giro così umida, mi piace pensare che se ne percepisca l'odore
Fatto sta che, alle 14,30, mi arriva un messaggio che, per qualche casino sul lavoro, l'Enrico non potrà raggiungermi.
Contenta un cazzo ovviamente, ma visto che tanto a Torino ci dovevo andare ugualmente per una cena al Magorabin, sono partita con la mia valigia di porche voglie verso la bella città sabauda.
La delusione non ha spento i miei istinti, c'era nell'aria tempesta ma con ancora il caldo estivo che mi faceva sudare le cosce e irrigidire i capezzoli
Ho camminato da corso San Maurizio con il Po alla mia sinistra, verso la Gran Madre, per andare a prendere un gelato e sorridevo ogni volta che il vento apriva lo spacco del mio vestito verde, troppo leggero per contrastarne la forza
Le cosce scoperte, le autoreggenti in evidenza, gli uomini che guardavano dalle macchine mentre attraversavo la strada... Umidità, vento, sguardi liquidi e umori lungo le calze velate. Eccitata come un adolescente al primo ditalino, mi sono seduta col mio gelato su una panchina di cemento di fronte al Gran Bar di Corso Casale, vicino alla più classica delle fontanelle della città, quella con la testa di toro
Ho leccato quel gelato pensando all'ultima volta in cui avevo avidamente succhiato e portato un cazzo ad esplodermi in bocca .
Troppo tempo
Mi sono avvicinata alla fontana per togliere dal vestito una macchia di cioccolato e con noncuranza l'ho quasi alzato completamente, aspettando che i ragazzi seduti al chiosco vicino si accorgessero di me. Gomitate, risatine, chissà quante volte mi avranno chiamata puttana.
Mentre maledicevo la mancanza di un amante che mi aspettasse a cazzo duro in un posto qualunque, è arrivata la pioggia e a passo svelto sono tornata verso via Vanchiglia , dove avevo la macchina.
Mi stavo bagnando, ma non ho corso e questo mi ha permesso, lungo il tragitto, di notare un piccolo negozio di abbigliamento vintage
Mi sono fermata e un cartello invitava ad entrare liberamente per sbirciare tra gli abiti appesi
Varcando la soglia ho sentito odore di incenso e di rose e mi sono sentita subito in un ambiente caldo e famigliare
Quella che poi ho saputo essere la proprietaria, è arrivata da una porta che dava su un cortile interno.
Ho notato il suo vestito in chiffon color pesca, lungo fino ai piedi, tanto lungo da doverlo tenere alzato mentre camminava. Sembrava una tipica damigella di quei matrimoni americani che si vedono in tv. Le ho sorriso istintivamente guardandole i piccoli seni non costretti da intimo
Capelli corti come i miei ma mossi, ornati da un piccolo fiore all'altezza dell'orecchio, occhi grandi e scuri, una bocca sottile e dolce nascondeva denti bianchi e perfetti
Mi ha invitata a guardare e chiedere, se ne avessi avuto bisogno...
Ho passato le mani tra gli stendini, ma continuavo a pensare alle sue forme sotto la stoffa, al culo importante, ad una vita non troppo sottile su un corpo comunque armonioso
Mi stavo bagnando ed ero a disagio e quando mi sono girata lei mi stava fissando
"il vestito che hai in mano ti starebbe benissimo, dovresti provarlo!"
Non so se sia stata la sua capacità professionale o la voglia di spogliarmi che mi accompagnava da tutto il giorno, ma ho chiesto dove fosse il camerino e sono stata contenta di trovarlo spazioso e accogliente, con un grande specchio
Mentre mi preparavo l'ho sentita camminare nervosamente avanti e indietro,ma quando ho scostato le tende, ho trovato subito i suoi occhi. Prontamente ha iniziato a sistemarmi il colletto, mi ha toccato le spalle "lo sapevo, lo porti benissimo"
Ha aperto un bottone e poi un altro ed io sono rimasta immobile senza sapere cosa fare, mi sentivo come una bambola nelle mani di una bambina che gioca a fare la mamma
Ma tra le gambe c'era la donna che sono. L'ho sentita pulsare ed eccitarsi.
"Ecco, lascia che si veda il tuo décolleté , è perfetto"
Ha preso altri vestiti e mi ha chiesto di provarli. Il suo tono era perentorio ma dolce, un no non era contemplato ed io, come un automa, ho ubbidito.
Mentre indossavo il secondo abito ha azzardato aprendo le tende, dicendo di voler togliere ciò che non serviva più e mi ha vista in intimo, con le calze a balza larga che circondavano le mie cosce.
Sono rimasta immobile, imbarazzata, ma il suo modo di guardare e di sorridere ha sciolto le mie inibizioni
"ti aiuto se vuoi"
"si, per favore"
È entrata ed io ho sentito il suo profumo di rose, e l'inconfondibile odore dell'eccitazione
Mi ha aiutato a tirare su il vestito e mi ha sfiorato il collo con le mani, poi le spalle, la schiena
Cristo, volevo solo che mi toccasse e palpasse
Le ho sorriso guardandola dallo specchio e prendendolo come un invito mi ha girata e mi ha baciata
Un bacio dolce e bagnato che mi ha improvvisamente reso consapevole di quanta tenerezza io avessi dovuto rinunciare in passato, in nome di relazioni che spesso mi avevano lasciato sola e inerme, in balia delle più luride pulsioni.
Mi ha spinta contro lo specchio e pressando il suo corpo sul mio mi ha allargato le gambe con un ginocchio. Ero fradicia e vogliosa e lei lo sapeva
Ha fatto scivolare il vestito e si è inginocchiata davanti alle mie mutandine che piano piano ha sfilato via
Ho pensato a come fosse possibile tutto ciò...mesi a chattare su inutili siti di incontri e poi la mia ricompensa era lì, in un piccolo negozio di abiti vintage..
Ha annusato il mio pube, il mio pelo, ci ha strofinato il naso, allargato le mie grandi labbra con le dita ed è rimasta a guardarla
Ci ha giocato con la lingua mentre iniziavo a mugolare, leccava il mio clitoride, lo succhiava con avidità, infilava le dita dentro l'orifizio grondante umori biancastri e se le leccava con foga
Improvvisamente ha smesso ed è corsa via. Per un attimo smarrita mi sono seduta sullo sgabello del camerino Ho sentito chiudere a chiave la porta del negozio ed è tornata da me
"Eccomi, non puoi più scappare"
Ma chi cazzo voleva muoversi da lì!
L'ho avvicinata a me e ho appoggiato la testa sul suo ventre, ho alzato il vestito fino al suo sesso, anche lì completamente libero dall'intimo.
Che fica meravigliosa, completamente nuda ed esposta
L'ho accarezzata, ma è il suo culo che volevo, morbido ed invitante.
Le ho chiesto di girarsi, di chinarsi per me e ho affondato la faccia tra quelle natiche
Ho annusato forte e poi la mia lingua è corsa all'esplorazione di quel pertugio perfetto, che sapeva di sapone e culo
Leccavo ed infilavo la lingua sempre più in fondo, come un piccolo cazzo entravo ed uscivo mentre la sentivo ansimare, colare, sentivo il gusto di tutta la sua voglia
Ha iniziato a masturbarsi e sentivo il rumore delle ditta fradice
La volevo mia, volevo godere con lei guardandola in viso
Lho accompagnata sul tappeto, supina, le ho aperto le gambe e mi sono posizionata sulla sua fica in un incastro perfetto
Abbiamo iniziato a muoverci e a strofinare i nostri sessi, sempre più veloce
Dio, l'odore che emanava quell'erotico ballo... Sudore, fica, shampoo per capelli, trucco, culo
Ho goduto nell'attimo in cui diceva "Vengo cazzo!"
Siamo esplose insieme e la sua fica ha spruzzato sulla mia, mentre il suo corpo pareva in preda a convulsioni
Mi sono abbassata e ho raccolto con la lingua ciò potevo, gustando tutto il suo essere
Poi ho raggiunto la sua bocca e sporca di umori l'ho baciata morbidamente, mischiandomi alla sua saliva
Mi ha guardato e ha riso e ancora ansimante mi ha detto
"Ah, piacere, io sono Ginevra"
Al Magorabin non ci sono mai arrivata.
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raccontidialiantis · 6 days ago
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La migliore amica al Blue Bar
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Dieci anni fa erano fidanzati. Nina: piccolina, una seconda di reggiseno. Una ragazza graziosa, certo, ma niente di che. Per giunta un tipo dalle scarse prospettive lavorative, diciamoci la verità. Ma Elio, bello come un apollo, la amava! Ed era la sua unica gioia. Poi Adele, la sua migliore amica lo intercettò col suo radar, se ne innamorò e in breve glielo rubò. Sfido io: era una furba valchiria bionda, di ottima famiglia. Fotomodella per hobby ed economista appena laureata agli inizi in un prestigioso studio della città. Non si sono parlate per anni. Ma poi le vicende della vita si incrociano e si impara a perdonare. Ridivennero amiche intime.
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La petite fu invitata al matrimonio della valchiria. Sotto la cenere il fuoco cova sempre e dopo poco tempo fu più forte di lei: iniziò a messaggiarlo, a lavorarlo di fino, facendogli capire e non capire, stuzzicandolo. Infine, gli disse in modo esplicito che lo desiderava ancora. Tantissimo. Si trovarono al Blue Bar per un caffè nel primo pomeriggio: lui era certo lusingato nel suo orgoglio di maschio, ma era anche intenzionato a dirle di smetterla. Per ovvie ragioni. Lei a un certo punto gli gettò addirittura le braccia al collo, folle di desiderio: in quel locale lo baciò intensamente e poi si scusò. Pianse, anche.
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E lui si intenerì per lei. Gli chiese, rossa in viso, di riaccompagnarla. La tensione si stemperò subito: si conoscevano troppo bene e da anni, perché ci fosse imbarazzo tra loro. Nel tragitto parlarono di tutto. Arrivati che furono sotto casa della ragazza, in macchina lei si sbottonò la camicetta, gli prese la mano e se la mise sul seno guardandolo fisso negli occhi: a questo punto l'uomo, già fortemente in bilico, non poté più resisterle e la sua voglia di lei, arrivata ormai al massimo, gli fece cambiare istantaneamente piano d'azione. La moglie era al lavoro e sarebbe tornata tardi, per l'ora di cena.
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Salì quindi su da lei e la scopò a lungo in tutti i modi possibili. Da allora, quella donnina minuta ma determinata e col cuore d'acciaio diventò il suo vizio segretissimo, la sua droga. La scopava spesso e lei ogni volta godeva doppiamente, pensando alla vendetta compiuta sulla sua cara amica intima, finalmente cornuta e ignara di tutto. Nina s'era quindi presa il meglio, dalla vita. Senza i lati negativi della convivenza. Poi, finito l'amplesso, invariabilmente telefonava ad Adele per due chiacchiere e per chiederle di uscire insieme: per far compere o per un caffè al Blue Bar.
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RDA
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tulipanico · 1 month ago
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Ultimamente mi sono impigrita e mi riesce di scrivere solo quando sono spronata da immagini tangibili, che mi rimangono davanti agli occhi per un tempo maggiore di un tragitto in macchina. Eppure, mentre guido, penso sempre molto a tutto quello che mi si disegna intorno, e nel cuore s’allarga gratitudine a macchia d’olio. C’è così tanta bellezza, qui, che a volte mi sento di non avere abbastanza parole nel mio vocabolario per poterla raccontare. Ieri, mentre le ruote giravano veloci verso l’ambulatorio -quello lontano- ho osservato la nebbia mangiarsi le cime degli alberi più alti, danzare sulla strada, velocissima. Ci sono volte in cui è talmente fitta, tutt’intorno, che mi pare di guidare tra le nuvole, di sentirmi in mezzo al cielo. Gli alberi, ora, colorano il paesaggio dei toni che vanno dal giallo al marrone, e sono talmente intensi da ficcarsi dritti dritti nelle pupille, come lame di luce. Ho parlato con un ragazzo che mi ha confidato di scattare fotografie -belle, quiete, minimali- mentre guida, pur sapendo di mettersi in rischio, come esercizio per trovare bellezza negli angoli (stra)ordinari che si trova davanti quotidianamente. Io continuo a desiderare di pote fissare le immagini semplicemente abbassando le palpebre in uno scatto veloce. Forse, in un certo qual modo, già lo faccio.
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wutternach · 4 months ago
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Programmi.
Allora siamo d’accordo, sì, ci vedremo solo per scopare. Come se non ci conoscessimo, come se non ci interessasse niente l’uno dell’altra. Ci incontreremo, ci saluteremo, senza perdere troppo tempo in convenevoli. Come stai, come è andato il viaggio, ti trovo bellissima. Faremo il tragitto fino a dove ci potremo prendere senza pudore e senza rimpianti. Né rimorsi. Dove i nostri pensieri diventeranno realtà. Ti farò entrare, chiuderò la porta. Ti prenderò per un braccio per girarti e metterti di fronte a me, con i tuoi occhi nei miei. Leccherò le tue labbra prima di baciarti. Toccherò il tuo seno prima di spogliarti. Sfiorerò il tuo culo prima di stringerlo.
Poi ti farò girare.
E solo allora comincerò a parlare. Solo quando potrò avvicinare la mia bocca al tuo collo, solo in quel momento ti dirò della voglia che ho di te. Di quanto riesci ad eccitarmi, della passione che mi trasmetti, delle idee che mi fai venire. Di quello che succede al mio cazzo ogni volta che ti penso. Lo sai. Ti infilerò nei condotti uditivi le mie porche parole, sussurrate e dirette. Mi appoggerò alla tua schiena, al tuo culo. Per farti capire di cosa sto parlando. Sentirò la tua voce che mi chiede di continuare a parlare, mentre con le mani aprirò lento i tuoi pantaloni. Li abbasserò tenendoti sempre con la schiena rivolta a me. Alzerò la tua maglia, infilerò le mani sotto e slaccerò il reggiseno. Per toccarti i capezzoli, per stringerli tra le dita. Per sentirli cambiare. Per sentirli godere. 
Ti farò cadere i pantaloni alle caviglie e ti abbasserò le mutandine. Le tue mutandine. Lo sai. Sarai con il culo nudo davanti a me. E allora sì, lo guarderò, lo desidererò, te ne parlerò e te lo dirò ancora; ti dirò che voglio metterci le mani.
Così, proprio come lo stai sentendo adesso che te lo scrivo.
E le mani saranno lì.
Sentirò quanto sei bagnata; come dal primo momento e avrai addosso tutta la voglia cresciuta nel viaggio per venire a scoparmi. Ad essere scopata da me, senza perdite di tempo. Diretti, espliciti, veri. Noi.
Ti farò piegare, ti farò sfilare i pantaloni solo da una caviglia, per poterti allargare un po’ le gambe. Per poterci mettere la mano in mezzo. Per passarci la lingua e le labbra. Per poterci mettere dentro il cazzo. Spingerò, tenendoti le mani sulla schiena per poi spostarle sui capezzoli, poi sui fianchi, te le farò sentire forti, sul culo. Ti farò appoggiare sulla scrivania e sulla finestra, mentre ti scoperò da dietro. Mi guarderai, voltando la testa verso di me. Mi incrocerai con gli occhi. Sentirai quello che voglio farti, la forza della mia voglia. 
Continuerò, forte, fino a che non ti sentirò tutta con la testa e il corpo presa dal piacere, sfiancata dall’orgasmo, senza fiato, senza forze.
Allora ti farò girare, ti farò sedere, quasi delicatamente. Quasi delicatamente ti dirò di prenderlo nella tua bocca, con il tuo sapore sul mio cazzo, per te. Ti dirò quanto sei brava.
Quanto mi fai godere.
Lo sentirai.
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iuliana01 · 7 months ago
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Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.
- LUIGI PIRANDELLO
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ninfahell · 6 months ago
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Sono tutta bagnata come se avessi fatto un tuffo in mare invece è solo il tragitto lavoro-casa
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pgfone · 1 year ago
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Allora stasera passo dall'agronomo al volo per alcune scartoffie, agronomo che sta in centro, e io odio il centro, bene, prendo questi fogli gli sborso 100 euro (che se li buttavo nel fiume almeno li vedevo galleggiare ma vabbè) ci salutiamo e nel tragitto per andare a riprendere la macchina mi va l'occhio su una vetrina con tutti orologi Casio, ne vedo uno blu simile a quello che ho con i cristalli rotti da interpretare, mi dico, và me lo prendo; entro, atmosfera fighetta e già lì iniziano a spuntarmi le prime bolle, ma resisto, ormai sono lanciato sull'acquisto, viene da me un commesso molto gayo e mi dice, come posso esserti utile? E io gli dico, ho visto quell'orologio li vorrei comprarlo, e lui mi fa, hihihihihihi ma quello è da donna hihhiihihih, appunto tesoro, DAMMELO!.
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kyda · 4 months ago
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portato in mano per tutto il tragitto per non pagare il sacchetto ovviam
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gimsydelfuturo · 1 year ago
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Sono da poco tornato a casa dopo la mia prima partita di rugby (old, ma non si dice per non ferire l'orgoglio)
Durante il tragitto di ritorno in macchina sono scoppiato a piangere con singhiozzi moccico colante e labbro tremante
È bastato un pensiero al babbo ai viaggi a Roma per il 6nazioni alle partite in TV cercando di non cascare dal divano a forza di spingere per la squadra che tifavamo, al viaggio a Cardiff
Sono sicuro che saresti venuto a vedermi e avresti sicuramente esultato per la vittoria urlando e smanacciando in aria
Proprio in questi momenti mi manca essere figlio
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licisca-73 · 15 days ago
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Ha le spalle da muratore" mi dice il fisiatra , sapesse come sta la mia fica, penso io: la troietta che ho tra le gambe infatti è fradicia perché sa che a breve sarà devastata. Dopo una visita in cui il dottore mi diceva "afferri la mia mano" e io pensavo a quando D., afferrandomi per i capelli, mi incula duramente, oppure "spinga con forza" e torno a lui che spinge con forza il suo cazzo nella mia bocca per soffocarmi e farmi sbavare come una Cagna, prendo la filovia per raggiungerlo in studio. Ci siamo già sentiti telefonicamente per un immediato resoconto della visita medica appena fatta e la sua voce squillante preannuncia quello che da lì a poco accadrà. Conto le fermate che mancano all' arrivo a destinazione: sono dieci, troppe, e durante il tragitto mi dico che, anche se potrò stare poco con lui oggi, comunque uscirò da quello studio soddisfatta e provata, molto provata. Lo vedo arrivarmi incontro con un sorriso che mi scioglie, parliamo e ci guardiamo entrambi eccitati e desiderosi di arrivare presto a destinazione. Per le scale mi accompagna con la mano nella fica, attraversiamo il corridoio e, varcata la soglia, ci baciamo a lungo. Gli attenti lettori sapranno ormai che, dopo qualche bacio, la voglia di avere il suo cazzo in bocca mi mette in ginocchio: mi ritrovo nell' ingresso ai suoi piedi e col cazzo che mi scopa la gola. Non facciamo tanta strada, anzi, rimaniamo proprio lì, io a quattro zampe e lui dietro di me mi scopa la fica, la martella a tratti duramente, a tratti infilando anche la mano perché, si sa, la mia fica è ampia e si presta benissimo ad una doppia.
Doppia: in una relazione esclusiva, quale è la nostra, vuol dire che una parte di sé è accompagnata da un Toy nell' esplorazione di ogni mio buco. Stavolta i co-protagonisti sono un dildo di vetro e un grande dildo nero che col suo cazzo sfondano fica e culo. Quando D. arriva al culo, lo confesso, sono tremendamente egoista: difficilmente sono disposta a rinunciarci perché adoro essere inculata da lui, urlare quando i colpi sono molto forti e, al tempo stesso, fare di tutto per averlo dentro fino ai coglioni, guardarlo mentre mi sorride e affonda colpi ancora più duri, e, infine, arrendermi sfinita alla sua forza. Doppia sulla scrivania promossa a pieni voti: sono talmente soddisfatta che gli propongo un incontro fatto esclusivamente di inculate. Sorpreso, il mio amato Porco sorride e con gli occhi, mentre mi bacia, immagina già quella situazione. Continuiamo a baciarci e a darci fino all' ora x. Odio dovermene andare ma devo: in strada parliamo di quanto vissuto e di quanto sarà bello la prossima volta rivedersi. Al momento dei saluti mi assicuro che il mio tinta labbra non sia ancora sulla sua barba, ci lanciamo gli ultimi sguardi compiaciuti e ci salutiamo con un tocco che, obbligatoriamente, sostituisce un bacio. Sono sempre tante le fermate per tornare a casa ma sulla via del ritorno non ho alcuna frenesia. Guardo gli scatti che mi ha inviato e leggo il suo ultimo messaggio in cui accetta formalmente un incontro all anal. Sorrido e vorrei già tornare indietro
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