#esplorare il mondo.
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Il Libro di Chi Viaggia Ogni Giorno: Un Percorso tra Lavoro, Amore e Nuove Avventure. Di Alessandria today
Una riflessione su chi affronta viaggi quotidiani, che siano verso un lavoro, un amore o verso nuove scoperte, esplorando le motivazioni che spingono le persone a intraprendere questo percorso.
Una riflessione su chi affronta viaggi quotidiani, che siano verso un lavoro, un amore o verso nuove scoperte, esplorando le motivazioni che spingono le persone a intraprendere questo percorso. Ogni giorno, milioni di persone viaggiano verso una meta, che sia il luogo di lavoro, la casa di una persona amata o una destinazione che rappresenta l’ennesimo inizio di una nuova avventura. Che si…
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Viaggiare in Modo Sostenibile - Esplorare il Mondo con Responsabilità
Viaggiare è una delle esperienze più belle e arricchenti che si possano fare nella vita. Esplorare il mondo, conoscere nuove culture, ammirare paesaggi mozzafiato, assaporare sapori diversi, sono tutti modi per ampliare i propri orizzonti e crescere come persone. Tuttavia, viaggiare comporta anche delle responsabilità verso l’ambiente, la società e noi stessi. Viaggiare in modo sostenibile…
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Voglio te, solo ed esclusivamente te. Come un riflesso di stelle in un lago placido, così luminosa nella tua quiete, eppure profonda come l'abisso più insondabile. Così educata, gentile, umile, sincera, introversa. La tua riservatezza è un prezioso scrigno che custodisce tesori inestimabili, e io desidero essere il custode di quei segreti, colui che svela il mistero celato dietro ogni tuo sguardo.
Ma anche con un mondo intero da raccontare, nella tua anima. Un universo intessuto di sogni, di pensieri e desideri che attendono solo di essere svelati. Le tue parole sono come il vento che accarezza dolcemente le fronde degli alberi, sussurrando storie di meraviglie e di passioni segrete. Ed io, affamato di quella tua bellezza nascosta, voglio immergermi in questo tuo mare d’inchiostro, esplorare ogni tua emozione, ogni tua paura, e celebrare la tua essenza.
Voglio plasmarti, guidarti, insegnarti tutto ciò che posso. Con la mano del creatore che modella la creta, ma anche con la delicatezza di chi ama senza condizioni, valorizzando ogni curva della tua anima, ogni tua sfumatura. Desidero essere il faro che ti guida attraverso la tempesta, l’ancora che ti tiene salda nei giorni di burrasca. Ma anche colui che ti insegna il volo, libero e audace, senza catene, per raggiungere insieme cime inimmaginabili.
E tenerti accanto a me per tutta la vita. Come un poeta che non può vivere senza il suo verso più amato, così io non posso immaginare un’esistenza senza la tua presenza al mio fianco. Ti desidero come il respiro desidera l’aria, come la notte brama il giorno, in un abbraccio eterno che non conosce fine. Sarò il tuo compagno fedele, l’ombra che ti segue, la luce che ti riscalda, e insieme, intrecciati in un eterno balzo nel tempo, vivremo la più bella delle storie d'amore, scritta a quattro mani, indissolubile come il destino.
#citazioni#compagnia#distanza#frasi famose#frasi pensieri#mancanza#nuove amicizie#pagine di libri#sentimenti#tristezza
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Chi ha l’anima a fior di pelle
vede tutto, sente tutto:
il tremolio di una voce
il vuoto dietro un sorriso
il gesto che sfugge nel mezzo di una parola.
Chi vive così non passa attraverso il tempo
lo respira
ogni abbraccio è un racconto
ogni pausa un abisso da esplorare.
E mentre gli altri rimangono in superficie
tu scavi
scavi fino a trovare il fondo
dove gli altri non osano guardare.
Vivere così è una danza silenziosa
tra sguardi e sospiri
tra il rumore del mondo
e il suono delle emozioni.
Ogni gesto è una ferita o una carezza
ogni parola un soffio
che può far crollare tutto o salvare.
Non passi oltre
tu attraversi ogni cosa
come il vento attraversa gli alberi
senza spezzarli
ma lasciando un segno che nessuno vedrà
se non chi sa ascoltare
il silenzio delle foglie.
E così, chi sente troppo
non chiude mai gli occhi davvero
ma cammina dentro ogni istante
con la pelle tesa
come una tela pronta a farsi dipingere
anche dall’ombra più piccola
anche dal più impercettibile dolore.
Si chiamano PAS: Persone Altamente Sensibili.
E sono miracoli da proteggere.
Andrew Faber
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Ratti auguri di buon Rattale!
A Vienna si calcola esistano una cosa come tre milioni di ratti che vivono nel sottosuolo della città. C'è un tour che ti fa esplorare le complesse linee fognarie dove ti raccontano di tutti questi ratti che girano. Tre milioni di ratti sono quasi due ratti a testa per ogni abitante della città. Quindi, in un mondo perfetto, questo Natale in casa saremmo in quattro: io, Ernesto e due ratti. I due ratti durerebbero poco. Uno Ernesto se lo mangerebbe in un secondo. L'altro lo difenderei a spada tratta e diventerebbe il mio alleato eterno e lo chiamerei Ratteo, così, per avere un essere vivente a cui tramandare quello che ho imparato durante la mia esistenza.
Ho deciso di passare il Natale lontano dall'Italia perché negli ultimi mesi sono stato troppo in giro e mi stavo dimenticando di uno dei valori principali su cui è fondata la mia stabilità: la solitudine. Ho fatto in modo di andare a cena da mio fratello molto molto presto, per essere in grado di finire prestissimo e tornare a casa quando il resto delle famiglie si stanno sedendo a tavola. È stupenda Vienna quando in giro non c'è anima viva. O per meglio dire, quando in giro ci siamo solo noi immigrati, senza famiglia, senza nessuno. No ok io ho un gatto e un ratto a cui sto insegnando tutto di me e che spero un giorno prenda il mio posto nella società. Lo vestirei con i miei stessi abiti. Forse gli farei pure gli stessi tatuaggi.
Vienna di per sé non è mai troppo affollata, c'è da dire. Ma vederla ancora più deserta del solito è rinvigorente. La solitudine che tanto mi manca è ovunque. Il bus si muoveva sinuoso tra le strade senza l'ombra di una macchina in movimento. I semafori lampeggiavano sincronizzati con le luci degli alberi negli appartamenti di chi non vedeva l'ora di festeggiare. Tante lingue diverse. Del tedesco neanche una lontana eco. Prima di rientrare sono passato dal supermercato turco, loro sono sempre aperti. Ecco un altro pilastro della mia stabilità. Due ragazzini prima di me stavano comprando quella che penso fosse la loro cena natalizia. Una confezione di pane da toast, del formaggio già tagliato a fette, del prosciutto, qualche sacco di patatine e una marea di coca zero. Quanto li ho invidiati. Non dovevano essere di qua, intendo abitanti della zona. Avevano l'aspetto dei turisti. Erano giovani, vestiti male, capelli orrendi, con pochissimi soldi ma stavano avendo la serata che vorrei tanto aver avuto io con te. In una città di cui non sappiamo niente, in un momento in cui tutti si ricongiungono con i familiari, noi, andare via da tutto e avere tutto quello che ci serve tra i filamenti del formaggio sciolto del toast. Unica differenza, lo si farebbe senza prosciutto, che lo diamo a Ernesto e Ratteo.
Quando ottieni quello che hai sempre voluto è il momento in cui ti rendi conto di quanto era bello semplicemente desiderare, senza le responsabilità che derivano dall'ottenere. La felicità è un atto di responsabilità e va difesa. Devi lavorare ancora più di prima per mantenerla. Consuma un sacco. Ha sempre fame. Ci mette un attimo ad ammalarsi e deperire e mutare e non appena diventa anche solo di un gradiente meno luminosa ecco che pensi di averla persa. Sono successe tante cose in questo anno terribile che mi hanno reso felice e solo dire la parola "felice" mi fa sentire sporco perché quella voce che costantemente urla in testa "tu non meriti di essere felice!!!" non è che ha smesso di urlare eh, continua a farlo, ma vedendo che un pochino io sono sereno ha fatto il broncio, incrociato le braccia, sbattuto forte i piedi per terra e si è andata a mettere in un angolo del cranio a escogitare un piano per farmela pagare.
Ho lavorato tanto in questi anni e neanche me ne sono reso conto. Tutte le volte che venivo qua a scrivere mi stavo preparando per fare qualcosa che non avrei mai pensato potesse accadere. Non ho la forza ahimè, per raccontare la mia storia a tutti, ancora, cosa che dovrei fare dato che devo andare in giro e promuovere la mia carriera di autore e spiegare pure tutte le altre attività che svolgo e cercare di sembrare interessante e intelligente e sagace e invece sono solo a pezzi e la socialità mi esaurisce.
Questo Natale lo sto passando come John McClane. Decisamente lurido e unto, senza scarpe, con un gran mal di testa, chiuso nel condotto di areazione mentre scappo da tutti. Mi farei portare di tanto in tanto qualche biscottino da Ratteo ma poi come cacchio riesco a strisciare fuori da qua dentro. La mia pancia ha raggiunto livelli che mai avrei pensato potesse raggiungere e il bello è che non mi interessa minimamente. Solo quando mi allaccio le scarpe dai, lì un po' intralcia. Non mi interessa perché sono entrato nei quaranta e finalmente "ho dato". Posso dirlo con fierezza. Ho dato. Ora tocca a qualcun altro darsi da fare ed essere bello e atletico e magro e muscoloso e pieno di talento io, ho dato. C'ho provato. Ha funzionato per un frangente e poi ha smesso e ho passato anni a cercare di rimanere come nei miei ricordi finché non mi sono reso conto che ero rimasto fermo. Bloccato. E non nel sistema di areazione come questa notte.
Ernesto non è più abituato a guardarmi scrivere, in effetti sono passati parecchi mesi. Non riuscivo più ad avvicinarmi a una tastiera se non per piccoli frangenti di tempo. Per rispondere a delle mail o per digitare nel motore di ricerca la categoria con la quale mi piacerebbe masturbarmi. Ernesto mi ha attaccato un piede, segnale che non accetta io sia distratto e che non lo stia degnando delle attenzioni che ritiene di meritare e meno male che non mi stavo adoperando per masturbarmi altrimenti sai che dolore se mi avesse addentato altro. Tipo il piccolo Ratteo che ho tra le gambe e che, nonostante la pancia sia cresciuta, resta sempre delle stesse dimensioni contenute.
Lo psicologo l'altro giorno mi ha chiesto cosa vorrei fare se scoprissi che in sei mesi tutto sarebbe finito. Gli ho chiesto cosa intendesse con tutto. Ha risposto tutto. Tu, il mondo. L'umanità: tutto. Anche la mia famiglia? Sì, anche la tua famiglia. No aspetta ma quindi anche mio nipote? Sì, anche tuo nipote. Cercherei di salvare la mia famiglia. Ha detto che non potrei farci nulla. Allora ho detto che andrei per strada e urlerei a tutti che il mondo sta per finire e che mancano solamente sei mesi anche se poi sembrerei uno di quei pazzi che urlano che siamo fottuti con un cartello scritto male e un cappello di stagnola e che quando li becchi mica gli dai retta, pensi che siano pazzi e torni a casa e te ne dimentichi mentre cerchi qualcosa di nuovo con qui masturbarti. Mi ha detto che non posso dirlo a nessuno, che sono l'unico ad essere informato e devo tenermelo per me. Allora ho pensato davvero a cosa avrei voluto fare, ma c'era un'altra domanda da porgli. Dovrei continuare a prendere farmaci oppure sarei senza la mia malattia? Ci ha riflettuto un attimo e poi mi ha fatto un grande dono. Saresti senza. Allora ho elencato tutti i posti che vorrei vedere e le cose che vorrei fare e il Giappone e nuotare con le balene e i cibi che vorrei mangiare e le droghe che vorrei provare per poi finire dicendo che un mese lo vorrei passare abbracciato a mio nipote, che non capirebbe e anzi, probabilmente mi caccerebbe via dicendo "zio Pattejo coza fuoiii" però a me andrebbe bene lo stesso. Voi cosa fareste, se rimanessero solo sei mesi?
Mi mancava la solitudine e sentirmi solo e parlare da solo e scrivere in questa condizione di silenzio totale. Nel palazzo di fronte non c'è nessuna luce accesa. Forse sono tutti usciti per cena o forse sono tutti rientrati nei loro paesi di appartenenza. Se ancora sono a Vienna è per questo motivo, da nessuna altra parte del pianeta riesci a sentirti così solo come qua. Per questo poi ti affidano due ratti.
Ernesto si è appallottolato sul divano. Ratteo si è addormentato sulla mia spalla. Spengo le luci, apro i regali che mi sono fatto e aspetto sia domani. È un Natale bellissimo ma sarà ancora più bello quando potremo farci dei toast insieme e raccontarci cosa ci ha insegnato il silenzio.
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Perché Dio ha creato il male? La risposta mi ha colpito fino al midollo dell'anima!
Un professore dell'università ha posto ai suoi studenti la seguente domanda:
- Tutto ciò che esiste è stato creato da Dio?
Uno studente rispose coraggiosamente:
- Sì, creato da Dio.
- Dio ha creato tutto? - ha chiesto un professore.
"Sì, signore", rispose lo studente.
Il professore ha chiesto:
- Se Dio ha creato tutto, allora Dio ha creato il male, poiché esiste. E secondo il principio che le nostre azioni definiscono noi stessi, allora Dio è malvagio.
Lo studente è rimasto in silenzio dopo aver sentito una risposta del genere. Il professore era molto soddisfatto di se stesso. Si vantava con gli studenti per aver dimostrato ancora una volta che la fede in Dio è un mito.
Un altro studente ha alzato la mano e ha detto:
- Posso farle una domanda, professore?
"Certo", rispose il professore.
Uno studente si è alzato e ha chiesto:
- Professore, il freddo è una cosa?
- Che tipo di domanda? Certo che esiste. Hai mai avuto freddo?
Gli studenti hanno riso alla domanda del giovane. Il giovane rispose:
- In realtà, signore, il freddo non esiste. Secondo le leggi della fisica, quello che consideriamo freddo è in realtà l'assenza di calore. Una persona o un oggetto può essere studiato se possiede o trasmette energia.
Lo zero assoluto (-460 gradi Fahrenheit) è una totale assenza di calore. Tutta la materia diventa inerte e incapace di reagire a questa temperatura. Il freddo non esiste. Abbiamo creato questa parola per descrivere ciò che proviamo in assenza di calore.
Uno studente ha continuato:
- Professore, esiste l'oscurità?
- Certo che esiste.
- Si sbaglia di nuovo, signore. Anche l'oscurità non esiste. L'oscurità è in realtà l'assenza di luce. Possiamo studiare la luce ma non l'oscurità. Possiamo usare il prisma di Newton per diffondere la luce bianca su più colori ed esplorare le diverse lunghezze d'onda di ogni colore. Non puoi misurare l'oscurità. Un semplice raggio di luce può entrare nel mondo delle tenebre e illuminarlo. Come si fa a dire quanto è buio un certo spazio? Misuri quanta luce viene presentata. Non è così? Oscurità è un termine che l'uomo usa per descrivere ciò che accade in assenza di luce.
Alla fine, il giovane ha chiesto al professore:
- Signore, esiste il male?
Questa volta era incerto, il professore rispose:
- Certo, come ho detto prima. Lo vediamo tutti i giorni. Crudeltà, numerosi crimini e violenza in tutto il mondo. Questi esempi non sono altro che una manifestazione del male.
A questo, lo studente rispose:
- Il male non esiste, signore, o almeno non esiste per se stesso. Il male è semplicemente l'assenza di Dio. È come l'oscurità e il freddo - una parola creata dall'uomo per descrivere l'assenza di Dio. Dio non ha creato il male. Il male non è fede o amore, che esistono come luce e calore. Il male è il risultato dell'assenza di amore Divino nel cuore umano. È quel tipo di freddo che arriva quando non c'è caldo, o quel tipo di buio che arriva quando non c'è luce.
Il nome dello studente era Albert Einstein.
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Leo e la foglia di basilico
Leo, il gatto rosso dal pelo lucido e dagli occhi color oro penetranti, questa mattina approfittando del sole per ha deciso di addormentarsi sotto i raggi di esso. Trovando calore.
Di solito Leo sul terrazzo è solito trascorrere le sue giornate sonnecchiando al sole, osservando gli uccelli e inseguendo qualche mosca indiscreta.
Questa mattina, da una vicina pianta di basilico, qualcosa di leggero sì è posato sul suo pelo. Era una foglia di basilico, piccina, evidentemente strappata da un suo movimento brusco dalla vicina pianticella.
La foglia a un certo punto si rivolse a Leo dicendogli: "Ciao Leo! Che bello stare qui con te, al sole. Ammiro la tua tranquillità."
Leo socchiudendo un occhio e guardandola con curiosità gli rispose: "Miao. Non capita spesso di avere una conversazione con una foglia."
Foglia: "Perché no? Siamo tutti parte della stessa natura, non credi? Anche se io sono nata dalla terra, osservo la lentezza della vita che da essa germoglia. Osservo la crescita dei rametti, il zampettare di formiche e il volo degli insetti. Mentre tu, invece, sei libero di esplorare il mondo, di saltare e giocare. Osservi i ben più veloci uccelli, animali e uomini che si muovono veloci. Però entrambi osserviamo lo stesso cielo, le stesse nuvole e lo stesso sole."
Leo: "È vero, ma io sono un gatto. Il mio mondo è fatto di caccia, di coccole e di sonnellini. Tu, invece, sei destinata a crescere e poi inesorabilmente seccare."
Foglia: "E tu a invecchiare. Ma anche se la mia vita è breve, ho vissuto intensamente. Ho assorbito la luce del sole, ho sentito la pioggia sulla mia superficie. E ora, qui con te, sto vivendo un momento di serenità."
Leo: "Serenità? Ma tu non hai pensieri, non provi emozioni."
Foglia: "Forse non come te, ma sento. Sento il calore del sole, la brezza del vento, la tua morbidezza. E questo, per me, è tutto ed è molto importante. Perché so che solo questo potrò provare."
Leo, riflettendo sulle parole della foglia, gli rispose: "Forse hai ragione. Anche se siamo diversi, proviamo tutti delle sensazioni. Forse la felicità non sta solo nell'azione, ma anche nel semplice essere. Anzi nel comprendere che esistere, a volte, può essere tutto e bisogna apprezzarlo fino in fondo."
Nella foto Leo e la minuscola foglia di basilico, si lo so sembra una cimice a prima vista. Ma è basilico. Ok, va bene metto anche una foto ingrandita della fogliolina sul pelo di Leo. Contenti?
Nelle orecchie le fusa di Leo che dorme su una mia spalla.
P.s. la pianta di basilico sta bene, grazie, fornirà altre foglie per la mia pizza.
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Vorrei che tu venissi da me in una sera d’inverno e, stretti insieme dietro i vetri, guardando la solitudine delle strade buie e gelate, ricordassimo gli inverni delle favole, dove si visse insieme senza saperlo.
Per gli stessi sentieri fatati passammo infatti tu ed io, con passi timidi, insieme andammo attraverso le foreste piene di lupi, e i medesimi geni ci spiavano dai ciuffi di muschio sospesi alle torri, tra svolazzare di corvi.
Insieme, senza saperlo, di là forse guardammo entrambi verso la vita misteriosa, che ci aspettava. Ivi palpitarono in noi per la prima volta pazzi e teneri desideri. “Ti ricordi?” ci diremo l’un l’altro, stringendoci dolcemente, nella calda stanza, e tu mi sorriderai fiduciosa mentre fuori daran tetro suono le lamiere scosse dal vento.
Ma tu – ora mi ricordo – non conosci le favole antiche dei re senza nome, degli orchi e dei giardini stregati. Mai passasti, rapita, sotto gli alberi magici che parlano con voce umana, né battesti mai alla porta del castello deserto, né camminasti nella notte verso il lume lontano lontano, né ti addormentasti sotto le stelle d’Oriente, cullata da piroga sacra. Dietro i vetri, nella sera d’inverno, probabilmente noi rimarremo muti, io perdendomi nelle favole morte, tu in altre cure a me ignote. Io chiederei “Ti ricordi?”, ma tu non ricorderesti.
Vorrei con te passeggiare, un giorno di primavera, col cielo di color grigio e ancora qualche vecchia foglia dell’anno prima trascinata per le strade dal vento, nei quartieri della periferia; e che fosse domenica. In tali contrade sorgono spesso pensieri malinconici e grandi, e in date ore vaga la poesia congiungendo i cuori di quelli che si vogliono bene.
Nascono inoltre speranze che non si sanno dire, favorite dagli orizzonti sterminati dietro le case, dai treni fuggenti, dalle nuvole del settentrione. Ci terremo semplicemente per mano e andremo con passo leggero, dicendo cose insensate, stupide e care. Fino a che si accenderanno i lampioni e dai casamenti squallidi usciranno le storie sinistre delle città, le avventure, i vagheggiati romanzi. E allora noi taceremo, sempre tenendoci per mano, poiché le anime si parleranno senza parola.
Ma tu – adesso mi ricordo – mai mi dicesti cose insensate, stupide e care. Né puoi quindi amare quelle domeniche che dico, né l’anima tua sa parlare alla mia in silenzio, né riconosci all’ora giusta l’incantesimo delle città, né le speranze che scendono dal settentrione. Tu preferisci le luci, la folla, gli uomini che ti guardano, le vie dove dicono si possa incontrar la fortuna. Tu sei diversa da me e se venissi quel giorno a passeggiare, ti lamenteresti di essere stanca; solo questo e nient’altro.
Vorrei anche andare con te d’estate in una valle solitaria, continuamente ridendo per le cose più semplici, ad esplorare i segreti dei boschi, delle strade bianche, di certe case abbandonate. Fermarci sul ponte di legno a guardare l’acqua che passa, ascoltare nei pali del telegrafo quella lunga storia senza fine che viene da un capo del mondo e chissà dove andrà mai. E strappare i fiori dei prati e qui, distesi sull’erba, nel silenzio del sole, contemplare gli abissi del cielo e le bianche nuvolette che passano e le cime delle montagne.
Tu diresti “Che bello!”. Niente altro diresti perché noi saremmo felici; avendo il nostro corpo perduto il peso degli anni, le anime divenute fresche, come se fossero nate allora. Ma tu – ora che ci penso – tu ti guarderesti attorno senza capire, ho paura, e ti fermeresti preoccupata a esaminare una calza, mi chiederesti un’altra sigaretta, impaziente di fare ritorno.
E non diresti “Che bello! “, ma altre povere cose che a me non importano. Perché purtroppo sei fatta così. E non saremmo neppure per un istante felici. Vorrei pure – lasciami dire – vorrei con te sottobraccio attraversare le grandi vie della città in un tramonto di novembre, quando il cielo è di puro cristallo. Quando i fantasmi della vita corrono sopra le cupole e sfiorano la gente nera, in fondo alla fossa delle strade, già colme di inquietudini. Quando memorie di età beate e nuovi presagi passano sopra la terra, lasciando dietro di sé una specie di musica.
Con la candida superbia dei bambini guarderemo le facce degli altri, migliaia e migliaia, che a fiumi ci trascorrono accanto. Noi manderemo senza saperlo luce di gioia e tutti saran costretti a guardarci, non per invidia e malanimo; bensì sorridendo un poco, con sentimento di bontà, per via della sera che guarisce le debolezze dell’uomo. Ma tu – lo capisco bene – invece di guardare il cielo di cristallo e gli aerei colonnati battuti dall’estremo sole, vorrai fermarti a guardare le vetrine, gli ori, le ricchezze, le sete, quelle cose meschine. E non ti accorgerai quindi dei fantasmi, né dei presentimenti che passano, né ti sentirai, come me, chiamata a sorte orgogliosa. Né udresti quella specie di musica, né capiresti perché la gente ci guardi con occhi buoni.
Tu penseresti al tuo povero domani e inutilmente sopra di te le statue d’oro sulle guglie alzeranno le spade agli ultimi raggi. Ed io sarei solo. È inutile. Forse tutte queste sono sciocchezze, e tu migliore di me, non presumendo tanto dalla vita. Forse hai ragione tu e sarebbe stupido tentare. Ma almeno, questo sì almeno, vorrei rivederti. Sia quel che sia, noi staremo insieme in qualche modo, e troveremo la gioia. Non importa se di giorno o di notte, d’estate o d’autunno, in un paese sconosciuto, in una casa disadorna, in una squallida locanda.
Mi basterà averti vicina. Io non starò qui ad ascoltare – ti prometto – gli scricchiolii misteriosi del tetto, né guarderò le nubi, né darò retta alle musiche o al vento. Rinuncerò a queste cose inutili, che pure io amo. Avrò pazienza se non capirai ciò che ti dico, se parlerai di fatti a me strani, se ti lamenterai dei vestiti vecchi e dei soldi. Non ci saranno la cosiddetta poesia, le comuni speranze, le mestizie così amiche all’amore. Ma io ti avrò vicina.
E riusciremo, vedrai, a essere abbastanza felici, con molta semplicità, uomo con donna solamente, come suole accadere in ogni parte del mondo. Ma tu – adesso ci penso – sei troppo lontana, centinaia e centinaia di chilometri difficili a valicare. Tu sei dentro a una vita che ignoro, e gli altri uomini ti sono accanto, a cui probabilmente sorridi, come a me nei tempi passati. Ed è bastato poco tempo perché ti dimenticassi di me. Probabilmente non riesci più a ricordare il mio nome. Io sono ormai uscito da te, confuso fra le innumerevoli ombre. Eppure non so pensare che a te, e mi piace dirti queste cose.
Dino Buzzati
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Il Diavolo
"Il Coraggio di accogliere la Verità".
"Speriamo che arrivi presto", "speriamo passi presto", "speriamo prima o poi arrivi qualcosa per me", "speriamo di guarire".
La Speranza umana.
Il delegare alla fittizia divinità un atto di Clemenza.
Nel Vecchio Mondo era legata alla condizione di "asservimento" alla sensazione di essere dominati e manipolati dal fato, dal destino, dal volere divino.
Ed era associata alla tradizionale minaccia punitiva finale, rappresentata dall'Inferno, dal Maleficio, dal Diavolo, dalla Sventura.
No.
Noi non speriamo più che "finisca qualcosa". E non crediamo più che esistano le "sventure".
Esistono proiezioni di dolore e sofferenza.
Questo qualcosa che vogliamo sempre "finisca presto" è "nostro", è dentro di noi, è nostra piena responsabilità.
E vogliamo che finisca perchè è scomodo.
Non ne abbiamo voluto o potuto esplorare la sua ragion d'essere.
Non lo vogliamo. Non ci piace. Non ne comprendiamo il suo significato più profondo, il suo insegnamento, la sua immensa opportunità evolutiva.
Possiamo però fingere che non esista. Negare.
Negare è sempre una possibilità. Tapparsi occhi, orecchie e naso e immaginare con il pensiero magico che tutto quel dolore e quella fatica svaniscano in un istante.
Mai sparito nulla. Mai successo. Quella proiezione non si sposta di un millimetro. Anzi, incalza.
Il conflitto interiore continua ad essere lì. Si trasforma in ansia, malattia, depressione, voglia di morire.
E alza il tiro. Sempre di più.
Non scomparirà. Perché esso dipende dalla nostra volontà di vederlo e trasformarlo. Di lavorare sodo interiormente per rinascere alla nostra illusione di controllo, di dipendenza, di dolore.
No. Non finirà se non ti concedi di vedere la Verità. Se continui a rincorrere il senso di ingiustizia, a distribuire colpe, a rimandare decisioni importanti, a delegare all'Altro la risoluzione del tuo problema.
Lo Spirito Divino non viene per risolverci i problemi, ma per ricordarci che ne siamo i "risolutori".
Lo Spirito si rende Materia, per integrarsi alla Struttura umana, per supportarla, per guidarla, per animarla di Sapienza, non per sostituirsi ad essa e alla sua piena Generativà e Forza interiore.
Noi Umani non vogliamo guarire. Perché siamo stati abituati a qualcuno che lava i panni per noi. Che sia Dio, che sia il Regnante, o il Compagno/a di turno.
Con effetti disastrosi e perdita di fiducia permanente.
Iniziamo a lavarci i panni in piena solitudine e coscienza.
Smettiamola di credere che arriverà il Salvatore a pulire le macchie dal nostro Vestito.
Prendiamo decisioni sentite e coraggiose.
Noi.
Non la Vita per noi. Non l'Altro per noi.
Noi.
Siamo noi i valorosi timonieri della nostra Nave.
Siamo noi che dirigiamo la nostra meravigliosa e cristallina Struttura interiore.
Lei è pronta.
La Vita ci sostiene. Il Vento è in poppa.
Volete ancora essere visti? Volete le coccole? Volete qualcuno che vi dica le bugie per farvi stare meglio?
Non è tempo.
Non è possibile affrontare le nuove Energie con questa Vibrazione.
Serve un salto. Un salto di Coraggio e di Amore.
Non trovate un compagno o una compagna? Non sopportate quello che vi sta accanto? Non riuscite a sostenere la vostra routine? Siete in difficoltà economica? I vostri figli vi fanno vedere i sorci verdi? Avete perso una persona cara?
Affrontate.
Affrontate tutto.
Non nascondetevi dietro all'Impotenza.
Non finirà. Domani sarà sempre lì ad aspettarvi quel dolore, quella ansia, quel senso di solitudine e perdita.
Iniziate con un atto di Verità dentro di voi e concedetevi il lusso e la gioia di liberare lo spazio necessario per accogliere il Nuovo.
Iniziate un percorso terapeutico, di guarigione, di rinascita. E' il più straordinario regalo che mai potrete fare a voi stessi.
Buon varco. Il Varco di inizio Autunno dello Spirito.
D'ora in poi si fa sul serio.
Sul serio proprio.
Mirtilla Esmeralda
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Открийте света на археологията и съкровищата с "Great 5000", напредно немско устройство, което съчетава модерна технология и висока ефективност за изследване на земните съкровища. С дълбочина до 40 метра и гаранция за 3 години, Great 5000 е идеалният избор за търсачи на метали и ловци на съкровища. Независимо дали сте професионалист или ентусиаст, това устройство ще отвори нови врати към неподражаеми открития.
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Un nuovo modo di navigare su Tumblr
Se usi Tumblr su un browser web, potresti aver notato che nell'ultimo mese abbiamo testato un nuovo tipo di navigazione sulla tua dashboard. Ora, dopo alcune modifiche approfondite, abbiamo iniziato a distribuire questa nuova navigazione della dashboard a tutti coloro che utilizzano un browser web. Benvenuto/a nel nuovo mondo. È molto simile al vecchio, solo con un layout diverso.
Perché stiamo facendo questo? Vogliamo che risulti il più semplice possibile per tutti capire ed esplorare ciò che sta accadendo su Tumblr, sia per i neofiti che per i viaggiatori esperti.
Etichette sulle icone: quando in passato aggiungevamo qualcosa di nuovo a Tumblr, si trattava anche semplicemente una nuova icona alla nostra navigazione con poche ulteriori spiegazioni. A quanto pare però, a nessuno piace premere un pulsante senza sapere cosa fa. Quindi ora, dove c'è spazio, la navigazione include etichette di testo. Da quando le abbiamo aggiunte, abbiamo notato che molti di voi si avventurano in angoli precedentemente inesplorati di Tumblr. Intrepidi!
Cosa è già stato risolto? Grazie al feedback delle persone durante la fase di test, siamo stati in grado di apportare alcuni miglioramenti fin dall'inizio. Tra questi, abbiamo riportato le sottopagine delle impostazioni (Account, Dashboard, ecc.) a destra della pagina delle impostazioni invece di averle in un elemento espandibile nella navigazione a sinistra; risolto alcuni problemi con le finestre di messaggistica su schermi più piccoli; e razionalizzato la sezione Account per rendere più facile l'accesso ai tuoi blog.
Qual è il prossimo? Stiamo cercando di creare una versione comprimibile di questa navigazione e migliorare l'uso dello spazio sullo schermo per quelli di voi con schermi enormi. Stiamo anche lavorando per migliorare l'accesso al tuo account e ai sideblog.
Per ora è tutto, gente. Per domande e suggerimenti, contatta il supporto (solo in inglese) utilizzando la categoria "Feedback". Seleziona la categoria "Segnala un bug o un arresto anomalo" nel modulo di assistenza per problemi tecnici. E tieni gli occhi aperti per ulteriori aggiornamenti qui su @changes (EN) e sulle impostazioni locali del nostro staff.
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Le donne vanno bene solo per essere portate a letto.
Ogni momento trascorso con loro è un viaggio verso un mondo di passione e bellezza. Immagina, se puoi, il dolce abbandono di una notte condivisa, dove ogni sussurro è un segreto rivelato, ogni tocco una promessa di piacere.
In quel sacro letto, le donne diventano dee della notte, incarnazioni viventi del desiderio e dell'amore. I loro corpi, come morbidi paesaggi di seta, invitano a perdersi, a esplorare ogni valle e ogni collina, a scoprire i misteri nascosti sotto la superficie. Ogni curva è una poesia, ogni respiro un canto che risuona nell'anima.
Portarle a letto non è solo un atto fisico, ma un rito di connessione profonda, un incontro di anime che si cercano e si trovano nella calda intimità della notte. Le loro risate, i loro sospiri, i loro gemiti sono le note di una sinfonia che risveglia i sensi, che incendia il cuore e l'anima.
Il letto è un altare sacro, dove ogni donna si trasforma in un'opera d'arte vivente, un capolavoro di emozioni e sensazioni. E io, umilmente, mi inchinerei davanti alla sua bellezza, adorando ogni istante trascorso insieme, ogni attimo di intimità che ci unisce in un abbraccio senza fine.
E in questo dolce pellegrinaggio, ogni notte sarebbe un viaggio verso l'eternità, dove il tempo si ferma e l'universo intero si riduce alla magia di due corpi che si cercano, si trovano, si amano. La mia donna sarebbe il mio paradiso terrestre, il mio rifugio perfetto, il mio sogno che diventa realtà.
#citazioni#compagnia#distanza#frasi famose#frasi pensieri#mancanza#nuove amicizie#pagine di libri#sentimenti#tristezza
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Storia Di Musica #300 - Miles Davis, Live-Evil, 1971
Quando si ascoltò questo disco per la prima volta, i critici ebbero un profondo senso di smarrimento: Come bisogna definirlo? Cosa è? È jazz? È rock? È qualcosa di altro? In parte era lo scopo del suo creatore, in parte perfino a lui, genio incontrastato delle rivoluzioni musicali, qualcosa "sfuggì di mano", divenendo addirittura qualcosa di altro dalla sua idea primigenia. Questo è un disco che parte da un percorso iniziato qualche anno prima, quando Miles Davis e il suo storico secondo quintetto iniziano ad esplorare le possibilità che gli strumenti elettrici e le strutture della musica rock possono dare al jazz. I primi esperimenti con Miles In The Sky (1968), poi con quel capolavoro magnetico che è In A Silent Way (1969), il primo con la nuova formazione elettrica, la quale sviluppa a pieno quella rivoluzione che va sotto il nome di jazz fusion con il fragoroso, e irripetibile, carisma musicale rivoluzionario che fu Bitches Brew (1970, ma registrato qualche giorno dopo il Festival di Woodstock, nell'Agosto del 1969). Davis è sempre stato curioso e non ha mai avuto paura di guardarsi intorno dal punto di vista musicale, ne è testimone la sua discografia. E nell'idea che il jazz stesse morendo, era sua intenzione innestarlo di nuova vitalità contaminandolo con altri generi, non solo il rock, ma anche il funk, il soul, la musica sperimentale europea. A tutto ciò, per la prima volta nel jazz (e questa fu l'accusa più viva di eresia), il ruolo del produttore, del suo fido e sodale Teo Macero, è proprio quello di cercare tra le sessioni di prove le parti migliori, o come amava dire Davis "le più significative", e metterle insieme in un lavoro sorprendente e meticoloso di collage musicale, che in teoria elimina la componente espositiva solista del musicista jazz, ma che allo stesso tempo regala una nuova filosofia musicale ai brani, del tutto inaspettata. Decisivo fu, nel 1970, il compito che fu affidato a Davis di curare la colonna sonora del film documentario A Tribute To Jack Johnson, di Bill Cayton, sulla vita del pugile che nel 1908 divenne il primo pugile di colore e il primo texano a vincere il titolo del mondo di boxe dei pesi massimi, quando sconfisse il campione in carica Tommy Burns. Per questa ragione fu considerato una sorta di simbolo dell'orgoglio razziale della gente di colore all'inizio del ventesimo secolo, soprattutto poiché nel periodo erano ancora in vigore le leggi Jim Crow, leggi che di fatto perpetuarono la segregazione razziale in tutti i servizi pubblici, istituendo uno status definito di "separati ma uguali" per i neri americani e per gli appartenenti a gruppi razziali diversi dai bianchi, attive dal 1875 al 1965.
Il disco di oggi somma tutte queste istanze, in maniera unica e per certi versi selvaggia, divenendo di fatto una sorta di manifesto che Il Signore Delle Tenebre ostenta alla sua maniera, cioè nel modo più sfavillante possibile. Live-Evil esce nel Novembre del 1971, ma è frutto di storiche serate live al The Cellar Dome di Washington DC, dove la band di Davis si esibì per diverse serate nel Dicembre del 1970, e una parte di registrazioni in studio sotto lo sguardo attento di Teo Macero, presso gli studi della Columbia di New York. Con Davis, nelle esibizioni al Cellar Dome, che come prima pietra dello scandalo usa la tromba elettrica, infarcita di pedali di effetti e di wah wah (amore trasmessogli da Jimi Hendrix) c'erano Gary Bartz (sassofono), John McLaughlin (chitarra elettrica), Keith Jarrett (piano elettrico), Michael Henderson (basso elettrico), Jack DeJohnette (batteria) e Airto Moreira (percussioni) e in un brano solo, come voce narrante, l'attore Conrad Roberts. Nelle sessioni in studio di aggiungono altre leggende, tra cui Herbie Hancock e Chick Corea (con lui nei precedenti dischi citati), Billy Cobham, Joe Zawinul e il fenomenale musicista brasiliano Hermeto Pascoal, la cui musica e i cui brani saranno centrali in questo lavoro. Tutto il magma creativo di queste idee sfocia in un doppio disco dalla forza musicale devastante, tanto che oggi alcuni critici lo definiscono un heavy metal jazz, che parte dalle origini più profonde ma sfocia in una musica caotica e sfacciatamente meravigliosa, trascinante e indefinibile, che gioca tutto sulle dissonanze, sugli ossimori, sui palindromi simbolici e musicali. E manifestazione più chiara ne è la copertina, bellissima, di Mati Klarwein, artista francese autore di alcune delle più belle copertine musicali, tra cui quella di Bitches Brew: lasciato libero di creare da Davis, pensò alla copertina con la donna africana incinta, come simbolo di creazione "primordiale", ma fu lo stesso Davis, a pochi giorni dalla pubblicazione, una volta deciso il titolo, che gli chiese un nuovo disegno, che accostasse il "bene" al "male" attraverso una rana. Klarwein in quel momento aveva una copertina della rivista Time che raffigurava il presidente Hoover, che fu presa come spunto per la rana del male, che campeggiò sul retro della copertina, e che vi faccio vedere:
Musicalmente il disco si divide in brani autografi di Davis, che diventano lunghissime jam session di sperimentazione, di assoli di chitarra, sfoghi di batteria, con la sua tromba elettrica che giganteggia qua e la, che raccolgono quel senso di rivoluzione, anche giocata sulla sua storica abilità di comunicazione (Sivad e Selim, che sono il contrario di Davis e Miles, la seconda scritta per lui da Pascoal, languida e dolcissima), il medley Gemini/Double Image, scritta con Zawinul, e le lunghissime e potentissime What I Say, quasi una dichiarazione di intenti, Funky Tonk, rivoluzionaria e la chiusura con Inamorata And Narration by Conrad Roberts, che è quasi teatro sperimentale, e le altre composizioni di Pascoal, Little Church e Nem Um Talvez, musica che stupì tantissimo lo stesso Davis, che considerava Pascoal uno dei più grandi musicisti del mondo: il brasiliano, polistrumentista, arrangiatore, produttore, è una delle figure centrali della musica sudamericana, e essendo albino è da sempre soprannominato o bruxo, lo stregone. Tutti brani vennero "perfezionati" da Macero, e addirittura nelle ristampe recenti è possibile leggere nelle note del libretto l'esatta costruzione dei brani, ripresi dalle sessioni live e dalle registrazioni in studio. Di quelle leggendarie serate al The Cellar Dome, nel 2005 la Columbia pubblicò un inestimabile cofanetto, di 5 cd, The Cellar Door Sessions 1970 con le intere esibizioni del Dicembre 1970: le parti usate in Live-Evil sono nel quinto e sesto disco, nei precedenti ulteriori esplorazioni musicali da brividi, per una delle serie di concerti storicamente più importanti del jazz.
Il disco verrà considerato il capolavoro che è solo dopo anni, in un periodo, quello degli anni '70, dove Davis accettò apertamente di sfidare la critica con la sua musica. Da allora però, per quanto in parte ancora enigmatico e "difficile", è considerato l'ennesimo pilastro della leggenda Davis, in uno dei suoi capitoli musicali che ebbe più fortuna, poichè buona parte dei fenomenali musicisti che contribuirono a questo disco erano in procinto, o già alle prese, con esperienze musicali che partendo dalla lezione del Maestro, ne approfondiranno i contenuti, e ne esploreranno i limiti: sarà quest'ambito che legherà le altre scelte di Novembre e questo omaggio, che come i precedenti numeri miliari (1,50,100,150,200,250) è dedicato al formidabile uomo con la tromba.
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5 SEGNALI CHE RIVELANO CHE SEI UN’ANIMA ANTICA ✨
- Amore per la Solitudine: "Le anime antiche trovano pace e comprensione nella solitudine. Non è isolamento, ma un momento per connettersi con il proprio io interiore e con l'universo. La solitudine diventa un tempio di crescita e riflessione."
- Saggezza Innata: "Una profonda comprensione delle verità della vita sembra essere innata nelle anime antiche. Posseggono una saggezza che sembra andare oltre la loro età, offrendo consigli e percezioni che risuonano con verità universali."
- Passione per la Storia e le Culture Antiche: "Attratte da epoche passate, le anime antiche sentono una connessione viscerale con la storia e le culture antiche. Questo amore può manifestarsi nella passione per l'archeologia, la mitologia, o semplicemente nel desiderio di viaggiare per esplorare siti storici."
- Empatia Profonda: "Le anime antiche hanno un'empatia che va oltre la superficie, permettendo loro di sentire profondamente le emozioni altrui. Questa capacità di comprendere e condividere i sentimenti di altri crea una profonda connessione umana."
- Sensazione di Non Appartenenza: "Spesso, le anime antiche possono sentirsi fuori posto nel mondo moderno, come se appartenessero a un'altra epoca o dimensione. Questa sensazione di non appartenenza non deriva da un desiderio di fuga, ma da una ricerca di connessioni più profonde e significative
tizianacerra.com
(Foto Iulia Mihailov, unsplash)
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Viaggiare significa muoversi da un posto all'altro per scoprire cose nuove. Non si tratta solo di visitare luoghi, ma anche di conoscere culture diverse e incontrare persone nuove. Ogni viaggio è un'opportunità per provare cibi tipici, ascoltare storie locali e vedere panorami incredibili. Viaggiare ci spinge a uscire dalla nostra routine e affrontare situazioni diverse, il che ci aiuta a crescere come persone. Inoltre, ci permette di prendere una pausa dallo stress quotidiano e di ricaricare le energie. Infine, viaggiare crea ricordi speciali che possiamo condividere con amici e familiari. In poche parole, viaggiare è un modo per esplorare il mondo e scoprire di più su noi stessi.
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