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Il Libro di Chi Viaggia Ogni Giorno: Un Percorso tra Lavoro, Amore e Nuove Avventure. Di Alessandria today
Una riflessione su chi affronta viaggi quotidiani, che siano verso un lavoro, un amore o verso nuove scoperte, esplorando le motivazioni che spingono le persone a intraprendere questo percorso.
Una riflessione su chi affronta viaggi quotidiani, che siano verso un lavoro, un amore o verso nuove scoperte, esplorando le motivazioni che spingono le persone a intraprendere questo percorso. Ogni giorno, milioni di persone viaggiano verso una meta, che sia il luogo di lavoro, la casa di una persona amata o una destinazione che rappresenta l’ennesimo inizio di una nuova avventura. Che si…
#Amore#avventure di viaggio#Cambiamento#Crescita Personale#crescita professionale#emozioni durante i viaggi#esplorare il mondo.#Lavoro#lettura in viaggio#meditazione nei viaggi#Nuovi inizi#percorsi di vita#podcast durante i viaggi#riflessioni sui viaggi#routine lavorativa#scoperta del mondo#Scoperta di Sé#spostamenti lavorativi#spostamenti quotidiani#storie di viaggiatori#tragitto casa-lavoro#viaggi e sfide#viaggi per amore#viaggi per cambiare#viaggi per lavoro#viaggi quotidiani#viaggi romantici#viaggi significativi#viaggiatori di ogni giorno#Viaggio interiore
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stamattina era una bellissima giornata di sole e non capite il fastidio che mi ha dato
#un sole pazzesco alle 7 e mezza AND FOR WHAT?#per il tragitto casa-lavoro? really queen?#d.it#d.txt
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Sono tutta bagnata come se avessi fatto un tuffo in mare invece è solo il tragitto lavoro-casa
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Ho faticato per alzarmi, sempre alle 6 e ho fatto la mia solita routine: bicchiere d'acqua, stretching, caffè, respiri, mi sono preparata e sono andata a lavoro. Sono arrivata in anticipo e sono andata a raccogliere le erbe selvatiche per i conigli, le galline e i porcellini d'india, ho pulito i recinti e le stalle, messo la crema solare ai maiali, preparato la pappa tagliando le angurie stile ninja, dato il fieno, cambiato le acque, fatto le mie pause, chiaccherato e sorriso a tutti. Mentre tornavo non mi sentivo bene, avevo i pensieri pesanti e l'agitazione forte quindi l'ultimo tratto del tragitto l'ho fatto a piedi, camminando lungo il fiume. Arrivata a casa ho pranzato, poi ho fatto una meditazione intensa per calmarmi e ha funzionato. Mi sono rasserenata e riposata un po', poi sono uscita a suonare l'handpan per le strade, sotto e sopra ai ponti... è bellissimo. La gente quando mi passa a fianco rallenta e si ferma ad ascoltarmi, la musica è il mio ikigai e ne sono certa. Ho sempre meno dubbi. Sono rientrata, ho cenato e adesso sono sul balcone, ascolto la musica e leggo. Ho sempre cercato sicurezza, ovunque, nella mia vita... ma sempre fuori di me. La ricercavo negli altri, soprattutto in persone piene di rabbia e violenza che mi dicevano cosa fare e cosa no, mi sono sempre lasciata guidare perché avevo paura. Ora ho capito che non c'è nulla di male nel ricercare sicurezza, ma so che posso trovarla in me stessa, perché è sempre stata lì dentro. Penso al rosso, mi rassicuro da sola, sto in equilibrio e tiro giù le barriere.
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Small things
Mi piacciono le cose che gli altri nemmeno notano, quelle che appaiono come piccole, imperfette e spesso banali.
Le venature delle foglie, per esempio, che tracciano righe via via più sottili, mano a mano che si allontanano dal centro verso le estremità della foglia come tante minuscole vene che irrorano la pianta trasportando il nutrimento nel suo sangue verde di crolofilla al pari del lavoro svolto dal nostro sangue; mi piace come ogni pianta abbia le sue foglie, diverse da quelle altrui e persino difformi tra loro poiché non ve ne sarà mai una in tutto e per tutto identica ad un'altra.
I fiori ed il muschio che crescono tra i ricami di cemento spezzando il nero con i loro colori brillanti e festosi, svettando mossi dal vento a suggello della loro vittoria sul catrame dell'asfalto e della loro resilienza.
Le differenti tipologie di cinguettii emessi dagli uccellini, incasellati uno dietro all'altro per avvertire di un pericolo, per corteggiare, per ammaliare o semplicemente per cantare al mondo intero la loro esistenza mentre eleganti e leggeri prendono il volo librandosi nel cielo di frasca in frasca.
Le sfumature che la flora e la fauna acquatiche conferiscono all'acqua rendendola viva e pulsante e permettendole di cangiare a proprio piacimento dal blu, al verde, al celeste o al nero pece a seconda del mondo che va ad accogliere e delle stagioni che andranno a susseguirsi, creando specchi più o meno cristallini in cui riflettersi e dove riflettere.
Le "consistenze" difformi delle nuvole, più o meno dense, soffici, sfibrate che conferiscono alle stesse quel magico gioco di mutare forma e solleticare la nostra fantasia ad associarvene una per ciascuna o viceversa ad associarle alla panna, allo zucchero filato e via discorrendo mentre puntiamo in su i nostri nasi.
L'odore che permea la carta dei libri a seconda della cellulosa scelta per creare il foglio, dell'inchiostro che vi è stato intriso, delle mani delle persone che lo hanno stretto, assume quando aperto se ne respira la storia, la realizzazione nel frattempo che si leggono mirabolanti avventura, si studiano nuove informazioni, si notano i piccoli dettagli delle figure o le finiture che ne rilegano le pagine alla copertina stessa.
Il sapore dolce e zuccherino della frutta appena raccolta, leggermente calda per via della temperatura, ma così soddisfacente da addentare durante l'estate quando è accatastata nelle ceste in vimini costruite a mano da chiss�� che artigiano esperto e che profumano di frutta, d'estate, di sole e di terra; che vengono riportate nelle case per realizzare deliziose confetture e marmellate da conservare per l'inverno.
Il profumo persistente del legno che scricchiola nel camino e che riscalda la casa diffondendo la sensazione di coccola emanata dal cedro, dal pino, dal ciliegio e che ti si appiccica addosso come un profumato scudo contro il gelo.
La morbidezza della pelle dei neonati quando solamente gli sfiori e con la forza di quelle manine tanto piccole ti stringono il dito e tu senti tutta la vita e la sua forza in un piccolo esserino morbido e profumato, che seppur fragile all'esterno è spesso molto più forte di noi all'interno.
La laboriosità delle formiche che in fila indiana trasportano le briciole di pane e si muovono come un piccolo esercito minuscolo, ma compatto formando a volte anche curiosi "disegni" durante il tragitto.
Mi piacciono i nei, quelli piccoli o dalle forme particolari, quelli che se uniti creano quasi delle forme o delle costellazioni sulla pelle delle persone,come se seguissero il loro personale schema.
Le sfumature di colore, le pagliuzze più o meno dorate, le punte più accese di una sfumatura quando guardando una persona negli occhi sotto diverse luci, secondo diverse angolazioni o altresì a seconda dell'umore animano la persona da dentro, accendendo ora una sfumatura, ora un'altra permettendo di cogliere nel suo complesso quest'opera d'arte straordinaria.
Sono belle le rughe in un viso, in un punto preciso, le fossette, le voglie o le lentiggini, sono preziosi i riflessi tra le ciocche di capelli, i vari particolari che danno senso al tutto; come pennellate di colore su una tela che sigillano la composizione.
L'andatura di coloro che mi trovo ad osservare mentre passeggiano, il modo di adagiare il piede al suolo o viceversa di sollevarlo dal terreno per spostarsi, l'ampiezza della falcata, il punto esatto in cui si possono il tacco o la punta della scarpa, il movimento oscillatorio o assente delle mani, composte o sbarazzine.
Sentire il mare dentro una conchiglia, il ticchettio della pioggia, la neve posarsi sulle superfici ricoprendole, il suono del mare, del vento.
Il timbro di una voce, il suo tono, l'incriminazione di una parola, il sentimento in un'altra, l'accento utilizzato o la sua assenza, le vocali chiuse e quelle aperte, la scelta delle parole in un discorso o l'assenza del suono stesso; l'intensità del silenzio.
Contare i puntini sul dorso delle coccinelle o i cerchi nei tronchi degli alberi per calcolarne l'età; il cambio di "casa" di un paguro che lascia una conchiglia per sceglierne un'altra con chi adornarsi.
Le impronte lasciate dalla farina sui vestiti quando si prepara un dolce e che sembra di farci uscire dal forno del Mulino Bianco talmente abbiamo gli indumenti cosparsi.
Le filastrocche, i giochi e le ninnnananne di quando ero bambina e che ancora ricordo e canticchio di tanto in tanto come svagare la mente o per addormentarmi la notte.
Saltare nelle pozzanghere formate dopo i temporali, camminare nei cumuli di foglie secche in autunno e sentirle scricchiolare sotto le suole delle scarpe, stendersi sulla coltre bianca e fare gli angeli di neve rabbrividendo per via del freddo, ma ridendo per il divertimento dato dal gioco.
Potrei proseguire ancora, ma non mi basterebbe una vita intera, perché troppo belle e straordinarie sono le piccole cose ed io le amo tutte.
-umi-no-onnanoko ( @umi-no-onnanoko )
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The Sound - Silent Air
Prima metà degli 80. Quest’album era d’obbligo nel tragitto di ritorno dal mare. Era d’obbligo nella mia auto, chiaramente. Si ritornava la mattina prestissimo, verso la quattro o le cinque. Si arrivava a casa con il tempo appena necessario per darsi una sciacquata e via, di corsa al lavoro. O all’università se avevo un esame. Quest’album e l’erba (che piantavamo tutti) ci facevano una gran bella compagnia.
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Inizierò a lasciarti andare prima o poi. Inizierò a non rileggere i nostri messaggi, inizierò a non controllare più il tuo ultimo accesso, inizierò a non cercarti più tra le visualizzazioni delle mie storie, inizierò a non sbirciare più il tuo profilo, inizierò a non riguardare più le nostre foto, inizierò a togliere dal mio portafogli la nostra polaroid e il biglietto che mi hai lasciato quando sono tornata a casa dopo essere venuta a trovarti all’insaputa di tutti, inizierò a togliere la collana che mi hai regalato al compleanno dicendo che così saresti stato sempre con me, inizierò a non guardare la luna chiedendomi se la vedi anche tu, inizierò a non guardare più 500 blu in giro per strada sperando stia guidando tu, inizierò a non pensare più ai momenti passati insieme quando sono a letto o a lavoro, inizierò a non cercare più il tragitto con i mezzi per andare nel tuo posto speciale sperando di trovarti lì, inizierò a mangiare come si deve e a prendere peso, inizierò a uscire di nuovo senza rintanarmi nel mio letto, inizierò a non farmi più i capelli come ti piacevano tanto, inizieró a non ascoltare più le canzoni che mi dedicavi, inizierò a non guardarmi più il tatuaggio che abbiamo uguale nello stesso punto, inizierò a non piangere più sentendo i tuoi vecchi vocali, inizieró a non informarmi più sul risultato delle partite di calcio che guardi tu, inizierò a camminare per strada senza cercarti ovunque, inizierò a non pensare al futuro immaginandotici, inizierò a non comprare più le caramelle che ti piacevano tanto solo per farti felice, inizierò a non sedermi sul divano di casa dove lo facevi tu solo per sentire la tua presenza, inizierò a non odorare più i miei vestiti sperando di sentirci il profumo che lasciavi, inizierò a non chiedermi più il perché sei cambiato da un momento all’altro e mi hai fatto così male, inizieró a non scriverti più messaggi che lascerai in visualizzato, inizierò a non scrivere più ai tuoi amici per capire cos’hai, inizieró a non immaginare più un tuo ritorno, inizierò a parlare di te senza finire in lacrime, e poi inizierò a non parlarne più, a non scrivere più di te. inizierò a vivere nella tua città come fosse la mia e inizierò a sentirmici a casa anche senza di te. Inizierò una nuova vita, senza di te, e inizierò di nuovo ad innamorarmi, di me stessa questa volta. Prima o poi inizierò.
@girasolealtramonto
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La figlia della badante rumena
Sono separato da tre anni e giocoforza sono tornato a vivere a casa con mio padre. Mamma non c’è più da una decina d’anni, quindi per la gestione della casa ci siamo sempre arrangiati con grande dignità. Non sono un gran cuoco. Ma in compenso papà, vivendo a lungo da solo e stando in pensione, è diventato un vero chef. Quindi a me le pulizie, le lavatrici e le varie altre incombenze; a lui la cucina. Stirare... no, grazie. “Amo il... goffrato” è la mia scusa preferita.
Da un anno e mezzo circa però papà ha iniziato una rapida e purtroppo irreversibile discesa verso la non autosufficienza. Per cui ho dovuto prendere una badante. L’agenzia a cui mi sono rivolto me ne ha trovata una seria, efficiente e molto saggia. Mioara è venuta qui dalla Romania; ha poco più di cinquant’anni, un marito e tre figlie. Ancora oggettivamente molto bella: mora con occhi penetranti verde chiaro che ti passano da parte a parte. Non puoi mentirle. Donna di solidi princìpi e pronta al sacrificio della lontananza. Pulita, sempre sorridente e di buon umore. L’ho messa in regola, ovviamente e siccome vitto e alloggio sono inclusi, di fatto lei invia a casa il 90% dello stipendio che le versiamo io e mia sorella, che vive lontana. In questo modo la sua famiglia può tirare avanti dignitosamente e le figlie possono continuare a studiare.
Viviamo in un comodo appartamento di una palazzina nel centro città, di quelli come se ne facevano una volta: con i soffitti alti, il corridoio dopo il portone d'ingresso e le stanze sui lati. Perciò, vista l’abbondanza di camere nella nostra casa, mi ha chiesto se avesse potuto far venire la figlia maggiore Tiana per l’estate. Come premio per il diploma, per farle vedere l’Italia ed eventualmente trovarle un lavoro. O, se magari fosse stato possibile, farle addirittura frequentare l’università qui. Le ho detto che non ci sarebbe stato alcun problema, anzi: non solo lei stessa avrebbe avuto modo di respirare un po’. Poi, con un’opportuna ottimizzazione dei turni, magari papà finalmente avrebbe avuto assistenza sette giorni su sette e io avrei avuto in casa un sorriso giovane in più. Che non guasta di certo.
Quando sono andato a prendere in aeroporto Tiana, a momenti mi scordo di respirare. Ho visto uscire dalla porta scorrevole una ragazza di una bellezza che stordisce. Arrivati a casa, quella Venere piena di gioia e vitalità e io, il servitore con i suoi bagagli addosso ovunque sul mio corpo, Mioara ci ha guardati con espressione genuinamente divertita. Vedeva infatti una nuova e assolutamente inedita versione del suo datore di lavoro, normalmente sicuro di sé e sempre lucido ma distaccato. La mia espressione era probabilmente un mix tra l’imbarazzato, l’imbambolato e il rincoglionito da ko, tipo pugile suonato. Nel tragitto in macchina ci ho messo un po’ di tempo, a riprendere il controllo e a parlarle come se non fosse una vera Dea scesa in terra!
Parlava già un buon italiano ed era molto intelligente. E poi... quanto chiacchierava! Era felice. La cosa che m’ha catturato subito di lei è stata la sua totale mancanza di inibizioni e inutili pudori: era candida, pura. Girava seminuda per casa e nell’unico bagno che abbiamo non si chiudeva mai dentro. Più volte sono entrato senza sapere che ci fosse lei e l’ho vista insaponarsi sotto la doccia o mentre si stava depilando. Rischiando un infarto a ogni incauto ingresso! Ho iniziato a desiderarla da subito. Il paradosso è che ce l’avevo attorno continuamente, ma sentivo anche addosso il vigile sguardo di sua madre! Riuscivo a stare un po’ da solo con lei unicamente portandola qualche volta a prendere un gelato la sera dopocena, al vicino baretto sotto casa.
Il bello è che lei durante il giorno usciva regolarmente con la figlia della vicina o anche con mia nipote, di un anno più giovane ed era quindi la novità, la stella della comitiva. Finalmente venne la possibilità di approfondire la nostra amicizia in casa quando la madre tornò per due settimane di meritata vacanza in Romania. Mioara mi confessò in lacrime e in assoluta confidenzialità che, da soffiate del suo privato Kgb locale, temeva che malgrado le due figlie rimaste in Romania lo tenessero d’occhio, suo marito fosse sul punto di tradirla. Che stava frequentando un’altra donna, una vedova vicina di casa che ogni tanto li andava a trovare e restava a cena. Un uomo ha le sue esigenze, quindi doveva farlo sfogare, spomparlo per bene e farlo sentire ben soddisfatto sessualmente.
E in fondo anche lei lo desiderava. Le dissi che io e Tiana ce la saremmo cavata alla grande. La stessa sera in cui la mamma partì, sistemato mio papà per la notte, Tiana venne in camera mia con un tubetto di Lasonil e in ciabatte. Con indosso solo una t-shirt leggera bianca per la notte che le arrivava ai fianchi, senza reggiseno, collo a barchetta, capezzoli turgidi ben visibili e senza mutandine. Mi disse che sentiva dolore e quindi aveva bisogno che le facessi un massaggio alla schiena, perché forse s’era stirata un muscolo giocando a pallavolo nella palestra del vicino Liceo Classico con i suoi amici. Ancora in piedi, potevo ammirarle il pube perfetto, peloso ma curato. Ero immobilizzato. Meglio: ipnotizzato, direi. Mi guardò fisso negli occhi e disse:
-ehiiii, per favore! Me lo fai o no questo massaggio?
Dopodiché, senza badare allo stoccafisso sottosale che era in stanza con lei, si tolse la maglietta e si sdraiò sul mio letto a pancia sotto. Era una visione celestiale! La ninfa nuda aspettava e mentre io mi preparavo, ondeggiava col suo culo un po’ a destra e un po’ a sinistra. Facendolo alzare di tanto in tanto verso di me. Sottovoce cantava un’innocente canzoncina in rumeno. Era una perfetta scena di seduzione. Quando alzava i fianchi passando per il centro, per un attimo da dietro potevo chiaramente vederle lo sfintere e la fica. Ritrovata una parvenza di contegno formale, salivazione azzerata, iniziai a massaggiarla dove mi indicava: al di sopra della natica destra. Man mano che la massaggiavo, mi diceva che si sentiva meglio, che sentiva il calore nel suo corpo.
Che avevo delle mani sante, meravigliose e il tocco delicato. Lo diceva con una voce bassa, dolce e assolutamente sensuale. D’un tratto disse che le bastava e rapidamente si girò ridendo. Aprì le gambe e sorridendo, senza imbarazzo, mi disse che era attratta da me e mi chiese esplicitamente di massaggiarle l’interno della vulva con la mia... dotazione naturale! In circa quattro secondi mi spogliai completamente e le fui sopra. Odorava di gioventù, di erotismo puro, di voglia di sesso e di buono, d’innocenza. Prima di entrarle dentro però, siccome era una vera delizia di donna, passai diversi minuti a leccargliela, a mordicchiarle e succhiarle il clitoride e ad aspirarle fortemente il piccolo seno, sodo e gustoso.
M’entrava tutto in bocca. A ogni mia aspirazione di un seno, lei me lo spingeva dentro; sembrava volerlo far entrare ancora di più e gemeva. Godeva del suo dominio su di me. Sorrideva soddisfatta. Le confessai all’orecchio che l’avevo desiderata sin dalla prima volta che l’avevo vista. Rise di gusto e mi disse che sapeva di fare quell’effetto sui maschi. Tutti, indistintamente. Che da quando aveva quindici o sedici anni al suo paese aveva fatto perdere la testa a diversi uomini sposati: insegnanti, professionisti e addirittura a un prete. Che a causa sua aveva infine gettato la tonaca alle ortiche.
Mi disse che aveva la spirale e a quel punto iniziai a scoparla furiosamente, con gran godimento. Passammo una notte meravigliosa. Tornò a letto nella sua camera solo verso le tre di notte. Scoprii che per essere solo una ventenne era decisamente molto esperta, nelle cose di sesso. M'ha chiesto che acquistassi accessori molto sofisticati da farle indossare, per rendere i nostri incontri più stimolanti. Voleva essere costretta, dominata. Mi disse che lo desiderava tanto perché suo padre era certamente un uomo assolutamente autoritario e rude con chiunque, anche con sua madre, soprattutto con sua madre. Però con lei invece, la prima figlia, era tenerissimo e la viziava, gliele faceva passare tutte. Mai neppure un rimprovero. La adorava. Perciò lei con lui era spesso crudele: lo umiliava, cercava di stimolarne le reazioni, però non accadeva nulla. Egli si limitava solo a soffrire in silenzio. Ma lei voleva con tutta l’anima un maschio che esercitasse su di sé la sua potenza, che la mettesse in riga e la obbligasse a fare del sesso estremo. In modo anche deciso e forte, senza vie di scampo.
Passammo due settimane meravigliose. Lei esigeva di essere scopata dall’uomo maturo, esperto e forte ma protettivo. I coetanei non la interessavano minimamente. E io, quarantaduenne in perfetta forma psicofisica, corrispondevo alla perfezione all’identikit. Quando tornò sua madre, inizialmente dovemmo fare i salti mortali, per non farci scoprire. Ma io so che a una madre una figlia non può veramente nascondere nulla. E comunque in modo sottile, diplomatico, Mioara presto mi fece intendere tra le righe che aveva capito ma che approvava. Perché certe esigenze non sono sopprimibili ed era decisamente meglio che sua figlia le soddisfacesse con me al sicuro e in casa, invece di cadere nelle mani di qualcuno che magari avrebbe potuto approfittarsi di lei e della sua pura, santa ingenuità. Perciò aveva preso l’abitudine di andare a fare la spesa o di portare a spasso papà nel pomeriggio di tutti i giorni e di specificare con precisione anche l’ora del suo ritorno; in genere ci lasciava un’ora e mezza di puro godimento.
Quando a fine estate Tiana tornò nel suo Paese, perché aveva deciso che l’università l’avrebbe fatta lì, mi si strinse il cuore. Ero mesto, sorridevo malinconicamente. Pian piano con Mioara mi confidai e le dissi che Tiana mi mancava molto. Lei fu comprensiva, tenera. Aveva solo nove anni più di me e di sicuro in passato era stata una vera bomba, come adesso lo era Tiana. Diventammo via via più intimi e una sera mentre cenavamo la invitai a vedere dopo un po’ di tv sul divano con me. Mi venne spontaneo: non c’era nulla di intenzionale. O forse si. Dapprima esitò, però mi disse che ne sarebbe stata felice. Mi resi conto che prima dell’inizio del film, finito di rigovernare, era andata in bagno. S’era lavata nuovamente, profumata e aveva anche rinnovato il trucco. Non in modo eclatante, ma quel tanto che bastava a conferirle l’aura di innegabile bellezza matura che ancora aveva.
Durante la visione del film mi disse con voce bassa e comprensiva che potevo appoggiarmi sulla sua spalla, che mi avrebbe consolato come si fa con un bambino triste. Dicendolo, sorrideva un po’ nervosa. E io non chiedevo altro che essere coccolato. Ne avevo proprio bisogno e quindi mi appoggiai su di lei. Mi circondò con un braccio. Sentivo l’odore del suo seno prorompente e del suo corpo tutto. Non potevo resisterle. Con nonchalance le misi una mano sul ginocchio. Non si mosse. La feci penetrare di cinque centimetri sotto la gonna: lei iniziò ad aprire le gambe per agevolarmi e scivolò un po’ in avanti. Arrivai pian piano alle sue mutandine e infine le infilai un dito nella passera, che era abbondantemente bagnata. Sollevò il bacino e mugolando a bocca chiusa iniziò la sua stupenda danza dell’amore, sempre carezzandomi la nuca. Una donna che sta godendo è uno spettacolo meraviglioso.
Poi si alzò dal divano, si tolse la camicetta e il reggiseno: restò a seno nudo. Me lo offrì da baciare, leccare e succhiare, da affondarci la testa dentro. Come un dono d’amore disinteressato. Infine si inginocchiò, mi tolse i pantaloni e giocò di bocca e di lingua per un’intera ora col mio cazzo. Fece veri miracoli: mi fece venire più volte. Retaggio di una forte educazione cattolica, mi disse che farmi un pompino forse era meno grave che farsi scopare o inculare, nei confronti del marito lontano. Che amava e a cui era sempre stata fedele. Inutile dire che dalla sera dopo iniziammo a scopare regolarmente e che le piaceva da morire anche prenderlo in culo. Però misi bene in chiaro con lei che... non avrei pagato un euro di più, per quegli extra!!!
RDA
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Ero sicuro che l'amore fosse esattamente come me lo avevano sempre descritto negli anni, come un migliaio di cavalli nella pancia ogni volta che la vedi, come un risveglio euforico, qualcosa di cui si è totalmente in balia, senza nessun tipo di controllo. Ora so che l'amore è perlopiù costruire. So che l'amore comporta un grande lavoro da parte di entrambi, non si misura in quanto ti dà, ma in quanto ti dai, un insieme di gesti che col tempo diventano più o meno involontari e automatici, come quando sei al supermercato e devi comprare il necessario per la colazione e ti ricordi di prendere il latte senza lattosio perchè lei è un po' intollerante, e sai perfettamente che va matta per i Tegolini, e allora ne prendi due pacchi, che non si sa mai. Come prendere atto che non importa quanto sia grande il letto, nè quanto faccia caldo, lei sarà sempre a due millimetri da te, girata su un fianco, i piedi freddi contro i tuoi stinchi, e la sua mano che ti cerca costantemente, ti sta così attaccata che hai paura di muoverti, anche se avresti un grande bisogno di cambiare lato perchè ti si sta intorpidendo la spalla, oppure ti sei stufato di stare a pancia in su, e inizi a studiare in anteprima tutte le manovre che dovrai fare per non svegliarla, perchè quando dorme è bellissima e sarebbe un peccato. Come, ad esempio, soffiare sul mestolo bollente prima di farle assaggiare il sugo, e rimanere al telefono per tutta la durata del suo tragitto per tornare a casa quand'è sera tardi, perchè qui è ancora un mondo di merda e c'è bisogno di stare tranquilli e saperla arrivata sana e salva. So che l'amore è fatto di poche parole, e anche se lei non fa che dirti quanto sia felice di stare con te, trovi sempre un modo per provare ad essere migliore di quanto lei già ti veda. Ho sempre creduto che l'amore fosse felicità allo stato puro, e anche un po' dolore, e anche un po' paura costante di perdersi. Ora so che l'amore ce l'hanno consegnato sgualcito e sotto una luce un po' distorta, ci hanno fatto credere che sia un qualcosa di estremamente complicato, so che l'amore non necessariamente deve farti svegliare la mattina con una strana euforia in corpo, e col sorriso sempre stampato sulle labbra perchè oh, sai, l'amore. So che non è fondamentale dormire col tuo braccio sotto la sua nuca perchè altrimenti non ci si ama abbastanza; è importante che, il mattino dopo, lei sia la prima cosa che cerchi con quel braccio. Ho imparato che l'amore, in realtà, non è trovare qualcuno con cui correre, ma qualcuno con cui finalmente fermarsi e tirare un po’ il fiato, è una serenità che dilata il tempo, non è una gara per vedere chi ci tiene di più, è semplicemente fare le cose perchè ci va di farle, senza tenere nessun conto. E soprattutto, l'amore è quando ci sono quelle giornate brutte in cui tutto va male, e di sorridere non ti va per niente, e probabilmente sarà così fino al giorno successivo, ma quando rientri in casa e la trovi sul divano intenta ad aprire il secondo pacco di Tegolini, ecco, sai che in fondo, per oggi, va benissimo anche così.
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𝗗𝗶𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹'𝗔𝘃𝘃𝗲𝗻𝘁𝗼
𝟭° 𝗱𝗶𝗰𝗲𝗺𝗯𝗿𝗲 𝟮𝟬𝟮𝟯
Caro diario,
questo mese di dicembre mi sta stremando, sembra non finire mai.
In piena notte ho fatto di necessità virtù, quindi essendo rimasto a piedi con l'auto ho fatto l'autostop. Mai fatto prima in vita mia
Devo dire che ho avuto un discreto successo con il pollice all'insù, visto anche l'orario e la mia faccia, alla terza automobile mi hanno caricato.
La prima era un'auto di lusso e sappiamo bene che con le auto di lusso non si danno passaggi in piena notte. A parte qualche caso che ho potuto vedere con i miei occhi, ma si trattava di signorine lungo il bordo delle strade, altrimenti non è etichetta dei benestanti fare queste cosa. Non si sa mai cosa rischiano.
All'interno della seconda auto c'era una coppietta, lei mi ha guardato quasi come a dire "seeeee certo, proprio a te diamo un passaggio", mentre lui ha volutamente girato lo sguardo dall'altra parte.
La terza auto si ferma, li raggiungo. Sono tre extracomunitari. Mi guardano fisso e seri, molto seri. Rimango di sasso. Poi quello davanti dal lato passeggero, rivolgendosi agli altri due, dice:
- Oh, sembra brava persona.
- E se ci ruba? - risponde quello seduto dietro.
- Tu cosa dici? - dice di nuovo quello davanti rivolto a chi guida.
- Mmh, così sembra Gesù, tutto bagnato. Dai vieni - risponde quello alla guida, che mi invita anche con un cenno della mano.
- Infatti sono un povero Cristo - rispondo d'istinto facendo il brillante... con dei, probabili, mussulmani. Che idiota sono stato.
Non capendo se fossero seri o se mi stessero prendendo in giro, decido di salire. Del resto non mancavano molti chilometri a casa mia.
- Grazie - dico con un filo di voce quasi in tono reverenziale - grazie mille
- Noi non dare passaggi agli sconosciuti, molto pericoloso - dice quello che guida e gli altri due si mettono ridere.
Noto che quello seduto con me continua a fissarmi con molta insistenza, è uno molto alto si vede. Si fanno quattro chiacchiere sul perché fossi a piedi, su che lavoro facevano loro e da dove venivano. Insomma discorsi di normale routine.
Ma il tizio al mio fianco non ha mai parlato e mi fissava sempre tra il serio, il perplesso e il pensieroso.
Poi a un certo punto spalanca gli occhi, me ne sono accorto perché al buio con la loro pelle scura gli occhi e i denti erano uno spettacolo pirotecnico.
- Adesso mi ricordo di te - mi dice puntandomi il dito
In quel momento non avevo compreso se fosse una minaccia, un'accusa o una rivelazione spirituale.
- D-di me? Ti ricordi di me? - chiedo
- Si, tu uscivi da una pisseria con pissa in mano. Io passavo a piedi e avevo chiesto un'informasione. Tu ricorda?
- Io? - rispondo come quando mia madre mi accusava di aver sbafato tutta la Nutella - sei sicuro?
- Si, mi ricordo di te. Poi tu messo pissa in bagagliaio e dato me passaggio a casa.
A quel punto come da un cassettino dei ricordi lontani mi esce un ricordo, di me che con una pizza calda nel cartone stavo per tornare a casa. Il tipo di colore sudato con un enorme zaino che mi incrocia sul marciapiede e mi chiede le indicazioni per un Comune della Val Seriana. Mi ricordo che con il dito gli indicai la direzione, quella che in effetti stava seguendo, salvo poi rendermi conto che a quella destinazione mancavano dodici chilometri.
Mi ricordo che glielo feci notare e alla domanda se avrebbe percorso tutta quella strada a piedi, lui rispose allargando una mano con uno sguardo che diceva "pensi che abbia altre alternative?".
Fu allora che buttai la "pissa" calda nel bagagliaio e gli diedi un passaggio. Mi ricordo che continuava a ripetermi che io ero davvero una brava persona, a mani giunte, durante tutto il tragitto.
- Ma si ora ricordo - gli dissi
La conversazione e i ricordi finiscono, sono davanti a casa.
Scendo li ringrazio e al tipo della "pissa" stringo forte la mano.
- Questo è karma - gli dico.
- Chi casso è karma? - mi risponde stranito.
Caro diario, siamo al primo giorno dell'Avvento e qui da me sono già passati i tre re Magi. Sotto il segno di una stella cometa di nome karma. Ma che non tutti conoscono.
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Ci sono stati e ci sono piccoli periodi nella mia vita, nell'ultimo anno diciamo, durante i quali le situazioni intorno a me mi permettono di vagare un po' con la mente e farmi dei programmi, dei sogni. In famiglia le acque sono calme, a volte esco senza troppi problemi, a lavoro tutto bene e insomma che mi faccio trascinare da tutto ciò e penso a quanto mi piacerebbe avere una mia famiglia, diventare madre, a quanto vorrei fare un viaggio da sola, o con un'amica dato che è un'esperienza che non ho mai vissuto. Poi la vera realtà torna. È sempre una mazzata, come quando ti svegliano i muratori del palazzo accanto da un giorno all'altro con trapano e martello e ti chiedi: "Ma perché a me?". Io non lo so perché a me, sicuramente in parte per colpa mia, in parte per l'ambiente che mi circonda. Torna la realtà, in famiglia vengo trattata come una pezza di poco valore, usata solo durante le esigenze, non posso uscire quando voglio come pensavo, ogni singolo euro speso mi viene rinfacciato, il lavoro è la mia unica distrazione e quando torno a casa, durante il tragitto in macchina, piango perché quel luogo è tutt'altro che casa. Torna la realtà e capisco che la possibilità di diventare madre è impossibile per me, non sarei in grado di fornire tutto l'amore necessario, nemmeno ad un eventuale compagno/a, perché in primis io faccio fatica a sostenermi da sola. Tra pochi giorni compirò 25 anni, vissuti in trappola, in agonia, cercando di sopravvivere a tutti i dolori peggiori da sola. Sono molto stanca, davvero tanto stanca e spero finirà tutto il prima possibile, a volte la vita non è per tutti.
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Notte movimentata
Tigrotto ieri è stato il pomeriggio con me. Abbiamo disegnato e mi ha chiesto di fargli una locomotiva a vapore, non una qualsiasi ma quella che abbiamo visto qualche settimana fa al museo del treno.
Gli ho fatto vedere poi un paio di video fatti da quanti sono andati sul treno storico che prenderemo noi a dicembre. Ha questa cosa di contare le ruote delle locomotive a vapore. Ieri ne ha vista una con 3 ruote grandi. Gli ho chiesto quante ve ne sono dall'altro lato, mi ha detto tre e allora ho provato a chiedergli quante sono in totale e lui mi ha risposto "Sei". Dove abbia imparato a fare questo calcolo a mente non lo so, però mi ha meravigliato. Sarà che sono veramente scarso in matematica.
Stanotte poi si è addormentato insieme a noi ma poi si è svegliato tossendo. Faceva fatica a placarsi la tosse e gli è venuto anche da fare la pipi.
Nel tragitto tra camera e bagno ha vomitato, purtroppo. Evidentemente il catarro lo ha stimolato in tal senso.
Era dispiaciuto per aver sporcato ma io e la mamma abbiamo provato a tranquillizzarlo. Nel frattempo si è lamentato per il freddo che sentiva, piccolo.
Si è riaddormentato con il pigiama pulito, l'altro era sporco di vomito. Ho fatto fatica a riprendere sonno, forse erano le 3:00 o giù di lì.
Ripenso a quando mi dice che vuole invitare i suoi amici a casa nostra. Uno o due non vuole invitarli perché, dice, sono dispettosi. Ultimamente mi dice di voler invitare Beatrice perché "è divertente" e sorride quando lo dice. Starà mica prendendosi già una cotta?
L'altro ieri invece mi ha chiesto perché Gabriele vuole stare con lui. Gli ho risposto perché evidentemente lo trova simpatico e magari gli vuole bene. Mi è sembrato convinto della spiegazione e stranamente non ha fatto la solita domanda: "Perché?"
Stamattina si è svegliato un po' scontroso, normale dopo la notte movimentata. Spero gli passi ma la carenza di sonno si farà sentire, immagino.
Tra poco vado a lavoro, mi piacerebbe stare vicino a lui e coccolarlo un po'.
Magari appena ritorno, spero il prima possibile.
#vita con tigrotto#la mia vita con tigrotto#tigrotto#lettere a mio figlio#essere padre#essere genitori#vomitino#suppongo dovesse capitare
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Hi Tumblr long time no see but guess what it's always about the boring old stuff
Trovo incredibilmente interessante il fatto che i miei genitori siano davvero convinti di poter dimostrare qualcosa ti poter imporre il loro modo di vivere in quanto loro nella loro vita hanno fatto molto. Fatto molto: comprato, lavorato, per quanto è riguardo mia madre speso una vita su un divano a piangersi addosso perché la sua vita le fa schifo perché ha deciso di vivere in un paese che non le è mai piaciuto perché ha deciso di lasciare un lavoro che amava per cui aveva studiato per fare un lavoro che odia. Ma ehi, loro hanno comprato una casa, un giardino, comprato macchine, insomma hanno comprato. E non puoi non essere un esempio da seguire se nella tua vita non hai fatto altro che recluderti tutto per fare quello che la società si aspetta che tu faccia:lavorare, e se sei donna, essere madre e moglie. Ogni volta che torno a casa mi trovo catapultata in un era distante anni luce dalla mia quotidianità dove non si perde occasione per farmi capire di quanto sia vincente questo stile di vita, che devo decidermi ad adeguarmi, a seguire il buon esempio, a fare quello che ci si aspetta da me. D'altronde a venticinque anni sarebbe ancora ora passata di chiudersi in ufficio di merda per minimo cinquanta ore alla settimana di trovarmi un uomo e di imparare finalmente a cucinare e di non lasciare il bucato sulla scrivania ad asciugare perché una vera donna deve per lo meno saper stendere il bucato. Lo sapevate che c'è un modo per stendere il bucato? Un modo preciso fatto di regole ben chiare le quali a quanto pare sono conosciute a tutte, tranne a me. Bè io trovo tutto questo mondo estremamente interessante dal punto di vista sociale. Lo trovo interessante perché non capisco come una persona estremamente insoddisfatta della propria vita, una persona che nella vita si sia negata tutto e abbia vissuto solo per gli altri nella speranza che boh? Forse un giorno qualcuno le desse un premio e le dessero finalmente quella tanta sperata attenzione che non ha mai ricevuto da nessuno? Non capisco come questa persona non possa vedere tutto questo e anzi ti porti il suo tragitto di vita come esempio assoluto da seguire nella vita. Almeno per quanto riguarda mio padre lui ha il suo lavoro. Che è poi l'unica cosa che ha sempre avuto nella sua vita, ma una persona che vive da 60anni come una macchina senza porsi domande semplicemente ignora il fatto che questo non sia normale ed è felice. E va bene così. Sono felice per te. Anzi a dirla tutta ti invidio perché so che veramente ami quello che fai e io non mi capacito di come si possa amare qualcosa chiamato "lavoro". Io posso amare uno sport, una amica, un cane,un gatto,un momento, un ricordo ma un lavoro? Dio se solo potessi essere invidiose delle cose materiali. Non ricordo ci sia mai stata una volta in cui sia stata invidiosa di qualcosa. Una maglia, un concerto. Forse perche venendo da una famiglia benestante ho sempre potuto avere tutto. Ma le cose immateriali, ahia, la fa male. A scuola era la popolarità. Grazie a Dio anni dopo ho capito che se solo avessi avuto un quarto della popolarità che tanto volevo ci sarei morta da quando mi sarei trovata a disagio ad essere al centro dell'attenzione. Invidia per la tua spensieratezza. La tua felicità. L'amore per il tuo lavoro. L'amore tra voi due. Invidia per i 105kg di panca piana. Dio se solo fossi una persona stupida e banale e mediocre come i tre quarti di questa popolazione del cazzo invece no dovevo nascere intelligente così intelligente da passare la vita a pormi domande su cose che la maggior parte della gente neanche nota. Su cose che la gente interpreta come automatismi sociali e decide semplicemente di dire: si. Io non so dire si. Ma so mandarvi molto bene a fanculo, uno dopo l'altro, voi e i vostri preconcetti del cazzo che non avete mai messo in discussione in 50 passati solo perché vi sono stati insegnati come "giusti". Per me siete tutti scemi e pazzi a vivere così
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Vuoi mettere piangere tutto il tragitto casa-lavoro anche se la giornata era pure iniziata bene
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esco dalla biblioteca per essere a casa un po’ prima di iniziare a lavorare e nel tragitto chiamo mia nonna. per la prima volta dopo l’estate oggi il cielo è completamente grigio. non fa molto freddo ma c’è un po’ di nebbia che forma un’atmosfera sospesa. alla fine della breve telefonata mia nonna mi dice “ti stringo forte, buon lavoro” e colma interamente la quantità d’amore di cui avevo bisogno oggi.
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Maestri di rischio
Il mio tragitto da casa a lavoro al mattino è un vero scrigno prezioso. I primi 15 minuti sono dedicati, con mio figlio Giacomo, alla ricerca di generi e cantanti che ci convincano o ci incuriosiscano soltanto. Poi Giacomo scende di fronte al suo liceo ed io continuo da solo, per un’altra mezz’ora. A volte mi tiene compagnia Simone Spetia di 24Mattino, a volte risento le canzoni che mi ha…
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